Mi sento vacillare
Iscritto il: 30/7/2005
Da Albino (BG) - Bassa Valle Seriana
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Lo so, lo avete detto già. E lo so anch'io. L'amore non è come nelle carte dei cioccolatini perugina. Ma io non ho parole per dirlo, non quelle consuete, almeno. Non quelle della lingua corrente, quella lingua che ogni giorno, bistrattata dall'urlo sommesso dei giornali, dalle immagini della televisione, non sa più trasmettere né senso né emozione.
Quindi, Neruda:
Ode con un lamento
Oh, bimba tra le rose, oh peso di colombe, oh, fortezza di pesci e di roseti, la tua anima è una bottiglia colma di sale assetato e la tua pelle una campana colma d'uva.
Sfortunatamente non ho da darti che unghie o ciglia, o pianoforti sciolti, o sogni che escono dal mio cuore gorgogliando, sogni polverosi che corrono come neri cavalieri, sogni colmi di velocità e di disgrazie.
Posso amarti solamente con baci e con papaveri, con ghirlande bagnate dalla pioggia, guardando cinerei cavalli e cani gialli. Posso amarti solamente con onde alle spalle, tra vaghi colpi di zolfo e acque assorte, nuotando contro i cimiteri che corrono in certi fiumi con erba bagnata che cresce sulle tristi tombe di gesso, nuotando attraverso cuori sommersi e pallidi strati di bimbi insepolti.
Molta morte, molti avvenimenti funebri, stanno nelle mie passioni indifese e nei miei baci desolati, l'acqua che cade sulla mia testa, mentre i miei capelli crescono, un'acqua come il tempo, un'acqua nera scatenata, come una luce notturna, come un grido di uccello nella pioggia, con una interminabile ombra d'ala bagnata che protegge le mie ossa: mentre mi vesto, mentre interminabilmente mi guardo negli occhi e nei vetri, sento che qualcuno mi segue chiamandomi a singhiozzi, con una voce triste marcita dal tempo.
Tu stai eretta sulla terra, piena di denti e di lampi, propaghi i baci e uccidi le formiche, piangi di salute, di cipolla, di ape, di abbecedario che arde. Tu sei come spada azzurra e verde e ondeggi al toccarti, come un fiume.
Vieni all'anima mia di bianco vestita, con un mazzo di rose insanguinate e di coppe di ceneri, vieni con una mela ed un cavallo, perché c'è una sala oscura e un candelabro rotto, sedie contorte che attendono l'inverno, e una colomba morta, con un numero.
da: Tre Residenze sulla Terra. Traduzione: Giuseppe Bellini
Perché l'amore non ha parole che possano dirlo. La poesia, l'antico linguaggio originario degli dei, ancora oggi può riverberarne il senso. Il corpo, i denti, meglio lo conoscono.
E ripeto ancora che l'amore è anche "Canto d'amore a Stalingrado", è la spiaggia di Castelporziano nell'estate del '79. E' la rivolta continua, permanente, non contro, ma per. L'unico, il vero, il solo "movimento per la vita".
Buona vita
Guglielmo
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