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di Massimo Mazzucco
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Ma davvero non siamo mai andati sulla Luna?




IV PARTE: IL PROBLEMA DELLO SFONDO, E IL PROBLEMA DEI CONI DI LUCE

Esistono, nella fotografia di moda, svariati sistemi per "andare alle Maldive" senza dover ogni voltra andare alle Maldive. Eccone alcuni esempi, che funzionano in maniera diversa. Il primo a sinistra è un semplice fotomontaggio digitale, ovvero la foto della modella, fatta in studio, è sovrapposta ad un altra, scattata al mare. Il secondo è una plancia di supporto, su cui siede la modella (sempre in studio), mentre alle sue spalle viene proiettata una diapositiva. Il terzo infine è un semplice fondale colorato, che ricorda uno spazio aperto senza pretendere di ingannare nessuno.



Ma in ciascun caso è ovvio che si tratti di sistemi limitati, nei quali comunque il trucco, ovvero "la giunta" fra l'immagine in primo piano e l'ambiente sullo sfondo, si vede chiaramente.

E se è difficile oggi, con le tecnologie più moderne, riuscire a spacciare una foto in studio per una in esterni, figuriamoci trent'anni fa, quando gli unici strumenti a disposizione, oltre alle mani dello stampatore sotto l'ingranditore, erano le forbici e il cartoncino.



COME E' POSSIBILE REALIZZARE SULLA TERRA DELLE FOTO "LUNARI"

Per produrre sulla Terra foto simili a quelle che si otterrebbero sulla Luna, si possono usare almeno tre metodi diversi:

Il primo è quello di fotografare gli astronauti in studio con luce artificiale (i potenti "spot" da cinema), che imitino la luce del sole, in un ambiente ricreato appositamente. Come nei film di Fellini, dove la spiaggia di Rimini stava tutta dentro lo studio 5 di Cinecittà. (Nella foto accanto, la "palestra" originale degli astronauti, ricreata in studio).

Il secondo è quello di fotografarli sempre con potenti spot da cinema, ma in esterni, di notte, in situazioni desertiche somiglianti a quelle lunari (es. più sotto).

Il terzo infine è quello di fotografarli sempre in esterni, nelle stesse situazioni desertiche, ma di giorno, ritagliando poi in sede di stampa la parte di cielo e nuvole, e sostituendola con del nero qualunque (es. più sotto).

Ma in ciascun caso, indipendentemente dal metodo usato, va poi aggiunto in sede di stampa uno sfondo di tipo lunare "lontano" (la famosa diapositiva dei tropici, alle spalle delle modelle), che ovviamente non può essere presente nè in studio, nè in eventuali scorci di deserto che si siano trovati sulla Terra.

Qui scatta

IL PROBLEMA DELLO SFONDO: IL  "DAVANTI", E IL "DIETRO"

Lasciamo la parola alle immagini.







Nella stragrande maggioranza delle foto lunari, la linea di giunta attraversa tutto il fotogramma, da parte a parte, e così le foto risultano la somma evidente di due metà ben distinte, senza nessuna zona di continuità che leghi i due piani. Si noti infine la differenza di colorazione fra i due terreni giustapposti.

Vi sono molti casi in cui gli astronauti hanno voluto documentare l'intera zona in cui si trovavano, con una panoramica a 360 gradi (fatta giustapponendo diversi scatti singoli). Il problema a questo punto diventa macroscopico, poichè di colpo ci si accorge di essere allunati ...



... su uno stranissimo plateau rialzato, separato dal mondo circostante da una vallata circolare, che però sulle mappe degli allunaggi non appare affatto!

Per vedere l'immagine panoramica in dimensioni reali andate qui (180  kb). (ATTENZIONE: Internet Explorer spesso riduce automaticamente le dimensioni di un'immagine che sia più larga dello schermo. Accertarsi di stare vedendo l'originale, che è largo almeno 5 volte la schermata del computer).




IL PROBLEMA DEL CONO DI LUCE

Questo è forse, fra tutti, il problema che condanna le foto lunari senza possibilità di scampo. Se si utilizzano gli spot da cinema di notte, sia in studio che in esterni, bisogna avere l'accortezza di usarne uno solo, per evitare doppie ombre. Questa purtroppo è una limitazione che ti permette di illuminare una zona di terreno limitata.

Tutto intorno al cono di luce proiettato dallo spot, infatti, si verificherà una zona di ombra progressiva, fino al buio assoluto. Ed ecco cosa succede, in tali condizioni, se si allarga un pò troppo l'inquadratura.


La parte di terreno più lontana dal soggetto risulta degradare verso l'ombra, mentre, se davvero ad illuminare fosse il sole, tutto il terreno dovrebbe risultare illuminato in maniera uniforme. Come ad esempio in questa immagine, a noi molto piu familiare, della pianura padana:



Come spiegare allora quell'ombra tutto intorno?

Ecco sotto la corrispondente panoramica a 360 gradi, che mostra l'intera zona di allunaggio di Apollo 11. E' praticamente piatta. Non vi erano quindi nelle vicinanze del LEM ostacoli o colline di alcun genere, che potessero proiettare ombre di quel tipo sul terreno circostante.




Ecco altri esempi, presi da missioni diverse, con il "cono di luce" chiaramente visibile.

A  

Perchè mai il sole dovrebbe "dimenticarsi" di illuminare la zona di terreno indicata dalla freccia?

B  

La foto sotto ci dà la possibilità di vedere sia davanti che dietro al fotografo
(poichè questo è riflesso nel visore dell'astronauta).
  C  

Sotto vedete lo schema, visto dall'alto, della foto C, che si ottiene sommando quello che si vede alle spalle dell'astronauta a quello che si vede riflesso nel suo visore. Potete vedere chiaramente il "cono di luce", che inizia proprio sotto il gomito sinistro dell'astronauta, mentre sia il soggetto che il fotografo sono circondati da una penombra inspiegabile.



L'effetto che vedete in queste foto, oltretutto, è curiosamente identico a quello che si otterrebbe fotografando gli astronauti proprio con gli spot da cinema, sia in studio che in esterni, di notte (quello sotto è chiaramente un fotomontaggio).



Accortisi probabilmente del difetto clamoroso, gli stessi responsabili NASA devono aver deciso di correggere il tiro, poichè da un certo punto in poi hanno iniziato a comparire sempre più foto fatte con il terzo metodo,  quello delle foto scattate di giorno in esterni, con il cielo rimosso in seguito. Qui finalmente il terreno risulta tutto illuminato uniformemente, come dovrebbe essere.



La foto originale probabilmente era qualcosa di molto simile all'immagine sotto (noi abbiamo fatto il percorso inverso, aggiungendo un cielo qualunque a quella "lunare" sopra:



Sotto un altro esempio del procedimento che si userebbe scattando nel deserto di giorno, per rimpiazzare poi lo sfondo terrestre con il "buio" spaziale. Si scatta la foto "dietro casa"...



... e poi in camera oscura si cancella il cielo. (Noi qui abbiamo nuovamente fatto il percorso inverso, aggiungendo un cielo qualunque alla foto "lunare" della NASA). In fondo, il trucco è semplice.

Il problema è che ormai le prime foto, quelle con il "cono di luce", avevano fatto il giro del mondo.


NOTA: Una della accuse che viene invece rivolta erroneamente alla NASA, è quella di aver "dimenticato" di mostrare le stelle nel cielo lunare. E' invece corretto che non compaiano, poichè il diaframma imposto dalla luce solare, non filtrata dall'atmostefa, dovrebbe tranquillamente raggiungere valori tali per cui le stelle, più deboli e lontane, non si vedrebbero comunque.



Ecco infine un'altra immagine, che riassume almeno tre degli errori visti finora. Potete provate a vederli da soli, prima di continuare a leggere:



1) Sole particolarmente "anemico" (che ti permette addirittura un diaframma sufficiente a leggere le ombre, pur inquadrandolo direttamente!), 2) La zona in ombra illuminata da riflessi del tutto ingiustificati (il "compromesso impossibile" del controluce), e 3) il vistoso cono di luce al centro dell'immagine, dove il terreno risulta molto più chiaro che non ai lati (frecce gialle).

In preparazione la V PARTE.

Massimo Mazzucco

(più sotto i link per cambiare pagina)










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