Bondi: ‘Sgomento per la puntata. Chiesa propugna tesi antisemite, questo non è giornalismo’
Scoppia la polemica dopo la puntata-anteprima del programma di approfondimento di Enrico Mentana. Bondi (Forza Italia) contesta le “tesi anti-americane” di Giulietto Chiesa.

…dedicando un’intera puntata della trasmissione ‘Matrix’ alle tesi stravaganti
anti-semite e antisioniste…

…Matrix non avrebbe dovuto propagandare senza un adeguato contraddittorio perché

questo non è giornalismo né democrazia ma distorsione scientifica della verità.

Matrix puntata calda: cosa ne pensi?

Un’ottima idea: è bene indagare tutte le possibili cause dell’11/9 62,2 %

Hanno parlato di cose esatte, o almeno probabili 23,7 %

Una pessima idea: bisognava solo ricordare le vittime 5,2 %

Hanno parlato di fantascienza 4,4 %

Non ho visto la puntata 4,4 %

VOTI TOTALI: 135

Gli Sciacalli dell’11 settembre di Mario Cervi

Il sangue dell'11 settembre è stato tolto da «Ground zero» e dagli altri luoghi della
carneficina, ma il fango rimane: o piuttosto ne viene tuttora sparso in abbondanza sulle memorie e sulle macerie dell'immane tragedia. Esiste uno sciacallaggio giornalistico e storico praticato a volte per venale ricerca del sensazionale, altre volte per faziosità
politica.
Suppongo che la tentazione d'un facile sensazionalismo abbia indotto un professionista
serio come Enrico Mentana a dare largo spazio - in una puntata di Matrix sul quinto
anniversario degli attentati che sconvolsero il mondo - alle opinioni di Giulietto Chiesa
e Maurizio Blondet.

I quali sostengono che la verità sull'11 settembre, ancora tutta da accertare, è ben diversa da quella ufficiale. Si sarebbe in realtà trattato d'un complotto nel quale
l'amministrazione americana avrebbe avuto un ruolo non di bersaglio e di vittima, ma di
complice. Chiesa e Blondet hanno esposto queste loro tesi senza dover affrontare un
valido contraddittorio.

S'è parlato di scandalo, con invocazione di misure punitive, per la libertà con
cui Luciano Moggi, non rimbeccato, ha espresso le sue opinioni su calciopoli.
Sarò un originale, ma ritengo che il «caso» Chiesa-Blondet superi di molto, per gravità,
il caso Moggi.

Non me la prendo con Giulietto Chiesa, che è stato corrispondente dell'Unità da Mosca anche nei plumbei anni brezneviani, e del quale non ricordo scritti di schietta
critica nei confronti d'un regime odioso. Gli vengono attribuite da qualcuno doti
raffinate d'analista politico. Ho i miei dubbi: alimentati dal fatto che inneggiò al
corso politico gorbacioviano, la cui conclusione non mi pare sia stata esaltante.
Professa un antiamericanismo viscerale, ed ha contribuito a pubblicazioni e
manifestazioni il cui tema dominante è questo: sull'11 settembre Bush ha mentito. Gli fa da spalla in questa campagna diffamatoria - ritengo sia doveroso chiamarla con questo nome benché la mia simpatia per George W. Bush sia minima - il premio Nobel Dario Fo.

Fin qui siamo nel risaputo, e direi nell'ovvio, d'un filone politico e
propagandistico che ama gli esempi di democrazia rintracciabili in Iran e nella fiorente
e libera società cubana.
I Chiesa, i Fo, i Minà trovano sempre qualche pezza d'appoggio per le loro
affermazioni. Così come hanno trovato pezze d'appoggio quanti sostengono - più o meno - che Aldo Moro non fu sequestrato e ucciso dai brigatisti rossi ma dalla democrazia cristiana.

Lasciamo questi personaggi - che purtroppo hanno propaggini ideologiche,
attualmente, nel governo della Repubblica - al loro delirio, o piuttosto alla loro cinica
determinazione. Era semmai una questione di buon gusto quella di soffiare sul fuoco di
queste insinuazioni proprio mentre il mondo intero ricorda migliaia di morti, ma il buon
gusto se uno non ce l'ha non può inventarselo. Trascuriamo pure, perché contano poco, l'ospitalità che da enti locali toscani vien data a questi vaneggiamenti.
Ma c'è un limite, e il limite sta nella doverosa cautela dei mezzi d'informazione quando
si tratta di offrire spazio, voce, risonanza, a invenzioni che sarebbero difficilmente
perdonabili anche se venissero da teste matte, ma che sono intollerabili se vengono da personaggi che si atteggiano a «maîtres à penser». L'impatto della televisione sulle
menti e sui sentimenti della gente è sempre fortissimo,

ed è enorme se il messaggio viene dall'ammiraglia di Mediaset, Canale 5, ed ha
l'avallo d'un conduttore di prestigio. Per le proteste contro Matrix si griderà, lo
immagino, alla censura. Qualche volta non una volontà censoria, ma un minimo rispetto della storia, impone d'intervenire.

Qualora venisse proposto un programma nel quale si asserisse che la Germania
nazista è stata aggredita dalla Polonia, il bloccarlo sarebbe soltanto un'operazione di
igiene storica. Con Bush complottardo contro le Torri Gemelle siamo press'a poco sullo
stesso piano.

11/9: MEGLIO LA FICTION, CHE LA DIETROLOGIA di Redazione (?! ndr)

Inevitabile che la ricorrenza dell'11 settembre abbia avuto su tutte le reti
televisive il giusto tributo commemorativo, questa volta non tanto in ossequio alla
retorica del per non dimenticare (rimozione impossibile in un caso del genere) ma perché questo anniversario è coinciso con la recente uscita di numerosissimi film, documentari, ricostruzioni, supposizioni, inchieste filmate che cercano di presentare sotto prospettive differenti l'attentato alle Torri Gemelle, dando luogo a una tale ricchezza di materiale che la società mediatica ha tutto l'interesse a veicolare.

A star dietro a tutte le dietrologie c'è da farsi venire il mal di testa, come si
è capito in una puntata speciale di Matrix di Enrico Mentana che ne ha dato
esaurientemente conto non senza suscitare una buona dose di sconcerto (in rappresentanza delle teorie complottiste erano ospiti alquanto farraginosi i giornalisti Maurizio Blondet e Giulietto Chiesa, due che solo a sentirli parlare farebbero diventare
filoamericano anche Fidel Castro).

Ma di tutti i programmi andati in onda ci piace ricordare soprattutto «11
settembre 2001, cinque anni oggi», una docufiction della Bbc trasmessa in prima serata da La7 che ha saputo riportare l'attenzione dello spettatore sugli aspetti più emotivamente toccanti dell'attentato alle Torri Gemelle, attraverso un sapiente connubio fra le immagini recitate da attori e il contributo diretto delle testimonianze dei superstiti.

Se in genere le docufiction hanno il grosso limite di dover romanzare l'accaduto forzando i toni, dilatando artificiosamente i contenuti, dando insomma l'impressione di «drogare» la realtà a colpi di fiction, in questo caso la portata della tragedia era tale che un pericolo del genere abortiva immediatamente.

Quel che rimaneva, grazie anche al serrato rimpallo tra i momenti recitati e
quelli più prettamente giornalistici, era il senso di una tragedia che sfuggiva ad ogni
tipo di logica e di possibile decodificazione. Ad esempio, c'è chi si è salvato perché è
stato un vigliacco, ha pensato a salvare se stesso abbandonando i compagni con cui aveva tentato la fuga attraverso le scale.

È il caso di un cittadino giapponese, che lo ammetteva davanti alle telecamere con dolente quanto ferma consapevolezza. E ci sono alcuni pompieri che si sono salvati perché, decidendo di prendere in braccio una signora che non riusciva più a muoversi, hanno così rallentato la discesa lungo le scale quel tanto che è bastato per trovarsi, al momento del crollo della seconda torre, in una miracolosa intercapedine tra un piano e l'altro. Né troppo in alto né troppo in basso. Almeno ogni tanto, meglio emozionarsi con una docufiction che annoiarsi con la dietrologia.

Penne alla matrixana
di Filippo Facci

Mario Cervi è un galantuomo, io forse meno: è per questo che rispetto a lui userò parole più brutali a proposito della puntata di Matrix dedicata all'11 settembre. Nella peggiore delle ipotesi è stata una vergognosa pagina di giornalismo scandalistico, nella migliore una pagina di giornalismo scandalistico vergognosa.
Non è che Enrico Mentana abbia fatto un pittoresco consuntivo di tutte le strampalate ipotesi sull'11 settembre: ha messo sullo stesso piano dignitario la versione
storicamente acclarata e le tesi complottarde e ingestibili di Giulietto Chiesa e
Maurizio Blondet, penne secondo le quali tra gli artefici dell'attentato ci sarebbe anche
George Bush. Non è stravaganza giornalistica, non è audacia: è cinismo, è speculazione a margine di una ferita che sanguina come pure sanguina una guerra dove soldati anche italiani hanno perso la vita.
L'equi-lontano Mentana ha trattato il tema come un gioco, come se esistesse davvero una tesi alternativa a quella ufficiale, come se la questione fosse aperta: mentre è aperta solo per Indymedia. Intanto Raidue parlava dell'11 settembre, sì, ma del 1973 (golpe di Santiago) e di seguito trasmetteva un film antiamericano sempre sull'11 settembre. Con Rai3 che la sera dopo ci proponeva un film di Michael Moore. E con Mentana a dire, seccato: «Ho ottenuto un altissimo ascolto, ed è ciò che conta». Bravo. Inviti Fiorello e gli andrà ancora meglio.

Oramai si lotta anche contro chi calunnia la guerra al terrorismo di Bush

11 settembre: Mentana e Bertinotti travolti dalle critiche
di Dimitri Buffa

“Non possiamo non esprimere il nostro sgomento e la nostra amarezza perchè non credevamo possibile che nel giorno della commemorazione dell'11 settembre, quando siamo tutti chiamati a discutere le cause e gli effetti devastanti del terrorismo sanguinario del fondamentalismo islamico, si potesse dedicare una puntata intera della trasmissione 'Matrix' alle tesi stravaganti antisemite e antisioniste dell'estremismo politico secondo le quali le responsabilità della immane strage delle due torri è degli Usa, una sorta di enorme complotto confezionato in casa dal carnefice Bush per benedire la sua guerra santa in Afghanistan e Iraq”. Sandro Bondi, coordinatore di Forza Italia, e Francesco Giro, deputato di FI non ci vanno leggeri nel denunciare la solita ricerca della facile audience da parte di Enrico Mentana, non nuovo a questi sensazionalismi. Come quando si rallegrò per essere stato il primo a riprendere il crollo di una basilica durante un terremoto nel centro Italia in decine di dichiarazioni ai giornali, senza accorgersi che quasi poteva dare l’idea di rallegrarsi del crollo stesso.
Resta da vedere se il proprietario di Mediaset passata la buriana non si cominci a fare
due conti su quanto gli convenga avere un dipendente così.

Meglio i soldi in più di pubblicità per l’audience? O meglio la credibilità
politica di un partito come Forza Italia sempre schierato pro America e pro Israele ma
rappresentato poi di fatto da televisioni che mentre nell’immaginario della sinistra e
del popolino sono comunque la “voce del padrone”, nella realtà sono le peggiori quinte colonne che un partito politico possa avere al proprio interno.

Risolta questa contraddizione ormai ventennale si risolve in botto solo il
conflitto di interessi e il problema di quelli come Mentana che prendono i soldi dal
Cavaliere e gli ordini ( o i consigli, o semplicemente “ispirazione”) dai suoi
nemici.

Certo per il telespettatore moderato medio dei canali di Berlusconi vedere della spazzatura come quella offerta ieri da Matrix per la commemorazione dell’11 settembre fa venire voglia di citare ancora le parole dio Taradash: “i morti delle Torri gemelle si rivolteranno nella tomba”.

I due suddetti deputati azzurri parlano giustamente di “tesi deliranti sostenute
dai più accaniti teorici dell'antiamericanismo come Giulietto Chiesa che una trasmissione
seria e vista come 'Matrix' non avrebbe dovuto propagandare senza un adeguato
contraddittorio perchè questo non è nè giornalismo nè democrazia ma distorsione
scientifica della verità”.
Tutto giustissimo, ma il problema resta il manico: se Mentana ( e Costanzo e tanti, tanti altri) può agire in Mediaset come il Padreterno nella storia dell’uomo è inutile non solo il pianto postumo, dopo che i buoi sono scappati dalle stalle, ma persino la guerra
mediatica preventiva che pure tanti giornali, compreso il nostro, hanno ritenuto di fare
a queste vergognose campagne pseudo giornalistiche.

Fare gli indignati ora serve a poco, bisognava esserlo anche l’anno scorso quando a Matrix nella stessa data e per gli stessi motivi apparvero le stesse ignobili idiozie dei complottisti. Adesso si replica ogni dodici mesi. Stupirsi rischia di apparire
ipocrita come sicuramente invece è stata tale la tardiva (certo non preventiva) presa di distanza del presidente della Camera Fausto Bertinotti dal convegno anti israeliano
(promosso dalla Islamic Anti defamation league dell’ex eurodeputato del Pci e del Pds
Dacia Valent), all’interno dei palazzi di pertinenza della Camera dei deputati grazie
alla gentile concessione del partito di Diliberto. Bertinotti ora dice che “per quello
che mi riguarda, e che è noto, penso che qualunque atteggiamento che metta in discussione l'esistenza dello Stato d'Israele sia inaudito per gravità”. Ma può negare di essere stato proprio lui lo scienziato pazzo che ha generato negli anni un esercito di
Frankenstein anti americani e anti israeliani tutti rigorosamente di sinistra?

Santi, poeti e... geniali revisionisti
Osservatorio Difesa Tutto quello che sappiamo noi è propaganda. Ci hanno gabbati.
Siamo tutti degli ebeti burattini al servizio dell'imperatore Bush e della sua cricca di
petrolieri e sionisti.
L' 11/9 del 2006, nell' Italia televisiva, non è certo servito per ricordare lo
spaventoso attentato alle Twin Towers. Non è servito per rammentarci che razza di nemico abbiamo davanti, il terrorismo islamico. Ricordiamolo bene: TERRORISMO ISLAMICO.
Questo nemico ha attacato la più grande nazione libera del mondo provocando quasi 3000 morti innocenti. Morti in maniera orribile.

Di questo si è parlato sulle tv nostrane lunedì scorso? Si, ma in piccolissima
parte. Dopo cinque anni dall'attentato si può ben iniziare a tirare pesantemente contro il “grande satana” americano senza attirarsi troppi strali di disgusto.
Quindi succede di vedere a Matrix un Blondet sempre più imbarazzante e un Giulietto
Chiesa nella norma (cosa già spaventosa di per sè).
Fronteggiati da un poco aggressivo Gawronski e dal responsabile della CNN in Italia,
Vinci, hanno pontificato tutta la serata per dimostrare, a noi poveri creduloni, che l'
11/9 è stato organizzato da americani e israeliani, altro che Al Qaeda.

Chiesa è un comunista vecchio stampo, corrispondente da Mosca per l'Unità, che non ha ancora accettato il crollo sovietico. E questo non riesce a perdonarlo agli Usa, principali avversari della sua Urss. Pensate che, per limitare la nostalgia del “sol
dell' avvenire”, cerca di assomigliare a Stalin, con dei bei baffoni alla “zio Jo”.
Ci ha svelato che quel giorno, l'11 settembre 2001, erano previste ben cinque
esercitazioni militari negli Usa e che il responsabile unico di tutto ciò era niente meno
che il vicepresidente Cheney. Avete capito che notizia? Volevate la pistola fumante per addossare la responsabilità alla cricca neocon-ebraica-militarista-affaristica al governo dell' America? Eccola! Giulietto Chiesa l'ha rivelata! Per favore.

Blondet ci dice che alcuni israeliani si sono fatti fotografare sorridenti davanti
alle Torri in fiamme e poi sono scappati su un veicoli da traslochi. Una volta fermati,
l'FBI ha provveduto a rimandarli in Israele, sottraendoli alle indagini. Quindi è chiara
la responsabilità di Israele e del Mossad in combutta con Cia e Bush, ovviamente.
Ragionamento limpido, direi.

...

Insomma, tutto quello che sappiamo noi, la “verità ufficiale” è propaganda. Ci hanno
gabbati.
Siamo tutti degli ebeti burattini al servizio dell'imperatore Bush e della sua cricca di
petrolieri e sionisti.
Ora, Chiesa se lo sono già candidati al Parlamento Europeo, ma, suggeriamo alla sinistra, non fatevi scappare Blondet. Due fenomeni così (oltre a Lilli Gruber che su La7 ha gentilmente spiegato a Bush come si combattere il terrorismo, perché altrimenti, lì negli Usa, sarebbero con le mani nei capelli.....) vanno arruolati senza se e senza ma. Nel circo rappresentato dalla nuova maggioranza non possono mancare.

J.Landi

La prova diabolica

di Francesco Natale - 14 settembre 2006
Da cinque anni a questa parte, ad ogni anniversario della tragedia che colpì l'America
nel settembre 2001, si ripete la medesima sceneggiata: i fautori della tesi complottista
sbucano fuori dai loro bugigattoli telematici o dalle loro dacie a Bruxelles - vedi
Giulietto Chiesa - con nuove sconcertanti prove, tese a dimostrare che l'America non ha subito un attacco terroristico, bensì un colpo di Stato in pieno stile, organizzato e
diretto da un innominato, innominabile ed inconoscibile «governo ombra» spalleggiato da ancora più oscure multinazionali. La scorsa puntata di Matrix, che ha visto come ospiti il già citato Giulietto Chiesa e Maurizio Blondet dalla parte dei complottisti, Vinci e
Gawronski per la parte del buon senso, ha fornito a tal proposito uno spaccato
interessante.

L'europarlamentare Chiesa non perde tempo: con la sicumera che sempre lo
contraddistingue subissa pubblico e interlocutori di cifre, citazioni, testimonianze
unilaterali fornite da sedicenti «esperti» la cui onestà intellettuale e politica è, come
minimo, dubbia, inframmezzando il tutto con l'autopromozione di libri per i quali ha
scritto prefazioni e annunciando che uscirà tra breve un suo film sull'11 Settembre con prove inequivocabili e schiaccianti a favore della tesi cospirativa. Protagonista di
detto capolavoro annunciato sarà - attenzione prego - Dario Fo. Di fronte alla
sfacciataggine da piazzista di Chiesa anche Mentana si stizzisce. Chiesa si stizzisce a
sua volta e zittisce brutalmente Blondet quando quest'ultimo indica in maniera più o meno oscura gli ebrei come corresponsabili dell'ipotetico complotto. Come a dire: «Eh no, Maurizio! Così mi rompi le uova nel paniere. E se io vengo anche lontanamente associato a te riguardo alla tesi del complotto giudaico il mio film non lo andrà a vedere nessuno!».
Blondet è stato onesto, per lo meno: a inizio trasmissione il giornalista aveva
dichiarato che quanto avrebbe detto sarebbe potuto passare per antisemitismo.

Questa, a grandi linee la tesi di Chiesa: è impossibile che le Due Torri siano
crollate per il «semplice» impatto di due aeroplani, è impossibile che la Torre numero 7
sia crollata a causa dei detriti che l'hanno colpita, è impossibile che un aereo abbia
colpito il Pentagono, non è vero che l'aereo United 93 sia caduto dove ci hanno detto che è caduto. Secondo il tuttologo Chiesa, evidentemente pluripremiato esperto di fisica, architettura, aerodinamica, termodinamica, carpenteria, operazioni coperte, spionaggio, controspionaggio e uso corretto dei sanitari, tutto ciò che noi crediamo di sapere sull'11 Settembre è frutto di depistaggi e menzogne che coinvolgono i massimi esponenti delle istituzioni statunitensi. Il movente è, ovviamente, la legittimazione della aggressiva politica di «peace exporting» di Bush, nonché il vertiginoso aumento dei profitti per i «mercanti di morte» che notoriamente speculano sui conflitti.

L'onere di questa probatio diabolica compete, naturalmente, a quanti sostengono la tesi governativa, giammai ai complottisti, i quali sostengono candidamente di «non sapere» cosa abbia colpito il Pentagono, chi abbia minato dall'interno le Torri Gemelle, dove sia finito l'aereo secondo loro scomparso, quale sia stato il reale destinio di United 93.

Vinci e Gawronski controbattono con buon senso e notevole pacatezza,

sostenendo giustamente che una cospirazione di questa portata avrebbe
automaticamente generato fughe di notizie e pentimenti dell'ultima ora, visto
l'elevatissimo numero di persone necessariamente coinvolte, ma subiscono le regole
imposte dall'avversario: giocano fuori casa e sul campo ove Chiesa li ha voluti condurre.
Avrebbero dovuto, a mio modesto parere, affrontare l'avversario in maniera non
convenzionale e più aggressiva, partendo da presupposti diversi. Vediamo quali.

Chiesa parte dal presupposto che 19 scalzacani inacculturati coordinati da un
barbone malaticcio «chiuso in una caverna con un portatile sulle ginocchia» (Bin Laden, nda) non avrebbero mai potuto organizzare un simile attentato.

Primo e più significativo errore oggettivo e fulcro, a mio giudizio, dell'intera
questione,

al di là degli scartafacci pseudoingegneristici sulla temperatura di fusione
dell'acciaio e delle pencolanti perizie balistiche prodotte dal baffuto europarlamentare
socialista. La rete del terrore, che fino a prova contraria esiste e vede in Bin Laden
uno dei suoi principali amministratori delegati, ha dimostrato di possedere una
conoscenza intima e approfondita dell'Occidente, del clima politico che ivi si respira,
della quantità e qualità dei potenziali supporters (coscienti o incoscienti) sui quali
poter contare, del mondo dei media e delle sue contraddizioni. Essi hanno
progressivamente conseguito, quindi, un vantaggio logistico enorme, sfruttando abilmente le scollature proprie della nostra civiltà.

Questa è gente che ha studiato accuratamente l'Occidente. E lo ha studiato con profitto. Il drammatico attentato alla stazione di Atocha in Spagna ne è stato lampante dimostrazione: ha cambiato destino, politico e non solo, ad una intera Nazione del cosiddetto «Primo Mondo». E' stata una «black operation» in piena regola, magistralmente condotta - se mi passate il termine - e i cui effetti immediati, per quanto cruenti e mostruosi, sono stati sopravanzati per portata dagli effetti secondari generati dalla prevedibile reazione del popolo spagnolo. Effetti che possono esser stati messi in conto dagli attentatori solo grazie ad una conoscenza perfetta delle debolezze, delle smagliature, delle contraddizioni intrinseche ad una Nazione ed al suo popolo.

Zapatero e la sua politica reazionaria sono figli di quella strage: egli non ne è
ovviamente stato il regista, né vogliamo qui postulare pseudocomplotti degni del
Chiesa-pensiero. Si tratta di semplice contiguità oggettiva, non soggettiva.

Ora, preso atto che il terrorismo è una realtà che ha saputo pericolosamente
rinnovarsi, sfruttando al massimo le nuove tecnologie e impostando una «politica»
radicalmente nuova ed aggressiva rispetto ai tempi della Achille Lauro, che bisogno c'è
di chiamare in causa il governo statunitense come corresponsabile dell'11 settembre?
Ammesso che l'ipotesi a dir poco fantasiosa di Chiesa sia verosimile, vi pare possibile
che il potentissimo e abilissimo governo ombra abbia lasciato così tanti buchi e punti
oscuri nella vicenda 11 settembre, che abbia agito come un dilettante allo sbaraglio,
lasciando improvvidamente spazi alle speculazioni di così tanti arditi mitomani?

O forse è più verosimile pensare che proprio questo sia stato l'effetto desiderato da Bin Laden e soci: realizzare, così come fecero successivamente in Spagna, una «black operation» perfetta, i cui effetti secondari, accuratamente programmati e, anzi, considerati vero fulcro dell'azione terroristica, avrebbero comportato il vero e unico obiettivo che andava conseguito: mettere l'Occidente contro se stesso, spingerlo all'autoannullamento, fargli progressivamente perdere la percezione dello stato di eccezione in cui siamo vissuti e stiamo vivendo, sfruttando, una volta di più magistralmente, il campo già fertilizzato, dissodato e pronto alla semina dei simpatizzanti anti-americani, del popolo no-global, dei gauchisti di mezzo mondo da
sempre loro amici. E così, dopo aver inferto un colpo micidiale al cuore dell'Occidente,
a Bin Laden non resta che stare a guardare: faremo tutto noi, autoevirandoci e
massacrandoci nello sterile dibattito sul JFK parte seconda. Sono convinto che una
qualche oscura caverna afgana risuona delle compiaciute risate di un «barbone malaticcio con un portatile sulle ginocchia».

Francesco Natale
natale@ragionpolitica.it

Chiaro coma la notte

di Roberto Fedi
Data di pubblicazione su web 14/09/2006

L’11 settembre (duemilacinquecento innocenti uccisi) si può ricordare in tante maniere. Con i discorsi celebrativi, con i messaggi ufficiali, leggendo i nomi dei morti come fanno negli Stati Uniti (ne siamo stati testimoni: è dignitoso e straziante). E’ una data che ha cambiato il mondo, sicuramente nel male.
Ma non si può, crediamo, ricordarlo come ha fatto Enrico Mentana, un giornalista che la communis opinio ritiene bravo e che a noi (pardon) è sempre sembrato la quintessenza del cinismo unita a una certa dose di supponenza e di nevrosi (insomma: il peggio del peggio), in Matrix (canale 5, 11 settembre, terza serata). Cercando cioè di fare chiarezza nei dubbi che, da parte di vari giornalisti e/o cineasti (tutti alla ricerca di fama & quattrini), si sono insinuati nella ricostruzione ufficiale dell’evento. Che dei
punti oscuri ci siano è probabile; che tutto sia, come alcuni sostengono, un complotto
scatenato da Bush in quel maledetto mattino di cinque anni fa è, a dir poco,
opinabile.

Qualcuno dei nostri lettori saprà di cosa stiamo parlando. Per esempio: l’aereo
che si è (si sarebbe, secondo alcuni) schiantato sul Pentagono, era veramente un aereo?
La cosa, di per sé, a noi sembrerebbe pacifica: ci sono in terra, sul prato antistante,
frammenti dell’aeromobile. Ci sono testimoni oculari che, senza nessuna smentita, giurano di aver visto l’aereo. Un tassista, nero, giura che l’aereo, volando ormai a pelo di terra, ha abbattuto vari piloni della luce, schiantando anche il suo taxi.

Ma per Giulietto Chiesa, ospite in studio, no. Tutto (nel frattempo il suddetto fa pubblicità a un suo libro e a un suo film documentario, ovviamente) è l’effetto di un
complotto. Di chi? Ma della Cia, di Bush, dell’America, anche di Clinton e di chi più ne
ha più ne metta. Insomma: del Male. Il Chiesa, che sembra uscito da un film di Peppone e don Camillo (lui è Peppone: ma supponente, insopportabile, e oltretutto ormai sistemato come parlamentale europeo), ha una sua teoria, e tanto basti. Che è la seguente: l’America è il Male. Stop. Cita, a casaccio, fonti casuali secondo le quali si dimostra che, dietro l’11 settembre, c’è niente altro che un complotto: di chi, non si sa. Per cosa, non è chiaro. A noi, che siamo storici di professione, sono venuti i
brividi.

Accanto a lui, un tale, di cui è bello dimenticare il nome, che con strafottenza
enuncia addirittura la teoria da lui definita degli "ebrei danzanti" (testuale). Secondo
la quale una signora avrebbe visto alcuni tizi che si erano fatti fotografare davanti
alle torri fumanti. Chi erano? Ma ebrei, naturalmente. Ergo, l’11 settembre è solo il
frutto di un complotto sionista, anzi ebreo. Sono stati loro a fare il disastro.
Onestamente, non ci era accaduto di udire tanta nefandezza antisemita mai nella nostra vita, e mai in televisione. E mai, soprattutto, senza che qualcuno fosse intervenuto a buttar fuori dallo studio questo disgraziato. Da vergognarsi.

E il ‘bravo’ Mentana? Invece di sbattere fuori dalla porta, in diretta,
l’antisemita di turno, lo ha tollerato. Ha tollerato i vaneggiamenti pseudogiornalistici
del Chiesa, ha dato un po’ la parola a Jas Gawronsky (signorile e inadeguato) e al
direttore della Cnn Italiana, gentile e inadeguato anche lui. Ha mandato un po’ di
pubblicità e buonanotte al secchio.

A noi è sembrata la più indecente trasmissione degli ultimi tempi. Mal condotta, oltretutto. Offensiva del buon gusto, della decenza, della ricerca storica, della pietas.

Un consiglio: non guardate Matrix. Lasciate che Mentana cuocia nel suo brodo
isterico. Cose così sono indecorose, rasentano l’oscenità. Non fatevi complici, per
piacere. Questo non è un reality, è la realtà. C’è una certa differenza, ragazzi. Anche
su Canale 5.

redazione@drammaturgia.it

LO SPECIALE DI MATRIX
Sull’Undici settembre 2001 la realtà prevale sulle ipotesi

Tesi opposte a confronto: Maurizio Blondet e Giulietto Chiesa sfidano senza convincere la verità ufficiale sostenuta da Jas Gawronski e Alessio Vinci

FRANCESCA MORANDI A condurre gli attentati dell’11 settembre 2001 non è stato Osama bin Laden, i dirottatori-kamikaze sono stati pagati dalla Cia e la “mente” degli attacchi, costati la vita a 2.749 persone, è riconducibile a forze oscure interne all’America. Le teorie dei complottisti, che proliferano nell’universo oscuro di Internet, una volta sottoposte alla luce dei fatti, paiono perdere consistenza. È accaduto sotto i riflettori di “Matrix”, la trasmissione di Enrico Mentana trasmessa da canale 5 lunedì scorso, in occasione dell’anniversario degli attentati di 5 anni fa contro gli Stati Uniti. A
condurre la sfida tra verità e contro-verità sull’11 settembre, due “complottisti”, i
giornalisti Maurizio Blondet e Giulietto Chiesa, faccia a faccia con due sostenitori
della “versione ufficiale” dei fatti, l’eurodeputato Jas Gawronsky e il direttore della
Cnn Italia Alessio Vinci.

I primi a prendere la parola sono stati i complottisti che hanno elencato dubbi,
indizi, interrogativi, accuse per sostenere la loro tesi, secondo la quale dietro agli
attacchi contro gli Usa vi sarebbe l’azione di servizi segreti americani e stranieri con
la complicità del governo di Washington. A fare nomi e cognomi è stato il giornalista
Giulietto Chiesa che ha puntato il dito direttamente contro il vicepresidente degli Stati
Uniti Dick Cheney. «Il 9 maggio del 2001, prima degli attentati, Bush ordinò a Cheney di occuparsi in maniera esclusiva del coordinamento delle operazioni anti-terrorismo e
dunque tutto era nelle mani del vicepresidente», ha spiegato il giornalista secondo il
quale fu il vice di Bush a decidere, ad esempio, di trasferire un numero ingente di aerei caccia in Alaska per compiere esercitazioni, lasciando così scoperta da ogni controllo la costa est.
Il corrispondente de La Stampa da Mosca ne è convinto: un’operazione come quella condotta contro le Twin Towers e contro il Pentagono «non può essere stata condotta da un gruppo di 19 dirottatori e un uomo, (Osama bin Laden), nascosto in una caverna». Citando un ex ministro tedesco, Chiesa ha affermato che il piano è stato piuttosto studiato e portato a compimento da decine di esperti, tutti membri dello Stato maggiore e della Difesa americana, che per anni hanno lavorato in collaborazione con i servizi di l’intellingece per realizzare gli attentati. Il giornalista ha posto inoltre interrogativi sul crollo tardivo e improvviso (circa sette ore dopo quello delle Torri) dell’edificio 7 del World Trade Center dove «la Cia aveva uffici e dunque era necessario distruggere documenti che potevano essere prove».
La tesi dei complottisti è quella delle “demolizioni controllate” delle Torri Gemelle,
crollate verticalmente su se stesse, una dopo l’altra, in una decina di secondi, seguendo dinamiche e tempi che sarebbero del tutto anomali rispetto al tipo di impatto prodotto dai due aerei della American Airlines e della United Airlines contro le Twin Towers. Anche la polverizzazione completa degli edifici - sostengono i complottisti - risulta compatibile con una “demolizione controllata”.

Ma da chi? E che cosa avrebbe provocato il crollo?

Blondet parla di cariche esplosive piazzate in precedenza all’interno del World
Trade Center ma le domande dei sostenitori della verità ufficiale scuotono le ipotesi
cospiratorie.

Quando il direttore della Cnn Italia Vinci chiede come sia possibile minare due
edifici enormi come le due Torri senza che nessuno si accorga del via vai di individui
sconosciuti e del loro operato, Blondet risponde con i numeri: nel World Trade Center
sono presenti 155 ascensori e altrettanti montacarichi. Ma poi avanza una tesi che
suscita inquietudine. «Una cameriera messicana ha visto un gruppo di ragazzi festeggiare e congratularsi gli uni con gli altri davanti alle Torri Gemelle in fiamme - ha
raccontato il giornalista e scrittore - In seguito alla segnalazione, i giovani
“danzanti” sono stati arrestati ed è emerso che si trattava di israeliani appena dimessi
dall’esercito. Gli ex soldati sono stati trovati, tra l’altro, in possesso di un’elevata
quantità di denaro. A prendere in consegna gli israeliani è stata l’Fbi che li ha espulsi
perché il loro visto era scaduto, impedendo così che fossero sottoposti a
un’indagine».

La tesi di un complotto segreto diventa improvvisamente pubblica su canale 5 e davanti a milioni di telespettatori provoca un piccolo shock. Seguito da riflessioni e
domande che fanno sorgere un “dubbio del dubbio” fino ad una affermazione: l’America non può fare male a se stessa.
A condurre il ragionamento è stato l’eurodeputato di Forza Italia Jas Gawronsky che
chiede «quanti sarebbero stati a conoscenza di questo enorme complotto» e «come mai, nel corso di 5 anni, nessun membro di questa presunta banda di criminali appoggiata da Bush non abbia parlato». Blondet replica laconico: parlare avrebbe significato firmare la propria condanna a morte. Ma a intervenire è stato successivamente il conduttore Mentana che ha ricordato come tra le vittime delle Torri Gemelle vi fossero anche numerosi israeliani.

A questo punto anche Giulietto Chiesa prende le distanze dal compagno complottista Blondet ma non arretra dalle sue posizioni, anzi insiste su di un altro mistero, quello rappresentato dall’aereo che si è schiantato contro il Pentagono i cui resti sarebbero misteriosamente scomparsi. I complottisti tornando a indicare l’azione di militari e servizi segreti.
Terreno di scontro anche la lingua inglese, nello specifico la parola “pull it”, che
sarebbe stata pronunciata al telefono da Larry Silverstein, proprietario del World Trade
Center. Termine che per i complottisti significherebbe “buttalo giù” riferito
all’edificio sette del WTC, avallando quindi l’ipotesi di “esplosioni controllate”, ma
che per Vinci avrebbe invece il significato opposto di “tienilo su”, nel senso di fare in
modo che non crolli.
In chiusura di programma una domanda resta aperta: ma perché l’America avrebbe dovuto fare questa strage?

[Data pubblicazione: 13/09/2006]

Il copione è lo stesso: colpa degli americani

GIANLUIGI PARAGONE I complotti mi divertono in quanto complotti, in quanto cioè genere letterario o giornalistico. Quando, invece, sono proposti come tesi politiche mi
annoiano.

Blondet lo leggo volentieri, come leggerei Ken Follett o Dan Brown, ma non
condivido le sue analisi. Preferisco criticarle dopo averle lette che non leggerle
affatto perché qualcuno ha paura di quello che scrive. Sull'11 settembre, per esempio, non lo seguo minimamente. Gli do ragione quando afferma che il governo americano non ce la racconta giusta ma quando poi prende la sua via, tanti saluti e grazie.

L'11 settembre, l'Islam ha portato il suo attacco al cuore dell'Occidente. Ha
voluto colpirlo ai fianchi per poi sperare nel colpo del ko. Ha dimostrato la sua faccia
terroristica, l'Islam ha voluto metterci paura (riuscendoci) e ha poi proseguito su
questa strada.

Lunedì sera ho visto Matrix, ho riascoltato le teorie complottiste di Maurizio
Blondet e di Giulietto Chiesa (teorie diverse ma coincidenti nel bersaglio finale: la
colpa è degli americani, hanno detto in soldoni). Non mi hanno convinto, nonostante
mettessero in risalto alcuni punti oscuri dell'intera vicenda. Non mi hanno convinto
perché dopo l'11 settembre ci sono stati tantissimi altri attentati, il cui marchio di
fabbrica era lo stesso.

E allora cosa diciamo, che anche per Madrid e Londra è colpa degli americani o
degli ebrei? Che certi imam sono in realtà agenti della Cia travestiti? E chi rapisce gli
ostaggi e poi li sgozza, lo zio di Bush? Alla Croce Rossa abbiamo cambiato nome e simbolo per far contenti i sionisti? Al Qaeda non esiste ed è un'invenzione del Quarto Reich, come Blondet definisce l'intreccio american-sionista?

No, l'11 settembre è una tragedia che va affrontata per quella che è, non per
quella che si vorrebbe che fosse…

[Data pubblicazione: 13/09/2006]

Il nostro collaboratore insiste: si è trattato di una specie di colpo di Stato
moderno

«Lacune e misteri nella verità di Bush»

NICOLA LEONI Una verità lacunosa non è per definizione la verità. Secondo i cosiddetti complottisti ciò che comunemente viene spiegato sull’attentato dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle di New York e al Pentagono non è la verità perché è pieno di lacune e contraddizioni. Il passo successivo è quello di considerare questa “verità” lacunosa come una bugia, una mistificazione, e quindi ritenere che coloro che hanno “costruito” questa bugia abbiano un loro proprio disegno perverso e - in parte o del tutto - siano loro stessi i colpevoli.

Delle presunte verità e delle presunte bugie sull’11 settembre parliamo con
Maurizio Blondet, capofila dei “complottisti” italiani che proprio l’altra sera in
televisione a Matrix ha sostenuto le proprie tesi, come riferiamo in questa pagina.
Allora, quali sono gli elementi che secondo lei confermano che l’attentato non è stato
compiuto da Al Qaeda o chi per esso con le modalità della versione ufficiale?
«Innanzitutto parlerei degli aspetti tecnici: per esempio è improbabile che qualcuno che abbia fatto una scuola di volo della domenica per imparare a guidare degli aerei da
turismo sia poi in grado di pilotare un Boeing. Chi ha guidato un Cessna ed entra nella
cabina di un 737 non riconosce il novanta per cento degli strumenti di bordo. Ancora,
consideriamo la sincronia degli attacchi: è già difficile compiere un dirottamento
singolo, ma quattro simultanei... Ho parlato con piloti dell’Alitalia e mi hanno
confermato quanto i voli di linea siano strumentali e guidati da terra. Prendere di mira
un grattacielo con un caccia si può fare, ma con un aereo così occorrerebbe che quanto meno ci fosse stato un radiofaro sulle Towers».
Però nei filmati si vedono benissimo gli aerei che colpiscono le Torri Gemelle,
contrariamente alle immagini del Pentagono che lasciano invece dubbi oggettivi su che cosa l’abbia colpito.
«È vero, si vedono benissimo. E io infatti non insisterei tanto sul lato tecnico, che
pure lascia lacune enormi, quanto su quello politico, quello che è successo prima. Il
fratello di George Bush che quattro giorni prima dichiarò lo stato di emergenza in
Florida senza nessun motivo. Il fatto che quel giorno erano programmate varie
esercitazioni che simulavano attacchi aerei lontani e vicini che hanno creato confusione.
Il fatto che delle mani ignote, due settimane prima, che puntarono al ribasso sulle due
compagnie aeree che poi sono state colpite: questi ordini erano partiti da una banca
presso cui lavorava il numero tre della Cia, “Buzzy” Krongard. Il signor Bin Laden è
stato un agente reclutatore della Cia per tutti gli anni della guerra antisovietica in
Afghanistan. Questi e tanti altri elementi li ho ricavati dai giornali dei giorni subito
seguenti, prima che calasse la cappa di silenzio. Un altro episodio interessante è quello
della compagnia di Sms Odigo che aveva la sua sede a due passi dalle Twin Towers, e i cui impiegati ricevettero quel mattino un messaggio che li invitava ad andarsene via subito.
Questo è stato riportato dai giornali, ma poi non c’è stata nessuna indagine».
Sta di fatto che i filmati mostrano chiaramente gli aerei che si schiantano.
«Però è inspiegabile il modo in cui le Torri sono crollate in seguito. Sono cadute
verticalmente su sé stesse, come nelle demolizioni controllate. Per me è chiarissimo che sono state minate preventivamente. L’impatto degli aerei, al massimo, le avrebbe fatte cadere di lato, ma non avrebbe distrutto l’armatura d’acciaio, che sarebbe rimasta, piegata e accartocciata. Invece sono cadute verticalmente come se fossero state fatte di cemento, ma l’acciaio non si sbriciola come il cemento. Ricordo che l’allora sindaco di New York, Rudolph Giuliani, mesi prima aveva fatto dei passi per la demolizione delle Twin Towers, perché la loro manutenzione era diventata troppo onerosa per il Comune. Non ebbe il permesso perché erano piene di amianto, materiale ora proibito ma lecito quando furono costruite negli anni 70. Come minimo, Osama Bin Laden avrebbe fatto un enorme favore a Giuliani, demolendogli le Torri. Un altro episodio: un mese e mezzo prima, l’intero complesso venne affittato da un immobiliarista, tale Larry Silverstein, che paga la prima rata di 40 milioni di dollari ma si fa mettere nel contratto la clausola di risarcimento nel caso del crollo totale dei due edifici. E adesso chiede all’assicurazione 800 milioni di dollari... Ci si chiede poi come abbiano fatto a piazzare queste eventuali cariche senza farsi scoprire: è possibilissimo perché ampie zone delle Torri erano periodicamente sfitte e gruppi di artificieri ben addestrati, magari travestiti da facchini dei traslochi, possono essersi introdotti negli edifici indisturbati. Certo, nessuno di questi indizi è una prova definitiva, ma quando sono così numerosi uno comincia a porsi dei dubbi». E in effetti Blondet di altri episodi sospetti ne ha raccontati parecchi, arrivando fino alle massime sfere... «Uno dei viceministri di Bush è il capo esecutivo di una ditta, la System Planning Corporation, che si vanta di poter teleguidare fino a otto aerei contemporaneamente. È possibilissimo che a colpire le Torri siano stati aerei teleguidati, e non degli aerei di linea».
Però quei quattro aerei sono partiti quel giorno, sono stati registrati dai rispettivi
aeroporti...
«Questo è un grande mistero, ma non è una cosa impossibile creare dei registri fasulli.
Comunque abbiamo alcune delle tessere del mosaico, ma non le abbiamo tutte. Quelle poche che ci sono però indicano chiaramente un’operazione volontaria, quello che in gergo viane chiamato un “lavoro interno”».
La domanda allora è: chi sarebbe stato e perché?
«Certi gruppi americani, che poi sono i gruppi del sistema militare industriale, che
hanno addirittura delle ditte di mercenari e gruppi di sicurezza capaci di fornire
personale specializzato in grado di portare a termine operazioni segrete. Sembra tutto
complicato ma forse non lo è. Dopotutto storicamente gli Stati Uniti hanno sempre
organizzato un attentato contro sé stessi. È successo per esempio con il Vietnam. Adesso gli Usa hanno bisogno di portare avanti una serie di guerre molto lunghe e difficilmente giustificabili davanti all’opinione pubblica. E ci sono riusciti. Si è trattato di una specie di colpo di Stato moderno, senza bisogno di carri armati o di generali che fanno proclami. Una strategia del terrore di Stato che riecheggia la salita al potere di Hitler e gli “anni di piombo” in Italia, che adesso continua in Iraq e in Libano. Ma ora,
secondo i sondaggi, il 36 per cento degli americani sono convinti che il loro governo sia coinvolto, non sono più solo una piccola minoranza».

[Data pubblicazione: 13/09/2006]

vediamo se i forzitalioti riescono a fare censura anche stando all'opposizione....

Crescerà, vedrai.

E qui si cresce con la schiena dritta

sul blog di matrix ho visto una certa ripetitiva presenza di post pro-testa sotto la sabbia così non vediamo il leone e non sentiamo la paura. forse è il scaso di articolare qualche espressione di sostegno?