Non vorrei ricominciare come al solito!...
‘Uno, Coscienza e Singolarità’ sono tre parole pilastri… Cappelle! Battisteri!! Non ho difficoltà a dire che mi piacciono e ne sono attratto. E che sia un ternario è sicuro come il cielo ch’è fatto d’aria, ma… Io l’avrei impostato diversamente.
Teorizzo un ‘logos’ come verticalità, un ‘ethos’ come orizzontalità e un ‘pathos’ come profondità, e dico: LOGOS|ETHOS|PATHOS. Questo ternario – che è la mia prima formulazione teoretica – è il criterio di base con cui tendo a vedere le cose. (Poi passo all’esagono e all’ottaedro – seconda e terza formulazione del mio modo di filosofeggiare; ma questo è altro discorso).
Dunque ternario significa questo per me: tendo/parto ogni volta da una elaborazione del pensiero il più possibile intelligente; la quale tende/mi proietta con fatica in un comportamento (serie di atti/azioni) il più possibile coerente; per tendere/giungere augurabilmente un’emozione (serie sensi o stati d’animo) il più possibile piacevole.
Ora, delle tre affascinanti parole in questione l’ordine che mi è più congeniale è: UNO|SINGOLARITÀ|COSCIENZA. Che voglio dire?… Principiando – come ho detto – ogni cosa dal pensiero, tendo a concepire questo semplice, chiaro, efficace il più possibile (a guardar bene ‘uno/unitario’). Il quale mi spingerà/mi spinge ad agire in modo preciso, lineare, determinato (a guardar bene ‘singolare’). Da cui mi attendo/mi attenderei (e che altro senṇ?) una qualche consapevolezza di piacere e/o di benessere (a guardar bene ‘coscienza’).
ludfrescj
P.S. Questa la prima innocente elucubrazione che stilo – col mio ritardo e a modo mio – sul topic vecchio di mesi di Timor. La quale discussione che propone mi sembra nutrita, variegata, esistenziale. E provocatoria nella misura che chiede (anche). Perfino un po’ predicatoria e vagamente ‘proselitistica’.