IV
PARTE: IL PROBLEMA DELLO SFONDO, E IL PROBLEMA DEI CONI DI LUCE
Esistono, nella fotografia di moda, svariati sistemi per "andare alle
Maldive" senza dover ogni voltra andare alle Maldive. Eccone alcuni
esempi, che funzionano in maniera diversa. Il primo a sinistra è
un semplice fotomontaggio digitale, ovvero la foto della modella, fatta
in studio, è sovrapposta ad un altra, scattata al mare. Il
secondo è una plancia di supporto, su cui siede la modella
(sempre in studio), mentre alle sue spalle viene proiettata una
diapositiva. Il terzo infine è un semplice fondale colorato, che
ricorda uno spazio aperto senza pretendere di ingannare nessuno.
Ma in ciascun caso è ovvio che si tratti di sistemi limitati,
nei quali comunque il trucco, ovvero "la giunta" fra l'immagine in
primo piano e l'ambiente sullo sfondo, si vede chiaramente.
E se è difficile oggi, con le tecnologie più moderne,
riuscire a spacciare una foto in studio per una in esterni, figuriamoci
trent'anni fa, quando gli unici strumenti a disposizione, oltre alle
mani dello stampatore sotto l'ingranditore, erano le forbici e il
cartoncino.
COME
E' POSSIBILE REALIZZARE SULLA TERRA DELLE FOTO "LUNARI"
Per produrre sulla Terra foto simili a quelle che si
otterrebbero sulla Luna, si possono usare almeno tre metodi
diversi:
Il primo
è quello di
fotografare gli astronauti in studio con luce
artificiale (i potenti "spot" da cinema), che imitino la luce del sole,
in un ambiente ricreato
appositamente. Come nei film di Fellini, dove la spiaggia di Rimini
stava tutta dentro lo studio 5 di Cinecittà. (Nella foto
accanto, la "palestra" originale degli astronauti, ricreata in studio).
Il secondo è quello di
fotografarli sempre con potenti spot da cinema, ma
in esterni, di notte, in situazioni desertiche
somiglianti a quelle lunari (es. più sotto).
Il terzo infine è
quello di fotografarli sempre in esterni, nelle stesse situazioni
desertiche, ma
di giorno, ritagliando poi in sede di stampa la parte di cielo e
nuvole, e sostituendola con del nero qualunque (es. più sotto).
Ma in ciascun caso, indipendentemente dal metodo usato, va poi aggiunto
in sede di stampa uno sfondo di tipo lunare "lontano" (la famosa
diapositiva dei tropici, alle spalle delle modelle), che
ovviamente non può essere
presente nè in studio, nè in eventuali scorci di deserto
che si siano
trovati sulla Terra.
Qui scatta
IL PROBLEMA DELLO SFONDO:
IL "DAVANTI", E IL "DIETRO"
Lasciamo la parola alle immagini.
Nella stragrande maggioranza delle foto lunari, la linea di giunta attraversa tutto il fotogramma,
da parte a parte, e così le foto risultano la somma evidente di
due metà ben distinte, senza nessuna
zona di continuità che leghi i due piani. Si noti
infine la differenza di colorazione fra i due terreni giustapposti.
Vi sono molti casi in cui gli astronauti hanno
voluto documentare l'intera zona in cui si trovavano, con una
panoramica a 360 gradi (fatta giustapponendo diversi scatti singoli).
Il problema a questo punto diventa macroscopico, poichè di colpo
ci si accorge di
essere allunati ...
...
su uno stranissimo plateau rialzato, separato dal mondo
circostante da una vallata circolare, che però sulle
mappe degli allunaggi non appare affatto!
Per vedere l'immagine panoramica in
dimensioni reali andate
qui (180 kb). (ATTENZIONE: Internet Explorer spesso riduce
automaticamente le dimensioni di un'immagine che sia più larga
dello schermo. Accertarsi di stare vedendo l'originale, che è
largo almeno 5 volte la schermata del computer).
IL PROBLEMA DEL CONO DI
LUCE
Questo è forse, fra tutti, il problema che condanna le foto
lunari senza possibilità di scampo. Se si utilizzano gli spot da
cinema di notte, sia in studio che in
esterni, bisogna avere l'accortezza di usarne uno
solo, per evitare doppie ombre. Questa purtroppo è una
limitazione che ti permette di illuminare una zona
di terreno limitata.
Tutto intorno al cono di luce proiettato dallo spot, infatti,
si verificherà una zona di ombra progressiva, fino al buio
assoluto. Ed ecco cosa succede, in tali condizioni, se si allarga un
pò troppo l'inquadratura.
La parte di terreno più lontana dal soggetto risulta degradare
verso l'ombra, mentre, se davvero ad illuminare fosse il sole, tutto il
terreno dovrebbe risultare illuminato
in maniera uniforme. Come ad esempio in questa immagine, a
noi molto piu
familiare, della pianura padana:
Come spiegare allora quell'ombra tutto intorno?
Ecco sotto la corrispondente panoramica a 360 gradi, che mostra
l'intera zona di allunaggio di Apollo 11. E' praticamente piatta.
Non vi erano quindi nelle vicinanze del LEM ostacoli
o colline di alcun genere, che potessero proiettare ombre di quel tipo
sul terreno circostante.
Ecco altri esempi, presi da
missioni diverse, con il "cono di luce" chiaramente visibile.
A
Perchè mai il sole dovrebbe "dimenticarsi" di
illuminare la zona di terreno indicata dalla freccia?
B
La foto sotto ci dà la possibilità di vedere sia davanti
che dietro al fotografo
(poichè questo è riflesso nel visore dell'astronauta).
C
Sotto vedete lo schema, visto
dall'alto, della foto C,
che si ottiene sommando quello che si vede alle spalle dell'astronauta
a quello che si vede riflesso nel suo visore. Potete vedere chiaramente
il "cono di luce", che inizia proprio sotto il gomito sinistro
dell'astronauta, mentre sia il soggetto che il fotografo sono
circondati da
una penombra inspiegabile.
L'effetto che vedete in queste foto, oltretutto, è
curiosamente identico a quello che si otterrebbe fotografando gli
astronauti proprio
con gli spot da cinema, sia in studio che in esterni, di notte (quello
sotto è chiaramente un fotomontaggio).
Accortisi probabilmente del difetto clamoroso, gli stessi responsabili
NASA devono aver deciso di correggere il tiro, poichè da un
certo punto in poi hanno iniziato a comparire sempre più foto
fatte con il terzo metodo, quello delle foto scattate di giorno
in
esterni, con il cielo rimosso in seguito. Qui finalmente il terreno
risulta tutto illuminato uniformemente,
come dovrebbe essere.
La foto
originale probabilmente era qualcosa di molto simile all'immagine sotto
(noi abbiamo fatto il percorso inverso, aggiungendo un cielo qualunque
a quella "lunare" sopra:
Sotto un altro esempio del procedimento che si userebbe
scattando
nel deserto di giorno, per
rimpiazzare poi lo sfondo terrestre con il "buio" spaziale. Si scatta
la foto "dietro casa"...
... e poi in camera oscura si cancella il cielo. (Noi qui abbiamo
nuovamente fatto
il percorso inverso, aggiungendo un cielo qualunque alla foto "lunare"
della NASA). In fondo, il trucco è semplice.
Il problema è che ormai le prime foto, quelle con il "cono di
luce", avevano fatto il giro del mondo.
NOTA: Una della accuse
che viene invece rivolta erroneamente alla
NASA, è quella di aver "dimenticato" di mostrare le stelle nel
cielo lunare. E' invece corretto che non compaiano, poichè il
diaframma imposto dalla luce solare, non filtrata
dall'atmostefa, dovrebbe tranquillamente raggiungere valori tali per
cui le stelle, più deboli e lontane, non si vedrebbero comunque.
Ecco infine un'altra immagine, che riassume almeno tre degli errori
visti finora. Potete provate a vederli da soli, prima di continuare a
leggere:
1) Sole particolarmente "anemico" (che ti permette addirittura un
diaframma sufficiente a leggere le ombre, pur inquadrandolo
direttamente!), 2) La zona in ombra illuminata da riflessi del tutto
ingiustificati (il "compromesso impossibile" del controluce), e 3) il
vistoso cono di luce al centro dell'immagine, dove il terreno risulta
molto più chiaro che non ai lati (frecce gialle).
In preparazione la V PARTE.
Massimo Mazzucco
(più
sotto i link per cambiare
pagina)
|