La versione ufficiale vorrebbe che la struttura portante
delle due
torri,
già parzialmente sventrate dagli aerei, col passare del tempo si
sia indebolita per
l'effetto degli incendi, fino a cedere del tutto.
Ma in realtà l'acciaio dei piloni della struttura
portante (vedi
pagina precedente, "Crollo o demolizione?"), non può in
nessun modo essersi fuso alla temperatura di un incendio come
quello delle torri. Prima di tutto, l'incendio iniziale ha esaurito
quasi subito la sua forza, al punto che vi sono svariate immagini in
cui addirittura si vede gente aggirarsi nella voragine stessa provocata
dall'aereo.
Ma
indipendentemente da come si sia sviluppato l'incendio, l'acciaio fonde a 1535°
C e non uno di meno, e lì dentro non può certo
esserci mai stata quella temperatura (nemmeno al momento
dell'esplosione, che si può valutare al massimo sugli
800° C, e solo per pochi secondi). Non si spiegherebbe
altrimenti come
per
saldarlo sia necessaria una potente fiamma ossidrica, se bastasse
qualche
bidone di
kerosene per renderlo
molle
come cioccolata.
L'acciaio inoltre è noto per dissipare
calore
ad una velocità impressionante - stacchi la fiamma e dopo pochi
secondi lo puoi toccare - e diventa quindi ancora
più imbarazzante suggerire che si sia mollificato "piano piano",
nel tempo, per poi cedere del tutto.
Le
proprietà dell'acciaio
Ma
se
anche per assurdo volessimo supporre che ciò sia accaduto, resta
del tutto
impensabile che il semplice peso delle
macerie, dal punto di frattura in su, abbia potuto trascinare verso i
basso il resto della torre, con tanto di piloni di supporto, quando
erano proprio quei piloni a
reggere comodamente la torre fino ad un secondo prima. L'esempio
sotto è fatto con una pigna di piatti, che poggiano uno sull'
altro.
Supponiamo che, per un qualunque motivo, venga a cedere
una serie di
piatti verso i due terzi dell'altezza (2). A quel punto, tutto quello
che c'è al di sopra automaticamente crolla (3), ma da
lì in giù non dovrebbe succedere niente di catastrofico
(4). Che la massa di detriti cada
all'esterno, infatti, o che cada tutta su sè stessa,
peserà sempre
e comunque quello che pesava già prima, e la parte inferiore,
che non è stata in nessun modo danneggiata, dovrebbe essere
perfettamente in grado di continuare a sostenerla (5).
Qualcuno ha parlato di "effetto
pancake", suggerendo che sia stato il peso dei vari strati di
pavimento, che cadevano l'uno sull'altro, a trascinare con sè il
resto della torre. A parte che è difficile pensare ad un
progetto in cui basterebbe il crollo di un paio di piani per portarsi
via l'intera torre, ma non dimentichiamoci che, a differenza dei
piatti, le Torri avevano al centro la struttura portante in piloni
d'acciaio. E quindi in qualunque caso, anche volendo accettare l'
"effetto pancake", nulla al mondo avrebbe mai spostato di un solo
millimetro quei piloni. Al massimo, avrebbero dovuto venir "denudati"
dai
piani in successiva caduta (tipo "pelle di salame"), restando
però perfettamente in piedi, come delle lunghe dita nude puntate
verso il cielo (6).
Mentre l'intera
massa di
cui erano costituite le torri, compresi i
piloni d'acciaio nella loro lunghezza totale, si è
completamente
polverizzata e dissolta in una nuvola di finissima cenere, che ha prima
inseguito centinaia di cittadini terrorizzati, per poi depositarsi a
ricoprire l'intera punta Sud di Manhattan.
Non è rimasto un solo blocco di cemento intero,
nè un
solo metro di quei mastodontici piloni d'acciaio.
Quello sotto invece è un pezzo della gabbia
esterna, anch'essa di acciaio, che come vedete necessita, per essere
tagliato, della stessa fiamma
ossidrica che lo aveva saldato.