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emi |
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Re: Money from nothing | #1 |
Ho qualche dubbio
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Ed ecco l'ultimo pezzo. Sempre dal Giornale di Brescia del 27-06-06
Come i premi Nobel statunitensi Solow e Merton e l’economista Lindbeck hanno affrontato uno dei temi economici che più preoccupano gli Stati Welfare, la politica deve anticipare le decisioni
Camillo Facchini BRESCIA - O cambia o muore. È soprattutto questo il messaggio emerso ieri dal dibattito sul welfare promosso dall'Iseo in Santa Giulia ed al quale hanno partecipato i due premi Nobel Robert Solow e Robert Merton e l'economista svedese Assar Lindbeck. O cambia o muore, perchè un sistema nato negli anni Quaranta e progressivamente rivisto fino a metà degli anni settanta, oggi, così com'è, non va più bene: non va più bene ha spiegato Assar Lindbeck perchè sono subentrate "complicazioni" (così le ha chiamate l'economista svedese) internazionali, perchè il costo dei servizi era un tempo contenibile in quanto i salari erano bassi (ed essendo il welfare un servizio ad alto capitale umano, aumentando i salari sono aumentati i costi), perchè le democrazie erano favorevoli a «quel tipo di welfare, perché la popolazione attiva era molto più ampia di quella a riposo, perché c'era un tasso di disoccupazione basso, perchè la fiscalità era benevola e lo stesso welfare non era sovra utilizzato quindi con costi contenuti. Allora come cambiare per non morire? La parola d'ordine emersa ieri è “flessibilità" del mercato del lavoro, intesa come lavorare di più, allungare l'età lavorativa transitando da un modello retributivo ad uno contributivo, ma con la "politica che deve giocare d'anticipo: unico vero modo per finanziare il welfare -ha spiegato Lindbeck - perchè occorre capire per tempo quali saranno gli effetti che si manifesteranno sui conti pubblici". Cambiare il welfare ma prima cambiare i comportamenti della politica, rimuovere le paure «ma questo -ha concluso l'economista svedese -per la politica stessa è un grande problema». C'era una figura autorevole ed amata che ieri era come fosse presente in platea, quella di Franco Modigliani che dell'Iseo è stato il presidente e che dell'Iseo continua ad essere il tutor spirituale. È toccato a Robert Merton parlare dell'influenza del pensiero, e dell'opera, di Franco Modigliani sulla politica economica mondiale. La figura di Franco Modigliani è legata a quella di Merton Miller ed è di questi due economisti la formulazione originale che costituisce la base della moderna teoria della struttura del capitale d'impresa. Nella sua elaborazione più semplice, il teorema -ha ricordato Bob Merton - afferma che, in assenza di tasse, costi di fallimento e asimmetrie informative, in un mercato insomma efficiente, il valore d'impresa non è condizionato dalla modalità con cui l'impresa si finanzia. Non importa dunque se l'impresa ottiene il proprio capitale raccogliendo finanziamenti tramite l'emissione di azioni o tramite debito ed allo stesso modo la politica di dividendo non ha effetti sul valore dell'impresa. Il teorema è costituito da due proposizioni distinte, che possono essere estese ad una situazione che prevede la presenza di tassazione e rappresenta inoltre un importante contributo alla teoria della finanza aziendale dal punto di vista metodologico; con il lavoro di Franco Modigliani e Merton Miller del 1958 si introducono infatti per la prima volta gli strumenti analitici formali dell'economia politica nell'analisi di un problema di corporate finance “con un pensiero -ha spiegato Bob Merton -che rappresenta il confine tra la vecchia finanza e quella moderna basata su modelli matematici precisi". Questo per arrivare a sottolineare che l'eredità di Franco Modigliani «ha portato all'universo finanziario in cui ci troviamo», ha concluso Merton, alla sofisticazione dei prodotti e delle regole che muovono l'economia e quindi anche il welfare, soprattutto quello che verrà con i cambiamenti che lo attendono. Mutamenti tecnici e sociali perchè in stagioni neanche troppo lontane dovremo abituarci ad un welfare meno ...welfare, bisticcio di parole per dire che godremo un 'assistenza in cui il pubblico sarà sempre minore ed il ruolo che il singolo dovrà aver con se stesso sempre più ampio. Dentro a questi cambiamenti entrano così nuovi i fondi di investimento mutualistici di life-cycle introdotti negli anni '90, ma diventati popolari da non molto, prodotti nei quali gli investitori devono determinare la loro ripartizione del bene, riequilibrare e registrare la loro ripartizione del bene col tempo unendo i benefici abituali del fondo monetario, la differenziazione, l'amministrazione professionale, requisiti di bassi contributi e così via, con un alto grado di controllo continuo. Bob Solow ha chiuso lo scenario mettendo in guardia dai pericoli che ci attendono “con il rischio di spostare un problema che oggi interamente è della società sulle spalle del singolo individuo". Serve insomma un salto culturale se vogliamo garantire un avvenire previdenziale ai nostri figli. Ma prima occorrono, come ha detto Lindbeck, le decisioni rapide della politica. Più lontano dal problema welfare se la stretta monetaria in atto da parte delle banche centrali mondiali producesse effetti “troppo forti" sull'economia reale, sarebbe opportuno fare retromarcia e “tornare indietro", verso tassi d'interesse più bassi, ha detto Robert Solow, parlando dei trend crescenti nei tassi d'interesse. A chi gli chiedeva dei pericoli sulla crescita economica generati da un denaro sempre più costoso, Solow ha ammesso che “ci sono alcuni rischi, non c'è dubbio, ma se non ci fosse stata la crescita dei tassi d'interesse, avremmo fronteggiato un altro rischio", quello inflattivo. «La verità -ha aggiunto -è che la politica monetaria delle banche centrali ha un solo strumento nella maggior parte dei Paesi e questo è la politica dei tassi d'interesse a breve termine. E con un solo strumento si può perseguire solo un obiettivo completamente».
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