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Una questione di metodo
Cinque
anni di
lavoro, portato avanti da dozzine di ricercatori in ogni
parte del
mondo, hanno permesso di arrivare ad alcuni punti fissi con i quali non
è più sufficiente confrontarsi solo singolarmente.
Chi sostiene invece la
versione governativa continua a cercare di focalizzare la discussione
sui singoli argomenti di cui è composta, senza mai voler affrontare il
discorso complessivo.
Ma tutti sappiamo che di per sè, preso fuori contesto, NULLA
è dimostrabile in assoluto, mentre la quantità di indizi che
puntano il dito contro l'amministrazione americana rappresenta un
quadro di insieme che non può più essere ignorato da chiunque voglia davvero capire cosa sia successo quel giorno. |
Le regole del processo indiziario
Eccetto i rari casi in cui
esista uno "smoking gun" (la "pistola fumante", ovvero quando
l'imputato viene colto in flagrante), in America i processi per
omicidio si svolgono quasi tutti sulla base dei diversi indizi che il
Pubblico Ministero è riuscito ad accumulare contro l'imputato, e
che sottopone alla giuria prima che questa si riunisca
per esprimere il verdetto. Questo tipo di processo si chiama infatti
"indiziario" ("circumstantial case", in inglese).
O.J.Simpson: un caso esemplare
Un
caso esemplare in questo senso fu il processo a O.J.Simpson, che ebbe
luogo nel 1994. La ex-star del football americano, nonchè
attore e personaggio di grande popolarità, era incappato in
tutta probabilità in un
momento di gelosia incontrollata, nel quale aveva ucciso la ex-moglie,
Nicole Brown.
Non esisteva uno "smoking gun", ma gli
indizi contro di lui erano schiaccianti: 1) Invece di collaborare con
la giustizia, Simpson scappò in auto, dando luogo allo storico
"inseguimento al rallentatore" ripreso dalle TV di mezzo
mondo, durante il quale minacciò più volte di
suicidarsi.
Una volta consegnatosi, furono trovate 2) tracce del sangue della vittima
all'interno della sua macchina, 3) impronte delle sue particolarissime
scarpe sul luogo del delitto, e, 4) sempre nelle vicinanze del cadavere,
un guanto di pelle il cui paio giaceva solitario in fondo a un cassetto di casa sua.
Ce n'era abbastanza per mandarlo direttamente all'ergastolo. Ma
c'era evidentemente anche una inconscia volontà popolare
di non distruggere in un solo giorno un mito fra i più amati e
venerati della recente storia americana.
Il
"dreamteam" di avvocati difensori, guidati da Bob Shapiro e Johnny Cochran, iniziò così un
sistematico gioco al massacro contro ogni singola prova presentata dal
pubblico ministero: O.J. era scappato? Era perchè sapeva che la
polizia di Los Angeles, notoriamente razzista, cercava di incastrarlo.
Le impronte delle scarpe? Per quanto particolarissime, potevano essere
appartenute anche ad altri. Il test del DNA? Il sangue trovato nella
macchina di Simpson non aveva seguito pedissequamente l'iter
raccomandato dai manuali, e quindi c'era la remota possibilità che il
test fosse stato manipolato.
Il guanto ritrovato sul luogo del delitto? Con una mossa a sorpresa, il guanto fu fatto provare a Simpson in aula, in diretta TV, e
risultò troppo stretto per lui da calzare. Nessuno fece troppo
caso al fatto che Simpson indossasse già un sottile guanto di
gomma (teoricamente "per non inquinare" la prova), che evidentemente
non facilitava l'operazione, nè venne in mente ad alcuno di domandarsi, a quel punto, che cosa ci facesse Simpson con l'altro guanto, identico a quello, visto che gli stavano piccoli.
Nonostante
la bravura del
team difensivo, ovviamente, ben pochi si convinsero dell'innocenza di
Simpson,
ma il "trucco" stava proprio qui: attaccando ogni singolo indizio
separatamente,
la difesa aveva offerto alla giuria la possibilità "tecnica" di
dichiarare
che non esistessero elementi per condannare Simpson "oltre ogni
ragionevole dubbio". Tanto bastò per farlo assolvere,
senza nemmeno la possibilità che finisse nuovamente sotto processo (in base al principio costituzionale detto "double jeopardy").
Talmente sorpreso fu lo
stesso Simpson alla lettura del verdetto, che si dimenticò
completamente di esultare con il classico "giustizia è fatta"
(che ci si aspetta di solito da un vero innocente), e rivolse invece un
silenzioso "thank you" con
le labbra alla giuria che lo guardava compiaciuta.
Naturalmente Simpson, una volta libero, si dimenticò anche di dare la
caccia al vero assassino della madre dei suoi figli.
***
E' chiaro che questo fu un caso estremo, nel quale, nonostante la sovrabbondanza di indizi, ebbe la prevalenza
il desiderio inconscio di non vedere marcire in prigione un proprio
idolo. Ma il caso Simpson sta proprio a testimoniare che se si vuole
davvero negare un'evidenza, si riuscirà sempre, almeno
"tecnicamente", a farlo.
In condizioni normali, invece, si segue la classica regola del processo
indiziario, dove si analizza prima ogni singolo elemento portato
dall'accusa, e poi si chiede alla giuria di considerarli tutti nel loro
insieme.
Quando i sostenitori della tesi ufficiale sull'undici settembre discutono con
chi la contesta usano lo stesso metodo del "dreamteam" di Simpson,
e cercano per ogni singolo
elemento una remotissima possibilità che sia "successo per
caso", o che sia comunque giustificabile senza per questo dover
presumere un coinvolgimento governativo. Certo, può anche
capitare - almeno in via teorica - che una Torre alta 400
metri caschi da sola interamente sulla propria pianta, e si
autodistrugga senza praticamente toccare gli edifici circostanti. Che
però lo facciano due Torri simili, e a distanza di pochi minuti
una dall'altra, diventa già molto più difficile.
Mentre si sfiora l'impossibile se gli edifici a fare quella fine
diventano tre, tutti caduti nello stesso modo, nella
stesso luogo e nella stessa giornata.
Che una persona che non ha mai guidato un jet nella sua vita riesca in
qualche modo a pilotarne uno, nel modo in cui lo avrebbero fatto i
terroristi, è ancora concepibile. Che ci riescano in quattro su
quattro, senza che nessuno di loro avesse mai volato un solo metro ai
comandi di quei bisonti dell'aria, fa venire voglia di licenziare tutti
i piloti professionisti delle nostre aerolinee, che ci è costato
miliardi addestrare, per sostituirli con dei beduini qualunque che fino
a iero giravano in groppa ad un cammello.
Cerchiamo quindi, addentrandoci nell'analisi dei fatti dell'11
settembre, di non perdere mai di vista il quadro generale, riconducendo sempre il tutto ad un minimo di comune buon
senso.
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