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   Scienze Economiche
  inflazione e deflazione

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  •  a_mensa
      a_mensa
Re: inflazione e deflazione
#174
Sono certo di non sapere
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@ Ashoka
citazione:
"Aridaje confrontare e misurare sono due cose diverse "
da wikipedia, alla voce strumenti di misura:

" In fisica e ingegneria, una misurazione è l'attività di confronto tra quantità fisiche (chiamate anche grandezze) ed eventi, fenomeni od oggetti del mondo reale.
Come unità di misura si utilizzano oggetti e/o eventi di riferimento precedentemente stabiliti, la cui misurazione dà come risultato un numero che è la relazione tra l'oggetto misurato e l'unità di riferimento."
che poi siano due cose diverse, mi sono già detto d'accordo, in quanto la seconda deriva dalla prima, quindi in una equivalenza univoca (non valida al contrario) la misurazione deriva da un confronto, non viceversa.

citazione:
"possiamo affermare che una maglietta T-shirt = 4 panini e la moneta sarebbe il punto di contatto. "
più che punto di contatto direi elemento comune di confronto (nella misurazione).

comunque, non innervosirti, ho capito quanto sostieni, pur restando della mia opinione.
questo spero non ci vieti di confrontasrci ancora su altri argomenti.
penso di aver ancora molto da imparare da te.
saluti e grazie
_________________
non vorrei mai appartenere ad un club che avesse me come socio.
Inviato il: 28/8/2009 18:10
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  •  Ashoka
      Ashoka
Re: inflazione e deflazione
#173
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 11/7/2005
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Citazione:
Si ma non di tutti i beni contemporaneamente (ovvero nella stessa condizione ambientale). Secondo la mia definizione, dipendendo il valore che una persona assegna ad un bene, anche dalla situazione, mentre la moneta, per la facilità e frequenza dell’uso come paragone, assume una “valutazione” molto più stabile, potrei quasi dire come media di valori e di situazioni. Ma questo solo perché è il termine di paragone più usato. Se prendessi l’abitudine di valutare in caramelle, quello diventerebbe il termine di paragone per me più facile da usare ed allora il valore lo valuterei in caramelle.
Di tutto il discorso, comunque , resta il fatto che io il bene lo valuti, lo confronti, lo “misuri”.


Aridaje confrontare e misurare sono due cose diverse

Cmq facciamo un esperimento mentale.

Mettiamo che in una situazione precisa (sei al bar ed hai fame) tu valuti che:

a) un panino al prosciutto vale 3€
b) un panino al salame vale 2.5€
c) un toast vale 2€

Questo usando il tuo sistema di misurazione che utilizza la moneta come termine di paragone intermedio.

Poi esci e vai a comprati una maglietta perché ne hai bisogno e valuti che:

a) maglietta polo blu vale 35€
b) maglietta T-shirt bianca vale 10€

Tutte queste sono valutazioni che fai utilizzando il tuo ipotetico metodo di confronto (non sono prezzi mi raccomando)

A questo punto, secondo la tua interpretazione, possiamo affermare che una maglietta T-shirt = 4 panini e la moneta sarebbe il punto di contatto.

Per me questi passaggi non si possono fare... tutto qua
Inviato il: 28/8/2009 14:44
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  •  a_mensa
      a_mensa
Re: inflazione e deflazione
#172
Sono certo di non sapere
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Da roncello (mi)
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Grazie Ashoka, apprezzo di volta in volta di più il confronto con te, perché molto profondo.
Citazione:
“Per farti l’idea di un bene no, ma se intendi utilizzare il concetto di “valore” inteso come quantità misurabile e la moneta come sua “unità di misura” (come hai fatto) ed estenderlo a tutta l’economia allora lo devi fare.”
Si ma non di tutti i beni contemporaneamente (ovvero nella stessa condizione ambientale). Secondo la mia definizione, dipendendo il valore che una persona assegna ad un bene, anche dalla situazione, mentre la moneta, per la facilità e frequenza dell’uso come paragone, assume una “valutazione” molto più stabile, potrei quasi dire come media di valori e di situazioni. Ma questo solo perché è il termine di paragone più usato. Se prendessi l’abitudine di valutare in caramelle, quello diventerebbe il termine di paragone per me più facile da usare ed allora il valore lo valuterei in caramelle.
Di tutto il discorso, comunque , resta il fatto che io il bene lo valuti, lo confronti, lo “misuri”.

Citazione:
“Il giudizio di valore rientra invece nel fatto che se ho 10 euro….. “
Ma scusami tanto, ma il fatto che tu abbia 10€, non fa forse parte anche delle “condizioni ambientali” ??

Citazione:
“Capisci che sono due modi di ragionare economicamente che appartengono a diversi paradigmi?”
Mi sono perso. Non riesco più a definire quali siano i due modi, cioè le differenze.
Io credevo di star discutendo sulla “incommensurabilità” del valore, che io contesto.
Non la contesto se consideri il valore come attributo esclusivo del bene, la contesto se lo consideri dal punto di vista individuale e occasionale.

Citazione:
“……………….. Quindi non ci sono misure né giudizi di valore.”
Alt. Se considero la moneta come termine di paragone intermedio
1 banana = 1€ = ½ lattina di coca cola
Il confronto torna tra due beni che io potevo anche aver valutato in caramelle
1 banana = 3 caramelle = ½ lattina di coca cola.
Per cui la mia valutazione (misura) è che le tre cose (con una approssimazione relativa) per me hanno lo stesso valore, si equivalgono.

Ma non dimentichiamo anche che quello che tu chiami “prezzo” è un punto di incontro tra la valutazione del venditore e quella dell’acquirente.
Solo che su un bene unico la cosa è evidente, su beni di largo consumo, scambiati in quantità notevoli continuamente, ne diventa una media delle valutazioni delle singole coppie di venditori/acquirenti, che con il criterio regressivo, diventa prezzo, o meglio valore di riferimento.

Per il resto, grazie della precisazione. Ho ancora molto da imparare.
_________________
non vorrei mai appartenere ad un club che avesse me come socio.
Inviato il: 28/8/2009 14:35
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  •  Ashoka
      Ashoka
Re: inflazione e deflazione
#171
Sono certo di non sapere
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Ma davvero riesci a costruire una scala cardinale (quindi numerica) dei valori di tutti i beni utilizzando.....

Citazione:
ma tu sei sicuro che per farmi l'idea del valore di un bene, in una certa situazione, sia necessario che costruisca una scala cardinale per TUTTI i beni ?


Per farti l’idea di un bene no, ma se intendi utilizzare il concetto di “valore” inteso come quantità misurabile e la moneta come sua “unità di misura” (come hai fatto) ed estenderlo a tutta l’economia allora lo devi fare.

Citazione:
io penso che sia sufficente, ed è il processo mentale necessario ad una scelta, che io confronti il valore di quel bene con solo quelli che potrebbero essere alternativi in quella stessa situazione.
se io ho ad esempio fame, confronterò un panino, con un pezzo di pizza, o analogo bene, ma non sicuramente con una barca, o un paio di scarpe.


Ed io potrei ribatterti che tu stai scegliendo quale mezzo utilizzare per raggiungere il fine di sfamarti (ovviamente non c’è solo quello ma anche il fine di mangiare qualcosa di buono, variare la dieta, etc.)

Citazione:
ti sfido a sostenere che per decidere se acquistare una bibita al bar fai la scansione di tutti i beni possibili e relativi valori.... moriresti di sete prima.


Ed infatti io non mai sostenuto di assegnare un valore numerico ai beni. Io sostengo che quando ho sete e sono al bar ho in testa diversi “mezzi” (bibite, acqua, etc.) per raggiungere il fine di dissetarmi e scelgo sul momento.

Il giudizio di valore rientra invece nel fatto che se ho 10 euro e sono al bar e posso realizzare i seguenti fini (in ordine di priorità)…

- dissetarmi
- saziarmi
- giocare al biliardo

…prima utilizzerò il denaro per comprare da bere, poi mi mangio un panino e, se ho ancora del denaro e c’è qualcuno con cui giocare, faccio una partita a biliardo.

Capisci che sono due modi di ragionare economicamente che appartengono a diversi paradigmi?

Citazione:
ma per tornare poi alla moneta, se nel processo mentale della definizione del valore, la uso, non è perchè sia INDISPENSABILE usarla come termine di paragone, ma la uso perchè è il bene più stabile (almeno in tempi ristretti) che conosco e soprattutto quella che uso più frequentemente.


Va bene ma se per ipotesi tu stabilissi di usarla come unità di misura (tu hai affermato che la moneta misura il valore) e dessi i seguenti valori a questi beni…

banana 1€
panino 3€
coca cola 1€

…allora, utilizzando i tuoi ragionamenti, potremmo dire che un panino vale come tre banane e la coca cola vale come una banana. Ora per me questo è un assurdo.

Quello che dico invece io sulla moneta è che se vado al negozio ed i prezzi sono…

banana 1€ a pezzo
lattina di coca cola 2€
panino al salame 3€

allora la mia unità monetaria, ovvero un euro mi consente di acquistare:

1 banana, mezza lattina di coca cola oppure un terzo di panino al salame. Quindi non ci sono misure né giudizi di valore.


Citazione:
HA...Ha.. come è facile fraintendere.... avrai capito che parlando di "fine" avevo dato un significato diverso dal tuo.
d'accordo, quindi sul fatto, ed estenderei il concetto ad ogni azione e non solo a quelle economiche, che a muoverci sia sempre e comunque un "fine".


Questa è la base dello studio dell’economia secondo la Scuola Austriaca. Infatti, secondo questa scuola di pensiero (che non è insegnata in nessuna università italiana), l’economia è una branca della prasseologia (che studia l’azione in generale definita in quel modo).
Inviato il: 28/8/2009 13:44
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  •  a_mensa
      a_mensa
Re: inflazione e deflazione
#170
Sono certo di non sapere
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@ Ashoka
questa discussione mi appassiona veramente.
ti segnalo di avere aperto un 3d sull'approssimazione per estendere la discussione in merito.
tornando al punto:
citazione:
"Ma davvero riesci a costruire una scala cardinale (quindi numerica) dei valori di tutti i beni utilizzando..... "
ma tu sei sicuro che per farmi l'idea del valore di un bene, in una certa situazione, sia necessario che costruisca una scala cardinale per TUTTI i beni ?
io penso che sia sufficente, ed è il processo mentale necessario ad una scelta, che io confronti il valore di quel bene con solo quelli che potrebbero essere alternativi in quella stessa situazione.
se io ho ad esempio fame, confronterò un panino, con un pezzo di pizza, o analogo bene, ma non sicuramente con una barca, o un paio di scarpe.
ti sfido a sostenere che per decidere se acquistare una bibita al bar fai la scansione di tutti i beni possibili e relativi valori.... moriresti di sete prima.
ma per tornare poi alla moneta, se nel processo mentale della definizione del valore, la uso, non è perchè sia INDISPENSABILE usarla come termine di paragone, ma la uso perchè è il bene più stabile (almeno in tempi ristretti) che conosco e soprattutto quella che uso più frequentemente.
e l'uso frequente è quello che mi porta a relativizzare i vari valori con più facilità, anzi direi quasi "senza pensarci"
comodità, quindi, abitudine, praticità, ecc.. ma non necessità, almeno dal punto di vista teorico.

in quanto alla marginalità, penso , e scusa se mi cito, che la definizione data la includa, avendo definito il valore come:
“un attributo INDIVIDUALE di un bene, in una certa situazione ambientale, che riflette il desiderio dell’individuo di possedere (disporre) quel bene.
Che quindi tale definizione escluda che il valore sia un attributo OGGETTIVO del bene, mi pare che tale definizione lo affermi.
Che sia invece misurabile, e intendo con tale termine la possibilità di compararlo con oggetto simile che per convenzione lo si consideri “campione”, almeno a livello personale, e relativo ad un certo momento storico, mi sembra incontestabile.

pertanto, dal momento che parlo di "situazione ambientale" non lo sclerotizzo in una particolare situazione, ma lo relativizzo all'individuo e al momento che sta vivendo.
pertanto mi pare che sul valore marginale sono perfettamente d'accordo.


ps. HA...Ha.. come è facile fraintendere.... avrai capito che parlando di "fine" avevo dato un significato diverso dal tuo.
d'accordo, quindi sul fatto, ed estenderei il concetto ad ogni azione e non solo a quelle economiche, che a muoverci sia sempre e comunque un "fine".
se non avessimo in mente un cambiamento di qualcosa nell'ambiente che ci circonda, quindi un fine, staremmo seduti come bonzi nel tentativo di "fermare la mente".
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Inviato il: 28/8/2009 12:03
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  •  Ashoka
      Ashoka
Re: inflazione e deflazione
#169
Sono certo di non sapere
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Citazione:
e qui torniamo al concetto di approssimazione.
se mi accontento dell'unità, viene fuori quanto hai scritto tu, ma se io divido una caramella in dieci parti uguali (non metterti a ridere, ma è solo un esempio del principio della misura, che ricorda ho definito come processo per approssimazioni successive), allora potrò anche confrontare e dire 4,2>panino>4,3.
tu continui a pensare alla misurazione come un qualcosa di diverso dal processo che ti ho descritto, ma guarda che è quello che fai anche tu usando un righello , metti con divisioni millimetriche.
la lunghezza che troverai sarà sempre all'interno di due grandezze, fosse anche di 1 micon o meno, l'esattezza non esiste, esiste una approssimazione molto bassa.solo che ci siamo abituati ad approssimare senza riconoscerlo.
riflettevo di recente, proprio su questo fatto, su questa abitudine di trascurare tale concetto, che porta a delle deviazioni notevoli nei ragionamenti, ma non voglio tediarti in merito.


Ma davvero riesci a costruire una scala cardinale (quindi numerica) dei valori di tutti i beni utilizzando come riferimento un altro bene? Perché un conto è confrontare X caramelle con Y panini (che soddisfano uno stesso fine che è alimentarsi più svariati altri), tutta un'altra cosa è costruire una scala di valori per tutti i beni.

Sei sicuro di poter valutare il valore di un letto in caramelle? Oppure un armadio, un'automobile, un litro di benzina, etc.?

N.B. Non puoi rispondere "uso la moneta" per il seguente motivo: se ogni bene ha per te un valore numerico (approssimato quanto vuoi), allora lo ha anche la moneta (se la usi come unità di misura) e allora teoricamente potresti effettuare una conversione (come fai tra metri e yard) che lasci inalterati i rapporti. Quindi ora la cosa me la fai in caramelle

Citazione:
a proposito del fine ....
prova a pensare quanto comunemente senti dire "ho comprato quella cosa perchè mi piaceva" o "perchè ne avevo voglia" o "perchè avevo voglia di spendere un po di soldi", soprattutto quando la moglie lo chiede con un tono di rimprovero.... dai sii onesto, che è capitato anche a te di inventare dei "perchè" più presentabili....


Non contano i fini che hai "inventato" per giustificarti con te stesso, la moglie, amici o parenti. Quelli te li sei inventati ex post. Io parlo del fatto che ogni azione economica ha un fine il quale, se anche non può piacere alla moglie (che magari ha speso 1200 euro in scarpe), tuttavia esiste.

P.S. Una cosa di cui abbiamo parlato poco poi è il concetto di "valore marginale" (anche se te l'ho accennato più volte). Per te ogni singola unità di un bene in tuo possesso viene sempre valutata allo stesso modo? Ovvero dai valore alla bottiglia d'acqua perché è una bottiglia d'acqua o questo cambia a seconda del fatto che ne possiedi una sola o 100000?
Inviato il: 28/8/2009 8:51
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  •  a_mensa
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Re: inflazione e deflazione
#168
Sono certo di non sapere
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@ Ashoka
peccato, credevo di aver trovato il "dove" nasce la differenza tra il tuo e iul mio modo di ragionare che porta te a definire il valore incommensurabile mentre per me è misurabilissimo.
forse perchè :
citazione:
"Tu hai costruito un’ipotetica scala di valore in cui 5 caramelle > panino > 4 caramelle. Ma puoi affermare che il panino “vale” 4.2 caramelle? O 4.5? Non hai fatto nessuna misurazione ma due confronti"

e qui torniamo al concetto di approssimazione.
se mi accontento dell'unità, viene fuori quanto hai scritto tu, ma se io divido una caramella in dieci parti uguali (non metterti a ridere, ma è solo un esempio del principio della misura, che ricorda ho definito come processo per approssimazioni successive), allora potrò anche confrontare e dire 4,2>panino>4,3.
tu continui a pensare alla misurazione come un qualcosa di diverso dal processo che ti ho descritto, ma guarda che è quello che fai anche tu usando un righello , metti con divisioni millimetriche.
la lunghezza che troverai sarà sempre all'interno di due grandezze, fosse anche di 1 micon o meno, l'esattezza non esiste, esiste una approssimazione molto bassa.solo che ci siamo abituati ad approssimare senza riconoscerlo.
riflettevo di recente, proprio su questo fatto, su questa abitudine di trascurare tale concetto, che porta a delle deviazioni notevoli nei ragionamenti, ma non voglio tediarti in merito.

a proposito del fine ....
prova a pensare quanto comunemente senti dire "ho comprato quella cosa perchè mi piaceva" o "perchè ne avevo voglia" o "perchè avevo voglia di spendere un po di soldi", soprattutto quando la moglie lo chiede con un tono di rimprovero.... dai sii onesto, che è capitato anche a te di inventare dei "perchè" più presentabili....
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Inviato il: 27/8/2009 23:03
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  •  Ashoka
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Re: inflazione e deflazione
#167
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Citazione:
Il punto di differenza comunque è proprio la “preesistenza” del campione che per te porta a non poter definire la misura se non c’è, mentre come affermo io, la misura può esser fatta anche “creando” il campione sul momento, rendendo così possibile la misura stessa.
Sei d’accordo ?


Ho scritto “data” perché quando vai a misurare la lunghezza hai il “metro” sottomano ma che tu misuri in metri, yard, braccia, etc. non cambia ciò che ottieni:

- una scala ordinale A > B > C
- una scala cardinale A= 100, B=75, C= 50 (se cambiamo unità di misura può venire fuori A=200, B= 150, C= 100) in cui i rapporti tra le misure rimangono costanti ed ha senso sempre dire ad esempio che A è due volte C

Citazione:
il piacere di mangiare un panino, in un certo momento, potrò definirlo superiore a quello di 4 caramelle ed inferiore a 5. Se tale approssimazione mi è sufficiente, non necessito di ridurre a sottomultipli l'unità di misura.
Quindi, per tornare al valore, visto che già l’ho definito una misura individuale, in una certa situazione, ecco che l’unità di misura che uso non è necessario che preesista e sia predefinita, ma la posso definire sul posto e sul momento, e basta che la renda nota a me stesso.


Tu hai costruito un’ipotetica scala di valore in cui 5 caramelle > panino > 4 caramelle. Ma puoi affermare che il panino “vale” 4.2 caramelle? O 4.5? Non hai fatto nessuna misurazione ma due confronti:

panino vs 4 caramelle  vince panino
panino vs 5 caramelle  vincono le 5 caramelle

Citazione:
Essendo quindi il valore “il soddisfacimento di un desiderio” che io lo misuri in caramelle, o anche in carezze, la sostanza non cambia, il problema diventa al massimo confrontarlo con quello di altri.


Ma puoi fare confronti tra il piacere dato da mangiare 4 caramelle e la necessità di far 3 litri di benzina? O con quanto piacere ti dà una cena con gli amici? Figuriamoci poi capire quanto valuto io le stesse cose…

Citazione:
Il punto di differenza comunque è proprio la “preesistenza” del campione che per te porta a non poter definire la misura se non c’è, mentre come affermo io, la misura può esser fatta anche “creando” il campione sul momento, rendendo così possibile la misura stessa.
Sei d’accordo ?


Come vedi… no

"Dimenticavo. Non essere troppo “razionale”. Il fine ...... "

Citazione:
dato che io mi fermo all'emozione, al "soddisfacimento di un desiderio" penso che esso sia meno razionale di un "fine".
troppe volte il voler a tutti i costi esplicitare un fine, ci porta a "raccontarci palle", ovvero a cercare una giustificazione razionale a ciò che poi razionale non è.


Il piacere personale, il soddisfacimento di un desiderio sono dei “fini” che a volte perseguiamo anche inconsciamente. La signora che nella pubblicità si sbafava tonnellate di Ferrero Rocher mica aveva fame ma “voglia d qualcosa di buono”
Inviato il: 27/8/2009 10:05
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  •  a_mensa
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Re: inflazione e deflazione
#166
Sono certo di non sapere
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@ Ashoka
questo si può aggiungere perchè non dipende da quanto sopra.
citazione:

"Dimenticavo. Non essere troppo “razionale”. Il fine ...... "
dato che io mi fermo all'emozione, al "soddisfacimento di un desiderio" penso che esso sia meno razionale di un "fine".
troppe volte il voler a tutti i costi esplicitare un fine, ci porta a "raccontarci palle", ovvero a cercare una giustificazione razionale a ciò che poi razionale non è.
in questo processo l'unica razionalità sta eventualmente nel decidere, eventualmente anche contro la propria spinta irrazionale, di soddisfare o no il desiderio.
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Inviato il: 27/8/2009 3:13
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  •  a_mensa
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Re: inflazione e deflazione
#165
Sono certo di non sapere
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@ Ashoka
Bene , vedo che arriviamo proprio al dunque.
Citazione:
“No! Misurare può significare, al massimo, confrontare con un’unità di misura data”
Non sto facendo stupida ironia, ma “data” da chi ?
Le unità di misura sono convenzioni, tanto che, per esempio, l’unità di misura da cui ne discendono tantissime altre, quella di lunghezza è stata fino a poco tempo fa per metà circa del mondo il metro, e per l’altra metà il piede.
Ed in passato ne sono state usate le più svariate.
La mia definizione era solo più generica, scusa se mi cito:
“la misura deriva da un confronto per approssimazioni successive con quella grandezza analoga che prendiamo come campione”
Che poi per misurare una lunghezza, assumiamo come campione il metro, il piede, o il miglio marino, o il mio tavolo, non cambia la sostanza del processo di misurazione, basta che sia nota qual è l’unità di misura usata.
Ma l’altra differenza, tra la mia definizione e la tua, sta proprio nel fatto che nella tua tale unità di misura debba essere “data”, ovvero preesistente alla mia azione di misurazione e definita non si sa bene da chi, mentre nella mia può essere anche “creata” al momento stesso in cui decido l’azione della misura.
E per intendermi inequivocabilmente con altri, basta che renda noto e disponibile ciò che ho usato come “campione”, oltre a quante volte il mio oggetto misurato lo contiene.
Anche il discorso dell'approssimazione prende senso, quando debba misurare qualcosa di "instabile" o con margini di imprecisione.
il piacere di mangiare un panino, in un certo momento, potrò definirlo superiore a quello di 4 caramelle ed inferiore a 5. Se tale approssimazione mi è sufficiente, non necessito di ridurre a sottomultipli l'unità di misura.
Quindi, per tornare al valore, visto che già l’ho definito una misura individuale, in una certa situazione, ecco che l’unità di misura che uso non è necessario che preesista e sia predefinita, ma la posso definire sul posto e sul momento, e basta che la renda nota a me stesso.
Essendo quindi il valore “il soddisfacimento di un desiderio” che io lo misuri in caramelle, o anche in carezze, la sostanza non cambia, il problema diventa al massimo confrontarlo con quello di altri.
Ma per far ciò è sufficiente prendere un bene “misurato” da entrambi per poter confrontare le due unità di misura, e quindi intenderci sulla dimensione di tutti gli altri oggetti misurati con tali unità.
Proprio come noi, usanti il sistema metrico, potevamo capire perfettamente le misurazioni fatte con il sistema inglese. Solo un pò più faticoso.
Il punto di differenza comunque è proprio la “preesistenza” del campione che per te porta a non poter definire la misura se non c’è, mentre come affermo io, la misura può esser fatta anche “creando” il campione sul momento, rendendo così possibile la misura stessa.
Sei d’accordo ?
tutta questa precisazione sembra solo un esercizio di sofismo, ma non credo lo sia, perchè dovrebbe chiarire dove sta il bivio da cui discendono concezioni diverse, che danno senso a strutture di una certa complessità.
non mi arrogo il diritto di definire l'una o l'altra "giuste", ma mi sembra bello almeno capire dove i nostri ragionamenti divergono.
Poi sul resto vediamo dopo.
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Inviato il: 27/8/2009 3:00
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  •  Ashoka
      Ashoka
Re: inflazione e deflazione
#164
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Dimenticavo!

Citazione:
Nb. Non sono poi nemmeno d’accordo sul fatto che un bene lo si valuti in funzione del fine.
Io sono più propenso a definire che la valutazione sia funzione del DESIDERIO di DISPORRE di quel bene.
Penso che molte volte, nel momento in cui diamo una valutazione non abbiamo ancora nemmeno definito “perché” lo si desideri, se si è onesti con noi stessi, e non ci inventiamo scuse, è molto frequente che una cosa piaccia senza spiegarci il perché, motivazioni inconsce, ancestrali, da condizionamento, e chi più ne ha più ne metta, e sul concetto di “utilità”, si potrebbe addirittura scrivere un trattato.
Pertanto mi fermerei prima del “fine” alla semplice valutazione dell’intensità del piacere che tale bene ci soddisfa ……. in quel momento.


Dimenticavo. Non essere troppo “razionale”. Il fine per l’acquisto di un bene può essere semplicemente “è troppo bello”, “mi dà sicurezza”, “devo averlo per essere cool”. In questo senso la Scuola Austriaca ha un edge perché riesce a spiegare molto bene come la pubblicità possa indurre la gente a comprare roba inutile.

Se infatti il centro dello studio dell’economia è l’azione dell’uomo ed essa è un comportamento volto a raggiungere un fine, questo non vuol dire che l’uomo abbia perfetta conoscenza dei mezzi che dovrebbero aiutarlo a raggiungere questo fine. Ad esempio un uomo in mezzo al deserto potrebbe essere convinto di soddisfare il suo bisogno di bere utilizzando degli alcolici mentre questi sono controproducenti.

Allo stesso modo una persona che avesse come fini (anche inconsci) quelli di presentarsi come “uomo di successo” potrebbe essere indotto dalla pubblicità o dal costume prevalente nella società a seguire alcuni determinati modelli perché crede che gli permetteranno di raggiungere quel fine.
Inviato il: 26/8/2009 23:50
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Re: inflazione e deflazione
#163
Sono certo di non sapere
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Citazione:
“Ecco in questo preciso momento, quando vengono alla luce le pietre, c’è stata inflazione monetaria. I prezzi dei beni sono ancora al livello precedente perché la loro variazione è una conseguenza dell’inflazione”.
Ok, ma mettiamoci d’accordo sulla definizione.
Se “inflazione = aumento dei prezzi” mi sembra che tale definizione sia povera e soprattutto imprecisa,in quanto i prezzi possono aumentare per diverse ragioni, e causare solo un riposizionamento dell’offerta, pertanto sarebbe difficile parlare di inflazione.
Se “inflazione = aumento dei prezzi causato da aumento della domanda rispetto all’offerta”, allora essa ci sarà, nell’esempio, solo quando colui che ha trovato le pietre, comincerà a cercare di spenderle. Ecco che la domanda, essendo aumentata la quantità di risorse dedicate agli acquisti, e non ci sarà un innalzamento conseguente ed adeguato di offerta, ci sarà un innalzamento dei prezzi. Ma puntualizzo, finché le pietre trovate le ha tenute nascoste nella sua capanna, non c’è stata alcuna spinta inflattiva.


E definire
inflazione = aumento della quantità di moneta in circolazione
e
aumento dei prezzi = aumento dei prezzi, causato da X, Y o Z?

Altrimenti ogni volta che qualche prezzo aumenta (vedi benzina, alimentari, etc.) si dice che è il petrolio la causa dell’aumento dei prezzi o la scala mobile, etc. tutto ha “tendenze inflative” e si perde il senso della causa e dell’effetto. Dopotutto l’aumento dei prezzi è solo una delle tante conseguenze dell’inflazione monetaria.

Citazione:
“Cosa c’entra la scarsità di moneta?”
Scusami ma non abbiamo appena detto che tutto questo processo è iniziato perché qualcuno ha cominciato a risparmiare, pertanto ha tolto dal circuito dei consumi dei sassolini.
Se non vado errato la sequenza descritta è proprio:
diminuzione del circolante (dovuto al risparmio)
spinta deflattiva
diminuzione dei costi
diminuzione dei prezzi.
O sbaglio.
Mi fermo veramente ora, perché la materia del contendere diventa troppa.
Grazie comunque e saluti.


Appunto è diminuita la domanda monetaria di beni (ovvero i soldi destinati all’acquisto di beni di consumo) ma la “moneta” è sempre la stessa (una parte maggiore è stata risparmiata ma non è che i risparmiatori si son messi a distruggerla )

Citazione:
Ammetto che con tale parola si intendano sovente diversi concetti.
A me piace definirlo il valore di compromesso tra quello del venditore e quello dell’acquirente, sul quale ci si accorda per attuare lo scambio.
La media dei prezzi su molte transazioni analoghe lo chiamo valore di mercato o prezzo di mercato.


Per favore non usare come intercambiabili le parole “prezzo” e “valore” altrimenti non ci capiamo più
Inviato il: 26/8/2009 23:27
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Re: inflazione e deflazione
#162
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Valore

Citazione:
Ma “confrontare” non significa “misurare”
Perfettamente d’accordo, ma la misura deriva da un confronto per approssimazioni successive con quella grandezza analoga che prendiamo come campione. Ad essere pignoli occorre però tirare in ballo il concetto di approssimazione.
Come ho già postato da qualche parte, parlando di misure dire che 2+2=4 è errato. La risposta corretta sarebbe “una grandezza compresa tra 4 e un infinitesimo meno di 6” in quanto i termini, così espressi, potrebbero andare da 2,00000… a 2,99999….
Per tornare alla misura, essa è il punto accettato come intermedio tra una campionatura in difetto ed una in eccesso, che darebbe così anche la misura dell’approssimazione.


No! Misurare può significare, al massimo, confrontare con un’unità di misura data (*). Ma qual è l’unità di misura del valore?

Se misuro l’altezza di Andrea, Biagio e Carlo posso sia dire che:

Carlo è più alto di Andrea che è più alto di Biagio, sia dire che Andrea è alto 175 cm, Biagio è alto 173 cm e Carlo è alto 190 cm. La seconda affermazione implica la prima ma mi dà molte più informazioni. Posso calcolare un’altezza media, confrontare con una media delle altezze nazionali, posso dire che Carlo è 5 cm più alto di Andrea, il quale è 2 cm più alto di Biagio, etc. Questo l’ho potuto fare perché mi era possibile effettuare una misura cardinale.

Ma nel caso del valore ognuno di noi effettua delle comparazioni ed ottiene una scala ordinale:

La mia scala può essere A > B > C ma non posso dire che ha vale 100 val, B vale 75 val e C vale 72 val.

Se poi passiamo al caso generale è possibile che io e te abbiamo una scala di valori ordinale simile (entrambi preferiamo prima respirare, poi dissetarci, poi saziarci, etc.) ma tuttavia queste scale non sono confrontabili tra loro.

Siamo più vicini al caso di dover definire quanti siamo amici di Tizio e Caio rispetto a quello di misurare qualcosa.



(*) Quello che dici tu è il problema degli errori nelle misurazioni ma qui siamo proprio in un altro mondo. Non si tratta di dire che Andrea è alto 175 +- 2 cm ma che preferisco A a B e niente di più.

Saluti
Inviato il: 26/8/2009 23:09
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Re: inflazione e deflazione
#161
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@ Ashoka
Citazione :
“Sono infatti le valutazioni dei consumatori a determinare il prezzo di un bene (nel senso che decidono se acquistarlo o meno al prezzo proposto da chi vende) come puoi vedere ogni giorno quando osservi le vetrine dei negozi di vestiti, che magari sono costati 5€ ma vengono venduti a 300€.”

Sono sostanzialmente d’accordo, se parliamo di economie complesse, dove chi produce non è chi vende e nemmeno chi consuma, ma di mezzo ci sono diversi passaggi.
Dovrai però ammettere che però la “difficoltà di produzione” o la “specializzazione” , limitando la quantità offerta,agiscono indirettamente sul valore. Non si spiegherebbe altrimenti perché la visita dal generico costi 100€ e quella dal primario 300€.

Citazione:
“Ecco in questo preciso momento, quando vengono alla luce le pietre, c’è stata inflazione monetaria. I prezzi dei beni sono ancora al livello precedente perché la loro variazione è una conseguenza dell’inflazione”.
Ok, ma mettiamoci d’accordo sulla definizione.
Se “inflazione = aumento dei prezzi” mi sembra che tale definizione sia povera e soprattutto imprecisa,in quanto i prezzi possono aumentare per diverse ragioni, e causare solo un riposizionamento dell’offerta, pertanto sarebbe difficile parlare di inflazione.
Se “inflazione = aumento dei prezzi causato da aumento della domanda rispetto all’offerta”, allora essa ci sarà, nell’esempio, solo quando colui che ha trovato le pietre, comincerà a cercare di spenderle. Ecco che la domanda, essendo aumentata la quantità di risorse dedicate agli acquisti, e non ci sarà un innalzamento conseguente ed adeguato di offerta, ci sarà un innalzamento dei prezzi. Ma puntualizzo, finché le pietre trovate le ha tenute nascoste nella sua capanna, non c’è stata alcuna spinta inflattiva.

Citazione:
“Cosa c’entra la scarsità di moneta?”
Scusami ma non abbiamo appena detto che tutto questo processo è iniziato perché qualcuno ha cominciato a risparmiare, pertanto ha tolto dal circuito dei consumi dei sassolini.
Se non vado errato la sequenza descritta è proprio:
diminuzione del circolante (dovuto al risparmio)
spinta deflattiva
diminuzione dei costi
diminuzione dei prezzi.
O sbaglio.
Mi fermo veramente ora, perché la materia del contendere diventa troppa.
Grazie comunque e saluti.
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Inviato il: 26/8/2009 22:16
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Re: inflazione e deflazione
#160
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@ ashoka

Beh, però visto che questo punto non dipende da quanto sopra….
Circa il “prezzo”..
Ammetto che con tale parola si intendano sovente diversi concetti.
A me piace definirlo il valore di compromesso tra quello del venditore e quello dell’acquirente, sul quale ci si accorda per attuare lo scambio.
La media dei prezzi su molte transazioni analoghe lo chiamo valore di mercato o prezzo di mercato.

Citazione
“Come fanno ad alterare artificialmente …” ho usato una espressione infelice ed inesatta.
Avrei dovuto dire “chi cercasse di discostarsi dal prezzo di mercato al rialzo senza offrire qualcosa di più, oppure allo stesso valore, offrisse qualcosa di meno, si troverebbe immediatamente la propria merce invenduta.”
Forse così sarai d’accordo.
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Inviato il: 26/8/2009 21:49
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Re: inflazione e deflazione
#159
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@ Ashoka
Grazie innanzitutto per il tempo che hai dedicato alle mie povere cose, ora che ho letto parecchio di ciò che hai prodotto, sono convinto di non aver assolutamente nulla da insegnarti, ma forse, qualcosa da discutere, per cui:
Citazione:

Ma “confrontare” non significa “misurare”
Perfettamente d’accordo, ma la misura deriva da un confronto per approssimazioni successive con quella grandezza analoga che prendiamo come campione. Ad essere pignoli occorre però tirare in ballo il concetto di approssimazione.
Come ho già postato da qualche parte, parlando di misure dire che 2+2=4 è errato. La risposta corretta sarebbe “una grandezza compresa tra 4 e un infinitesimo meno di 6” in quanto i termini, così espressi, potrebbero andare da 2,00000… a 2,99999….
Per tornare alla misura, essa è il punto accettato come intermedio tra una campionatura in difetto ed una in eccesso, che darebbe così anche la misura dell’approssimazione.

Citazione:
“Ad esempio io sicuramente do più valore al “saziarmi oggi” rispetto al “divertirmi per un ora” ma posso quantificare, ovvero dare un valore numerico al fine “saziarmi oggi” (es. 1000) piuttosto che il “divertirmi un ora” (es. 740)?””.
La cosa credo diventi chiarissima se devo scegliere solo una alla volta tra tante opzioni simili (vedi concetto sopra), e le esprima in qualcosa che mi dia una sensazione analoga (in questo caso il piacere) abbastanza costante nel tempo e nelle situazioni.
Innanzitutto lasciamo perdere i sentimenti in quanto non potrà mai esistere una unità di misura di amore, odio, ecc…, dove al limite posso dire di preferire la madre al padre, per esempio, ma quando si tratta beni o servizi, potrò sempre confrontare il desiderio (che invece è una emozione) che ho di essi in una certa situazione, con un qualsiasi altro bene del quale conosca la minore variabilità in funzione dell’occasione.
Se ad esempio valuto il piacere di mangiare una caramella, abbastanza stabile nel tempo e nelle diverse situazioni, potrò sempre esprimere sia A che B in caramelle.
Ovvio che più ciò che uso come unità di misura varia a seconda delle diverse situazioni, più la “misura” risulterà imprecisa.
Ma guarda che anche le bilance usate in pubblico, periodicamente richiedono una verifica di taratura.
E non dirmi che il peso è incommensurabile.
Tra due opzioni posso solo dire che una è superiore all’altra, ma quando le opzioni fossero molte, la valutazione dovrebbe essere molto più precisa per soddisfarle in ordine decrescente di “valore”.
Vedi che torniamo al confronto ed allo stabilire un ordine, e più le valutazioni sono vicine, più l’approssimazione deve ridursi.
Se poi la valutazione viene espressa in una grandezza comune (ad esempio il prezzo) posso anche confrontarle con opzioni passate, purché in un lasso di tempo nel quale possa ritenere il valore del denaro immutato.
Scusa se mi fermo qui, ma credo che proprio perché estremamente importante arrivare ad una espressione che soddisfi entrambi, il seguito potrebbe diventare colloquio tra sordi, se non ci mettiamo d’accordo in merito a questo punto.
In tutto il discorso, credo che il discrimine sia proprio nel mettere sullo stesso piano sentimenti (non quantificabili ma nemmeno valutabili) con emozioni o stimoli (questi si, valutabili).
Credo che chiunque sia in grado di definire più caldo o più freddo, una spinta più forte o meno forte, un dolore più acuto o meno intenso.
E quando è possibile una comparazione, la precisione della misura dipende solo da quante “campionature” posso fare (mettendole in ordine crescente o decrescente) e l’approssimazione che richiedo.

Nb. Non sono poi nemmeno d’accordo sul fatto che un bene lo si valuti in funzione del fine.
Io sono più propenso a definire che la valutazione sia funzione del DESIDERIO di DISPORRE di quel bene.
Penso che molte volte, nel momento in cui diamo una valutazione non abbiamo ancora nemmeno definito “perché” lo si desideri, se si è onesti con noi stessi, e non ci inventiamo scuse, è molto frequente che una cosa piaccia senza spiegarci il perché, motivazioni inconsce, ancestrali, da condizionamento, e chi più ne ha più ne metta, e sul concetto di “utilità”, si potrebbe addirittura scrivere un trattato.
Pertanto mi fermerei prima del “fine” alla semplice valutazione dell’intensità del piacere che tale bene ci soddisfa ……. in quel momento.


per l'incommensurabilità, come vedi, resto per ora della mia opinione
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Inviato il: 26/8/2009 21:33
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Re: inflazione e deflazione
#158
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La moneta

Riparto sempre dal tuo pezzo

Citazione:
In un’isola, un certo numero di persone vive nutrendosi di bacche.
Ognuno dedica 2 ore al giorno alla raccolta delle bacche ed il resto della giornata alle altre attività che di volta in volta sono richieste. Nessuno raccoglie ogni giorno più bacche di quelle che mangia, perché non si conservano, e la loro raccolta è abbastanza disagevole, perché ci si graffia, occorre arrampicarsi a volte sugli alberi, ecc…
Adesso mettiamo il caso che uno degli isolani scopra il modo di conservare le bacche e che quindi raccogliendone per molte più ore al giorno si crei una grossa scorta di bacche.
Volendo costruirsi una capanna più grande, potrà chiedere ad altri di aiutarlo, e pagare il loro lavoro (perché lavorando per lui a costruire la capanna non avranno anche il tempo per raccogliere bacche) con le bacche raccolte in precedenza.
Notare che la capacità di conservare ha dato inizio all’accumulo. E l’accumulo ha permesso di stabilire un rapporto tra tempo di lavoro e numero di bacche.
Questo fatto porterebbe in un secondo tempo ad ottimizzare il modo di lavorare di ciascuno, specializzandolo in una attività.
Così ci sarà chi raccoglierà solo bacche tutto il giorno, chi costruirà e riparerà capanne, chi costruirà attrezzi per raccogliere meglio le bacche, ecc…
Questo porterà anche a stabilire un valore per le bacche visto che vengono usate per “pagare” le varie attività ed una equivalenza tra i prodotti delle varie attività in bacche, tra le ore di lavoro ed il compenso in bacche, ecc… le bacche, che ora si possono conservare, diventano quindi la “moneta” con la quale pagare ogni altro prodotto, ogni attività.
Potrà anche accadere che tra le tante attività, quella di raccogliere conchiglie e sassolini colorati per fare ornamenti, porti a scoprire dei sassolini particolarmente belli e quindi desiderati.
Raccogliere e accumulare quei sassolini, può diventare una attività che porta ad averne accumulati una buona quantità, ma accorgersi che diventa sempre più difficile trovarne di nuovi.
Ecco che così la facilità di conservarli, la loro inalterabilità, il fatto che sia sempre più difficile trovarne di nuovi, porti a soppiantare le bacche come “moneta” ed usare invece quei sassolini.
Se inizialmente il solo fatto di possederne di più per meglio ornarsi, aveva dato valore a quei sassolini, in un secondo tempo, quando vengano usati come “moneta” per scambiarli con ogni altro oggetto e attività, unito al fatto della estrema rarità nel trovarne di nuovi, ha conferito a quei sassolini un valore abbastanza stabile, sia per cosa riguarda le persone che effettuano gli scambi, sia nel tempo vista la loro inalterabilità.
Per queste caratteristiche essi soppiantano gradatamente le bacche come moneta.


Ok diciamo che fin qui siamo d’accordo. La moneta emerge come bene più “liquido” (ovvero più accettato generalmente negli scambi) ed è il mercato libero che la seleziona (non so se hai notato ma nel tuo pezzo non c’è nessun “governo” che dice che X è moneta).

Citazione:
Ogni oggetto desiderabile e desiderato acquisirà un prezzo tanto più alto quanto difficile da produrre, ed anche ogni attività avrà un prezzo tanto più alto quanto specializzata e la cui difficoltà di apprenderla sarà alta.


In realtà se fosse come dici tu sarebbe il “costo di produzione” a determinare il “prezzo di vendita”. Infatti dici che quanto più un bene è difficile da produrre tanto più acquisirà un prezzo alto. Se poi vai a vedere nella realtà (a parte definire cosa significa “difficile da produrre”) accade qualcosa di diverso.

Sono infatti le valutazioni dei consumatori a determinare il prezzo di un bene (nel senso che decidono se acquistarlo o meno al prezzo proposto da chi vende) come puoi vedere ogni giorno quando osservi le vetrine dei negozi di vestiti, che magari sono costati 5€ ma vengono venduti a 300€.

Passiamo ora ad inflazione e deflazione

Citazione:
Ora supponiamo che in seguito ad un terremoto che scuote l’isolasi aprano delle crepe nel terreno e nelle rocce, ed una persona scopra in una di esse una grossa quantità di quelle pietre ormai usate come moneta.
Le raccolga e le nasconda nella sua capanna.


Ecco in questo preciso momento, quando vengono alla luce le pietre, c’è stata inflazione monetaria. I prezzi dei beni sono ancora al livello precedente perché la loro variazione è una conseguenza dell’inflazione.

Citazione:
Fino a che resteranno nella sua capanna, non vi sarà alcuna alterazione nel concambio tra i vari prodotti o attività ed il numero di sassolini necessari ad acquisirli.


Ovvero passa del tempo tra quando c’è l’inflazione a quando puoi osservare uno dei suoi effetti, ovvero l’innalzamento dei prezzi.

Citazione:
Ma se questa persona, piano piano usasse tali sassolini per procurarsi maggiori prodotti, ci si accorgerebbe che per la stessa quantità di prodotti e servizi, sono aumentati il numero di sassolini e quindi dato che per lo stesso prodotto si potrebbero offrirne un maggior numero, il prezzo di ogni bene tenderebbe ad aumentare. Maggiori sassolini per lo stesso bene, significherebbe anche che il valore dei sassolini si è svalutato. Ed ecco l’inflazione.


In realtà quando la persona andasse per la prima volta a spendere i sassolini troverebbe ancora i prezzi vecchi che poi, con il tempo ed in maniera assolutamente disomogenea, aumenteranno. Questa è una conseguenza dell’inflazione ma non è l’inflazione.

Ad es. potrebbe accadere una cosa del genere:

X spende 1000 sassolini per comprare 100 tulipani da Y al prezzo di 10 sassolini per tulipano.
Y ricompra da X il giorno dopo con 990 sassolini 90 tulipani al prezzo di 11 sassolini per tulipano
X ricompra da Y il giorno dopo con 960 sassolini 80 tulipani al prezzo di 12 sassolini per tulipano
Y ricompra da X il giorno seguente con 910 sassolini 70 tulipani al prezzo di 13 sassolini per tulipano
E così via.

Eccoti la bolla speculativa sui tulipani senza che i prezzi degli altri beni e servizi aumentino.

Citazione:
Come vedi però, essa non comparve quando furono trovati i nuovi sassolini, ma quando cominciarono ad esser spesi.


Vedi sopra

Citazione:
Al contrario pensiamo a persone che cominciano a risparmiarne, e comincino ad accumulare sassolini. La penuria di sassolini porterà a dover attendere di disporne PRIMA di poterli spendere, rallentando gli acquisti. Ma così facendo si rarefanno e quindi i produttori di beni , per invogliare la gente ad acquistarli, abbasserà i prezzi. Ed ecco la deflazione da scarsità di moneta.


In realtà quello che accade è che aumenta il potere d’acquisto dei sassolini e quindi diminuisce il prezzo dei beni di consumo. Un bene che costava 10 sassolini ora ne costa 9. Il produttore, che prima pagava lavoro e materie prime 8 sassolini ora è disposto a pagarne di meno (se vuole ottenere un profitto) e quindi, di conseguenza, diminuiranno i costi anche dei fattori produttivi.

Prima il bene costava 8 al produttore e 10 al consumatore mentre ora costa 7.5 al produttore e 9 al consumatore.

Cosa c’entra la scarsità di moneta? Nulla poiché è rimasta uguale. Al massimo puoi parlare di calo della domanda monetaria di beni di consumo.

Ragioniamo poi sul perché le persone avevano “accumulato” i sassolini. E’ una cosa che facciamo tutti perché non possiamo sapere quando e come avremo bisogno di denaro in futuro per acquistare beni e servizi: l’hoarding, come viene chiamato, è una conseguenza dell’incertezza del futuro, che non può essere eliminata. In pratica facciamo una stima del nostro reddito, dei prezzi odierni, di come potranno cambiare in futuro e decidiamo di metterne da parte una certa quantità.

Cosa succede se i prezzi diminuiscono? Beh da una parte vi è la considerazione che probabilmente domani i nostri sassolini compreranno di più di oggi, dall’altra vi è la consapevolezza che avrò bisogno di tesaurizzare meno sassolini per acquistare i beni di cui posso avere bisogno per cui cala la necessità di sassolini per fronteggiare l’incertezza del futuro.


Citazione:
Però le persone, visto meno moneta in circolazione la tratterranno di meno e faranno SUBITO la spesa, appena disponibili i soldi, e così si vedrà che la massa monetaria necessaria affinché si eviti la deflazione, sarà oltre alla quantità di moneta anche la sua velocità di circolazione, riferita ai tempi di ripristino delle merci sui mercati.
Arriveremo così alle formule matematiche che mettono in relazione valore complessivo del denaro, tempo medio di detenzione, valore delle merci disponibili e loro tempi di reintegro, che permetteranno di determinare quanto valore in massa monetaria occorre, su un certo mercato, per mantenerlo in equilibrio, evitare cioè inflazione, per eccessiva massa monetaria, o deflazione per eccessiva scarsità.


Quella “formula matematica” M*V = Sommatoria di P(i)*T(i) (volgarmente MV = PQ) anche se erroneamente chiamata “equazione di Fisher” non è affatto un’equazione ma una identità contabile (ovvero è sempre vera). Il trasformarla in equazione (o peggio in funzione), decidendo che alcuni parametri sono variabili mentre altri costanti è un passaggio matematicamente ingiustificato.
Inviato il: 26/8/2009 19:05
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Re: inflazione e deflazione
#157
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Eccomi. Parto dal tuo ultimo post e perdonami se parcellizzo il tuo intervento ma secondo me è utile per la comprensione.

Incommensurabilità del valore

Citazione:
Ho scritto da qualche parte (non ricordo più dove) che il valore per me è:
“un attributo INDIVIDUALE di un bene, in una certa situazione ambientale, che riflette il desiderio dell’individuo di possedere (disporre) quel bene.
Che quindi tale definizione escluda che il valore sia un attributo OGGETTIVO del bene, mi pare che tale definizione lo affermi


Anche perché a “dare valore” sono gli uomini

Citazione:
Che sia invece misurabile, e intendo con tale termine la possibilità di compararlo con oggetto simile che per convenzione lo si consideri “campione”, almeno a livello personale, e relativo ad un certo momento storico, mi sembra incontestabile.
La nostra capacità di confrontare, anche per grado di similitudine, è quanto ci ha permesso di sviluppare tutta l’evoluzione.
Quando si dice “incommensurabile” tale termine significa che non è confrontabile, ma è anche contro ogni aspetto della vita di ogni individuo che è proprio fatta di continue scelte, fatte su continui confronti.


Ma “confrontare” non significa “misurare”. Ad esempio io sicuramente do più valore al “saziarmi oggi” rispetto al “divertirmi per un ora” ma posso quantificare, ovvero dare un valore numerico al fine “saziarmi oggi” (es. 1000) piuttosto che il “divertirmi un ora” (es. 740)?

Dire che A > B è molto diverso da dire che A = 1000 e B= 740

Allo stesso modo, essendo anch’essa una valutazione dell’uomo, possiamo dire di voler “più bene” a X piuttosto che a Y ma non possiamo quantificarlo.

Guarda che questa cosa è importantissima perché ti impedisce di saltare alla conclusione che esiste un “valore di scambio” del bene determinato dal suo prezzo e che la moneta “misura” il valore dei beni.

N.B. se hai notato do valore ai fini e non hai mezzi (i beni). A questi ultimi do valore perché li utilizzo per soddisfare i primi ed il valore che do loro dipende proprio dai fini soddisfatti di volta in volta. Questo vuol anche dire che non posso fare considerazioni sul valore dei beni in sé (ad es. l’acqua, il pane, le automobili) ma solo su particolari unità di quel bene.

Infatti se uso l’acqua (bene generale) per dissetarmi, lavarmi, lavare le stoviglie, bagnare il prato, etc. (in ordine decrescente di valore) allora il valore che do all’ultimo litro d’acqua che uso dipenderà dal bene che soddisfo.

In Occidente, dove l’acqua è abbondante, riesco a bere, lavarmi, bagnare il prato, etc. per cui do pochissimo valore al litro d’acqua che mi arriva dal rubinetto. (stiamo decine di minuti sotto la doccia, lasciamo i rubinetti aperti, etc.)

In Africa, dove l’acqua è scarsissima e spesso non si riesce neanche ad avere quella necessaria per bere, ecco che il valore del litro d’acqua che riceviamo sale esponenzialmente.

Citazione:
La individualità di tale valutazione emerge nelle aste per pezzi unici.
Il desiderio di vari individui, valutato sulla scala delle disponibilità individuali, verrà messo a confronto, sinché quello di un ultimo individuo prevarrà su tutti gli altri.
Mentre ciò che invece determina il valore di riferimento, sarà proprio la media delle valutazioni individuali circa il valore dei beni di ampia disponibilità.


In realtà questa “media delle valutazioni”, come la chiami, determina il prezzo del bene e non il suo valore. Infatti in ogni acquisto del bene X vi sono un compratore il quale ha valutato di più il bene che riceva rispetto alla somma che pagava ed un venditore che faceva una valutazione opposta.

Citazione:
In essi i tentativi sia di produttori che di consumatori di cercare di cambiare artificialmente tale valore, si riducono sempre e solo in una “uscita dal mercato” di essi. (altro discorso è quando consumatori o produttori si associano per alterare, tutti insieme, il valore del bene).


Come fanno ad alterare artificialmente il “valore del bene” se questo è frutto di miliardi di valutazioni soggettive? Al massimo possono cercare di alterare artificialmente il prezzo del bene agendo sulla sua offerta (es. in situazione di monopolio).

Spero che ora ti sia chiaro perché il valore è incommensurabile.
Inviato il: 26/8/2009 18:36
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Re: inflazione e deflazione
#156
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mi scuso in anticipo per questo post, che può anche apparire fuori tema, ma dopo aver letto tante posizioni espresse in merito, vorrei anche esporre la mia.

Osservazioni sul concetto di “valore”.

Ho scritto da qualche parte (non ricordo più dove) che il valore per me è:
“un attributo INDIVIDUALE di un bene, in una certa situazione ambientale, che riflette il desiderio dell’individuo di possedere (disporre) quel bene.
Che quindi tale definizione escluda che il valore sia un attributo OGGETTIVO del bene, mi pare che tale definizione lo affermi.
Che sia invece misurabile, e intendo con tale termine la possibilità di compararlo con oggetto simile che per convenzione lo si consideri “campione”, almeno a livello personale, e relativo ad un certo momento storico, mi sembra incontestabile.
La nostra capacità di confrontare, anche per grado di similitudine, è quanto ci ha permesso di sviluppare tutta l’evoluzione.
Quando si dice “incommensurabile” tale termine significa che non è confrontabile, ma è anche contro ogni aspetto della vita di ogni individuo che è proprio fatta di continue scelte, fatte su continui confronti.
La individualità di tale valutazione emerge nelle aste per pezzi unici.
Il desiderio di vari individui, valutato sulla scala delle disponibilità individuali, verrà messo a confronto, sinché quello di un ultimo individuo prevarrà su tutti gli altri.
Mentre ciò che invece determina il valore di riferimento, sarà proprio la media delle valutazioni individuali circa il valore dei beni di ampia disponibilità.
In essi i tentativi sia di produttori che di consumatori di cercare di cambiare artificialmente tale valore, si riducono sempre e solo in una “uscita dal mercato” di essi. (altro discorso è quando consumatori o produttori si associano per alterare, tutti insieme, il valore del bene).
Pertanto continuo a non ritenere corretto parlare di incommensurabilità del valore, quando prendendo il bene ad altissima diffusione come il denaro, (col quale ogni giorno ogni persona confronta ogni bene che attiri la sua attenzione), mi sembra improprio.
Se poi si vuole affermare che, per le varie ragioni che si possono addurre, tale unità di misura non è fissa, costante nel tempo e nelle diverse situazioni, sono il primo ad accettarlo, ma, mi ripeto, parlare di incommensurabilità mi pare improprio.
Per me incommensurabile è ad esempio la dimensione dell’universo, ma anche la capacità di sopportazione di un individuo, o la sua capacità di apprendere.
Fino a non molto tempo fa, il tempo, lo spazio, la velocità, la massa, erano ritenuti sempre e perfettamente misurabili, poi Einstein ha dimostrato che in certe condizioni …….. non lo erano.
Dato che la misura del valore, non è un qualcosa definito dalla natura ma una CONVENZIONE umana, essa potrà sempre variare (e infatti varia con sue leggi) ma resterà pur sempre possibile, se al denaro si associa un valore che ricalca il confronto con la maggior parte dei beni disponibili.
Valore relativo, del denaro, d'accordo, ma comunque una grandezza che in ogni individuo evoca la stessa cosa (che poi a seconda della disponibilità individuale di ricchezza, il denaro assuma un valore relativo, perfettamente d'accordo, ma sia per il ricco che per il povero, ad esempio un quotidiano, varrà 1€).
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Inviato il: 26/8/2009 17:57
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Re: inflazione e deflazione
#155
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@ sick-boy
perchè hai cancellato il post #153 ?
a parte il fatto che così rende incomprensibile la mia risposta, era comunque un apporto costruttivo per chi, ovviamente iniziato, volesse approfondire l'argomento.
il fatto che io lo avessi già letto, o letto qualcosa di molto simile, non toglie il diritto ed il piacere ad altri di poterlo vedere.
ti prego di ripristinarlo.
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Inviato il: 26/8/2009 15:51
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  •  a_mensa
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Re: inflazione e deflazione
#154
Sono certo di non sapere
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@ sick-boy
ti ringrazio per il bel post.
credo di aver già letto questo, o qualcosa di molto simile, ma non ricordo più dove, ma mi ha fatto piacere riaverlo.
circa il contenuto io credo proprio che tu sfondi una porta aperta.
recentemente ho scritto :
"il paradosso del denaro è che riveste una funzione di unità di misura per il valore quando il valore cambia nel tempo secondo certe leggi e il denaro con altre e seguendo grandezze in parte analoghe e in parte diverse."

ed ora aggiungo che è come usare come unità di misura un metro la cui lunghezza non cambia solo con la temperatura, come tutti gli altri corpi, ma ad esempio , anche con l'umidità.

sarebbe bellissimo e renderebbe tutta l'economia molto più semplice sia da controllare che da capire, se si disponesse di una unità di misura del valore stabile nel tempo e nelle situazioni, ma purtroppo così non è e dobbiamo arrangiarci con ciò che abbiamo, che ovviamente non è l'ottimo, ma comunque il meglio disponibile a meno che non si voglia tornare al baratto diretto o all'uso dell'oro ( che però sostituirebbe le stamperie con le miniere, ed oggi sarebbe comunque molto più instabile di un secolo fa, visto il quantitativo di oro usato in vari settori, come ad esempio l'elettronico)

se un tempo, l'unico uso alternativo dell'oro era la produzione di gioielli, che comunque restava un investimento, oggi la situazione è ben diversa, ed il suo consumo fa proprio parte di processi industriali.

ps. ti rinnovo il ringraziamento per il post sopra, prova però a domandarti se, per ogni punto trattato nei miei ultimi 4 post che danno una visione d'insieme in un pugno di pagine, avessi sviluppatoin modo analogo ogni argomento. come giustamente tu o qualcun altro mi ha fatto osservare che di libri e trattati ne esistono già montagne. (a parte che ciò non impedisce a chi vuole di scriverne altri)
ripeto che il mio scopo era una infarinatura organica e soprattutto comprensibile da non iniziati, secondo l'esperienza quotidiana ed il ragionamento.
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Inviato il: 25/8/2009 20:54
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Re: inflazione e deflazione
#153
Dubito ormai di tutto
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...vabbè, lo hai letto
Inviato il: 25/8/2009 9:19
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Re: inflazione e deflazione
#152
Sono certo di non sapere
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@ infettato
dal link proposto su krugman:

"Il punto di partenza per questa discussione è la legge di Okun, il rapporto fra le variazioni nel P.I.L. reale e quelle nel tasso di disoccupazione. Le stime del coefficente della legge di Okun variano da 2 a 3. Userò 2, che è una stima ottimista per gli scopi presenti: esso dice che dovete aumentare il P.I.L. reale del 2 per cento da dove sarebbe stato altrimenti per ridurre il tasso di disoccupazione di un punto di percentuale da dove sarebbe stato altrimenti."

ciò che sostengo è che 1, 2 , 3, o altro, dipende dall'aumento di produttività, che ovviamente, ma pensavo si capisse anche, che deve lasciare inalterata la richiesta del mercato. in questa condizione l'aumento di produttività equivale alla percentuale di lavoro in esubero, ovviamente a quantità di prodotto costante.
per cui vedi che tutto il discorso fiat e stimoli non c'entra con la mia osservazione che tendeva solo a legare un numero sparato a caso ( da 2 a 3 ) con la sua ragion d'essere.

citazione
"In effetti non c’è solo la Salerno Reggio Calabria...... "
ma tu, in quanto fatto come opere pubbliche da 50 anni a questa parte, non riesci proprio a trovare nulla di utile, di buono, di produttivo "anche" per la popolazione ???
che poi viviamo nonostante una classe dirigente e politica inetta, corrotta, clientelare, ecc.... io sono il primo ad ammetterlo, ma di qui al non trovare proprio nulla di buono, ce ne corre.

quando mi parlavano di un individuo del quale non riuscivo a dire proprio nulla di buono, mi ricordarono che "pensa che anche lui , respirando, mantiene le piante, che sono utili anche a te."
è troppo ?

ps sullo scavare buche, ho già risposto.
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Inviato il: 25/8/2009 0:52
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Re: inflazione e deflazione
#151
Dubito ormai di tutto
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nel link che mi hai proposto ho rilevato due errori, ma probabilmente ad un esame più attento ce ne sono di più.

Sentiamo

il tasso di crescita necessario per creare posti di lavoro, non ha un valore fisso, ma ricalca l'aumento di produttività medio di una economia.

A parte che nel link si parlava di “stimoli”, e di lavori completamente inutili o a valore zero nel caso ti fosse sfuggito, per quanto riguarda l’aumento di produttività te la dai sui denti se non c’è la domanda, prendiamone uno a caso nostrano, la fiat, lo stimolo statale pagato con i nostri soldi non ha comunque avuto successo, ne in termini di posti salvati, ne in termini di vendite (sono calate).

se l'aumento di produttività di un certo complesso, è metti il 5% annuo, significa che almeno per quell'anno potrai produrre lo stesso valore di merci con il 5% in meno di personale, per cui, se invece vorrai aumentare i posti di lavoro dovrai compensare con altri lavori quel 5% e produrre anche qualcosa in più

Se vi è un aumento di produzione, significa che, a parità di ore lavorate-risorsa umana, le variabili che hanno portato una produzione maggiore dipendono sempre dalle risorse umane, esperienza maturata nel tempo, corsi di specializzazione e altro, ora, se in un periodo x l’aumento di produzione è superfluo, vedi automobili, allora si che dovrai compensare con cassa integrazione o licenziare le risorse eccedenti, ma chi ha deciso di aumentare la produzione?

Chi ha deciso di incentivare con i nostri soldi una attività destinata al ridimensionamento?

Se la produzione “normale” copre la richiesta di mercato in quel momento, non c’è alcun bisogno di aumentare la produzione investendo nelle risorse o in macchinari più performanti.


l'altro errore è considerare ogni spesa statale come uno spreco. fai una strada parallela a quella dove normalmente si viaggia a 2 km all'ora (per l'intasamento) e poi vedi quanto la popolazione che la usa risparmia in tempo, benzina, usura dell'auto, ecc... poi che ci siano spese che non danno un ritorno superiore alla spesa, fatte solo per ragioni politiche, sono perfettamente d'accordo, ma anche qui, non facciamo di ogni erba un fascio.

In effetti non c’è solo la Salerno Reggio Calabria, l’elenco è talmente lungo, anzi forse non esiste proprio un opera statale “pulita”, è lo stato stesso ad essere controproducente per sua natura… il discorso diventa lungo e probabilmente per quel che ho letto ha ragione Pike.

Ora basta. Ci hai preso per stanchezza.

Si condivido

se poi il discorso ti stufa, non sei obbligato ne a leggere, ne tantomeno a commentare.

Ho commentato la frase di SickBoy una riga che racchiude il succo del discorso.

Se ti faccio lavorare dieci anni allo scavo di una buca 4 ore e al riempimento altre 4, tutti i giorni, mi dici dove sta il valore?

Non c'è molto altro da commentare.
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Inviato il: 24/8/2009 23:45
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Re: inflazione e deflazione
#150
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@ pikebishop
citazione
"Buonanotte."
così però non dici se non hai capito o se il ragionamento ti pare errato.

citazione:
"Accumulo di carta. Potrai scambiarlo se qualcuno lo vorra' scambiare con te."
a parte che di nuovo non esprimi se trovi la frase o il periodo errato o se non capisci, ma se per caso haiuna certa quantità di quella "carta" e non sai che farne, ti do il mio indirizzo e pago io le spese di trasporto.
mi par di capire che sei stufo dell'argomento, ma nessuno ti obbliga ne a leggere ne a replicare.
che forse anch'io capisca qualcosa in merito, forse è dimostrato dal fatto che a fine agosto 07 vendetti tutti i fondi posseduti (i miei risparmi) praticamente sui massimi delle quotazioni, e che in questi 2 anni non ci abbia rimesso nulla, anzi ci ho anche "guadagnato " un po.
non so se ti pare una dimostrazione sufficiente, a me basta e avanza per pensare di che le mie cognizioni in merito non siano così distanti dalla realtà.
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Inviato il: 24/8/2009 21:10
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Re: inflazione e deflazione
#149
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Citazione:
se uno scambio avviene tra 5 persone

Buonanotte.

Citazione:
si tratti di un accumulo di valore a tua disposizione, che puoi usare, (come le banconote sotto il materasso) per scambiarlo con valore equivalente di altra merce o bene che diur si voglia.

Accumulo di carta. Potrai scambiarlo se qualcuno lo vorra' scambiare con te.

Ora basta. Ci hai preso per stanchezza. E' inutile continuare a parlare con uno che sembra Ercolino Sempre in Piedi o Isacco Cosacco Bislacco.

Hai ragione tu.

Poi pero' tieniti la tua cazzo di ragione e non venire a piangere quando i tuoi soldi non varranno piu' niente perche' dovevano essere "un accumulo di valore" e invocherai la forca per i Bankieri Cattivi che hanno o non hanno accumulato (a piacere), per i pizzicagnoli che non mantengono il prezzo "ggiusto" ma non per chi ti impone il Corso Legale e la stampante magica con la forza delle armi.

Auguri con la disinformazione dei pargoli che non possono certamente capire la teoria corretta cosi' gli raccontiamo di Babbo Natale che distribuisce regali a seconda del valore della letterina tranne intercessioni speciali da parte della Fatina del Frigo.
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Inviato il: 24/8/2009 18:50
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Re: inflazione e deflazione
#148
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@ sick-boy
che quanto ho scritto nei 4 post, contenibile in 6-7 fogli a4 non fosse una trattazione universitaria, mi sembra di averlo preannunciato, d'altronde lo scopo non era quello di ricalcare un testo tipo quelli di cui ce ne sono tanti, ma uno scritto checon un impegno e tempi relativamente ridotti, potesse dare un quadro d'insieme.
ovviamente a scapito della precisione e dell'esattezza.
se come scrivi e riporti il valore è filosoficamente incommensurabile, posso anche essere d'accordo, ma che poi praticamente venga misurato e valutato nell'unità di misura del denaro, è una realtà.
in tale dimostrazione viene riportato per esteso un ragionamento che ho espresso in poche righe e cioè che valore di scambio o prezzo è un valore qualsiasi su cui i partecipanti trovano l'accordo compreso tra il valore dell'uno e quello dell'altro.
il mio obiettivo, e spero che comunque su questo concordi, era separare il concetto di valore da quello del denaro, che eventualmente lo esprime, ma che non è la stessa cosa.
per cosa riguarda il come si crei il valore, il lavoro è uno dei modi. lavoro che produca ovviamente qualcosa di valutabile come vantaggio o soddisfacimento di un desiderio di qualcuno.
agitare un ventaglio può non avere alcun valore, se fatto al vento, ma può avere un valore, ed esser retribuito se qualcuno è disposto a pagare affinchè qualcun altro gli faccia aria. come rispondevo sopra, la valutazione del valore del lavoro è fatta sulla base di cosa produce, ma non puoi negare che se ad un certo punto avevo un mucchio di mattoni, uno di cemento e uno di sabbia, e con essi una persona , col suo lavoro costruisce una casa, quel lavoro avrà pure un valore.
libri di storia ce ne sono per le elementari, per le medie, per i licei, per gli universitari, ed anche più approfonditi. i fatti descritti sono gli stessi, il COME è rapportato al fine e al CHI è destinato.
per tutto il resto del tuo scritto, sono pienamente d'accordo, ma ripeto, il mio scopo era diverso.
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Inviato il: 24/8/2009 17:42
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Re: inflazione e deflazione
#147
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@ infettato
nel link che mi hai proposto ho rilevato due errori, ma probabilmente ad un esame più attento ce ne sono di più.
il tasso di crescita necessario per creare posti di lavoro, non ha un valore fisso, ma ricalca l'aumento di produttività medio di una economia.
se l'aumento di produttività di un certo complesso, è metti il 5% annuo, significa che almeno per quell'anno potrai produrre lo stesso valore di merci con il 5% in meno di personale, per cui, se invece vorrai aumentare i posti di lavoro dovrai compensare con altri lavori quel 5% e produrre anche qualcosa in più.

l'altro errore è considerare ogni spesa statale come uno spreco. fai una strada parallela a quella dove normalmente si viaggia a 2 km all'ora (per l'intasamento) e poi vedi quanto la popolazione che la usa risparmia in tempo, benzina, usura dell'auto, ecc...
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Inviato il: 24/8/2009 17:11
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Re: inflazione e deflazione
#146
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@ pikebishop
citazione:

"Non e' che continuando a ripetere una tavanata quella diventi vera."

mi pare che invece il tuo errore stia proprio nel non credere a questa affermazione.
il valore lo puoi trasferire in tanti modi, dallo scambio diretto passando per qualsiasi mezzo che tutti gli interssati in tale passaggio ritengano quel mezzo idoneo.
se uno scambio avviene tra 5 persone (il 1° verso il 2°, il 2° verso il 3°, ecc..) e tutti e cinque valutano ad esempio che una forchetta valga 20 euro, il 1° potrà pagare merce per 20 euro con una forchetta, il secondo altrettanto verso il 3°, e via dicendo fino al 5° che si ritroverà con una forchetta che magari ritornerà al primo in cambio di 20 euro di merce.
in tal caso tu hai usato come supporto una forchetta per trasferire il valore di 20 euro. non mi sembra propriouna tavanata, se pensi che una banconota vale intrinsecamente anche meno di una forchetta.

citazione:
"Un conto corrente corre e fa guadagnare la banca, non il correntista ...." no corre anche il correntista se ha sentore che la banca fallisca.
scusa la battuta, ma se hanno chiamato "conto corrente" quella cosa li, non è responsabilità mia.
chiamalo deposito sulla fiducia, chiamalo come vuoi, ma non cambia la realtà che si tratti di un accumulo di valore a tua disposizione, che puoi usare, (come le banconote sotto il materasso) per scambiarlo con valore equivalente di altra merce o bene che diur si voglia.
credo che quando ci si libererà del concetto che il denaro, sotto qualsiasi forma lo si voglia vedere, SIA il valore, e non solo una sua espressione, o un suo contenitore, o supporto fisico, o chiamalo come vuoi, ma una cosa legata al valore ma distinta da esso, avremo finalmente aperto la mente a capire come gira tutto il meccanismo dell'economia.


@ infettato
anche scavare una buca e riempirla può avere un valore se devi sotterrare qualcosa. abbiamo le strade ridotti a colabrodi proprio perchè continuano ad aprirle e chiuderle.
ma a parte gli scherzi, il lavoro ha un valore, ma il riconoscimento di tale valore sta nel prodotto di tale lavoro.
infatti il lavoro di un operaio, che non richiede particolari requisiti ne di preparazione ne di capacità è valutato meno di quello ad esempio di un chirurgo, che per poter esercitare necessita di anni e anni di preparazione e tirocinio. sempre 1 ora di lavoro è sia per l'operaio che per il chirurgo, ma il valore di tale ora è differente sia per la preparazione necessaria che per l'utilità.
se poi il discorso ti stufa, non sei obbligato ne a leggere, ne tantomeno a commentare.
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Inviato il: 24/8/2009 16:40
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Re: inflazione e deflazione
#145
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Se ti faccio lavorare dieci anni allo scavo di una buca 4 ore e al riempimento altre 4, tutti i giorni, mi dici dove sta il valore? BASTAAAAAAA!

Mi ricorda qualcosa.
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Inviato il: 24/8/2009 11:14
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