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   Scienze Economiche
  Benzina a 1.60, Diesel a 1.50... ma non siamo in piena "Peak Oil"?!

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Benzina a 1.60, Diesel a 1.50... ma non siamo in piena "Peak Oil"?!
#1
Mi sento vacillare
Iscritto il: 30/10/2010
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"... non è una fine, ma solo un altro inizio... senza fine."
"Lo Sguardo Di Ulisse", GR.-IT.-FR.-GERM., 1995, di Thodoros (Théo) Anghelopulos

1859, Edwin L. Drake posa la prima pietra dell'industria petrolifera mondiale.
1956, Marion King Hubbert getta un macigno sull'industria petrolifera mondiale.

"Abbiamo raggiunto l'apice dell'epoca petrolifera. Nella prima parte il greggio era economico e abbondante. Ora comincia a farsi scarso. La produzione globale diminuirà annualmente del 2,5 %, i prezzi saliranno alle stelle. Il picco del petrolio è un incredibile punto di svolta nella storia dell'umanità. Gli economisti ripetono sempre: l'età della pietra non è finita perché le pietre sono venute a mancare, bensì perché questo materiale non ha retto il passo con il progresso e il bronzo ha sostituito la pietra come poi il ferro ha sostituito il bronzo. C'erano ancora quantità enormi di pietre, ma l'uomo ha trovato dei materiali migliori. Questa volta invece le pietre scarseggiano senza che in vista si prospetti qualcosa di meglio." [1].
Colin Campbell, 19 Ottobre 2004

Il padre del pensiero del "Peak Oil" è un geologo texano di nome Marion King Hubbert, il quale, nei primi anni Cinquanta, ha elaborato dei metodi fisico-statistici per lo studio dell'andamento dell'estrazione delle risorse esauribili. Nel 1956 Marion King Hubbert pronostica che il picco di estrazione del petrolio, negli Stati Uniti, si sarebbe verificato tra il 1966 ed 1972 [2], mentre la metà di tutte le riserve mondiali accertate di petrolio, il "Peak Oil" mondiale, si sarebbero esaurite all'incirca nel 2010 o nel 2015, tenendo in considerazione anche le riserve di gas, anni in cui la quantità di petrolio sarebbe dovuta diminuire a ritmi talmente accelerati da indurre il Mercato ad un aumento incontrollato del prezzo.
Il suo "datore di lavoro", la "Shell Group", consorzio anglo-olandese che, nel 2005, vantava un fatturato di 265 miliardi di dollari ed un utile di 18,2 miliardi di dollari [3], oltre a non prestare attenzione alle ricerche del geologo, prova a convincerlo a non rendere pubblici i risultati dei suoi studi, che rimangono nell'ombra fino agli anni Settanta.
E' in questi anni che comincia a farsi largo la teoria del "Peak Oil", ed è sempre in questi anni che iniziano a nascere una serie di studi "alternativi" che conducono alla "Teoria Abiogenica" per l'origine del petrolio, portata avanti da Nikolaj Aleksandrovich Kudrjavtsev, il quale afferma che il petrolio è formato da fonti non-biologiche di idrocarburi localizzati in profondità, piuttosto che dalla sedimentazione di resti organici [4], come affermato dai sostenitori della teoria del picco di estrazione.

Le "teorie anticonvenzionali" hanno, da sempre, vita difficile, anche nel campo della Scienza, nonostante il metodo critico imponga l'applicazione dei princìpi presi in esame all'esperienza, poiché essa si oppone sempre alle grandi scoperte prima di accettarle, come accaduto, per esempio, nel XIX secolo con tutti i progressi nella comprensione dell'elettricità [5].
Alcune "teorie", o sarebbe meglio dire scoperte, invece, giungono talmente "in anticipo sui tempi" da rimanere ignorate per anni, come nel caso della genetica di Mendel o della deriva dei continenti teorizzata da Wegener [6].
Alcune tesi, infine, vengono alla luce attraverso successivi mutamenti di paradigma, nel corso dei quali le vecchie convinzioni finiscono per essere rovesciate da nuove idee che solo fino a poco prima della "rivoluzione" erano state considerate eretiche come, per esempio, la teoria corpuscolare della luce o la meccanica quantistica [7].

E questo potrebbe essere anche il caso della "Teoria Abiogenica" e dei suoi sostenitori, tra cui Viktor Filipovich Linetskij e Vladimir Borisovich Porfiriev che vedono nell'improvvisa e costante pubblicizzazione da parte del mainstream del "Peak Oil", uno strumento attraverso il quale i produttori di benzina hanno attizzato le paure mediatiche secondo cui le riserve del nostro pianeta sono velocemente in declino. Il termine "picco del petrolio" diventa di uso comune e le nostre menti iniziano ad abituarsi all'idea che i "combustibili fossili" diverranno sempre più costosi, mentre il nostro appetito insaziabile seccherà, bevendola, questa fonte "finita" di energia liquida.
Tale propaganda adattata agli interessi dell'industria petrolifera e dei Governi occidentali, è sistematicamente sostenuta da una teoria scientifica che sembra riflettere di molto la truffa della teoria dell'"Effetto Serra", che a sua volta è il veicolo attraverso il quale si è reso possibile il sistema di tassazione delle emissioni di anidride carbonica.
I tre geologi dimostrano che il carburante "fossile" è spazzatura scientifica legata alla teoria del "riscaldamento globale antropico" ("Anthropogenic Global Warming" - "Agw"). Il petrolio è dimostrato essere originato dai minerali, non da organismi fossilizzati. Niente più paura, dunque, per la contrazione delle riserve, come dicono gli esperti del petrolio naturalmente "rinnovabile".
Sì, avete letto bene e più di 2.000 revisori scientifici dell'Europa orientale, sinistramente ignorati dai governi e dal mainstream occidentale, sostengono tale affermazione. Dalla metà del ventesimo secolo, gli scienziati sanno che la teoria dei combustibili fossili è falsa e hanno dimostrato irresistibilmente che il petrolio deriva da depositi di minerali altamente compressi dalle profondità alla superficie. La conseguenza più sorprendente di questi risultati, è che il petrolio diventa, "improvvisamente", una fonte rinnovabile dalla rigenerazione costante in natura.

In tutti questi anni i termini "Peak Oil" e "combustibili fossili" sono stati sinonimi. Essi implicano che siamo inesorabilmente di fronte alla diminuzione delle risorse naturali e che i giorni dell'energia a basso costo, a base di carbonio, siano finiti. Instillato nella coscienza pubblica come reale, abbiamo sempre più accettato come inevitabile l'aumento continuo dei prezzi dell'energia come conseguenza del nostro stile di vita da consumatori. I giornalisti hanno contribuito a fornire "prove" di un tale racconto apocalittico con la stesura di libri come "La lunga emergenza: sopravvivere alla fine del petrolio, cambiamenti climatici, e altre catastrofi convergenti del XXI secolo", di James Howard Kunstler o "Party's Over: Oil, War and the Fate of Industrial Societies", di Richard Heinberg, vendendo al pubblico anche le paure [8].

L'argomentazione principale portata avanti dai due "schieramenti", prende spunto dalla crisi petrolifera degli anni Settanta, solo che, mentre i sostenitori del "Peak Oil" utilizzano la crisi per sostenere la loro teoria, i fautori della "Teoria Abiogenica" cercano di concentrare l'attenzione dell'opinione pubblica sì sulla crisi petrolifera, ma osservata da un altro punto di vista. Un cartello che si guadagnerà il soprannome di "Seven Sister" - "Sette Sorelle" - dal numero di società che ne farà parte ["Standard Oil of New Jersey" ("Esso"), "Standard Oil of New York" ("Mobile"), "Gulf Oil", "Texaco", "Standard Oil of California" ("Chevron"), "Royal Dutch Shell" e "British Petroleum" ("BP")], con lo storico trattato siglato in data 17 Settembre del 1928 nel castello di Achnacarry, in Scozia, siglerà l'accordo sulla necessità di mettere per iscritto la divisione del mondo definita in quel momento, stabilendo un prezzo del petrolio vincolante per tutti, ponendo fine alle rovinose lotte per la concorrenza e per il prezzo del sempre più richiesto "oro nero" [9] e inondando il mercato statunitense con importazioni di greggio a buon mercato proveniente dal Medio Oriente, applicando tariffe libere, a prezzi così bassi, che molti produttori del Texas e della California, non potendo più competere, finiranno inevitabilmente per chiudere i pozzi. Altro che "Peak Oil".

"Non so con quali armi sarà combattuta la Terza Guerra Mondiale ma la Quarta sarà combattuta con clave e pietre."
Albert Einstein

Se è nell'edificio viennese dell'"Organisation of the Petroleum Exporting Countries" (OPEC), sul canale del Danubio, che si fa politica, è a Londra, dietro le mura dell'"International Petroleum Exchange" che si fanno gli affari; qui si realizzano ogni giorno transazioni per un valore di miliardi di dollari, che girano intorno al greggio ed al gas.
Le più importanti piazze del mercato petrolifero sono il "New York Mercantile Exchange" ("NYMEX"), che realizza circa il 65% delle contrattazioni mondiali del petrolio, l'"International Petroleum Exchange" ("IPE"), con sede a Londra, che realizza circa il 35% delle contrattazioni mondiali del petrolio, ed il "Singapore International Monetary Exchange" ("SIMEX") [10].

Uno dei meccanismi più semplici da comprendere, in Borsa, è lo spot market, che funziona come se si andasse a comprare la verdura al mercato. I prezzi dei prodotti, in questo contesto, sono quelli che vengono citati da giornali, televisioni, riviste e quant'altro, non necessariamente di competenza del mondo della finanza. Dato che si tratta del mercato più caro in assoluto, la quantità di petrolio scambiata a prezzo da spot market è molto limitata. Gran parte delle trattative sul petrolio infatti si svolge ancora oggi con contratti di consegna a termine di lunga scadenza.
Per distribuire il rischio di una fluttuazione dei prezzi, coloro che vogliono acquistare greggio, cercano qualcuno che si accolli parte del rischio. Immaginiamo una compagnia aerea che, al momento di stendere il bilancio annuale, desidera far affluire i costi di carburante nelle previsioni di mercato dell'azienda. Questa compagnia aerea si reca in Borsa e trova un venditore, il quale, in un momento preciso del futuro, vuole vendere una quantità determinata di un prodotto standardizzato. Per esempio, tra due settimane, tra sei mesi, ma magari anche tra un anno. In Europa, la qualità di greggio soggetta a scambio si chiama "Brent", al "NYMEX" si chiama "West Texas Intermediate" (WTI) e, a Singapore, "Dubai Crude". Non importa, dunque, quali siano state le fluttuazioni del prezzo del cherosene: la compagnia aerea si è premurata, infatti, di mantenere il greggio al costo stabilito nel proprio bilancio annuale. Potrebbe anche acquistare oggi del greggio che le verrà consegnato solo tra qualche mese, al prezzo che, nel mercato a termine, si stabilisce oggi per il futuro.
Poiché, però, multinazionali del petrolio come "ExxonMobil", "BP", "Shell", "ChevronTexaco" o "Total", estraggono solo una minima parte della quantità mondiale di greggio (in totale meno del 15%), sono costrette anch'esse a rifornirsi in Borsa.
Chi gioca in borsa lo chiama hedging, ovvero copertura da rischi di fluttuazione con acquisti o vendite a termine.

Ma non sempre chi tratta in petrolio è davvero interessato al greggio ("wet barrel"), ci sono anche speculatori, che scommettono sul calo e sull'aumento dei prezzi traendone profitti, senza la minima intenzione di consegnare o ricevere nemmeno una goccia di petrolio. Queste persone trattano con i cosiddetti "paper barrel", ovvero con barili di carta. Si limitano ad acquistare un contratto di consegna di greggio da effettuarsi in un determinato momento del futuro. Se, stando alle loro previsioni, i prezzi salgono, acquistano il greggio nella speranza di poter rivendere il contratto prima della scadenza ad un prezzo ancora maggiore: la differenza sarà dunque il loro profitto.

Alla Borsa del petrolio si concludono ogni giorno migliaia di affari di questo genere e la gran parte di essi sono "paper barrel".
Per capire la percentuale di speculatori presenti sul mercato, basti pensare che, a New York, in una settimana di Agosto del 2004, i broker "non commerciali" (registrati per legge come mediatori di greggio non facenti parte dei broker "commerciali"), trattavano 80.000 contratti (1.000 barili a contratto) long, come dice chi gioca in Borsa: ovvero avevano per le mani contratti di consegna di 80 milioni di barili di petrolio, i quali non erano destinati ad un utilizzo reale, ma soltanto ad essere rivenduti per garantire un guadagno. Ottanta milioni di barili corrispondevano, più o meno, all'allora produzione giornaliera mondiale di petrolio [11].

Nel 2008, nel corso dell'indignazione popolare contro le banche di Wall Street per aver causato la crisi finanziaria, il Congresso approva, finalmente, una legge che, a partire da Gennaio 2011, da potere alla "Commodity Futures Trading Corporation" ("CFTC"), l'agenzia del Governo degli Stati Uniti preposta alla regolamentazione dei derivati finanziari, di imporre dei massimali sul traffico di titoli sul petrolio, dando alla luce il "Dodd-Frank Wall Street Reform Act".
Curiosamente, questi limiti non sono ancora stati attuati dalla "CFTC". In una recente intervista, il Senatore statunitense Bernie Sanders, del Vermont, ha dichiarato che la "CFTC" non "ha la volontà" di mettere in atto questi limiti e "deve obbedire alla legge", aggiungendo "quello che dobbiamo fare è [...] limitare la quantità di petrolio che una qualsiasi azienda può controllare sul mercato dei futures petroliferi. La funzione di questi speculatori non è usare il petrolio, ma di realizzare profitti dalla speculazione, alzare i prezzi e vendere." [12].

A tutt'oggi, le stime affermano che gli speculatori, cioè i trader dei future, come le banche e gli hedge funds, che non hanno alcuna intenzione di occuparsene fisicamente ma solo di ricavarne un profitto di carta, controllano ancora l'80 % del mercato energetico dei futures, in crescita del 30 % rispetto alle stime del 2004. Il Presidente della "CFTC", Gary Gensler, che è bene ricordare essere un ex dirigente di "Goldman Sachs", forse per mantenere una patina di credibilità, mentre la sua agenzia ignora il mandato legale del Congresso, ha dichiarato, l'anno scorso, in riferimento ai mercati del petrolio, che "ingenti afflussi di denaro speculativo creano una profezia che si autoavvera, facendo lievitare i prezzi delle materie prime." [13].

Ai primi di Marzo, il Ministro del petrolio kuwaitiano Hani Hussein, ha detto, in un'intervista trasmessa dalla televisione di Stato, "Sotto la teoria dell'offerta e della domanda, i prezzi del petrolio oggi non sono giustificabili." [14].
Michael Greenberger, Professore presso l'Università del "Maryland School of Law" ed ex-dirigente della "CFTC", che, più volte, ha cercato di attirare la pubblica attenzione sulle conseguenze delle decisioni del Governo statunitense nel consentire la speculazione sfrenata e la manipolazione dei prezzi dell'energia a grandi banche e ai fondi, ha recentemente osservato che "Ci sono 50 studi che dimostrano che la speculazione aggiunge un premio incredibile al prezzo del petrolio, ma in qualche modo non viene percepita dalla saggezza convenzionale. [...] Una volta che avete il mercato dominato da speculatori, ciò che veramente avrete sarà un casinò per giochi d'azzardo." [15].

Il risultato di una regolamentazione permissiva del Governo degli Stati Uniti, dei mercati del petrolio, ha creato le condizioni ideali in cui una manciata di banche ed istituzioni finanziarie strategiche, le stesse che, in modo interessato, dominano il commercio mondiale dei derivati del petrolio e le stesse che possiedono le azioni dell'importante Borsa del petrolio a Londra, l'"ICE Futures" (ex "IPE"), sono in grado di manipolare le enormi oscillazioni a breve termine del prezzo che paghiamo per il petrolio, la benzina o innumerevoli altri prodotti petroliferi [16].
Mentre, però, ancora si aspetta che il "Dodd-Frank Wall Street Reform Act", deciso dalla "Commodity Futures Trading Corporation" sia recepito e reso effettivo, l'innovazione più recente nel mondo borsistico, l'istituzione della Borsa "ECX-Carbon-Financial-Instruments-Future", dove sono trattati i diritti di emissione di anidride carbonica, sembra già impazzare ed attrarre gli speculatori di tutto il Mondo. Queste Borse sono nate ad Amsterdam ed a Chicago, in seguito all'entrata in vigore del "Protocollo di Kyoto" per la protezione del clima, in buona sostanza, prima la Borsa fa affari con il petrolio, poi, nel nome della protezione del clima, realizza i suoi utili grazie all'anidride carbonica prodotta durante il processo di combustione del greggio. In parole povere, i broker, sono riusciti persino a scoprire il modo di fare i soldi con l'aria bollente.

Nel 2005, il rappresentante del Congresso degli Stati Uniti Roscoe G. Bartlett, repubblicano del Maryland, e il Senatore Tom Udall, un democratico del New Mexico, creano di colpo il "Congressional Caucus Peak Oil". Gli scienziati che dissentono dal gregge, sono diffamati o ignorati. Negli anni Ottanta, l'eminente scienziato inglese Sir Fred Hoyle FRS, tenta, fallendo, di denunciare l'imbroglio dei sostenitori della teoria dei combustibili fossili e della diminuzione delle riserve di petrolio mondiali. Hoyle, senza i vantaggi del web mondiale, cerca, ripetutamente, di denunciare questo imbroglio.
"L'idea che il petrolio deriverebbe dalla trasformazione di qualche pesce schiacciato da detriti biologici, è sicuramente la più sciocca idea che sia mai stata accolta da un numero rilevante di persone, per un prolungato periodo di tempo.".
Insieme con altri scienziati occidentali, Hoyle ha rifiutato di netto la linea politicamente corretta, come evidenziato in un crescente numero di articoli per ristabilire l'equilibrio sull'economia del petrolio. A supporto della teoria di Hoyle interviene anche il Professor Michael C. Lynch, del "Massachusetts Institute of Technology", i cui studi denunciano il mito di "esaurimento del petrolio", dimostrando la genesi ad alta pressione dello stesso. Nessuna voce dei media riferisce una sola parola a riguardo, neanche a distanza di qualche anno. Come spesso succede, quando si ha a che fare con interessi economici di vasta portata, le scoperte e le ricerche sono indirizzate dall'universale connivenza dei media e degli scienziati del mondo accademico che, finanziati dal Governo, sistematicamente si ritrovano a dover fare i conti con chi finanzia il loro lavoro [8] e, oggettivamente, sembra difficile trovare, nell'attuale mercato, competitor che possano "influenzare" l'opinione pubblica e la comunità scientifica potendo contare su "metodi persuasivi" che tengano il passo con quelli delle compagnie petrolifere. Colossi come "ExxonMobil Corporation" o "Shell Group", tanto per fare qualche esempio, sono gli unici a poter contare su un giro d'affari e un fatturato che, nel 2008, sono arrivati a sfiorare i 310 miliardi di Euro; la "Microsoft Corporation", il cui fondatore, Bill Gates, risulta essere uno degli uomini più ricchi del mondo, nello stesso anno, ha chiuso con un fatturato di "appena" 38 miliardi di euro [17].

In tempi in cui innumerevoli terremoti, anche in altre parti del Mondo, sembrano essere originati da una sempre più sfrenata ed incontrollata ricerca di fonti di energia che ha portato società come la "Chesapeake Energy" o l'onnipresente "Halliburton" ad esasperare il concetto di perforazione, dando vita all'ormai tristemente famoso fenomeno del "fracking", se, a mettere in dubbio la consolidata teoria del "Peak Oil", fossero unicamente i soliti "fissati" o "paranoici" come il sottoscritto o l'Autore del "SitoAurora" (uno dei pochi, in Italia, ad affrontare la "Teoria Abiogenica"), si potrebbe bollare il tutto con la frase: "ecco i soliti teorici del complotto.".
Se, invece, a mettere in dubbio l'idea dei "combustibili fossili" fosse un certo Leonardo Maugeri [18], ex dirigente "Eni", le cose sarebbero leggermente diverse. Se poi, la stessa "Eni", in tempi di "Peak Oil", decidesse di abbassare i costi della benzina e del diesel, in decisa controtendenza con il resto del mercato, beh, allora...

Note e fonti:
[1] Intervista di Thomas Seifert a Colin Campbell il 19 Ottobre 2004, durante il "Global Peak Oil Gathering - A Gathering of Intelligence", "Facts and Visions", 19-21 Ottobre, Coblenza - Lahnstein, consultabile sul sito www.gasandoil.com
[2] "Hubbert's Peak - The Impending World Oil Shortage", di Kenneth S. Deffeyes, "Princeton University Press", 2001; "Beyond Oil - The View from Hubbert's Peak", di Kenneth S. Deffeyes, Hill and Wang, 2005; "Out of Gas - The End of the Age of Oil", di David Goodstein, Norton, 2004; "The Party is Over", di Richard Heinberg, Riemann Verlag, 2003; "The Truth about Oil and the Looming Energy Crisis", di Colin J. Campbell, Eagle Print, 2004
[3] Financial Report, 2004
[4] "La teoria abiogenica del petrolio", tratto da "AURORA - Sito d'Informazione Internazionalista"
[5] "Resistance by scientists to scientific discovery", di Bernard Barber, "Science", 134, 1961, 596-602
[6] "Prematurity and uniqueness in scientific discovery", di Gunther Stent, "Scientific American", Dicembre 1972, 84-93
[7] "The structure of scientific revolutions", University of Chicago Press, di Thomas Kuhn, Chicago 1970
[8] "I Russi sfatano la Teoria del Peak Oil – è fasulla come l'effetto serra", tratto da "AURORA - Bollettino d'Informazione Internazionalista"
[9] "A Century of War. Anglo-american Oil Politics and the New world Order", di F. William Engdahl, London, Pluto, 2004
[10] "Il libro nero del petrolio - Una storia di avidità, guerra, potere e denaro", di Thomas Seifert e Klaus Werner, Editori Newton and Compton, 26
[11] "Fässer aus Papier - Spekulanten handeln mit Öl, das sie nicht besitzen. Treiben sie den Preis in die Hohe? Oder ist es die Angst vor dem Terror?", "Die Zeit", di Fritz Vorholz, 12 Agosto 2004
[12] "Oil Speculators Must Be Stopped and the CFTC 'Needs to Obey the Law': Sen. Bernie Sanders", "Daily Ticker", di Morgan Korn, 7 Marzo 2012
[13] Ibid.
[14] "Kuwait's oil minister believes current world oil prices are not justified, adding that the Gulf state's current production rate will not affect its level of strategic reserves", "UpstreamOnline", 12 marzo 2012
[15] "Behind Gas Price Increases, Obama's Failure To Crack Down On Speculators", "The Huffington Post", di Peter S. Goodman, 15 Marzo 2012
[16] "Perché l'enorme balzo dei prezzi del petrolio? 'Peak Oil' o speculazione di Wall Street?"
[17] "I crimini delle multinazionali", di Klaus Werner e Hans Weiss, Newton Compton Editori, 255, 279, 308; www.exxon.mobil.com; www.shell.com; www.microsoft.com
[18] "Oil: The Next Revolution", "Belfer Center for Science and International Affairs", "Harvard Kennedy School", Discussion Paper 2012-10, di Leonardo Maugeri, Giugno 2012

Ciaoo, Nyko
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"Il sapere non è fatto per comprendere, è fatto per prendere posizione."
Michel Foucalut
Inviato il: 17/7/2012 3:31
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  •  infosauro
      infosauro
Re: Benzina a 1.60, Diesel a 1.50... ma non siamo in piena "Peak Oil"?!
#2
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 23/5/2008
Da questo mondo (credo)
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Citazione:

Nyko ha scritto:
[...]Nel 1956 Marion King Hubbert pronostica che il picco di estrazione del petrolio, negli Stati Uniti, si sarebbe verificato tra il 1966 ed 1972 [2], mentre la metà di tutte le riserve mondiali accertate di petrolio, il "Peak Oil" mondiale, si sarebbero esaurite all'incirca nel 2010 o nel 2015,[...]

Bisogna vedere però la differenza tra il petrolio estratto e quello che le aziende potrebbero estrarre veramente.
Citazione:
E' in questi anni che comincia a farsi largo la teoria del "Peak Oil", ed è sempre in questi anni che iniziano a nascere una serie di studi "alternativi" che conducono alla "Teoria Abiogenica" per l'origine del petrolio, portata avanti da Nikolaj Aleksandrovich Kudrjavtsev, il quale afferma che il petrolio è formato da fonti non-biologiche di idrocarburi localizzati in profondità, piuttosto che dalla sedimentazione di resti organici [4], come affermato dai sostenitori della teoria del picco di estrazione.[...]

A me la teoria abiogenica non torna: non sarò un esperto, ma da che mondo è mondo, le forme di vita, e non le pietre, hanno sempre dovuto immagazzinare energia per muoversi, riprodursi, combattere, in altre parole per vivere. L'energia come sappiamo si trasforma e non dovrebbe sorprendere che sottoposta a notevoli pressioni cambi modo di presentarsi.
Citazione:
Un cartello che si guadagnerà il soprannome di "Seven Sister" - "Sette Sorelle" - dal numero di società che ne farà parte ["Standard Oil of New Jersey" ("Esso"), "Standard Oil of New York" ("Mobile"), "Gulf Oil", "Texaco", "Standard Oil of California" ("Chevron"), "Royal Dutch Shell" e "British Petroleum" ("BP")], con lo storico trattato siglato in data 17 Settembre del 1928 nel castello di Achnacarry, in Scozia, siglerà l'accordo sulla necessità di mettere per iscritto la divisione del mondo definita in quel momento, stabilendo un prezzo del petrolio vincolante per tutti, ponendo fine alle rovinose lotte per la concorrenza e per il prezzo del sempre più richiesto "oro nero" [9] e inondando il mercato statunitense con importazioni di greggio a buon mercato proveniente dal Medio Oriente, applicando tariffe libere, a prezzi così bassi, che molti produttori del Texas e della California, non potendo più competere, finiranno inevitabilmente per chiudere i pozzi.[...]

Ah, la solidarietà tra aziende, sono commosso!
Lacrimuccia a parte, non potrebbe essere che le 7 sorelle, visto che hanno deciso di concerto il prezzo del petrolio, abbiano anche deciso di estrarne sempre meno per generare la sensazione che stia finendo e la conseguente corsa al rifornimento di questa merce?
Citazione:
Ma non sempre chi tratta in petrolio è davvero interessato al greggio ("wet barrel"), ci sono anche speculatori, che scommettono sul calo e sull'aumento dei prezzi traendone profitti, senza la minima intenzione di consegnare o ricevere nemmeno una goccia di petrolio.[...]

Questo sembra in contraddizione con quanto scritto sopra sulla decisione di vendere il petrolio ad un prezzo stabilito.
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"It's just a ride"
William Melvin "Bill" Hicks, l'ultimo degli hippy, il primo dei complottisti (a comparire in TV).
Inviato il: 17/7/2012 10:45
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  •  Stefo
      Stefo
Re: Benzina a 1.60, Diesel a 1.50... ma non siamo in piena "Peak Oil"?!
#3
Mi sento vacillare
Iscritto il: 11/2/2009
Da Roma
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Il petrolio, il carbone e l'atomo sono il passato. Bisognerebbe dirottare tuti gli sforzi possibili verso le rinnovabili, migliorando sempre di più la tecnologia per il loro sfruttamento.
Inviato il: 17/7/2012 12:24
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  •  RedPill
      RedPill
Re: Benzina a 1.60, Diesel a 1.50... ma non siamo in piena "Peak Oil"?!
#4
Mi sento vacillare
Iscritto il: 23/5/2011
Da
Messaggi: 729
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Citazione:

Nyko ha scritto:
Il petrolio è dimostrato essere originato dai minerali, non da organismi fossilizzati.


Mi sfugge una cosa però.
Quale che sia l'origine del petrolio da noi utilizzato quale fonte primaria per le trasformazioni produttive, il problema è la sua disponibilità.

Anche se derivasse da un processo simile alla cristallizzazione, quale sarebbe il tasso di rigenerazione?
Ovvero, la terra è in grado di rigenerare una quantità di petrolio almeno pari a quella utilizzata dall'uomo?

Ci sono dati in proposito? Qual'è la velocità di "petrolizzazione" dei minerali nel sottosuolo? Se davvero stiamo utilizzando petrolio formatosi da strati di roccia del cambriano, a che punto è il petrolio che si è formato (o si sta formando) dagli strati di roccia successivi (ovvero mediamente più superficiali)?

Mi sa che anche se l'origine è minerale, abbiamo un buco di "produzione" che ci costringerà a trovare nuove fonti energetiche.
Quindi il problema non è da cosa nasce il petrolio. Il problema è quando decideranno che è ora di abbandonarlo.

Gli scenari sono 3:
--> nuova fonte energetica già disponibile e gestita dalle medesime entità.
Lo switch sarà più o meno indolore per tutti

--> nuova fonte energetica già disponibile ma boicottata dalle attuali forze.
Lo switch sarà una vera e propria guerra per il potere con gli stati attualmente ricchi di petrolio che si ritroveranno senza PIL.

--> il petrolio esaurirà prima che sia stato fatto il passaggio di consegne.
Il mondo entrerà in una fase di austerità e stallo economico che permetterà la penetrazione di forze economiche nuove, facilitate dall'assenza di barriere etiche a causa della crisi.


Peace
RedPill
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People are bloody ignorant apes.
Inviato il: 17/7/2012 14:15
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Re: Benzina a 1.60, Diesel a 1.50... ma non siamo in piena "Peak Oil"?!
#5
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 11/1/2009
Da Brignano G.D'Adda
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@RedPill:
Citazione:
Mi sa che anche se l'origine è minerale, abbiamo un buco di "produzione" che ci costringerà a trovare nuove fonti energetiche.

A mio avviso esistono gia' ma non si vogliono utilizzare..

Citazione:
Quindi il problema non è da cosa nasce il petrolio. Il problema è quando decideranno che è ora di abbandonarlo.



Dei tuoi 3 scenari il secondo a mio avviso e' il piu' plausibile.
C'e' anche un sottoscenario:
La gente reimpra a prodursi l'energia e il cibo in casa...

A mio avviso per quanto "doloroso" sia, la fine del petrolio e il cambiamento
drastico prima arrivano e meglio e' per il futuro del pianeta e dei nostri
figli.
PS:
La tecnologia per prodursi l'energia in casa c'e' ed e' disponibile a tutti.
Basta cercarla e darsi da fare...
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Re: Benzina a 1.60, Diesel a 1.50... ma non siamo in piena "Peak Oil"?!
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DjGiostra ha scritto:

La tecnologia per prodursi l'energia in casa c'e' ed e' disponibile a tutti.
Basta cercarla e darsi da fare...


Non solo.
molte fonti di energia alternativa sono industrializzabili già oggi.
Il problema che sollevavo è diverso: posto che il business dell'energia è in mano a pochi potenti gruppi di speculatori, quale sarà il loro atteggiamento nel momento di switch?
Se detengono già anche le nuove tecnologie, allora siamo a cavallo, essendo semplicemente un cambio di tecnologia ma non di vertice.

Se invece a detenere le nuove tecnologie sono altri gruppi, le cose potrebbero essere più dificili.
Per ora le lobbies del petrolio stanno bloccando ogni iniziativa alternativa, ed infatti le nuove fonti energetiche sono ancora non pienamente efficienti e soprattutto non efficientemente industrializzabili (basti pensare al prezzo ed al costo di gestione di un'automobile elettrica).

Quando il petrolio diverrà una risorsa scarsa e dunque la funzione di costo cambierà improvvisamente pendenza diventando pressoché insostenibile per il mercato, cosa accadrà?

Chi possiede i brevetti delle new tech sarà il nuovo emiro! Ma mi sa che gli investitori saranno sempre gli stessi, posto che i soldi (i soldi veri!) ce li hanno loro!


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Re: Benzina a 1.60, Diesel a 1.50... ma non siamo in piena "Peak Oil"?!
#7
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RedPill ha scritto:
[...]Chi possiede i brevetti delle new tech sarà il nuovo emiro! Ma mi sa che gli investitori saranno sempre gli stessi, posto che i soldi (i soldi veri!) ce li hanno loro!


Peace
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Sì, ma non penso che si possa brevettare l'energia solare o il vento, che poi è il motivo per cui le aziende non ci investono. Ricorda un po' il discorso sulle medicine alternative: se ti puoi curare con l'erba di casa tua, è difficile trovarla al supermercato.
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Re: Benzina a 1.60, Diesel a 1.50... ma non siamo in piena "Peak Oil"?!
#8
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infosauro ha scritto:

Sì, ma non penso che si possa brevettare l'energia solare o il vento, che poi è il motivo per cui le aziende non ci investono.


Il business non è il vento e neppure il sole. Il business è il sistema industriale di produzione di energia, di stoccaggio e soprattutto di distribuzione.

L'auto elettrica che si ferma al distributore, come la carica la batteria?
Presso un distributore di energia elettrica o un "sostitutore di batteria" lungo l'autostrada? Ed il distributore di energia (che chiaramente potrebbe benissimo essere casa tua..) da dove la prende l'energia elettrica?
Da centrali elettriche che funzionano a....

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Re: Benzina a 1.60, Diesel a 1.50... ma non siamo in piena "Peak Oil"?!
#9
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RedPill ha scritto:
Il business non è il vento e neppure il sole. Il business è il sistema industriale di produzione di energia, di stoccaggio e soprattutto di distribuzione.

L'auto elettrica che si ferma al distributore, come la carica la batteria?
Presso un distributore di energia elettrica o un "sostitutore di batteria" lungo l'autostrada? Ed il distributore di energia (che chiaramente potrebbe benissimo essere casa tua..) da dove la prende l'energia elettrica?
Da centrali elettriche che funzionano a....

Peace
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Quello che volevo dire è appunto questo: se ognuno di noi diventa un distributore di energia che reimmette in una rete cittadina, scompare la possibilità di monopolizzare la tecnologia e, di conseguenza, la lotta per conquistarne il mercato. Potrebbe scomparire l'importanza dell'energia dal punto di vista strategico, però bisogna darsi da fare in prima persona, non possiamo aspettarci di trovare il piatto pronto al supermercato.
Ad ogni modo siamo abbastanza OT, io volevo leggere un po' dei link di nyko, ma oggi non ho fatto in tempo, vediamo se lui stesso decide di aggiungere qualcosa per dissipare i dubbi.
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Re: Benzina a 1.60, Diesel a 1.50... ma non siamo in piena "Peak Oil"?!
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Infosauro Citazione:

Questo sembra in contraddizione con quanto scritto sopra sulla decisione di vendere il petrolio ad un prezzo stabilito.

Sembra ma non lo è, dal momento che aumento del prezzo del greggio alla fonte (mai termine fu più azzeccato) ed aumento del prezzo del greggio lavorato e rivenduto sotto forma di benzina o surrogati non vanno di pari passo COSTO ALLA FONTE IL PRODOTTO PETROLIFERO - BENZINA E GASOLIO noi paghiamo il 55% di TASSE (spiega in maniera approfondita... mi sembra... sono pur sempre le 3 e 20!!)
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Re: Benzina a 1.60, Diesel a 1.50... ma non siamo in piena "Peak Oil"?!
#11
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@RedPill
indipendentemente dalla veridicità del "Peak Oil", le errate conclusioni (per mancanza di tecnologia nel 1956), unite alla crisi economica globale che presto si abbatterà (perché, credetemi, non siamo nemmeno all'inizio) abbassando le richieste, ci daranno ampio respiro per i prossimi anni... il mercato/l'economia/lo status quo potrebbe finire moolto prima della fine del petrolio.

Nice for all, Nyko
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Re: Benzina a 1.60, Diesel a 1.50... ma non siamo in piena "Peak Oil"?!
#12
Sono certo di non sapere
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@Infosauro:
Citazione:
Sì, ma non penso che si possa brevettare l'energia solare o il vento, che poi è il motivo per cui le aziende non ci investono. Ricorda un po' il discorso sulle medicine alternative: se ti puoi curare con l'erba di casa tua, è difficile trovarla al supermercato.

Vero.. Ma si possono brevettare i sistemi per sfruttarla l'energia.
Per chi invece vuole prodursela da se' basterebbe fare come hanno fatto
con la Cannabis:
Mettere fuori legge e sotto controllo perche' e' "PERICOLOSO" !!!
Capito mi hai ??
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Re: Benzina a 1.60, Diesel a 1.50... ma non siamo in piena "Peak Oil"?!
#13
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Citazione:

mi sa che gli investitori saranno sempre gli stessi, posto che i soldi (i soldi veri!) ce li hanno loro!

Bilanci dei primi 6 Gruppi del Mondo, tratti da "I crimini delle multinazionali", di Klaus Werner e Hans Weiss, Newton Compton Editori:

1) "Shell Group"
Fatturato (2008): 310 miliardi di euro;
Utile (2008): 18 miliardi di euro;

2) "ExxonMibil Corporation"
Fatturato (2008): 307 miliardi di euro;
Utile (2008): 30 miliardi di euro;

3) "Wall-Mart Stores Inc.
Fatturato (2008): 282 miliardi di euro;
Utile (2008): 9,3 miliardi di euro;

4) "BP p.l.c.
Fatturato (2008): 245 miliardi di euro;
Utile (2008): 14,5 miliardi di euro;

5) "Total S.A."
Fatturato (2008): 180 miliardi di euro;
Utile (2008): 14 miliardi di euro;

6) "Agip - Gruppo Eni"
Fatturato (2008): 108,1 miliardi di euro;
Utile (2008): 8,8 miliardi di euro.

A meno che Mr. Wal-Mart non decida di cambiare totalmente genere, credo che a switchare, se mai si switcherà, saranno gli stessi...

Ciaoo, Nyko
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Re: Benzina a 1.60, Diesel a 1.50... ma non siamo in piena "Peak Oil"?!
#14
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Ah, la solidarietà tra aziende, sono commosso!
In realtà, la soliderietà, è tutt'altra cosa. Trattasi di supposta, conosciuta anche col nome scientifico di cartello:
Il regime di libera concorrenza espone a non indifferenti pericoli molte imprese, soggette alle incognite della sovraproduzione ed alle oscillazioni del mercato, tali da condurre a diminuzioni di prezzi al disotto dello stesso costo di prosuzione; le imprese, invece, tendono alla maggiore riduzione del costo di produzione, mantenedo il prodotto al più alto prezzo. Quando si tratta di eliminare i rischi derivanti dalla concorrenza, quelli che si costituiscono prendono il nome di cartelli, quando, invece, l'obiettivo delle aziende è la riduzione dei costi di produzione, si assume la denominazione di gruppi. Le imprese collegate in cartelli si accordano soprattutto nello stabilire dei prezzi minimi e massimi di vendita: evidente è comunque il danno che da questi accordi deriva alle classi di consumatori meno abbienti.

Nel 1932, sotto l'egidia del Re Abd al-'Aziz ibn 'Abd al-Rahman al-Faisal al-Sa'ud (conosciuto in Occidente come Abdulaziz ibn Saud), nasce il nuovo Regno di Arabia Saudita.
L'agente di commercio che rifornisce Abdulaziz e che si infiltra sempre più nella sua corte è Harry St. John Bridger Philby [1].
Il Re sceglie Philby come consigliere personale per le trattative con europei ed americani; spetta a lui il compito di gestire i cruciali negoziati riguardanti le concessioni minerarie e petrolifere del Regno negli anni Trenta [2].
Nel 1933, la società petrolifera americana "Standard Oil Company of California" ("SOCAL", in seguito divenuta "Chevron"), ha l'idea di iscrivere Philby sul suo libro paga; il successivo contratto petrolifero per cui fa da mediatore, garantisce non solo contanti nelle sue tasche [3], ma una fonte di introiti anche per il Re, da tempo indebitato con lo stesso Philby a cui deve pagare automobili e radio [4].

Per gestire i diritti petroliferi ottenuti dalla "SOCAL", vede la luce un consorzio, fondato anch'esso nel 1933 da alcune compagnie petrolifere americane, chiamato "Arabian American Oil Company" ("Aramco") che, ad oggi, risulta essere la più grande compagnia estrattiva del pianeta. Nel 1936, la "Aramco" è amministrata come join venture da "SOCAL" e "Texaco" (poi divenuta "Chevron-Texaco" ed, infine, "Chevron"), alle quali si aggiungono, nel 1948, "Standard Oil" e "Socony Vacuum Oil" (divenute entrambe "ExxonMobil"). La casa reale saudita, entra a far parte del consorzio nel 1973, con una quota del 25 %, cui fa seguito la completa nazionalizzazione della società solamente nel 1980 [5]; fino a quel momento, "Aramco", di fatto controllata dagli Stati Uniti, costituisce uno Stato dentro lo Stato [6]. Secondo l'autore pachistano Tariq Ali, la stessa Arabia Saudita non sarebbe altro che "uno Stato inventato dal consorzio statunitense Aramco per la difesa dei propri interessi" [7] in una terra che, dal 17 Settembre del 1928, con l'accordo firmato nel castello di Achnacarry, in Scozia, era divenuta ufficialmente di proprietà di un cartello che si guadagnò il soprannome di "Seven Sister" [8].

Tra i centinaia di arabi che decidono di prestare il proprio servizio alle dipendenze della "Aramco", è meritevole di particolare interesse un certo Mohamed Bin Laden, muratore talmente bravo da riuscire, in breve tempo, ad emanciparsi dal consorzio, mettendosi in proprio nel 1935 [9], ma questa è tutta un'altra storia... o meglio, tutto un altro topic...

Note e fonti:
[1] "Il clan Bin Laden - Una famiglia alla conquista di due mondi", di Steve Coll, Rizzoli, 44
[2] "Il clan Bin Laden - Una famiglia alla conquista di due mondi", di Steve Coll, Rizzoli, 45
[3] "Storia dell'Arabia Saudita", di Madawi Al-Rasheed, Bompiani, 92
[4] "Inside the Mirage: America's Fragile Partnership With Saudi Arabia", di Thomas W. Lippman, 16
[5] "Il libro nero del petrolio - Una storia di avidità, guerra, potere e denaro", di Thomas Seifert e Klaus Werner, Newton and Compton, 288
[6] "Aramco zahlt alles", "Die Zeit", 39/2003
[7] "Die Ströme der Bitterkeit", "Le Monde Diplomatique", 12 Ottobre 2001
[8] "A Century of War. Anglo-american Oil Politics and the New world Order", di F. William Engdahl, London, Pluto, 2004
[9] Rapporto americano, 1935: DOS 59 "The Bin Ladin Construction Empire", da Gedda a Washington, 25 Settembre 1967

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Nyko ha scritto:
A meno che Mr. Wal-Mart non decida di cambiare totalmente genere, credo che a switchare, se mai si switcherà, saranno gli stessi...


Yes! hai centrato in pieno il punto del mio intervento.
10 punti e orsacchiotto omaggio!

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Re: Benzina a 1.60, Diesel a 1.50... ma non siamo in piena "Peak Oil"?!
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Però lo voglio cucito a mano da manodopera minorile schiavizzata... proviamo a far switchare anche qualche multinazionale dell'abbigliamento!!
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Re: Benzina a 1.60, Diesel a 1.50... ma non siamo in piena "Peak Oil"?!
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