Durante la rubrica sportiva che segue il tg3 si è, ovviamente, parlato dell’accaduto.
La parola “terrorismo” è stata usata diverse volte, con molta disinvoltura.
Leggo da
l'Unità:
“Gli inquirenti vogliono accertare se gli assalti siano frutto di una strategia riconducibile a una organizzazione politica. In particolare si configura la norma prevista dall'articolo 270 sexies del codice penale: «Sono considerate con finalità di terrorismo - recita il testo - le condotte che, per la loro natura o contesto, possono arrecare grave danno ad un Paese o ad un'organizzazione internazionale e sono compiute allo scopo di intimidire la popolazione o costringere i poteri pubblici o un'organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto o destabilizzare o distruggere le strutture politiche fondamentali, costituzionali, economiche e sociali di un paese o di un'organizzazione internazionale».”E’ chiaro che l’operazione offre diversi vantaggi:
- equiparare gli assalti delle tifoserie ai cortei di Genova.
- alimentare la logica del “nemico”.
- reiterare la necessità della sicurezza, e quindi l’adozione di un maggior
controllo.- enfatizzare la “pericolosità” dei tifosi (ma, in realtà, dei “terroristi”) dichiarando che in alcuni casi la polizia si è barricata nelle caserme.
Ammesso che sia vero, una domanda sorge spontanea: durante il G8, le “forze dell’ordine” erano “dopate” o picchiavano come pazzi perché i “soggetti” erano mooolto meno “pericolosi”?
In poche parole: nessuno di loro se la fa addosso quando si tratta di manganellare persone inermi.