“Ma non mi riferivo all’ebreo “qualunque””Makk
Citazione:
non è che io abbia stima infinita per Saviano.
Scrive bene, ha scritto un'opera coraggiosa e utile. Sulla realtà non ha poi 'sto controllo ferreo.
Ad esempio la sua scelta di equidistanza destra-sinistra è miope. Non che la sinistra italiana sia chissà quale baluardo antimafia, ma di sicuro la destra è infognata con la mafia fino a sopra il tricotrapianto.
In realtà non mi riferivo al Saviano politico, ma al Saviano sedicente “ebreo” che per automatismo conseguente afferma che Israele sia uno dei posti migliori in cui vivere. Per un “ebreo”, naturalmente.
A mio parere, non è solo questione di “finezza” se non si schiera apertamente e radicalmente, ma questo l’ho già detto. Come ho detto, e lo ribadisco fuori dai denti, che la sua è una scelta, piuttosto che una forma di miopia intellettuale o etica.
Niente a che vedere con la sindrome che descrivi, che non nego: negarla significa non volersi rendere conto di quanto possa attecchire la propaganda del potere e della politica, al di là di qualsiasi prova cercata e trovata circa l’enorme menzogna sionista.
Ma, a questo punto, come è potuto riuscirci Pappe, come possono esserci riusciti refusenik ed intellettuali vissuti in israele, e non riuscirci lui… ?
Citazione:
Il senso di insicurezza dell'ebreo non fa parte dello schema: non è né provocato ad arte né immotivato, cioè né costruito né fittizio.
Su questo non sono d’accordo. Se quel senso di insicurezza AL DI FUORI della “terra promessa” non fosse stato coltivato non si sarebbe realizzato il grande esodo di ebrei in terra palestinese, dopo la IIGM.
E non solo ad opera del sionismo, che è, appunto, un’ideo-logia.
Ma anche ben prima della IIGM.
Col nazismo è arrivato poi il “punto di svolta” per il grande sogno sionista: popolare le terre “cosiddette” dei “padri”.
Nel 1948, per 600mila israeliani che fondarono lo stato israeliano, più di 700mila palestinesi furono cacciati dalle loro terre.
Oggi nessun media commemora la Nakba, lo fanno solo gli oltre 2 milioni e mezzo di palestinesi sparpagliati in Cisgiordania e a Gaza.
Citazione:
La cultura "vera" non è quella israeliana ma quella ebraica: cosmopolita e millenaria.
Concordo. Per questo affermavo che il sionismo ha contribuito a sradicare quella cultura, ed astutamente: facendo leva su di essa, ma allontanandola dalla sua essenza. Progressivamente, l’elemento religioso si è svuotato contemporaneamente al fatto che si riempisse di elementi politici e razziali.
Citazione:
Vero invece che le persecuzioni (e l'olocausto in testa) sono state sfruttate abbondantemente per deviare la paranoia da cacciata incanalandola in una ansia di mettere in sicurezza lo stato di Israele, "eternamente minacciato".
Più che di "confusione" parlerei del cardine su cui gira il mantenimento dello stato israeliano: finchè sussiste anche solo la minima idea della sua possibile estinzione, Israele continuerà a proclamare che “deve” necessariamente difendersi.
Il problema è proprio chiarire che definire antisemitismo la denuncia dell’arbitrarietà dello stato sionista è strumentale. Cioè: che l’antisionismo NON è antisemitismo.
Non a caso spesso sostengo che i negazionisti dell’olocausto sono potenzialmente i migliori alleati di israele.
Interessante il testo di Burg:
“Sconfiggere Hitler. Per un nuovo universalismo e umanesimo ebraico”, almeno per quanto concerne il passaggio dalla considerazione di israele da “necessità” in risposta alle persecuzioni a portatore, a sua volta, di quegli stessi disvalori.
Ma leggi un attimo la presentazione che se ne fa:
“La memoria della Shoah ha reso Israele indifferente alle sofferenze altrui. Il paese nella sua instabilità è ormai simile alla Germania degli anni Trenta. Il sogno e l’ideologia sionista hanno fallito.” Vedi come tutto l’impiantito della politica israeliana si basa sulle persecuzioni ebraiche?
Vedi come (ma soprattutto chiediamoci il perché) si definisce “fallito” il sogno sionista in merito all’instabilità in cui gli ebrei vivono oggi, senza ipotizzare che quella instabilità sia VOLUTA, esattamente come in occidente è voluto un eterno allarmismo sociale?
Più che di fallimento, direi che si debba parlare di conseguimento dell’obiettivo.
Ma in merito a tutti questi scrittori israeliani, sai, anche qui faccio spesso e volentieri un po’ di dietrologia…: ormai “si porta”, in Israele, criticare “intellettualmente” il proprio paese… fa quasi “chic”, ma poi a finire in galera sono i refusenik, e ad essere esiliati quelli davvero scomodi (… e si tornò su Falcone e Borsellino…).
Manfred
Citazione:
Io aspetto le prove di quali ebrei sono stati perseguitati, quelli che si stavano integrando o quelli che considerano i goin come sotto-uomini? Il problema ebraico è unicamente questo.
Se ne è parlato in qualche forum, e questo aspetto è da considerarsi rilevante alla comprensione di certi accadimenti storici.