Mi sento vacillare
Iscritto il: 17/5/2009
Da Codroipo (UD)
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A Sitchinite: Grazie per non esserti offeso dal tono aspro del mio intervento precedente. Premetto che non frequento siti animalisti, ma che ho alle spalle qualche decennio di letture su temi pertinenti. Mi rendo conto, purtroppo, che per te non cambia molto, poiché anche i libri possono essere di parte, ovvero partigiani, e a questo punto mi sento un po’ impotente per non sapere come uscire dall’”impasse” dell’impossibilità di giungere a un accordo con te, irremovibile come hai dimostrato di essere. D’altra parte, vedendo la cosa in modo speculare, anch’io sembro a te irremovibile ed è qui che subentra l’amarezza di non poter stabilire punti fermi e condivisi per entrambi. Tornando al tema, continuo a considerare un po’ striminzite, come obiezione, tutte le affermazioni e gli studi che parlano della sofferenza delle piante. Abbiamo visto, a proposito della soia, ma anche per quanto concerne i vaccini, che si possono ottenere tutti i risultati che si vogliono: basta pagare! Ovvero, se un istituto di ricerca riceve una commissione da parte di una fabbrica di sigarette, si otterranno delle ricerche i cui risultati diranno che la nicotina fa bene alla salute. E così infatti è stato per trent’anni, in America. Idem con i vaccini. Idem con medicine anticancro. Idem con quelle antiAIDS. Idem per i cosmetici. Idem con le piante, che, secondo certi ricercatori, proverebbero dolore esattamente come gli animali. L’idea, se non sbaglio, cominciò con gli studi di Ron Habbard, quello di Scientology, tanto che negli anni Settanta – mi ricordo – ci fu una serie televisiva di genere poliziesco, che s’intitolava “La traccia verde”. Poi, negli anni seguenti, questa che per me è pseudoscienza, o, se preferisci, scienza spazzatura, ha fatto una certa strada. Fino ad arrivare al giorno d’oggi, con tanto di studi certificati, pubblicati su riviste prestigiose e divulgati da famose università e noti scienziati. Non frequento, per motivi di tempo, il sito chiamato “Scienza marcia”, ma credo che uno studio, divulgato grazie alla forza economica del committente, e che riceve ampia pubblicità e si diffonde capillarmente grazie anche ai Pieri Angela di turno, possa considerarsi spazzatura nel momento in cui propugna fandonie. “Possono dire quello che vogliono, ma io la m.da non la mangio”, diceva la firma di un utente di questo sito, e la mia firma, che ora ho soppresso, diceva così: “Una menzogna resta una menzogna anche se la dicono 50 milioni di persone” (Bertrand Russell). E poi considera un’altra cosa: la frutta. E’ strutturata in modo da avere il seme all’interno della polpa. Ovvero, per attirare gli animali, che hanno il compito di diffondere la pianta, animali che mangeranno polpa e seme e poi andranno lontano a deporre le loro feci, cioè il seme con tanto di concime, molte piante hanno inventato un’esca, il frutto per l’appunto. Puoi immaginare che il Creatore, se ci credi, o l’evoluzione abbiano prodotto delle piante che provano dolore tutte le volte che lasciano cadere a terra i loro frutti? Oppure, che provino dolore ogni volta che un orso va e stacca il frutto non ancora caduto, se questo è esattamente lo scopo per cui la pianta produce il frutto? Io non credo che ci sia sofferenza, in questo. Viceversa, non ho alcun dubbio su cosa prova un animale a sangue caldo nel momento in cui viene macellato. Grazie all’empatia, so cosa sta provando. Ma voi, furbastri, mi tirate fuori ragionamenti “new Age” sull’inconoscibilità delle reazioni della pianta. E come faccio, io, a verificare? E, soprattutto, come fai tu a dimostrarmelo? Mica pretenderai che ci creda fideisticamente? E quindi, a dispetto di tutti gli studi, di cui, come minimo, bisogna diffidare, sostengo che tirare in ballo il presunto dolore delle piante, sia un arrampicarsi sugli specchi, per non dover ammettere che, mangiando animali, si commette una carognata.
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