La totale mancanza dei rottami
dell'aereo fra
le
macerie del Pantagono è
l'argomento centrale dell'accusa, e chiunque voglia
ridurre la discussione ad un solo argomento valido, deve certo
confrontarsi con questo. Esattamente come per
l'omicidio
Kennedy, dove senza una
qualsivoglia spiegazione valida per il "magic bullet", è
perfettamente inutile perdersi nelle mille discussioni secondarie di
quel dibattito.
INGERSOLL COME ZAPRUDER
A loro volta, le 3 fotografie che vedrete, siglate Ing-1, Ing-2 e Ing-3, equivalgono in un
certo senso al Super-8 di Zapruder dell'omicidio Kennedy, poichè
sono quelle che rimettono in discussione l'intera versione ufficiale
dei fatti.
Le foto
sono state scattate dal caporale
dei marines Jason Ingersoll, fotografo del
Pentagono, e furono inizialmente messe in circolazione, insieme a tutte
le altre, dallo stesso Dipartimento della Difesa. Sulla loro
autenticità non è mai stata sollevata la minima
obiezione, nè nessuno si azzarderebbe mai a ritoccarle, visto
che esistono in rete moltissime copie degli originali.
(Ma perchè allora farle circolare? Col senno di poi,
è ovvio che il
Pentagono avrebbe preferito mille volte che ciò non fosse
avvenuto, ma
quando ci si rese conto della loro portata effettiva, erano state ormai
riprodotte da mille siti Internet, e ritirarle a quel punto avrebbe
significato probabilmente un danno ancora maggiore. Da quel momento in
poi, si è
preferito quindi
attaccare frontalmente chiunque vi facesse riferimento, coprendolo di
discredito ed etichettandolo come nemico della patria, sovvertitore,
traditore,
terrorista, o cose del genere. Dimenticandosi
però, nel
frattempo, di spiegare al mondo come mai in quelle foto
non si veda ciò che dovrebbe vedersi molto bene).
QUESTA E' L'IMMAGINE CHE PIU' O MENO TUTTI
RICORDIAMO:
ECCO COME SI PRESENTAVA
LA FACCIATA DEL PENTAGONO, ALL'ALBA DEL 12 SETTEMBRE
Sotto
quelle macerie, secondo la versione ufficiale, c'è un intero
757.
In reatà, ecco a destra le misure effettive del
Boeing 757:
l'apertura alare è di circa 38 metri, la ali di coda
superano i 15 metri di largherzza, e la pinna verticale misura circa 14
metri da
terra. L'aereo pesa, a pieno carico, circa 100
tonnellate.
Utilizzando come riferimento il modello di autopompa accanto alla
parete (nella foto
sotto), che è lungo 12 metri, abbiamo potuto costruire
un'unità di misura approssimativa, per misurare in qualche modo
la larghezza della sezione crollata.
Risultano circa 20 metri - uno
più uno meno - e cioè la metà circa
dell'apertura
alare del 757.
Nonostante
ai latii della
sezione crollata il piano terra risulti danneggiato, le
colonne di supporto sono quasi tutte in piedi, ed è quindi molto
difficile immaginare come le ali del Boeing abbiano potuto scomparire
in uno spazio
così ristretto, insieme a fusoliera, motori, coda e tutto. Ecco
un modello
"casalingo", ma proporzionato, sovrapposto alla zona d'impatto (in
realtà l'angolo di impatto è stato di circa 45° da
destra, il che dovrebbe aumentare ancora la larghezza della zona
colpita).
A parte l'ampiezza complessiva, notiamo anche che gli stessi motori,
che pesano 4 tonnellate l'uno, non sembrano aver lasciato
sulla parete nessun segno evidente.
Ma per quanto sia già
molto difficile immaginare un 757 che scompare in quel poco spazio,
ricordiamo che quello che abbiamo visto
finora era il
Pentagono "del giorno dopo".
MENTRE L'11 SETTEMBRE, APPENA SUBÌTO
L'IMPATTO, QUESTO
ERA IL PENTAGONO :
Quella
sopra è la prima delle 3 foto di Ingersoll
di cui parlavamo. Il piano terra è coperto dal getto d'acqua,
mentre si vede la facciata, praticamente intatta, che presenta solo un
foro di una certa dimensione nella zona centrale. Nella seconda invece
(sotto)....
.
... il
foro
(cerchio giallo) è coperto dal fumo, mentre il piano terra si
vede molto meglio: le macerie fuoriescono fra le colonne - o pareti
portanti - che sembrano essere
rimaste tutte in piedi. Il prato è intatto, i grandi rulli di
cavo elettrico erano già
presenti prima dell'impatto, e dell'aereo non si vede un solo pezzo.
Sotto infine
la terza foto di Ingersoll, che copre...
... tutta la parte inferiore dell'edificio, mentre
ne
mostra con
più chiarezza quella superiore. La facciata risulta praticamente
intatta, con moltissime finestre che conservano addirittura intatti i
vetri e gli infissi.
Utilizzando le tre
foto, abbiamo
fatto un fotomontaggio (sotto) con la parte migliore di ciascuna, per
avere un'idea complessiva di come risultasse la facciata del Pentagono
dopo
l'impatto.
Semplicemente,
l'aereo
non
c'è. Anche volendo supporre che un
motore si sia infilato in quel buco, mancano sempre 96
tonnellate di aereo, fra cui il secondo motore. (Notare la posizione
dei grandi rulli di cavo elettrico, al centro, e la posizione
della recinzione metallica, sulla destra,
proprio sopra le luci dell'auto della polizia: serviranno in seguito da
punto di riferimento).
Sotto, un ingrandimento
della parte centrale di
Ing-2:
Rulli elettrici, calcinacci, e
nient'altro. Teoricamente lì in mezzo, fra una colonna e
l'altra, dovrebbero essere passate le ali
dell'aereo, insieme alla fusoliera, mentre non si capirebbe
assolutamente dove sia finita la coda, che è alta da sola quasi
quanto l'edificio stesso.
Nella foto accanto vedete proprio la coda dell'aereo originale, il
Boeing
757-222 siglato N644AA della American Airlines che avrebbe sbattuto nel
Pentagono, fotografato tempo prima su una
qualche pista del mondo.
Notare la proporzione con la fusoliera, che da sola arriva al secondo
piano dell'edificio.
Contro quale parte della parete avrebbe sbattuto la coda?
E i motori? Dove hanno sbattuto? Dove sono andati a finire?
Inizialmente, chi
difendeva la versione ufficiale sosteneva che l'intero aereo si fosse
completamente disintegrato, come "polverizzato" contro la "solidissima"
parete del Pentagono, a causa della forte
velocità.
Ma in realtà, le leggi della fisica dicono una cosa un pò
diversa: fra due oggetti che
si scontrano, si
rompe prima quello più fragile, ma se la solidità di un
aereo non è sufficiente ad abbattere un edificio, l'aereo si
spezza in più parti e rimane al suo esterno. Ma
perchè mai di fronte ad una casa ipoteticamente "più
dura" delle altre dovrebbe frantumarsi in pezzi microscopici e sparire
del tutto? Una volta che un'ala ha ceduto all'impatto, ad esempio, ha
ceduto e
basta. Rotola dove vuole lei, rimbalza e si rompe secondo la dinamica
di
quell'evento, ma sempre all'esterno rimane. Anzi, più dura
è la parete, più probabilità ci sono che le varie
appendici si stacchino di netto, casomai. Quando un aereo si schianta
contro una montagna, che è la cosa più dura che si possa
immaginare, per caso si vaporizza e scompare completamente
alla nostra vista? A giudicare dalle foto qui sotto (sono 3 incidenti
diversi), sembrerebbe proprio di no. (Vedremo comunque, nella prossima
pagina, come in realtà le pareti del Pentagono non fossero
niente di così particolare).
Ed ecco che cosa
accade di solito quando dei jet
commerciali si
abbattono sulle case:
Non
sarebbe quindi stato molto più naturale ritrovarsi davanti a una
situazione come questa (ns.
fotomontaggio)...
Invece di questa?
(Geoff
Metcalf)
Semplicemente: DOV'E' L'AEREO?
***
LA
VERSIONE UFFICIALE
Fino al
Settembre 2002, non era mai esistita una
versione ufficiale riguardo a cosa fosse avvenuto di preciso al
Pentagono, anche perchè le scatole nere "non sono mai state
trovate". A quel punto però, probabilmente preoccupate dal fatto
che i dubbi si stavano allargando a macchia
d'olio in Internet, le autorità hanno deciso di offrire la loro
risposta ufficiale anche a questo quesito. Allo
scopo, è stata commissionata alla prestigiosa Purdue University
dell'Indiana una sofisticata simulazione al calcolatore dello schianto,
in cui la tesi della "polverizzazione" (che cominciava a vacillare
seriamente) è
stata completamente smentita,
per fare posto ad una teoria completamente diversa.
RICORDIAMO QUINDI CHE DA QUEL
GIORNO I RISULTATI DELLA PURDUE COSTITUISCONO IN TUTTO E PER TUTTO LA
VERSIONE UFFICIALE DEI FATTI RIGUARDO A CIÒ CHE È
AVVENUTO AL PENTAGONO QUEL GIORNO.
La presentiamo nella pagina che
segue, "Simulazione di reato".