"a parte che le terre RIMASTE ai palestinesi sono state rese aride dal FURTO di acqua da parte dello stato sionista; ... a parte che campano con quello che gli arriva dagli aiuti internazionali e quello che riescono a recuperare di loro iniziativa".pispax
Citazione:
Una buona descrizione della realtà. Non perfetta, ma buona. Sono d'accordo.
Bene, mi fa piacere. Il punto in questione, però, è che quando chiedi
“quali altri "beni" avrebbero dovuto lasciare i palestinesi?", se la domanda è retorica stai accettando il parallelismo che faceva Edo.
Il che, come minimo, dovrebbe condurti a condividere anche l’analogia circa i metodi di Israele: quelli con i quali sta piegando un intero popolo, né più né meno come PRIMA della “soluzione finale” è stato tentato di fare con gli ebrei perseguitati durante il nazismo.
Invece, dalla difesa strenua delle GIUSTIFICAZIONI che adotta lo stato sionista circa il genocidio dei palestinesi a cui sarebbe “costretto” per la sua salvaguardia, non risulterebbe che tu accetti quelle similitudini.
Condividerle dovrebbe portarti a considerare la strumentalizzazione dell’Olocausto che il sionismo mette in atto allo scopo di legittimare quella che è un’occupazione arbitraria di territori che NON GLI SPETTANO.
E’ da questa considerazione, da questa angolazione, che è nata l’esigenza per molti ricercatori di andare a verificare SE ci fossero rapporti tra il sionismo e gi artefici di quello che fu l’orrore dell’Olocausto. Non stiamo, noi che riteniamo possibile questo incrocio di interessi, farneticando: si sta considerando che da una parte ci sono i POPOLI, palestinese ed ebraico, e dall’altra delle precise ELITES che pianificano gli sviluppi economici e politici in determinati contesti globali, mondiali, internazionali.
"a parte che i palestinesi non potrebbero mai inserirsi in qualsivoglia contrattazione economica con altri stati;"Citazione:
Se quello che scrivi è quello che intendi, questa invece è una pessima descrizione della realtà.
Perché "non potrebbero mai"?
Dici che sono troppo nobili e superiori per farlo?
Lo stanno facendo già adesso per una cosa diplomaticamente facile come gli aiuti.
Alla Conferenza di Parigi ci sono state numerosissime contrattazioni economiche fra i "donors" e le varie fazioni palestinesi, al termine delle quali i "donors" di cui sopra hanno deciso di far passare gli aiuti da Fatah invece che da Hamas.
Se un domani (spero) diventeranno uno stato indipendente, le contrattazioni economiche con gli altri stati saranno il loro pane quotidiano.
Non potrebbero MAI perché non sono uno STATO, e gli STATI intrattengono rapporti tra stati, appunto. Non con “popoli” non legittimati e senza alcuna forma sociale istituzionalizzata.
Gli AIUTI non sono “rapporti” tra stati e popoli, sono ELEMOSINA, mantenimento di una forma di assoggettamento, sottomissione e degrado. Dipendenza, in poche parole.
Inoltre, quando rispondendo ad Edo scrivi che nel ‘48
Citazione:
I palestinesi all'epoca avevano AMPIE prospettive di vittoria: erano superiori in tutto, tranne che nell'organizzazione
è la tua affermazione che non sta in piedi, non quella di Pappe: sotto il mandato britannico,
nella rivolta fra il ’36 ed il ’39 (cito wikipedia che ti piace tanto tanto)
“ le autorità britanniche tentarono di confiscare ogni arma in possesso della popolazione araba. Ciò, e la distruzione della parte più rilevante della leadership politica araba nel corso della Rivolta, minò grandemente gli sforzi militari palestinesi nel corso della guerra arabo-israeliana del 1948, causata dalla dichiarazione d'indipendenza dello Stato d'Israele alla fine del Mandato britannico”, il che implica l’indebolimento di qualunque forma organizzativa dei palestinesi."E pare ovvio che indebolire un popolo in ogni sua fase ORGANIZZATIVA, prima durante il mandato britannico e poi tramite i rapporti tra occidente e quello che sarebbe diventato lo stato sionista (non noccioline e manipoli di uomini, dunque…) significa sconfiggerlo in partenza.
A questo aggiungi il grande esodo dei palestinesi, lo stato di prostrazione e sfinimento di enormi numeri di individui costretti a lasciare le proprie terre e le proprie abitazioni, il furto sistematico di risorse fondamentali per la sopravvivenza, e poi dimmi se il 7% non è pure molto.
Dove sarebbero le AMPIE prospettive di vittoria?
“Soltanto dopo l'invio da Londra di rinforzi militari di 20mila uomini che, assistiti dall'aviazione, spazzano via la tenace guerriglia dimostratasi capace di occupare intere zone agricole e citta', e di resistere a lungo contro forze di gran lunga superiori, grazie ad un vasto appoggio tra le popolazioni locali." "Ma dietro la protesta spontanea non esisteva una reale politica di opposizione all'imperialismo inglese ed ai sionisti, le masse arabe palestinesi venivano strumentalizzate dai regimi arabi i quali, lungi dal difenderne i diritti ne usavano la protesta per aumentare il prezzo della resa ai sionisti.”Una doppia strumentalizzazione.
Altro che
Libro Bianco:
“«Oggetto di pressioni contraddittorie da parte degli arabi e degli ebrei, Winston Churchill espone il 30 luglio 1922 la politica del suo governo verso la Palestina.
Questo importante documento, conosciuto col nome di Libro bianco del 1922, afferma che, contrariamente ai «timori manifestati dalla delegazione del Comitato esecutivo arabo, il governo britannico non ha mai contemplato la sparizione o la subordinazione della popolazione, della lingua o della cultura arabe in Palestina».
E Winston Churchill «attira l'attenzione sul fatto che i termini della dichiarazione [Balfour] non prevedono che l'intera Palestina divenga un Focolare nazionale ebraico ma che un tale focolare sarà fondato in Palestina».
Nei confronti degli ebrei il Libro bianco sottolinea che «è essenziale che questa comunità sappia che essa si trova in Palestina per diritto e non per tolleranza».
E aggiunge che l'immigrazione ebraica «non può eccedere la capacità economica di assorbimento del Paese».
Definendo, in una prospettiva più generale, la politica britannica, Winston Churchill dichiara: «Alla domanda: "Cosa bisogna intendere per sviluppo del Focolare nazionale ebraico in Palestina?", si può rispondere che non si tratta dell'imposizione di una nazionalità ebraica agli abitanti dell'intera Palestina ma di perseguire lo sviluppo della comunità ebraica esistente, con l'aiuto degli ebrei delle altre regioni del mondo, affinché essa divenga un centro al quale l'intero popolo ebraico possa, per quanto riguarda la razza e la religione, interessarsi e del quale possa andare fiero».”Un mirabile esempio di quella che è la “diplomazia” politica: chiacchiere, fumo negli occhi, sporchi interessi da parti apparententemente in contrasto, ai danni di un unico popolo.
“Come noto, l'ipotesi di spartire la Palestina era piaciuta ai sionisti sin dalla fine degli anni '30, allorché la commissione inglese PEEL, insediatasi in Palestina dal novembre 1936 al gennaio 1937, pubblicò un rapporto in cui proponeva di dividere la Palestina in due Stati, lasciando Gerusalemme e il corridoio da Gerusalemme a Giaffa in mano agli inglesi." "Naturalmente si prevedeva l'espulsione di tutti gli arabi dal futuro Stato ebraico (in conformità peraltro ai postulati teorici del fondatore del sionismo politico, Theodor Herzl). All'inizio del '47 la politica sionista poteva contare sull'Haganà (l'organizzazione militare ebraica in Palestina) che disponeva già di 60.000 uomini, di cui almeno 12.000 avevano combattuto nel corso della II guerra mondiale a fianco di inglesi o americani; poi vi erano altre organizzazioni militari clandestine che svolgevano azioni terroristiche e campagne politiche estremistiche, sia contro gli inglesi che contro gli arabi.”Quindi, come fai a parlare di irrilevanza della “pulizia etnica” in merito allo smembramento sistematico di ogni forma organizzativa palestinese, quando si scopre che l’indebolimento di quel popolo è precedente ANCHE al 1948?
O, in tempi di “democrazia” apportata dalla politica USA “contro” il “nemico” nazista, volevi un massacro perpetrato tutto d’un botto?!
Sembra che tu non voglia tener conto nemmeno dei cambi di strategia di oppressione segnati da quel terribile (e determinante nella panificazione dell’intero secolo a venire, come minimo) evento che fu la IIGM.