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   Storia, Arte & Cultura
   Educazione alla violenza

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  •  lupetto
      lupetto
Educazione alla violenza
#1
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 21/10/2005
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Messaggi: 92
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Karl Popper, uno dei maggiori filosofi del '900 è morto nel 1994 e quindi non ha visto lo spettacolo dell'11.9 e le sue conseguenze, ma ha detto cose che mi sembrano in questi giorni estremamente interessanti.

Per realizzare una società liberale (aperta) Karl Popper indica le seguenti priorità:
1) Pace;
2) Limitazione dell’esplosione demografica;
3) Educazione

"Se vogliamo perseguire la pace, non possiamo educare i bambini alla violenza e per evitare questo è necessario ricorrere anche alla censura."

Intervistato su questo punto che sembra contraddire il concetto di società aperta, Popper dichiara: “Mi dispiace dirlo proprio perché sono un liberale e non sono favorevole alla censura. Il fatto è che la libertà dipende dalla responsabilità. Se tutti fossero pienamente responsabili (...) e considerassero gli effetti delle loro azioni sui bambini, non avremo bisogno di censura, ma purtroppo le cose non stanno così e la situazione è andata peggiorando: la gente vuole sempre più vilenza, chiede alla televisione di mostrare più violenza. Non possiamo accettare che si vada avanti così.”

“Sono stato un educatore di bambini e so che non amano la violenza. Quando capita di vedere al cinema film di avventura con qualcuno che muore, sappiamo bene che i piccoli chiudono gli occhi appena la situazione si fa pericolosa. Ma questo accade fino a quando qualcosa non si spezza in questo loro atteggiamento. E come i cavalli che vengono addestrati ad affrontare la violenza, così anche i bambini finiscono per chiedere sempre più violenza perché l’abitudine prevale sui loro sentimenti di paura e di avversione.”

“E’ nostro dovere educarli correttamente proprio come è nostro dovere insegnare loro a leggere e a scrivere. Dobbiamo evitare la caduta delle resistenze naturali alla violenza nella maggioranza della popolazione.”


La libertà - aggiunge Popper richiamandosi alla formulazione di Kant - esiste solo in forma limitata, nei limiti della libertà da concedere agli altri. Dove i limiti vengono superati deve intervenire la legge. Perciò “se noi educhiamo meglio i nostri bambini, anche ricorrendo alla censura, allora possiamo avere più libertà. Se ce ne dimentichiamo avremo meno libertà.”

“Se andiamo avanti come stiamo facendo ora, ci troveremo presto a vivere in una società in cui l’assassinio sarà pane quotidiano.”


Ho visto di persona la verità di quello che dice Popper. Mia figlia, che fino a due anni fa chiudeva gli occhi anche alle scene violente dei cartoni animati, adesso ha otto anni e pretende di vedere in Wrestling in TV e protesta furiosamente al mio divieto: “Non capisci niente papà, quello è tutto finto, non c’è niente di male.”

Lo so, è tutto finto, come sono finti i film. Questo ci porta a superare la barriera psicologica, ci fa aprire gli occhi davanti allo spettacolo “finto” di assuefazione alla violenza.

Il meccanismo naturale per cui la scena violenta ci fa soffrire per immedesimazione con la vittima (l’istintiva identificazione con la vittima è la base della solidarietà umana, è quell’impulso che ci porta a separare due litiganti a prescindere dai torti e dalle ragioni) si rovescia nel desiderio di vedere il nostro campione primeggiare, sconfiggere, opprimere l’altro e ci fa esultare del suo trionfo, ignorando la sconfitta e l’umiliazione dell’altro.

Una volta abituati a scegliere, a parteggiare con uno dei contendenti (di solito il più bello e il più forte) anche di fronte alla violenza vera faremo istintivamente una scelta e ovviamente sceglieremo il vincente: “Se lo sta picchiando avrà le sue ragioni”, “Lo stanno pestando per difendere noi, quella è la violenza degli eroi”.

La nostra educazione, ormai tutta basata sui mezzi di comunicazione di massa ai quali nessun genitore o insegnante può opporsi se non vuole essere ridicolizzato e sbeffeggiato, si affida ai “maestri” del cinema come Quentin Tarantino che ci presenta un nuovo film (Hostel) con il massimo di “contenuti violenti, scene truculente, inquadrature brutali - La vera sfida è guardarlo fino in fondo.
Tarantino ha già dato tanto a questo tipo di educazione, con la sua capacità di trasformale la violenza in gioco e ironia, e trova il terreno spianato da anni di cartoni giapponesi dove si combatte con ogni genere di arma e di fantasia, di violentissimo wrestling offerto a bambini piccoli, di tifo calcistico trasformato in esibizioni di odio, uccisioni vere come quella di Quattrocchi trasmesse per i bambini nel telegiornale del pomeriggio e poi c’è anche quella violenza tutta psicologica, carica di cinismo assoluto, di spettacoli leggeri come “Camera Caffé”, un ufficio dove nessuno lavora, ma sono tutti perennemente impegnati in un gioco di massacro psicologico.

Episodi come quello recente di Sassuolo (ma la stessa cosa accadde nel 2001 per le violenze di Genova) aprono polemiche senza fine perché oltre al fatto in sé (un arresto eseguito con modalità molto violente) entrano in discussione le reazioni emotive, infatti le persone che conservano la naturale simpatia per la vittima non possono accettare che la polizia invece di impedire le violenze sia essa stessa apportatrice di violenza; le persone ormai assuefatte alla violenza, avendo cancellato la dimensione non-violenta come possibilità reale di convivenza, godono nel vedere il trionfo della polizia: quanto più violenta è l’affermazione della polizia sul presunto criminale, tanto più sarà godibile la scena come trionfo del giusto.

Non si tratta solo di capire se il presunto criminale è un vero criminale, se merita o non merita la punizione. Il problema è un altro: il sistema punitivo è affidato ai giudici che devono esercitarlo secondo le regole del processo, e l’anticipazione poliziesca della punizione, anche se giusta, trasferisce il potere punitivo ad una forza violenta che non ha e non può avere il dovere di fare accertamenti o di ascoltare la difesa. Accettando questo si accetta la cancellazione di ogni garanzia di legalità.

MI scuso per la lunghezza e concludo con parole di Popper:
“Lo stato di diritto esige la non-violenza, che ne è il nucleo fondamentale”. Se siamo d’accordo su questo dobbiamo fare qualcosa.
Non solo non possiamo giustificare i vignettisti e i ministri che vanno ad esibire le vignette provocatorie, non possiamo giustificare i carabinieri di Sassuolo, nemmeno quando riusciamo a comprendere la loro reazione in una situazione realmente difficile.

Dobbiamo agire sull’educazione, e all'educazione civica partecipano anche i giornalisti, i ministri, i carabinieri… dobbiamo agire sulla formazione delle coscienze che non avviene più tra la casa, la chiesa e la scuola, ma avviene in Tv, al cinema, in palestra, per strada.
Inviato il: 3/3/2006 19:51
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Oggetto: Autore Data
     Re: Educazione alla violenza fiammifero 3/3/2006 20:19
     Re: Educazione alla violenza soleluna 3/3/2006 20:32
       Re: Educazione alla violenza fiammifero 3/3/2006 21:50
       Re: Educazione alla violenza Dusty 4/3/2006 0:07
       Re: Educazione alla violenza lupetto 4/3/2006 11:11
         Re: Educazione alla violenza soleluna 4/3/2006 11:41
           Re: Educazione alla violenza Linucs 4/3/2006 14:21
             Re: Educazione alla violenza yarebon 4/3/2006 15:40
             Re: Educazione alla violenza Paxtibi 4/3/2006 16:42
             Re: Educazione alla violenza lupetto 5/3/2006 12:24
           Re: Educazione alla violenza lupetto 4/3/2006 18:02
             Re: Educazione alla violenza lupetto 4/3/2006 18:34
             Re: Educazione alla violenza fiammifero 4/3/2006 18:47
               Re: Educazione alla violenza Linucs 4/3/2006 21:27
                 Re: Educazione alla violenza fiammifero 4/3/2006 21:32
                 Re: Educazione alla violenza lupetto 6/3/2006 11:40
                   Re: Educazione alla violenza ziomao 8/3/2006 12:39
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