Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 17/8/2007
Da perugia
Messaggi: 1802
|
Notturno: Io mi rendo conto che sono storie diverse. Che diverse sono state le atrocità commesse.
Ma se Israele non è "legittimo", allora, per lo stesso metro di giudizio, non lo è l'Italia. E temo che pochi (forse nessuno) siano i paesi dell'ONU che possano vantare origini meno sanguinose e, per questo, più legittime. Sicché, se tutto questo fosse vero (e io credo che lo sia), non pensi che l'argomento della "legittimità dello Stato di Israele" sia un tantino superato?
Forse, invece di concentrarci contro lo Stato, dovremmo affrontare LE AZIONI di quello Stato. Mi spiego meglio: chiunque esso sia, legittimato o no nella nascita, se commette abomini va condannato.
Tu che ne pensi?
Shm:
Io penso che non siano soltanto due cose diverse, credo anche che siano diametralmente opposte e da considerare realtà non equiparabili una all’altra poiché in una delle due sussiste un’illegittimità parziale o relativa ma coerente mentre nell’altra c’è una illegittimità totale, assoluta, evidente ma oltretutto incoerente...
Nel regno che è stato annesso a quello d’Italia c’erano provincie che volevano l’unificazione, se non ricordo male Basilicata e Puglia erano due tra queste, ma qui rientreremmo nei connotati di una guerra civile con fazioni interne che tradirono il regno in difesa o si lasciarono corrompere o disertarono come in Sicilia, all’improvviso, o in Calabria al proseguo dell’avanzata dei 1000.
Le conseguenze della resistenza furono atroci e rimangono controverse e a mio avviso condannabili ancora oggi. Tuttavia il processo di unificazione è un fenomeno che non ha vissuto soltanto l’Italia, non per questo intendo dire che quello dell’Italia è meno grave, ed è stato per così dire fisiologico anche per altri Stati a spese più o meno gravi della popolazione civile che ne ha subito un cambiamento senza sentirne, nella sua interezza, il bisogno.
Ma paragonare l’unificazione di un Paese alla colonizzazione di un territorio sulla pelle dei nativi residenti con successivo insediamento del proprio Stato e poi costringerli, a decenni di distanza, a vivere in prigioni a cielo aperto sotto continua minaccia armata mi sembra un’altrettanta boiata.
Almeno nel Regno d’Italia i “conquistati” continuavano a vivere nelle case dove vivevano prima, gli arabi nel migliore dei casi venivano deportati in campi profughi fatti di tende in attesa di risolvere il dilemma del cosa farsene.
Non so se hai letto “La pulizia etnica”, lì viene descritta perfettamente l’indole dell’arabo e della sua mentalità predisposta all’adattamento… purché in armonia! L’arabo, pur visto privarsi del proprio villaggio si spostava in un altro e cercava di rifarsi una vita… Parlo dei civili: erano disposti a condividere il territorio, il sionismo no.
Se il sionismo non avesse discriminato l’arabo, se avesse instaurato un rapporto di convivenza rispettando la popolazione nativa e se (utopia) avesse acconsentito alla totale presenza araba, invece che deportarne la maggioranza per ottenere viceversa l’agognata maggioranza ebraica, all’interno dello Stato d’Israele a quest’ora probabilmente non ci sarebbe Gaza o i territori.
N.B.
Per il fatto della lingua anziché Dante potrei benissimo elencarti alcuni esponenti della scuola siciliana, presenti con un volgare dal quale riprenderà successivamente lo stesso Dante, quasi un secolo prima di lui, che il senso non cambierebbe, senza poi star troppo a voler ricordare che il Regno delle Due Sicilie rientrerà esso stesso nelle mire dell’unificazione…
Per curiosità che intendi scrivendo:
“per quanto concerne la lingua, poi, il Dante che citi non era "patrimonio comune" del popolo italiano.”
Di chi era patrimonio esclusivo Dante?!
|