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LE PROVE SOSPETTE
La questione dell'identità dei 19 terroristi rimane uno degli elementi più ambigui e
inquietanti dell'intera versione ufficiale.
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Fanatici assassini, o inconsapevoli marionette?
Prima di tutto è necessario chiarire che nessuno mette in
discussione il fatto che 19 persone di origine
araba in qualche modo si siano mosse, nei mesi precedenti agli
attentati, "come" se
intendessero dirottare i 4 aerei dell'undici settembre. Ma proprio per
il modo particolarmente maldestro in cui lo hanno fatto, viene da
chiedersi se costoro fossero davvero 19 fanatici dal cervello di
ghiaccio, votati alla morte nel nome di Allah, o piuttosto 19
marionette inconsapevoli, agitate da ben altre mani con il preciso
scopo di lasciare proprio alle loro spalle delle tracce sufficienti per
poterli
poi
incolpare senza destare il minimo dubbio.
La figura del "patsy"
- il capro espiatorio, o vittima predesignata - non
è certo stata inventata ieri, e tutti sappiamo che maggiore
è il crimine che si vuole commettere, più accurata deve
essere la preparazione e la
disseminazione di tutto ciò che servirà poi a incolparlo
nel più breve
tempo possibile.
L'importante è che la
gente non abbia il tempo di riflettere, e che dallo shock dell'evento
possa passare direttamente alla lapidazione del colpevole. Una volta
"emessa" quella condanna interiore, che in qualche modo ci permette di
alleviare il dolore inaccettabile del momento, sarà molto
difficile che chiunque ritorni sui suoi passi per rimetterla in
discussione. Significherebbe infatti dover anche riaprire la ferita che
si era cosi provvidenzialmente chiusa grazie proprio a quel processo sommario.
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Alle 4 del pomeriggio del 22 Novembre 1963, a sole tre ore dalla
morte di John Kennedy, il direttore dell'FBI Hoover consegnava alla
stampa una dettagliata scheda informativa su Lee Harvey Oswald,
completa di
tutti gli elementi che indicavano come già da tempo avesse la
chiara intenzione di uccidere il presidente degli Stati Uniti.
Contemporaneamente
giungevano da Dallas "prove" della sua colpevolezza tanto incriminanti
quanto sconcertanti: basti pensare che Lee Harvey Oswald fu incriminato
perchè gli fu trovata in casa la ricevuta del fucile usato per
l'attentato, che l'ex-marine si era clamorosamente dimenticato nel cassetto della scrivania.
(Jack Ruby avrebbe poi fatto il resto, impedendo a Oswald di raccontare
al mondo come davvero fosse finito in quella situazione).
La stessa identica distrazione era costata l'incriminazione a Timothy McVeigh, che aveva conservato nel cassetto della scrivania
la ricevuta del letame e dell'ammoniaca acquistati per fabbricare la
bomba con cui nel 1995 avrebbe demolito il Murray Building di Oklahoma City. Con la stessa disinvoltura, McVeigh avrebbe ripetutamente ordinato la pizza a proprio nome, pagandola sempre con la carta di credito, nel
motel di fronte al quale avrebbe poi affittato il furgone per
trasportare l'esplosivo in città. Mentre per farsi arrestare,
due ore dopo l'attentato, non aveva trovato di meglio che guidare a pazza velocità con una macchina senza targa,
tenendo ben in vista sul sedile posteriore un romanzo nel quale si
descriveva per filo e per segno come confezionare una bomba identica a
quella usata quel mattino nell'edificio appena distrutto.
Non stupisce quindi che a sole 48 ore dagli attentati dell'undici settembre, l'FBI abbia presentato
al mondo la lista completa dei dirottatori, con tanto di fotografia per
ciascuno. E con 19 terroristi in ballo, le "ricevute sospette" di quel tipo abbondano in maniera impressionante. Già abbiamo parlato dello strano viaggio di Atta a Portland, il giorno 10, che sembrava fatto apposta per
riuscire a far perdere la valigia al primo, regalando alla polizia
delle informazioni che altrimenti non avrebbe mai avuto.
Anche la Nissan Altima affittata
da Attà, che ha portato i due da Boston a Portland, sarebbe
stata ritrovata nel pomeriggio stesso dell'11 Settembre all'aeroporto
di Boston. Nel cruscotto c'erano dei manuali di volo, un paio di
tagliacarte come quelli che i dirottatori avrebbero usato per sgozzare
alcuni passeggeri, ed
una copia del Corano. Altre
versioni vogliono la stessa Altima ritrovata a Bangor, nel Maine, con lo
stesso "imbarazzante" contenuto nel cruscotto.
Una seconda auto sarebbe
stata trovata all'aeroporto di Boston, grazie ad una persona che aveva
notato una discussione fra cinque arabi, proprio accanto a quell'auto.
Quando seppe degli attentati, il testimone occasionale informò
subito la polizia, e così l'auto affittata dalla seconda
"cellula" di Boston fu ritrovata. Nuovamente nel cruscotto, una copia della lettera di istruzioni
per i morituri, un
assegno circolare intestato ad una scuola di volo in Florida, dei
disegni della cabina di pilotaggio di un Boeing 757.
UN SECONDO PASSAPORTO
C'è poi un altro passaporto, che avrebbe resistito all'esplosione nella Torre Nord, e che è stato ritrovato a qualche isolato di distanza da un passante. Era
il passaporto di Satam al-Suqami, presunto dirottatore del volo
American 11, del quale l'FBI ci ha mostrato la
fotografia bruciacchiata. A destra si vede la palla di fuoco della
Torre Nord, la prima ad essere colpita, da cui si sarebbe salvato il
passaporto di al-Suqami.
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LE ISTRUZIONI PER I MORITURI
Di questo particolare documento, contenente le
istruzioni per le
ultime ore dei morituri, sono state trovate quattro copie.
Eccole,
mostrateci al tempo direttamente dall' FBI:
Oltre alle due già citate - una rinvenuta nella
valigia di Atta, l'altra nel cruscotto dell'auto -
la terza è stata trovata nel residence dove il gruppo di
dirottatori ha passato l'ultima notte,
e la quarta addirittura fra i rottami fumanti del volo UA93
caduto in Pennsylvania.
Sono tutte e quattro talmente in buono stato, che è difficile
capire quale della quattro sia quella che avrebbe
resistito all'esplosione dell'aereo (foto a dx).
Forse non soddisfatti dal successo ottenuto da queste prove, gli uomini
dell'FBI avrebbero pensato bene di rimpolparle un pò, nel 2006,
approfittando del processo a Zacharias Massaoui. Vedremo in seguito
questo secondo set di prove, nel capitolo dedicato al volo schiantatosi
in Pennsylvania.
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Addio con ricevuta di ritorno
Ma
la vicenda più curiosa di tutte è forse quella di Ziad
Jarrad, ex-studente di medicina nella città di Bochum, in
Germania, sospettato di essere alla guida proprio del volo caduto in
Pennsylvania.
Jarrad aveva una fidanzata, in Germania, e la sera prima di
morire ha voluto scriverle una commovente lettera d'addio. Ma per
qualche strano motivo, oltre alla lettera Jarrad ha voluto inserire
nella busta anche dei pesanti manuali di volo di un Boeing 767,
che evidentemente non gli servivano più. Pur conoscendo la
ragazza da oltre cinque anni, Jarrad ha purtroppo sbagliato a scrivere
il suo indirizzo, mentre si è premurato di inserire, come
"indirizzo di ritorno", quello del motel in cui avrebbe passato
l'ultima notte della sua vita.
Accadde cosi che la busta, dopo aver girovagato inutilmente per mezza
Germania, fu rimandata al mittente dalle efficienti poste germaniche.
Proprio in quel giorno passava da quelle parti un agente dell'FBI, che
si era recato al motel per chiedere se per caso ci fossero
novità sui terroristi che avevano dormito in quel luogo un mese
prima. Fu così che si ritrovò in mano la busta appena
rientrata dalla Germania, e dai manuali di volo che conteneva
capì immediatamente che Jarrad doveva essere stato il
dirottatore del Boeing precipitato in Pennsylvania.
Questa notizia, esattamente nei termini descritti, fu data inizialmente dal settimanale tedesco Stern, fu poi ripresa da Der Spiegel, e fu infine confermata dalla stessa FBI.
Una distrazione impossibile
In tutto questo, ci si domanda perchè si sia dovuto ricorrere a questi insperati "colpi di fortuna", per confermare al mondo le identità dei terroristi,
invece di mostrarci una qualunque delle immagini riprese dalle
telecamere di sicurezza agli imbarchi dei quattro voli dirottati. Non
è infatti concepibile che quel mattino, con quattro aerei
dirottati nell'arco di due ore, gli aeroporti da cui erano partiti i
voli non abbiano conservato - con mille precauzioni - ogni singolo
fotogramma ripreso dalle loro telecamere di sicurezza, lungo ogni metro
che porta dalla zona del check-in fino all'ultimo scalino prima di
salire sull'aereo.
Invece, l'unica immagine di questo genere in cui un terrorista sia
riconoscibile - Mohammed Atta - non corrisponde al volo da lui
dirottato contro la Torre Nord, ma al precedente volo "in coincidenza", da Portland a Boston, che ci avrebbe regalato la sua valigia stracolma di informazioni utili.
Curiosamente, solo nel 2005 è
comparsa una seconda ripresa, relativa all'imbarco di Boston, nella
quale però i due dirottatori non sono affatto
riconoscibili con chiarezza. La stessa ripresa inoltre è
stata contestata da alcuni ricercatori, in quanto pare che la luce
solare - che si intravvede sullo sfondo, all'esterno della struttura - indichi
che la ripresa è stata fatta in un'ora completanmente diversa da
quella in cui si sarebbero imbarcati i dirottatori la mattina
dell'undici settembre.
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In ogni caso, tutti e 19 i
terroristi debbono essere stati chiaramente ripresi da dozzine di
telecamere, lungo l'intero percorso dell'imbarco. Se davvero sono
saliti su quegli aerei, perchè non ci vengono mostrate queste
immagini una volta per tutte?
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