Penso che la prima delle tue osservazioni non ha alcun senso. Cị di cui parla l’esimio Fini non riguarda l’aspetto volontaristico (“…scegliere una lotta piuttosto che un'altra...” ) ma la significatività del contesto che ci forma e in cui si vive, la sua capacità di dare un senso alla vita di chi vi è immerso. La sua “anima”, per coś dire.
La seconda mi ripiomba ad argomenti che credevo finalmente intellettualmente superati (“i lavoratori” come categoria ontologicamente esaustiva - mah! - e la lotta al loro fianco come discriminante di valore personale degli individui - doppio mah!).
La terza... vabbé, la terza si ricollega intimamente alla seconda e ne condivide il valore.
La quarta dovrebbe inibirti la facoltà di definire “qualunquista” chiunque altro in tutto l’universo conosciuto per manifesta inferiorità qualunquistica nei tuoi confronti.
L’impressione generale è che di quanto scritto nell’articolo sia stato colto niente più (e forse ancor meno) della superficie. Il che non mi sorprende affatto.
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