Sertes ha scritto: Guarda che la figura del gatekeeper non è mica un invenzione di adesso, è una cosa abbastanza risaputa e riconosciuta, che fa parte della black propaganda, cioè dei falsi amici.
Esiste anche come figura dell'editoria.
Si tratta di una persona che si costruisce una credibilità quale esperto di un settore, rivelando segreti di entità medio/bassa, e che spende quella credibilità per bloccare il dialogo sui segreti di entità medio/grande.
Nella quale descrizione è facilissimo far rientrare chiunque abbia il torto di non dire esattamente quello che ci aspetteremmo dicesse o ci piacerebbe dicesse. Travaglio, Grillo, Assange, a seconda dei punti di vista ognuno di loro può essere tranquillamente considerato o meno un gatekeeper. Magari domani la stessa sorte toccherà anche a Snowden, se mai dovesse azzardarsi a fare affermazioni che non confermano la nostra versione dell'11 settembre. Vogliamo scommettere?
No, proprio non ci arrivi. Il problema non è la definizione del gatekeeper. Il problema è liberarsi il più possibile dal proprio bias quando si vuole fare un'analisi che sia un minimo spendibile e ricevibile anche al di fuori del "nostro" ambiente. Perché sai, a prendersi dei Kudoz qui dentro siamo tutti buoni. Il problema, come sempre, è là fuori.
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E dopo 10 anni, siamo a discutere se il Volo 77 è arrivato proprio lungo questa linea, o piuttosto è arrivato due metri più a sinistra, o due metri più a destra? (Perle complottiste)
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