Anche
per il caso del Pentagono esiste una "prova del nove" molto
simile a quella della mancata difesa aerea: più si sostiene
l'eccezionale solidità strutturale della facciata, più
ci si riduce lo spazio di manovra al momento di giustificare
un foro di uscita, di dimensioni più o meno pari a quello
di entrata, rinvenuto addirittura all'interno del terzo anello
dell'edificio, di cui nessun organo ufficiale ha mai
parlato, nè ha offerto la benchè minima spiegazione.
In altre parole, se davvero l'edificio
è così robusto da aver ridotto in polvere un intero
Boeing, quale parte di questo aereo sarebbe invece così
solida e resistente da averne attraversato addirittura tre anelli,
per causare alla fine un foro di uscita di dimensioni simili
a quello di entrata?
Vediamo prima di tutto di localizzarlo con
precisione (sotto) rispetto alla facciata colpita: le due inquadrature
dall'alto mostrano l'intera sezione colpita, vista dall'esterno
(a sx) e dall'interno (a dx) del Pentagono. La freccia gialla
indica la traiettoria del velivolo, che ha colpito la facciata
con circa 45 gradi di angolazione. Il primo anello è ovviamente
quello più esterno, il quinto quello più interno.
Il foro C (che nella foto
a sx non è visibile) si trova sulla facciata interna del terzo
anello, di fronte a quella del quarto. A e B sono invece dei normali
portoni, al cui interno si è sviluppato un incendio. Sotto vedete
i tre dettagli della foto a destra ingranditi:
Sotto (a sx) gli effetti del passaggio
dell'oggetto volante, nel corridoio fra il primo e il secondo anello...
...e (a dx) le condizioni in cui si trovava il corridoio fra il terzo
e il quarto anello, poche ore dopo l'impatto (sulla parete sinistra
vedete i due portoni A e B, mentre il foro C è al di là
della struttura di collegamento, in fondo al centro).
Ed
ecco di nuovo il foro, accanto al quale le squadre di soccorso
hanno scritto "punch out", foro d'uscita.
Ma cosa può essere stato a provocarlo? Un carrello,
magari?
Se fosse dotato di un motore autonomo, forse ancora: ma l'oggetto
misterioso risulta aver abbattuto, lungo il percorso, almeno
un centinaio di colonne di cemento armato, che sarebbero sufficienti
ad assorbire l'inerzia di una massa ben maggiore di quella di
un carrello di atterraggio. E in ogni caso resterebbe da spiegare
che fine abbia fatto l'altro carrello, se quella parte di aereo
fosse davvero dotata di una capacità di penetrazione
così eccezionale.
Un motore, allora? Anche qui, se avesse continuato a funzionare
autonomamente per qualche secondo, l'ipotesi è forse
plausibile. Ma da dove sarebbe entrato quel motore, visto che
sulla facciata non si riesce a trovarne il segno dell'impatto?
E da dove sarebbe passato a questo punto anche il secondo, del
quale a sua volta non si vede traccia di penetrazione?
Come divcevamo, le due
tesi contrapposte degli ufficialisti si elidono a vicenda: qualunque
fosse la solidità effettiva della parete colpita del Pentagono,
non si riesce a spiegare in virtù di quale dinamica l'intero
aereo si sia disintegrato nel nulla, mentre una sua parte - ma una
soltanto, non due - sarebbe stata abbastanza robusta da arrivare a
fuoriuscire dal terzo anello dell'edificio, solo per scomparire anch'essa
con il resto dell'aereo qualche metro più avanti.