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   Nuovo Ordine Mondiale e società segrete
  Aborto...ma dov'è la ragione?

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  •  Calvero
      Calvero
Re: Aborto...ma dov'è la ragione?
#211
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 4/6/2007
Da Fleed / Umon
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Citazione:


.... Tutto torna, come sempre....


..nelle mani dei bigotti

Citazione:

Un altro risvolto dell’infantilismo imperante: la vita intesa esclusivamente come specchio del proprio ego.


La vita intesa come inalienabile Diritto personale. Ri-attacca i Flap e plana...

Solo la contorsione moralistica mixata col frullatore dei dogmi Carminiani potevano partorire simili rovesciamenti nelle accezioni. Come se lo specchio del proprio ego, aprioristicamente, sia un fenomeno deleterio... mamma mia quanta acqua calda vuoi ancora inventare? Caro intellettuale camuffato da smaschera/intellettuali


Citazione:

Se c’è una cosa che un qualunque adulto vero, non solo anagraficamente tale, sa benissimo è che la vita è fatta di circostanze che si determinano nella quasi totalità dei casi al di fuori di qualunque sua deliberazione e che lo investono e lo coinvolgono in continuazione;


...ma vai a cagare sulle ortiche, visto che quello di prenderti a schiaffi da solo non vuoi provarlo... fidati ti farebbe bene

Della serie: l'individuo è un elemento quantico che fluttuando nell'oceano di un esistenza di effetti e concause dovrebbe subire la vita (illudendosi di viverla ) ...perché Zio Carmine ha scoperto che il libero arbitrio è tale solo quando le proprie responsabilità "adulte e mature" corrispondono al valore che Zio Carmine ha scoperto attraverso le circostanze cui lui non ha valutato, ma bensì si sono determinate in lui attraverso sé medesimo ma senza l'ausilio di una coscienza indipendente (perché lui è amore); con l'indeterminatezza di ciò che lo ha investito in un disegno divino e impalpabile che con riverenza bisogna inchinarsi annullandosi in nome di un ego per cui tu non sei più sacro .. me sei solo un giocattolo in mano di una Vita .. (quella che tu ti sei disegnato dopo una seduta di LSD) che ti ama, ma non vuole che tu ti possa amare


Citazione:

con il farsi carico e l’affrontare responsabilmente tali circostanze, con il loro predicato tanto di positività quanto di negatività, è uno dei tratti principali dell’essere uomini e non bambini.


.. direttamente dal Vademecum Uomini/bambini - Bambini/uomini di zio Carmine


Citazione:

Ed è semplicemente assurdo pretendere che circostanze determinatesi al di fuori della nostra volontà non possano comunque crearci degli obblighi.


...dal manuale del perfetto debunker: prendere una asserzione valida e applicarla a un contesto che non è a senso unico. Esatto non può crearci obblighi: né in un senso, né nell'altro. Detto questo il potere è in mano a l'unico essere cui la Natura stessa ha dato il libero arbitrio di non essere obbligata in niente. Ma di agire e procreare NON da incubatrice ma secondo la sua piena consapevolezza di ciò che vuole e ha deciso di volere.

Citazione:

Capirlo, e comportarsi di conseguenza, significa solo essere dotati di umanità; il contrario, significa esattamente il contrario. Ad ognuno il suo. Ma almeno, per cortesia, che la merda non si pretenda cioccolato.


Hai rotto il cazzo con la tua sicumera di sapere cosa sia merda e cosa sia cioccolata. I tuoi pensieri sanno sempre più di diarrea invece ... vista la vischiosa e viscida capacità con cui maliziosamente vuoi dimostrarti a pro della Vita, quando NON sai cosa significa portarla in grembo. Devi fare silenzio, moralista di picche quando la briscola è denari.
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Misti mi morr Z - 283 - Una volta creato il manicomio, la ragione l'ha sempre il direttore; che l'abbia o meno
Inviato il: 2/11/2010 2:26
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  •  Calvero
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Re: Aborto...ma dov'è la ragione?
#212
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 4/6/2007
Da Fleed / Umon
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Citazione:


Lo chiedo perché non è chiaro: per te la donna che fa la scelta sbagliata dovrebbe essere obbligata a portare avanti la gravidanza o ti stai limitando a sostenere l'inaccettabilità dell'aborto sul piano etico?


Sono curioso di sentire la risposta
_________________
Misti mi morr Z - 283 - Una volta creato il manicomio, la ragione l'ha sempre il direttore; che l'abbia o meno
Inviato il: 2/11/2010 2:35
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  •  Calvero
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Re: Aborto...ma dov'è la ragione?
#213
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 4/6/2007
Da Fleed / Umon
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A sentire questi abomini dispotici...


Quindi, "concludendo", quando una donna porta avanti la sua gravidanza, significa che non ha neanche scelto di farlo: starebbe portando cioè avanti quello che lei è obbligata a fare. Quindi non ha meriti neanche così, se non, DI FATTO, che obbedire ad ordini impliciti, impalpabili quanto dispoticamente efficienti. Non si può neanche prendere i meriti di una scelta voluta, poiché effettivamente lei NON ha scelto, ma si è allineata all'imposizione che, a prescindere, doveva chinarsi con reverenziale sottomissione.

Bella questa, veramente bella. Una donna che in ogni caso non vale un cazzo. Un bel cazzo di niente. Vergognatevi.

(esatto! ssiore e ssiore... proprio un preciso CAZZO: quello che l'ha ingravidata annullando ogni sua libera e umana libertà di sapere cosa vuole e come lo vuole dalla SUA esistenza) per lei è anche vietato avere paura. L'impavidità per la donna deve essere una barzelletta, cosa ci vorrà mai?

Il tutto, innaturalmente, secondo questa visione nazi/comunista (termine preciso per individuare questa contorsione psicologicamente rovescia) ... mai sentito che le cose vanno fatte con amore?

Già il famosissimo - tu donna partorirai con dolore! - ... la dice lunga sulla manipolazione morbosa e orwelliana cui la donna per secoli ha dovuto "trovare" un sottile piacere in questa morbosa e subliminale indicazione di come si dovrebbe vivere (si legga, percepire) la vita e la scelta di portarla avanti.

Quindi se non obbedisce, dopo che con una efferata Violenza ha dovuto ancora Obbedire a una penetrazione carnale quanto psicologica .... è una criminale-bastarda-omicida-infanticida-indegna-rappresentante-della-razza-umana. Scusate donne sto solo traducendo, per parlare come si mangia, come la pensano certi schifidi elementi.

Sempre della serie (e un ben noto Vademecum Carminiano):

... se scegli di portare avanti una gravidanza: applausi e onore per meriti che non hai mai avuto gli applausi in realtà sono per la vittoria di una prevaricazione che può continuare a foraggiare l'ego dell'animale dogmatico.

Proprio come nel mondo del lavoro; Ti spacchi il culo perché le medaglie vadano ai capi

Proprio come in guerra ( alla Totò) ARMIAMOCI e PARTITE; e i meriti? alla bandiera o ai Generali - Of Course

Come quelli, insomma, che continuano a fare i froci con il culo degli altri; poiché a questa fondante verità comunque i maschietti non vogliono rendere conto

PS

.. e primi che arrivi lo "zio" a sindacare che io stessi parlando di meriti e di demeriti, come se fosse questo il nocciolo, dico che ho solo messo in luce la totale insolenza di tutto ciò che parte dall'ipocrita presupposto di comprendere i problemi solo con la ragione e gli algoritmi che dovrebbero uniformarci a un credo. Qualsiasi esso sia. Ed è proprio grazie a questo "Credo" che l'umana comprensione è andata a puttane; grazie ad esso si sono potuti fare immolare uomini e donne in nome di verità univoche. La verità è che nessuno sa quale sia la verità, e che tutti questi "nessuno" hanno una vita attaccata alla loro pelle e solo ad essa, per natura, rispondono. Ancora di più quando dentro di essa si concepisce, prima che essa venga messa al mondo.

... ah è vero, si uccide come se una donna non sapesse. Ma la natura è questa. Ha dato la possibilità a un altro essere di incorporarlo prima di metterlo al mondo. Prima. Lo fonde in sé ed è suo.

Se la natura voleva dire come fosse giusta la morale di Carmine, il maschio penetrava una donna (solo in primavera) poi la donna sputava un uovo in un nido vegetale, accudito dal dolce Sole di primavera. Poi la collettività, a Settembre, mandava le coppie che si sentivano pronte per educare un figlio... e tutti insieme lo facevano crescere tra tanti zii, tanti nonni, tanti papà, tante mamme, tanti amici, ... tutti insieme appassionatamente ..

ma come sappiamo, insieme alla favola di Babbo Natale, i bambini non li troviamo sotto i cavoli
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Misti mi morr Z - 283 - Una volta creato il manicomio, la ragione l'ha sempre il direttore; che l'abbia o meno
Inviato il: 2/11/2010 3:11
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  •  benitoche
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Re: Aborto...ma dov'è la ragione?
#214
Dubito ormai di tutto
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Citazione:

Manfred ha scritto:
Si dovrebbe cercare di capire le aberrazioni che ci sono a monte del problema, ad esempio come viene da secoli propagandata la sessualità, con il gioco di squadra degli opposti estremismi che ha portato alla situazione odierna.


Spiegami Manfred ne sarei felice
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la religione è indispensabile
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Inviato il: 2/11/2010 3:33
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  •  benitoche
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Re: Aborto...ma dov'è la ragione?
#215
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Inviato il: 2/11/2010 3:52
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Re: Aborto...ma dov'è la ragione?
#216
Dubito ormai di tutto
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Citazione:

effeviemme ha scritto:
.
E ciò che il "maschio" non vuol capire è che per evitare che una donna si senta costretta ( perchè nessuna lo fa a cuor leggero), bisogna creare le condizioni di serenità che questa società fa di tutto per non far creare; incolpando poi la donna della "scelta sbagliata" indotta da mancanza di serenità.

credo che a sto' discorso siamo parecchio duri d'orecchio: perchè?

ciao
fvm


Premesso che la società di certo non colpevolizza l'aborto,casomai qualcuno quì dentro si stà permettendo di farlo subendone tutte le conseguenze....
Ciò che personalmente rimprovero alle donne è il cuor leggero invece
Ragazzine che abortiscono,"solo"perchè troppo giovani,o donne come diceva sitchnite che arrivano ad abortire 3 volte nell'arco della propia vita
Mi sembra un'esagerazione,utilizzare così banalmente un diritto acquisito è da irresponsabili

Non è un gioco,di questo dovrebbero rendersene conto;ho espresso la mia disapprovazione persino riguardo l'aborto in caso di gravi malformazioni(vedi post di spiderman)
Quì le mie ragioni,sarei felice se spiderman le commentasse,visto che è stato lui a sollevare la questione


Se un embrione non accogliesse dall’esterno l’impronta del corpo eterico in procinto d’incarnarsi e non si realizzasse tutto quello che tra poco descriverò, si assisterebbe, secondo i casi, all’aborto spontaneo od a malformazioni fisiche incompatibili con la vita terrena (ad esempio l’acefalia).

Un simile evento non si può verificare nel mondo animale se non eccezionalmente per tremende cause esterne all’embrione, come le mutazioni genetiche e tanto meno nel mondo vegetale, dal momento che i germi appartenenti a questi due regni non sono coinvolti nei processi di un corpo eterico individuale, bensì in una corporeità eterica che si edifica interamente sotto l’influsso di una specie o di una famiglia.

Quando le lesioni embrionarie sono ancora compatibili con la vita terrena, sebbene deteriorino profondamente le funzioni del nuovo nato, sono l’espressione di una prova karmica difficile ma evolutivamente necessaria, che coinvolge anche coloro che vivranno con lui.

Si può comprendere quanto grande possa essere lo spavento di una madre che soltanto pensi di dovere affrontare una simile prova; tuttavia è stata già decisa ed accettata secondo le leggi karmiche.

L’impedimento che, attraverso l’aborto volontario, vanifica l’esperienza di tale prova costituisce un limite evolutivo per tutti coloro che vi si trovano coinvolti; pertanto la prova, anche se modificata nei suoi aspetti esteriori, dovrà ripresentarsi nel corso di quella vita o di una vita futura con il peso di ulteriori conseguenze karmiche.

"Un uomo aveva dovuto vivere in passato una vita ottusa, per effetto di un cervello non sviluppato. Nel tempo trascorso fra morte e nuova nascita egli poté elaborare tutte le dolorose esperienze di una tale vita: la mancanza di carità della gente, il venire respinto da ogni parte ecc; quell’uomo rinacque come un vero genio della carità.(4)
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Inviato il: 2/11/2010 3:55
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  •  benitoche
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Re: Aborto...ma dov'è la ragione?
#217
Dubito ormai di tutto
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Citazione:

astro7 ha scritto:
L'interruzione di gravidanza non è un omicidio.
L'omicidio è un delitto penale, l’uccisione intenzionale di una persona umana. Il codice penale fa precisamente la differenza tra l’embrione e la persona umana invece di assimilarli l’uno all’altra. E’ di conseguenza disonesto qualificare come omicidio l’interruzione di gravidanza chiaramente definita sul piano legale nel quadro della soluzione dei termini. E' inoltre estremamente offensivo essere assimilati a omicida o complici in omicidio per tutte le donne coinvolte, per i loro partner e per i medici.


Continuo ad autocitarmi :

L'aborto volontario è inserito nella bioetica in maniera del tutto particolare.

Da una parte il moralista religioso ritiene, senza discussione, che l'aborto volontario sia un omicidio e quindi un'offesa al diritto alla vita di un essere umano tanto che la Chiesa cattolica applica la scomunica a tutti coloro che praticano l'aborto anche in una società in cui sia disciplinato da una legge. Dall'altra la cultura laica e radicale segue il principio della libertà della donna-madre o di entrambi i genitori di decidere responsabilmente il rifiuto della gravidanza per mezzo dell'aborto.

Tra questi due respingenti inconciliabili è chiamata ad inserirsi la legge con l'intento di tutelare sia il diritto alla vita sia il diritto alla libertà individuale di una scelta.

Di fatto, l'opposizione dei due diritti non è risolta neppure dalla legge poiché, sostenendo con la forza della legge soltanto il diritto alla vita, viene meno il diritto alla libertà e sostenendo con la forza della legge il diritto alla libertà si elimina il diritto alla vita. Senza inoltre tener conto delle "trappole" ideologiche tipiche della democrazia quando è intesa esclusivamente come un serbatoio di diritti da tutelare.

Una di queste "trappole" scatta, proprio nei confronti della legge abortista attraverso il diritto all'obiezione di coscienza del medico che dovrebbe eseguire l'aborto legale,(In Basilicata la percentuale di camici bianchi che non praticano aborti è vicina al 93%), con il risultato che o la legge è vanificata dal diritto all'obiezione o quest'ultimo deve essere necessariamente ed illecitamente censurato per non ostacolare un altro diritto secondo legge.

Questo accade perché i concetti di moralità, diritto e legge, mentre interagiscono in pratica con la libertà individuale, non consentono di comprenderne il reale valore per l'evoluzione dell'anima umana e quindi per l'azione cosciente e responsabile che ne costituisce l'essenza.

Ciò significa che l'atto morale è essenzialmente un atto individuale, che può essere anche un atto legale, ma che non s’identifica con lui né può essere sollecitato da una legge o dal riconoscimento di un diritto.

Sebbene la legge ed il diritto siano espressione di una ricerca ed una pratica della morale sociale, quindi della morale collettiva necessaria per la convivenza in una cosiddetta società civile, non significa che moralità, diritto e legge coincidano sempre in modo giusto e salutare nel rapporto tra l’individuo e la società.

Quest’affermazione è valida per qualsiasi evento della vita umana, benché esistano circostanze nelle quali quanto afferma il moralista o quanto afferma la legge sembrano cedere ad ulteriori responsabilità apparentemente oggettive.

È quanto si verifica con l'opportunità medica di procedere all'aborto quando siano evidenziabili, nel corso della gravidanza, alcune gravi malformazioni embrionali o fetali.

Sembra inevitabile che in questi casi la scienza medica assuma un ruolo particolarmente suggestivo nel proporre l'ovvietà dell'aborto, sebbene non sia per nulla sufficiente per risolvere il problema morale della madre, apparentemente costretta dagli eventi alla soppressione di una vita, sia pure per salvare la propria legittima incapacità ad accettare che venga alla luce un figlio con gravi anomalie.

Pertanto l'aborto volontario, sia per giustificata proposta medica o per libero arbitrio protetto da una legge, elude la possibilità di affrontare e risolvere la tensione morale che l’accompagna mediante un atto individuale realmente libero.

Secondo il giudizio che sottende la sua manifestazione, l'aborto può essere perciò definito, paradossalmente, ma a buon diritto, come un crimine od un legale diritto ad una maternità responsabile.

Tutto ciò richiede un ampliamento dei limiti conoscitivi di quanto si nasconde dietro l’apparenza del concepimento per favorire una scelta morale che riguarda quest’importante evento.

Citazione:
La decisione di interrompere una gravidanza non è un atto di aggressione a terzi. E’ l’impossibilità, nel presente e nelle circostanze date, di potersi assumere le responsabilità della maternità, per ragioni sulle quali è giusto si rifletta e ci si soffermi per bene.

La decisione di avere o no un bambino è una delle decisioni con le conseguenze più pesanti nell'insieme della vita di una donna. L'interdizione all'aborto significa una costrizione alla maternità.


Come sopra

Citazione:
E , che io sia d'accordo o meno, difenderò fino alla fine il diritto di scelta della donna.


Puoi fare ciò che la morale ti dice di fare,ma non puoi attaccare chi è contrario
Libertà per te ma anche per gli altri
Chi cerca tolleranza farebbe bene a darla prima,vedi Florizel
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Inviato il: 2/11/2010 4:15
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  •  Calvero
      Calvero
Re: Aborto...ma dov'è la ragione?
#218
Sono certo di non sapere
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Da Fleed / Umon
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Benitoche .. ti rispondo in una linea generale, poiché con te non serve prendere in esame le parti volta per volta. Innanzitutto sei stato generico e hai fatto la summa di problemi esistenti, per poi condensarli e trasformarli in Cause e Moventi. Ma così non è .. e hai rovesciato i termini...

Innanzitutto sempre per non passare per un avvocato "a spada tratta", io sono uno di quelli che: - DEVE essere l'uomo a portare i pantaloni. Punto. Ci siamo? ...ma, detto questo, cosa significa essere uomini ed essere donne nella modernità dove volenti e nolenti siamo ingabbiati; dove i valori sono patrocinati dalle religioni e l'etica è suggerita dalla politica? .. che facciamo? inizi prima tu o prima io a ridere?

Che ci siano mancanze tra uomini froci e donne non più donne (e non parlo di gusti sessuali) non mette e non leva nulla sulla bilancia su una ragione di Vita e come una donna la valuta nelle sue prospettive. E' proprio perché sono un maschio che difendo il diritto alla donna ad essere libera.

Qui si continua, realmente, a non rendersi conto che oltre al fatto che noi abbiamo un pene e loro una vagina, noi "due spalle così" e loro "due tette così" ... si continua a viaggiare alla pari in queste differenze; in questi "incastri". Ma poi avviene qualcos'altro e le differenze divengono talmente abissali che non sono più neanche differenze.

La donna si trasforma, si trasfigura, e il suo corpo riesce a far vivere un altro corpo nel suo. E qui noi non possiamo fare più il gioco del "tu hai il buco e io il chiodo" ... "tu hai le tette e io ho i muscoli" ..eh no, qui il tempo si ferma, e noi non siamo più niente... o quasi.

Umiltà signori miei, noi abbiamo tutto per vivere come uomini liberi. Qualcuno ha detto -- << ma sta' vedere che solo le donne hanno l'ultima parola!!! >> --- ...beh... esatto. Loro hanno l'ultima parola. Se si poteva arrivare al punto in cui - TU UOMO - avresti potuto dirgli << ah! non vuoi il figlio?! bene passalo a me .. la finisco io la gravidanza >> ...ma... non lo puoi dire. Non lo puoi fare. E sai perché? perché non ti spetta. Punto. Silenzio. A cuccia. Obbedisci. La natura ha deciso. Quel che è giusto o sbagliato sono soltanto mie e tue idee...

... e il giorno che a Carmine, a Notturno e a Benitoche gli crescerà la pancia, allora anche le loro idee potranno viaggiare sul piano che ora si arrogano di poter possedere; solo allora avranno un piedistallo per cui potrebbero vantare ragioni assolute, ineluttabili, categoriche, bianche & nere. Per ora possono solo vantare dubbi come faccio io. Le certezze NON le avete.

Sai cos'è una gravidanza? NO non lo sai. Silenzio. A cuccia.

Poi le analogie di mio nonno sono il massimo. ...sfato subito il gioco dialettico, anche se in buona fede, di Notturno, ecco la semplice risposta:

I ladri, al limite, sanno cosa significa essere ladri; gli uomini non sanno cos'è una gravidanza.

Chi giudica il ladro, anche se non lo è, ha comunque la possibilità di esserlo a sua volta: di comprendere cioè pienamente quell'atto. Rientra comunque in una "natura" condivisibile e pienamente comprensibile sia razionalmente, sia materialmente, sia psicologicamente....

...smontata la tesi/analogia di Notturno in un nano/secondo.
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Inviato il: 2/11/2010 4:34
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Re: Aborto...ma dov'è la ragione?
#219
Dubito ormai di tutto
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Citazione:

effeviemme ha scritto:
e chi decide cosa è giusto e cosa è sbagliato?
forse chi per sua natura non potrà mai provare l'angoscia della scelta dell'aborto?


Anche non solo
Io sono uomo,e questa angoscia mi tormenta da quasi un ventennio
Darei un braccio,una gamba,forse la vita pur di poter tornare indietro

E se mi stò mettendo in piazza è nella speranza che qualcun'altro ne faccia tesoro

Almeno questo è concesso spero
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Inviato il: 2/11/2010 4:35
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Re: Aborto...ma dov'è la ragione?
#220
Dubito ormai di tutto
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@Calvero

Tu sei un figlio di buona mamma Calvè

Scrivevo velocemente le risposte agli altri utenti,per poi con calma rispondere a te
Soprattutto riguardo il tono che usi non certo conforme all'etichetta di un forum(questo è quello che,giustamente, spesso hanno fatto notare anche a me)

Mi hai anticipato(come tanti miei buoni amici fanno quando sanno che sto per partire per la tangente)

Bravo,mi hai evitato una brutta figura,e ti ringrazio

Citazione:

Calvero ha scritto:
Sai cos'è una gravidanza? NO non lo sai. Silenzio. A cuccia.


Vero,anzi verissimo

Ora chiedo a te,sai cosa è un figlio,sai cosa vuol dire guardarlo mentre dorme e pensare di aver volutamente evitato di averne un'altro?
Pensare che quell'angelo (per egoismo personale,per superficialità,perchè ho pensato che se una legge esiste abbia anche basi morali;)invece che dormire affianco a mia figlia chissa dove è finito
Credimi è l'unico errore della mia vita che non riesco a sopportare,e sono altresì convinto che la donna possa viverlo cento mille volte peggio di un uomo(vedi il nick della mia firma)
Gli aborti spesso riguardano le prime maternità,dopo aver avuto un figlio è quasi impossibile compiere quell'atto,perchè anche se si considera un mucchio di cellule,si capisce,si sà cosa poi verrà fuori
Una mamma non riuscirà più a compiere quell'atto stanne pur certo,a meno che non sia folle

Diceva Martin Luther King: “Non temo la cattiveria dei malvagi, temo piuttosto il silenzio dei giusti”.
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Inviato il: 2/11/2010 5:41
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Re: Aborto...ma dov'è la ragione?
#221
Dubito ormai di tutto
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ABORTO & NWO

I TOTALITARISMI

(comunismo e nazismo)

E L’ABORTO

L'aborto libero e legale, cioè riconosciuto dalla legge come diritto, come cosa giusta, appare per la prima volta nella storia con la rivoluzione comunista del 1917: il comunismo parte dal presupposto che la famiglia non sia un istituto naturale, come dice il giusnaturalismo, ma un portato della storia, un istituto artificiale. La famiglia sarebbe tipica di un mondo ingiusto e corrotto, quello borghese, che riconosce la proprietà privata dei beni materiali e quella che per i comunisti è la "proprietà privata degli affetti", la famiglia, appunto. Per Lenin, che si colloca sulla scia dei pensatori social-comunisti - Dom Deschamps, Morelly, Babeuf (Settecento), Fourier e Marx (Ottocento)-, abolizione della proprietà privata significa dunque anche abolizione dei rapporti familiari moglie-marito, genitori-figli: per questo introduce, coerentemente, il divorzio e l'aborto. Quest'ultimo è giustificabile anche alla luce di un altro cardine del pensiero comunista: il materialismo. L'uomo, e così pure il bimbo nel ventre materno, è pura materia, senza anima e destino immortali. Le conseguenze pratiche non tardano a manifestarsi. F. Navailh, nella sua Storia delle donne, Il Novecento, a cura di F. Thebaud, Laterza, 1992, scrive: "L'instabilità matrimoniale e il rifiuto massiccio dei figli sono i due tratti caratteristici del tempo. Gli aborti si moltiplicano, la natalità cala in modo pauroso, gli abbandoni dei neonati sono frequenti. Gli orfanotrofi sommersi, diventano dei veri mortori. Aumentano gli infanticidi e gli uxoricidi. Effettivamente i figli e le donne sono le prime vittime del nuovo ordine delle cose... I padri abbandonano la famiglia, lasciando spesso una famiglia priva di risorse" (Vedi Desideri -Themelly, Storia e storiografia, vol.I-II, D'Anna). Gli effetti di tale politica divorzista ed abortista si vedono ancor oggi: basti pensare quanti e quanto grandi sono gli orfanatrofi negli ex paesi comunisti (Romania, Ucraina, Bielorussia, Russia…), da cui vengono presi gran parte dei bambini adottati in Europa (adozioni internazionali). In Russia si arrivava al punto, come ha raccontato Olga Kovalenko, olimpionica in Messico nel 1968, che, come lei, "anche altre ginnaste nell'URSS venivano indotte a concepire e poi abortire, perché con la gravidanza l'organismo femminile può produrre più ormoni maschili e sviluppare più forza. Se rifiutavano, niente Olimpiadi". Circa una ventina scarsa di anni più tardi l'aborto viene legalizzato per la seconda volta nella storia in un regime nato nel 1933 in Germania: il nazional-socialismo. Al pari dei comunisti, i nazisti introducono subito divorzio ed aborto. Il presupposto filosofico non è chiaramente precisato: sicuramente si parte, come in Russia, dalla negazione di un'anima personale, cioè da una sorta di materialismo o di "materialismo-panteistico". In secondo luogo entrano in azione le dottrine eugenetiche: la prima società naturale non è la famiglia ma lo Stato, la Comunità politica, l'entità astratta detta Volk, popolo. Nell' interesse di quest'ultimo occorre che la gioventù sia fisicamente sana, forte, razzialmente pura: come in una novella Sparta i deboli vengono eliminati, soppressi, e, con loro, inevitabilmente, anche gli indesiderati. La violazione della sacralità della vita al suo inizio diventa poi violazione della vita tout court: poco prima e durante la guerra verranno legittimate anche la sterilizzazione, l'eutanasia, la soppressione degli handicappati… Riguardo alla concezione della famiglia, come in molti altri aspetti, nazismo e comunismo sono dunque assai simili tra loro, e sostengono che lo Stato è prima e sopra di essa. Nel nazismo questo è evidente nelle forme di irreggimentazione della gioventù, nell'eugenetica, nei circa 80.000 bambini nati tramite accoppiamenti stabiliti dall'alto, a priori, nell'espropriazione ai genitori del ruolo di educatori tramite le organizzazioni statali (Hitlerjugend…), nell'associazione fondata di Himmler, chiamata Lebensborn, che sceglieva donne non sposate da accoppiare a riproduttori ariani, nelle regolamentazioni sul matrimonio misto, nella sostituzione delle feste cristiane e popolari con festività della natura o di ispirazione laica ecc. Per quanto riguarda il comunismo esso, come si è detto, nega totalmente la famiglia, fin dalle più antiche formulazioni: la comunanza di donne, ad esempio, è esaltata da Campanella ne "La città del sole", dai comunisti illuministi Diderot e Deschamps, da Fourier, e dallo stesso Marx, in nome del principio per cui la famiglia rappresenta, al pari della proprietà privata, qualcosa di negativo ed egoistico, da eliminare. La soluzione è il controllo statale delle giovani generazioni, fino a far loro sentire, come unico, il legame con lo Stato: "nella società socialista futura, quando l'allevamento, l'educazione, il mantenimento dei figli non saranno più a carico dei genitori ma passeranno totalmente alla società nel suo complesso, la famiglia dovrà evidentemente morire". Per questo nell'Urss il quattordicenne Pavel Morozov diventa un eroe nazionale, additato come esempio per tutti i ragazzi, per aver rivelato alle autorità l'opposizione di suo padre al regime, ed averlo così consegnato alla morte. Secondo la concezione dialettica della storia, la famiglia, come unione di genitori e figli, non è neppure un'istituzione naturale, presente nella realtà e quindi valida di per se stessa, ma una creazione dei tempi e della struttura economica, al punto che, secondo Fourier, apprezzato, in ciò, da Marx, il sentimento dei genitori verso i figli e dei figli verso i genitori, è una pura invenzione, poiché il bambino, non conoscendo "l'atto che sta all'origine della paternità, non può provare sentimenti filiali": come tale la famiglia può e deve variare. E' bene ricordare la presenza di dottrine eugenetiche attraverso tutta la storia del socialismo: dalla Repubblica di Platone, in cui accanto alla comunanza di beni e di donne, si parla della necessità che lo Stato imponga chi debba accoppiarsi e con chi; a La Città del Sole di Campanella, in cui il ministro dell' Amore è chiamato a scegliere i tempi e i soggetti dell'accoppiamento sessuale, al fine di garantire una certa purezza razziale; fino alle più recenti affermazioni di Volfson ("da noi ci sono tutti i motivi per credere che quando s'imporrà il socialismo la riproduzione non sarà più affidata alla natura") e dello staliniano Preobrazenskij: "Dal punto di vista socialista non ha senso che un membro della società consideri il proprio corpo come una sua proprietà privata inoppugnabile, perché l'individuo non è che un punto di passaggio tra il passato e il futuro", tanto che alla società spetta "il diritto totale e incondizionato di intervenire con le sue regole fin nella vita sessuale, per migliorare la razza con la selezione naturale". Del resto un'eugenetica de facto verrà attuata nei regimi comunisti asiatici, in Cina, Cambogia e Corea del Nord, tramite l'eliminazione di handicappati, invalidi, malati mentali e barboni, di coloro cioè ritenuti incapaci dell'unica attività cui il materialismo riconosce importanza: il lavoro ( in Corea gli handicappati vengono ancor oggi deportati in località remote, in montagna o nelle isole del mar Giallo, mentre i nani vengono sistematicamente braccati e isolati: "La razza dei nani deve sparire" ha ordinato Kim Jong II in persona).



IL DOPOGUERRA

E I PAESI COMUNISTI


Nel dopoguerra l'aborto viene legalizzato nei Paesi comunisti dell'est legati all'URSS: in Ungheria, Polonia, Bulgaria e Romania nel 1956, in Cecoslovacchia nel 1957, in Yugoslavia nel 1970. La Cina popolare comunista autorizza l'aborto e la contraccezione nel 1957, mentre nel 1962 vengono imposti: ritardo obbligatorio dell'età del matrimonio, sterilizzazione, tecniche contraccettive spesso forzate. L'obbligo di un figlio solo a famiglia determina, oltre al precoce invecchiamento della popolazione, una strage delle figlie femmine: i genitori cinesi, potendo avere un solo figlio, spesso uccidono una eventuale figlia femmina, dal momento che non potranno giovarsi del suo aiuto nella lavorazione della terra; oppure è il governo stesso ad eliminarle, tramite aborti selettivi e infanticidi. Avviene addirittura che i medici vengano pagati dallo Stato a seconda delle sterilizzazioni forzate o degli aborti effettuati (che spesso vengono spacciati, alle povere madri, per terapeutici). Nel migliore dei casi alcune famiglie, dopo il primo figlio, decidono di non uccidere le loro bambine e riescono, pagando chi di dovere, a non farle registrare, per evitare che siano gli impiegati statali ad eliminarle: in tal caso però queste bimbe, di fronte alla legge, non esistono, e non hanno quindi accesso all'istruzione, alla sanità ecc. (Trasmissione su Radio Radicale a cura di Amnesty International del 25/12/2003 e Bernardo Cervellara, Missione Cina, viaggio nell'Impero tra mercato e repressione, Ancora, Milano 2003). Si ha così uno squilibrio all'interno della popolazione, per cui oggi mancano all'appello, in Cina, circa 40 milioni di donne, e vi sono altrettanti uomini che non possono sposarsi. Ma vediamo uno dei tanti esempi concreti citati sulla stampa italiana. Riferisce Sette, inserto del Corriere della Sera, del 10 agosto 2000: "'Non ci hanno dato nemmeno il tempo di dargli un nome. Me lo hanno strappato dalle braccia e lo hanno scaraventato a terra, si è sentito un tonfo ma il neonato ha continuato a piangere. Non voleva proprio morire. Allora i tre funzionari del governo hanno iniziato a prenderlo a calci. Finché non ha respirato più”. In Cina lo chiamano controllo demografico o politica del figlio unico… Sono arrivati di notte, il mese scorso, nella sua misera casa nel villaggio di Ding Jia Wang, vicino a Wuhan: “Siete troppi” hanno sentenziato i tre funzionari e hanno costretto J.I., già all'ottavo mese di gravidanza, a seguirli in ospedale. Lì le hanno iniettato una soluzione salina per indurle un aborto. Dopo quindici ore di strazianti dolori la donna però ha partorito un figlio sano e vivo. “Allora mi hanno guardato freddamente e mi hanno detto: Prendi tuo figlio e annegalo nello scarico del bagno”, racconta Huang. “Mi sono sentito raggelare. Li ho pregati, ho pianto. Senza dire una parola l'hanno gettato al suolo, preso a calci, poi l'hanno affogato in uno stagno". "Quello che colpisce è la preferenza del governo per il programma coercitivo di controllo delle nascite. Dal 1995 i coniugi Billings, promotori dell'omonimo metodo naturale di controllo delle nascite, hanno fatto esperimenti in cinque province della Cina e hanno avuto risultati positivi al 99%. Questo sistema dà responsabilità alle coppie, e non ai burocrati, nel programmare la loro fecondità, e, al di là di qualche corso d'istruzione, è praticamente a spese zero. Eppure il governo non lo valorizza” (B. Cervellara, op.cit.). In questo panorama desolante si inserisce l'appoggio economico per l'incentivazione dell'aborto dato al governo cinese dall'agenzia Unfpa (dell'ONU) e dall'Ippf: quest' ultime, fino al luglio 2002, erano a loro volta finanziate dagli Stati Uniti, che però hanno poi deciso di sospendere i versamenti, non volendo più collaborare a programmi di "aborto forzato o di sterilizzazione non voluta". Prontamente è intervenuta la Commissione Europea, guidata dall'italiano Romano Prodi, che, con una decisione di straordinaria gravità, ha stanziato contributi per ben 32 milioni di euro, facendo così “dell'Europa il motore della diffusione dell'aborto (anche forzato, e tardivo: ndr) nel mondo” (Avvenire, 1/8/2002; Tempi, agosto 2002). Dopo le campagne contro la vita di USA, Banca Mondiale, ONU, UNICEF, ecc., anche la UE! (M. Schooyans, Nuovo disordine mondiale, prefazione del card. Ratzinger, Paoline; oppure, dello stesso autore, Bioetica e popolazione, della benemerita editrice Ares).



L’INGHILTERRA

Dopo il mondo comunista è quello anglosassone, inglese e americano, storicamente protestante, liberale e capitalista, ad introdurre l'aborto. La prima è l' Inghilterra, nel 1968. In questo paese il tentativo di controllare e manipolare la vita data dai primi del Novecento. E' significativissima, a questo riguardo, l'opera di Aldous Huxley, figlio di un famosissimo biologo darwiniano, che nel 1932, nel suo romanzo "Il Mondo Nuovo" (Brave New World), descrive la società del futuro, quella che egli crede potrà essere la società del futuro. Si tratta di un'opera che godrà di fama immensa, un testo capitale della letteratura inglese, accanto e simile a "1984" di Orwell. Ipotizza un mondo i cui abitanti sono rigidamente controllati, manipolati, soggiogati dal potere in ogni aspetto della loro vita. La riproduzione stessa è sottoposta ad un controllo centralizzato, gli ovuli fecondati in vitro vengono conservati artificialmente. La nascita è quindi anonima (non esiste più la famiglia), e può essere plurigemina, con la capacità di ottenere fino a novantasei gemelli identici da un solo uovo (clonazione). Le conoscenze genetiche permettono di studiare la riproduzione a tavolino e di creare caste di uomini superiori, fisicamente e intellettualmente, e, agendo sulla ossigenazione del cervello durante il processo di sviluppo dell'embrione, di uomini inferiori, pronti ad obbedire ed eseguire i lavori più umili. Il numero dei cittadini è fisso. L'intensità demografica viene controllata attraverso: la sterilizzazione forzata di un numero consistente di donne; attraverso le cosiddette "cinture malthusiane", contenenti mezzi contraccettivi, un "centro di aborti" la cui attività appare alacre, visto che la castità è considerata una perversione; una sorta di eutanasia e di altri provvedimenti analoghi. La base ideologica è fornita dalla educazione sessuale nelle scuole, che elimina ogni "tentazione" alla famiglia promuovendo rapporti precoci, occasionali e continui. Sulla tematica del controllo demografico Huxley ritorna in "Brave New World Revisited" del 1958, dimostrando che la distopia, il mondo da incubo descritto nel precedente romanzo, non gli appare come tale in tutti gli aspetti: "Nel mondo nuovo della mia favola era ben risolto il problema del rapporto fra popolazione umana e risorse naturali. S'era calcolato il numero ideale per la popolazione del mondo e si provvedeva a contenerlo entro quel limite... Ma nel mondo vero contemporaneo non si è risolto il problema della popolazione". Il problema del sovrappopolamento, scrive Huxley, è capitale, la popolazione attuale, due miliardi e ottocentomila persone nel 1958, eccessiva, e non esistono "l'intelligenza e la volontà, che quasi mai ritroviamo nel formicaio di analfabeti che popolano il mondo", per attuare "il controllo delle nascite". "Forse non è impossibile la gestazione in vitro come non è impossibile il controllo centralizzato della riproduzione; ma è chiaro che per molti anni a venire la nostra rimarrà una specie vivipara, che si riproduce a casaccio", laddove invece la dittatura del nuovo mondo sarà forse eccessiva, ma efficace. "Il nostro sregolato capriccio non solo tende a sovrappopolare il pianeta, ma anche, sicuramente, a darci una maggioranza di uomini di qualità biologicamente inferiore". È evidente che l'Huxley sta dalla parte del grande dittatore; è evidente il suo disprezzo per l'umanità "formicaio di analfabeti", che si riproduce "a casaccio", secondo uno "sregolato capriccio"; che abbisognerebbe quindi di un "ordine", di un controllo dall'alto, dell'intelligenza superiore, imposta con la violenza, con l'inganno, con la tecnologia, di uomini "illuminati" come lui. Al fondo vi è la teoria darwiniana della selezione naturale che Aldous eredita dal padre e dal fratello, e che lo porta, pur fra molte ambiguità, a chiedersi, in "Brave New World Revisited", in un capitolo intitolato "Qualità, quantità, moralità", se i "mezzi buoni" dell'igiene e della medicina, portando alla salvezza di persone che altrimenti potrebbero morire, non raggiungano in fondo un "fine cattivo", un male quale è il sovrappopolamento e "la progressiva contaminazione del fondo genetico a cui dovranno attingere i membri della nostra specie... Ogni progresso della medicina – continua - sarà frustrato da un corrispondente aumento del tasso di sopravvivenza degli individui che dalla nascita portano con sé una qualche insufficienza genetica... E che dire degli organismi insufficienti per condizioni congenite, che la medicina e i servizi sociali oggi salvano e lasciano proliferare?". Le idee di Aldous diverranno importanti grazie al fratello, Sir Julian Huxley, che, come primo direttore generale dell'UNESCO, il cervello dell'ONU, porterà all'interno di questo organismo un'avversione alla vita che rimane tutt'oggi (si vedano gli articoli e i libri di Riccardo Cascioli e Antonio Gaspari, giornalisti di Avvenire, Sì alla vita, Il Timone). La sua filosofia è ben espressa in un suo opuscolo ("UNESCO: its purpose and its philosophy" Ed. M.B. Schnapper, 2153 Florida Avenue, Washington D.C., 1948), in cui si fanno proposte estremamente simili a ciò che succede nel romanzo di Aldous. Inoltre sir Julian è anche, negli anni Venti del Novecento, uno dei fondatori della Società Eugenetica Britannica. Il 6 settembre 1962, a nome del Comitato per la legalizzazione della sterilizzazione eugenetica, scriveva: " Gli argomenti a favore della sterilizzazione di certe classi di genti anormali o deficienti mi sembrano schiaccianti" ("L'Italia settimanale" 22.3.95).



GLI U.S.A.

E L’EUROPA

Negli USA l'aborto viene introdotto nel 1973 dopo il famoso processo "Roe v. Wade": ne è protagonista una donna, Norma Mc Corvey, detta Roe, mezza cajun e mezza indiana, con una infanzia terribile, tra il riformatorio, lavori precari al Luna Park, mariti che la picchiano, stupri, "l'LSD e i cento deliri a buon mercato per diseredati americani degli anni Sessanta" (Corriere della Sera, 19/6/2003). Grazie a lei, che oggi ha cambiato barricata e si batte per l'abolizione della legge, l'America di James Dean, di Kerouac, della “new age” e della “beat generation”, prevede la legalizzazione dell'aborto. Gli USA divengono presto i motori dell'abortismo nel mondo, finanziandolo e promuovendolo in Europa (tramite associazioni di family planning, agenzie dell'ONU, quali l'Unfpa, l'Unicef e altre), ma soprattutto nel Terzo Mondo e in America Latina, fino ad attuare piani di sterilizzazione forzata, in Brasile, per mezzo di avvelenamento dell'acqua. I termini per abortire subiscono progressivi allargamenti. Si giunge a permettere un aborto molto tardivo, fino alla trentaduesima settimana, che viene così descritto da Il Giornale del 18/1/1997: "La tecnica consiste nel far nascere il bambino fino ad un certo punto. L'ostetrico lo fa scendere intatto, fino a quando la testa non esce dal grembo della madre. A questo punto inserisce un paio di forbici da chirurgo nella base del cranio, le apre, allarga il buco e il cervello viene succhiato fuori. In questa maniera la testina si riduce e può essere estratta".

Dopo l'America l'aborto viene introdotto in Germania, in Francia (1975) e gradualmente in quasi tutti i paesi d'Europa: rimane fuori l'Irlanda cattolica (EIRE), anche grazie a Niamh Nic Mhathuna, presidente di Youth Defence, vincitrice per sette anni del titolo per la migliore musica tradizionale irlandese, arrestata 5 volte per aver fatto circolare letteratura contro l'aborto.



L’ITALIA:

"uccidi, purché sia tuo figlio"




Il 1978, ben dopo gli altri Stati, è l'anno della legalizzazione dell'aborto in Italia, con la cosiddetta legge 194. Negli anni Settanta la sinistra (PCI, PSI, PSDI), insieme ai partiti liberal-capitalisti (PRI, PLI), e al Partito Radicale di Pannella, Bonino e Rutelli, con l'appoggio di tutta la grande stampa (specie la Repubblica di Scalfari, L'Unità, Espresso, Panorama e Corriere della Sera) sostiene l'introduzione in Italia dell'aborto libero, gratuito, a spese dello Stato. L'argomento principale a favore di tale legge è l'esistenza di centri di aborti clandestini, che causerebbero lo sfruttamento e talora la morte delle madri: si arriva, con una falsità straordinaria, ad indicare, con cifre altissime, il numero "preciso" degli aborti clandestini, come se fosse possibile conoscerlo, come se non fossero, appunto, "clandestini". Si assiste ad un terrorismo dei numeri che tende a gonfiare se stesso nell'euforia della quantità e nel progredire dei giorni: "Tre milioni di aborti clandestini nella penisola, 25.000 donne morte ogni anno in seguito ad aborto clandestino…". La storia si incaricherà di smentire queste fole, ma l'emozione del momento e il tam tam dei giornali convinceranno molta gente. L'altro argomento, sostenuto con campagne miliardarie dalla famiglia Rockefeller, dall'ONU e per certi aspetti anche dal WWF e dal Club di Roma legato agli Agnelli, è la sovrappopolazione del pianeta. Il parlamentare socialista Loris Fortuna scrive: "7 miliardi gli individui che nel 2000 popoleranno la terra… ipotizzabile, come evento futuro, ma non incerto, la catastrofe". Chi glielo dice oggi, al Fortuna, che siamo il Paese più vecchio e ansimante d'Europa, che la nostra popolazione diminuisce drasticamente ogni anno? Accanto a queste cifre roboanti, indimostrate e indimostrabili, oggi lo sappiamo, sicuramente false e confutate, si cerca di tappare la bocca agli oppositori anche con l'utilizzo di un linguaggio mascherato. La falsità è lo sfondo su cui si svolge tutto il dibattito, depistato da affermazioni di questo tipo: “La soluzione di fondo non è quella … di discutere astrattamente sul concetto di inizio della vita”; “il problema dell'aborto dovrebbe essere discusso in ambito squisitamente etico-morale e non attraverso considerazioni di natura biologica” (L'Unità, giornale del partito comunista, 2/3/1977 e 25/2/1977). Traducendo: discutiamo pure, purché non ci si chieda di accertare di che cosa (un minerale? un vivente?) si stia discutendo. Così si lotta in ogni modo per riconoscere la legge del più forte, per occultare la spaventosa realtà dell'omicidio con espressioni ingannevoli: quel bimbo che si muove nell'utero materno come un astronauta nella capsula spaziale, che scalcia se la mamma è seduta male o se compie un movimento brusco, che si succhia il dito e percepisce suoni e rumori esterni, diventa, nella terminologia degli abortisti e delle femministe, un "feto", un "grumo di sangue", un "brufolo", un "parassita", un "clandestino a bordo" e la sua uccisione, semplicemente, "interruzione volontaria di gravidanza" (grazie alla "diplomazia" degli pseudo-cattolici del PCI, i catto-comunisti Gozzini, La Valle, Pratesi…). Eppure l'aborto è un delitto orribile, perché colpisce l'innocente, colui che non può difendersi, e perché non rimane senza conseguenze sulla madre, anche se spesso nessuno la avvisa di ciò: anche lei rischia, perché può andare incontro alla perforazione dell'utero e dell' intestino, ad emorragie, alla sterilità, e ad un ossessionante senso di colpa che le può impedire di diventare madre per tutta la vita. Un medico abortista racconta infatti che dopo il primo aborto alcune mamme vanno incontro ad "aborti ripetuti", non perché non vogliano figli del tutto, ma "per autopunizione. Il meccanismo psicologico è: non potrò più essere madre perché ho abortito" (La Repubblica delle donne, 24 maggio 2003; per vedere cosa sia veramente l'aborto, anche attraverso l'ausilio fotografico, si consiglia il libro Aborto: il genocidio del XX secolo, Effedieffe, largo V.alpini 9, 20145 Milano; oppure il sito internet www.amicivita.it). Nel 1978, dunque, passa in parlamento la 194, che introduce in Italia l'aborto legalizzato, libero, finanziato e organizzato. I voti determinanti sono offerti dalle forze di cui abbiamo già parlato. Il mondo cattolico, invece, appare diviso. Come ai tempi del referendum sul divorzio, non mancano le associazioni cattoliche favorevoli alla nuova legge, e neppure gli ecclesiastici. Fra questi molti sono vacillanti, timidi, spaventosamente indifferenti. Lo hanno ricordato a più riprese Pietro Scoppola, Giulio Andreotti, Ettore Bernabei ed altri. Il partito di riferimento dei cattolici, la DC, che dovrebbe gestire l'opposizione alla legge, essendo il maggior partito ed essendo al governo da solo, abdica brutalmente, specie per quanto riguarda i vertici (clamorose le numerose e determinanti assenze di deputati democristiani nelle Commissioni ed in Parlamento, nei momenti cruciali, dal 1975 - allorché il governo Moro dichiarava la sua neutralità sull'argomento -, in poi). Sono tutti democristiani i membri del governo che controfirmano la legge presentata dal Parlamento: soprattutto ricordiamo Andreotti, capo del Governo, Anselmi, ministro della Sanità, Bonifacio, ministro di Giustizia, e Leone, presidente della Repubblica, che avrebbe potuto rimandare la legge alle Camere. Nessuno di loro si dimette, preferendo la stabilità del governo alla coerenza personale (eppure il governo cadrà quasi subito e Leone sarà costretto ignominiosamente a dimettersi per altri motivi). Nessuno fa ostruzione, nessuno si dissocia di fronte ad una delle leggi abortiste più permissive al mondo, che considera l'aborto, secondo l'aspettativa dei comunisti, “una operazione qualsiasi, alla stregua di tutte le altre, e che, come tale, sia pagata dalla mutua…” ("Aborto: una battaglia di civiltà", 1975; in questo opuscolo si legge anche: "E' importante infine che l'aborto possa essere praticato su minorenni senza il consenso dei genitori". Giunto al governo, nel novembre 1998, il leader dei DS, Massimo D'Alema, ripeterà che l'aborto è un "elemento di civiltà"). Addirittura, passata la legge, Andreotti, tramite l'Avvocatura di Stato, se ne assume la difesa, chiedendo alla Corte Costituzionale di rigettare le numerose eccezioni di incostituzionalità presentate dopo l'entrata in vigore della 194. La 194 stabilisce, all'articolo 4, che la donna che vuole interrompere la gravidanza nei primi tre mesi deve rivolgere la sua richiesta ad un pubblico consultorio o ad un medico generico, cioè anche ad un dermatologo, un dentista, un ortopedico o simili. L'articolo 6 disciplina l'aborto dopo i tre mesi in casi particolari. L'articolo 9 riconosce l'obiezione di coscienza a medici ed infermieri che siano contrari a collaborare a quello che ritengono un omicidio, ma li esclude dalla possibilità di far parte dei consultori, le strutture pubbliche in cui la gestante può rivolgersi per un consiglio prima di interrompere la gravidanza. "Secondo lo spirito della legge la gestante deve incontrare sulla sua strada solo personale abortista": il rischio è che personale contrario consigli alla donna di portare a termine la gravidanza, le spieghi cosa l'aborto è veramente, oppure, solo, la inviti a partorire il figlio, invece che ucciderlo, senza riconoscerlo, come è possibile fare secondo la legge italiana. Un figlio non voluto può infatti venir non riconosciuto dalla madre ed essere successivamente adottato da una mamma sterile o comunque desiderosa di una nuova creatura. La possibilità dell'obiezione di coscienza ha provocato e provoca tuttora le ire funeste dei giacobini: per fare un solo esempio i verdi Cento e Corleone sono i depositari di un disegno di legge che impedirebbe a ginecologi obiettori l'assunzione dell'incarico di responsabile di reparto; Flores D'Arcais, direttore di Micromega e leader arrabbiato dei girotondini, propone sul numero 4 del 2000 di impedire l'assunzione negli ospedali pubblici di ginecologi che abbiano riserve a praticare l'aborto (vedi anche il sito della rivista "L'ateo"). E' la famosa e puntualissima intolleranza dei sedicenti tolleranti! Il problema, come ha spiegato recentemente la dottoressa Elisabetta Canitano, ginecologa e responsabile DS per la "sanità" a Roma, che pratica dall'inizio della sua carriera l'aborto con "spirito militante", quasi fosse una missione umanitaria, è che ben il 67,4% dei ginecologi italiani, cioè di coloro che sanno benissimo cosa l'aborto è veramente, si rifiutano di praticarlo (vedi La Repubblica delle donne, citato): "i tre colleghi che cominciarono con me hanno smesso". Infine, agli articoli 17-22, si stabiliscono le pene e le multe da applicare a chi pratica aborti clandestini: da una legge nata con la scusa di legalizzare l'aborto per limitare l'opera delle mammane e delle praticone, ci si potrebbero spettare pene severe, che invece non vi sono, in quanto vengono addirittura diminuite rispetto alla legislazione precedente. Infine la 194, che è nella attuazione pratica ancora peggiore che nella sua ipocrita formulazione, rifiuta in teoria ogni criterio eugenetico; in realtà, il professor Claudio Giorlandino, celebre ginecologo, racconta di aver visto "coppie scegliere l'aborto solo perché il feto aveva sei dita ai piedi (operabilissime, come è ovvio)", e addirittura procedere in questo modo con "aborti a ripetizione" (vedi ancora la Repubblica delle donne, citato; si badi che si tratta nel complesso di un articolo fortemente filo-abortista, e non viceversa). E' evidente che lo stesso criterio potrebbe essere adottato da genitori che avessero scelto a priori di avere un maschio e non una femmina o viceversa. In relazione a queste cose l'on. Umberto Bossi, parlando in più occasioni del “problema-aborto” nelle sue interviste a Gianluca Savoini, ha insistentemente accennato ad un nuovo e angosciante "nazismo rosso". Scrive Emilio Bonicelli nel suo interessantissimo studio “Gli anni di Erode” : "Gli articoli della legge ne esprimono così chiaramente lo spirito: l'interruzione di gravidanza è resa libera e gratuita, ma viene in ogni modo favorita. Il parere contrario del medico, del padre del concepito, dei genitori, ovunque emerga, viene neutralizzato. Di fronte alla gestante dubbiosa ogni porta si apre perché la sua scelta sia quella del rifiuto della vita, ma nessun serio aiuto viene predisposto perché quella vita possa trovare accoglienza".



GLI ABORTISTI CLANDESTINI

Inoltre la legalizzazione dell'aborto non ha assolutamente sconfitto la piaga dell'aborto clandestino, come falsamente si vuole far credere. Basti un esempio per tutti, la celebre "clinica degli orrori" di Roma. Nel marzo del 2000 i giornali annunciarono, per il vero senza grande partecipazione, che in una clinica romana per aborti "i pezzi più grandi del feto venivano bruciati, mentre il resto veniva gettato nel water o nel lavabo", in una sorta di "lavandino tritatutto". Si apprendeva che nella casa di cura dal nome gentile, "Villa Gina", operavano rispettati ed onorati assassini, convenzionati con la Regione, ammanicati con la politica (PCI), lordi di sangue innocente, sfruttatori di donne deboli e talora ignare. Ma uccidere non è cosa da tutti e i dottori della Villa pretendevano anche 8-10 milioni per aborto, "in contanti", spesso preceduti dalla "pretesa di un assegno in garanzia"; e il prezzo era alto perché si faceva di tutto, si uccidevano anche bimbi di 6-7 mesi: in tal caso si utilizzavano i "ferri grandi". Ferri grandi sui bambini e violenza sulle donne. "Cento casi circa ogni anno". Una di queste "era contraria, e quando arrivò in sala operatoria scoppiò a piangere gridando che non voleva abortire: Ilio Spallone (fratello di Mario, il fondatore della Villa, ex dignitario del PCI e medico personale di Togliatti, ndr) urlava e la colpiva sulle gambe, un altro la tratteneva, finché l'anestesista non riuscì ad addormentarla…". Un infermiere ricorda: “Un giorno Ilio Spallone alzò la bacinella che aveva davanti e vidi un feto formato, con le braccia e le gambe, di circa 25 centimetri. In quel momento ebbi un mezzo svenimento e fui portato fuori. Ricordo che Caccia (l'ostetrica, ndr.) mi disse che non ero portato per quello specifico tipo di lavoro". Il fatto è piuttosto grave, eppure i grandi giornali lo hanno silenziato. Il pericolo, infatti, è che di fronte a tutto questo qualcuno potrebbe chiedersi se non sia stato una menzogna il discorso pietoso sulla necessità di legalizzare l'aborto per impedire quelli clandestini, fatti con i "ferri", come dicevano allora scandalizzate le femministe ed altri, senza tutela per la donna, ecc. ecc. Qualcuno potrebbe chiedersi perché in Italia anche le cure più necessarie divengano via via a pagamento, mentre la collettività si fa carico di una cifra che può oltrepassare i due milioni per ogni aborto (nel caso di Villa Gina la convenzione con la Regione Lazio prevedeva che quest'ultima versasse un milione e 600.000 lire per ogni aborto eseguito; "la ASL mi deve dare ancora 44 miliardi", secondo la convenzione con la giunta, afferma Spallone). Potrebbero sorgere parecchie domande, insomma, non ultima quella sul perché uccidere con i "ferri grandi" sia reato anche per lo Stato italiano, e con i ferri piccoli, sulle carni più tenere di un corpo più piccolo, sia a norma di legge, benedetto e finanziato (la Stampa, 12, 13, 15/4/2000; L'Espresso, in un articolo intitolato "Da Togliatti alla villa degli orrori", 27/4/2000; Avvenire, 11/4/2000, 10/6/2000; Repubblica 13/4/2000).



UNA CULTURA DA RIFONDARE

“En passant” si può concludere affermando che la cultura dell'aborto è andata di pari passo con la tendenza a concepire anche gli affetti in modo consumistico e materialista, e ad annullare il desiderio della vita famigliare e della genitorialità. La tendenza è quella a consumare l'amore senza impegni, senza prospettive, chiusi nella dimensione dell'attimo presente e della soddisfazione personale. Il sentire comune, il sentire dei benpensanti, invita i giovani alla carriera, al divertimento fine a se stesso, all'importanza del lavoro al di sopra di ogni altra cosa… Scrive Francesca Corbella su La Padania: "Troppo raziocinio ha privato la nascita della meravigliosa spontaneità e naturalezza dell'evento, caricandolo di elementi che devono quadrare ad ogni costo: prima di mettere al mondo un figlio bisogna testare la coppia in susseguenti anni di weekend e vacanze, aver terminato gli studi a oltranza, compresi due o tre master all'estero, godere di una posizione sicura, lui e lei, disporre del denaro per 'dargli il massimo', comperare l'auto e la casa più grandi per essere all'altezza dello status sociale…". Tante attenzioni, tante prudenze, ma quando un bimbo, imprevisto, si affaccia alla vita, diviene un incidente ed un accidente da eliminare, senza troppe preoccupazioni. Al contrario, continua la Corbella, occorrerebbe dire, far capire, ripetere, insegnare, in famiglia ed a scuola, "l'unicità e incredibile bellezza di un bimbo che arriva, ma non solo, in prospettiva futura, anche di un figlio grande cui stare vicino, cui dare amore, per ricevere amore" e per vivere quella carica di freschezza e di novità che ogni bimbo porta in una famiglia. Adattando una poesia di Saba, infatti, si potrebbe dire che ogni figlio permette di rivivere l'infanzia e la giovinezza e ogni genitore potrebbe dirgli: "a me, che mi sentiva ed era vecchio, annunciavi un'altra primavera". Oppure, come dice la Bibbia: "Ecco, l'eredità del Signore sono i figlioli: la sua ricompensa il frutto del seno. Quali frecce nella mano dell'eroe, tali sono i figli della giovinezza".


http://www.fuocovivo.org/MOVIMENTO/storiadell'aborto.htm
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Re: Aborto...ma dov'è la ragione?
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La legge 194 venne votata proprio pochi giorni dopo l’assassinio di Aldo Moro,

SE LA VITA FA PAURA



Ripercorrere le tappe che hanno segnato la legalizzazione dell’aborto in Italia è come fare un viaggio nei cambiamenti della società in cui viviamo con la fatale sensazione che tali cambiamenti siano avvenuti in modo ineluttabile e che stiano ancora avvenendo. È una sequenza di eventi nefasti, per chi scrive, di fronte ai quali parole di amore e umanità non hanno vinto sui proclami della scienza (sempre troppo sopravvalutata) e sulle pretese egoistiche di molti paurosi, perché

la vita con le sue incognite evidentemente fa paura. Il codice penale Zanardelli (1890) ed il codice Rocco varato durante il fascismo, consideravano reato l’aborto; nel 1975 la corte costituzionale dichiarava illegittimo l’art. 546 “nella parte in cui non prevede che la gravidanza possa venir interrotta quando l’ulteriore gestazione implichi danno, o pericolo, grave, medicalmente accertato nei sensi di cui in motivazione e non altrimenti evitabile, per la salute della madre”, come si legge nella sentenza del 18 febbraio n°27. Il giudizio di legittimità era stato promosso con ordinanza emessa il 2 ottobre 1972 dal giudice istruttore del tribunale di Milano nel procedimento penale a carico di tale Minella Carmosina. Evidentemente il dramma estremo di dover scegliere tra la propria vita e quella del nascituro, considerato che a volte (rarissime) continuare la gravidanza comporterebbe il rischio per entrambi, è stato ritenuto un dramma privato, una scelta personale di fronte alla quale la legge scelse di ritirarsi “rispettosamente”… ma gli effetti della sentenza dovevano andare oltre. L’idea che l’essere umano donna possa scegliere di non sacrificarsi

per far nascere l’essere umano figlio poteva anche sembrare una questione limite per il diritto, ma questa sentenza avallò l’opinione che la salute in senso lato della donna valesse più della vita stessa del figlio. Il figlio, o la figlia, in poco tempo non vengono più chiamati così, ora non sono più piccole persone: sono feti, embrioni, parole “scientifiche” prive di una precisa connotazione umana. Nel giugno del 1975 Emma Bonino, Adele Faccio, Giorgio Conciani e Gianfranco Spadaccia vengono arrestati per il reato di procurato aborto. “Quegli arresti sono il detonatore per imporre l’attualità di una tragedia - si legge sul sito internet ufficiale di Emma Bonino, incredibilmente alla voce Diritti Umani - quella dell’aborto clandestino, che fino a quel momento tutti, ad esclusione dei radicali, ipocritamente preferivano ignorare. Grazie alla campagna radicale e del Centro di Informazione Sterilizzazione e Aborto (CISA) si apre un dibattito politico che porterà nel 1978 alla regolamentazione legislativa dell’interruzione di gravidanza”. Il senso comune stava già cambiando, ma non del tutto, era “in dubbio” quando accadde un fatto, un episodio che suscitò le paure più angosciose della gente, un incidente perfetto da sfruttare per influenzare irrimediabilmente l’opinione pubblica: a Seveso, il 10 luglio del 1976 da un reattore dello stabilimento chimico dell’Icmesa si leva nell’aria una nube di diossina.

(1. segue) Eleonora Cosmi





ABORTO (2)

Il dopo-Seveso



UNA QUESTIONE SOPRATTUTTO POLITICA



A Seveso, il 10 luglio del 1976 fuoriesce una nube di diossina da un reattore dello stabilimento chimico dell’Icmesa (Industrie Chimiche Meda Società Azionaria). L’incidente è gestito malissimo

da ogni punto di vista per la totale assenza di piani d’emegernza e l’ignoranza pressochè completa degli effetti della sostanza. La popolazione venne avvertita con colpevole ritardo; dopo ben due settimane la gente venne allontanata dalle case, molte delle quali vennero rase al suolo: fu terrore puro, gonfiato da tutti i media che cavalcarono la paura. A sfruttare il momento mediatico si precipitarono esponenti dell’ecologismo di sinistra e… ovviamente le militanti del CISA (Centro sterilizzazione e aborto, fondato nel 1973 da Emma Bonino, Adele Faccio, Maria Adelaide Aglietta e altri) e alcuni medici . Ecco un ampio stralcio dell’articolo di MARIO PALMARO (da “Il Timone” n° 55, Luglio-Agosto 2006) che a trent’anni dal fatto fa una analisi della campagna di disinformazione che ne seguì, sulla pelle degli abitanti di Seveso. “Nei giorni immediatamente successivi all’incidente muoiono animali da cortile, e alcune persone sono colpite dalla cloracne, eruzioni cutanee che nel caso di due bambine risultarono particolarmente deturpanti.

(…) 193 i casi di cloracne accertati (...). Gli abortisti allora si scatenano per creare un clima di terrore a Seveso e dintorni: attiviste dell’Unione donne italiane, del Cisa, e di altri “collettivi”

raggiungono ogni giorno la zona ed esibiscono nei pressi del consultorio o degli ospedali cartelli inequivocabili, su cui campeggiano scritte come “O mostro o aborto”. Il 31 luglio le parlamentari Susanna Agnelli (Partito Repubblicano), Giancarla Codrignani (Partito comunista) e la radicale Emma Bonino chiedono che alle donne di Seveso e dintorni sia consentito l’aborto. Un coro di consensi si leva da quasi tutti i giornali. Il 7 agosto il ministro della sanità Dal Falco e il ministro della giustizia Bonifacio, entrambi democristiani, ottenuto il consenso del presidente del

Consiglio Giulio Andreotti, autorizzano gli aborti per le donne della zona che ne faranno richiesta. Il Giornale di Montanelli scrive, rompendo il coro dei consensi: «Il rischio è per i bambini, non per la madre: si tratta di aborto eugenetico, e non terapeutico». Subito il Cardinale di Milano

Giovanni Colombo prende coraggiosamente posizione: non uccidete i vostri figli - dice l’8 agosto - le famiglie cattoliche sono pronte a prendersi cura di eventuali bambini handicappati. I giornali dileggiano l’arcivescovo di Milano, e rilanciano con maggiore virulenza la campagna per la legalizzazione dell’aborto. Intanto vengono praticati i primi aborti all’ospedale di Desio e alla clinica Mangiagalli di Milano.” (La clinica Mangiagalli, rinomatissima allora come oggi: il Corriere della Sera, e non solo lui, il 28 settembre 2007 la definisce in prima pagina “tempio dell’ostetricia italiana”, ndr). “Ma all’orrore si aggiunge altro orrore – continua Palmaro nel suo articolo

- quando nel marzo del 1977 arrivano in Italia i risultati delle analisi compiute presso i laboratori di Lubecca sui poveri resti dei bambini mai nati di Seveso: nessun embrione presentava le temute malformazioni. Erano dunque queste le uniche vittime innocenti della diossina”.

Proprio così, la diossina non fece vittime al momento dell’incidente e non è dimostrato che abbia provocato il cancro agli abitanti di Seveso o malformazioni ai loro figli nei successivi trent’anni. I telegiornali dell’epoca mostrarono le immagini dei bambini deformati nati nel Vietnam dove gli americani usarono milioni di litri di Diossina come defoliante.

I bambini di Seveso, sani e abortiti, erano almeno trentatrè; i figli delle madri che rifiutarono di abortire, vent’anni dopo, hanno incontrato Giovanni Paolo II testimoniando al Papa la grazia di essere vivi.

Sono questi, dunque, compiuti sull’onda della paura, i primi aborti legali in Italia; ma all’epoca non erano disponibili le diagnosi prenatali che oggi tutti conosciamo anche per via dei tragici errori che balzano alle cronache di tanto in tanto: errori come il recente tristissimo caso delle gemelline di Milano, perché l’aborto di un bambino handicappato (bambino, non feto, per favore!), per il sentire moderno non è nemmeno tragico, è poco meno che “necessario”.

a cura di Eleonora Cosmi





Aborto (III)

La legge 194 viene varata pochi giorni dopo l’omicidio di Aldo Moro


Quel principio di neutralità sulle questioni più scomode



C’è stato un periodo in cui non votare Democrazia Cristiana equivaleva a non essere nemmeno cristiani, eppure la legge 194 vanta un record molto particolare: è l’unica legge sull’aborto al mondo che porti la firma esclusivamente di uomini politici cattolici. Come è potuto accadere? Semplice, il partitone cattolico stette al potere il più a lungo possibile, cedendo progressivamente sulle questioni più scomode tra cui certamente l’aborto.

Aldo Moro il 20 luglio del 1975, al Consiglio nazionale della Democrazia cristiana, pronunciò queste parole: “La ritrovata natura popolare del partito induce a chiudere nel riserbo delle coscienze alcune valutazioni rigorose, alcune posizioni di principio che sono proprie della nostra esperienza in una fase diversa della vita sociale, ma che fanno ostacolo alla facilità di contatto con le masse e alla cooperazione politica. Vi sono cose che, appunto, la moderna coscienza pubblica attribuisce alla sfera privata e rifiuta siano regolate dalla legislazione e oggetto di intervento dello Stato. Prevarranno dunque la duttilità e la tolleranza”.

Messaggio chiarissimo, Moro suggerisce al partito di non difendere quelle posizioni di principio che potrebbero ostacolare il contatto del partito con le masse: anche se non elenca quali siano questi “fatti privati da chiudere nel riserbo delle coscienze”, è facile intuirli persino oggi a trent’anni dal suo discorso: divorzio ed aborto. Fatto salvo che entrambi sono contrari alla morale cattolica, tra la scelta sbagliata di due persone e l’uccisione di un innocente c’è una enormità, un abisso di differenza tra errore ed orrore.

Già nell’estate del 1976 il terzo governo Andreotti autorizzò gli aborti eugenetici per le donne di Seveso che ne fecero richiesta per paura della contaminazione della diossina: se non lo avesse fatto, se non fosse stato “duttile” almeno in quell’occasione drammatica, avrebbe certamente danneggiato il suo “contatto con le masse”, ma alla nascita dei bambini (che in ogni caso famiglie cattoliche si offrivano di adottare) avrebbe avuto una grande rivincita: quei trentatré condannati a morte erano tutti sani, particolare che sfugge in molti articoli dell’epoca e anche in molte attuali revisioni storiche dell’episodio.

La legge 194 venne votata proprio pochi giorni dopo l’assassinio di Aldo Moro, infatti le prime pagine dei giornali le dedicano un editoriale praticamente solo il giorno successivo al voto.

Giulio Andreotti (nella foto) scrisse nel suo diario queste frasi, oggi citate da più parti: “Seduta a Montecitorio per il voto sull’aborto. Passa con 310 a favore e 296 contro. Mi sono posto il problema della controfirma a questa legge (lo ha fatto anche Leone per la firma) ma se mi rifiutassi non solo apriremmo una crisi appena dopo aver cominciato a turare le falle, ma oltre a subire la legge sull’aborto la Dc perderebbe anche la presidenza e sarebbe davvero più grave”. Colui che disse la bella frase “Il potere logora chi non ce l’ha”, qui dice chiaramente che negare la sua firma sulla legge che legalizzava l’aborto non valeva la perdita della presidenza. Andreotti non soltanto firmò la legge, ma il 5 dicembre 1979 il governo difese la costituzionalità della legge 194 presso la Corte Costituzionale.

Venticinque anni dopo, Giulio Andreotti, il 22 maggio 2003 dichiarò: “Oggi preferirei dimettermi, che controfirmare quella legge” ed in questo almeno ha fatto molto meglio di Tina Anselmi (all’epoca ministro della Sanità e quindi anch’essa firmataria della legge), del senatore Emilio Colombo e addirittura di Valerio Volpini, l’ex direttore de L’Osservatore Romano, che hanno definito le tesi del cosiddetto tradimento dei valori cristiani della DC una “analisi culturale rozza e storicamente infondata” quando nel 1994 l’on. Irene Pivetti intervenne al Meeting dell’amicizia di Rimini proprio sul comportamento dello scudo crociato in tema di aborto.

La legge sarebbe certamente stata varata, da un governo o da un altro, ma oggi quel principio di “chiudere nel riserbo delle coscienze” quei giudizi morali che le masse non vogliono sentire è diventato quasi un divieto di parlarne. Il silenzio non dà fastidio a nessuno e moltissimi cristiani, anche praticanti (non i cardinali, uomini pii ma sempre gli stessi due, regolarmente intervistati dai telegiornali) considerano l’astenersi dal giudizio alla stregua di un valore civile.

Ma forse Tina Anselmi, E. Colombo e V. Volpini che nel 1994 sostennero che quel voto fosse necessario in quel momento, nutrivano la convinzione che questa legge sia meno grave di quel che avrebbe potuto essere e sottovalutavano i dati sul numero scioccante di aborti che sono stati praticati legalmente e gratuitamente nel nostro paese in trent’anni. (continua)

Eleonora Cosmi





ABORTO (IV)



Referendum sulla 194: risultato e problematiche ancora attuali


Le ragioni della vita: con quali parole?



Nel 1981 gli italiani hanno avuto la possibilità e la responsabilità di votare due quesiti referendari sull’aborto, uno promosso dal Movimento per la Vita con lo scopo di restringerne i casi di liceità e uno promosso dal partito Radicale per rendere più libero il ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza (Ivg). I risultati sono stati molto chiari: il quesito referendario dei radicali viene respinto dall’88,4% dei votanti, quello posto dal Movimento per la Vita viene ugualmente respinto ma dal 68% dei votanti. Il cardinale Giacomo Biffi in Memorie e digressioni di un italiano scrive così: “Il risultato del referendum è stato disastroso. Nessuno dei profeti di sventura tanto deprecati da Giovanni XXIII aveva mai osato prevedere nel suo pessimismo ciò che poi di fatto è accaduto: i paladini dell'aborto hanno avuto il 68% dei votanti; i difensori della vita, dell'uomo, della ragione si sono fermati al 32%”. Eppure questa sconfitta non poteva non essere subodorata perché veniva sette anni dopo il referendum del 12 maggio 1974, quando il 59,3% degli italiani decise di mantenere la legge Fortuna-Baslini che istituiva in Italia il divorzio. Capisaldi della morale cattolica vengono meno progressivamente e se quei referendum si svolgessero oggi, i risultati verrebbero riconfermati: i parroci lo sanno, quello sul divorzio rasentererebbe addirittura il plebiscito. La legge 194 consente l’aborto legale entro 90 giorni di gestazione adducendo vari motivi, quali la situazione economica; oltre il 90° giorno permette l’aborto terapeutico. Il referendum radicale intendeva liberalizzare completamente l’Ivg perciò è confortante che l’88,4% degli italiani abbia ritenuto che l’aborto debba “almeno” essere una scelta motivata da un qualche disagio, ma il 68% ha lasciato comunque intatta la legge 194 con le sue contraddizioni (basti dire che si intitola legge per la “tutela della maternità”). Gli interventi in difesa della vita nei vari dibattiti referendari vengono percepiti come guidati e strumentalizzati dalla Chiesa che - avversa, per motivi non ben compresi, anche alla contraccezione - perseguirebbe lo scopo di limitare la libertà degli uomini, di condannarli a prigioni morali che non corrispondono ai veri bisogni umani. Il problema del linguaggio che veicola i valori è una sfida ancora in corso. Nella danza dei numeri, il fronte abortista sosteneva che gli aborti clandestini fossero più di 800.000 l’anno (il PSI arrivò a dire in parlamento che erano 2 o 3 milioni!) e che almeno 20 mila donne ne morivano. Queste mistificazioni sono state smascherate solo venticinquie anni dopo da Antonio Socci: nel libro Il genocidio censurato, Socci si è preoccupato di verificare queste cifre scoprendo che nel 1972 le donne decedute in età fertile, dai 15 ai 45 anni, furono in tutto 15.116 e di queste 409 morte per gravidanza o parto. Nella campagna referendaria Democrazia Cristiana e Movimento Sociale si affiancano al Movimento per la Vita, tutti gli altri contro. Ricordare che il feto non è solo uno stadio di sviluppo di un qualsiasi mammifero, ma in questo caso è un bambino è giudicato una “forma terroristica di propaganda con argomentazioni colpevolizzanti”. La musica che rende impermeabili le coscienze è la stessa di sette anni prima (chi imporrebbe al suo prossimo un matrimonio infelice?): chi costringerebbe una minorenne stuprata (esempio molto ricorrente) a tenere un figlio che non vuole, una donna in gravi difficoltà economiche a vivere nell’indigenza insieme al figlio non previsto? Gli esperti di opinione lo sanno bene: sono i singoli casi che spaventano le persone: vince sempre il “se fossi io… vorrei poter scegliere”. Eleonora Cosmi





aborto (v)



Al di là di coefficienti e di percentuali, i dati assoluti richiamano alla persistente gravità del fenomeno, privo di adeguati rimedi


La subdola girandola dei numeri



La legge 194/1978 sull’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) prevede che, ogni anno, il ministro della sanità di turno presenti al parlamento una relazione sull’applicazione della legge.

Le relazioni sono visibili sul sito del ministero della sanità (alla voce pubblicazioni e rapporti, relazioni al parlamento): la più recente riporta i numeri definitivi relativi al 2005, e quelli provvisori per il 2006. E’ stupefacente come gli stessi numeri possano essere letti in modo diverso.

Fin dalle prime righe introduttive il ministro Livia Turco esprime grande ottimismo sulla diminuzione del numero assoluto di IVG, attribuendo il merito di questa diminuzione interamente alla legge stessa. Dice testualmente “Il tasso di abortività (numero delle IVG per 1.000 donne in età feconda tra 15-49 anni), l’indicatore più accurato per una corretta valutazione della tendenza al ricorso all’IVG, nel 2006 è risultato pari a 9.4 per 1.000, con un decremento del 2.2% rispetto al 2005 (9.6 per 1.000) e un decremento del 45.3% rispetto al 1982 (17.2 per 1.000)”. Continua più avanti “Il rapporto di abortività (numero delle IVG per 1.000 nati vivi) è risultato pari a 234.7 per 1.000 con un decremento del 3.0% rispetto al 2005 (241.8 per 1.000) e un decremento del 38.3% rispetto al 1982 (380.2 per 1.000)”. Pare arbitrario considerare il tasso di abortività, aborti volontari per donne in età feconda, più significativo del rapporto di abortività, IVG per nati vivi, ed è esageratamente ricalcato il riferimento all’anno 1982 detto “anno del picco”, riferimento frequente in ogni capitolo della relazione.

Proviamo a sostituire ai coefficienti i numeri assoluti. Nel 2005 le IVG totali sono state 132.790 su 549.097 nati vivi, nel 1982 le IVG totali sono state 234.801 su circa 604.733 nati; su 10 gravidanze sono finite in aborto volontario 3,83 nel 1982, 2,35 nel 2005. Una diminuzione non proprio eclatante per un paese da anni a crescita zero! Il ministro, inoltre, ha omesso di considerare come dagli anni ’80 ad oggi la contraccezione si sia diffusa in modo sempre più massiccio, come l’età delle donne in gravidanza sia aumentata costantemente insieme alla tendenza a fare meno figli e, non da ultimo, non considera il contributo del Movimento per la vita e dei consultori familiari alla diminuzione del numero totale di aborti… A voler essere pignoli, poi, ci sarebbero anche le mille pillole “del giorno dopo” vendute ogni giorno nel nostro paese (dato del 2006), che avranno senz’altro provocato un numero imprecisato di aborti precocissimi e totalmente irrintracciabili (ma, per la legge, dovremmo dire mancati impianti di un ovulo fecondato). Il ministro Turco, sempre con lo stesso ottimismo, osserva anche che nel 2005 il 29,6% del totale delle IVG è stato effettuato da donne straniere, come se questi aborti fossero diversi: sottolineando questo aspetto, intenderebbe rafforzare l’idea che le donne che ricorrono all’IVG siano meno istruite della media, più povere della media, non sposate o senza un partner stabile, molto o troppo giovani (come, nell’immaginario collettivo, potrebbero essere ritenute molte straniere che vivono in Italia in modo precario): questa immagine è del tutto sfatata dai numeri riportati nelle apposite tabelle. Nella relazione, ricca di complicati coefficienti tutti da interpretare, manca il numero assoluto di aborti legali avvenuti dall’entrata in vigore della legge 194: per conoscerlo bisogna scartabellare le relazioni degli anni precedenti e sommare manualmente: il risultato è il numero impressionante di 4.746.336, così impressionante che non compare da nessuna parte.

Ma il capitolo più vergognosamente omissivo e in malafede si intitola “Interruzioni volontarie di gravidanza precedenti”. A questo argomento la Turco dedica esattamente 27 righe e, contestualmente a queste, una tabella con dei coefficienti risultanti dall’applicazione di una funzione statistica che dimostrerebbero quanto questi recidivi (chiamiamoli così) siano pochi rispetto a quelli attesi. Scrive testualmente “L’evoluzione della percentuale di aborti ripetuti che si osserva in Italia è la più significativa dimostrazione del cambiamento nel tempo del rischio di gravidanze indesiderate, se tale rischio fosse rimasto costante avremmo avuto dopo quasi 30 anni dalla legalizzazione una percentuale poco meno che doppia rispetto a quanto osservato”. Anche qui, per capirci qualcosa, bisogna cercare la tabella giusta e sommare manualmente i singoli dati. Bene, nel 2005 hanno abortito complessivamente 132.790 donne: per 33.660 di queste non era la prima volta (per 1468 persino la quinta). Quale ottimismo ci può essere nel constatare che molte donne ricorrono all’IVG come alternativa alla contraccezione?

Fa una certa differenza presentare i numeri assoluti piuttosto che una serie di coefficienti calcolati a tavolino! L’implicazione delle parole della Turco (che non si può pensare inconsapevole di quanto ha scritto e firmato) è che delle 94.826 donne che hanno abortito per la prima volta nel 2005, una funzione statistica assunta come “oro colato” prevede che oltre 40.000 ne affronteranno un secondo nella loro vita così quando invece di essere 40.000 le recidive del 2005 saranno state “solo” 30.000 potremmo dire che sono poche! Chiaro, no? Se una funzione statistica non predice correttamente l’evolversi di un fenomeno vuol dire che è sbagliata.

Che ne è stato poi degli aborti clandestini? Il documento dice pilatescamente che “Da alcuni anni non è stato più possibile applicare il modello matematico per la stima degli aborti clandestini perché l’errore sulla stima è dello stesso ordine di grandezza della stima stessa”. Quindi ogni cifra sbandierata al riguardo è pura supposizione.

Visto, infine, che la legge 194 è dichiaratamente una legge a sostegno della donna e della maternità, il ministro ha pensato qualcosa per sostenere le donne dopo il primo aborto, magari qualcosa di diverso da un ulteriore aborto gratuito? (5. fine)


Eleonora Cosmi
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Inviato il: 2/11/2010 6:06
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Re: Aborto...ma dov'è la ragione?
#223
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astro7 ha scritto:
@fvm : ciao a te e grazie..... temevo di aver iniziato a parlare arabo.


L'interruzione di gravidanza non è un omicidio.
L'omicidio è un delitto penale, l’uccisione intenzionale di una persona umana. Il codice penale fa precisamente la differenza tra l’embrione e la persona umana invece di assimilarli l’uno all’altra.



Non arrampicarti su per gli specchi Astro ( non ci riesci e fai fatica per
niente ) le donne che abortiscono sono assassine della peggior risma. Il codice civile e penale possono cambiare radicalmente. Deciditi Astro o è un'omicidio oppure spiega come mai crea tanto "disagio" psicologico ( non in tutte che sia chiaro.. molte bestie abortiscono a raffica perchè non sanno resistere davanti ad un cazzo da 25 cm ) l'aborto inteso come un non omicidio, al punto da sostenere la tesi che solamente le donne possono capire tale sofferta decisione. Se non è un omicidio non dovrebbe esserci nessun disagio proprio come quando si va dal chirurgo per farsi asportare una verruca o ciste molto dolorosa e magari sanguinolenta. ASTRO SU SPIEGA PER BENE.. NON NASCONDERTI DIETRO LE PAGINE DI UN CODICE.. SPIEGA CHE TROVI SENZA SENSO IL DISAGIO DELLE DONNE CHE ABORTISCONO SII RADICALE FINO IN FONDO.

Avere il cuore in pace ( tanto non è un omicidio ) perchè un codice di leggi stabilisce che un bambino di 3 mesi ( Inghilterra sono a 5 mesi ) non è un essere umano è oltremodo viscido meschino degradante vergognoso per una MAMMA ( si proprio MAMMA ASSASSINA ).

Astro guarda che il codice civile e penale non insegnano ad una mamma come voler bene al proprio bambino, come amarlo. Al massimo "spiegano" che bisgona mantenerlo fino alla maggiore età.


Citazione:

E' inoltre estremamente offensivo essere assimilati a omicida o complici in omicidio per tutte le donne coinvolte, per i loro partner e per i medici.



Invece sono assassine patentate le donne che abortiscono.
Se fossi favorevole alla pena di morte, metterei l'aborto volontario in testa alla classifica dei reati punibili con la pena di morte.
Un donna che arriva volontariamente ad uccidere/far uccidere il figlio in grembo non merita di vivere in una società civile è una bestia un animale senza etica morale amore dignità. INDEGNA DI VIVERE SOTTO TUTTI I PUNTI DI VISTA.. DA ESILIARE TENERLE LONTANE DAGLI OCCHI DI TUTTI.
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Re: Aborto...ma dov'è la ragione?
#224
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effeviemme ha scritto:

Ciò che non va è che il ragionamento del "maschio" sia indirizzato a portare alla conclusione di potersi arrogare il diritto di stabilire "lui" al posto della donna interessata, se questa abbia o meno il diritto di abortire, qualora "lei" ne sentisse la necessità.
E ciò che il "maschio" non vuol capire è che per evitare che una donna si senta costretta ( perchè nessuna lo fa a cuor leggero), bisogna creare le condizioni di serenità che questa società fa di tutto per non far creare;
incolpando poi la donna della "scelta sbagliata" indotta da mancanza di serenità.

credo che a sto' discorso siamo parecchio duri d'orecchio: perchè?

ciao
fvm


Se avessi letto i miei post non avresti detto queste cose inesatte.

Ho scritto da subito che lo Stato DEVE caricarsi TUTTE le incombenze che derivano da una gravidanza difficile o indesiderata.

E' ovvio che questo risponde direttamente alla tua richiesta di "condizioni di serenità" che invochi.

E questo l'ho scritto come primo o secondo mio post, per cui, francamente il duro d'orecchi va cercato altrove.

Ma c'è qualcosa che non capisco: quando tu dici che il maschio si arroga la scelta che compete, invece, solo alla donna, tu parti da un presupposto apodittico: la scelta compete alla donna.

E ti ripeto: questo è vero (parzialmente) SOLO se consideriamo l'embrione come NON VIVO, altrimenti la scelta non compete a nessuno!

Donna o uomo che sia.

Non ti pare?

Allora perché ci affanniamo a discutere a chi debba competere la scelta se prima non affrontiamo il concetto di vita?

Ricordo che con Florence, molto tempo fa, facemmo una lunghissima e accesissima discussione sulla donazione di organi e anche li' si pose il problema del confine tra vita e non vita (in quel caso tra vita e morte).

Non credi che sia essenziale, ai fini di una decisione che abbia senso?

Per tornare alla "scelta" di abortire, io ho posto un problema:

Se la donna decide di non abortire, nascerà un bambino.

Quel bambino dovrà, PER LEGGE, essere accudito e mantenuto in tutto e per tutto DAI DUE GENITORI: PADRE E MADRE.

Allora perché ritieni che la scelta debba essere solo della donna?

Lei lo porta per nove mesi, giusto!

Ma il padre, insieme a lei, lo dovrà mantenere PER TUTTA LA VITA!

Allora perché non si tiene in debito conto anche l'opinione del padre?

Ha senso questa situazione, secondo te?
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Inviato il: 2/11/2010 8:24
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Re: Aborto...ma dov'è la ragione?
#225
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Citazione:

effeviemme ha scritto:

e chi decide cosa è giusto e cosa è sbagliato?
forse chi per sua natura non potrà mai provare l'angoscia della scelta dell'aborto?
.....
Se tutta sta roba serve a dare a qualcuno ( chiamiamola persona ) il dritto di imporre alla persona donna se e quando essa può o non può abortire, ci credo che non è più credibile.



Per favore, qualcuno mi spieghi perché il fatto di provare un'angoscia sia un "titolo" per decidere cosa sia giusto o sbagliato.

Sto dicendo sul serio.

Niente battute o svicolamenti.

Se ritenete davvero che provare (o anche solo "poter provare") quell'angoscia costituisca un presupposto necessario per fare valutazioni etiche, morali o giuridiche, spiegatemene il motivo.

Io non lo trovo.
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Inviato il: 2/11/2010 8:31
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Re: Aborto...ma dov'è la ragione?
#226
Dubito ormai di tutto
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Citazione:

Calvero ha scritto:
Sai cos'è una gravidanza? NO non lo sai. Silenzio. A cuccia.


Scusa, ma allora delle due l'una: o tu hai già avuto qualche gravidanza, oppure stai latrando a sproposito.

Quale delle due?
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Inviato il: 2/11/2010 8:43
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  •  benitoche
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Re: Aborto...ma dov'è la ragione?
#227
Dubito ormai di tutto
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OT
Avrei bisogno di un aiuto tecnico,mi connetto con nick e password,mi dice benvenuto benitoche,però mi riporta alla pagina iniziale dove non sono presente
Adesso stò usando un'altro pc,qualcuno potrebbe darmi delucidazioni?
Grazie fin da ora
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Inviato il: 2/11/2010 9:02
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  •  effeviemme
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Re: Aborto...ma dov'è la ragione?
#228
Mi sento vacillare
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bentoche cit.:

Anche non solo
Io sono uomo,e questa angoscia mi tormenta da quasi un ventennio
Darei un braccio,una gamba,forse la vita pur di poter tornare indietro

E se mi stò mettendo in piazza è nella speranza che qualcun'altro ne faccia tesoro

Almeno questo è concesso spero
-----------------------

Questo, secondo me, è un atteggiamento non da concedere, ma da apprezzare.

fvm
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Inviato il: 2/11/2010 9:23
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  •  Carmine
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Re: Aborto...ma dov'è la ragione?
#229
Ho qualche dubbio
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Citazione:

Red_Knight ha scritto:
@Carmine

Lo chiedo perché non è chiaro: per te la donna che fa la scelta sbagliata dovrebbe essere obbligata a portare avanti la gravidanza o ti stai limitando a sostenere l'inaccettabilità dell'aborto sul piano etico?

Le cartine di tornasole dell’attuale degrado umano sono veramente infinite. Mi si chiede, come se fosse una opzione pacificamente, scontatamente praticabile, se, ritenendo eticamente inaccettabile un comportamento, io pensi che ne debba discendere un effetto concreto oppure no. Straordinario.
Inviato il: 2/11/2010 11:07
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  •  Pispax
      Pispax
Re: Aborto...ma dov'è la ragione?
#230
Sono certo di non sapere
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Premetto che rispetto il dolore e l'angoscia.


Però a un certo punto è anche ora di fare basta.
Questa discussione è stata iniziata "da bestie", e viene portata avanti "da bestie". Con pochi sprazzi di luce ogni tanto.





Discussione da bestie uno: l'inizio.

benitoche

Citazione:
A questo punto è giusto esser chiari gronda
Le mie scelte sono frutto di esperienze negative,se ne parlo è solo perchè desidererei tanto far comprendere quale sofferenza provoca un tale atto negli anni a venire

Ci conoscevamo da poco, con mia moglie,rimase incinta
Facemmo ciò che la legge permetteva
Accade spesso che io la veda triste in certi momenti,conosco il problema,ma preferiamo non parlarne
Oggi abbiamo due splendidi figli,questo però non allevia il dolore,è una strana sofferenza,di quelle che ti costringe a non pensarci

Sono colpevole in tutto e per tutto,più io che lei propabilmente,fatto stà che se quella legge non fosse esistita quell'atto non lo avremmo praticato

Il problema è propio l'esistenza della legge che ne giustifica l'atto
Ancora non capivo quanto le leggi fatte dall'uomo potessero essere fallaci,e per comodità uno ne approfitta

Siamo convinti,almeno da giovani, che le leggi siano giuste
Oggi a 40 anni comprendo quanto invece la legge dell'uomo sia ad uso e consumo del potente di turno


Facciamo che è bene parlarci chiaro.
Benitoche : hai fatto una cazzata TU.
E per quella cazzata che hai fatto TU ora provi rimorso, e cerchi inutilmente qualcuno a cui dare la colpa.

Questa discussione poteva tranquillamente chiudersi qui.




* NO, nessuno vi ha imposto di abortire. Proprio nessuno.

* NO, nessun "potente di turno" ha tratto beneficio dal fatto che tua moglie abbia abortito. E neppure aveva particolare bisogno di quella legge, il "potente di turno", che le sue amichette le mandava ad abortire in Svizzera.
* E NO, non c'è alcun "complotto abortista mondiale".
Del problema della pianificazione delle nascite se ne parla da parecchi secoli: inutile mettersi a dire che "è colpa del NWO".

* NO, non è vero che il mondo per te sarebbe stato più bello se quella legge non fosse esistita. Tu il dolore lo provi soltanto ORA, dopo parecchi anni: e lo provi solo e soltanto perché poi con quella ragazza alla fine ti ci sei sposato, e hai avuto altri figli.

E allora, ORA, ti puoi prendere il lusso di rimpiangere quello che TU e LEI avete deciso di non far nascere. Ma lo fai solo perché con il senno di poi hai visto che è andato tutto bene.
Se invece scappava fuori per esempio che quella ragazza si gettava su ogni cazzo di passaggio con l'entusiasmo del cammello che vede una pozza d'acqua nel deserto, ora saresti qui a proporre la santificazione di chi quella legge l'aveva approvata; e tutte le sere continueresti a tirarti delle gran pacche sulle spalle per lo scampato pericolo.

* NO, non è assolutamente vero che avete creduto che potesse essere giusto abortire solo perché esisteva la legge sull'aborto.
Col cazzo.
Oltretutto è una legge particolarmente restrittiva, che prevede passaggi OBBLIGATORI nei consultori ed è fatta in modo che tu RIFLETTA sulla questione prima dell'intervento.
(vedi le recenti polemiche sulla RU486, che ha l'unica responsabilità di fartici riflettere sopra troppo poco, e di rendere l'aborto non sufficientemente doloroso e umiliante)
TU e la TUA RAGAZZA avete fatto un freddo calcolo dei costi e dei benefici, avete riempito i piatti della bilancia con le vostre ragioni e avete lucidamente stabilito che l'aborto era la scelta migliore da fare.
In particolare all'epoca avete stabilito che tutto sommato era meglio abortire piuttosto che creare subito e obbligatoriamente una famiglia.


Quindi è inutile che ti guardi intorno per cercare responsabili. Non ce ne sono altri.
Non c'è nessun "potente di turno" che ha fatto approvare la legge a proprio uso e consumo, e né tu né la tua ragazza siete rimasti presi nella trappola luccicante di una legge fatta apposta per ingannarvi.
TU e LEI avete deciso CONSAPEVOLMENTE questo passo.
Se non ci fosse stata quella legge in Italia, probabilmente piuttosto che sposarvi avreste fatto una gitarella in Francia in qualche clinica.


Quindi non ci scassiamo la minchia con queste false attribuzioni di responsabilità.
E' colpa VOSTRA, e di nessun altro.

E ti garantisco che fino a quando non te ne rendi conto non ne scappi fuori.

Quel primo figlio è andato, e nessuno può farci più niente.
Se il dolore è insopportabile e sentite l'esigenza di porre un rimedio, allora fate un terzo figlio. Non esistono altre soluzioni.
Personalmente potrebbero venirmi in mente motivi migliori per avere un figlio che non l'espiazione, ma tant'è.






Discussione da bestie due: il Diritto.

Sopprimere una vita è una cosa grossa. Su questo siamo d'accordo tutti.
Se io uccido una persona commetto un reato e vengo duramente punito per questo.
Ma devo uccidere una persona.

Domanda: il feto è oggettivamente e indiscutibilmente una persona?
Risposta: NO.

Il problema sta proprio in quei due avverbi, "oggettivamente" e "indiscutibilmente".
Un feto può essere una persona fin dal momento del concepimento, oppure può non esserlo. Oppure può non esserlo fino a un certo momento e diventarlo a tutti gli effetti da un certo momento in poi.
Oppure può non esserlo fino a un certo momento, e da un certo momento in poi diventare una QUASI persona, per poi diventare una persona a tutti gli effetti al momento della nascita.(1)

Su questa roba non esiste una risposta univoca. Ognuno risponde a modo suo.
Dipende esclusivamente dalle nostre credenze e dai nostri valori.
La cosa non ha nessuna implicazione di carattere sociale. Rientra in un ambito particolare, quello del Bene e del Male visti in ambito soggettivo.
Detta in altre parole, è un problema di COSCIENZA.


E questo mette fine alla discussione: tenete giù le mani dalla MIA coscienza.
Quello che è bene per ME in questo caso lo decido IO.
Quando la roba riguarda la coscienza il meccanismo è questo.

E quello che per me è Bene, per un altro può essere Male.
E viceversa.
In una certa situazione il MIO comportamento sarà diverso dal SUO comportamento, ed entrambi saremo pienamente legittimati a portare in fondo le nostre scelte.

Il problema si pone quando qualcuno vuole imporre a ME la scelte di coscienza che LUI ritiene giuste.
Come cazzo si permette?
Ogni tanto per esempio scappa fuori qualche fanatico antiabortista che si mette a urlare "ASSASSINI!".
In questo caso c'è una sola risposta possibile: taci, IDIOTA: le scelte della TUA coscienza non si applicano a me..

Punto.
Quello che si applica a ME nelle questioni di Bene e di Male lo decido IO, e non tu.

Per dire: benitoche all'epoca era FELICISSIMO che ci fosse una legge sull'aborto. Oggi ha cambiato idea.
Più che legittimo: ma quello è un problema che riguarda solo LUI.


Prima in Italia l'aborto era un reato. Era un reato perché il Vaticano diceva che abortire era Male, e tutti dovevano adeguarsi.(2)
La legge sull'aborto ha portato il discorso sul piano della coscienza individuale.
Non ti impone di abortire, e non ti impone di non farlo: lascia decidere a te.

E ognuno è chiaramente obbligato a prendersi carico delle PROPRIE decisioni.
Si sente parlare spesso di uno Stato troppo oppressivo: bene, sia chiaro che non ci si può lamentare che lo Stato concede troppe poche libertà e CONTEMPORANEAMENTE dire che ne concede troppe.







Discussione da bestie tre: il Titolo.

Una deriva bizzarra che ha preso la discussione è sostenere che l'aborto sia una decisione riguarda esclusivamente la Donna.
Che grande CAZZATA.

Questo è vero solo in due occasioni: in caso di stupro o in caso di clonazione umana.(3)
Stop.

Fino a prova contraria negli altri casi per avere un figlio bisogna essere in due.
Quindi ENTRAMBI i genitori hanno pieno titolo di dire la loro sulla questione.
L'aborto coinvolge sia il padre che la madre: il figlio è di entrambi.

Questa cosa risulta anche a voi oppure ho delle informazioni sbagliate?


Tradurre in pratica questo concetto però crea più problemi di quanti ne risolva; di conseguenza si è deciso di lasciare alla donna il diritto dell'ultima parola.
Ma questo non significa per un cazzo che l'aborto sia un problema esclusivamente SUO: è solo che garantire pienamente il diritto di veto da parte del padre del bambino avrebbe potenzialmente creato talmente tante complicazioni, eccezioni, depravazioni e assurdità che nessuno ha trovato il modo di risolvere questo dilemma.(4)

Ma dire che in virtù di questo fatto SOLO le donne sono titolate a parlare di aborto non è una posizione femminista: più semplicemente, è una posizione idiota.







(1) Che è la posizione attuale della legge sull'aborto. Fino a un certo punto il feto è solo un ammasso di cellule, quindi puoi abortire.
Alla mezzanotte di un determinato giorni il feto diventa all'improvviso un essere umano a tutti gli effetti. Dopo quel giorno si può abortire praticamente solo se la gravidanza comporta rischi per la vita della madre.
Questo significa che se si deve scegliere fra la vita del "feto" e quella della madre, secondo la legge si sceglie SEMPRE quella della madre.
La madre può decidersi di opporsi e portare avanti comunque la gravidanza, e in quei rari casi giornali come Gente e Oggi triplicano le loro vendite.
Ma questo è trascurabile: se fra la vita del feto e quella della madre la legge prevede che si debba privilegiare SEMPRE quella della madre, questo significa solo che lo status di "persona" del feto è inferiore a quello della madre.
Punto.

Per inciso, questo status inferiore è anche quello riconosciuto dalla Chiesa cattolica. Anche se utilizza molti giri di parole per non ammetterlo esplicitamente, la Chiesa ammette la CERTEZZA della morte del feto bambino di fronte a un RISCHIO per la vita della madre. Ovviamente in questo caso per poter procedere a quell'aborto che proprio secondo la Chiesa è un aborto del tutto legittimo, la posizione della Chiesa stessa è che sia obbligatorio che la madre venga riempita sia prima che dopo con tonnellate di sensi di colpa.


(2) Sempre per gli stessi motivi anche divorziare era proibito: si veniva condannati al matrimonio all'ergastolo. Però in compenso ti venivano offerti grandi sconti sulla pena se uccidevi tua moglie, quindi le cose si bilanciavano.


(3) Non è valido neppure nel caso di partenogenesi.
Nell'unico caso che al momento si è verificato, quello della Madonna, se Maria si fosse provata anche solo a pensare di abortire lei e Giuseppe si sarebbero ritrovati la casa inondata dalle acque e invasa da miliardi di cavallette carnivore.


(4) Per esempio, è vero che il marito non può opporsi all'aborto; ma è altrettanto vero che fino a qualche tempo fa se la moglie abortiva a dispetto dell'opinione del marito, a quest'ultimo di solito veniva riconosciuta la possibilità di ottenere un divorzio per colpa.
Poi non so se e come si siano modificate le cose.
Inviato il: 2/11/2010 11:36
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  •  effeviemme
      effeviemme
Re: Aborto...ma dov'è la ragione?
#231
Mi sento vacillare
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Notturno cit.:

Se avessi letto i miei post non avresti detto queste cose inesatte.

Ho scritto da subito che lo Stato DEVE caricarsi TUTTE le incombenze che derivano da una gravidanza difficile o indesiderata.

E' ovvio che questo risponde direttamente alla tua richiesta di "condizioni di serenità" che invochi.

E questo l'ho scritto come primo o secondo mio post, per cui, francamente il duro d'orecchi va cercato altrove.
---------------------------------------------

Il ritaglio di giornale proposto da dr_julius nel post 74, dovrebbe bastare a dare l'idea
della qualità e dell'impostazione dei supporti che fornisce lo stato alle madri.
Per questo, non penso di aver detto cose inesatte, nè di sbagliare di molto parlando di durezza d'orecchi.


cit.:

Ma c'è qualcosa che non capisco: quando tu dici che il maschio si arroga la scelta che compete, invece, solo alla donna, tu parti da un presupposto apodittico: la scelta compete alla donna.

E ti ripeto: questo è vero (parzialmente) SOLO se consideriamo l'embrione come NON VIVO, altrimenti la scelta non compete a nessuno!

Donna o uomo che sia.

Non ti pare?

Allora perché ci affanniamo a discutere a chi debba competere la scelta se prima non affrontiamo il concetto di vita?
---------------------------------

Che il maschio si arroghi il diritto di imporre la prosecuzione della gravidanza è un
orientamento emerso in più post.
Qualsiasi organismo, semplice o complicatissimo, che funziona e si sviluppa si può ritenere vivo, altrimenti è un organismo morto.
Ma indipendentemente dal fatto che l'embrione sia o no "vivo", rimango convinto che l'ultima scelta tocchi alla gravida.
Se a "VIVO" vuoi far coincidere il concetto di "persona", a questo punto credo che dipenda dalle cognizioni di ciascuno di noi, che comporta almeno tre miliardi di possibili convinzioni differenti; quale potrà essere la convinzione "giusta"?
Se desideriamo che le "nostre" convinzioni (quelle di una persona a caso) vengano condivise ed accettate, l'unica strada potrà essere quella dell'esempio, che chi apprezzerà
seguirà, ma non la strada dell'imposizione.
Sempre IMHO, naturalmente.

ciao
fvm
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Inviato il: 2/11/2010 11:42
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  •  effeviemme
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Re: Aborto...ma dov'è la ragione?
#232
Mi sento vacillare
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Pispax cit.:

Ma dire che in virtù di questo fatto SOLO le donne sono titolate a parlare di aborto non è una posizione femminista: più semplicemente, è una posizione idiota.
-------------------------------

Chiaro;
solo una "precisazione", però: si parlava, se non sbaglio io, del diritto ultimo di scelta di abortire, non del diritto a parlarne.


ciao
fvm
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Inviato il: 2/11/2010 12:05
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  •  benitoche
      benitoche
Re: Aborto...ma dov'è la ragione?
#233
Dubito ormai di tutto
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@Pispax

I fatti dicono altro,credo
Nessuna clinica in Svizzera,quelle non sono certo cliniche per gente comune come me;oggi avrei tre figli e mi sarei sposato qualche anno prima
La strada sarebbe stata senza uscita
Così era per i nostri padri così sarebbe stato per me
Tutto molto semplice
Le tue affermazioni avrebbero avuto un minimo di senso se io poi non avessi costruito una famiglia con la stessa donna,ma ripeto i fatti dicono altro


Il discorso aborto NWO,non è certo una mia invenzione,il controllo demografico è ampiamente discusso alla luce del sole,di spunti su Luogocomune c'è ne sono a bizzeffe,i miei post sono solo una piccola parte del materiale a disposizione
Non posso credere che un'utente navigato come te non ne sia a conoscenza
Se ci mettiamo a contestare anche questo davvero mi viene da dubitare
Non ci posso credere
Fino a qualche anno fà era pane quotidiano su questo sito;oggi ne neghiamo l'esistenza?
Mamma mia da paura

PS
Solo una cosa non mi è piaciuta,la parola bestie
Quella non riesco a giustificartela
Mancava poco che mi chiamassi gojim

Alla tua Pispax
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Inviato il: 2/11/2010 13:02
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  •  Red_Knight
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Re: Aborto...ma dov'è la ragione?
#234
Sono certo di non sapere
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Le cartine di tornasole dell’attuale degrado umano sono veramente infinite. Mi si chiede, come se fosse una opzione pacificamente, scontatamente praticabile, se, ritenendo eticamente inaccettabile un comportamento, io pensi che ne debba discendere un effetto concreto oppure no. Straordinario.


Hai anche un po' rotto il cazzo. Ti faccio un esempio: per me l'egoismo è eticamente inaccettabile. È una delle cose peggiori della natura umana, e dovrebbe essere evitato come la peste da parte di chiunque.

Ma una legge che "impone" l'altruismo la avverserei, per una serie di motivi che forse potrai intuire. Non solo: sarebbe praticamente impossibile farla rispettare in ogni caso, e quindi se anche la volessi non avrebbe comunque senso invocarla.
Inviato il: 2/11/2010 13:45
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  •  Calvero
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Re: Aborto...ma dov'è la ragione?
#235
Sono certo di non sapere
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Scusa, ma allora delle due l'una: o tu hai già avuto qualche gravidanza, oppure stai latrando a sproposito.

Quale delle due?


Cos'è che ti sfugge?

Nessuna delle due. Chi NON SA, non ha possibilità di imporre scelte, ma di rispettare CHI SA.

Io non sto imponendo niente. Quindi il tuo - ma allora delle due l'una - è una domanda che non mi può riguardare.

Infatti io NON sto dicendo che a differenza di te io saprei. Io NON so.

Io sto dicendo che né io, né te sappiamo cosa sia essere madri, quindi la loro scelta noi non possiamo condannarla con la sicumera che in molti, con prepotenza, stanno mostrando.

L'uomo non può avere il potere di condannare una cosa che non può comprendere.

Paradossale? ma neanche di striscio. E' la natura.
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Misti mi morr Z - 283 - Una volta creato il manicomio, la ragione l'ha sempre il direttore; che l'abbia o meno
Inviato il: 2/11/2010 13:48
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  •  Calvero
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Re: Aborto...ma dov'è la ragione?
#236
Sono certo di non sapere
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....
solo una "precisazione", però: si parlava, se non sbaglio io, del diritto ultimo di scelta di abortire, non del diritto a parlarne.



Pulito, preciso, conciso, cristallino .. giusto fvm ..
_________________
Misti mi morr Z - 283 - Una volta creato il manicomio, la ragione l'ha sempre il direttore; che l'abbia o meno
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Re: Aborto...ma dov'è la ragione?
#237
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Se ritenete davvero che provare (o anche solo "poter provare") quell'angoscia costituisca un presupposto necessario per fare valutazioni etiche, morali o giuridiche, spiegatemene il motivo.

Io non lo trovo.


Infatti stai cercando dalla parte sbagliata. Come quell'uomo che cerca di comprendere come mai quando si infila un Tampax non riesce a trovare dei vantaggi.

Qui nessuno sta svicolando. Sei tu che scivoli sul preconcetto per cui potresti comprendere. NON PUOI. MAI POTRAI. Continui a creare falsi problemi che potrebbero avere soluzioni solo nel nostro mondo maschile e non nell'universo trascendentale di cosa sia una madre; una gravidanza; una simbiosi tra due esseri che si compenetrano e trasformano una donna in madre.
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Re: Aborto...ma dov'è la ragione?
#238
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Ho scritto da subito che lo Stato DEVE caricarsi TUTTE le incombenze che derivano da una gravidanza difficile o indesiderata.

E' ovvio che questo risponde direttamente alla tua richiesta di "condizioni di serenità" che invochi.

E questo l'ho scritto come primo o secondo mio post, per cui, francamente il duro d'orecchi va cercato altrove.


Questo è vero, ma è una tematica che non è a monte del problema. Su quel che dici nessuno può discordare. Il problema è etico. Profondamente non hai compreso che non è un gioco di parole. Infatti la diatriba è scoppiata su come la Donna non possa essere condannata e NON su come ipoteticamente non venga aiutata. PER lei questo aiuto potrebbe non essere accettabile e la sua scelta rimane profondamente SUA.

Citazione:


E ti ripeto: questo è vero (parzialmente) SOLO se consideriamo l'embrione come NON VIVO, altrimenti la scelta non compete a nessuno!

Donna o uomo che sia.



e chi lo dice? la morale?

Citazione:

Allora perché ci affanniamo a discutere a chi debba competere la scelta se prima non affrontiamo il concetto di vita?


Perché la vita non è tua, è sua.

Citazione:


Se la donna decide di non abortire, nascerà un bambino.

Quel bambino dovrà, PER LEGGE, essere accudito e mantenuto in tutto e per tutto DAI DUE GENITORI: PADRE E MADRE.

Allora perché ritieni che la scelta debba essere solo della donna?

Lei lo porta per nove mesi, giusto!

Ma il padre, insieme a lei, lo dovrà mantenere PER TUTTA LA VITA!

Allora perché non si tiene in debito conto anche l'opinione del padre?

Ha senso questa situazione, secondo te?


E chi ha detto che non si deve tenere conto dell'opinione del padre? ma come in una riunione di consiglieri, la decisione ultima è di chi la Natura ha deciso sia Madre.
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Misti mi morr Z - 283 - Una volta creato il manicomio, la ragione l'ha sempre il direttore; che l'abbia o meno
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Re: Aborto...ma dov'è la ragione?
#239
Sono certo di non sapere
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Da Fleed / Umon
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Fino a prova contraria negli altri casi per avere un figlio bisogna essere in due.
Quindi ENTRAMBI i genitori hanno pieno titolo di dire la loro sulla questione.
L'aborto coinvolge sia il padre che la madre: il figlio è di entrambi.




Sacrosanto, infatti le decine e decine di post che si sono "scannati" sono riguardanti la diatriba scatenatasi sull'ipotetica ed efferata violenza di una costrizione che viene denominata dalla Legge - stupro -
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Misti mi morr Z - 283 - Una volta creato il manicomio, la ragione l'ha sempre il direttore; che l'abbia o meno
Inviato il: 2/11/2010 14:15
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  •  Calvero
      Calvero
Re: Aborto...ma dov'è la ragione?
#240
Sono certo di non sapere
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Da Fleed / Umon
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Su questa roba non esiste una risposta univoca. Ognuno risponde a modo suo.
Dipende esclusivamente dalle nostre credenze e dai nostri valori.
La cosa non ha nessuna implicazione di carattere sociale. Rientra in un ambito particolare, quello del Bene e del Male visti in ambito soggettivo.
Detta in altre parole, è un problema di COSCIENZA.


E questo mette fine alla discussione: tenete giù le mani dalla MIA coscienza.



Bravo Pispax, né più né meno.

Evita però di parlare di "Bestie" così genericamente sui concetti, oppure attacca direttamente chi devi attaccare,
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Inviato il: 2/11/2010 14:18
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