Dubito ormai di tutto
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La saga continua.......
Altri tre astronauti americani furono fatti partire per la Luna l’11 Aprile 1970, esattamente alle ore13,13 locali. Fred Haise era il comandante del Modulo Lunare e Jack Swigert aveva il compito di guidare il Modulo di Comando. Quest’ultimo non doveva partecipare alla missione: sostituì, infatti, Mattingly che fu lasciato a casa per un sospetto di rosolia, solo due giorni prima del lancio. James Lovell era il comandante dell’equipaggio. Pochi minuti dopo il decollo, una piccola vibrazione avvertì gli astronauti che il secondo stadio si era spento con due minuti d’anticipo. Un primo inconveniente che fu superato facilmente, cui fece seguito un incidente ben peggiore che costrinse a modificare con urgenza le fasi del ritorno sulla Terra dell’Apollo 13. Circa 54 ore dopo il decollo Swigert aveva controllato il Modulo di Servizio, mentre Lovell e Haise avevano ispezionato il Modulo Lunare. Furono eseguite delle riprese televisive che ripresero le ispezioni. Avevano appena ultimato tale operazione e Lovell stava per rientrare nel Modulo di Servizio, quando si udì un’esplosione: la luce rossa si accese sul quadro di controllo. L’allarme stava ad indicare che si era verificato un calo di potenza nel compartimento elettrico principale del Modulo di Servizio. Quasi contemporaneamente altre due luci si accesero: due delle tre celle a combustibile erano fuori uso. Le celle a combustibile adoperavano ossigeno e idrogeno per produrre energia elettrica ed acqua: erano la principale fonte d’energia dell’Apollo. Una sola cella sarebbe stata sufficiente per girare intorno alla Luna e per il rientro, ma tutte e tre erano necessarie per compiere l’allunaggio. Al momento dell’esplosione gli astronauti si trovavano a circa 300.000 Km dalla Terra e mancavano 90 ore al rientro. Haise chiamò il Centro di Controllo di Huston:
- "Ehi! Abbiamo un problema qui!" Huston: "Apollo 13, qui è Huston, ripetete, prego". Apollo 13: "Huston, abbiamo un problema. Abbiamo una caduta d’energia elettrica e abbiamo udito un 'bang' molto forte, seguito dall’accensione di spie di pericolo".
La situazione nel Modulo di Comando divenne ben presto critica. Gli astronauti capirono subito che la loro unica possibilità di sopravvivenza era di convertire il Modulo Lunare in un battello di salvataggio, per poterlo utilizzare per il ritorno a casa. Sessantuno ore e trenta minuti dopo il lancio fu acceso il motore del Modulo Lunare per circa 30 secondi. Dovettero naturalmente accelerare al massimo il loro rientro. Come mai successe un tale disastro che tenne col fiato sospeso centinaia e centinaia di milioni di persone, tutte in emozionante attesa di fronte alla TV? Coloro che seguirono le sorti degli astronauti, eruditi dal contattista Eugenio Siragusa, non ebbero sorprese perché conobbero in tempo reale i retroscena della "sfortunata" missione. La storia però ce la facciamo raccontare dal noto cronista TV, ex dipendente della NASA, Maurice Chatelain. In un suo recente libro dal titolo "I nostri antenati vengono dallo spazio", egli afferma che la NASA stava cercando di conoscere se la Luna era, infatti, vuota o artificiale e che il misterioso programma che doveva svolgere la missione Apollo 13, prevedeva di far esplodere una bomba nucleare sulla Luna al fine di determinare la sua struttura geofisica. Egli ha confermato inoltre che un UFO ha seguito l’Apollo 13 nella sua traiettoria verso il nostro satellite, sabotando la navicella spaziale terrestre e causando la nota mal funzione prima che gli astronauti arrivassero alla loro meta. In accordo con l’autore del libro "UFO e la prova evidente dallo spazio", Daniel Ross, Chatelain ha affermato che nella Luna ci sono gli extraterrestri, i quali vivono pacificamente e non ci vogliono.
Meditate gente meditate.....
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