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La Auschwitz del Vaticano - 2a parte
LA AUSCHWITZ
DEL
VATICANO
Seconda parte
I BALCANI NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE
IL RUOLO DELL'ITALIA
I BALCANI NELLA
SECONDA GUERRA MONDIALE
Questa cartina militare tedesca descrive la compenetrazione delle varie
etnie all'inizio della II Guerra Mondiale, in quello che allora era il
Regno di Jugoslavia. Come si può vedere, il blocco occidentale
dei Serbi ("zona 1"), di religione ortodossa, rappresentava un ostacolo
insormontabile per l'unità dei croati, di religione cattolica.
Il 10 Aprile 1941 la Germania di Hitler invase in Regno di Jugoslavia,
e creò lo stato-fantoccio chiamato Repubblica Indipendente di
Croazia, con a capo il dittatore Ante Pavelic.
Nella cartina sotto la ripartizione dei Balcani nel 1942, dopo
l'invasione tedesca e lo smembramento della Jugoslavia. L'alleanza
nazifascista controllava ora Croazia, Bosnia, Montenegro e Albania,
avendo costretto il resto dell'etnia serba nell'ex-territorio della
"zona 2". Tutti i serbi che vivevano nella zona 1 furono uccisi,
scacciati o convertiti di forza al cattolicesimo. Ma i convertiti
e gli scacciati furono solo un'esigua minoranza.
In seguito nacque in Serbia (ex-zona 2) il movimento dei Partizan
jugoslavi (fra cui c'era il futuro Maresciallo Tito), che oppose una
tenace resistenza all'occupazione e all'avanzata germanica. Secondo
molti storici fu proprio questa resistenza a rallentare le armate di
Hitler a sufficienza da impedirgli di arrivare a Mosca prima
dell'inverno (1943), gettando così le basi per la sua sconfitta
nella II Guerra Mondiale.
IL RUOLO DELL'ITALIA
Per quanto non abbia partecipato militarmente all'invasione del 10
Aprile 1941, l'Italia aveva provveduto all'addestramento militare degli
Ustasha, che sarebbero insorti nel territorio croato come "quinta
colonna" al momento dell'invasione tedesca.
Addestramento
militare degli Ustasha in Italia, nelle vicinanze del loro campo, prima
dell'attacco alla Jugoslavia. |
Il generale Mario Robotti
della II Armata italiana incontra Ante Pavelic per discutere il
coordinamento delle azioni militari nella Jugoslavia occupata.
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In cambio della sua collaborazione, l'Italia ebbe l'Istria e la
Dalmazia, parte della Slovenia e parte della Bosnia (zona in grigio),
che rimasero sotto il suo controllo fino al 1943.
Nei territori occupati dall'Italia l'assoggettamento delle popolazioni
non fu meno brutale di quello operato dai nazisti o dagli Ustasha. Le
fucilazioni dei cosiddetti "ribelli" erano all'ordine del giorno anche
da noi.
SOPRA: Italiani fucilano
ostaggi in Montenegro. SOTTO: Un generale italiano controlla
personalmente la fucilazione dei combattenti jugoslavi catturati nel
villaggio di Larati, in Slovenia. |
In una lettera alla Questura di
Zara, il comandante del campo di concentramento di Melada facevo una
richiesta urgente di 50 rulli di filo spinato:
"Faccio
presente - si legge nel documento - che si rende assolutamente
necessaria la recinzione completa del campo, onde evitare fughe da
parte di qualche internato. A tale proposito bisogna rilevare che
quando si presenta la motobarca di cod. Questura per prelevare gli
ostaggi da fucilare, nel campo si nota un certo orgasmo, e c'è
da temere che qualcuno, per paura di essere prelevato, tenti l'evasione
per sfuggire alla fucilazione."
I rastrellamenti svuotavano interi villaggi, favorendo in questo modo
il progetto di "pulizia etnica" di Ante Pavelic.
Soldati italiani conducono
un "rastrellamento": masse di persone vengono portate ai campi di
concentramento
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Anche le rappresaglie erano diventate una routine in tutta la zona
occupata, per obbligare i partigiani a consegnarsi e venire deportati.
Nè furono più teneri gli italiani al momento della loro
ritirata, nel 1943. Ovunque passavano lasciavano alle proprie spalle
morte, devastazione e villaggi bruciati.
SOPRA: Il villaggio di Goraji Orahovac, nella Boka
Kotorska, fu totalmente incenerito dagli italiani. SOTTO: Gli italiani
si concedono un riposo, dopo aver dato alle fiamme un villaggio appena
attraversato.
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Sulle macerie di un villaggio dalmata campeggia uno
slogan di Mussolini: "L'odio giusto che vive nell'anima dei giovani
popoli ha scelto: vinceremo!"
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In "Scaramucce
sul lago Ladoga," Roberto Bassi ricostruisce le
peregrinazioni di una famiglia di veneti ebrei durante il fascismo.
Particolarmente significativa questa testimonianza dell'allora
Ammiraglio della Regia Marina italiana, Polacchini, riferita a
Zagabria, nel '42-'43: "Dei manifesti informano la popolazione che vi
sarebbe stata una distribuzione straordinaria di carne. Qualche faccia
sconvolta mi ha indotto ad avvicinarmi con il mio attendente a una
macelleria del centro. Ai ganci del negozio sono appesi, con gli abiti
insanguinati, molti uomini. Scritte in croato dicono: questa è
l'unica carne che vi meritate, quella dei ribelli che si oppongono
all'Italia." L'ammiraglio protesta, ma la risposta è che sono i
fascisti italiani e gli ustascia croati a comandare. LINK
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L'avventura italiana in Istria e Dalmazia rappresenta ovviamente un
capitolo a parte nella storia della Seconda Guerra Mondiale, ma
è interessante notare quanto il nostro intervento militare abbia
influito sulle vicende interne jugoslave, e soprattutto sul genocidio
dei serbo-ortodossi nell'ambito del progetto di totale
cattolicizzazione della Jugoslavia.
In questo rapporto a Mussolini, Italo Sauro - responsabile italiano per
i territori slavi conquistati - sottolineava la necessità di
arrivare alla completa " eliminazione
dello slavismo". Nella stessa pagina leggiamo anche: " La lotta dovrà esser anzitutto
precisa onde, ad esempio, ad un prete slavo si dovrà sostutuire
un prete italiano che parli slavo, e ciò perchè in un
primo tempo è bene agire lentamente per non provocare troppe
opposizioni e andare facilmente in profondità. Il prete slavo
dovrà in ogni caso essere prima affiancato a un italiano, e poi
eliminato".
Nuovamente, la spada e la croce unite nel connubio inestricabile
coltivato dalla Chiesa per quasi due millenni.
Tutte queste vicende infatti andrebbero inquadrate nel più ampio
disegno delle alleanze storiche fra il Vaticano e i vari stati
nazifascisti - Spagna, Italia, Germania, Portogallo, Belgio, Austria,
Croazia - nate a partire dalla fine degli anni '20 con lo scopo di
ristabilire un "impero centrale", cattolico e assolutista, sulla
falsariga dei grandi imperi del passato, imperniati sul concetto
centrale di "romanità".
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Immagini e documenti di
questa pagina sono tratti da
"REPORT ON ITALIAN CRIMES AGAINST
YUGOSLAVIA AND ITS PEOPLE"
pubblicato da
Commissione Nazionale Jugoslava sui Crimini di Guerra
(Belgrado, 1947)
e da
"ITALIAN CRIMES IN YUGOSLAVIA"
pubblicato da
Yugoslav Information Office
(Londra, 1945)
(Il secondo documento è disponibile online: 1,
2,
3,
4,
5,
6)
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