soggettivamente è un peso immane e che sai che pagherai (a meno di non essere emotivamente un vegetale
Questa affermazione e' una palese forzatura : prima di tutto, e' un giudizio personale che non ha implicazioni oggettive.
Non è un giudizio su qualcuno, intanto. Dico solo: una scelta atroce. La donna che farà quella scelta starà anche subendo il fatto di essersi trovata all'angolo e doverla fare. Se poi è un pezzo di ghiaccio, si farà scivolare di dosso questo terribile episodio, se è un normale essere umano se lo porterà dietro per sempre con la sua valenza (= di terribile episodio).
Non vedo il giudizio personale. Cerco di capire: A meno che per personale (diciamo "arbitrario") tu non intenda che è opinabile che il feto sia "vita". Per me è senz'altro una qualche forma di vita. Anche se sono le 4 cellule di un'ovulo fecondato allo stadio della seconda mitosi, è comunque una forma di vita.
Spegnere quella forma di vita è ammissibile per legge fino a un certo di stadio della sua evoluzione. Il che è ancora una volta orribile: i 90 giorni sono sia troppi che troppo pochi, da caso a caso, e quello dei 90gg è un "paletto" disumano, necessario per tanti motivi, non tutti edificanti.
Mia opinione è che la donna (tranne casi di scarsa sensibilità individuale - come ho già distinto) sente comunque il peso di essersi strappata la vita di dentro. Non capisco come si possa pensare che non è così ma attendo confutazioni. Lo stadio di evoluzione di quella vita è emotivamente poco rilevante ("emotivamente" = diverso da "giuridicamente") rispetto a come lo vive la donna. Sempre vita è. Sempre a decidere di spegnerla si arriva. Sempre decisione atroce è.
Il fatto che "ognuno ha un concetto diverso di vita", per me diviene rilevante solo se qualcuno fa [quello che io ritengo] un errore concettuale: si appella al fatto che si tratta di una vita (corretto) per mescolare le carte fra "vita" e "essere umano" (sbagliato, quando non in malafede). Allora ecco che si va giù di opinabilissime dissertazioni sul fatto che per Tizio la vita diventa "umana" da qui in poi e per Caio quel confine si sposta più in là (o più in qua).
Questi distinguo e sottigliezze li trovo poco puntuali (ma anche: insopportabili).
Per me c'è una legge che freddamente stabilisce quell'orribile confine ("vita" vs. "vita tutelabile"). Ci sono persone che vorrebbero spostare quel confine con argomenti (da ambo i lati della barricata) del tutto a-scientifici, arbitrari e altrettanto disumani della legge. E poi ci sono le donne che vorrebbero che ci fossero le condizioni per fare a meno di una legge così disumana. Sono ragionevolmente certo che a loro del "confine" non glie ne frega niente: non vorrebbero proprio essere in una società dove le donne arrivano ad abortire. Ma invece una società dove la vita è tutelata realmente... in tutti gli aspetti, certo, ma soprattutto nel diritto ad essere madre. Per loro, il dibattito su cosa è o non è vita, non è "opinabile": è "nauseante" [mia opinione, sempre].
Citazione:
Voglio dire, e' pressoche' stato stabilito che ognuno ha un suo modo di intendere la vita, per cui le implicazioni dipendono da questo, non dal tuo giudizio sulla cosa Makk, concordi spero.
Ma io dissento proprio alla radice! Non concordo che le implicazioni su "cosa è la vita" siano rilevanti o produttive rispetto al ragionamento su "aborto sì/aborto no". La gara a dimostrare che l'aborto è (o non è) orribile, che la vita è (o non è) umana, che la vita "tutelabile" comincia a 3 minuti dal concepimento o col primo vagito, sono una sconfitta per chi ci si misura. E una sconfitta per la donna... (ma lei sta cazzo di legge "se la gode", quindi è "fonte sospetta" nel dibattito )
Più chiaro: L'aborto è orribile. La sconfitta è che si è resa necessaria una legge sull'interruzione di gravidanza. La vita non sarà "umana" ma alla madre non interessa, questo. La sconfitta è che delibera di spegnerla per carenza di alternative. La tutela legale dello Stato sul frutto del grembo femminile è disumana. La sconfitta è che si è dovuti arrivare a una disciplina per codicilli e commi, e che la devi pure chiamare "conquista".
Non vedo come, in tutto ciò, io abbia fatto appello al fatto che la donna si debba sentire in colpa. Io ho opinato che ci si sentirà punto-e-basta. Io opino che non starà lì a fare i ragionamenti sottili su "oh beh, abortire prima che si formino le manine e si metta il pollice in bocca significa che non è umano", oppure "beh, se la legge me lo permette vuol dire che si può fare", oppure "sto a posto! Ce l'ho fatta entro l'89° giorno... evvài!"
Secondo me soffrirà sempre e comunque.
A me sembra di empatizzare con la donna e con quello che la coscienza le imporrà come scotto da pagare per essere ricorsa all'IVG. Non mi risulta di aver auspicato sofferenze psicologiche a suo carico.
Constato. Magari mi sbaglio.
Ma cattolico cce sarai: tu e tutto er condommigno tuo
p.s.: sulla Cassazione, l'ho messo in quel mio post ma non intendevo affatto riferirmi a te, non avevo obiezioni al tuo intervento in materia. Non avevo fatto caso che ne avevi parlato anche tu nello stesso post in cui mi dai del gesuita latente. Mi sono accorto solo dopo (quando hai puntualizzato) che sembrava una replica a te.
In pratica avevo messo in canna la risposta su quella sentenza, stavo pulendo la tastiera e mi è partito un messaggio
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