La quantistica è affascinante anche se può seriamente comportare rotture di equlibrio mentale. Mi avete fatto venire in mente il classico paradosso di Zenone. Achille, nella realtà, riesce a raggiungere la tartaruga perchè nel suo tempo personale, necessario per percorrere la distanza che lo separa dalla tartaruga, dall'altra parte ossia nel tempo della tartaruga non succede nulla, ossia la tartaruga è ferma. Ciò mi fa pensare appunto ad un universo discontinuo, anzi a tanti universi discontinui e sovrapposti strutturati a "frame". Ciò si concilia perfettamente con l'idea di un universo olografico, in altri termini una rappresentazione "digitale", il gigantesco videogioco di cui parlava qualcuno in questo topic. Con questo schema mentale, un pò semplicistico, riesco a capire perchè il fotone, in presenza di discontinuità, impieghi meno tempo a "percorrere" (ci siamo capiti) un determinato spazio rispetto ai fotoni in caduta libera. In sostanza, la discontinuità interrompe il frame e ne crea un altro mentre per il fotone in caduta libera il frame prosegue. Tra un frame e l'altro non c'è nulla, anzi c'è il nulla, il nero come per una pellicola cinematografica. Ai nostri occhi, il fotone si è teletrasportato ma in realtà ha solo cambiato frame. Quel "nulla", tra un frame e l'altro, è l'interspazio di startrekkiana memoria? Ci consentirà di viaggiare nel e tra gli universi? Ditemi, o maestri, illuminate un profano. Grazie.
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