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   Altre cospirazioni
  La cospirazione dietro l'Unità d'Italia

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  •  axen
      axen
Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#185
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 16/2/2009
Da To
Messaggi: 32
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Citazione:
SENTI IO SONO ROMENO!!! HAI CAPITO??? RO-ME-NO!!! io ho sopportato per 20 anni il regime di CEAUSESCU...quindi se volete continuare a credere agli orchi cattivi del wto fatelo pure!! se sei così grullo da credere alla storia della terra cava (perchè sai fà figo fare il bastian-contratio)fai pure!!! se sei convinto che Bush ha buttato giù il Wtc rifai pure, non sarò certo io a farti cambiare idea.


FANTASTICO, NON CI POSSO CREDERE !!! questo soggetto si e spacciato per un romeno per dare lezioni di democrazia !!! ma si può scendere cosi in basso ?


e ve la siete pure bevuta: “Mi dispiace per quello che, posso solo immaginare tu abbia subito”

MA SUBITO COSA ????
Inviato il: 19/7/2009 11:54
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  •  francesco7
      francesco7
Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#184
Mi sento vacillare
Iscritto il: 25/5/2006
Da Tarentum
Messaggi: 886
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Grazie Vincenzo per la segnalazione di questo video. Segnalo questa notizia che forse gli utenti del nord non conoscono....Campagna Telenorba contro la Confindustria del Nord
Risultato: il presidente degli industriali di Bari, Alessandro Laterza, espelle il presidente del gruppo televisivo dall'associazione.
Inviato il: 17/2/2009 16:47
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Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#183
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 9/6/2004
Da u-oy-topos middle Oceania
Messaggi: 1304
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Segnalato dal gongoro:

Inviato il: 17/2/2009 15:28
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Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#182
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 9/6/2004
Da u-oy-topos middle Oceania
Messaggi: 1304
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Napoli era tra le metropoli più popolose, veniva definita da
Herman Melville come "la città più allegra del mondo, scintillante di
carrozze, quasi non riesco a distinguerla da Broadway, la vera libertà
consiste nell'essere liberi dagli affanni ed il popolo pare veramente aver
concluso un armistizio con l'ansia e suoi derivati". [16] Senza parlare della
situazione economica del Regno delle Due Sicilie in confronto al resto della
futura Italia: Il capitale circolante delle Due Sicilie era più del doppio di
quello di tutti gli altri Stati della penisola messi insieme; il debito pubblico
era completamente garantito [...]; il rapporto tra debito, con interessi, e
prodotto interno lordo era il 16% [...] in Piemonte era del 75%. [17] E' forse
da mettere in dubbio l'Unità d'Italia o il modo e i fini per il quali essa fu
intrapresa? Una risposta la dà un certo Fortunato Giustino in una lettera al
Croce del 1923: Non disdico il mio 'unitarismo'. Ho modificato soltanto il
mio giudizio sugli industriali del Nord. Sono dei porci più porci dei maggiori
porci nostri.

La politica fiscale perseguita dallo Stato unitario fu un
caso di vero e proprio drenaggio di capitali che dal Sud andarono al Nord.
La pressione fiscale in agricoltura crebbe sotto i Piemontesi e crebbe in
maniera difforme, non equa. Così, mentre nelle Due Sicilie si pagano 40
milioni d'imposta fondiaria, nel 1866 se ne pagheranno 70, contro i 52 del
Nord. La sperequazione è anche più evidente se si considerano le aliquote
per ettaro: nelle province di Napoli e Caserta si pagano L. 9.6 per ettaro
contro la media nazionale di L. 3.33. Lo stesso avviene per le tasse sugli
affari che incidono per L. 7.04 pro capite in Campania, contro 6.70 in
Piemonte e 6.87 in Lombardia. [...] Il debito pubblico pro-capite degli Stati
sardi era il quadruplo di quello dell'Antico Regno ed il Sud fu costretto ad
accollarsi centinaia di milioni spesi dal Nord. [...] La media pro-capite [per le
spese pubbliche] fu di L. 0.39 nel Mezzogiorno continentale (L. 0.37 in
Sicilia) contro la media nazionale di L. 19.71.

L'Unità d'Italia non fu condotta da
un migliaio di persone, ma finanziata dalla massoneria e per soddisfare
nuovi equilibri nel Mediterraneo richiesti dall'onnipresente Inghilterra.
Un'unità che, al solito, passò attraverso esemplari massacri e
sproporzionate perdite tra le parti: Furono distrutti 51 paesi; ricordiamoli,
simboli di tanta tragedia, Casalduni e Pontegandolfo; il 14 agosto 1862 le
truppe piemontesi circondano ed attaccano questi due inermi paesi del
Sannio. Non c'erano Briganti, solo donne, vecchi e bambini: tutti
ugualmente massacrati con violenza e furono più di 900 i morti. [19] Tra il
1861 e il 1872 vennero uccisi 266'370 guerriglieri ed oppositori politici a
fronte di 23'013 perdite piemontesi. [20] Senza menzionare le
depredazione fatte, gli ingenti bottini dei vincitori che finirono a rimpinguare
le banche del Nord.

link
Inviato il: 19/12/2008 3:34
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  •  Descartes
      Descartes
Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#181
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 21/6/2006
Da Christ = Sun God
Messaggi: 1087
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Citazione:

fiammifero ha scritto:

L'allora Capitano Reggente Domenico Maria Belzoppi accolse e soccorse Garibaldi ed i suoi uomini, chiedendo in cambio che venisse adoperata ogni cautela onde evitare che San Marino fosse coinvolto in scontri armati.


SAN MARINO era un luogo in cui si nascondevano forti posteri massonici allora, e un luogo in cui sembra si nascondano forti poteri massonici ancora oggi....

Basta leggere le inquietanti notizie degli ultimi mesi per capire che quale sia il potere che si nasconda in San Marino, non sembra sia cambiato dopo un secolo e mezzo...


PRODI E MASSONERIA indagato
Il Presidente del consiglio Romano Prodi è stato iscritto sul registro degli indagati dalla procura di Catanzaro. Il reato ipotizzato è l’abuso d’ufficio. Per la procura si tratta di un atto dovuto, anche a tutela delle garanzie della difesa, che permetterà di chiarire i rapporti tra il premier e altri personaggi sotto inchiesta per la cosiddetta loggia di San Marino.
Da mesi il sostituto procuratore Luigi De Magistris sta indagando su un presunto comitato d’affari che, sull’asse San Marino-Bruxelles, si sarebbe arricchito incassando finanziamenti dell’Unione europea in modo illegale.

Al centro dell’inchiesta, oltre a numerose società sospette, ci sono alcuni uomini considerati dagli inquirenti molto vicini a Prodi e che sono già stati iscritti sul registro degli indagati per i reati di associazione per delinquere, truffa aggravata e violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete. Come l’onorevole Sandro Gozi, ex funzionario dell’Unione europea, già «assistente politico» di Prodi a Bruxelles e attualmente suo sostituto in Commissione Affari Costituzionali della Camera. Per De Magistris uno degli uomini chiave a San Marino sarebbe, invece, un’altra vecchia conoscenza del Professore: Piero Scarpellini, 57 anni, impiegato in una società con sede nella Repubblica del Monte Titano e definito dal pm nel decreto di perquisizione «consulente di Prodi» («consulente non pagato dell’ufficio del consigliere diplomatico della presidenza del consiglio per i paesi africani» ha precisato di recente palazzo Chigi). I personaggi in questione sarebbero tra i principali interlocutori dell’utenza telefonica 32074… intestata alla Delta spa e che De Magistris ipotizzerebbe essere riconducibile al «Presidente del consiglio dei ministri, o a qualche diretto collaboratore del suo staff».
Adesso la procura vuole capire se ci sia un nesso tra la perfetta conoscenza da parte dell’entourage del premier della macchina comunitaria e di tutti i suoi ingranaggi (Prodi è stato presidente della commissione dal 1999 al 2004) e le presunte truffe euromilionarie ai danni dell’Unione europea. Gli inquirenti non escludono che il Professore fosse all’oscuro delle operazioni sospette realizzate intorno a lui e sulla cui illegalità gli investigatori avrebbero già trovato nelle ultime settimane riscontri, documentali e testimoniali. Dall’inizio dell’inchiesta uno degli strumenti investigativi più utilizzati dall’accusa sono stati i tabulati telefonici. Ora, per poter valutare la posizione dell’onorevole Prodi, gli inquirenti potranno chiedere l’autorizzazione al parlamento per l’acquisizione del traffico telefonico del premier, in base alla legge numero 140 del 20 giugno 2003.

LEGGI ANCHE: Le relazioni pericolose del professor Prodi - Scarpellini: Mi manda Prodi ma non sono un massone - Quel generale della Finanza tra logge e dossier illegali

panorama.it


fonte: http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=358275


L’inchiesta del sostituto procuratore di Catanzaro Luigi De Magistris sulla cosiddetta loggia di San Marino sta prendendo la strada di Palazzo Chigi, sede della presidenza del Consiglio. L’ultimo atto è l’iscrizione sul registro degli indagati, con l’accusa di associazione per delinquere, truffa e violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete, del deputato dell’Ulivo Sandro Gozi, 39 anni, ex “assistente politico” (così si autodefinisce nel curriculum) di Romano Prodi all’Unione Europea e oggi membro (”in sostituzione del presidente del Consiglio Prodi” precisa il sito della Camera dei deputati) nella commissione Affari costituzionali.
Nei giorni scorsi il pm aveva ordinato una ventina di perquisizioni e aveva iscritto sul registro degli indagati altri due imprenditori considerati vicini al premier: il romagnolo Piero Scarpellini, 57 anni, e il calabrese Pietro Macrì, 43 anni. Nelle ultime ore De Magistris ha inviato un altro avviso di garanzia destinato a fare rumore: l’indagato è infatti Luigi Bisignani, 53 anni, ex giornalista, una condanna per Tangentopoli, consulente di molte aziende e, dal 2000, procuratore dell’Ilte (industria libraria tipografica). Ma soprattutto tessitore di relazioni in campo politico e finanziario.

La loggia di San Marino

Il magistrato calabrese ritiene che anche Gozi e Bisignani facciano parte di quel “comitato d’affari”, trasversale ai partiti e con base nel paradiso fiscale di San Marino, che grazie ad amicizie altolocate (anche all’interno della Guardia di finanza e della magistratura) e un reticolo di società costituite ad hoc sarebbe riuscito a drenare centinaia di milioni di euro di finanziamenti pubblici (in particolare dell’Unione Europea), indirizzandoli nelle casse dei partiti e nelle tasche dei politici e dei loro amici.
Il comitato sarebbe, con coloriture massoniche (la maggior parte degli indagati è anche accusata di aver violato la legge sulle associazioni segrete), una lobby nazionale che controllerebbe con la sua rete di contatti parte del sistema politico ed economico del Paese.
“Non andiamo a caccia di grembiulini, quello è solo folclore, anche se qualcuno lo abbiamo trovato” si lascia scappare uno degli investigatori. Che sanno di non agire in solitudine: infatti quella che è già stata soprannominata, in modo suggestivo, “nuova P3″ affiora in controluce in altre inchieste delle procure italiane, in particolare quelle milanesi sulle deviazioni dei servizi segreti e su fabbriche e botteghe di dossier illegali.
Per provare le sue ipotesi investigative, De Magistris, 40 anni, erede di una famiglia di magistrati (il bisnonno era regio procuratore a Napoli), sta utilizzando con zelo intercettazioni (poche), perquisizioni (abbastanza), tabulati (molti), ma soprattutto l’analisi dei flussi finanziari.
Gli ultimi accertamenti (sono ancora in corso) riguardano per esempio i movimenti di Bisignani e gli affari che ruotano intorno al suo ufficio di piazza Mignanelli 3 a Roma.

Il cellulare presidenziale

Tutto inizia con la scoperta nella memory card di uno degli indagati di un numero di telefono registrato come “Romano Prodi cellulare”. Gli inquirenti fanno una verifica e scoprono che quell’utenza era originariamente intestata all’azienda Delta impianti srl di Cornate d’Adda (Milano); nel 2005 diventa un numero dell’”Ulivo-i Democratici”; infine, nel 2007, passa sotto la presidenza del Consiglio. Oggi a quel telefono (32074…), come ha verificato Panorama, risponde una signora che assicura che quel numero è attualmente utilizzato da Prodi.
Ma che cosa c’entra la Delta impianti con il premier? È un rebus un po’ opaco. Per il magistrato la Delta srl è collegabile, attraverso alcuni passaggi societari, alla Delta spa di Bologna, holding finanziaria che ha tra i suoi azionisti una banca di San Marino. La stessa che ha una partecipazione nella Nomisma, il laboratorio di idee fondato dal Professore.
In ogni caso l’analisi dei tabulati del numero “Romano Prodi cellulare” ha permesso di ricostruire la rete di contatti (30 mila in due anni, dal 2005 al 2007). Un traffico diretto soprattutto verso Bruxelles e i telefoni portatili di molti degli indagati nell’inchiesta di Catanzaro: in particolare Gozi, Piero Scarpellini e il figlio Alessandro, gli imprenditori Francesco De Grano, Antonio Saladino e Franco Bonferroni. Praticamente la compagnia su cui sta lavorando De Magistris.
In attesa di essere interrogati gli indagati spiegano ai giornali i loro rapporti con Prodi. Saladino, 53 anni, imprenditore nel settore del lavoro interinale, legato all’imprenditoria cattolica della Compagnia delle opere, dichiara a Panorama: “Con Prodi c’era solo un’amicizia personale”. L’ex veterinario nega i rapporti di affari, non i consigli: “Per esempio, in un incontro milanese gli ho spiegato gli aspetti positivi della legge Biagi”. E la loggia di San Marino di cui ha scritto in un’email? “Uno scherzo, una battuta”.
Piero Scarpellini, dipendente della sammarinese Pragmata (costituita da molti ex uomini della Nomisma), si definisce consulente per le questioni africane del premier e ammette gli incontri con alcuni degli indagati. “Soprattutto attraverso l’attività del Laboratorio democratico europeo” dice. Un gruppo di giovani ulivisti presieduto da Gozi, molto attivo tra Roma e San Marino, dove il deputato è protagonista di incontri e iniziative.

Cavolini e peperoncino

Ma chi è Sandro Gozi? Originario di Sogliano sul Rubicone (Forlì-Cesena) è un ex funzionario dell’Unione Europea, un tecnocrate riservato, poco noto al pubblico. Campione di squash ed esperto di “sfoglia emiliano-romagnola” (ha cofirmato una proposta di legge per valorizzarla), è un predestinato della politica: dopo la laurea in giurisprudenza a Bologna, studi diplomatici e corsi di perfezionamento in giro per l’Europa, dalla London school of economics alla Scuola nazionale d’amministrazione di Parigi (Ena), al master di politica internazionale a Bruxelles. Dove, qualche anno dopo, diventa membro del gabinetto di Prodi all’Unione Europea e consigliere dell’attuale commissario José Maria Barroso, sino all’elezione alla Camera nel 2006.
In Parlamento, oltre a sostituire Prodi nella I commissione, fa parte di quella per le politiche dell’Unione Europea. Secondo De Magistris, sarebbe Gozi uno degli uomini chiave di questo “comitato di San Marino” pronto a fare affari tra Bruxelles e la Calabria.
Un altro protagonista dell’inchiesta (è indagato per associazione per delinquere, truffa e violazione della legge Anselmi) è Pietro Macrì, vibonese, 43 anni, dirigente di una società di informatica. Durante gli studi a Bologna entra in contatto con l’entourage di Prodi e nel suo ufficio campeggia una foto che lo ritrae insieme con il Professore. Secondo due testimoni dell’accusa, Macrì ai collaboratori “consigliava di mandare i soldi a San Marino”.
Ma i problemi per lui non sono finiti. A Lamezia Terme una decina di ex dipendenti della Met sviluppo, di cui Macrì è stato amministratore delegato, hanno presentato un esposto parlando di “operazioni finanziarie ed economiche poco chiare” del gruppo.
Alberto Burrone, ex dirigente della Met Sviluppo, è uno dei promotori dell’azione e a Panorama dice: “Prendevamo ricchi finanziamenti per lavori di poco conto che, spesso, venivano sovraffatturati”. I settori d’intervento erano diversissimi. “Faccio un esempio: noi che siamo specializzati in contabilità in ambito sanitario ci siamo occupati anche di immigrazione clandestina e sicurezza”.
Per un certo periodo la Met sviluppo ha ricevuto una mole di commesse che i dirigenti non riuscivano a spiegarsi: “Quando mi hanno chiesto di preparare un sistema per monitorare il rischio tsunami a Stromboli, mi sono messo a ridere”.
La Met sviluppo ha gestito pure il sito internet della Camera di commercio di Parigi: “Era un lavoro impegnativo, apparentemente senza ritorni per l’azienda, ma giustificava una serie di viaggi a San Marino, dove era stato progettato un sito fotocopia di quello parigino da attivare in caso di attacco hacker”.
A quali società e a quali personaggi legati alla repubblica del Monte Titano facevano riferimento gli uomini della Met sviluppo? “Ricordo la Pragmata (quella di Scarpellini, ndr) e a Bruxelles Macrì diceva che era “raggiungibile” Gozi” conclude Burrone. Di nuovo San Marino, di nuovo Bruxelles.

Calabria euromiliardaria

Gli affari tra l’Italia e il Belgio (con snodo sul Monte Titano) sono il leitmotiv dell’inchiesta calabrese. In cui è finito pure l’Osservatorio del Mediterraneo fondato nel 2004 dal vicepresidente della Commissione europea Franco Frattini. L’ex capo della sua segreteria al ministero degli Esteri, Fabio Schettini, è indagato da tempo, mentre a febbraio è stato ascoltato come testimone un membro del cda dell’osservatorio, l’ambasciatore a riposo Achille Vinci Giacchi. In procura ha parlato dei finanziatori della fondazione. Un argomento che interessa molto a De Magistris.
Cinquantamila euro li avrebbe versati personalmente Schettini. Altrettanti arrivarono dalla Finmeccanica, 30 mila dall’Enel. L’osservatorio partecipò con un proprio stand al meeting di Comunione e liberazione di Rimini, “per far conoscere i suoi scopi”. Una kermesse a cui hanno preso parte anche i vertici del Laboratorio democratico europeo di Gozi e gli uomini della Compagnia delle opere sotto inchiesta a Catanzaro. Per il pm quell’affollamento, a pochi chilometri da San Marino, sarebbe più che una coincidenza.
Perché uomini così influenti avrebbero dovuto scendere in Calabria per fare affari? Secondo la procura, la risposta è semplice: la regione è considerata dall’Unione Europea un “obiettivo 1″, ovvero una di quelle aree depresse a cui vengono destinati aiuti particolari. Questo significa che, per esempio, il Programma operativo regionale (Por) dovrà distribuire sul territorio oltre 8 miliardi di euro di fondi strutturali europei per il periodo 2007-2013.
Per gestire questo fiume di soldi l’estate scorsa Francesco De Grano, cognato di Macrì e fratello di Maria Angela (è indagata pure lei), è stato nominato responsabile dei finanziamenti Por. Per gli inquirenti di Catanzaro il suo nome avrebbe messo d’accordo Ds, Margherita e il presidente della regione Agazio Loiero, promotore del Partito democratico meridionale e socio fondatore del Pd di Prodi.

fonte: http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=358275


La loggia di San Marino

Andrea Santini, 19 giugno 2007
BelPaese

L'inchiesta della procura di Catanzaro: in opera un gruppo di potere trasversale agli schieramenti politici capace di influire sulle scelte di amministrazioni pubbliche sia per l'utilizzo di finanziamenti che per l'assegnazione di appalti. Affari eccellenti per nomi eccellenti, riuniti sotto una cupola chiamata Loggia di San Marino


Affari eccellenti, nomi eccellenti, inciuci trasversali dato che "pecunia non olet", il danaro non puzza, un made in Italy da galera nato all'ombra del Titano, cresciuto poi tra le Calabrie, Roma, Milano e Padova. Molto all'ombra, sotto le volte assai riservate di una superloggia nata nel 2003, dall'unione di altre tre logge massoniche, alla presenza benedicente del gota massonico statunitense, il gran maestro della Gran Loggia del distretto di Columbia e il suo predecessore, oltre ai gran maestri e i maestri venerabili della Gran Loggia Italia di Washington. Anfitrione il gran maestro Federico Micheloni, già capitano reggente della Repubblica di San Marino dal '57 al '61, e poi direttore sanitario del Civico Ospedale. Grande pompa, di fronte al gran maestro del Grande Oriente d'Italia e a Grandi Maestri e Venerabili in rappresentanza di 27 gran logge sparse per il mondo, dalla Croazia al Brasile, dall'Austria all'Africa, da un continente all'altro.

Una loggia sotto la quale aveva trovato rifugio e copertura, secondo la Procura di Catanzaro che ha fatto scattare perquisizioni a raffica e inviato una ventina di informazioni di garanzia, una confraternita di politici, affaristi, finanzieri, barbefinte del Sismi e del Cesis, legati, per la maggior parte, da una comune interpretazione della "calabresità": da destra a sinistra, in santa fratellanza, pur di arraffare, che in questo caso significava spartirsi torte pubbliche e appalti. Perché? I magistrati che hanno condotto l'inchiesta, Luigi de Magistris e Antonella de Angelis, si sono dati una risposta nel nome in codice dell'indagine: "Why not". Perché si truffa? Perché si può, quindi, perché no.

Una semplice operazione di ingordigia finanziaria illecita da parte di personaggi che, data la loro posizione sociale e professionale, erano in grado di organizzare la truffa? A vedere l'elenco dei nomi finora entrati nell'inchiesta - finora, perché l'inchiesta non è certo conclusa - qualcosa di più, e forse di diverso e maggiormente allarmante. L'ipotesi di reato che li riguarda è di truffa, violazione del finanziamento a partiti politici, associazione a delinquere, corruzione, violazione della legge Anselmi, vale a dire l'iscrizione ad associazioni segrete. Una ipotesi che farà discutere visto che, dopo la vicenda della P2, è la prima volta che si applica ad una loggia massonica.

Dunque, i protagonisti. Partiamo dall'alto, dalle stellette di generale. Ce ne sono due, a che titolo dovrà deciderlo il magistrato. Uno è :il generale Paolo Poletti, capo di Stato Maggiore della Guardia di Finanza dal 26 marzo di quest'anno, al posto di Emilio Spaziante, nominato dal governo vice segretario del Cesis, il comitato di coordinamento tra i servizi segreto che ha sede a Palazzo Chigi. L'altro è il generale Walter Cretella Lombardo, dal primo marzo capo della Scuola di Polizia Tributaria con sede a Ostia, ma molto più interessante nel suo ruolo precedente. Fedelissimo di Niccolò Pollari, ex capo del Sismi, Cretella è finito spesso sui giornali. Era capo del II reparto della GdF, lo stesso di cui facevano parte i due uomini scoperti a "collaborare" con gli investigatori privati nella vicenda di spionaggio ai danni di Marrazzo e della Mussolini nello scandalo del Lazio-gate. Il suo nome e quello del reparto da lui diretto erano poi tornati alla ribalta anche riguardo alla telefonata intercettata tra Consorte e Fassino pubblicata dal "Giornale" di Montanelli. E guardacaso il suo nome, in questa inchiesta calabrese, salta fuori durante la perquisizione a casa di Giovanbattista Papello, consigliare dell'Anas: il suo biglietto da visita, con il numero di cellulare segnato a mano, era in bella mostra accanto alla trascrizione di una intercettazione telefonica tra Fassino e il presidente dell'Anas Vincenzo Pozzi.

Il problema, però, non sembra quello noto del pelo e del vizio del lupo. Ma qualcosa di ben più finalizzato. E lo si capisce se si passa ad altri protagonisti. Uno è Massimo Stellato, il cui ruolo è quello di Capocentro del Sismi a Padova, il quale è coinvolto assieme al fratello Gian Mario. L'altra è una signora, Brunella Bruno, in servizio al Cesis e indicata, a quanto dicono nell'ambiente, ai generali Cretella e Poletti, comunque a stretto contatto, al Cesis, con un altro generale della GdF, Emilio Spaziante. Che cosa di facesse in questa distinta compagnia d'affari, o meglio, in questa vera e propria cupola, lo spiegheranno i magistrati. Ma la ragnatela che comincia a dipanarsi sembra andare molto d'accordo con le linee guida indicate dall'ex direttore del Sismi Pollari e portare avanti, con la sua collezione di dossier, da quel Pio Pompa, gestore del "dossierificio" di via Nazionale, di cui si sa solo che è stato trasferito in luogo meno scottante all'interno del Sismi.

La matassa che si dipana fa sempre parte della solita Collezione Primavera Estate del Made in Italia, della nota griffe Cloaca doc: l'organizzazione di un comitato d'affari che, con forti entrature a Bruxelles, ancora da rivelare, aveva messo in piedi una serie di società, i cui protagonisti erano spesso interscambiabili, che si spartivano affari e tangenti, tutte con danaro pubblico, comunitario, statale, regionale o locale. Bipartisan, trasversale, all'insegna del potere e con la copertura della loggia.

Certo, è ancora un'inchiesta, quindi è tutto da dimostrare, e sarà compito della magistratura farlo. Ma intanto, per cercare di capire, occorre far sfilare protagonisti e interpreti. Si comincia con il vice presidente della Giunta Regionale calabrese, e assessore al turismo, Nicola Adamo, diessino. Gli ultimi due anni è passato attraverso forche caudine e l'inferno: prima per la sua storia con Eva Catione, sindaco di Cosenza, e le sue scuse a moglie e figli, poi per inchieste in cui si è trovato coinvolto. E, per uno che è stato anche assessore ala Trasparenza, non è poco. Si prosegue con l'assessore all'Agricoltura Mario Pirillo, esponente del partito democratico meridionale, per continuare con un altro diessino, il consigliere regionale Antonio Acri. Poi c'è la parte ex democristiana, molto folta, che va da Forza Italia all'Udc alla Margherita, con un contorno di affaristi cattolici legati a Comunione e Liberazione. C'è Salvatore Domenico Galati, il cui nome direbbe poco se l'uomo non appartenesse allo staff del senatore, e coordinatore regionale di Forza Italia, Giancarlo Pittelli, che ha legato il suo nome ad uno sciagurato disegno di legge che, se approvato, avrebbe mantenuto moltissimi criminali fuori dalla meritata galera. Ci sono poi due personaggi legati alla Compagnia delle Opere, il braccio affaristico di Comunione e Liberazione: Giorgio Vittadini, già responsabile nazionale, solo perquisito, e Antonio Saladino, della C.d.O. regionale. Vittadini è noto per il grido accorato con cui chiuse nel 2003 il meeting di Cl: "Siamo tutti americani". Saladino, veterinario di Lamezia Terme, ha trovato la sua fortuna con il centro sinistra, il primo. Quando la fantasia di Treu si inventò il meccanismo del lavoro interinale,con le varie agenzie, Saladino, che vagava mettendo in piedi piccole aziende, si buttò nella consulenza del lavoro, creando una società diventata una miniera d'oro. Che, secondo il magistrato, ha messo al servizio (o viceversa) dell'organizzazione.

Altro personaggio di un certo rilievo è l'ex parlamentare parmigiano Franco Bonferroni, figlio di un ex dc forlaniano doc, buon amico di Pier Ferdinando Casini e di Romano Prodi, attualmente consigliere d'amministrazione di Finmeccanica. Bonferroni, nel 1993, si vide stroncata la carriera da una brutta storia di mazzette in cui era coinvolto assieme all'attuale segretario dell'Udc Lorenzo Cesa. Uscirono puliti, ma per lui la strada parlamentare era chiusa. Riciclato in Finmeccania, per il magistrato è una delle punte del comitato d'affari. Con amicizie importanti. Sull'aereo degli invitati a Beirut al suo matrimonio, oltre a Pier Ferdinando Casini, allora presidente della Camera, e al cardinale Camillo Ruini, c'erano Gustavo Selva, il sottosegretario Giuseppe Galati, e il vice presidente dell'Unicredit Palenzona. Della serie gli amici non si abbandonano.

Sempre del gruppone con origini ex democristiane fa parte Piero Scalpellini, consulente "non pagato" dell'Ufficio del Consigliere diplomatico per i paesi africani che dipende dalla Presidenza del Consiglio. Scalpellini, pur non essendo pagato, qualche vantaggio lo deve avere. Il figlio, che ha studiato in Libia, nel 2004 è diventato uno dei portaborse di Prodi. Lui stesso, che ha base operativa a San Marino, dove lavora per una società messa in piedi da ex uomini di Nomisma, veniva un paio di giorni la settimana, sempre nello stesso residence in cui Prodi scende da 10 anni. E recentemente, nella sua qualità di consulente "non pagato" di Palazzo Chigi, ha accompagnato il ministro Giulio Santagata in Libia, per risolvere il problema delle migrazioni clandestine. Un altro nome noto è quello di Cristina Fanesi, esponente della Margherita e responsabile dell'associazione "Margot".

Poi, naturalmente, c'è il mondo degli affari e delle banche. Da Pietro Macrì, presidente della società Mat Sviluppo e del settore terziario della Confindustria di Vibo Valentia, a Luigi Filippo Mamone, dirigente della Regione. Un altro dirigente regionale è Francesco De Grano, responsabile del settore finanziamenti Por dal 2007 fino al 2013, assieme alla sorella Maria Angela, conm cariche in diverse società. Gli uomini di Saladino nel gruppo sono Valerio Carducci, che tiene i contatti con gli ambienti parlamentari. Giancarlo Luzzo, ex assessore regionale alla Sanità, Mario Pirillo, attuale assessore all'Agicoltura, e Vicenzo Bifano. I nomi continuano con Gerrardo Carnevale, dello staff di Antonio Acri, l'imprenditore Armando Zuliani, il commercialista Francesco Indrieri.

Un bell'inizio, ma solo un inizio. Secondo i magistrati, il comitato d'affari potrebbe essere uno dei finanziatori occulti dell'Udc, e per questo le aziende del segreterio Cesa sono nel mirino da tempo. Ma nella mangiatoia, come si vede, sarebbero in moti a inzuppare il pane. In fraterna, illecita complicità. Senza badare alle bandiere personali.

fonte: http://www.aprileonline.info/3646/la-loggia-di-san-marino
Inviato il: 25/10/2007 21:46
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  •  Descartes
      Descartes
Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#180
Dubito ormai di tutto
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Da Christ = Sun God
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Interessante articolo che collega Garibaldi, L'unità d'italia, Il risorgimento e la storia dei briganti:


NON FU COLPA DI GARIBALDI. FU COLPA NOSTRA

Nei giorni scorsi sono stati celebrati dalla RAI i duecento anni dalla nascita di Giuseppe Garibaldi. Parlare di Garibaldi significa parlare dell’unità italiana. Non ho visto il servizio, ma a stare al racconto di coloro che l’hanno seguito, più che di Garibaldi, si è parlato del disastro meridionale – un fatto concreto, innegabile, sputtanante, irreversibile. E strano a dirsi, il critico più vivace della malefica unità è stato l’ultimo rampollo dei malefici Savoia, grandi beneficiari dell’evento unitario. In verità, l’unità italiana fu, politicamente, una truffa, socialmente una beffa.

Nel 1859, la Penisola era divisa in sette Stati, tra Stati regionali come la Toscana, appena provinciali come il ducato di Parma e quello di Modena, pluriregionali come il Lombardo-Veneto, che si estendeva da Pavia a Trieste, come lo Stato Pontificio, che comprendeva il Lazio, le Marche, le Romagne e l’Umbria, come le Due Sicilie, che comprendevano sette regioni il cui none attuale è Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Lucania, Calabria e Sicilia, e come il Regno di Sardegna, che ne comprendeva quattro: Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria e Sardegna.

Ora, più che chiedersi - come si fa solitamente sin dal tempo di Dante e di Petrarca - perché l’Italia fosse divisa, e lo fosse ancora nel 1859, sei secoli dopo la morte di Manfredi e altrettanti dalla nascita di Dante, più utile e corretto è domandarsi come mai, alla data 1850, paesi come la Spagna, la Svizzera, il Regno Unito, l’Olanda, e persino la Russia fossero degli Stati nazionali da secoli e la Francia quasi da un millennio. La risposta è che tutti questi paesi si sono formati dopo più di mille anni da quando Roma aveva unificato l’Italia. L’orda barbarica arrivò a farsi Stato in una terra d’Europa in quanto favorita dal precedente vuoto, dalla tabula rasa giuridica e culturale, fra gentes i cui re non sapevano né leggere né scrivere; tutte gentes dalla vita elementare e quasi belluina, il cui numero complessivo, dal Mar Atlantico alla steppa russa, non raggiungeva i quindici milioni in tutto. L’idea di Stato e di legge vi nacquero per imitazione dell’Esarcato d’Italia dell’Impero Romano d’Oriente, con sede tra Roma e Ravenna. E se i barbari acquisirono una cultura di tipo occidentale (greca-romana), fu perché i monaci e i chierici ve la portarono come in terra di missione.

Anche l’Italia romanizzata s’imbarbarì parecchio, ma non contemporaneamente. Dalla Palude Padana fino a Roma l’imbarbarimento si svolse durante l’Alto Medioevo, dal 500 al 1000/1100 d. C., mentre l’imbarbarimento del Sud fu voluto dai papi e dai re di Francia e d’Inghilterra per ragioni politiche: per troncare la presenza, in questo confine d’Europa della tolleranza religiosa, della Chiesa ortodossa, della cultura classica e del diritto privato. Oggi i meridionali non fanno che elogiare i Normanni, ma in verità essi furono (forse senza saperlo) la causa prima di tutte le nostre disgrazie. In entrambe le parti d’Italia la digestione della barbarie impegnò tempi lunghi. Il Centronord ci uscì al tempo del Libero Comune (1100 circa). Il Sud cominciò a liberarsene intorno al 1700, ma con l’unità d’Italia ci è ricaduto dentro. Infatti l’unità d’Italia ha dato al Sud uno Stato finto, una legge finta e una libera economia finta. Tante parole e una sequela di fatti negativi, un’eguaglianza ‘coloniale’ con gli altri italiani.

Garibaldi fu l’ignaro artefice di tante disgrazie passate e presenti? Forse Cavour non avrebbe mai pensato di estendere al Sud il Regno di Sardegna, se i siciliani, stuzzicati dagli ammiragli inglesi, non avessero fatto pressioni per una spedizione di Garibaldi in Sicilia, senza che La Farina, La Masa, Crispi si mettessero a implorare Cavour, Vittorio Emanuele II e Garibaldi. La spedizione dei Mille fu una passeggiata militare. Garibaldi vinse tutto, perché nessuno lo contrastò veramente prima della battaglia sul Volturno. Per altro, Garibaldi non sarebbe divenuto un eroe, se non avesse fatti ciò che l’Inghilterra e la Francia volevano, eliminare quei rompiscatole dei Borbone di Napoli. L’unità, i cui risultati vengono rifiutati persino dall’erede dei Savoia, l’abbiamo voluta. Non fu colpa di Garibaldi, ma dei nostri avi. I Siciliani la invocavano per liberasi del predominio napoletano. Furono d’accordo non solo il poetico Principe di Salina, il famoso Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (l’isola poco lontana da Tripoli e da Tunisi, che oggi fa da porta d’entrata degli extracomunitari), ma anche i principi in carne ossa, i cui nomi nessuno più ricorda, le grandi famiglie borghesi - celebri quelle degli Orlando e dei Florio, che appena fatta l’Italia troveranno ampi spazi negli intrallazzi genovesi e milanesi - ma anche la media e piccola borghesia, mentre campieri e contadini furono sollevati a furor di mafia e con l’ausilio di oro massonico. Certo appena sei anni dopo Palermo si solleverà contro l’Italia, e l’Italia, gloriosa di sconfitte militari, la farà eroicamente bombardare dall’eroico generale Raffaele Cadorna.

Il Sud continentale, il regno borbonico di qua del Faro, le Provincie napoletane, come si affrettarono a chiamarle Cavour e i suoi, non invocò Garibaldi, ma neanche lo combatté. Come è tuttora nella nostra indole, si arrese per pigrizia. Un gesto nobile lo fece don Liborio Romano, andando incontro all’Eroe dei Mondi Due fino a Salerno su un treno borbonico e facendolo scortare dalla camorra borbonica fino al Palazzo Reale, a Largo ‘e Palazzo come modestamente si chiamava l’odierna Piazza Plebiscito, prima che un Campano Governator bassolino e furfantino vi inaugurasse il Rinascimento napoletano, che esprime la sua più illustre e proficua attività artistica nel taglio della droga colombiana.

Dopo esser stato preso per i fondelli da Cavour, da Napoleone III, da suo cognato, l’imperatore d’Austria, nonché dai suoi ministri e generali, Francischiello s’incazzò e volle combattere per riscattare almeno l’onore; i cafoni, fedeli a lui e alla Chiesa, si fecero briganti e vollero combattere anche loro, ma i nostri avi non mossero un dito. Né con gli uni né con gli altri, occupati solamente a rubare al nuovo governo, come avevano rubato con quello precedente.

I soldi che i garibaldini si fotterono prima a Palermo e poi a Napoli, nessuno sa conteggiarli perché si fece in modo che chi aveva i conti perisse in un naufragio, durante una tempesta che non ci fu. Neppure i soldi che il Nord ha fatto e fa al Sul è facile metterli in colonna. Il mio conto è questo: ogni meridionale morto o vivente ha pagato e paga ai settentrionali il sessanta per cento del valore aggiunto che ha realizzato o realizza lavorando. In termini marxiani, la cosa si chiama accumulazione selvaggia. Calcolato su venti milioni di viventi e su circa sette/otto generazioni di nati e defunti, viene fuori una cifra che raddoppierebbe il Prodotto Interno Lordo degli Stati Uniti d’America.

Il sistema capitalistico, in un secolo e mezzo, ha arricchito l’Europa e il Nordamerica. Lo ha fatto a spese dell’Africa, dell’Asia e del Sudamerica. Nella storia del capitalismo ci sono solo due esempi d’ingresso laterale: il Giappone, prima della Prima Guerra Mondiale, e la Russia, con la Rivoluzione d’Ottobre (perché comunismo russo, tutto sommato, fu capitalismo, anche se di Stato). Ma Giappone (35/40 milioni di abitanti al momento) e Russia (80/90 milioni di abitanti al momento) erano frazioni numeriche del grande numero delle popolazioni occidentali (circa 550/600 milioni di abitanti al momento). Con l’ingresso della Cina e dell’India sul mercato mondiale la cosa è completamente diversa. I due paesi assieme fanno quattro volte l’Europa e l’America del Nord. Il meccanismo Occidente è andato in tilt e non è in alcun modo riparabile, come per altro nessun sistema storicamente conosciuto. In economia, vige la regola che quando un sistema finisce, non si può più usare. Il Sud, i Normanni e la nostra odierna vicenda insegnano.

Su questa base di fatto, il problema non è più se celebrare positivamente o negativamente i duecento anni dalla nascita di Garibaldi, ma come liberarsi di Bassolino, di Loiero, della Vedova, di Bova e dintorni, di Prodi e Vili, di Frafessino e Berlusca, di Tre Monti e Tre Valli, di Bruno Vespa, Riccardo Jacona, Paolo Mieli, Eugenio Scalari; e di quel corvo di Padova scoppia, dei medici, dei professori, dei sindaci, degli esperti; della Bocconi, delle grandi banche italiane, della Normale di Pisa, dell’Università della Calabria, dell’assessore Principe e dei suoi scudieri, magari anche di Rai3 Cosenza e del neo laureato, Pino Nano.

Dobbiamo decidere se uscire dalla trappola in cui ci siamo messi con le nostre mani. o forse dormire, come hanno fatto Amleto e i nostri avi. E’ questa la scelta. Ma guai a immaginare che la cosa possa farsi diventando una nazione guidata dai capitalisti, che punta al capitale e al profitto. L’organizzazione mondiale che conosciamo sta per finire. Siamo uno dei popoli più antichi della Terra, siamo sopravvissuti a tre millenni di sventure e di battagliere orde d’invasori. E’ fra di noi che è nato uno che si chiamava Tommaso Campanella (io venni a debellar tre mali estremi/ tiraddide, sofismi, ipocrisia…). Possiamo dare un contributo a far nascere bene il mondo che si avanza. Ormai è utile e doveroso lasciar stare David Hume e Adam Smith e riflettere su un’utopia che ha incantato grandi pensatori, da ultimo Noberto Bobbio, che l’intellighenzia italiana considera la punta più avanzata dell’evoluzione democratica.

Nicola Zitara

fonte: http://www.ilbrigante.com/modules.php?name=News&file=article&sid=13880

La cosa mi ha ricordato l'importantissimo e osteggiatissimo film "Li Chiamarono Briganti" di Pasquale Squitieri (vedi questa recensione), che ha rivelato la grande menzogna e per questo è stato ritirato e censurato.

Se non riuscite a trovare il film, guardate almeno questo video su YouTube:

http://it.youtube.com/watch?v=RjYZtxMhMHs
Inviato il: 4/9/2007 14:16
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Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#179
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Discussione interessante. Ne approfitto per chiedere se qualcuno ha letto questo libro:

Cecilia Gatto Trocchi
"Storia esoterica d'Italia"


Garibaldi presidente di società spiritiche, Mazzini profeta della reincarnazione e della vita negli altri mondi, D'Azeglio che evoca il fantasma di Cavour: documenti alla mano, la storia d'Italia è intessuta da un filo sotterraneo di interessi per la magia, il sapere occulto e la dimensione sapienziale e misterica. Le vicende dei fondatori dell'Italia unita permettono di recuperare le fondamenta oscure dell'esoterismo italiano per scoprire che l'attuale ritorno all'occultismo, allo spiritismo, alla medicina alternativa affonda le proprie radici nel cuore del mondo laico, liberale e razionalista per eccellenza
Inviato il: 4/1/2007 19:39
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Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#178
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bisogna rivedere un pochino il quadro politico. Nel 48' scoppiò in Francia una rivoluzione di natura repubblicana che depose il re Luigi Filippo e mise al comando l'allora presidente della repubblica Napoleone (il nipote del famoso corso) che in seguito rivelò le sue vere intenzioni autoritarie proclamandosi egli stesso imperatore. Gli avvenimenti francesi si ripercossero in prussia e addirittura i democratici-repubblicani austriaci organizzarono una sollevazione popolare anti-asburgica a Vienna. Di riflesso tutti gli stati italiani si dettero alle riforme e la casa savoia vedendo un indebolimento austriaco,sconfinò il ticino ed entrò nel lombardo-veneto (lo stesso garibaldi combattè per i savoia anche se i suoi legionari non vennero inquadrati nelle truppe regie). Dopo la sconfitta dei piemontesi, la situazione internazionale mutò di nuovo ritornando nel corso datogli nel 1815. Il garibaldi si trovò esautorato e lo stesso Carlo Alberto dette l'ordine di arrestarlo qual'ora non fosse rientrato nei confini del regno di sardegna. Promosso generale dall'allora governo provvisorio di Milano combattè contro le forze soverchianti austriache sul lago maggiore dove ottenne qualche risultato,ed entrando in Bergamo e Brescia lanciò uno dei suoi soliti proclami agli italiani per una rivolta popolare. I proclami furono accolti con freddezza e il nizzardo dovette rinunciare alla guerriglia riponendo le sue speranze nell'Italia centrale e nella repubblica romana.
Contemporaneamente, il papa si ritirò dalla coalizione anti-asburgica avendo timore di una scissione dei cattolici austriaci. Tutti gli altri sovrani dei ducati dell'Italia centrale e nel mezzogiorno ritirarono le riforme (lo stesso Federico II "il re bomba"sospese la carta costituzionale e riconquistò nello stesso anno Palermo,bombardata dal mare).
Dunque, alla fine del 48' avvenne in Italia la cosidetta restaurazione che ricostruì il precedente status-quo.
L'Austria era arbitro della situazione e la Francia si assunse l'onore di difendere gli stati pontifici.
Inviato il: 6/11/2006 10:24
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Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#177
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Durante il Risorgimento San Marino costituì un rifugio sicuro per molti dei personaggi che parteciparono ai moti di quegli anni, ai quali tra l'altro presero parte anche alcuni cittadini Sammarinesi. Ci fu un totale appoggio verso coloro che si battevano per l'affermazione dei principi di libertà e indipendenza da sempre difesi in Repubblica.
Una tale posizione non era tuttavia semplice da mantenere di fronte all'Austria e allo Stato Pontificio, ecco perché la richiesta di Garibaldi di poter transitare all'interno di San Marino, giunta il 23 Luglio 1849, non fu subito accolta.
Garibaldi stava tentando di raggiungere Venezia, unica città che ancora riusciva a resistere agli Austriaci, ma nei pressi di Macerata Feltria si trovò circondato da quattro eserciti. L'unica possibilità di salvezza era di riparare nella piccola Repubblica. Perciò ripeté la richiesta inviando due messaggeri e senza aspettare risposta oltrepassò i confini con i millecinquecento uomini rimasti. Andò egli stesso al Palazzo Pubblico per presentare domanda di asilo.
L'allora Capitano Reggente Domenico Maria Belzoppi accolse e soccorse Garibaldi ed i suoi uomini, chiedendo in cambio che venisse adoperata ogni cautela onde evitare che San Marino fosse coinvolto in scontri armati.
Garibaldi accompagnò i suoi uomini fino al convento dei frati cappuccini dove sciolse l'esercito. Alcuni militari trovarono rifugio presso le famiglie sammarinesi, altri si allontanarono a piccoli gruppi, Garibaldi con centocinquanta fedelissimi nella notte del 31 Luglio uscì dal paese, ed eludendo la sorveglianza dei dodicimila soldati Austriaci che circondavano il Titano si mosse verso Venezia.
Il fatto non passò senza conseguenze per la Repubblica: l'esercito Austriaco violò i confini cercando i rifugiati nelle case ed intimando la consegna delle armi dei garibaldini.
In seguito San Marino continuò a dare asilo ai rifugiati e ad appoggiare le rivolte, ma questo comportamento attirò un clima di sospetto da parte dello Stato Pontificio e dell'Austria, che sfociò nel tentativo di mettere in discussione la libertà del paese e di progettare un'occupazione armata. Fu grazie all'intervento della Francia nella figura di Napoleone III se esso non ebbe esito.
Questa Antica Repubblica suscitò velleità in Garibaldi,tali da essere defenestrato dagli allori ministri?
Inviato il: 6/11/2006 10:08
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Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#176
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Garibaldi cerco' prima di combattere sotto le insegne della Casa Reale Sabauda nel '48 ma già nel '49 accorse alla costituzione e alla difesa della Roma repubblicana. Possiamo ben dire che era una specie di cane sciolto.
Inviato il: 6/11/2006 9:43
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Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#175
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Bisogna far risalire tutto al cosidetto filone medioevale "dell'amor cortese" che veniva espresso in francia nella lingua d'Oc e Oil. Subito dopo le persecuzioni religiose nei confronti dei valdesi e le crociate emesse dai papi per estirpare questo filone poetico "il quale poneva chiaramente la donna su un piano superiore allo stesso Dio



infatti alle donne la cintura di castità ed a Dio la museruola
Inviato il: 5/11/2006 19:17
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Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#174
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Inviato il: 5/11/2006 19:17
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Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#173
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ivan ha scritto:
Che poi abbiano scelto il firoentino come lingua madre e sul perchè proprio quello si può discutere a lungo.
Io non ci vedo nulla di strano, voi che ne pensate ?


La risposta risiede negli ultimi 40 post.
Inviato il: 5/11/2006 18:33
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      ivan
Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#172
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A proposito di vernacolo, questa è una pagina di Wikipedia:

http://scn.wikipedia.org/wiki/Canzuna:Vitti_na_crozza

(la canzone la si può ascoltare qui:
qui.).

Iniziativa lodevole, senz'altro ma ... chi riesce a leggerla tutta d'un fiato ?

Alla fine è solo una paginetta simaptica, ma è ovvia la necessità di una lingua madre unica prontamente comprensibile a tutti.

Che poi abbiano scelto il firoentino come lingua madre e sul perchè proprio quello si può discutere a lungo.

Io non ci vedo nulla di strano, voi che ne pensate ?
Inviato il: 5/11/2006 18:16
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      ivan
Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#171
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Se lo proponessero a me, ho gia' le valigie pronte


"Quoto".
Inviato il: 5/11/2006 16:55
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Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#170
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Turbonegro ha scritto:
Era successo che la marionetta aveva guardato in alto e si era accorta che c'erano dei fili a muoverla. I burattinai, per paura che li tagliasse, l'hanno messa in deposito: non sia mai che rovinasse uno spettacolo così ben sceneggiato!

Inviato il: 5/11/2006 16:50
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Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#169
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ivan ha scritto:
Ad esempio,uno delle cose poco chiare del risorgimento è la fine di Garibaldi: eroe dei Mondi, "liberatore" del meridione d'Italia, etc, etc; bè, dopo l'unità d'Italia viene in pratica messo ai domiciliari in un isoletta sperduta della Sardegna.
Perchè? Cosa era mai successo?

Era successo che la marionetta aveva guardato in alto e si era accorta che c'erano dei fili a muoverla. I burattinai, per paura che li tagliasse, l'hanno messa in deposito: non sia mai che rovinasse uno spettacolo così ben sceneggiato!
Inviato il: 5/11/2006 16:25
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Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#168
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Da Juravit, rivista massonica, disponibile sul sito del grande oriente.
Numero vecchio, dicembre 1978, ma non per questo meno interessante.

Michele Coppino

...Michele Coppino (1822- 1901), il ministro che legò il nome alla citata legge del 1877 e che al governo dell'istruzione pubblica dell'Italia unita impresse un impulso di durevole efficacia.[...]
...questo insigne letterato e uomo politico, che in Parlamento fece segnare la sua presenza dal 1860 al giugno 1900, quando, ottantenne e malato, accorse a pronunziare il suo assenso per la ' svolta liberale ' guidata dal governo Zanardelli-Giolitti, incoraggiato dal conforto delle forze ispirate dal Grande Oriente di Ernesto Nathan.[...]

Dell'Uomo è presto detto.
Cinque volte ministro dell'istruzione pubblica (una prima volta con Rattazzi, nell'anno di Mentana; poi sempre con Agostino Depretis e nel primo governo Crispi: 1876-78 e 1884-88) Coppino resse il governo della scuola italiana per un periodo di oltre sette anni: per pochi mesi inferiore alla durata in carica di Guido Baccelli — a sua volta autorevole dignitario massonico [...]

Candidato 'democratico' nelle elezioni del 1857, con le quali Cavour sbaragliò la presenza clericale nel Parlamento
subalpino, solo nel 1860 — in occasione della prima elezione del Parlamento nazionale — Coppino venne eletto deputato.
Due mesi prima (17 febbraio 1860) egli aveva fatto ingresso nella prestigiosa Loggia madre della risorgente
Massoneria italiana: l'« Ausonia ».

Fervore civile e rinnovamento individuale andavano
di pari passo: ed entrambi si fondevano in una vigorosa capacità d'iniziativa pubblica, d'impegno culturale e, infine, di azione politica intesa ad aprire una nuova età
storica.[...]

Il programma di scolarizzazione di massa — sancito dalla legge del. 15 luglio 1877, che coronò il prolungato sforzo legislativo di De Sanctis, Bargoni, Scialoia, Correnti e dello stesso prudente Bonghi — si prospettò — in tal guisa, quale grande operazione di pedagogia politica in direzione della liberazione dai convergenti ceppi
dell'analfabetismo e della devozione superstiziosa.

L'opera dal Coppino svolta al Ministero dell'istruzione pubblica può venire sintetizzata nella lapidaria sentenza da lui stesso pronunziata sui propri obiettivi di civiltà, il 4 aprile 1872:
« Clericali non siamo. Siamo uomini i quali pensiamo che la libertà non va desiderata solamente per noi, ma per tutti».
Perciò negli anni dei governi Crispi — quando provvide al riordinamento degli Statuti di numerose Università e, mentre gettò le basi dell'istruzione professionale moderna, costruì le stabili for tune dei licei classici — Coppino si distinse per equilibrio, e lungimiranza, tanto da esercitare un vero e proprio magistero intellettuale e morale[...]

Coppino pose in opera con più incisiva efficacia la fervida vocazione a superare i confini dello Stato nazionale e ad inverare il messaggio di fratellanza universale in due direzioni ugualmente preziose e feconde:
coltivare l’uomo nel cittadino e sublimare la spiritualità creativa nell'uomo positivo, faber, della società industriale.[...]
Attorno a Coppino, in quell'ora decisiva della storia italiana, confluirono Zanardelli, Giolitti e decine di figure di primo piano della Libera Muratoria, mentre da parte sua il Gran Maestro Ernesto Nathan sviluppava un'azione consonante per mettere al sicuro da ritorni integralistici e dal rischio di blocchi clerico-reazionari le nascenti
alleanze liberal-democratiche e radicalsocialiste.
Tanto l'anziano statista quanto il più giovane Gran Maestro erano mossi dalla convinzione che l'attribuzione di
responsabilità amministrative alle più giovani ed animose forze politiche «progressive » del Paese avrebbe contribuito ad accelerarne l'accostamento allo Stato e a
completare il disegno di educazione politica e di moralità pubblica tracciato da Cavour,
proseguito da Coppino sino agli anni di Giolitti, ma poi inceppato e rimasto a mezza
via.[...]

_________

Sempre a proposito di istruzione, nell’articolo seguente intitolato La prima cura dei Massoni dopo l'Unità: l'istruzione si può leggere:

Nella tornata del dì 19 agosto 1864 E.'. V.'. il Fr.'. Secretario Oscar Pio faceva alla R.'. L.'. Libbia
d'oro la seguente proposta.
« CC.'. FF.'., la Mass.'. si ridurrebbe alla meschinità delle forme accademiche o al più si
svilupperebbe nelle egoistiche proporzioni di una società di mutuo soccorso quando non estendesse la
sua sfera d'azione nel campo sociale, volgendo tutte le sue forze ad affrettare lo svolgimento del
benessere progressivo nella Umanità.
È perciò che io credo strettissimo dovere dei LL.'. MM.'. di
concretare le aspirazioni massoniche.
Ciò posto, io non credo che alcuno possa mettere in dubbio che bisogno supremo dell'epoca nostra
e del nostro paese non sia quello di sviluppare quella istruzione popolare ch'è fonte prima di concordia e
libertà vera e di moderanza civile.
Non anderemo errati adunque se noi Massoni Italiani volgeremo i nostri sforzi al conseguimento di questo scopo.

La istruzione popolare è tale un intento da raggiungersi più presto colle forze intime della nazione che coi provvedimenti officiali del governo.

__________

Dopo l’unità d’Italia quindi le forze massoniche occupano i più alti posti di governo, e si impegnano in primis per una decisa riforma dei programmi scolastici, impegnati ad eliminare i residui superstiziosi della precedente egemonia clericale ed a diffondere il verbo del laicismo.
In un articolo successivo della stessa rivista, intitolato Simbolismo, Diabolismo e Bibbia, si legge però quanto segue:

Altrettanto semplicistico, per quanto dicemmo, ci sembra il considerare l'iniziazione massonica un tentativo di rinverdire le iniziazioni precristiane od una derivazione dalle stesse già surrogate nel cristianesimo da una semplice abluzione nel Giordano, vademecum per passare dal regno delle ombre — il limbo — a quello dell'Eternità.[...]
Considerando che la prima scomunica è seguita, non alla istituzionalizzazione dell'Ordine, ma a quella del Grado di Maestro ed alla adozione della Cerimonia della morte di Hiram, non è escluso che l'atteggiamento della Chiesa di Roma sia in parte attribuibile al sospetto balenato ad un Papa che nella terra della Albione di Blake fosse per nascere un nuovo sistema di religione cristiana che celebrasse misteri analoghi a quelli della messa.
E può anche essere che, per altro verso, analoghe considerazioni siano state fatte dai cosiddetti atei — era facile allora considerarsi atei più di quanto sia oggi considerarsi credenti — che si sono associati alla Massoneria.
È comunque unanimemente ammesso che sia sempre esistita in Massoneria una componente antroposofica, almeno in senso lato, e certo prima che fosse codificata in disciplina o in setta misteriosofica.
Non mancò inoltre chi, sia dagli inizi, sostenne, non smentito, che la Massoneria, pur proclamandosi cristiana, è la Scienza e la Religione dell'Uomo.

_____________

La Massoneria scienza e Religione dell’Uomo (maiuscola).
Qualcosa non quadra.
Una forza laica e progressista che combatte l’oscurantismo clericale e superstizioso che tuttavia va fiera delle sue componenti misteriosofiche e non nega il suo carattere di religione.

Qualcosa non quadra a dovere.

Blessed be
Inviato il: 5/11/2006 16:25
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Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#167
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Esattamente, noreprez.

Garibaldi era l'equivalente di Snake di "Fuga da New York".

Non dimentichiamo che pendeva su di lui una condanna alla forca in contumacia spiccata dai giudici compaesani piemontesi. Era un uomo disperato con sbirri che lo braccavano ovunque.
Una volta svolto (brillantemente) il compito suo (anche grazie al fatto di avere un hit-man spaventoso, il caro Bixio a seguirlo come un'ombra) era diventato pericoloso, ingombrante ed imbarazzante, sia in Italia che in Inghilterra.

Immagino che non debbano avere insistito neanche tanto per deportarlo come Napoleone. E lui, che la fine di Napoleone non la voleva fare (ma forse l'ha fatta, chi lo sa) se ne e' rimasto nella sua isoletta personale.

Se lo proponessero a me, ho gia' le valigie pronte

Era in fondo un personaggio tragico, come Lawrence of Arabia, solo molto piu' simpatico ed attraente.
Inviato il: 5/11/2006 16:13
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  •  noreprez
      noreprez
Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#166
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ivan ha scritto:
Pike, bè non continui ?

La cosa mi affascina e mi intriga.

Ad esempio,uno delle cose poco chiare del risorgimento è la fine di Garibaldi: eroe dei Mondi, "liberatore" del meridione d'Italia, etc, etc; bè, dopo l'unità d'Italia viene in pratica messo ai domiciliari in un isoletta sperduta della Sardegna.
Perchè? Cosa era mai successo?


che c'è di poco chiaro?? il Cavour e Vittorio Emanuele II avevano paura che il Garibaldi dopo aver liberato il mezzogiorno, lo desse nelle mani dei repubblicani mazzianiani (e per evitargli di marciare su Roma). L'incontro di teano non fu nient'altro che l'espressione della volontà del re a prevenire le mosse del Nizzardo. Senza contare che quest'ultimo aveva chiesto per ben due volte la concessione della dittatura sul meridione per ancora un anno.
Inviato il: 5/11/2006 15:56
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  •  ivan
      ivan
Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#165
Sono certo di non sapere
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Da Bronx
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Rimosso ...
Inviato il: 5/11/2006 15:52
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  •  ivan
      ivan
Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#164
Sono certo di non sapere
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Pike, bè non continui ?

La cosa mi affascina e mi intriga.

Ad esempio,uno delle cose poco chiare del risorgimento è la fine di Garibaldi: eroe dei Mondi, "liberatore" del meridione d'Italia, etc, etc; bè, dopo l'unità d'Italia viene in pratica messo ai domiciliari in un isoletta sperduta della Sardegna.
Perchè? Cosa era mai successo?
Inviato il: 5/11/2006 15:50
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Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#163
Ho qualche dubbio
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Da BS
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Citazione:
Ho la cura per i conati: leggi attentamente quel che e' stato scritto, ma in piccole dosi, per non strafogarsi e poi avere gli sforzi di vomito. Fai una pausa riflessiva di un paio di minuti dopo ogni frase e un pausone di almeno mezz'ora dopo aver letto tutto. Togliti gli occhiali ideologici mentre lo fai, mi raccomando.

Cosi' capirai cosa si sta dicendo e che il secessionismo ce l'hai tu piantato davanti agli occhi come il toro ha la muleta che viene agitata dal torero che gli tagliera' le orecchie, e nessun'altro l'ha mai proposto, ora come ora.

La scuola e' proprio ridotta allo schifo, se questa e' l'aristocrazia del pensiero italiano (perche' LC lo e').......stiamo freschi!




buongiorno pike, questo commento me lo spieghi per favore? mi sa che stai prendendo un granchio
Inviato il: 5/11/2006 15:48
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  •  noreprez
      noreprez
Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#162
Mi sento vacillare
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moment! moment! inanzitutto il dialetto "fiorentino" perchè quello è stato preso a modello per la costituzione di una lingua italiana non è un prodotto autoctono. Bisogna far risalire tutto al cosidetto filone medioevale "dell'amor cortese" che veniva espresso in francia nella lingua d'Oc e Oil. Subito dopo le persecuzioni religiose nei confronti dei valdesi e le crociate emesse dai papi per estirpare questo filone poetico "il quale poneva chiaramente la donna su un piano superiore allo stesso Dio", i trovatori vennero accolti nelle corti possiamo cosi dire più "progressiste d'europa". Federico II ne era il campione e perciò molti esponenti provenzali affluirono in sicilia, contagiando la corte di allora dove i poeti locali presero a rimare seguendo gli schemi della lingua d'Oc, che in seguito si mescolarono con l'idoma autoctono per dare vita a il volgare-palermitano.
Questa corrente venne ripresa sul finire del XIII secolo dai poeti toscani che dettero vita al "dolce stil novo" tra i cui esponenti c'erano Dante Alighieri,Lapo Gianni e il Guido Cavalcanti. Nel suo "De vulgari elocventia" Dante mette a risalto la completa maturazione del volgare rispetto al latino, ma a mio modesto parere si poteva estendere l'idea anche a tutti i dialetti in quanto erano usati correntemente tanto quanto il toscano. Quest'ultimo venne mutuato per la formazione dell'Italiano (e forzatamente imposto alle popolazioni) solo per opportunismo e per utilizzare la fama mondiale dell'Alighieri in modo da legittimarne l'uso.
Inviato il: 5/11/2006 15:46
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  •  ivan
      ivan
Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#161
Sono certo di non sapere
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Vedo che ti è piaciuta ... sono contento, la stavo per rimuovere ...


Ciao.
Inviato il: 5/11/2006 15:32
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Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#160
Sono certo di non sapere
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Inviato il: 5/11/2006 15:04
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      ivan
Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#159
Sono certo di non sapere
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Citazione:

Linucs ha scritto:
Quei due ovviamente non sono la Letizia travestita (almeno così voglio sperare), sono lo stesso filone di pensiero che ha portato alle meraviglie scolastiche che oggi ammiriamo.

Ma data la tua nota comprensione per i filoni di pensiero, direi che possiamo tranquillamente smettere di preoccuparci.


...













Inviato il: 5/11/2006 15:02
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Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#158
Sono certo di non sapere
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Quei due ovviamente non sono la Letizia travestita (almeno così voglio sperare), sono lo stesso filone di pensiero che ha portato alle meraviglie scolastiche che oggi ammiriamo.

Ma data la tua nota comprensione per i filoni di pensiero, direi che possiamo tranquillamente smettere di preoccuparci.
Inviato il: 5/11/2006 12:26
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Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#157
Sono certo di non sapere
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Citazione:
preferisco l'estinzione del grazioso dialetto bresciano-bergamasco..

Ehi amici, va bene tutto, ma non esageriamo
Innanzitutto si parla di due lingue diverse, in secondo luogo il bergamasco da queste parti ha una storia di 1000 anni, l'italiano di 40 (leggi tv).

Niente nostalgie, ma la "lingua" imposta dall'alto è un qualcosa che non finirà mai di mettere i brividi.

Blessed be
Inviato il: 5/11/2006 12:09
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  •  fiammifero
      fiammifero
Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#156
Sono certo di non sapere
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Non ci penso proprio alla nuova lingua mondiale,non conoscono ancora bene l'italiano,figurati!
Era solo una constatazione di fatto,comunque con il mio vernacolo sapessi come mi faccio capire quando ci vuole
(forse il romanesco è il dialetto più comprensibile e non dà adito a fini disquisizioni )
Inviato il: 5/11/2006 12:07
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