Ossigeno. Tutto ciò che cerchiamo è ossigeno.
Polmoni troppo ampi, un cuore troppo grande.
La sete è uno stato: si ha sete mentre si vive.
Fame idem.
L'apnea invece dura poco. Sissignore. Due minuti, se va bene.

Ci illudiamo di scendere in profondità, sempre più giù.
Abbiamo imparato a compensare: allentiamo la pressa sulle orecchie.
Ci tuffiamo dall'alto per andare più sotto.
Ma il fondo non lo toccheremo mai.
Ogni due minuti, ci tocca risalire. Ossigeno bastardo ci aspetta lì, imperturbato.

La superficie ci chiama in continuazione. Noi vorremmo scendere, restare sotto per un po', vedere che succede. Percepire con nuovi sensi, che, per quanto fatichiamo, riusciamo a malapena a cogliere. Figuriamoci raffinarli.
Ad intervalli di due minuti è semplicemente impossibile.

Finisce che nuotare ci risulta odioso. Insopportabile alle volte.
Non ne cogliamo il senso. Respirare? Per chi? Per noi? Per vivere?

Poi un giorno come tanti, mentre nuotavamo, inquieti, senza una meta... Ecco che si scorge all'orizzionte una sagoma...
Avviciniamoci: può essere interessante. Infine oltre a nuotare non accade nulla qui.
È una nave. Immensa.
Non facciamo a tempo a rimirarla, che veniamo investiti dallo sciame di scialuppe che la circonda.

Abbiamo l'acqua alla gola.
Non serve un genio per immaginare che succederà.
Saliremo su una scialuppa. Che sollievo! Niente più nuoto!
Ok, c'è da remare. Per evitare di nuotare, questo e altro!
Finisce che ci dimentichiamo come si faceva a nuotare.
Dimentichiamo che c'era anche il sotto dell'acqua. Ci rinunciamo.
Hanno inventato perfino i motoscafi!

I nostri figli leggeranno sui libri dell'emancipazione. Dalle loro zattere interminabili.
Per loro una doccia sarà un'avventura: un tuffo nel passato. Quando ancora si era immersi fino al collo.

Chi potrà immaginare che un tempo i più temerari si spingevano metri sott'acqua, alla ricerca della verità!