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LA TESI DELLA PENETRAZIONE
Sul fronte opposto, la versione ufficiale ha sostenuto fin dall'inizio
che l'aereo sia interamente scomparso nel ventre del Pentagono.
Si pone però immediatamente il problema di capire da dove sia
potuto passare l'aereo, visto che dalle immagini risulta chiaramente
come 20 delle 26 finestre
della facciata siano rimaste in piedi dopo l'impatto, e quasi
tutte abbiano conservato addirittura i vetri intatti. Qui potete vedere la stessa immagine in alta definizione (assicuratevi
di aver disabilitato il ridimensionamento automatico nel browser:
l'immagine deve essere larga almeno 3 volte lo schermo del vostro computer).
Dove possono aver sbattuto quindi le diverse parti dell'aereo - fusoliera,
ali, timone di coda, motori appunto - che avrebbero investito quella facciata a
quasi 900 km./h?
Anche supponendo che l'intera fusoliera sia riuscita a infilarsi
nell'unico foro al centro, le due finestre che gli
stanno direttamente sopra (2p/6 e 2p/5) avrebbero dovuto venire colpite in pieno dal timone
di coda, che è una lama metallica spessa quasi mezzo metro e
alta più di sei.
Invece conservano ambedue i vetri intatti. Anche le due
finestre accanto al foro avrebbero dovuto essere colpite dalla parte
più spessa e robusta delle ali, vicino all'attaccatura della
fusoliera.
Davvero dobbiamo credere a questi fantomatici "vetri antibomba",
installati casualmente proprio in questi trenta metri di Pentagono, che
sarebbero stati così resistenti da permettere a chiunque di
accomodarsi dietro a una di quelle finestre, e
osservare tranquillamente un Boeing che gli veniva dritto in faccia
senza farsi nemmeno un graffio?
O sarà forse la storiella della facciata rinforzata e dei vetri
antibomba che è stata messa in giro appositamente - in inglese
si chiama "damage control", limitazione dei danni - proprio per cercare di far
fronte a questi imbarazzanti riscontri fotografici? |
Vi
sono poi altri riscontri fotografici, presi da questa angolazione, che
rendono ancora più difficile credere alla tesi della
penetrazione. Semplicemente, non si capisce da dove possa essere
passato un aereo di quelle dimensioni.
Una volta crollata la facciata (sotto) si è visto chiaramente
come a) gli uffici subito accanto al punto di impatto non siano affatto
stato "attraversati" dall'aereo (dal secondo piano in su i muri interni
sono ancora tutti in piedi), b) abbiano retto con grande disinvoltura
all'impatto di cento tonnellate lanciate a 850 km/h, e c) non abbiano
minimamente sofferto per le fiamme dell'incendio conseguito: |
Nell'ovale al quarto piano, si vedono due monitor che non sono nemmeno
caduti per l'impatto. Al terzo piano un'intera scrivania che non porta
il minimo segno di una bruciatura. Mentre al secondo piano si poteva
addirittura restare seduti sullo sgabello che si vede nell'ovale, e non
si sarebbe minimamente risentito nè dell'impatto, nè del
calore delle fiamme, nè soprattutto del "transito" stesso del
Boeing, che avrebbe dovuto passargli interamente al di sotto.
Il locale al terzo piano indicato dal rettangolo è lo stesso che
si vede nell'inquadratura sotto, ripreso da una diversa angolazione:
Qui si vede addirittura una bandiera, assolutamente intatta nonostante
l'incendio di circa ventimila litri di kerosene che si sarebbe
sviluppato solo qualche metro più in là.
Diventa davvero difficile a questo punto riconciliare queste
immagini con la "fiammata terrificante" mostrata nei 5 fotogrammi della telecamera del parcheggio, che debbono a
maggiore ragione essere stati ritoccati.
Come
già abbiamo visto nei "Falsi video del Pentagono", i'immagine
sotto conferma come lo spazio teorico, già molto
risicato, per infilare tutto il Boeing all'interno della linea
tratteggiata (facendolo quindi passare tutto "sotto" lo sgabello del
secondo piano) ... |
... venga praticamente dimezzato dalla presenza dei rulli di cavo
elettrico,
al centro dell'inquadratura, che gli impedirebbero di volare rasoterra.
Si vedono inoltre come le colonne portanti subito a destra del foro
(indicate dalle frecce) non solo abbiano resistito all'impatto, ma
siano addirittura piegate verso l'esterno, mentre nell'ovale a destra
si vede la recinzione in cui stava il camion generatore, anch'essa
rimasta in piedi dopo il passaggio del velivolo.
Da dove può mai essere entrato il Boeing, allora?
Non dimentichiamo fra l'altro che mancano sempre all'appello i due motori, che non possono non aver lasciato il loro segno
sulla facciata, mentre non se ne trova traccia. Nel capitolo seguente vedremo come ha cercato di risolvere il problema la
prestigiosa Purdue University del Montana, incaricata dal governo
americano di realizzare
una simulazione al computer, per mostrarci "scientificamente" quello che a prima vista appare impossibile.
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