L'Internet nel rapporto millenario fra informazione e potere
L'Internet
è
la
terza
grande
rivoluzione
nella
storia
della
comunicazione.
La
prima
fu
quella
di
Gutemberg,
che
con
la
stampa
toglieva
il
privilegio
della
conoscenza
ai
pochissimi
possessori
di
libri
copiati
a
mano,
e
la
metteva
a
disposizione
di
una
elite,
sempre
ristretta,
ma
centinaia
di
volte
più
ampia
della
precedente.
Da
un
punto
di
vista
algebrico,
introduceva
il
principio
della
replicabilità
della fonte,
con
ciascuna
unità
fruibile
da
un
singolo
utente
alla
volta.
STAMPA:
Una
fonte, una
destinazione
(1
x
1
=
1).
La
seconda
rivoluzione
fu
quella
della
radio-televisione,
che
introduceva
suoni
ed
immagini,
superava
grazie
all'etere
i limiti
fisici
della
propagazione
manuale,
e introduceva
soprattutto
il
concetto
della
contemporaneità
(la
"diretta").
Da
un
punto
di
vista
algebrico
si
superava
così
la
fruizione
unitaria,
con
ogni
singola
fonte in
grado
di
raggiungere
infiniti
utenti
nello
stesso
momento.
RADIO-TV:
Una fonte,
infinite
destinazioni
(1
x
1000
=
1000).
La
terza
rivoluzione,
Internet
appunto,
non
apporta alcun cambiamento radicale da
un
punto
di
vista
tecnologico
(testo, suono e immagine rimangono
bene o male alla
base
del
linguaggio),
ma
introduce
il
concetto
- profondamente rivoluzionante - di reciprocità.
Ora fonte e utente sono sullo stesso livello, e possono interagire.
Da
un
punto
di
vista
algebrico,
ciò
rende
le
infinite
utenze
altrettante
fonti potenziali.
INTERNET:
Infinite fonti,
infinite
destinazioni
(1000
x
1000
=
1.000.000).
In
un
grafico
molto
approssimativo,
che
ponesse
intorno
all'anno
zero
(inizio Impero Romano)
le
origini
della
civiltà
occidentale,
le
distanze
fra
le
tre
rivoluzioni
risultano
in
una
accelerazione
algebrica
molto
simile
a quella
del
rapporto
informazione/utenza.
Ovvero,
i tempi
si
riducono
secondo
la
stessa
curva
con
cui
si
allarga
la
base
"informata":
A giudicare
da
questa
progressione,
entro
una
decina
d'anni
al
massimo...
LE 3 RIVOLUZIONI: UN FATTORE
COMUNE, UNA PROFONDA DIFFERNZA
Nell'ambito
dell'assioma
"informazione
=
potere",
ciascuna
delle tre
rivoluzioni,
allargando
la
base
"informata",
ha
ridotto
di
altrettanto
la
"disinvoltura"
con
cui
l'elite poteva
permettersi di abusare
a
piacimento del
potere.
Se
nel
basso
medioevo
il
principe
poteva
mettere
a
morte
il
servo
senza
doverne
rispondere
a
nessuno,
durante
l'illuminismo
questo
già
comportava
per
lui
una
qualche
complicazione
in
più.
Ed
ai
giorni
nostri,
per
l'equivalente
di
quell'omicidio,
bisogna
o rifugiarsi nella
pena
di
morte (con la complicità del giudice, caso frequente negli
USA),
oppure
contare sull'impunità
che
comunque
ti offre il
sistema
democratico, se ne sei un esponente
di
vertice.
Ma
bene
o
male,
Andreotti
i
tre
gradi
di
magistratura
se
li
è
fatti
tutti,
e
ne
è
uscito
"non
colpevole"
più
che
altro
sulla
carta.
(Nota
bene:
non
"innocente").
Ma
Internet ha un'altra
caratteristica,
la
cui
portata
storica
è forse ancora maggiore delle precedenti: rispetto
ai due passaggi precedenti, Internet
rappresenta anche
il
primo
momento
in
assoluto
nella
storia
in
cui
l'informazione
sfugge
ad
un
qualunque
controllo
dell'elite al potere.
E'
ciò
non
è
affatto
marginale,
visto
appunto
l'assioma
di
partenza.
***
Ci
vorrà
del
tempo
prima
che
la
gente
si
abitui
alla
(o
anche
si
accorga
della)
portata
storica di
questo
aspetto. Ed altrettanto ce ne vorrà perchè l'elite si
renda
conto
fino
in
fondo
della
serpe
che
si
è
covata
in
seno
(l'Internet,
sublime
paradosso,
è
stato
inventato
dai
militari USA,
come
"arma
segreta"),
ma il
processo
ormai è
avviato,
ed
è chiaramente
irreversibile.
Non
solo infatti le
implicazioni
commerciali
rendono
oggi
l'Internet
indispensabile
alla
struttura
economica
dell'Occidente,
ma
a
questo
punto
sarebbe
teoricamente
impossibile
sopprimerlo per il semplice fatto che un
qualunque
tentativo
in quel senso verrebbe immediatamente
denunciato
al mondo tramite Internet stesso. Ovvero, l'arma che ferisce è
anche il proprio sisteme di difesa migliore.
E
senza
consenso
popolare
-
ci
insegna
la
storia
-
non
ha
mai
governato
nessuno
per
più
di venti minuti.
Una
volta
che
il
re
è
nudo,
lo
è
tanto
oggi
quanto
lo
era
ieri.
(Questo
non
vuol
dire
che
non
vi saranno,
come già vi sono, continui
tentativi
di
restrizione
di
ogni
tipo.
Ma
possono
solo prendere di mira
il
singolo,
non il sistema in sè, e
per
ogni
sito
eventrualmente chiuso
con qualche sotterfugio se
ne
riapriranno subito
tre
nel giro di un quarto d'ora).
GLI
ASPETTI
NEGATIVI, E IL "FATTORE UMANO"
Come
in
tutte
le
rivoluzioni,
in
cui
l'eccesso
diventa
regola,
anche
Internet
porta
con
sè
il
suo
bagaglio
di
aspetti
negativi.
Il
fatto
ad
esempio
che
chiunque
possa
immettere
in
rete
ciò
che
crede,
rende
la
piazza
un
infido
"souk"
dove
distinguere
il
prodotto
sano
da
quello
bacato
è
tutt'altro
che
facile.
C'è
inoltre
il
problema
che
potremmo
definire "incesto
dell'informazione".
Ovvero,
una
volta
che
una
qualunque
informazione
è
messa
in
circolo,
può
venire
teoricamente
ripresa
e
riciclata
all'infinito,
creando
da
una
parte
una
distorsione
della
stessa,
dall'altra
la
falsa
sensazione
di
una "abbondanza"
che
può
essere
facilmente
scambiata
per
conferma
della
sua
veridicità.
Per
i
due
problemi,
fortunatamente,
c'è
un'identica
soluzione:
la
consuetudine
all'uso
del
mezzo.
Che
si
sia
navigatori
con
salvagente
o
surfer
da
onda
oceanica,
arriva
per
tutti
il
momento
in
cui,
istintivamente,
ti
viene
il
sospetto
di
essere
finiti
in
un
sito
"ciucco".
E
siccome
a
quel
punto
si
è
di
solito
anche
abbastanza
familiari
col mezzo da
poter
condurre
un'efficace
ricerca
in
tempi
brevi,
la
verifica
di
quel
sospetto
è
anche
solitamente
a
portata
di
mano.
(Il
"capitano" un
pò
esperto
sa
bene
come
rivolgersi
al
motore
di
ricerca,
per
verificare
se
si
tratti
di
un
ripetuto
effetto
copia-e-incolla,
o
se
invece
svariate
fonti
riportino
in
effetti l'argomento
da punti di vista indipendenti).
Un'ultimo
aspetto
negativo, per molte persone,
è
la
cosiddetta
"mancanza
del
fattore
umano"
nei
rapporti
che
si
creano
in
rete:
mi
sembra
di
parlare
con
uno
schermo
luminoso,
non
posso
chiacchierare
con
uno
se
non
lo
vedo
in
faccia,
che
senso
ha
dire
ciao
se
non
puoi
stringergli
la
mano?
Innegabile,
ovviamente:
per
il
club
delle
bocce
la
nostalgia
l'abbiamo
tutti.
Vorremmo
però
suggerire
un
rovescio
della
medaglia,
che
potrebbe
almeno
in
parte
consolare
i
più
sensibili a questo problema:
proprio
perchè
in
rete
non
ci
si
"incontra"
per
prossimità
fisica,
il
criterio
aggregativo
diventa
il
qualunque
oggetto
specifico
che
sia
di
comune
interesse:
la
passione
per
la
vela,
l'odio
per
gli
eschimesi,
l'interesse
per
la
ricerca
bioatomica.
Ecco
quindi
che,
una
volta
trovato
il
proprio
"bar"
sotto
casa,
ci
si
sente
sì
più
estranei
in
un
senso
(anche
se
dura poco),
ma
decisamente
più
"a
casa"
nell'altro.
In
secondo
luogo
-
e
qui
sta
forse
la
grande
lezione
umana
di
Internet
-
non
conta
più
se
quello
che
hai
davanti (si fa per dire)
è
alto
o
basso,
bello
o
brutto,
ricco
o
povero.
Conta
ciò
in
cui
crede,
ciò
che
pensa,
ciò
che
sogna.
Ovvero
quello
che
ciascuno
di
noi
è,
nel
senso
più
profondo
della sua
essenza
individuale.
Internet
è,
in
ultima analisi,
il
luogo
di
incontro
per
tutte
le
menti
dell'umanità.