Torno un attimo a Pike.
Citazione:
sono convinto che l'attuale popolazione di Israele non discenda dagli ebrei che popolavano la palestina duemila anni fa e sono invece convinto che questa ascendenza la si dovrebbe ascrivere ad una consistente parte dei Palestinesi.
Mi viene in mente che è Vittorio Arrigoni, a questo proposito, che definisce Israele lo stato “antisemita” per eccellenza…
Per come la leggo, questo spiegherebbe sia l’accanita “pulizia etnica” che il ripopolamento del territorio palestinese; avevo già postato un riferimento a Shlomo Sand, ma vale la pena riportarne un altro da un articolo di Gilad Atzmon, di cui riporto qualche stralcio:
Il mito dell'ebreo errante.“Nel suo libro Sand riesce a dimostrare oltre ogni ragionevole dubbio che il popolo ebraico non è mai esistito come “razza-nazione”, non ha mai condiviso un'origine comune. È invece un colorito insieme di gruppi che in varie fasi storiche hanno adottato la religione ebraica.
(…)
A un certo punto del XIX secolo degli intellettuali tedeschi di origine ebraica, influenzati dal carattere popolare del nazionalismo tedesco, intrapresero il compito di inventare un popolo 'a posteriori', ansiosi di creare un moderno popolo ebraico”. [2]
Di conseguenza il “popolo ebraico” è un concetto “inventato” costituito da un passato immaginario e fittizio con ben poche basi forensi, storiche o testuali.
Inoltre Sand – che per le sue elaborazioni si fonda sulle fonti dell'antichità – giunge alla conclusione che l'esilio ebraico sia anch'esso un mito, e che è ben più probabile che i discendenti dell'antico popolo semita di Giudea/Canaan siano gli attuali palestinesi, e non la folla di ashkenaziti di origine cazara alle quali egli stesso ammette di appartenere.
È piuttosto sorprendente che nonostante Sand riesca a demolire il concetto di “passato collettivo ebraico” e a ridicolizzare l'impeto sciovinista nazionale ebraico, il suo libro in Israele sia un bestseller. Già questo fatto da solo può suggerire che coloro che si definiscono “popolo del libro” stanno ora cominciando a rendersi conto delle filosofie e ideologie devastanti e fuorvianti che li hanno trasformati in ciò che Khalid Amayreh e molti altri considerano i “nazisti del nostro tempo”.C’è poi questo passaggio che, a mio avviso, costituisce un’importante chiave di lettura della questione:
“In Europa c'è stato un tempo in cui si veniva etichettati come antisemiti per aver detto che tutti gli ebrei appartengono a una nazione distinta. Oggi, ad affermare che gli ebrei non sono e non sono mai stati un popolo o una nazione si verrebbe etichettati come odiatori di ebrei”.Sarebbe a dire che prima della formazione dello stato sionista, “antisemita” era definito chi negava la possibilità che gli “ebrei” potessero integrarsi in altre società non ebraiche, mentre nell’era contemporanea sarebbe un antisemita chi respinge questa considerazione, in quanto si respingerebbe anche la necessità di uno stato israeliano. Che strano, no?
“È infatti abbastanza sorprendente che l'unico popolo che sia riuscito a mantenere e sostenere un'identità nazionale orientata in senso razziale, espansionista e genocida che non si differenzia in niente dall'ideologia etnica nazista siano proprio gli ebrei, che furono insieme ad altri le principali vittime dell'ideologia e della pratica naziste.”
(…)
“Come svela con perspicacia Sand, all'interno dei dipartimenti di Studi Ebraici il ricercatore si divide tra mitologia e scienza, mentre il mito conserva il suo primato.”
“Benché Israele si consideri la resurrezione del monumentale Regno di Davide e Salomone, gli scavi compiuti nella città vecchia di Gerusalemme negli 1970 hanno rivelato che il regno di Davide non era altro che un piccolo insediamento tribale. Le prove presentate da Yigal Yadin su Re Salomone sono state in seguito confutate da esami forensi realizzati con il Carbonio 14. Questi fatti scomodi sono stati scientificamente dimostrati. La Bibbia è un racconto di invenzione, e non contiene molto su cui possa basarsi una qualche gloriosa esistenza del popolo ebraico in Palestina in una qualche epoca.”
“Ma le probabilità che i palestinesi siano i discendenti dell'antico popolo ebraico sono molto più grandi delle probabilità che lo siamo voi e io. I primi sionisti, fino alla Grande Rivolta Araba [1936-9], sapevano che non c'era stato nessun esilio e che i palestinesi erano i discendenti degli abitanti di quella terra. Sapevano che i contadini non se ne vanno finché non vengono cacciati. Perfino Yitzhak Ben-Zvi, il secondo presidente dello Stato di Israele, scrisse nel 1929 che ‘la vasta maggioranza dei contadini non ha le proprie origini nei conquistatori arabi ma piuttosto, prima di loro, nei contadini ebrei che erano numerosi e in maggioranza nella costruzione del territorio’”.
“Ci si può ora chiedere: se i palestinesi sono i veri ebrei, chi sono questi che insistono nel chiamarsi ebrei?
“La risposta di Sand è semplice, ma sensata. “Il popolo non si disseminò, ma la religione ebraica sì. L'ebraismo era una religione di convertiti. Contrariamente all'opinione popolare, nell'ebraismo delle origini c'era un grande desiderio di convertire gli altri”.Si tratta di un articolo tutto da approfondire, e di non facile lettura, a mio parere. Ma varrebbe la pena di affrontare la questione, compresa la rimanipolazione dei testi sacri.
Tornando al commento di Pike:
Citazione:
e' chiaro che di fronte ad una comunita' di persone che li aggredisce chiamata Israele e popolata INTERAMENTE da ebrei, la reazione dei Palestinesi debba per forza essere contro gli ebrei, difettando all'interno della comunita' ebraica una opposizione che possa inficiare in concetto degli ebrei uniti sotto l'egida di israele.
Io qui ho delle perplessità: dal momento che le notizie che ci arrivano sono intercettate e setacciate da quello stesso apparato di controllo mediatico che “tiene le leve dei Mass Media e dei Mnisteri dell'Istruzione del resto del Mondo”, come possiamo determinare con certezza che il popolo palestinese (di cui fanno parte un grande numero di scrittori, intellettuali, e simili) abbia o non abbia chiara la distinzione tra “ebraismo” e sionismo”? Non sarà, piuttosto, che a quelle stesse elites di controllo mediatico conviene che tale distinzione, qualora sia fatta, non emerga?
La mia opinione rimane quella secondo cui è nella fusione di sionismo ed ebraismo che l’attuale stato israeliano si conferma come “occupante di diritto” quei territori.
Il fatto che Pispax si sia contraddetto sta in questa sua affermazione:
“Israele è nato perché alle potenze dell'epoca TUTTO SOMMATO conveniva che nascesse. I sionisti hanno goduto i frutti di questa decisione.” Fino a prima di questo suo commento, mi pare che le sue obiezioni restavano confinate entro l’ambito della necessità della fondazione dello stato sionista al di là delle “convenienze” delle potenze (si immagina occidentali, salvo specificazione ulteriore di Pispax…), fondazione dello stato ebraico come inevitabile e a prescindere dalle sue relazioni col mondo occidentale.
Se è così, sembrerebbe un buon punto di partenza per prendere in considerazione anche un progetto espansionistico…
Taccio sull’attenuante secondo cui
“la concessione della cittadinanza ai palestinesi che riconoscevano il nuovo stato” sarebbe un segnale quasi di “inoffensività” da parte dello stato sionista: in realtà sappiamo che vita fanno gli arabi israeliani in terra di sion.
Per il resto, rimango dell’idea che Pispax (scusami se ti chiamo in causa, ma facendolo chiamo in causa alcune delle posizioni più ambigue circa l’argomento) sia abbastanza abile nell’affermare tutto ed anche il suo contrario.
EDITO con un PS: dopo una lucida presa visione delle cose, cosa ci faccia ancora Shlomo Sand all'università di Tel Aviv, resta un mistero. Sarebbe più coerente non riconoscere il proprio satus di cittadino israeliano ed andarsene, o mettersi dalla parte dei "lesi"...
A meno che non si voglia concludere che l'elemento catalizzatore di eventuali opinioni interne allo stato sionista contrarie ad esso fa sempre comodo, pur di dirsi una "democrazia"...