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I "neocons"
La potente squadra dei cosiddetti "neocons", i neoconservatori che
hanno conquistato la Casa Bianca con la controversa elezione del 2000
in Florida, viene da molto lontano, e ha legami e radici ideologiche
molto particolari, che risalgono addirittura ai primi anni '70. |
Tutti seguaci della scuola di pensiero di Leo Strauss, il padre
fondatore del neo-conservatorismo, già nel 1974 ritroviamo Dick
Cheney come capo-gabinetto del
governo di Gerry Ford, il quale aveva alla Difesa lo stesso Donald
Rumsfeld che ha occupato a lungo quella posizione
nell'amministrazione Bush, prima e dopo l'undici settembre. I giovani Richard Pearle e Paul Wolfowitz,
che al tempo si occupavano delle relazioni estere della Casa Bianca,
avrebbero poi messo a punto la cosiddetta Dottrina Wolfowitz, la cui filosofia si rispecchia in maniera sconcertante nelle recenti invasioni armate di Afghanistan e Iraq.
Questo
gruppo di persone, che l'undici settembre del 2001 si trovava
alla guida dell'America, aveva da poco messo a punto una dichiarazione
programmatica, che predicava un completo riposizionamento
strategico degli USA nel mondo, poi divenuta nota come PNAC, o "Project
for the New American Century" [progetto per il nuovo secolo
americano].
In un particolare rapporto del PNAC intitolato "Rebuilding
America's defenses" [ricostruire la difesa americana] veniva
descritta in modo dettagliato una strategia di predominio globale
basata su un sostanziale riarmo degli Stati Uniti, che approfittasse
della momentanea debolezza dell'ex-Unione Sovietica - ancora alle prese
con i postumi del crollo del Muro - per "attestarsi permanentemente" in
alcuni punti nevralgici dello scacchiere mediorientale, al fine di
controllare da vicino le risorse energetiche di quella parte del mondo.
Una delle priorità elencate dal rapporto del PNAC era "il
riposizionamento delle forze armate americane per fronteggiare le
realtà strategiche del 21° secolo, spostando su base
permanente delle unità armate nel Sud-Est europeo e asiatico
[Turchia e Medio Oriente], e cambiando le modalità di dispiego
della Marina militare in ragione dell'accresciuto coinvolgimento
strategico americano nell'Asia Orientale".
Sta sotto gli occhi di tutti, nero su bianco, e porta appunto le firme
di personaggi come Dick Cheney, Paul Wolfowitz, Richard Perle, Donald
Rumsfeld.
In particolare facevano gola ai neocons - per loro stessa ammissione -
il gas naturale di cui è ricco l'Afghanistan, e il petrolio, che
abbonda, come è noto, in Iraq. Con di mezzo l'Iran, a
fare da richiamo fin troppo invitante per non doverne accarezzare
almeno in sogno una possibile conquista.
Che si tratti di coincidenze fortuite, o di bieca pianificazione
criminale, sta di fatto che all'alba del 2000 questa rinascita militare
degli Stati Uniti era tanto auspicata dal gruppo dei neocons, quanto
essi ne temevano i tempi comunque lunghi di gestazione. La Russia di
Putin si stava rimettendo in piedi molto in fretta, e ormai anche la
più rosea speranza di far passare in toto la linea di
aggressione militare, avrebbe reso i neocons operativi in tempi non
più utili per agire senza dover tornare a fare i conti con il
nemico di sempre.
"A meno che non intervenga - recitava una frase sinistramente profetica
di quel documento- un evento catastrofico e catalizzatore come una
nuova Pearl Harbour".
La
sera del 10 settembre veniva messo sul tavolo di Bush un dettagliato
piano di attacco militare all'Afghanistan (v. "10 settembre: qualcuno
sapeva"). La mattina seguente, ad un anno esatto dalla pubblicazione
del documento PNAC, le Torri Gemelle crollavano in una nuvola di
sdegno e orrore, che portava all'auspicato riarmo militare in
tempi ancor più brevi di quanto gli stessi neocons avessero
mai immaginato.
Il resto, per noi contemporanei, è purtroppo storia nota.
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