Citazione:
florizel ha scritto:
(almeno per questi referendum) sembra essere per ora solo un grande NO al gioco (finora riuscito bene, e rischia di riuscire ancora…) dell’identificazione dei governati con i governanti.
Ed almeno è già un punto buono da cui partire.
E' verissimo. Ed è uno dei motivi per cui i politici hanno paura dei referendum.
Ma non è che sia chissà quale punto "da cui partire".
La mancata identificazione la puoi chiamare sfiducia nella politica, disaffezione alla partecipazione, o simili ed ecco che le analisi in merito sono abbondanti e già fatte.
Il TUO punto di vista (desiderio) è chiaramente che la disaffezione non sia recuperabile e che si abbia una presa di coscienza della impossibilità pratica della delega e della rappresentanza.
Ma non è questo sentimento che striscia nelle persone: non pensano tanto "vedi? La politica ha fallito, ci vorrebbe una
forma di partecipazione diversa", quanto piuttosto "la politica italiana è marcia, ci vorrebbe una politica più responsabile e attenta".
Resta validissimo il punto che sia un buon momento per "muoversi". Ma quello lo si dovrebbe fare nei momenti in cui sembra inutile e in quelli in cui sembra che dia riscontro, proprio perché
quando ci sono momenti di consapevolezza diffusi, devono trovare modi e luoghi dove esprimersi
già pronti.
E' per quello che dicevo alcuni post sopra che il referendum è una modalità "facile": mi chiedono un parere e io ho l'occasione di dimostrare consapevolezza. Un'occasione che mi hanno preparato, in silenzio e lavorando nella mia indifferenza, un anno fa. Adesso che è bella pronta la colgo.
Il compito di chi (i pochissimi) ha voglia e modo di muoversi è di "tenere in caldo" i luoghi e i modi dove esercitare la consapevolezza,
per quando torneranno utili.
Comitati, centri di aggregazione, siti internet, consorzi, ecc
Sì, anche siti internet: il mio stare
ANCHE su LC è proprio questo. Tenere aperto e disponibile un "luogo della coscienza". (questo pr chi, ogni tanto, arriva con la solita cagata del "è comodo stare dietro una tastiera e non fare un cazzo di concreto")
Citazione:
Il rischio è che questo venga normalizzato dalla stessa politica, come segnali. Che, quando non può contrastare qualcosa, lo assimila a sé.
Non è proprio così: c'è una crisi della rappresentanza che colpisce pesantemente i partiti. Sentono di non riuscire più a smuovere, a dettare "la linea".
E si attaccano a tutto, disperatamente. Hanno ragione Rick e eris che la crisi politica fa fare cose strane.
Io li vedo "guardare con interesse" a cose che normalmente non gli interessano (sul serio, indipendentemente dalle esternazioni di circostanza). E di solito le guardano con diffidenza perché non sono controllabili centralmente: movimenti, società civile, il famoso territorio.
Il referendum è adesso una di quelle: il PD rompe i coglioni col "vento nuovo" (ho sentito una dirigente al telefonino: "ebbasta co 'sto cavalcare il referendum! Non ci porterà un solo voto in più, lo vogliamo capire?" - ovviamente è una intelligente e quindi non conta una cippa nel PD), il Cavaliere "terrà debitamente conto del responso" (gioco delle parti, certo, fa il pacato-responsabile per far fare una figuraccia ai ringhiosi che ululano "dimissioni!").
Sta di fatto che vorrebbero recuperare una fiducia delle masse nella quale sentono di perdere sempre più presa. E faranno notevoli sforzi. Credo vani. Perché non riuscendo, si limiteranno a "spegnere" la scintilla di partecipazione, per riavere la massa acquiescente che li lascia fare... ma con un livello di intercezza che non gradiscono: è una massa "spenta" ma NON FEDELE, inaffidabilmente pronta a rifiutarli quando la circostanza tocca questa o quella comunità (o fascia di popolazione).
Questo è, secondo me, LA VERA VALENZA del referendum. La infedeltà al dettato dall'alto, almeno quando viane dai magnaccia più esposti.
Una cosa banale e già nei fatti: gli è stata solo sbattuta in faccia.
Citazione:
Citazione: L'umanità ha davanti un percorso che può soltanto annodarsi meglio nello status di gregge, o spingere alla liberazione riprendendo possesso del valore centrale che hanno gli individui. "Anarchia"
Dove “Anarchia” è parola grossa perché non è assolutamente traguardo consecutivo o scontato.
Seppur auspicabile. E’ semmai la conseguenza di un processo lungo e di autosuperamento del singolo.
Forse è su questo impiantito che io e Makk divergiamo: per me la cooperazione tra individui comporta la valorizzazione dei singoli, per Makk la cooperazione è elemento e momento in cui il singolo perde la sua autonomia in nome di un momento collettivo.
["impianto". "impiantito" vuol dire "rivestimento del pavimento", piastrelle, parquet, ecc
]
Non "perde" un bel niente. E' una visione dualistica (o singolo o collettivo) che rifiuto.
La cooperazione è il momento in cui scopri che essere gruppo (da "comitiva di amici" a "massa") ti dà la possibilità di incidere, concludere, comunque fare di più di quello che puoi da solo.
La conseguenza di aver potuto di più può portare un certo grado di consapevolezza. Ma anche poca. Ma anche solo la soddisfazione di aver partecipato, senza grande crescita.
Tutti gli esiti sono possibili.
Quindi la "crescita individuale" è possibilissima, ma è successiva e conseguente al momento "cooperativo".
Non è quando il singolo "si autosupera" che si arriva a momenti di cooperazione, ma il contrario: nel movimento c'è la possibilità di "attrarre" chi magari non ha nessuna coscienza ma vuole "combinare qualcosa",
e poi lasciare che scopra che c'è un percorso interiore da intraprendere.
L'idea che
prima si sviluppa la consapevolezza e poi succederà chissà cosa, è immobilista e perdente.
L'idea che la massa debba diventare una cosa dove tutti o la maggioranza abbiano un alto livello di consapevolezza (e altrimenti sono gregge) è fallimentare. E, più banalmente, non riscontrabile in natura: non è così che accadono i cambiamenti.
La cooperazione non comporta la "perdita di autonomia del singolo", ma la perdita dell'egoismo del singolo. Dell'orgoglio per le proprie fantastiche acquisizioni personali.
Quando sei strumento di un'orchestra, suoni una parte assegnata anche se potresti eseguire chissà quali meravigliosi prodigi di destrezza musicale.
Dato che sei tanto bravo, il "passaggio difficile" verrà assegnato a te (e se il tuo io piuttosto meschino ne ha proprio tanto bisogno, ti puoi inorgoglire di questo) ma sarà sempre un compito specifico e limitato rispetto alle tue "potenzialità" di musicista.
Questo significa avvilire il singolo? Se la dimensione individualistica è l'unica che puoi permetterti la risposta è SI.
Se pensi che l'obbiettivo che la massa/l'orchestra vuole raggiungere sia
il motivo per cui partecipi al movimento o alle prove dell'orchestra, allora
la tua individualità è coerente allo sforzo collettivo: progredire nell'obbiettivo del movimento o dare al pubblico una buona esecuzione. E questo non può essere inquadrato come "compressione" dell'individualità, a meno che non metti in crisi del tutto il concetto di partecipare al momento cooperativo.
La tua individualità te la curi nel vissuto personale (famiglia, amici, stima reciproca fra conoscenti)
E' del tutto
evidente che una massa con molti individui consapevoli al suo interno (o un'orchestra con molti elementi di preparazione musicale superiore)
ha la possibilità di produrre risultati migliori e/o più in fretta.
"Potrebbe",
ma mica è detto: non se è infiltrata di "prime donne" che perdono di vista l'obbiettivo perché hanno più a cuore la propria "visibilità" nel gruppo (chiamandola magari "giusta espressione del proprio essere") o perché sprecano tempo e intelligenza a disprezzare (o esigere da) i meno "qualificati" di loro.
Ripeto che la massa ha moventi, modalità, qualità del lavoro prodotto del tutto differenti da quello che si può dedurre dalla somma degli individui che la compongono e dal comportamento "auspicabile" di un singolo.Certo che, se esemplifico un comportamento di massa efficace e del tutto inspiegabile/ingiustificabile a livello individuale, e mi si ribatte "che c'entra?" allora la visione delle masse è quella di una strana squadra di super-eroi da fumetto adolescenziale (giusto "un po' più fornita" di componenti), tutti eccezzionali e abili, tutti con le loro caratteristiche individuali ben presenti ed esaltate al punto giusto.
Insisto che i cambiamenti sono evoluzioni del corpo sociale e non dei singoli individui. Alcuni individui approfittano del movimento evolutivo per acquisire (e, se non sono troppo concentrati su se stessi, anche spargere) consapevolezza. Altri meno. Altri per niente e si limitano a vivere i miglioramenti che il cambiamento comporta.
Ma i cambiamenti fanno a meno dell'apporto
individuale della grande maggioranza dei partecipanti e beneficiano dello sforzo collettivo che i più neanche si rendono conto di apportare.
Se questo referendum apporterà un cambiamento sarà solo perché il movimento collettivo verso il cambiamento era già in movimento.
In tantissimi sottili modi che possiamo anche analizzare (a partire dal chiedersi SE c'è un cambiamento in atto e CHE TIPO di cambiamento), purché non ci facciamo troppe seghe sui nostri desideri individuali e li proiettiamo in una cosa molto più ampia e del tutto autonoma dall'individualità