Introduzione all'Undici Settembre
Chiunque abbia vissuto, davanti al televisore, la giornata dell'11
settembre 2001, porta incise nella memoria delle immagini
che sin da quel momento sono entrate a far parte della storia
dell'umanità. Ripetute all'infinito sugli schermi di tutto il
mondo, non vi è persona oggi che non saprebbe riconoscere la
terrificante palla di fuoco uscita della Torre Sud dopo l'impatto
dell'aereo, o le immagini stesse dei due giganti d'acciaio - le Torri
Gemelle di New York- che si accartocciano e si sbriciolano su se
stesse, una dopo l'altra, scomparendo in una nuvola di polvere larga
quanto la stessa isola di Manhattan.
Tutti lo abbiamo visto accadere, in diretta TV. Tutti abbiamo
assistito, nello stesso momento, a questo incubo collettivo di
dimensioni planetarie.
Ma quello che abbiamo visto è davvero quello che è successo?
Per quanto paradossale a pensarsi, è venuta emergendo nel corso
di questi anni una lunga serie di indizi che sembrano suggerire che le
cose non siano andate affatto come ci è stato raccontato.
Non si tratta di opinioni, di ipotesi gratuite o di condanne
preconcette, ma di elementi oggettivi, fattuali, facilmente
verificabili da chiunque. Sono le stesse testimonianze angosciate di
poliziotti, vigili del fuoco, giornalisti e passanti che abbiamo
già sentito in diretta quel giorno. Sono le fotografie della
facciata del Pentagono colpita scattate dagli stessi militari che sono
appena sfuggiti alla morte. Sono le stesse immagini dei crolli delle
Torri e del campo della Pennsylvania in cui si è schiantato il
quarto volo già mandate in onda da tutte le TV del mondo, e che
tutti noi già conosciamo.
Quel giorno tutti guardavamo, ma nessuno di noi vedeva.
Accecati dall'orrore e dalla polvere, scossi dall'emozione, catturati dall'incedere di
eventi sempre più impossibili, abbiamo lasciato scorrere sotto i
nostri occhi tanti piccoli dettagli che solo a distanza di tempo,
rivisti e analizzati con il supporto di esperti del settore, sembrano
suggerire una certa quota di complicità da parte
dell'amministrazione americana, se non un vero e proprio
"autoattentato", messo in scena dagli stessi personaggi che ne
avrebbero poi tratto un indiscutibile vantaggio di tipo politico,
economico e strategico a livello globale.
Non è quindi di
"antiamericanismo" che si tratta, e non è "contro" le
istituzioni che ci si rivolge, ma si chiede anzi chiarezza proprio nel
nome e per la salvaguardia di quelle istituzioni, che vorremmo in tutti
i modi mantenere sane ed efficienti.
Che siano due oppure duemila, nessun numero di mele marce potrà
mai giustificare il mancato tentativo, da parte di quelle sane, di
mantenere intatto l'unico grande cesto che ormai tutti dobbiamo
condividere.
Se globalizzazione deve essere, che lo sia anche sul piano giuridico, etico e morale, e non solo su quello materiale.
Il vero problema è psicologico
Come potrà constatare chiunque affronti l'indagine a mente
aperta, sgombra di preconcetti, gli indizi contro la versione
ufficiale si rivelano presto essere di una quantità sconcertante.
Ma per arrivare a vederli con chiarezza, bisogna prima rimuovere
quella spessa corazza protettiva che tutti noi portiamo, e che ci
impedisce di vedere tutto ciò che in qualche modo non saremmo in
grado di accettare.
Se sentiamo che un certo discorso ci porta verso una conclusione poco
gradita, alziamo tutti istintivamente una barriera di rifiuto - gli
americani lo chiamano denial, o diniego - assolutamente solida e impenetrabile, anche a costo di apparire ridicoli davanti al mondo.
Questo meccanismo però, tanto facile da riconoscere negli altri
quanto invisibile in noi stessi, non va nè deriso nè
disprezzato: si tratta infatti di una preziosa valvola di sicurezza,
che permette all'individuo di non impazzire per l'improvvisa perdita di
orientamento che gli deriverebbe da una notizia per lui troppo
difficile da accettare.
La testimonianza di David Ray Griffin
Significativa, in questo senso, è stata la testimonianza di
David Ray Griffin - forse il più importante di tutti i
ricercatori sull'undici settembre - al Convegno Internazionale di
Bologna del settembre 2006: "Io sono arrivato tardi sulla scena - ha
raccontato lo studioso americano - Inizialmente un amico mi sottopose
queste "teorie alternative", ma dopo una rapida occhiata le respinsi
come assolutamente inaccettabili. Solo dopo che mi furono sottoposte di
nuovo, e con una certa insistenza, cominciai a vedervi qualcosa di
sensato. A quel punto, nell'arco di due giorni, recuperai tutto il
terreno perduto, e di colpo vidi chiara l'immagine di quello che era
davvero successo quel giorno".
|
Lo sconcerto iniziale di Griffin non è affatto difficile da capire: in fondo tutti noi prima o poi abbiamo pensato: "Non
è possibile. Gli americani non arriverebbero mai a farsi da soli
una cosa del genere".
E questo, per fortuna, è verissimo. Gli "americani" non si
farebbero mai una cosa del genere, come non la farebbe la stragrande
maggioranza dei cittadini di una qualunque altra nazione al mondo.
L'idea di uccidere a sangue freddo dei propri connazionali,
autoinfliggendosi danni economici non indifferenti, per un qualunque
fine secondario, è qualcosa che non sfiorerebbe mai la mente di
tutti coloro che consideriamo "gente normale".
Ma gli uomini della cosiddetta "amministrazione Bush" non sono affatto
"americani qualunque", e non è affatto detto che debbano
ragionare secondo gli stessi criteri etico-morali a cui tutti noi
"gente normale" facciamo comune riferimento.
Vista la complessità della materia, sarà un lavoro
separato, "La verità di cristallo", a cercare di approfondire
gli elementi che supportano la tesi dell'autoattentato. Qui proponiamo
solo un breve excursus storico, che permetta di capire come tale tesi
sia tutt'altro che improponibile. Lo è sicuramente almeno quanto
quella che vorrebbe bin Laden a capo di una banda di sciamannati, che
avrebbe voluto questi attentati per motivi che il mondo intero aspetta
ancora di capire.
Al proposito anticipiamo solo un fatto, tanto significativo quanto sconcertante: Osama
bin Laden non è, nè è mai stato, ufficialmente
ricercato dall'FBI in relazione agli attentati dell'undici settembre
2001.
|