soggettivamente è un peso immane e che sai che pagherai (a meno di non essere emotivamente un vegetale
Questa affermazione e' una palese forzatura : prima di tutto, e' un giudizio personale che non ha implicazioni oggettive. Voglio dire, e' pressoche' stato stabilito che ognuno ha un suo modo di intendere la vita, per cui le implicazioni dipendono da questo, non dal tuo giudizio sulla cosa Makk, concordi spero.
Secondo, e' un peso ... si d'accordo, e' sicuramente una scelta molto difficile: ma da quando in qua questo implica anche l'impossibilita' "CERTA" di doverne pagare le conseguenze? Mi puzza di "infiltrazioni culturali" di stampo cattolico (Makk, come tutti!!!) ... senza definizioni particolari non c'e' un reale motivo di afflizione, che e' effettivamente possibile, ma che, certamente, non e' obbligatorio (se non perche' considerato un "peccato molto grave" oppure "una occasione non ripetibile" ... e qui posso capire senza dubbio di piu' gli antiabortisti, anche se non posso che realizzare quanto personale sia questo punto di vista e determinarne la conseguente impossibilita' di applicare alla moltitudine questo punto di vista).
Voglio dire, la vita potenziale interrotta e' solo virtuale (ribadisco). Virtuali sono gli sviluppi (interpersonali) buoni che ci si rammarica di aver fermato. Virtuale e' la convinzione che sarebbe potuto andare tutto bene. Virtuale e' anche il male provocato. Ed infine, e' virtuale la certezza che le gravidanze, se non interrotte, potessero arrivar a conclusione senza intoppi, anzi potessero arrivare a conclusione, punto.
Tutto questo virtuale contro la concreta insicurezza psicologica che accompagna i genitori che operano determinate difficili scelte ....un cazzo di motivo (anche se stupido come "non mi sento pronto"... quasi nessuno e' mai realmente pronto... ma questo si scopre solo in seguito) ci sara'... purtroppo quello basta, perche' almeno e' concreto.
La vita continua e deve continuare. I rimorsi arricchiscono i salvatori di anime, il senso di responsabilita' e le scelte individuali li impoveriscono. Non c'e' dubbio che scegliere di abortire e' materia per persone responsabili e consapevoli in cui moralisti e fanatici non hanno nessun diritto regolamentare.
Per tutto il resto sono abbastanza concorde.
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Per chi cita le leggi: le leggi rappresentano una svolta perche' pongono dei vincoli sociali e del tutto umani e sono coerenti almeno. Un feto non ha ancora una reale "esistenza" sociale e finche' non e' nato non puo' esistere. Il "tempo" di formazione, come suggeriva Notturno e' irrilevante ed, a mio avviso, e' una concessione al moralismo imperante... quello si (moralismo) cosa molto incoerente: non vedo picchetti permanenti e la veemenza (dovuta a certezze profonde) che noto in chi discute di aborto per fermare: tutte le guerre, tutte aziende che uccidono operai ogni giorno, embarghi per chi sfrutta il lavoro minorile, presidi nelle ambasciate delle nazioni che impiegano la pena capitale... etc... L'ho sempre trovato fastidiosamente ipocrita. Ecco perche' chiedevo agi antiabortisti un commento su queste pratiche "omicida" e sul perche' non stiamo a parlare di questa piu' ampia carrellata di uccisioni (che sommando, le cifre, diventa una situazione eccezionalmente piu' GRAVE delle vittime IGV)... da difensori e paladini della vita "senza se e senza ma" non mi aspetterei altro.
(mi dispiace ripetermi, ma non ricordo di aver avuto risposte tutte le volte che ho posto le questioni...).
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