HANI HANJOUR
Il dilettante miracolato
Le
grosse difficoltà a credere che sia stato un Boeing a praticare
quel buco di soli 4 metri si moltiplicano in maniera vertiginosa se si
pensa che alla sua guida doveva esserci un dilettante dell'aria, Hani
Hanjour, che "non aveva mai guidato un jet nella sua vita", che
era ritenuto letteralmente "incapace di volare" dai suoi
istruttori di volo, che "non gli vollero mai affidare nemmeno un
piccolo monomotore da turismo" per volare in solitario ...
... come riportato
da questa scheda che riassume i punti salienti dell'articolo su Hani
Hanjour del New York Times del 4 maggio 2004.
La foto a destra dà un'idea approssimativa della differenza che c'è fra
i piccoli aerei da turismo e i grossi aerei commerciali.
Ora, se
Hanjour non era in grado di volare nemmeno con i primi, che sono mille
volte più semplici, maneggevoli e immediati dei grossi Boeing,
come si può pensare che si sia seduto ai comandi di un aereo
come il 757 (sotto), che non aveva mai visto nemmeno in un simulatore
... |
...
e sia stato in grado di condurlo docilmente dal West Virginia fino a Washington, senza fare un solo errore, senza
più nessun aiuto da terra, mentre faceva fare all'aereo delle
tali acrobazie da farlo scambiare dai controllori di volo per un
caccia militare?
Il problema della navigazione
A parte la capacità di guida che semplicemente Hanjour non aveva, bisogna tenere presente che per
navigare in mezzo al traffico densissimo di quella zona
senza provocare collisioni con altri aerei, non basta certo dire al computer
"portami a Washington", e poi rilassarsi in attesa del tuffo finale.
Bisogna conoscere a fondo il suo sistema di navigazione, e saperlo
impostare con una serie di dati relativi alla situazione di quel
momento.
Nè basta certo impostare una "bussola geosatellitare",
appoggiarla sul cruscotto e seguire le sue indicazioni per arrivare
alla meta prefissata: tali strumenti infatti, pur essendo molto
precisi, non possono certo tener conto dei corridoi aerei che bisogna
rispettare e dei radiofari che bisogna seguire (nessun aereo di linea
può volare "dritto" dalla partenza alla destinazione, ma deve
seguire delle tratte precise, da un radiofaro all'altro, che risultano
in un percorso leggermente a zig-zag), e tutto questo può
avvenire in piena sicurezza solo grazie al dialogo continuato fra
cabina di pilotaggio e controllori di volo.
L'idea che il cielo sia "libero in ogni direzione" è solo
un'impressione che possiamo avere noi guardandolo dal basso, ma in
realtà le rotte commerciali equivalgono in tutto e per tutto ai
più intricati sistemi autostradali che circondano tutte le
grandi città: svincoli, raccordi, tangenziali, sottopassaggi,
corsie di decelerazione, bretelle, corsie di sorpasso…. e soprattutto
un infallibile "autovelox" ogni cinquanta metri, che impone che le
distanze fra un aereo e l'altro siano rigorosamente rispettate, e
tenute costantemente sotto controllo sia da terra che dalla cabina di
pilotaggio.
Ma tutto questo diventa impossibile per Hanjour, visto che al momento
di invertire la marcia avrebbe staccato il transponder, e chiuso ogni
contatto radio, restando completamente solo fra le nuvole anonime
di un cielo sconosciuto.
Sconosciuto, ma non certo disabitato.
Fare quello che avrebbe fatto Hanjour equivale più o meno a
impadronirsi di un TIR lungo un tratto dell'autostrada Roma-Firenze,
invertire la direzione di marcia, e ricondurlo fino al centro di Roma
con i vetri completamente oscurati, lungo un'autostrada affollata
all'inverosimile, usando solo una bussola tascabile, e avendo guidato
fino a quel giorno soltanto una cinquecento, senza mai commettere il
minimo errore nè causare il minimo incidente.
Ma
il vero problema di Hanjour si pone una volta giunto a Washington. A
quel punto il "geosatellitare" ha comunque esaurito il suo compito, e
diventa necessario trovare il bersaglio guardando letteralmente "fuori
dal finestrino". Mentre l'aereo procede a 850 all'ora, Hanjour ha
pochissimi secondi per individuare, da 4000 metri di altezza, e senza
nessun punto di riferimento, un punticino marrone con 5 spigoli che sta
in mezzo ad una marea di punticini marroni più o meno simili,
che di spigoli ne hanno soltanto quattro.
E una volta individuatolo - diciamo che oggi la sua fortuna non abbia
limiti - scatta in lui la più assoluta follia: invece di
abbassare semplicemente la cloche, e portare una volta per tutte
l'aereo a schiantarsi sui tetti del Pentagono, l'uomo che non ha mai
guidato un jet nella sua vita sceglie di compiere un'ampia virata di
circa 300 gradi, scendendo nel frattempo da 4.000 a pochi metri
da terra (punto 3), perdendo così di vista il prezioso bersaglio che aveva appena individuato.
Nonostante questa scelta azzardata, la sua totale inesperienza non gli
impedisce di ritrovarsi, alla fine della manovra, in perfetto
allineamento con un Pentagono che da quell'altezza non può certo più vedere,
visto che la virata lo ha portato nel frattempo ad almeno 3-4
chilometri di distanza dallo stesso, ma a una quota molto più bassa.
Hanjour
compie quindi l'ultimo tratto alla massima velocità, ciecamente
convinto di aver indovinato in pieno l'allineamento con il bersaglio.
Con mano ferma e occhio di ghiaccio si presenta in vista del
quadrifoglio autostradale, alle spalle del quale lo attende immobile il bersaglio.
(A sinistra gli ultimi 300 metri percorso dall'aereo, che approccia la
facciata, come già detto, con un'angolazione di circa 45°).
Ma a questo punto Hanjour, nuovamente, non si accontenta di colpire
l'edificio sui tetti, dove provocherebbe un disastro degno della sua
impresa
memorabile, ma preferisce giocarsi il tutto per tutto ...
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... abbassandosi praticamente a livello stradale, mentre usa tutti i
trucchi di un mestiere che non ha mai imparato per contrastare il
poderoso effetto-suolo ("cuscino d'aria") causato dall'alta velocità del Boeing,
che si rifiuta di volare a pochi metri da terra.
A
causa infatti delle turbolenze che si creano, alle alte
velocità, sotto la pancia di un aereo di grosse dimensioni, gli
stessi piloti professionisti, con carriere trentennali alle spalle,
descrivono quel tipo di approccio fra l'"estremamente difficile" (per
uno di loro), e il "decisamente impossibile".
Ma Hanjour mantiene l'aereo in perfetto allineamento, volando talmente
basso da decapitare cinque o sei lampioni che si trova sul percorso,
poi porta l'aereo fino ad accarezzare l'erba (ricordate, il
"secondo video del Pentagono"?), e finisce per colpire "soltanto" la
parte laterale dell'edificio.
E dove lo colpisce, esattamente? Proprio negli unici trenta metri che
erano stati appositamente rinforzati per resistere ad eventuali
attacchi terroristici. |
Siamo
quindi di fronte a un doppio assurdo, uno di natura tecnica, e l'altro
di natura logica, che vanno a moltiplicarsi con l'incapacità
assoluta per Hanjour di volare.
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Vale la pena di ricordare a quersto punto che cosa hanno dichiarato
i controllori di volo del vicino aeroporto Reagan (lo si vede sotto,
direttamente alle spalle del Pentagono) vedendo sui loro radar le acrobazie conclusive del volo che
lo ha colpito: "La velocità, la manovrabilità, il modo in cui ha virato, tutto ci ha
fatto pensare che si trattasse di un caccia militare. E siamo tutti
controllori di volo con una certa esperienza sulle spalle."
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