Per ogni menzogna, ci si riferirà alle analisi del professore David Ray
Griffin nel proprio lavoro "Omissioni e distorsioni della Commissione
d'indagine sull'11/9". Le cifre tra parentesi rinviano alle pagine del
libro nella sua edizione originale americana.
1. L’omissione delle testimonianze che almeno sei dei presunti pirati
dell’aria (tra cui Waleed Al-Shehri, che la Commissione accusa d’aver
pugnalato un'hostess del volo UA11 prima che quest'ultimo centrasse la
torre Nord del World Trade Center) sono ancora vivi (19-20).
2. L’omissione delle prove che riguardano Mohamed Atta (come la sua
passione per l’alcool, il maiale e le danze erotiche private - lap
dances -) in contraddizione con le dichiarazioni della Commissione
secondo le quali era diventato un fanatico religioso (20-21).
3. La confusione volontariamente creata attorno alle prove che Hani
Hanjour era un pilota troppo incompetente per portare un aereo di linea
a schiantarsi sul Pentagono (21-22).
4. L’omissione del fatto che gli elenchi dei passeggeri resi pubblici non contenevano alcun nome arabo (23).
5. L’omissione del fatto che nessun incendio ha mai causato il crollo
totale d’un edificio a struttura d’acciaio, né prima né dopo l'11
settembre (25).
6. L’omissione del fatto che gli incendi delle
Torri non sono stati né estremamente ampi, né particolarmente intensi,
né molto lunghi in raffronto con altri incendi in grattacieli (di
strutture) simili, i quali non sono mai crollati (25-26).
7.
L’omissione del fatto che, stando all'ipotesi che i crolli sarebbero
stati causati da incendi, la Torre Sud, colpita più tardi della Nord ed
in preda a fiamme d'intensità inferiore, non sarebbe dovuta crollare
per prima (26).
8. L’omissione del fatto che l'edificio n°7
del WTC (non toccato da alcun aereo e che non fu il teatro che di
piccoli incendi locali) è completamente crollato, un evento che
l’Agenzia Federale per il trattamento delle situazioni d’Emergenza
(FEMA) ha riconosciuto di non potere spiegare (26).
9.
L’omissione del fatto che il crollo delle Torri Gemelle (e
dell'edificio n°7) presenta almeno 10 caratteristiche d’una demolizione
controllata (26-27).
10. L’asserzione che il cuore della
struttura delle Torri Gemelle era "un pozzo d’acciaio vuoto", una
dichiarazione che nega la presenza di 47 colonne massicce d’acciaio che
costituivano effettivamente il cuore di ogni torre e che, secondo la
teoria del pancake, esplicativa dei crolli, avrebbero dovuto rimanere
alzate verso il cielo su numerose decine di metri (27-28).
11.
L’omissione della dichiarazione di Larry Silverstein (il proprietario
del WTC) secondo il quale decise, in accordo con i vigili del fuoco,
"di demolire " (to "pull", gergo tecnico) l'edificio n°7 (28).
12. L’omissione del fatto che l’acciaio degli edifici del WTC fu
rapidamente rimosso della scena del crimine ed imbarcato su navi a
destinazione ignote PRIMA che potesse essere analizzato per individuare
tracce d’esplosivo (30).
13. L’omissione del fatto che essendo
l'edificio n°7 stato evacuato prima del suo crollo, la ragione
ufficiale invocata per la rimozione immediata dell'acciaio (e cioè che
alcune persone potessero essere ancora vive sotto i resti) non aveva
alcun senso in questo caso preciso (30).
14. L’omissione della
dichiarazione del sindaco R. Giuliani secondo la quale era stato
previsto che il WTC sarebbe crollato (30-31).
15. L’omissione
del fatto che Marvin Bush, il fratello del Presidente, ed il suo cugino
Wirt Walker III erano due direttori della società incaricata della
sicurezza del WTC (31-32).
16. L’omissione del fatto che l’ala
Ovest del Pentagono (quella effettivamente colpita) era la meno
suscettibile d'essere obiettivo da parte di terroristi di al-Qaida, per
molte ragioni (33- 34).
17. L’omissione di qualsiasi
discussione per stabilire se i danni sul Pentagono fossero compatibili
con l’impatto d’un boeing 757 che si muove a molte centinaia di
chilometri/ora (34).
18. L’omissione del fatto che la facciata
dell'ala Ovest è crollata soltanto 30 minuti dopo l'impatto, ed anche
che il foro appare ben troppo piccolo per un boeing 757 (34).
19. L’omissione di ogni prova contraddittoria sulla presenza o
sull’assenza di resti visibili di un boeing 757 sia all'interno che
all'esterno del Pentagono (34-36).
20. L’assenza di qualsiasi
discussione per stabilire se il Pentagono disponesse di un sistema di
difesa anti-missile capace d’abbattere un aereo di linea commerciale,
benché la Commissione suggerisca che i terroristi di al-Qaida non
attaccarono una centrale nucleare sapendo che era difesa in quel modo
(36).
21. L’omissione del fatto che le immagini di varie
videocamere di sorveglianza (anche quelle della stazione di servizio di
fronte al Pentagono, la cui pellicola fu confiscata dall'FBI
immediatamente dopo l'impatto) potrebbero certamente dare una risposta
a ciò che ha realmente colpito il Pentagono (37-38).
22.
L’omissione del riferimento del ministro della difesa D. Rumsfeld ad
"un missile (utilizzato) per danneggiare (il Pentagono)" (39).
23. L’approvazione della risposta completamente insoddisfacente alla
domanda sul perché gli agenti dei servizi segreti permisero al
Presidente Bush di restare nella scuola di Sarasota nel momento in cui,
secondo la versione ufficiale, avrebbero dovuto presumere che un aereo
deviato avrebbe potuto prendere la scuola come obiettivo (41-44).
24. La mancata risposta sul perché i servizi segreti non hanno poi
chiesto la protezione di caccia per l’aereo presidenziale Air Force One
(43-46).
25. Le dichiarazioni secondo le quali quando il
corteo presidenziale arrivò alla scuola (di Sarasota), nessuno
dell'assistenza sapeva che vari aerei erano stati deviati (47-48).
26. L’omissione della relazione secondo la quale il ministro della
giustizia John Ashcroft fu informato d’evitare di prendere linee aeree
commerciali l'11 settembre (50).
27. L’omissione della
dichiarazione di David Schippers che, sulla base d’informazioni fornite
da agenti dell'FBI a proposito di attacchi previsti nel Sud di
Manhattan, aveva tentato invano di trasmettere quest'informazione al
ministro della giustizia John Ashcroft durante le 6 settimane che
precedettero l'11 settembre (51).
28. L’omissione di qualsiasi
menzione del fatto che agenti dell'FBI avrebbero affermato avere avuto
conoscenza degli obiettivi e delle date degli attacchi (terroristici)
da molto tempo (51-52).
29. L’affermazione, che suppone la
questione risolta, che il volume insolito degli acquisti d’options al
ribasso entro l'11 settembre non implicano che gli acquirenti sapessero
prima che gli attacchi si sarebbero prodotti. (52-57)
30.
L’omissione delle relazioni secondo le quali il sindaco (di San
Francisco) Willie Brown ed alcuni responsabili del Pentagono furono
messi in guardia dal prendere aerei l'11 settembre (57).
31.
L’omissione della relazione secondo la quale Osama bin Laden, che era
già il criminale più ricercato degli Stati Uniti, fu trattato nel
luglio 2001 da un medico americano all'ospedale americano di Dubai ed
ha ricevuto la visita dell'agente locale della CIA (59).
32.
L’omissione degli articoli che suggeriscono che dopo l'11 settembre,
Osama bin Laden fu lasciato deliberatamente scappare (60).
33.
L’omissione di relazioni, che includono quella sulla visita da parte
del direttore dei servizi di intelligence sauditi a Osama bin Laden
all'ospedale di Dubai, che sono in contraddizione con la versione
ufficiale secondo la quale Osama fu disconosciuto dalla sua famiglia e
dal suo paese (60-61).
34. L’omissione del resoconto di Gerald
Posner sulla testimonianza di Abu Zubaydah, secondo la quale tre membri
della famiglia reale saudita (che perirono tutti misteriosamente ad
otto giorni di distanza) finanziavano al-Qaida ed erano al corrente
anticipatamente degli attacchi dell'11 settembre (61-65).
35. La smentita da parte della Commissione d’aver trovato una prova del finanziamento di al-Qaida da parte dei Sauditi (65-68).
36. La smentita da parte della Commissione d’aver trovato una prova che
del denaro della donna del principe Bandar, la principessa Haifa, andò
ad agenti di al-Qaida (69-70).
37. La smentita, ignorando
semplicemente la distinzione tra voli privati e voli commerciali, che
il volo privato che trasportava dei Sauditi da Tampa a Lexington il 13
settembre violava i regolamenti sullo spazio aereo in vigore in quella
data (71-76).
38. La smentita che dei Sauditi furono
autorizzati a lasciare il territorio degli Stati Uniti poco tempo dopo
l'11 settembre senza essere stati oggetto d’una indagine adeguata
(76-82).
39. L’omissione della prova che il principe Bandar
ottenne un'autorizzazione speciale della Casa Bianca per i voli dei
Sauditi (82-86).
40. L’omissione dell’affermazione di Coleen
Rowley che responsabili al Quartier Generale dell'FBI avevano visto
l'appunto di Phoenix dell’agente Kenneth Williams (89-90).
41.
L’omissione del fatto che l’agente dell'FBI a Chicago Robert Wright
afferma che il Quartier Generale dell'FBI chiuse la sua indagine su una
cellula terroristica, quindi tentò di intimidirlo per impedirgli di
pubblicare un libro su tale esperienza (91).
42. L’omissione
della prova che l'FBI sabotò il tentativo di Coleen Rowley e di altri
agenti (dell'FBI) di Minneapolis per ottenere un mandato per ricercare
il mandante di Zacarias Moussaoui (91-94).
43. L’omissione
delle tre ore e trenta di deposizione dinanzi alla Commissione da parte
di Sibel Edmonds, ex traduttore alla FBI, deposizione che secondo una
lettera resa pubblica da egli stesso ed indirizzata al Presidente
(della Commissione) Kean, rivelava dissimulazioni serie da parte di
responsabili dell'FBI, in relazione con l'11 settembre (94-101).
44. L’omissione del fatto che il generale Mahmoud Ahmad, il capo
dell’ISI (i servizi di intelligence pakistani), si trovava a Washington
una settimana prima dell'11 settembre, ed incontrò il direttore della
CIA George Tenet ed alti responsabili statunitensi (103-04).
45. L’omissione della prova che Ahmad, il capo dell’ISI (i servizi di
intelligence pakistani) aveva ordinato l’invio di $100,000 a Mohamed
Atta prima dell'11 settembre (104- 07).
46. L’affermazione
della Commissione che non trovò alcuna prova che un solo governo
straniero, compreso il Pakistan, aveva finanziato agenti di al-Qaida
(106).
47. L’omissione della relazione secondo la quale
l’Amministrazione Bush fece pressione sul Pakistan per allontanare
Ahmad del suo posto di capo dell’ISI dopo la divulgazione
dell’informazione secondo la quale aveva ordinato l’invio di denaro
dell’ISI a Mohamed Atta (107-09).
48. L’omissione della prova
che l’ISI (e non soltanto al-Qaida) era dietro l’assassinio di Ahmad
Shah Massoud (il comandante dell’Alleanza del Nord in Afganistan), che
si produsse appena dopo una riunione che durò una settimana tra
responsabili della CIA e dell’ISI (110-112).
49. L’omissione
della prova che l’ISI è implicato nel sequestro e nell'omicidio di
Daniel Pearl, giornalista al Wall Street Journal (113).
50.
L’omissione della relazione di Gerald Posner secondo la quale Abu
Zubaydah affermò che un ufficiale militare pakistano, Mushaf Ali Mir,
avente legami stretti con l’ISI ed al-Qaida era al corrente
anticipatamente degli attacchi dell'11 settembre (114).
51.
L’omissione della previsione fatta nel 1999 da Rajaa Gulum Abbas, un
agente dell’ISI, che le Torri Gemelle "crolleranno" (114).
52.
L’omissione del fatto che il Presidente Bush e membri della sua
amministrazione evocarono varie volte gli attacchi dell'11 settembre
come "opportunità" (116-17).
53. L’omissione del fatto che il
progetto per il Nuovo Secolo Americano (PNAC, "Project for the New
American Century"), i cui numerosi membri diventarono figure chiave
dell’Amministrazione Bush, pubblicò un documento nel 2000 che dice che
una "nuova Pearl Harbour" avrebbe facilitato l’obiettivo di fondo per
una trasformazione tecnologica rapida dell’apparato militare americano
(117-18).
54. L’omissione del fatto che Donald Rumsfeld, che
era il presidente della commissione dell’US Space Command ed aveva
raccomandato l’accrescimento del bilancio assegnato, utilizzò gli
attacchi dell'11 settembre la sera stessa per ottenere tali crediti
(119-22).
55. Il fatto non di citare che i tre uomini
responsabili del compito di prevenire gli attacchi dell'11 settembre
(il ministro Rumsfeld, il generale Richard Myers, ed il generale Ralph
Eberhart) erano anche i tre principali promotori dell’US Space Command
(122).
56. L’omissione del fatto che Unocal aveva dichiarato
che i taliban non potevano garantire con sicurezza adeguata di
cominciare la costruzione delle sue condutture (di petrolio e di gas)
dal bacino del Caspio attraverso l’Afghanistan e il Pakistan (122-25).
57. L’omissione della relazione secondo la quale rappresentanti degli
Stati Uniti dicessero in occasione di un incontro nel luglio 2001 che,
poiché i taliban rifiutavano la loro proposta di sviluppare la
costruzione d’un conduttura, una guerra contro loro sarebbe cominciata
in ottobre (125-26).
58. L’omissione del fatto che nel suo
libro pubblicato nel 1997 Zbigniew Brzezinski aveva scritto che per
mantenere il loro primato globale, gli Stati Uniti avevano bisogno del
controllo dell’Asia Centrale, con le sue vaste riserve di petrolio, e
che una nuova Pearl Harbour sarebbe stata utile per ottenere l’adesione
dell’opinione pubblica americana a questi scopi imperiali (127-28).
59. L’omissione del fatto che membri chiave dell’Amministrazione Bush,
tra cui Donald Rumsfeld ed il suo delegato Paul Wolfowitz, spingevano a
favore d’una nuova guerra contro l’Irak da numerosi anni (129-33).
60. L’omissione delle note delle conversazioni di Donald Rumsfeld l'11
settembre che mostravano come egli era determinato ad utilizzare gli
attacchi come un pretesto per una guerra contro l’Irak (131-32).
61. L’omissione della dichiarazione contenuta nel Progetto per un Nuovo
Secolo Americano che "la necessità di una presenza americana forte nel
golfo va oltre l'argomento del regime di Saddam Hussein" (133-34).
62. L’affermazione che il protocollo del FAA (Federal aviation Agency)
sull'11 settembre richiedeva un lungo processo per passare molte tappe
nella catena di ordini, anche se la relazione ufficiale (della
Commissione) cita prove contrarie (158).
63. L’affermazione
che in quei giorni, solo due basi dell'aviazione militare nel settore
del nord - Est del NORAD (centro di difesa aereospaziale del Nord
America) avevano dei caccia in allerta e che in particolare non avevano
aerei da combattimento in allerta a McGuire o a Andrews (159-162).
64. L’omissione del fatto che la base Andrews dell'aviazione militare
USA aveva molti caccia in allarme in modo permanente (162-64).
65. L’accettazione della doppia dichiarazione che il Colonnello Marr
del NEADS (North East air Defense Sector) doveva telefonare ad un
superiore per ottenere il permesso d’inviare dei caccia da (la base)
d’Otis e che questo richiese otto minuti (165-66).
66.
L’approvazione dell’affermazione che la perdita del segnale del
trasponder d’un aereo rende praticamente impossibile la sua
localizzazione punto per punto con i radar dell'esercito americano
(166- 67).
67. L’affermazione che l’intercettazione di Stewart
Payne non mostrò che il tempo di risposta del NORAD al volo AA11 fu
straordinariamente lento (167-69).
68. L’affermazione che i
caccia della base d’Otis restarono inchiodati al suolo sette minuti
dopo che avevano ricevuto l’ordine perchè non sapevano dove andare
(174-75).
69. L’affermazione che l'esercito americano non era
informato del dirottamento del volo UA175 prima delle 9:03, momento
esatto in cui colpiva la Torre Sud del WTC (181-82).
70.
L’omissione di qualsiasi spiegazione su (a) la ragione per la quale una
relazione precedente del NORAD, secondo la quale la FAA aveva
notificato ai militari il dirottamento del volo UA175 alle 8:43, era
ora considerata come falso e (b) come questa relazione, se era falsa,
ha potuto essere pubblicata ed in seguito essere lasciata non corretta
per quasi tre anni (182).
71. L’affermazione che la FAA ha installato una teleconferenza solo a partire dalle 9:20 quella mattina (183).
72. L’omissione del fatto che un appunto di Laura Brown della FAA
afferma che la teleconferenza fu stabilita circa alle 8:50 e riguardò
in particolare il dirottamento del volo UA175 (183-84, 186).
73. L’affermazione che la teleconferenza della NMCC, (National Military
Command Center) non cominciò prima delle 9:29 (186-88).
74. L’omissione, nell’affermazione della Commissione che il volo AA77
non fu deviato dalla sua rotta prima delle 8:54, del fatto che
relazioni precedenti avevano annunciato 8:46 (189-90).
75.
La mancanza di citazione che l’annuncio dello schianto d’un jet nel
Kentucky, quasi nel momento in cui il volo AA77 scompariva del radar
della FAA, fu preso sufficientemente seriamente dai responsabili del
FAA e dell'unità del'anti-terrorismo dell'FBI da essere trasmesso alla
Casa Bianca (190).
76. L’affermazione che il volo AA77 volò
quasi 40 minuti nello spazio aereo americano in direzione di Washington
senza essere individuato dai radar militari (191-92).
77.
L’errore da spiegare, se la relazione precedente del NORAD secondo la
quale fu notificato del volo AA77 alle 9:24 era "sbagliata", come
questa relazione erronea sia potuta nascere, e quindi sapere se i
responsabili del NORAD hanno mentito o "furono confusi" per quasi tre
anni (192-93).
78. L’affermazione che gli aerei da
combattimento di Langley, di cui il NORAD aveva detto che furono
spediti per intercettare il volo AA77, furono realmente dispiegati in
risposta ad una relazione erronea della parte d’un dispositivo di
controllo (non identificato) della FAA alle 9:21 che il volo AA11 era
sempre in volo e si dirigeva verso Washington (193-99).
79.
L’affermazione che i militari non furono contattati dalla FAA a
proposito della deviazione probabile del volo AA77 prima che il
Pentagono fosse colpito (204-12).
80. L’affermazione che Jane
Garvey non si sia unita alla videoconferenza di Richard Clarke prima
delle 9:40, vale a dire dopo che il Pentagono fosse colpito (210).
81. L’affermazione che nessuna delle teleconferenze riuscì a coordinare
la FAA e le risposte dei soldati ai dirottamenti perchè "nessuna
(teleconferenza) includeva i responsabili nell'ambito della FAA e del
ministero della difesa", benché Richard Clarke dica che la sua
videoconferenza includeva il direttore del FAA Jane Garvey, il ministro
della difesa Rumsfeld ed il generale Richard Myers, il capo delle forze
militari provvisorie (211).
82. L’affermazione della
Commissione che non sapeva chi, nell'ambito del ministero della difesa,
partecipò alla videoconferenza con Richard Clarke mentre Clarke afferma
nel suo libro che si trattava di Donald Rumsfeld e del generale Myers
(211-212).
83. L’approvazione dell’affermazione del generale
Myers che si trovava su Capitol Hill durante gli attacchi, senza citare
il resoconto contraddittorio di Richard Clarke, secondo il quale Myers
era al Pentagono e partecipava alla videoconferenza con Clarke (213-17).
84. La mancanza di citazione della contraddizione tra la testimonianza
di Clarke sulla cronologia di Rumsfeld quella mattina e le
dichiarazioni stesse di Rumsfeld (217-19).
85. L’omissione
della testimonianza del ministro dei trasporti Norman Mineta, data alla
Commissione stessa, che il vicepresidente Cheney e gli altri (persone
presenti) nel sotterraneo erano informati alle 9:26 che un aereo si
avvicinava al Pentagono (220).
86. L’affermazione che i
responsabili del Pentagono non sapevano nulla d’un aereo in arrivo
prima delle 9:32, 9:34, o 9:36, ed in tutti i casi soltanto alcuni
minuti prima che l'edificio venisse colpito (223).
87.
L’accettazione di due versioni contraddittorie sull'oggetto che colpì
il Pentagono: una che riferisce una manovra a spirale a 330 gradi verso
il basso (una "picchiata ad alta velocità") ed un'altra nella quale non
si fa menzione di questa manovra (222-23).
88. L’affermazione
che gli aerei di caccia di Langley, che ricevettero l’ordine di
decollare rapidamente per proteggere Washington contro il "volo
fantasma AA11" non erano da nessuna parte nei pressi di Washington
poichè furono inviati verso l’oceano per errore (223-24).
89. L’omissione di tutte le prove che suggeriscono che ciò che
colpì il Pentagono non è stato il volo AA77 (224-25).
90. L’affermazione che i militari non furono informati dalla FAA del
dirottamento del volo UA93 prima dello schianto (227-29, 232, 253).
91. La doppia dichiarazione che la NMCC non ha controllato la
conferenza iniziata dalla FAA e dunque fu incapace di collegare la FAA
alla teleconferenza iniziata dalla NMCC (230-31).
92. L’omissione del fatto che i servizi segreti sono capaci di sapere tutto ciò che sa la FAA (233).
93. L’omissione di qualsiasi indagine sulle ragioni per le quali la
NMCC lanciò la sua teleconferenza, se, come Laura Brown della FAA ha
detto, ciò non è previsto nel protocollo standard (234).
94.
L’omissione di qualsiasi indagine sulle ragioni per le quali il
generale Montague Winfield fu non soltanto sostituito da un "blu" (un
esordiente), il capitano Leidig, come direttore delle operazioni del
NMCC ma ancora costui è rimasto all'ordine quando fu chiaro che il
Pentagono era davanti ad una crisi senza precedenti (235-36).
95. L’affermazione che la FAA notificò (in modo erroneo) i servizi
segreti tra le 10:10 e 10:15 che il volo UA93 era ancora nel cielo e si
dirigeva verso Washington (237).
96. L’affermazione che il
vicepresidente Cheney non diede l’autorizzazione all'abbattimento se
non dopo le 10:10 (molti minuti dopo che il volo UA93 si era
schiantato) e che quest'autorizzazione non fu trasmessa prima delle
10:31 (237-41).
97. L’omissione di tutte le prove che segnalano che il volo UA93 fu abbattuto da un aereo militare (238-39, 252-53).
98. L’affermazione che Richard Clarke non ricevette la domanda d’autorizzazione al fuoco prima delle 10:25 (240).
99. L’omissione della testimonianza stessa di Clarke, che afferma che
ricevette la domanda d’autorizzazione al fuoco verso le 9:50 (240).
100. L’affermazione che Cheney non guadagnò il sotterraneo del CPOU
(Centro Presidenziale Operativo d’Urgenza) prima delle 9:58 (241-44).
101. L’omissione di testimonianze multiple, tra cui quella di Norman
Mineta (il ministro dei trasporti) alla Commissione stessa, che (il
vicepresidente) Cheney si trovava nel CPOU prima delle 9:20 (241-44).
102. L’affermazione che l’autorizzazione ad abbattere un aereo civile doveva essere data dal Presidente (245).
103. L’omissione di relazioni secondo cui il Colonnello Marr diede
l’ordine d’abbattere il volo UA93 e che il generale Winfield segnalò
che lui e gli altri (ufficiali) alla NMCC s’aspettavano che un caccia
raggiungesse il volo UA93 (252).
104.
L’omissione di relazioni che indicano che vi erano due aerei caccia nel
cielo ad alcuni chilometri da New York e tre soltanto a 320 chilometri
di Washington (251).
105. L’omissione del fatto che esistevano
almeno sei basi militari con caccia in stato d’allerta nella regione
del nord-est degli Stati Uniti (257-58).
106. L’approvazione
dell’affermazione del generale Myers che il NORAD aveva definito la sua
missione in termini di difesa soltanto contro minacce dirette (verso
gli Stati Uniti) dall'estero (258-62).
107. L’approvazione
dell’affermazione del generale Myers che il NORAD non aveva previsto la
possibilità che terroristi avrebbero potuto utilizzare aerei di linea
deviati come missili (262-63).
108. Non aver messo in
prospettiva il significato del fatto, presentato nella relazione
stessa, o citato da altri fatti che provano che il NORAD aveva
effettivamente previsto la minaccia posta da aerei di linea deviati
d’essere utilizzati come missili (264- 67).
109. Non aver
sondato le implicazioni della questione intesa ad accertare come le
esercitazioni militari ("war games") programmate quel giorno poterono
influire sull’assenza di militari da intercettare gli aerei di linea
deviati (268-69).
110. La mancata discussione sulla pertinenza possibile dell’Operazione Northwoods con gli attacchi dell'11 settembre (269-71).
111. L’affermazione (presentata per spiegare perché i soldati non
ebbero l’informazione sugli aerei deviati tempestivamente per
intercettarli) che il personale della FAA inspiegabilmente fallì a
seguire le procedure standard circa 16 volte (155-56, 157, 179, 180,
181, 190, 191, 193, 194, 200, 202-03, 227, 237, 272-75).
112.
La non citazione del fatto che l’indipendenza proclamata della
Commissione di Indagine fu inevitabilmente compromessa dal fatto che
Philip Zelikow, il suo direttore esecutivo, era praticamente un membro
dell’Amministrazione Bush (7-9, 11-12, 282-84). (ndt: uno stretto
collaboratore di Condoleeza Rice)
113. L’omissione del fatto
che la Casa Bianca cercò di impedire la creazione della Commissione
ufficiale d’Inchiesta sugli attacchi terroristici dell'11 settembre,
quindi mise numerosi ostacoli sulla sua strada, come il fatto di
concedergli un bilancio estremamente ristretto (283-85). (ndt: stimato
circa a 15 milioni di dollari, quando il film "UA 93" di Paul
Greengrass ne è costati 18, e "World Trade center" di Oliver Stone 4
VOLTE TANTO ossia 60 milioni di dollari; per quanto riguarda il primo
punto, è stato necessario attendere 441 giorni perché questa
Commissione fosse creata e Bush propose soltanto Kissinger come
presidente... prima di ritirarsi sotto le critiche virulente
dell’opinione pubblica)
114. La non citazione del fatto che il
Presidente della Commissione, la maggior parte degli altri membri, e
circa la metà del personale aveva seri conflitti d’interesse (285-90,
292-95).
115. La mancanza della Commissione, che si vantava
che la presentazione della sua relazione finale fosse stata fatta
"senza dissenso", di citare che ciò non era possibile poichè Max
Cleland, il membro più critico verso la Casa Bianca che affermò che non
sarebbe stato "un complice del trattamento parziale delle informazioni"
dovette dimettersi per accettare un posto alla banca Export-Import, e
che la Casa Bianca trasmise la sua nomina dopo che era diventato molto
diretto nelle sue critiche (290-291).
Terminerò precisando che
ho concluso il mio studio di ciò che sono giunto a chiamare "la
relazione di Kean-Zelikow" scrivendo questo: In conclusione, la
relazione della Commissione d’inchiesta sull'11 settembre, lungi da
cacciare i miei sospetti su una complicità ufficiale non servì che a
confermarli. Perché i responsabili incaricati della redazione di questa
relazione finale s’impegnano in tale impresa di frode, se non per
tentare di coprire crimini molto grandi? (291).