INTRODUZIONE
Nell'analizzare l'omicidio Kennedy, ci scordiamo tutti spesso di una
cosa importantissima: l'intero castello difensivo della tesi Warren,
e quindi di chi ancora si ostina a sostenerla, in realtà si
regge su una singola carta
sottile quanto un giovane ramo di quercia agitato dal vento.
I difensori della Warren infatti, pressati più da
vicino, sono costretti ad ammettere che il
famoso colpo "andato a vuoto" può solo essere stato sparato da
Oswald fra i
fotogrammi
Z160 e Z166, e che prima di colpire il bersaglio il proiettile
dev'essere
stato deviato da un ramo della quercia sottostante, per andare a
colpire - scamiciato - il marciapiede accanto a James Tague, vicino al
sottopassaggio.
Non
vi sono infatti altre ipotesi accettabili, in
grado di far
quadrare
il cerchio con tre sole pallottole ed un solo cecchino.
RIPETIAMOLO QUINDI PER CHIAREZZA: Chi sostiene la tesi Warren è
obbligato a credere - o comunque a sostenere - che il primo colpo sia
stato deviato dal ramo di quercia nel modo suddetto. TALE E' LA FORZA EFFETTIVA DI COLORO CHE SI
ATTEGGIANO A DEPOSITARI DELLA VERITA' SUL CASO KENNEDY: praticamente
nulla.
Perchè "praticamente", e non nulla del tutto? Poichè
tutti sappiamo come la parola "dimostrare" abbia la
latitudine che ciascuno vuole darle quando la utilizza.
E pensare che è proprio il sostenitore della tesi Warren, nel
caso della quercia, a premurarsi di farci sapere che "non
esiste prova scientifica che la deviazione di quel colpo non fosse
possibile". Certo, molto difficilmente si può dimostrare
l'impossibilità o l'inesistenza di qualcosa, lo sanno anche gli
studenti al
primo anno di filosofia, ed esiste addirittura una fallacia logica al
riguardo, detta "Argomento ad ignorantiam"
(Es. Dio esiste:
dimostrami che non c'è). Curiosa però, al di
là di
tutto, questa necessità di
aggrapparsi alla "non esistenza" di una prova contraria, quando le
stesse persone vorrebbero sostenere che "è stato definitamente
provato che Oswald agì da
solo".
Delle due una, non credete?
Comunque sia, diciamo che chi scrive si
accontenterà di dimostrare come
la tesi
proposta sia "praticamente" impossibile (ovvero, rimane possibile, ma
solo
in via teorica, poichè nel mondo reale va a scontrarsi
con i
più
elementari principi della fisica dinamica, oltre che con la logica e
col comune buon senso), lasciando a chi legge il
giudizio
sulla effettiva credibilità complessiva di una tesi - quella
della SBT - che già è molto difficile sostenere per
mille altri motivi.
L'ANALISI TEORICA
Pur volendo ipotizzare che sia questo lo sparo andato a vuoto,
si parte almeno dal presupposto - per fortuna confermato anche dai
propositori della
teoria stessa - che Oswald non sia stato così stupido da
scegliere di
sparare il primo colpo quando già Kennedy gli fosse scomparso
del tutto alla vista, sotto la quercia, ma che abbia aspettato magari
troppo a
farlo, seguendo il bersaglio nel mirino, ed obbligandosi così ad
una linea
di tiro che ne rasentava i rami esterni. A quel punto un colpo di vento
- peraltro presente
a Dallas quel giorno - avrebbe improvvisamente
frapposto un ramo "vagante" fra il proiettile e il bersaglio
sottostante. La frapposizione in sè è certo possibile: la
necessità di anticipare il colpo, la breve distanza e quindi la
rapidita’ di uscita dal campo visivo dell’ottica del bersaglio, il
bersaglio intermedio (quercia), la distanza di molto inferiore a quella
di azzeramento, sono tutti fattori che possono avere portato il
tiratore a colpire per errore il ramo incriminato.
Il problema sta
tutto nell'entità dell'eventuale deviazione.
In realtà infatti, "anche le querce
cominciano da
piccole", e i rami di quella di Dealey Plaza avevano,
nel 1963, uno spessore ancora minore di quello che vedete nella foto
accanto, che risulta essere del 1969.
I rami sono teneri e
sottili, ed ondeggiano liberi al vento, uniti come sono al tronco in
maniera elastica e
flessibile.
Nessuno di quei rami dovrebbe quindi essere in grado di opporre la
resistenza
dinamica necessaria a deviare in
maniera sostanziale (come vedremo) la traiettoria di un
proiettile di fucile che viaggia al doppio della velocità del
suono. Ci si
aspetterebbe piuttosto che il ramo venisse spostato lateralmente dal
proiettile, se colpito di striscio, oppure piuttosto spezzato del
tutto, se
colpito nel suo punto più spesso.
Ma in nessun caso la
traiettoria del proiettile potrebbe risentire di
quell'impatto, se non in misura assolutamente irrilevante. Le
leggi
della fisica dicono infatti che fra due corpi che si
scontrano, è il più "leggero" (in quanto a forza
d'impatto,
cioè energia cinetica tradotta in Kg./cm2) a cambiare
maggiormente di
traiettoria rispetto al più pesante.
Se
un'automobile si scontra con un ciclista
(esempio sotto a sin.)
purtroppo è il ciclista, che ha una forza
d'impatto in Kg/cmq molto minore,
a volare lontano, mentre l'auto continua (o si ferma) lungo la
traiettoria che già aveva (deviando, in realtà, ma di
pochissimo). Se invece quell'auto si scontra con
un TIR (sotto
a ds.). che ha a sua volta cento volte la sua forza di
impatto, è l'auto a volare dall'altra parte della piazza,
mentre il TIR prosegue, finchè si ferma, nella stessa
direzione
(deviando, in realtà, ma di pochissimo).
Per
calcolare quindi la forza
d'impatto di un proiettile bisogna prima conoscerne l'energia
cinetica (E), che è espressa
in Joule, ed
è
data dalla formula E=(mV2)/2 (dove m
è la massa in chilogrammi e V è la velocità in
metri al secondo). Facendo un calcolo
approssimativo (per difetto), se un proiettile
calibro 6.5 pesa
circa 150 grani = 10 grammi (0,01 Kg), e viaggia a 600 metri al
secondo, abbiamo
0.01 x 600 = 6
6 x 6 = 36
36 / 2 = 18 E
(Joules di energia cinetica).
Siccome 1
Joule equivale a una spinta di circa 10 Kg/cmq., abbiamo
180 Kg. per centimetro quadrato di spinta
prodotta dal proiettile appena uscito dalla canna. E siccome la sezione
di un proiettile di 6.5 mm di diametro, equivale più o meno ad
un quarto di centimetro quadrato, possiamo valutare sui 45 kg circa
(180 / 4) la forza d'impatto di quel proiettile. (Che non si disperde
nel bersaglio, poichè in questo caso non c'è
penetrazione).
IMMAGINIAMO QUINDI DI FAR CADERE
SUL RAMO, CHE E' LIBERO DI OSCILLARE IN OGNI DIREZIONE, UN PESO DA
BILANCIA DI 45 CHILOGRAMMI, CHE COLPISCA IL RAMO CON UN SUO SPIGOLO (che
equivale alla punta del proiettile):
SI SPOSTA IL RAMO, O E' IL PESO A CAMBIARE
DIREZIONE?
Solo
perchè il proiettile "è piccolo", ci sembra
possibile che venga deviato dal ramo "che è più grosso",
ma in realtà le forze effettive in gioco sono capovolte.
Inoltre, all'energia cinetica sopra calcolata, detta "traslazionale" (relativa
cioè al tragitto vero e proprio del proiettile), bisognerebbe
aggiungere anche quella "rotazionale" (mentre viaggia il proiettile
gira anche su se stesso),
misurata rispetto al suo centro di
massa. Ma la
sproporzione con la resistenza che può
opporre quel ramo di quercia, così leggero, mobile ed elastico,
ai 45 chilogrammi del proiettile, è
già tale da escludere in qualunque modo una sostanziale
deviazione da parte sua.
Solo
un oggetto
assolutamente rigido, pesante, consistente, e
ben fissato a tutte le sue estremità, può illudersi di
deviare in maniera sostanziale un proiettile di
quel tipo. Potrebbe quindi averlo fatto, teoricamente, il tronco stesso
dell'albero, ma i tronchi di quel genere, a loro volta, non si fanno
certo spostare dalla prima folata di vento.
Non c'è infatti nessun bisogno di mettersi a
discutere
sull'effettiva rigidità di quel ramo, perchè
è l'ipotesi stessa
ad imporre la contraddizione: quel
ramo deve
essere CONTEMPORANEAMENTE abbastanza morbido e
flessibile per andare ad ingombrare di colpo il campo visivo di
Oswald, in seguito ad una folata di vento, ma abbastanza rigido da
deflettere poi
con fermezza il proiettile.
Suggerire che a deviare il
proiettile sia stato un ramo che oscilla libero al vento, è come
dare uno schiaffo a un
mosca e pensare che la mano possa subire una deviazione
nel farlo.
ULTERIORI ARGOMENTI A SFAVORE
1 - In tutto
questo
non abbiamo considerato l'energia cinetica che il proiettile avrebbe
dovuto
concedere al ramo, se davvero fosse stato deviato in modo così
violento, e di cui ora avrebbe invece tanto bisogno, per arrivare sino
a Tague con la forza sufficiente per staccare una scheggia dal
marciapiede e spedirgliela in
faccia.
2 - A rendere
ancora più pesante il deficit energetico del
proiettile ci sarebbe poi la
famosa scamiciatura, che fra
l'altro non ci viene spiegato in nessun modo dove mai possa
essere avvenuta. La tesi della
quercia, quindi, in realtà non è nemmeno completa.
3 - C'è infine un
notevole problema logico da
superare, per
accettare a priori l'ipotesi della quercia: è davvero
possibile
che a
nessuno degli investigatori sia venuto in mente, guardando dalla
finestra da cui ha
sparato Oswald, di andare ad ispezionare quell'albero centimetro per
centimetro, per vedere se per caso si rintracciava qualche altro
proiettile conficcato nel tronco, o magari appunto deviato da uno dei
rami? Sono
cose che si fanno normalmente per un qualunque omicidio fra
gente normale, e non è quindi pensabile che non sia
stato fatto per
quello del presidente. Ma in quel caso, come mai non ci è mai
stato
detto che c'era un ramo spezzato, o comunque il segno del passaggio di
un proiettile fra quei rami? Sarebbe stato nell'interesse della
Commissione stessa, oltretutto, il dircelo, poichè avrebbe
potuto supportare in qualche modo la loro versione dei fatti. (In
realtà la Commissione Warren si guardò bene
dall'offrire una QUALUNQUE spiegazione completa per la dinamica
dell'intera sparatoria. Ma prima o poi qualcuno dovette farlo, ed
a quel punto cascò l'asino: l'unica alternativa possibile al
ramo di quercia, per riconciliare tutti gli elementi noti con soli tre
proiettili ed un solo cecchino, è talmente ridicola che molti
degli stessi sostenitori della Warren si vergognano a citarla.)
Come dicevamo
all'inizio, una cosa è
suggerire l'ipotesi del ramo di quercia in via teorica, ben
altra
è cercare di immaginarsela avvenire davvero, nel contesto
della situazione reale che ben conosciamo. Passiamo quindi
DALLE PAROLE ALLE IMMAGINI
Se guardiamo
l'angolazione effettiva a cui sarebbe stato obbligato Oswald
per spare prima della quercia, vedremo come non solo la scelta sarebbe
stata poco intelligente, ma come il ramo dovrebbe imporre al proiettile
una deviazione di almeno 45/50 gradi,
perchè raggiunga il lontanissimo Tague sotto il
cavalcavia.
Il
disegno
accanto è tratto da un quotidiano dell'epoca.
Nonostante sia
chiaramente sbagliato in angolazione orizzontale (Oswald avrebbe dovuto
mirare più alla sua destra), dà invece un'idea di quale
angolazione verticale
avrebbe dovuto
effettivamente
tenere, per
colpire il bersaglio prima della quercia.
Notiamo fra l'altro l'estrema generosità del disegnatore nel
concedere ad Oswald tutto quello spazio per prendere la
mira, mentre nella foto a sinistra vediamo lo spazio effettivo
attraverso
il quale Oswald avrebbe dovuto infilare la canna del fucile. Altro che
starsene comodamente seduto sugli scatoloni!
Sotto
vediamo due diverse immagini, prese dalla finestra del sesto
piano, che indicano chiaramente l'obbligo di una linea di tiro
molto
più verticale di quella che siamo abituati ad immaginare.
A
Z-160
infatti...
|
...
Kennedy sta praticamente SOTTO di noi,
in
una posizione indicata approssimativamente dalle frecce
gialle.
Vediamo adesso dov'è James Tague, considerando
anche la finestra e l'angolo di tiro:
Questi sono due
fotomontaggi, ottenuti mettendo in trasparenza l'immagine A prima sulla
B e poi sulla C, ed aggiungendo infine il riquadro bordato di rosso con
l'immagine di Tague. I risultati,
per quanto
approssimativi, rendono abbastanza bene l'idea di come stessero le cose
in quel momento, viste dal sesto piano.
Confrontate ora
la direzione in cui dovrebbe mirare Oswald - praticamente in verticale,
sotto di sè, PRIMA della quercia
che vede attraverso la finestra - con il punto in cui si trova
Tague (indicato dai pallini rossi in ciascuna foto).
Ed ecco il
controcampo della situazione, visto dall'alto. Col pallino giallo
è ora indicato il punto in cui più o meno dovrebbe
trovarsi Kennedy, usando come riferimento sia il fotogramma Z-160
(inserito in basso al centro), sia il fatto che oltre quella linea di
tiro (tratteggiata in celeste) Kennedy scomparirebbe comunque alla
vista di Oswald. Il
tratteggio rosso indica invece il proseguimento del proiettile verso
James Tague, dopo l'ipotetica deviazione del ramo di quercia.
Come
vedete, a furia di ipotizzare
l'impossibile, siamo ormai più dalle parti
dei
cartoni animati
che non
da quelle di una valutazione
oggettiva
dei fatti. Nel grafico sotto a
destra si vede invece come Tague sarebbe stato
costantemente
nella mira
di un secondo sparatore, se se ne ipotizza uno - come molti hanno
suggerito - appostato ai
piani bassi del vicino DalTex Building.
Un'ultima
considerazione, a tempo ormai scaduto. Ma la
vogliamo concedere almeno un pò di intelligenza, a questo
poveraccio di Oswald? Quale cecchino al mondo sceglierebbe mai di
sparare il primo colpo poco prima che il bersaglio gli sparisca sotto
la quercia? Metti che l'auto, che già viaggia a
velocità ridottissima, si fermi del tutto, per una reazione
imprevista del conducente che magari, nel sentire Kennedy fare un
verso,
oppure la moglie gridare qualcosa, abbia istintivamente frenato. In
quel caso tu cosa fai? Resti
lì come un gonzo, col tuo fucile
carico, il bersaglio sotto la quercia, e così in
bella vista,
causa la distanza ravvicinata?
Oswald - o chiunque
altro - non avrebbe mai sparato a Kennedy prima che si infilasse sotto la
quercia, per gli stessi motivi
per cui non avrebbe mai sparato frontalmente a Kennedy, quando ancora
era sulla Houston.
CONCLUSIONE
Sono quindi almeno 4 le motivazioni che invalidano la teoria del ramo
di quercia.
1) I principi di fisica dinamica, che da soli bastano ad escludere
l'ipotesi per i motivi sopraddetti.
2) Mancanza di un riscontro investigativo che avrebbe invece dovuto
esserci, nel caso la deviazione fosse avvenuta.
3) Mancanza, in ogni caso, di una qualunque spiegazione accettabile per
la scamiciatura del proiettile.
4) Mancanza assoluta di logica nell'ipotetica scelta di Oswald di
sparare prima della scomparsa di Kennedy sotto la pianta.
***
Ai difensori del Rapporto
Warren, che sostengono che "fino ad oggi non è stata mai provata
la tesi della cospirazione", rispondiamo che la prova sta nell'
impossibilità stessa per Oswald
di aver agito da solo, come ci sembra in tutta onestà di
aver
mostrato in maniera chiara ed argomentata.
L'ipotesi della quercia inoltre andrebbe scartata anche come estrema
possibilità teorica, poichè comunque non spiega in
nessun modo la scamiciatura del proiettile.
la verita' conclusiva di questa analisi è che i
sostenitori della tesi Warren non hanno in realtà NESSUNA spiegazione valida e
completa, per riproporre la dinamica dei fatti con soli tre proiettili
ed un solo sparatore.
Massimo Mazzucco
NOTA:
Dopo aver dovuto imparare i rudimenti balistici, ho
voluto chiedere conforto ad alcuni esperti, presentando loro questa
stessa pagina prima di pubblicarla. Con la loro autorizzazione, riporto
qui le loro risposte.
[...]
Fortunatamente sul nostro Campo di Tiro abbiamo anche una linea per la
Carabina e spesso mi capita di vedere delle cose strane, ma le teorie
sono astratte mentre la pratica è cosa reale. In un colpo in 6,5
sparato da un Carcano o Mauser che sia, la velocità di tale
palla è di circa 650 mt al secondo, e lei vuole farmi credere
che un camiciato possa essere stato deviato da un tenero rametto?
Guardi che la camiciatura del proiettile si apre dopo un impatto
violento ed il piombo che vi è all'interno della camiciatura
rilascia la forza cinetica, ho visto bucare delle lastre d'acciaio
balistico da 1 cm. poste a 60 mt. di distanza, senza che il colpo si
fermasse. Pensi ai cacciatori di camoscio che a distanze superiori ai
600 mt. attingono al bersaglio attraversandolo senza poi sapere dove
è andata a finire la palla. "
Dino Fava - Presidente dell'Eagle Shooting
Club Arnasco
[...]
Premessa:
nella balistica terminale i bersagli sono divisi in due categorie
generiche.Hard target (bersagli duri) e soft target (Bersagli molli),
in quest'ultima categoria rientrano sia gli alberi che il corpo umano.
Ora, viste le caratteristice tecnico/balistiche di un proiettile di
fucile sarebbe un caso più unico che raro che un ramo di un
albero possa deviare la traiettoria di un proiettile da 6,5mm. lanciato
ad una velocità iniziale compresa tra i 680/760m/sec. (la
velocità varia a secondo del modello di '91 nella configurazione
fucile, nelle configurazioni moschetto è di circa 50/70 m/sec.
inferiore). Ma in virtù della tante variabili balistiche che
possono influenzare la traiettoria di un proiettile, anche se
ammettiamo ci sia stata una deviazione della traiettoria, sicuramente
è impossibile che urtando un ramo il proiettile perda la
camiciatura od una parte di essa.
La frantumazione di un proiettile avviene solo nell'impatto contro un
hard target, qualora non riesca a penetrare al suo interno. Quindi nel
caso di un ferimento dovuto a delle schegge di proiettile, è
molto probabile che esse siano dovute alla frantumazione del proiettile
contro il marciapiede (un hard target), un evento possibile anche se
improbabile alla distanza che lei mi ha indicato.
Mi complimento con lei per i calcoli; effettivamente la balistica
esterna e la balistica terminale risentono di moltissime variabili, sia
per le caratteristiche tecnico/balistiche della cartuccia, sia per
tutto ciò che può influenzare il moto di un proiettile
durante il volo verso il bersaglio.
Il calcolo dell'energia cinetica di un proiettile nel momento in cui
impatta contro il bersaglio (energia della lesione) non è cosa
facile, specie sulle distanze elevate. Primo perchè bisogna
calcolare quanta energia cinetica è andata perduta durante la
percorrenza della traiettoria, poi bisogna vedere quanta energia viene
scaricata sul bersaglio che, nel caso in cui viene trapassato, una
parte di questa energia esce insieme al proiettile (energia residua).
Francesco Zanardi -
Istruttore di Tiro della Polizia di Stato
|