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terrorismo : Indagine sul caso Moro
Inviato da Redazione il 26/3/2008 7:40:00 (65046 letture)

In occasione del trentennale del sequestro Moro, proponiamo agli utenti che conoscono l’argomento di dare il proprio contributo a un specie di “indagine collettiva”, riassumendo i fatti noti e supportandoli, ovunque possibile, con adeguati link.

Il suggerimento è di evitare ipotesi gratuite o “preconfezionate”, per arrivare invece ad un elenco completo dei dati fissi e verificabili che abbiamo a disposizione: che cosa sappiamo, di certo, che ci può aiutare a fare luce su quella vicenda? Che cosa possiamo dedurre, dai risultati della Commissione Pellegrino? Che cosa hanno dichiarato la moglie e il figlio di Moro? Quali sono le “coincidenze” che rischiano di non essere state tali? Che cosa possiamo dire, di certo, delle “Brigate Rosse”, e quali sono invece le contraddizioni nel loro percorso storico? Quali sono le testimonianze affidabili, sulle quali fare perno per ricostruire la verità? Eccetera...

Cerchiamo prima di costruire una mappa con dei paletti fissi, e a quel punto vedremo quali e quante ipotesi sarà possibili formulare.

.

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Autore Albero
sigmatau
Inviato: 17/7/2008 15:54  Aggiornato: 2/9/2008 5:07
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… scusandomi per la pausa d’arresto dovuta ad una momentanee ‘altre priorità’, sono ben lieto di poter riprendere il discorso interrotto... tanto più che l'argomento è tornato di nuovo 'attuale'... Sempre da Il libro nero della Prima Repubblica di Rita Di Giovacchino...

… è stata la Commissione stragi negli anni ’90 ad individuare il covo delle Br situato nel Ghetto ebraico in via Sant’Elena 8, mai scoperto nel corso delle inchieste disposte dalla magistratura nel corso di venti lunghi anni. Il presidente Pellegrino affidò la nuova indagine all maggiore del Ros Massimo Giraudo il quale, sulla base di elementi già emersi nel ’78 uniti a successive testimonianze e perizie, riuscì finalmente a localizzare la base Br più vicina a via Caetani e cioè al luogo dove è stato trovato il cadavere di Aldo Moro. In quella zona lo statista sarebbe stato trasferito negli ultimi giorni di vita e lì con ogni probabilità è stato ucciso. Questa è ormai convinzione prevalente. Del resto nessun inquirente aveva mai creduto veramente alla versione data da Mario Moretti, e cioè che il capo delle Br avesse ucciso il presidente della Dc in via Montalcini, all’interno della Renault rossa, per poi attraversare Roma con il cadavere sanguinante nel bagagliaio. Per molti motivi però, come vedremo, il vero luogo dell’esecuzione non doveva essere scoperto. Il 9 maggio, quando non era passata neppure un’ora dal ritrovamento di Aldo Moro, il ‘manovratore’ aveva già elaborato il messaggio che serviva a distrarre l’attenzione dal vero motivo per il quale le Br avevano scelto quella strada. Il messaggio diceva che il corpo di Moro era stato lasciato lì, al crocevia tra la sede della Dc in piazza del Gesù e quella del Pci in via delle Botteghe Oscure, per sottolineare in modo simbolico che lo statista era stato la vittima sacrificale di quel ‘compromesso’ che non si sarebbe dovuto fare. Era però l’ultimo raffinato depistaggio

Beh!… anche alla Di Giovacchino, come pure certamente alla maggior parte dei lettori non prevenuti, non resta che arrendersi davanti all’evidenza di decine e decine di evidenti riscontri. Possiamo quindi procedere…

…nell’appartamento in via Sant’Elena 8, potrà sembrare strano, erano arrivati per primi i vigili urbani in seguito ad una segnalazione che forse veniva dal Sismi ma della quale non è rimasta traccia in alcun processo. I carabinieri invece, agli ordini del colonnello Antonio Cornacchia, avevano fallito nell’impresa. Il comandante dei vigili urbani Francesco Russo, con il pretesto di un controllo contro eventuali abusi edilizi, il 16 settembre ’78 si era recato con i suoi uomini all’interno 9 del palazzo, dove abitavano due giovani coniugi, Laura Di Nola e Raffaele De Cosa. Aveva suonato il campanello ma nessuno aveva risposto. La portiera racconterà che nei due mesi del sequestro la coppia si era allontanata lasciando un recapito telefonico che si sarebbe dovuto usare ‘solo se la polizia avesse fatto irruzione’. L’appartamento però aveva continuato ad essere frequentato da un viavai di giovani. In particolare la portinaia ricordava una donna di nome Anna

Ed ecco comparire di nuovo ‘Anna’… colei che insieme a ‘Franco’, secondo la famosa informativa del Sismi, aveva ‘interrogato’ e probabilmente anche assassinato Aldo Moro. Si potrebbe arguire di essere sulla giusta strada ma… c’è sempre un ‘ma’…

… dagli accertamenti dei vigili urbani Anna fu identificata con tale Anna Bonaiuto, mai perseguitata. Al contrario il rapporto stesso è risultato poi censurato in alcune pagine che probabilmente la riguardavano, come si può desumere dai riscontri successivi. Nell’inchiesta Moro emerge dunque per la prima volta un’ala di militanti Br mai identificati, o se identificati successivamente, mai perseguiti… come se il covo di via Sant’Elena 8 fosse ‘off limits’

E’ chiaro il significato delle ultime righe: si parla di una ‘frangia’ delle Br della quale in modo ‘concertato’ [quindi con la ‘complicità delle stesse Br…] si è deliberatamente tenuta nascosta l’esistenza. Nelle righe seguenti la Di Giovacchino, sia pur con evidente ‘prudenza’, cerca un poco di aggredire il ‘muro di gomma’ e sono sicuro del ‘massimo interesse’ che susciteranno nel lettore…

… prima di addentrarci nei segreti di quest’ultima postazione delle Br, molto vicina a Palzzo Caetani, va ricordato che nelle ultime perizie, quelle consegnate dal comando dei Ros alla Commissione stragi, hanno stabilito che lo statista era stato ucciso a non più di cinquanta metri dal luogo dove è stato trovato e non oltre mezz’ora prima del ritrovamento della Renault, dunque ad un’ora successiva alle dieci di mattina, quattro ore più tardi rispetto alla versione di Moretti. Sulle scarpe e sugli abiti dello statista furono poi trovati moltissimi frammenti di fibre e tessuti di vario colore. Gli stessi elementi ‘volatili’ sono stati rinvenuti anche sui copertoni dell’auto, dettaglio che ha consentito di stabilire che la vettura che ha trasportato il corpo di Moro ha proceduto lentamente per un percorso non superiore ai cinquanta metri. La ‘insula Mattei’, parallela a via Caetani, è piena di negozi e magazzini di tessuti e drapperie. In particolare c’è un grande deposito di stoffe in piazza Paganica con passo carrabile proprio alle spalle di via Caetani… e Laura Di Nola, la donna di via Sant’Elena 8, è la figlia del proprietario… anzi era, poiché risulta essere morta di epatite fulminante nell’estate del ’79

Bene ragazzi!… direi proprio che a questo spunto si indispensabile ‘aggiornare’ la ‘mappa’…



Alle lettere ‘f’ e ‘g’ sono riportate rispettivamente via Sant’Elena e piazza Paganica. Sembra proprio che il ‘cerchio’ si sta sempre più ‘restringendo’… non trovate anche voi?… non resta che procedere ancora…

… all’epoca la Di Nola, diplomata al Centro Sperimentale di Cinematografia, lavorava come documentarista. Dall’inchiesta emerge la figura di una donna inquieta, introversa, alla ricerca di una ‘identità politica’. Espulsa dal Pci, ha gravitato per qualche tempo nei circoli femministi della Maddalena. Poi si è avvicinata ad Autonomia ed infine è entrata nel Fuori, l’organizzazione di liberazione omosessuale, candidandosi nelle liste del Partito Radicale

Il lettore spero mi perdonerà se a questo punto apro una ‘parentesi’ che, a mio avviso, può essere tanto ‘completamente sballata’ quanto ‘felicemente indovinata’… tutto dipende dai punti di vista… Non so voi ma a me codesta ‘Laura’ ricorda tanto figure come Lee Harvey Oswald [il quale, conosciuto come mediocre tiratore, avrebbe ‘centrato’ due proiettili su tre sparati in sei secondi da duecento metri di distanza uno dei quali avrebbe fatto ‘saltare le cervella’ al presidente John Fitzgerald Kennedy…], Sirhan Sirhan [il quale avrebbe sparato undici proiettili calibro 22 da una pistola che ne poteva contenere al più otto e tra quelli vi è anche il proiettile che ha fatto ‘saltare le cervella’ a Robert Kennedy, il fratello di John Fitzgerald…] o i ‘terroristi suicidi’ dell’11 settembre [uno dei quali, conosciuto come mediocre pilota, avrebbe condotto un Boeing 757 alla velocità di oltre 800 km orari a soli pochi metri dal suolo a ‘centrare’ l’edificio del Pentagono…]. Tutti costoro erano, diciamo così, ‘persone frustrate’ o alla ricerca di ‘identità politica’… ideali quindi per essere da prima ‘reclutate’, successivamente ‘pilotate’ e se necessario infine ‘eliminate’ da una organizzazione segreta per finalità che devono appunto restare segrete… Pregherei vivamente chi legge le prossime di tenere presente questa ‘parentesi’…

… in questo periodo sembra che Laura abbia ‘riscoperto’ il suo ebraismo. Ha incominciato a lavorare alla rivista ‘Shalom’ e a recarsi spesso in Israele, dove viveva una sua cugina. Di quei viaggi non parlava con nessuno. Soltanto al marito una volta ha ‘confessato’ di essere natrata nella rete di Simon Wiesenthal, specializzata nella caccia ai nazisti, e che per questo suo ‘legame pericoloso’ era cotretta a circolare con una pistola. Il maggiore Giraudo nel già citato rapporto alla Commissione stragi, ha affermato che il Mossad usa reclutare i suoi agenti all’interno della rete Wiesenthal

Da sempre e da ogni parte si è sentito [fino alla nausea] la monotona ‘filastrocca’: Aldo Moro era nel mirino di almeno nove servizi segreti… Ogni volta però che affiorano riscontri effettivi certi, tutti questi fanno preciso riferimento ad uno solo di essi…

… i brigatisti ‘dissociati’, come Adriana Faranda e Valerio Morucci, hanno sempre ripetuto una sorta di ritornello: ‘… tutto è chiaro… se qualcosa non si è ancora scoperto riguarda qualche compagno coinvolto marginalmente nel sequestro Moro che ‘se l’è cavata’, cioè non è stato arrestato o indagato… non vale la pena parlarne a distanza di così tanto tempo…’. Del resto i dissociati, a differenza dei ‘pentiti’, non hanno mai fatto il nome di persone non note agli inquirenti [ad eccezione del povero Maccari!…]. E’ un dato di fatto tuttavia che il ‘silenzio’ riguarda tutto un gruppo di aderenti alle Brigate rosse sulle quali già nel ’79 esisteva un rapporto del Sismi, a firma di Cogliandro, nel quale era indicata l’origine israelita di alcuni appartenenti all’organizzazione e anche possibili contatti degli stessi con il Mossad o alcune organizzazioni limitrofe

Vedi sopra… un caloroso ‘onore al merito!’ da tributare a Rita Di Giovacchino per il coraggio da lei dimostrato nel ‘portare alla luce’ questi ‘particolari’… da parte mia spero di tutto cuore non subisca la sorte toccata ad una sua ‘collega giornalista’, Dorothy Killgallen, la quale ‘imprudentemente’ volle ‘sapere troppo’ da Jack Ruby, colui che ha assassinato Oswald due giorni dopo l’omicidio di Kennedy e le cui ‘motivazioni’ addotte per spiegare i motivi del suo gesto non hanno mai convinto nessuno, e fu ritrovata ‘morta per suicidio’ in una stanza d’albergo… ciò detto procediamo…

… lo stesso Markevitch, indicato come uno dei capi delle Br e non come semplice intermediario, aveva avuto relazioni amichevoli e profonde con il governo di Israele. In questo rapporto [il rapporto del Sismi ‘a firma Cogliandro’ prima citato… n.d.r.] si scopre chi era l’informatore dell’agente ‘mezzo ebreo’ del Sismi Fattorini: era il senatore del Pci [proprio come in ‘Cristo nella plastica’ dello scrittore italo-americano Di Donato] che avrebbe poi riferito che in un locale di via Arenula erano reclutati giovani della zona per essere poi ‘addestrati’, ideologicamente e forse anche militarmente, nella tenuta di Santa Ninfa, cioè proprio nella ‘oasi meravigliosa’ di Hubert Howard, il signore di Palazzo Caetani, punto d’incontro, come abbiamo già detto, anche di uomini di stato e dell’economia come il ministro Paolo Emilio Taviani e il presidente dell’Eni Enrico Mattei…

Per la cronaca via Sant’Elena è una piccola traversa di via Arenula [la quale si trova immediatamente oltre il bordo sinistro della 'mappa'...], per cui è chiaro che ci si riferisce sempre alla zona del ‘covo’. Arrivati a questo punto è del tutto evidente che, pian piano, molti nodi sono venuti al pettine… ma altri ancora mancano… Un utile ‘commento alle due ultime righe del testo riguarda le figure di Paolo Emilio Taviani ed Enrico Mattei: entrambi hanno militato nella Resistenza e sono stati ai vertici di comando di formazioni partigiane non comuniste…Immaginando che il lettore sia desideroso di conoscere altri particolari non ci soffermiamo oltre e procediamo…

… vent’anni dopo, secondo una ‘nuova ipotesi’, una ‘tragedia’ avrebbe portato ad identificare la misteriosa ‘Anna’ di cui aveva parlato [oltre alla portiera dello stabile di via Sant’Elena… n.d.r.] Elfino Mortati. Il 6 febbraio 1990, all’interno di un’auto parcheggiata nei pressi di Chieti, fu trovato il cadavere di Marco Tirabovi, il quale si era ‘suicidato’ con i gas di scarico. Elfino fu interrogato e disse che in effetti all’epoca Tirabovi era noto con il nome di ‘Anna’ , anche negli ambienti del Comitato rivoluzionario toscano, per via dei suoi capelli lunghi. Sull’agenda trovata in tasca al 'suicida' vi era il numero di Massimo Carloni, ex-appartenente al servizio d’ordine di Lotta continua, poi confluito nelle Br e indagato nell’88 con esito negativo dalla Procura di Bologna nell’abito delle indagini sull’uccisione del senatore Roberto Ruffilli. Fili di indagine che collegano le zone più in ombra dell’organizzazione, il ghetto ebraico e la ‘cupola toscana’…

Giusto per completare il discorso, ecco un ultimo ‘indizi’ che ancora una volta ci riporta nel ‘ghetto’… sempre lì si finisce!…

… amico della Di Nola era Bruno Sermoneta, un altro commerciante di tessuti con il negozio in via Arenula. Bruno era stato indagato dopo scoperta di via Gradoli a causa di un mazzo di chiavi di una vecchia Jaguar ritrovate nel covo. Anche lui era un frequentatore di via Sant’Elena, come pure i fratelli Settimio e Osvaldo Cecconi, possessori di una casa sul Lago di Bracciano. E’ questa una zona nella quale ci condicono le indagini del maggiore Giraudo. Nelle suole delle scarpe di Moro sono state trovate tracce di terriccio vulcanico simile a quello localizzato sui Monti Sabatini intorno al Lago di Bracciano. Nei risvolti dei pantaloni invece c’era della sabbia, tipica di parte del litorale tirrenico conpresa tra la zona a nord di Focene e Marina di Palidoro. In quell’area, secondo Alfredo Carlo e Giovanni Moro, per due volte le forze dell’ordine si erano dette certe di aver individuato una ‘prigione’ ed avevano predisposto un blitz. Un blitz che, per misteriose ragione, non si è mai fatto

Bene ragazzi!… prima di fare qualche [doveroso] commento, vi lascio tutto il tempo per… digerire… la scelta del ‘digestivo’ la lascio a voi

saluti!...

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III; 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V

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