Come abbiamo visto dall'articolo di Karsh postato da Pispax nelle pagine più indietro, Morris viene richiamato quale fonte indiscussa per la negazione di "un disegno di espulsione" degli arabi dalla Palestina ad opera dei sionisti...
...intanto riporto qui di seguito un'intervista ed una critica a Benny Morris al fine di presentare il suo pensiero nei riguardi del conflitto arabo-israeliano e per meglio introdurre in seguito un documento, citato in un suo libro(penso di prenderlo prossimamente), che smentisce le speculazioni di Karsh.
Tale documento è del servizio segreto dell'Haganà e descrive, con una ripartizione percentuale, l'attribuzione alle varie responsabilità e concause dell'"esodo" palestinese...
Spero per lunedì prossimo di pubblicarne gli estratti salienti.
intervista:
Benny Morris, capofila dei nuovi storici israeliani, è lo studioso che ha cambiato il modo di pensare la storia del Medio Oriente.
Le sue ricerche sulla questione dei rifugiati palestinesi hanno operato una doppia revisione: prima incrinando i miti fondativi di Israele, a cominciare dalla fede nella possibilità di convivere con gli arabi; poi giustificando la scelta di Ben Gurion e sostenendo la necessità della separazione dei due popoli.
Professor Morris, l’ampia vittoria di Abu Mazen apre una nuova prospettiva?
«Spero di sbagliarmi, ma temo di aver ragione: no».
Il nuovo presidente non è forse diverso da Arafat?
«È più presentabile: non è un barbaro come Arafat ma una persona civile, non è un bugiardo patologico. Ma è comunque ostaggio della volontà dei palestinesi. E la maggioranza dei palestinesi non vuole la pace ma la distruzione di Israele. Abu Mazen è un nice guy , una brava persona. Ma questo non è tempo per brave persone, bensì per leader forti».
I due terzi dei voti non danno abbastanza forza?
«Se Abu Mazen sarà coraggioso, disarmerà i terroristi di Hamas e Al Aqsa, li imprigionerà, riconoscerà il diritto di Israele a esistere. Ma in tal caso i terroristi lo ucciderebbero. In passato Sharon gli ha chiesto di fermare la violenza, e lui ha risposto: non posso, significherebbe scatenare la guerra civile».
Abu Mazen ha già iniziato una trattativa con i gruppi estremisti. Vorrebbe trasformarli in soggetti politici. Lei crede non abbia alcuna chance?
«Abu Mazen cercherà di trattare con Israele. Ma un eventuale accordo implica il riconoscimento di Israele. Proprio quello che Hamas non vuole. Né credo che Abu Mazen abbia la forza di rinunciare al ritorno dei profughi».
Se invece lo facesse?
«Lo farebbero fuori».
[continua...]
http://www.rolliblog.net/archives/2005/01/11/benny_morris_lera_di_abu_mazen.htmlcritica:
Benny Morris e' lo storico israeliano responsabile della rivalsa della narrativa palestinese del 1948. La vita di circa 700.000 persone fu distrutta allorché esse vennero cacciate dalle loro case per opera della milizia ebraica (e, in seguito, dell'esercito israeliano) tra il dicembre del 1947 e l'inizio del 1950. Morris consultò gli archivi israeliani e scrisse un resoconto giornaliero di queste espulsioni, documentando ogni villaggio "etnicamente ripulito" ed ogni atto di violenza, ponendoli nel contesto degli obiettivi politici e delle percezioni dei singoli "ripulitori".
Gli apologeti di Israele tentarono invano di attaccare la credibilità personale di Morris. Da opposte direzioni, dal momento che ha sostenuto che l'espulsione non ha avuto luogo per mezzo di "un disegno", fu anche accusato di aver tratto conclusioni eccessivamente ristrette dai documenti. Nonostante queste limitazioni, "La nascita del problema dei profughi palestinesi, 1947-48", di Morris, e' una regstrazione autorevole delle espulsioni.
Prima della pubblicazione dell'edizione rivista, Morris e' stato intervistato da Ha'aretz:
(
http://www.haaretz.com/hasen/spages/380986.html, Originale in lingua ebraica:
http://www.haaretz.co.il/hasite/objects/pages/PrintArticle.jhtml?itemNo=380119). Le nuove scoperte pubblicate nella revisione del libro, basate su documenti freschi, rendono ulteriormente fosca l'immagine.
Il nuovo materiale d'archivio, rivela Morris, riporta di esecuzioni di routine dei civili, di ventiquattro massacri, incluso uno a Jaffa, e di almeno venti casi di stupro da parte di unità militari, definiti da Morris "la punta dell'iceberg". Morris rivela inoltre di aver trovato documenti che confermano le ardite conclusioni preferite dai suoi critici: l'espulsione fu premeditata, gli ordini di espulsione materiale furono dati per iscritto ed alcuni di essi sono riconducibili direttamente a Ben Gurion.
[continua...]
http://www.arabcomint.com/diagnosi_su_benny_morris.htm