IL
SEGRETO DEL PENTAGONO
Ecco finalmente rivelato l'elemento
che
cambia
completamente le carte in tavola, e che ha probabilmente
suggerito alla Purdue di abbandonare la tesi della "polverizzazione" a
favore di quella della penetrazione.
Si tratta di un misterioso foro
d'uscita, di un paio
di metri di larghezza, rinvenuto addirittura all'interno del terzo
anello, di cui nessun organo ufficiale ha mai parlato, nè
offerto la
benchè
minima spiegazione.
Vediamo prima di tutto di localizzarlo con
precisione (sotto) rispetto alla facciata colpita: le
due inquadrature dall'alto mostrano l'intera sezione
colpita, vista dall'esterno (a sx) e dall'interno (a dx) del
Pentagono. La freccia gialla indica la traiettoria del velivolo, che ha
colpito la facciata con circa 45 gradi di angolazione. Il primo anello
è ovviamente quello più esterno, il quinto quello
più interno. |
Il foro C (che
nella foto a sx
non
è visibile) si trova sulla facciata interna del terzo anello, di
fronte a quella del quarto. A
e B sono invece dei normali portoni, al cui interno si è
sviluppato un incendio. Sotto vedete i tre dettagli della foto a destra
ingranditi:
Sotto (a sx) gli effetti
del
passaggio dell'oggetto volante, nel corridoio fra il primo e il secondo
anello...
...e (a dx) le condizioni in cui si trovava il corridoio
fra il terzo e
il quarto anello, poche ore dopo l'impatto (sulla parete sinistra
vedete i due portoni A e B, mentre il foro C è al di là
della struttura di collegamento, in fondo al centro).
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Ed
ecco di nuovo il foro,
accanto al quale le squadre di soccorso hanno scritto "punch out", foro
d'uscita.
Si comincia forse a capire, a
questo punto, la stupefacente "robustezza" che la simulazione della
Purdue voleva a tutti costi attribuire alla cabina di pilotaggio.
Qualcosa di solido e compatto, infatti, deve per forza aver raggiunto
il terzo anello, e di un motore abbiamo già stabilito che non
potesse trattarsi (anche perchè a quel punto mancherebbe
comunque
l'altro).
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Vediamo ora una
seconda simulazione al
computer
della Purdue, nella quale il tentativo di
preservare a tutti i costi la sezione frontale dell'aereo è
ancora più smaccato. Questi sono due fotogrammi del filmato, che
consigliamo però di vedere per intero.
La carlinga dell'aereo, indicata dalle frecce bianche a
destra, sembra
esser
diventata un semplice vagone della metropolitana, semi-liquido,
elastico e sgusciante, che si apre imperterrito un varco nella stessa
selva di colonne "robustissime" che avrebbero disintegrato tutto il
resto. Con un problema in più, però:
L'altezza del
soffitto, che come vedete dalle varie foto del luogo
reale, è
rimasto praticamente intatto.
Quella sotto è la punta dell'aereo originale che
si sarebbe infilato in quel
tunnel, cioè il Boeing 757-222 della American siglato N644AA,
fotografato qualche tempo prima proprio all'aeroporto di Washington.
La proporzione fra la carlinga e l'essere umano al suo interno è
chiaramente visibile.
Ma soprattutto,
una cabina di pilotaggio potrebbe davvero aver
resistito intatta lungo tutto quel percorso?
Rivediamolo ancora, a destra,
da un'altra angolazione.
Ricordiamo che dopo la famosa facciata
"infrangibile", ci sono da perforare tre interi anelli di colonne di
cemento
armato, di pareti portanti, di tubature, di infissi e di strutture di
ogni tipo, attraversati per di più in diagonale.
(E poi, se
così fosse, dove sono i passeggeri che stavano
seduti dietro ai due piloti? Perchè non dovrebbero esserne
usciti bene o male ancora interi, a questo punto? )
Per chi avesse ancora dei dubbi, presentiamo un'ulteriore conferma
(sotto) della effettiva
solidità della parte frontale dei grandi aerei commerciali.
Questo 747, a giudicare dalle foto, deve
aver battuto sul morbido prato a non più di 20-30 Km. all'ora,
visto che il carrello anteriore si è piegato, ma
non si
è nemmeno
spezzato.
I danni sono tutti lì da vedere.
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SI
PUO' QUINDI CONCLUDERE CHE:
1 - Qualunque sia l'oggetto volante penetrato nell'edificio,
può esserci arrivato solo attraverso le aperture che si vedono
inizialmente sulla facciata appena colpita (foto Ingersoll).
Questo esclude che sia
stato
un 757, che attraverso le varie aperture che si vedono nelle foto non
può semplicemente "esserci passato".
2 - Qualcosa di solido, con un diametro di due-tre metri al massimo, ha
bucato la
parete frontale, lasciando il resto della
facciata relativamente intatto.
Questo esclude che sia
stato
un 757, a causa sia delle sue dimensioni che a causa della forza
d'impatto (kg/cmq) che la sua massa totale avrebbe imposto alla
facciata. Molte finestre al primo piano hanno ancora i vetri intatti.
3 - Qualcosa di altrettanto solido, con un diametro simile, ha bucato
la parete esterna del terzo anello, dopo aver attraversato in diagonale
i primi due.
Questo esclude che sia
stato
un 757, poichè nessuna parte di nessun aereo di quel tipo -
compresi i motori - avrebbe la consistenza, nè soprattutto
potrebbe conservare l'inerzia, sufficienti per farlo. Se inoltre fosse
stato un motore, non si spiegherebbe la scomparsa del resto dell'aereo.
Infatti...
4 -
Nessun rottame particolarmente voluminoso è stato trovato
all'esterno dell'edificio.
Questo esclude che sia
stato
un 757, almeno rispetto all'intera casistica mondiale, che non presenta
un solo episodio in cui un aereo di quelle dimensioni si sia
abbattuto su una qualunque superficie senza lasciare la minima traccia
di sè stesso.
5 - L'oggetto
volante, che ha colpito il Pentagono in orizzontale, non può in
nessun modo averlo approcciato con un percorso raso-erba, ma deve aver
assunto quell'assetto solo poco prima di colpirlo.
Questo esclude
che sia stato un 757, che a causa della sua scarsa manovrabilità
non avrebbe potuto in nessun modo evitare gli ostacoli che si trovavano
fra sè e la parete. A conferma di questo...
6 - Sul terreno immediatamente antistante il Pentagono non vi è
la minima traccia di una buca.
Questo esclude che sia
stato
un 757, poichè il medesimo, per superare i vari ostacoli lungo
il percorso, avrebbe docuto volare con una inclinazione di almeno
10-15° rispetto al suolo, e ciò, date le dimensioni e la
massa del velivolo, avrebbe necessariamente causato una profonda buca
attorno al punto di impatto.
A supporto dei punti
sopraindicati si aggiunge poi la serie di indizi e di ragionamenti
logici che abbiamo affrontato nelle pagine precedenti, sia rispetto
alle capacità dei piloti che alla strategia complessiva che
avrebbero adottato.
CI SEMBRA QUINDI LEGITTIMO AFFERMARE - ALMENO FINO AL COMPARIRE DI UNA
TEORIA MINIMAMENTE ACCETTABILE IN SENSO CONTRARIO - CHE SIA
ASSOLUTAMENTE IMPOSSIBILE CHE UN BOEING 757 ABBIA COLPITO IL PENTAGONO
L'11 DI SETTEMBRE DEL 2001.
Questo fatto, sommato
alle
conclusioni già tratte per le
Torri di New York, comporta implicazioni tali che in realtà il
nostro compito principale - stabilire che cosa non sia
successo quel
giorno - può considerarsi terminato.
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