Ivan, io sui luoghi della prima guerra mondiale ci sono nato, casa dei miei nonni era stata requisita dal regio esercito per farne un comando e di storie ne ho sentite tante, tramandate oralmente.
E da quello che ho capito quei poveri contadini erano stati presi e buttati in mezzo al fango e ai pidocchi, e la vita era scandita dalle razioni di cognac: quando arrivava il cognac, ci si ubriacava e via, all'assalto. Savoia! Non avevano ancora inventato le afetamine all'epoca.
Sono cresciuto ascoltando i canti degli alpini, e persino le memorie dell'unico corpo dell'esercito italiano che abbia un radicamento nel territorio ed una tradizione "popolare", le uniche cose che senti sono questi poveri ragazzi (quelli del '99 avevano 17 anni) mandati al macello.
Prima che sui libri di storia, io la Grande Guerra l'ho vista fuori di casa, coi monumenti ipocriti e le lapidi di ragazzi caduti, mandati ubriachi marci a correre addosso ad una mitragliatrice austriaca, per far livellare i dislivelli del terreno coi cadaveri; oppure a tornare indietro e farsi sparare da una mitragliatrice dei Carabinieri.
L'eroismo se lo sono inventato dopo: all'epoca la differenza tra la caserma e il carcere era niente. La differenza fra un pidocchio e un fante era che il pidocchio aveva almeno un pasto decente.
E dopo che i Generali avevano praticamente perso la guerra, a Caporetto hanno cominciato a fucilare i disgraziati che erano riusciti a scappare.
Eroismo....
A proposito, è la "Leggenda del Piave", non la canzone
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