ciao cassandra,
1) abbi pazienza. ma le "partes" rispetto alle quali il giornalista dovrebbe essere "super" sono - nel mio fior fior di ragionamento - delle raffazzonatissime aree culturali di riferimento.
è chiedere troppo che un giornalista si formi delle opinioni su questo o su quell'accadimento, a prescindere dalla sua appartenenza a questa o a quella "scuderia"?
2) oggi l'impressione (correggimi se sbaglio) è che il giornalista più che limitarsi a riferire i fatti, si limiti a riferire il dispaccio d'agenzia e poi si prodighi a innescarne o a disinnescarne il potenziale polemico, a seconda dell'area di riferimento.
non dovrebbe, più che farsi un'opinione lui, dare a chi lo legge gli strumenti per formarsela in proprio?
3) da quanto l'antenna era lì? perché era lì? come funziona? perché è stata accusata di aver provocato danni alla salute dei bambini? cosa dice la Telecom? cosa dicono i manifestanti facinorosi? cosa dicono gli abitanti del quartiere? cosa dicono gli esperti? investigare, ricostruire, verificare, domandare, confrontare, dire, fare, baciare lettera e testamento.
i fatti.
separati dalle opinioni.
né più né meno quello che fa tale Massimo Mazzucco quando affronta la questione 9/11.
(regola aurea: attenersi ai fatti!!!!)
vabbè, ma lui non è giornalista.
ah, ecco.
mettiamola giù così: sapresti individuare le differenze che intercorrono, oggigiorno in Italia, tra un pubblicitario e un giornalista?
a me sembra che entrambi lavorino per un cliente dato e per un fine ultimo che potrebbe riassumersi come segue:
far apparire il cliente il più figo del canestro e il competitor diretto un poveretto senza arte né parte.
solo che il pubblicitario lo fa alla luce del sole, dentro una cornice che dichiara esplicitamente chi paga e perché.
il giornalista lo fa in nome della libertà di stampa e dell'obiettività.
chi paga e perché lo devi scoprire da te...
ebbene: tra i due, chi butteresti giù dalla torre?
ps
faccio il pubblicitario