In realtà, la soliderietà, è tutt'altra cosa. Trattasi di
Il regime di libera concorrenza espone a non indifferenti pericoli molte imprese, soggette alle incognite della sovraproduzione ed alle oscillazioni del mercato, tali da condurre a diminuzioni di prezzi al disotto dello stesso costo di prosuzione; le imprese, invece, tendono alla maggiore riduzione del costo di produzione, mantenedo il prodotto al più alto prezzo. Quando si tratta di eliminare i rischi derivanti dalla concorrenza, quelli che si costituiscono prendono il nome di
cartelli, quando, invece, l'obiettivo delle aziende è la riduzione dei costi di produzione, si assume la denominazione di
gruppi. Le imprese collegate in cartelli si accordano soprattutto nello stabilire dei prezzi minimi e massimi di vendita: evidente è comunque il danno che da questi accordi deriva alle classi di consumatori meno abbienti.
Nel 1932, sotto l'egidia del Re
Abd al-'Aziz ibn 'Abd al-Rahman al-Faisal al-Sa'ud (conosciuto in Occidente come
Abdulaziz ibn Saud), nasce il nuovo Regno di Arabia Saudita.
L'agente di commercio che rifornisce Abdulaziz e che si infiltra sempre più nella sua corte è
Harry St. John Bridger Philby [1].
Il Re sceglie Philby come consigliere personale per le trattative con europei ed americani; spetta a lui il compito di gestire i cruciali negoziati riguardanti le concessioni minerarie e petrolifere del Regno negli anni Trenta [2].
Nel 1933, la società petrolifera americana
"Standard Oil Company of California" (
"SOCAL", in seguito divenuta
"Chevron"), ha l'idea di iscrivere Philby sul suo libro paga; il successivo contratto petrolifero per cui fa da mediatore, garantisce non solo contanti nelle sue tasche [3], ma una fonte di introiti anche per il Re, da tempo indebitato con lo stesso Philby a cui deve pagare automobili e radio [4].
Per gestire i diritti petroliferi ottenuti dalla
"SOCAL", vede la luce un consorzio, fondato anch'esso nel 1933 da alcune compagnie petrolifere americane, chiamato
"Arabian American Oil Company" (
"Aramco") che, ad oggi, risulta essere la più grande compagnia estrattiva del pianeta. Nel 1936, la
"Aramco" è amministrata come
join venture da
"SOCAL" e
"Texaco" (poi divenuta
"Chevron-Texaco" ed, infine,
"Chevron"), alle quali si aggiungono, nel 1948,
"Standard Oil" e
"Socony Vacuum Oil" (divenute entrambe
"ExxonMobil"). La casa reale saudita, entra a far parte del consorzio nel 1973, con una quota del 25 %, cui fa seguito la completa nazionalizzazione della società solamente nel 1980 [5]; fino a quel momento,
"Aramco", di fatto controllata dagli Stati Uniti, costituisce uno Stato dentro lo Stato [6]. Secondo l'autore pachistano
Tariq Ali, la stessa Arabia Saudita non sarebbe altro che
"uno Stato inventato dal consorzio statunitense Aramco per la difesa dei propri interessi" [7] in una terra che, dal 17 Settembre del 1928, con l'accordo firmato nel castello di Achnacarry, in Scozia, era divenuta ufficialmente di proprietà di un
cartello che si guadagnò il soprannome di
"Seven Sister" [8].
Tra i centinaia di arabi che decidono di prestare il proprio servizio alle dipendenze della
"Aramco", è meritevole di particolare interesse un certo
Mohamed Bin Laden, muratore talmente bravo da riuscire, in breve tempo, ad emanciparsi dal consorzio, mettendosi in proprio nel 1935 [9], ma questa è tutta un'altra storia... o meglio, tutto un altro
topic...
Note e fonti:
[1] "Il clan Bin Laden - Una famiglia alla conquista di due mondi", di Steve Coll, Rizzoli, 44
[2] "Il clan Bin Laden - Una famiglia alla conquista di due mondi", di Steve Coll, Rizzoli, 45
[3] "Storia dell'Arabia Saudita", di Madawi Al-Rasheed, Bompiani, 92
[4] "Inside the Mirage: America's Fragile Partnership With Saudi Arabia", di Thomas W. Lippman, 16
[5] "Il libro nero del petrolio - Una storia di avidità, guerra, potere e denaro", di Thomas Seifert e Klaus Werner, Newton and Compton, 288
[6] "Aramco zahlt alles", "Die Zeit", 39/2003
[7] "Die Ströme der Bitterkeit", "Le Monde Diplomatique", 12 Ottobre 2001
[8] "A Century of War. Anglo-american Oil Politics and the New world Order", di F. William Engdahl, London, Pluto, 2004
[9] Rapporto americano, 1935: DOS 59 "The Bin Ladin Construction Empire", da Gedda a Washington, 25 Settembre 1967
Ciaoo,
Nyko