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#271
Dubito ormai di tutto
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Citazione:

redna ha scritto:

l'impossibilità di avere la costituzione consiste anche nel non avere un territorio legittiamente delimitato.Pertanto come si possono fare leggi su di un territorio non 'legalmente' proprio?
La cisgiordania e le alture di golan sono state rubate.L'ONU non gliele ha mai date e nemmeno Gerusalemme è la capitale dello stato ebraico anche se gli ebrei ritengono 'giusto' sia così.
Quindi come è possibile emanare leggi su territorio NON legittimati e per giunta soggetti a risoluzioni dell'ONU che sono da sempre disattese grazie al veto USA?


Gesu', ma è un'altra cazzata enorme!!!!

Una costituzione vieve emanata ed approvata da un paese, non dall'ONU!

E ogni paese se ne fa una sua, come cazzo gli pare e piace, anche incongrua, se anche contenesse delle petizioni di principio o delle cose poco corrette, sarebbe egualmente una Costituzione a tutti gli effetti!

Ma come cazzo vengono queste idee..... io davvero mi domando che basi si abbiano per dire cose simili......

Giusto per colmare ulteriormente il vaso che già gronda di assurdità, la Costituzione è una LEGGE, di rango diverso da quelle comuni, ma pur sempre una legge!

E Israele legifera eccome!

Perché si dice "come si possono fare leggi su di un territorio non 'legalmente' proprio?"???

Si fanno! Le fanno! Già le fanno!!!!

Dove cazzo si intravvede l'assunta "impossibilità"!?!?!?!?

Ma porca miseria................... e' scandaloso!
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(Stefano Bartezzaghi)
Inviato il: 29/4/2010 18:12
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Re: i vicini di casa
#272
Dubito ormai di tutto
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notturno:

Questo vuol dire che se uno stato ha la forma istituzionale di "regno" non può definirsi una "democrazia"?

Quindi la Gran Bretagna non è una democrazia?

shm:

Pensaci bene non ho detto che un regno non può essere una democrazia e quindi la Gran Bretagna non lo è...(questo sillogismo è tuo)

Ti ho fatto notare invece che un Regno senza una costituzione non può essere equiparato con tanta facilità ad uno Stato che si reputa democratico perché anch'esso senza una costituzione...

Tenevo a farti notare l'apparente somiglianza che corre tra i due Paesi senza costituzione, laddove, però, il Regno Unito ha un ordinamento politico, ovviamente differente respetto a quello d'Israele, che si rifa ad oltre 2 secoli di storia di usi e consuetudini.

Il fatto che Israele e Gran Bretagna hanno in comune di non avere una costituzione, il che è un dato fine a sé stesso, non legittima poi un'equiparazione tra i due ordinamenti dal momento che la Gran Bretagna ha maturato un ordinamento plurisecolare e Israele è poco più di mezzo secolo che convive con un problema di illegittimità della propria esistenza irrisolto fin da prima della sua stessa nascita.

Notturno:

Io credevo che le categorie antagoniste fossero "Regno/Repubblica" e "Democrazia/Dittatura"...

shm:

infatti è così

notturno:

(Peraltro, a me sembrava che Redna avesse detto: "...mi dovresti almeno dire quale altro stato al mondo non ha la costituzione... e a me smbrava che la tua risposta "Gran Bretagna" fosse perfetta.)

shm:

...ho anticipato l'intervento di pispax in modo che non ne approfitti troppo per stendere il suo solito lenzuolo di autoreferenza pura e non s'intestardisca nella troppo banale preda dell'assolutismo innocuo in cui è incappato Redna.
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“Se un ebreo ortodosso mi considera "immondo" o mi saluta per primo per non dover essere costretto a rispondere al mio saluto, la cosa non preoccupa più di tanto.” (John)
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Inviato il: 29/4/2010 18:22
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Re: i vicini di casa
#273
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 21/8/2008
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Citazione:

notturno:

Questo vuol dire che se uno stato ha la forma istituzionale di "regno" non può definirsi una "democrazia"?

Quindi la Gran Bretagna non è una democrazia?

shm:

Pensaci bene non ho detto che un regno non può essere una democrazia e quindi la Gran Bretagna non lo è...(questo sillogismo è tuo)

Ti ho fatto notare invece che un Regno senza una costituzione non può essere equiparato con tanta facilità ad uno Stato che si reputa democratico perché anch'esso senza una costituzione...

Tenevo a farti notare l'apparente somiglianza che corre tra i due Paesi senza costituzione, laddove, però, il Regno Unito ha un ordinamento politico, ovviamente differente respetto a quello d'Israele, che si rifa ad oltre 2 secoli di storia di usi e consuetudini.

Il fatto che Israele e Gran Bretagna hanno in comune di non avere una costituzione, il che è un dato fine a sé stesso, non legittima poi un'equiparazione tra i due ordinamenti dal momento che la Gran Bretagna ha maturato un ordinamento plurisecolare e Israele è poco più di mezzo secolo che convive con un problema di illegittimità della propria esistenza irrisolto fin da prima della sua stessa nascita.


Adesso credo di aver capito.

In effetti le due posizioni (GB e Israele) sono molto diverse tra loro. Almeno tanto quanto è diversa la loro storia.

Sai, è molto interessante la questione che introduci sulla genesi (legittima o no) di Israele.

Perché fa diretto riferimento a un argomento assai spinoso: la nascita di uno Stato e la sua "legittimazione".

Per quel che ricordo io (molto approssimativamente), la stragrande maggioranza di Stati ha avuto origine da guerre e da appropriazioni di territori e di intere popolazioni.

Inghilterra, Francia, Spagna, Germania, ecc.... hanno tutte avuto origine da guerre, massacri e spesso genocidii.

La stessa Italia è nata da azioni violente che non hanno trovato l'appoggio del popolo, ma che si sono basate su semplici decisioni di piccole élites.

L'impresa dei Mille ne è un bell'esempio, ma non l'unico.

Il regno delle due Sicilie (che per un breve tempo aveva anche adottato una sua costituzione, dopo il '48), fu annesso al Regno di Sardegna così, d'amblait.

Non trovo tracce di referendum.

Né di adesione popolare di alcun genere.

E lo stessa cosa si può dire di moltissimi eventi che hanno dato origine a uno dei tanti Stati "legittimi" che oggi compongono l'ONU.

Sicché viene una domanda: cosa rende Israele MENO legittimo dell'Italia?

O meno legittimo degli USA?
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(Stefano Bartezzaghi)
Inviato il: 29/4/2010 19:00
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Re: i vicini di casa
#274
Dubito ormai di tutto
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Da perugia
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notturno:

Sicché viene una domanda: cosa rende Israele MENO legittimo dell'Italia?

shm:

In italia gli italiani non si sono assembrati in colonie meno di un secolo e mezzo fa ai danni dei nativi e poi hanno fatto i loro comodi, cacciandoli, e poi istituendosi uno Stato, facendoselo riconoscere dai Governi compiacenti.

In Italia gli italiani non hanno introdotto una lingua in disuso poco più di un secolo fa... Che mi risulti abbiamo addirittura tracce di un tizio che scriveva in volgare fin dal 1300 ed è rinomato ancora oggi in tutto il mondo(Nel mezzo del cammin di nostra vita...)!

Abbiamo subito influenze, occupazioni, sconfitte di tutti i tipi ma è tutto ciò rende legittima l'esistenza dell'Italia proprio per questo.

Se invece fossimo rimasti in Eritrea, per esempio, se avessimo reclamato quel territorio come nostro perché 2 millenni prima occupato provvisoriamente da noi, se avessimo fatto una pulizia etnica scacciando i nativi e rinchiudendoli in prigioni a cielo aperto, se avessimo reso profuga quella gente, allora si direi che l'esistenza del nostro Stato aveva una legittimità identica a quella di Israele.

Ma noi dall'Eritrea ce ne siamo andati...

Per quanto riguarda gli USA la cosa è tuttora condannabile visto il genocidio degli indiani e la complicità della Chiesa...

Ma proprio per questo dovremmo evitare che si ripeta una cosa simile.

EDIT: Anzi a mio avviso lo è ancor di più di Israele, sotto certi aspetti.

Non credi anche tu?
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Inviato il: 29/4/2010 19:24
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Re: i vicini di casa
#275
Dubito ormai di tutto
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Citazione:

shm ha scritto:
notturno:

Sicché viene una domanda: cosa rende Israele MENO legittimo dell'Italia?

shm:

In italia gli italiani non si sono assembrati in colonie meno di un secolo e mezzo fa ai danni dei nativi e poi hanno fatto i loro comodi, cacciandoli, e poi istituendosi uno Stato, facendoselo riconoscere dai Governi compiacenti.

In Italia gli italiani non hanno introdotto una lingua in disuso poco più di un secolo fa... Che mi risulti abbiamo addirittura tracce di un tizio che scriveva in volgare fin dal 1300 ed è rinomato ancora oggi in tutto il mondo(Nel mezzo del cammin di nostra vita...)!

Abbiamo subito influenze, occupazioni, sconfitte di tutti i tipi ma è tutto ciò rende legittima l'esistenza dell'Italia proprio per questo.

Se invece fossimo rimasti in Eritrea, per esempio, se avessimo reclamato quel territorio come nostro perché 2 millenni prima occupato provvisoriamente da noi, se avessimo fatto una pulizia etnica scacciando i nativi e rinchiudendoli in prigioni a cielo aperto, se avessimo reso profuga quella gente, allora si direi che l'esistenza del nostro Stato aveva una legittimità identica a quella di Israele.

Ma noi dall'Eritrea ce ne siamo andati...

Per quanto riguarda gli USA la cosa è tuttora condannabile visto il genocidio degli indiani e la complicità della Chiesa...

Ma proprio per questo dovremmo evitare che si ripeta una cosa simile.

EDIT: Anzi a mio avviso lo è ancor di più di Israele, sotto certi aspetti.

Non credi anche tu?


E credo proprio di si!

Concordo con quel che dici.

Di fatto c'è stata un'immigrazione di massa in Israele (se ho ben capito) che ha esautorato i palestinesi e da lì è stato un conflitto continuo, che ha portato ai massacri e alle atrocità di questi tempi.

Però resta un problema.

E' vero che i piemontesi non hanno fatto quello che hanno fatto gli Israeliani.

Sta di fatto, però, che hanno invaso uno Stato straniero, hanno militarmente occupato le istituzioni, hanno ucciso tutti gli oppositori, hanno stroncato ogni forma di resistenza (che hanno chiamato "brigantaggio", così come oggi li avrebbero chiamati "terroristi"), massacrando decine di migliaia di "briganti", hanno depredato tutto l'oro del Regno delle due Sicilie (che era TANTISSIMO e che garantiva la moneta al 100% del suo valore nominale), hanno sottratto ogni forma di tecnologia e di industria (opifici, fonderie, officine meccaniche, industrie estrattive, navali e ferroviarie tra le più progredite al MONDO, conoscenze, competenze e brevetti relativi alle macchine a vapore delle navi, e scuole di formazione per i macchinisti navali, che prima erano sempre e solo INGLESI), hanno depredato, saccheggiato, ucciso, annientato un popolo, portando miseria e desolazione fino a centuplicare l'emigrazione all'estero, come unica forma di sopravvivenza e difesa.

EDIT: per quanto concerne la lingua, poi, il Dante che citi non era "patrimonio comune" del popolo italiano.

Nel Regno di Sardegna si parlava francese.

I giovani andavano a studiare in Francia perché solo li' potevano trovare università, visto che in Piemonte non ne avevano (mentre nel Regno delle due Sicilie le università operanti erano già due, se ben ricordo, e la terza era stata già avviata quando i Mille sbarcarono a in Sicilia).

E il Re, i ministri, Cavour e tutto il "top management" piemontese continuava a pensare e parlare innanzitutto in francese e molto meno in italiano (come continua ad essere anche oggi, con gli "eredi di casa Savoia").

La vexata quaestio della "lingua italiana" fu uno dei primi problemi che si posero per i nuovi "padroni", che dovettero inventarsene una (tra le mille diversissime lingue parlate nella penisola) e decisero che quella toscana fossa la più idonea a fissare i canoni di una lingua comune (cosa che condivido appieno, amando io lingua, cultura e genti della Toscana).

Fino alla prima guerra mondiale i soldati italiani non si capivano tra loro, tanto che numerosissime furono le segnalazioni di difficoltà nella diffusione dei comandi proprio a causa della lingua.

Io mi rendo conto che sono storie diverse.

Che diverse sono state le atrocità commesse.

Ma se Israele non è "legittimo", allora, per lo stesso metro di giudizio, non lo è l'Italia.

E temo che pochi (forse nessuno) siano i paesi dell'ONU che possano vantare origini meno sanguinose e, per questo, più legittime.

Sicché, se tutto questo fosse vero (e io credo che lo sia), non pensi che l'argomento della "legittimità dello Stato di Israele" sia un tantino superato?

Forse, invece di concentrarci contro lo Stato, dovremmo affrontare LE AZIONI di quello Stato.

Mi spiego meglio: chiunque esso sia, legittimato o no nella nascita, se commette abominii va condannato.

Tu che ne pensi?
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(Stefano Bartezzaghi)
Inviato il: 29/4/2010 20:11
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  •  redna
      redna
Re: i vicini di casa
#276
Sono certo di non sapere
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Citazione:
notturno:

(Peraltro, a me sembrava che Redna avesse detto: "...mi dovresti almeno dire quale altro stato al mondo non ha la costituzione... e a me smbrava che la tua risposta "Gran Bretagna" fosse perfetta.)

shm:

...ho anticipato l'intervento di pispax in modo che non ne approfitti troppo per stendere il suo solito lenzuolo di autoreferenza pura e non s'intestardisca nella troppo banale preda dell'assolutismo innocuo in cui è incappato Redna.
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non sono qui a rovinare il vostro idillio....ma vorrei almeno capire in che cosa consiste ...' il troppo banale preda dell'assolutismo innocuo in cui è incappato redna.
A parte il fatto che redna ha già chiesto più di una volta di dare risposte e non le ha avute, non sarà il caso,almeno, di dare risposte pertinenti.
Shm vedo che sei tu incappato in qualcosa di cui poi te ne sei uscito facendo anche la parte dell'eroe....ma questo non significa che altri abbocchino.
Pertanto invece di pensare agli assolutismi innocui sarebbe il caso di dare l'unica risposta: quali altri stati, oltre israele, non hanno la costituzione?
Non è nemmeno una domanda difficile.Ma è più facile parlare di 'assolutismo innocuo' che non ha nulla a che fare nel contesto della discussione.

La risposta granbretagna non era per nulla perfetta e un'altra volta cerca almeno di capire subito l'errore che stai facendo.

Citazione:
Sicché, se tutto questo fosse vero (e io credo che lo sia), non pensi che l'argomento della "legittimità dello Stato di Israele" sia un tantino superato?


da accaponare la pelle....
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C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Inviato il: 29/4/2010 21:20
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Re: i vicini di casa
#277
Dubito ormai di tutto
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Redna:

non sono qui a rovinare il vostro idillio....ma vorrei almeno capire in che cosa consiste ...' il troppo banale preda dell'assolutismo innocuo in cui è incappato redna.

Shm:

L’aver scritto:
“E considerato che non capisci che cosa determina una costituzione per un paese mi dovresti almeno dire quale altro stato al mondo non ha la costituzione o almeno una carta in cui si definisce la struttura dello stato.”

Suona come artifizio retorico per indurre l’interlocutore a credere che non esistano altri Stati al mondo senza costituzione.

Il che equivale ad un assolutismo che solitamente è discutibile per sé stesso. Se leggi i commenti di pispax in questo topic te ne puoi fare una cultura…

E puoi notare anche come poi nelle sue contro-argomentazioni citi gli utenti che cadono in questo banale errore.

Siccome ho visto quella frase di pispax che mi ha lasciato sgomento:

“Fino a quando non sarete in grado di sorprendere il mondo scientifico dimostrando che esiste una "Razza Palestinese", diversa da quella araba, questi ragionamenti non c'entrano un emerito cazzo rispetto alle politiche "naziste" di Israele.”

Cercherei di fare il possibile per evitare che si attacchi ad alcunché, per fare nuove affermazioni simili o peggiori…

Redna:

A parte il fatto che redna ha già chiesto più di una volta di dare risposte e non le ha avute, non sarà il caso,almeno, di dare risposte pertinenti.
Shm vedo che sei tu incappato in qualcosa di cui poi te ne sei uscito facendo anche la parte dell'eroe....ma questo non significa che altri abbocchino.

Pertanto invece di pensare agli assolutismi innocui sarebbe il caso di dare l'unica risposta: quali altri stati, oltre israele, non hanno la costituzione?

Shm:

In cosa sono incappato?! Ho fatto una precisazione riguardo a quanto hai scritto! …ancora ne ho da fare diverse su certe cose che ha scritto pispax nei post più vecchi, una tra tutte: “l’esercito arabo era ben armato quando nel ’48 attaccò il nuovo Stato d’Israele”, oppure che Finkelstein, nel suo libro, “non usa mai il termine sionismo”!

Comunque ritornando al discorso di quale Paese oltre ad Israele non abbia una costituzione, mi sembra che soltanto la Gran Bretagna non ne abbia una, anche se, ed è per questo che lo consideravo innocuo l’assolutismo, ha “almeno una carta in cui si definisce la struttura dello stato” attraverso leggi scritte, diritto consuetudinario e convenzione come dice il link dell’ambasciata inglese.

Redna:

Non è nemmeno una domanda difficile. Ma è più facile parlare di 'assolutismo innocuo' che non ha nulla a che fare nel contesto della discussione.

Shm:

La discussione è fatta da diversi utenti dove non tutti la pensano come te e alcuni potrebbero approfittarsi quando meno te l’aspetti. Almeno, a giudicare da certi interventi letti in precedenza…

Con questo credo che ci siamo chiariti.
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Re: i vicini di casa
#278
Dubito ormai di tutto
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Notturno:
Io mi rendo conto che sono storie diverse.
Che diverse sono state le atrocità commesse.

Ma se Israele non è "legittimo", allora, per lo stesso metro di giudizio, non lo è l'Italia.
E temo che pochi (forse nessuno) siano i paesi dell'ONU che possano vantare origini meno sanguinose e, per questo, più legittime.
Sicché, se tutto questo fosse vero (e io credo che lo sia), non pensi che l'argomento della "legittimità dello Stato di Israele" sia un tantino superato?

Forse, invece di concentrarci contro lo Stato, dovremmo affrontare LE AZIONI di quello Stato.
Mi spiego meglio: chiunque esso sia, legittimato o no nella nascita, se commette abomini va condannato.

Tu che ne pensi?

Shm:

Io penso che non siano soltanto due cose diverse, credo anche che siano diametralmente opposte e da considerare realtà non equiparabili una all’altra poiché in una delle due sussiste un’illegittimità parziale o relativa ma coerente mentre nell’altra c’è una illegittimità totale, assoluta, evidente ma oltretutto incoerente...

Nel regno che è stato annesso a quello d’Italia c’erano provincie che volevano l’unificazione, se non ricordo male Basilicata e Puglia erano due tra queste, ma qui rientreremmo nei connotati di una guerra civile con fazioni interne che tradirono il regno in difesa o si lasciarono corrompere o disertarono come in Sicilia, all’improvviso, o in Calabria al proseguo dell’avanzata dei 1000.

Le conseguenze della resistenza furono atroci e rimangono controverse e a mio avviso condannabili ancora oggi. Tuttavia il processo di unificazione è un fenomeno che non ha vissuto soltanto l’Italia, non per questo intendo dire che quello dell’Italia è meno grave, ed è stato per così dire fisiologico anche per altri Stati a spese più o meno gravi della popolazione civile che ne ha subito un cambiamento senza sentirne, nella sua interezza, il bisogno.

Ma paragonare l’unificazione di un Paese alla colonizzazione di un territorio sulla pelle dei nativi residenti con successivo insediamento del proprio Stato e poi costringerli, a decenni di distanza, a vivere in prigioni a cielo aperto sotto continua minaccia armata mi sembra un’altrettanta boiata.

Almeno nel Regno d’Italia i “conquistati” continuavano a vivere nelle case dove vivevano prima, gli arabi nel migliore dei casi venivano deportati in campi profughi fatti di tende in attesa di risolvere il dilemma del cosa farsene.

Non so se hai letto “La pulizia etnica”, lì viene descritta perfettamente l’indole dell’arabo e della sua mentalità predisposta all’adattamento… purché in armonia! L’arabo, pur visto privarsi del proprio villaggio si spostava in un altro e cercava di rifarsi una vita… Parlo dei civili: erano disposti a condividere il territorio, il sionismo no.

Se il sionismo non avesse discriminato l’arabo, se avesse instaurato un rapporto di convivenza rispettando la popolazione nativa e se (utopia) avesse acconsentito alla totale presenza araba, invece che deportarne la maggioranza per ottenere viceversa l’agognata maggioranza ebraica, all’interno dello Stato d’Israele a quest’ora probabilmente non ci sarebbe Gaza o i territori.

N.B.

Per il fatto della lingua anziché Dante potrei benissimo elencarti alcuni esponenti della scuola siciliana, presenti con un volgare dal quale riprenderà successivamente lo stesso Dante, quasi un secolo prima di lui, che il senso non cambierebbe, senza poi star troppo a voler ricordare che il Regno delle Due Sicilie rientrerà esso stesso nelle mire dell’unificazione…

Per curiosità che intendi scrivendo:

“per quanto concerne la lingua, poi, il Dante che citi non era "patrimonio comune" del popolo italiano.”

Di chi era patrimonio esclusivo Dante?!
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Inviato il: 29/4/2010 23:51
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  •  Pispax
      Pispax
Re: i vicini di casa
#279
Sono certo di non sapere
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Florizel, perdonami.

Avevo garantito che non avrei disturbato i Cultisti nelle loro liturgie.
E invece l'ho fatto.
Mi brucia parecchio, perché io sono un fautore della libertà di religione.

Ti lascio con i tuoi Testi Sacri, la "cartina" del 1918 e il "brano" del 1925, e con la tua assoluta convinzione che questi spieghino la realtà di oggi.


Ti lascio anche con i Libri dei Profeti, cioè quegli Articoli scritti dai Giornalisti e Intellettuali con i famosi "Controcoglioni".

Il fatto che NESSUNA delle loro profezie si sia avverata è sicuramente un problema per il tessuto spaziotemporale: quando le cose predette da un Profeta non si avverano nella realtà, di sicuro la colpa è della Realtà.
Non certo del Profeta.


Detto questo comprenderai perché abbandono il confronto con te.
Ho il cervello obnubilato dai grassi animali e questo mi rende difficile affrontare le Discussioni Mistiche.

Quindi mi ritiro con i Laici (ammesso di trovarne) cercando di parlare dei Fatti piuttosto che delle Chiacchiere.

Ti auguro un Percorso Spirituale luminoso e senza deflessione alcuna.
Inviato il: 30/4/2010 0:09
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  •  Pispax
      Pispax
Re: i vicini di casa
#280
Sono certo di non sapere
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Vediamo se riusciamo a uscire fuori da tutta una serie di incredibili fraintendimenti - così tanto incredibili che non posso fare a meno di pensare che qualcuno stia ciurlando nel manico.




Rifacciamoci dai punti basilari: le definizioni.





RAZZISMO

Secondo il Sabatini-Colletti il razzismo è:

"Ideologia che, fondata su un'arbitraria distinzione dell'uomo in razze, giustifica la supremazia di un'etnia sulle altre e intende realizzarla attraverso politiche discriminatorie e persecutorie"


Secondo Hoepli invece:

"Dottrina che sostiene la superiorità di una razza sulle altre e che propugna la necessità di mantenerla pura, evitando perciò ogni contaminazione con altre razze, ritenute inferiori, mediante severe discriminazioni razziali e talvolta anche con la persecuzione"


Ce ne sono altre, sempre sullo stesso tenore.
(Ognuna delle voci riporta anche un significato estensivo, che non ho citato perché non ha niente a che fare con l'equazione Sionismo=Razzismo=Nazismo.)



Ora che (credo) è chiaro di cosa stiamo parlando, andiamo a guardare i Palestinesi.

Che non sono una "razza" a parte.
Somaticamente, culturalmente, etnicamente, storicamente e religiosamente appartengono in tutto e per tutto alla grande "razza" araba.

Che è la stessa alla quale appartengono gli egiziani, i siriani, i giordani, gli arabi sauditi eccetera.
E che è la stessa alla quale appartengono gli arabi israeliani.

SE - e solo SE - i palestinesi avessero fatto parte di una "razza" a sé ALLORA si sarebbe potuto avanzare l'idea che Israele utilizza politiche razziste nei loro confronti.
Ma visto che fanno tutti parte della "razza" araba, diventa parecchio difficile capire perché gli arabi palestinesi siano angariati "razzialmente" mentre gli arabi israeliani no.

In realtà se si parte dalla considerazione che siano discriminazioni "razziali" a questo quesito non c'è risposta.
E' completamente assurdo.
Se gli ebrei/sionisti/israeliani ponessero la questione RAZZIALE i primissimi sui quali agire insieme ai palestinesi sarebbero per l'appunto proprio i loro concittadini arabi; che, insomma, sono più di un milione.
Però non lo fanno.
Anzi.

Ci si scapicolla per esempio nel dire che la prova del "razzismo" israeliano è che i cartelli stradali della zona palestinese verranno scritti in ebraico, ma nella fretta ci si dimentica di aggiungere che, per i propri cittadini, l'arabo è una delle due lingue ufficiali di Israele.
Si deve guardare in un'altra direzione, non in quella razziale.



Come ho già detto, per descrivere la politica israeliana nei confronti dei palestinesi tocca usare un altro aggettivo.

Notturno, del quale condivido in toto gli interventi (e per una volta tanto non mi conservo neppure la minima riserva), ne ha trovati alcuni:
"Orribile, oscena, STUPIDA, ignobile".

Volendo possiamo aggiungerne altri: terrificante, crudele, genocida, raccapricciante, sadica.
Il limite alla fantasia è solo quello generato dallo sdegno.


L'UNICO che non possiamo proprio usare è "razzista".

Definire la politica israeliana nei confronti dei palestinesi come "una politica razzista" ha esattamente lo stesso senso che avrebbe il definirla "una politica gialla".
Cioè nessun senso.



Eppure qui in molti lo fanno.
Se qualcuno si prova semplicemente a far notare che è una cosa completamente sbagliata allora diventa un "infiltrato", o un "automatizzato".
Uno che fa parte della banda filosionista.


Viene da chiedersi allora come mai così tanti utenti di LC, che pure hanno dimostrato di saper scrivere in italiano corretto e di saper affrontare altri argomenti con notevole spirito critico, quando si affronta la questione palestinese si affannano invece a usare il termine "razzismo" - oppure, se sono davvero alla ricerca del sublime, "nazismo".


A me ne vengono in mente solo due:

1) Non conoscono il significato del termine.

2) Conoscono benissimo il significato del termine e sanno benissimo di dire una bestialità ogni volta che lo utilizzano. Però evidentemente le politiche israeliane nei confronti dei palestinesi così come sono non gli sembrano sufficientemente brutte, quindi decidono di esagerare e di utilizzarlo lo stesso per suscitare uno sdegno ancora maggiore.


Detta in altre parole, cercano di piegare la realtà alla retorica delle loro convinzioni.

E così si trasformano nei "vicini di casa" di loro stessi.
Inviato il: 30/4/2010 1:40
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  •  Pispax
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Re: i vicini di casa
#281
Sono certo di non sapere
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Andiamo avanti con le definizioni (e con le considerazioni)



I MOTIVI DELLA GUERRA


Prendo spunto da un paio di frasi di edo:

Citazione:
etinia contro etnia è razzismo
...
caro pispaxi, tuttte le guerre (tutti i conflitti) hanno una base razziale fomentata dalla propaganda in base alla quale il tuo nemico ti viene descritto come inferiore culturalmente intellettualmente... e alla peggio anche fisicamente.


Qui casca l'asino.
Su questa definizone ci si sono buttati a pesce in parecchi.
Però è una definizione tutto sommato stupida: non si sforza nemmeno di spiegare la guerra, si limita a fermarsi alla retorica. L'unica "giustificazione" che riesco a immaginarmi per la sua presentazione è che riesce in qualche modo - e abbastanza male - a mettere una pezza sull'altra bestialità, cioè che le politiche israeliane sono "razziste".
Per poterla sostenere in qualche modo florizel è arrivata persino ad appoggiare la tesi dei razzismi contrapposti, quella sostenuta da Jacob Klatzkin (#251).


In realtà esistono CENTINAIA di motivi per i quali si decide di scatenare una guerra.
Se però si gratta un po' sotto la retorica (e lo spessore della retorica spesso è molecolare, quindi serve anche poco sforzo) ci sono solo DUE motivi per cui le guerre vengono combattute: supremazia e territorio.

Se non è la supremazia è il territorio; se non è il territorio è la supremazia.
Più spesso entrambi.

E questa roba si applica, questa si davvero, a TUTTE le guerre. Dalle Crociate in giù.


Il vestitino propagandistico viene confezionato successivamente, tanto per convincere un branco di contadini che è giusto morire per una "causa nobile" - e giusto per fargli dimenticare che questa causa nobile è strettamente correlata all'arricchimento dei loro Signori.

Prendo spunto dall'articolo in home: Hitler ha infiammato per anni la Germania per lanciare una crociata contro il bolscevismo.. e poi di punto in bianco ha stretto un patto di "eterna" fratellanza con i bolscevici e ha attaccato la Francia.
Se si prende in considerazione solo la retorica siamo destinati a essere portati appesi per il naso.


I sionisti usano la retorica de "la Patria per gli Ebrei"; gli arabi usano la retorica de "sterminiamo completamente gli Usurpatori Ebrei".
Al di là della retorica gli uni e gli altri stanno semplicemente lottando per lo stesso territorio: la Palestina.

Stop.
Ogni aggiunta retorica a questo semplice fatto è faticosa e inutile.





...




La cosa che più mi ha affascinato di LC è proprio lo sforzo che tutti fanno per eliminare da ogni discorso la bella patina luccicante della cromatura per andare a vedere che cazzo di roba c'è sotto.

Per esempio il 9/11.
Gli USA hanno confezionato una luccicante patina che si chiama Versione Ufficiale.
In molti qui su LC ritengono che un certo numero di fatti sia contraddittorio con questa cosa, e cercano di grattare la cromatura per vedere se anche sotto il metallo prezioso è lo stesso, o se è solo un banale processo galvanico di mistificazione.

A questi si contrappongono i cd "debunkers", che ti garantiscono che è tutto metallo prezioso e se cerchi di scavare s'incazzano, e dicono che sei uno psicopatico inaffidabile paranoico sciocco che crede agli Annunaki ai Visitors ai Puffi a Biancaneve.



Solo quando si parla della Palestina in una certa parte degli utenti di LC si verifica un fenomeno strano.
Hanno la ferrea convinzione che esista una stupida V.U. sulla Palestina (israeliani buoni, arabi cattivi) e la hanno semplicemente sostituita con una sorta di V.U. gomblottista altrettanto stupida (arabi buoni, israeliani cattivi).

DOPO DI CHE' SI SONO FERMATI A DIFENDERE IL FORTINO.

E se qualcuno ritiene che un certo numero di fatti sia contraddittorio con questa cosa, e cerca di grattare la cromatura per vedere se anche sotto il metallo prezioso è lo stesso, o se è solo un banale processo galvanico di mistificazione..

..diventa immediatamente un fascista filosionista gatekeeper ingenuo venduto che crede a Bush a Nixon ai Puffi a Biancaneve.

Esattamente come tanti Attivissimi di seconda battuta.
Inviato il: 30/4/2010 2:58
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Re: i vicini di casa
#282
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Dopo le definizioni e le considerazioni, alcuni approfondimenti.


COSTITUZIONE


Ho seguito con un certo interesse il dibattito sulla Costituzione, su Israele che non ha la costituzione, sul fatto che chi ce l'ha è meglio di chi non ce l'ha ma che questa cosa esclude l'Inghilterra e si limita (ovviamente) a Israele, perché l'Inghilterra è senza costituzione da secoli mentre Israele è senza costituzione solo da 60 anni, vuoi mettere.

L'ho trovato.. come dire.. singolare.


Iniziamo dalla buona vecchia wiki.

La costituzione di un'organizzazione definisce la sua forma, struttura, attività, carattere e regole fondamentali.



Questo significa che dal punto di vista tecnico l'unica cosa che deve soddisfare una costituzione è l'ORDINAMENTO DELLO STATO e regolare i rapporti fra i vari poteri.

I diritti e le tutele individuali e collettive possono essere inclusi direttamente nella costituzione o possono essere raccolti a parte, in una sorta di CARTA DEI DIRITTI.
(Comunque devono esserci entrambe le cose per soddisfare i requisiti richiesti da una moderna costituzione.)

Per esempio la costituzione americana è composta di solo 7 articoli, e nessuno di questi riguarda diritti individuali o tutele.
Riguardano tutti l'ordinamento dello stato.

Per iniziare a trovare qualcosa del genere bisogna andare a cercare negli Emendamenti, che la stessa costituzione prevede (e che in un certo senso auspica) ma che non stabilisce a priori.

(http://it.wikipedia.org/wiki/Costituzione_degli_Stati_Uniti)





Sempre da wiki, vediamo una sgrossatura della situazione in Israele:


Israele non ha una Costituzione scritta, sebbene il punto B della Risoluzione 181 dell'Assemblea dell'ONU, che aveva sancito la divisione del Mandato Britannico in uno stato ebraico e in uno arabo[40], lo richiedesse. Hanno funzione di norme materialmente costituzionali la Dichiarazione d'Indipendenza del 1948 (sebbene non costituisca in senso tecnico una "legge") e le Leggi base della Knesset. Nel 2003, a partire da queste, la Knesset ha iniziato a redigere una costituzione, che è comunque respinta per ragioni di principio dai partiti religiosi non sionisti.

L'obiettivo del servizio sanitario nazionale, garantire uguali cure sanitarie a tutti i residenti del paese, è stato fondato in una legge base nel 1995.

Il sistema legale di Israele combina la civil law dell'Europa continentale, la common law inglese e le leggi religiose dell'ebraismo. Si fonda sul principio del precedente (stare decisis) e del processo accusatorio e impiega (anziché giurie) giudici professionali e indipendenti, nominati da un comitato composto da giudici della Corte suprema, avvocati e parlamentari.



Curioso notare come la stesura della costituzione "è comunque respinta per ragioni di principio dai partiti religiosi non sionisti", no?

Inviato il: 30/4/2010 3:33
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Re: i vicini di casa
#283
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COSTITUZIONE 2


Usciamo da wiki e proviamo roba più ardita.

Da israele.net il testo di un articolo di Uriel Lynn, che a suo tempo è stato presidente della commissione parlamentare per la costituzione.

Incidentalmente risponde anche alle domande di redna (ho evidenziato il pezzo); comunque è interessante tutto.
Dà una buona visione dello stato dell'arte.



Quando si smetterà di ripetere che Israele non ha una costituzione?
Se qualcuno vuole realmente migliorare il diritto costituzionale israeliano, che sostenga le sue tesi. Ma bisogna smetterla di denigrare Israele sostenendo che non ha nessuna costituzione. In realtà Israele ha una costituzione, ed è una costituzione scritta.
Avere una costituzione non significa avere un unico documento, stampato e infiocchettato, composto come un unico testo e approvato in un certo preciso momento di entusiasmo spirituale della nazione.
Avere una costituzione significa avere strumenti che di una costituzione abbiano il contenuto e il rango nel quadro del sistema legale. Secondo questo criterio sostanziale, è chiaro che Israele ha una costituzione scritta, sebbene non sia ancora completa né del tutto coerente: ma è pur sempre una costituzione in tutti i sensi della parola.
Da tempo Israele ha deciso che la sua costituzione si sarebbe formata, passo dopo passo, attraverso una serie di leggi fondamentali di valore costituzionale. Nell’arco di quarant’anni vennero promulgate nove Leggi Fondamentali. Sono leggi che si occupano del Governo, del Parlamento (Knesset), del Controllore di stato, del sistema giudiziario, delineando i rapporti di questi poteri fra loro. Vi sono poi Leggi Fondamentali che riguardano il ruolo del Presidente e delle Forze di Difesa. Leggi Fondamentali stabiliscono anche il sistema elettorale, delineando il sistema di governo democratico israeliano.
Quella che per molti anni è mancata era la parte sui diritti umani, quel Bill of Rights che è parte integrante e significativa di ogni testo costituzionale. Nel 1992, quando ero presidente della Commissione parlamentare per la costituzione, la legge e la giustizia, approvammo due Leggi Fondamentali concernenti le libertà dell’individuo: la Legge Fondamentale “Libertà e dignità umana” e la Legge Fondamentale “Libertà di occupazione lavorativa”. Due sono le persone che contribuirono in modo particolare all’approvazione di queste due leggi: il prof. Amnon Rubinstein e il parlamentare Yitzhak Halevi. Si tratta di due leggi concise, ma di vaste implicazioni. Sono essenzialmente il Bill of Rights israeliano.
Poco prima che venissero approvate queste due leggi, il prof. Albert Blaustein della Rutgers University, un rinomato esperto in diritto costituzionale, pubblicò un libro sulle costituzioni nel mondo nel quale citava il fatto che, su 170 paesi, solo sei non hanno una costituzione scritta. Di questi, tre sono paesi arabi (Oman, Libia e Arabia Saudita) che sostengono d’avere il Corano come costituzione. Gli altri tre sono paesi democratici che aderiscono al principio secondo cui il parlamento è la massima autorità del sistema legale: Gran Bretagna, Nuova Zelanda e Israele.
Dopo aver letto il libro, mandai al prof. Blaustein una traduzione delle due Leggi Fondamentali approvate nel 1992 riguardanti i diritti umani. La sua risposta fu: “Non posso essere più d’accordo con lei. È evidente che Israele ha una costituzione”.
Il diritto di “revisione giudiziaria” da parte della magistratura, vale a dire il potere di revocare leggi che contrastino con i diritti e le libertà fondamentali stabiliti nelle Leggi Fondamentali, è esplicitamente attribuito da queste due Leggi Fondamentali alla Corte Suprema, in modo analogo a quello attribuito alla Corte Suprema degli Stati Uniti, e con risultati soddisfacenti.
Alla costituzione israeliana mancano ancora alcune parti essenziali: mancano strumenti costituzionali relativi al diritto all’eguaglianza e alla libertà di pratica religiosa. Inoltre, i principi fondamentali inscritti nelle undici Leggi Fondamentali finora approvate non sono del tutto coerenti fra loro. Alcune Leggi Fondamentali possono essere modificate con un voto a maggioranza semplice della Knesset, altre necessitano di maggioranze qualificate di 61 o 70 voti (su 120). Ma questo non significa che Israele non abbia una costituzione scritta: la verità è che ha una costituzione che deve essere completata. Chiunque voglia farlo deve lasciar perdere la pretesa di dotare lo stato di Israele di una costituzione nuova di zecca.
Dunque, cerchiamo di non fare affermazioni superficiali sulla presunta mancanza di una costituzione israeliana. L’unica cosa che occorre fare è completare e migliorare la costituzione già esistente.







Un altro punto di vista ancora, sempre pubblicato nell'ottobre del 2007 illustra come la questione non sia per niente banale.




Il Riformista, 24/10/2007

ISRAELE E LAICITA'
Fatiche dibattiti alla knesset. Olmert inciampa sulla laicità d'Israele. Se il diritto familiare viene delegato alle corti rabbiniche

L'obiettivo è avere una costituzione scritta nel giro di un anno: Israele non ne ha mai avuta una, ma i deputati della Knesset stanno lavorando alacremente per metterne a punto una entro il 60esimo anniversario dell'indipendenza. Il problema è che i lavori si sono arenati per le profonde divisioni tra laici e religiosi.

All'annosa questione dell'inserimento delle radici ebraiche nel preambolo, ora si è aggiunto un dilemma giuridico-teologico. Infatti c'è chi vorrebbe attribuire la giurisdizione del diritto familiare alla Corte rabbinica: tra questi lo stesso primo ministro Ehud Olmert e il presidente della commissione costituzionale della Knesset (che ha le funzioni di assemblea costituente) Menahem Ben-Sasson.
Il ministro della Giustizia Daniel Friedman ha subito bloccato l'iniziativa, accusando Olmert e Ben-Sasson di volere bandire la Corte Suprema dalla costituzione: «Se la costituzione si deve fare in questi termini, allora io mi opporrò con tutte le mie forze». Friedman è un laico duro e puro. Prima di passare a Kadima, ha militato nelle fila di Shinui, il movimento di Tommy Lapid che della lotta al potere del rabbinato ha fatto la sua bandiera, ormai quasi scomparso da quando il suo leader carismatico si è ritirato per ragioni d'età, ma che negli anni Novanta è stata la terza forza politica del paese: un segno che, quando i problemi di sicurezza lasciano un minuto di respiro, gli israeliani prendono molto sul serio la laicità.

Ritornando alla clausola sul diritto familiare, la questione non è solo di principio. In materia di matrimonio e di divorzio le norme religiose sono molto diverse da quelle laiche: per esempio, spetta sempre al marito "concedere" la separazione alla moglie (in realtà esiste qualche procedura d'urgenza per forzare la concessione, ma raramente si applica). Per forza di cose, poi, le corti rabbiniche sono composte solo da uomini. Insomma, attribuire a loro la giurisdizione assoluta sul diritto familiare, escludendo un'ultima istanza alla Corte Suprema, equivale di fatto a discriminare le cittadine israeliane. A rallentare i lavori per la costituzione si aggiungono le proteste dei parlamentari arabi. Un paradosso, visto che la maggioranza della popolazione araba israeliana sostiene invece il progetto.

Fin dall'inizio dei lavori alla Knesset, infatti, la maggioranza dei parlamentari arabi ha disertato le discussioni come forma di protesta. Contestano l'impostazione generale del dibattito costituzionale, che propende a inserire una qualche forma di riferimento al carattere ebraico dello Stato d'Israele. Le divisioni tra laici e religiosi vertono su un distinguo apparentemente sottile: Israele è uno «Stato ebraico e democratico» oppure lo «Stato democratico della nazione ebraica»? In realtà, la divisione va oltre la questione di forma: la prima formula lascia spazio a una concezione religiosa, la seconda ha un carattere solo nazionale (il concetto di Judenstaat teorizzato da Herzl). I deputati arabi si oppongono a entrambe le versioni. Intanto l'organizzazione arabo israeliana Adalah ha stilato un testo alternativo, che esclude del tutto il carattere ebraico dello Stato. Gli organizzatori sostengono di avere il sostegno dei deputati. Lo stesso non si può dire della popolazione: un sondaggio effettuato da Haaretz , quotidiano progressista che non può essere certo tacciato di razzismo antipalestinese, dimostra che il 75% degli arabi israeliani sono favorevoli a una costituzione che riconosca l'identità ebraica di Israele, purché specifichi anche il carattere democratico dello Stato.

Anna Momigliano
Inviato il: 30/4/2010 3:52
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Re: i vicini di casa
#284
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Citazione:
Se il sionismo non avesse discriminato l’arabo, se avesse instaurato un rapporto di convivenza rispettando la popolazione nativa e se (utopia) avesse acconsentito alla totale presenza araba, invece che deportarne la maggioranza per ottenere viceversa l’agognata maggioranza ebraica, all’interno dello Stato d’Israele a quest’ora probabilmente non ci sarebbe Gaza o i territori.


non ci sarebbero nemmeno state guerre per ulteriore conquista di territorio se israele avesse accettato quello che l'ONU gli aveva assegnato come territorio legittimo.
Rubare territorio significa forse confermare che israele voleva uno stato ebraico per gli ebrei dopo l'eolocausto nazista o invece si tratta di una forma di destabilizzazione dell'area mediorientale?
Il rapporto di convinvenza NON VOLEVANO instaurarlo già dall'inizio fedeli al motto: con l'inganno perseguirai la guerrra.
Ma è evidente che sono arrivati al punto di non ritorno e lo stop di Obama ad ulteriori insediamenti la dice lunga anche sulla 'eterna' fedeltà del sodale alleato.



Citazione:
Ho seguito con un certo interesse il dibattito sulla Costituzione, su Israele che non ha la costituzione, sul fatto che chi ce l'ha è meglio di chi non ce l'ha ma che questa cosa esclude l'Inghilterra e si limita (ovviamente) a Israele, perché l'Inghilterra è senza costituzione da secoli mentre Israele è senza costituzione solo da 60 anni, vuoi mettere.

L'ho trovato.. come dire.. singolare.


infatti è singolare che la granbretagna abbia una storia millenaria scritta e israele no. La storia inglese non è scritta sulla bibbia e nessun dio gli ha mai promesso (secondo loro) un territorio.Il diritto inglese si basa su leggi e documenti scritti e comprensibili, della bibbia non si conosce l'originale e solo questo fa diventare la pretesa di un territorio inverosimile.
Il fatto che israele pretende di aver dato al mondo la bibba (Ben Gurion nella proclamazione di indipendenza disse questo) è tutto da verificare.Ovviamente dopo che si trova la bibbia originale.
Nel frattempo che 'loro' dichiarano questo, senza alcun supporto di nessun genere, la mattanze verso i palestinesi continua. E non lo trovo per nulla singolare e nemmeno plurale.


Citazione:
Curioso notare come la stesura della costituzione "è comunque respinta per ragioni di principio dai partiti religiosi non sionisti", no?

mio dddddio Pispax....Dopo che gli ebrei si ritengono il popolo eletto e tutti gli altri sono goym.....che costituzione vuoi che ne esca?
E'chiaro che i partiti non sionisti non ci stanno. Avrebbero solo da perderci....

Una costituzione in israele non ci sarà mai perchè non conviene loro che ci sia
e perchè si svelerebbe che non possono essere una democrazia ma solo uno stato teocratico e questo farebbe allontanare definitivamente l'amico sodale USA.Scoprire che le leggi del talmud, alla fine, non sono tanto diverse dalla shaaria e che tutto da quelle parti si basa ancora su questo, sarebbe un ritorno alla realtò troppo repentino e qualcuno potrebbe restarne 'scosso'.

Citazione:
Alla costituzione israeliana mancano ancora alcune parti essenziali: mancano strumenti costituzionali relativi al diritto all’eguaglianza e alla libertà di pratica religiosa. Inoltre, i principi fondamentali inscritti nelle undici Leggi Fondamentali finora approvate non sono del tutto coerenti fra loro. Alcune Leggi Fondamentali possono essere modificate con un voto a maggioranza semplice della Knesset, altre necessitano di maggioranze qualificate di 61 o 70 voti (su 120). Ma questo non significa che Israele non abbia una costituzione scritta: la verità è che ha una costituzione che deve essere completata.


la costituzione incompleta equivale ad una NON costituzione.
Se non si danno tutti gli esami non si ha una laurea, anche per un solo esame la carta non te la danno.
Poi si potrebbe continuare a dire che solo per un esame.....però....

Citazione:
Lo stesso non si può dire della popolazione: un sondaggio effettuato da Haaretz , quotidiano progressista che non può essere certo tacciato di razzismo antipalestinese, dimostra che il 75% degli arabi israeliani sono favorevoli a una costituzione che riconosca l'identità ebraica di Israele, purché specifichi anche il carattere democratico dello Stato.


...e sono favorevoli per una buona ragione: israele, questo, NON lo potrà MAI dichiarare!

L'identità ebraica di israele e il carattere democratico dello stato NON coincidono.
_________________
C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Inviato il: 30/4/2010 9:39
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Re: i vicini di casa
#285
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pispax:

Se gli ebrei/sionisti/israeliani ponessero la questione RAZZIALE i primissimi sui quali agire insieme ai palestinesi sarebbero per l'appunto proprio i loro concittadini arabi; che, insomma, sono più di un milione.
Però non lo fanno.
Anzi.

shm:

La prima notizia capitata sottomano...

Contro la discriminazione degli arabi israeliani, la battaglia di Sawt el-Amel

“In Israele un cittadino su cinque è un arabo palestinese, tra questi sono quasi 1,4 milioni i cittadini esclusi dai benefici della cittadinanza e dell'economia nazionale”.
Wehbi Badarni, è il leader di Sawt el-Amel (“La voce dei lavoratori”), un giovane sindacato che opera all’interno dei territori occupati dallo stato di Israele, fondato nel 2000 dai lavoratori arabi di Nazareth per difendere e promuovere il diritto al lavoro e alla sicurezza sociale.
E il lavoro non manca, vista “l’estrema povertà e le innumerevoli difficoltà che incontriamo a causa della forte discriminazione operata dallo Stato d’Israele”, afferma Badarni.
“Tra i lavoratori palestinesi il tasso di disoccupazione è elevatissimo, senza contare che i cittadini arabi vanno incontro a enormi difficoltà e restrizioni per accedere agli aiuti previdenziali pubblici”.
Per esempio “nell’eventualità in cui un disoccupato venga sorpreso a guidare un’automobile, i sussidi vengono immediatamente annullati e c’è l’obbligo di restituire per intero tutte le somme già ricevute, oltre al pagamento di una multa”.
Il governo ha istituito perfino un’unità di polizia con l’obiettivo dichiarato di controllare i disoccupati e le loro infrazioni.
Secondo Badarni il movimento sindacale ha bisogno di un maggior sostegno e solidarietà perché “c’è troppa poca attenzione rispetto alle condizioni dei lavoratori palestinesi in Israele”, ma la questione tuttavia non è legata solo ed esclusivamente al movimento sindacale. “Abbiamo bisogno di una nuova leadership che si faccia carico delle speranze e del futuro del Paese e solo la classe media può farlo”.
Nel frattempo le voci di una terza intifada si rincorrono nei media internazionali, ma - secondo il sindacalista palestinese - “non c’è ancora unità d’intenti tra sindacati e partiti palestinesi sugli obiettivi e le forme di protesta da mettere in campo”.

http://www.osservatorioiraq.it/modules.php?name=News&file=article&sid=9107

e l'intervista:

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=31792

EDIT

ma anche:

Arabi israeliani tra lealtà e identità



Vi è qualcosa di non detto, in tutta la discussione in corso in Israele sul problema degli arabi israeliani. Lieberman, il leader di Yisrael Beiteinu che ha ottenuto il più forte successo alle ultime elezioni arrivando ad essere il terzo partito del paese con 15 seggi, ne ha fatto uno dei temi centrali della sua campagna elettorale, con lo slogan ”No citizenship without loyalty”, niente cittadinanza senza lealtà. Egli reclama una sorta di giuramento di fedeltà allo Stato ebraico da parte di questi cittadini che ebrei non sono; sostiene che tutti debbano fare il servizio militare, arabi e religiosi ortodossi compresi, che oggi ne sono esentati; propone lo scambio tra i territori israeliani più densamente popolati dagli arabi, come la Galilea e il cosiddetto Triangolo, con le aree della Cisgiordania ove sono stati costruiti i maggiori insediamenti ebraici. Questo anche per garantire il carattere ebraico di Israele, risolvendo così la sfida demografica che il più alto tasso di natalità della popolazione araba pone.

Ma le risposte finora date al leader della destra laica si sono rivelate insufficienti. Ci si limita ad affermare la necessità di assicurare pari diritti a tutti i cittadini, in nome della democrazia, superando le discriminazioni e le disuguaglianze di cui soffrono gli arabi, come unica strada possibile per assicurarne la lealtà allo stato. Ma come si può chiedere agli arabi israeliani di essere leali ad uno Stato ebraico che sostanzialmente misconosce la loro esistenza come minoranza?

La cosa più contraddittoria è che molti esponenti arabo-israeliani esitano a chiedere questo riconoscimento, perché temono così di aumentare la diffidenza della maggioranza ebraica e di danneggiare quindi la lotta per l’uguaglianza. Certo, la questione esiste. I comuni arabi hanno meno finanziamenti di quelli ebraici a parità di popolazione, e il mancato assolvimento del servizio militare crea una serie di svantaggi, nell’accesso ad esempio all’edilizia popolare, all’università, al pubblico impiego...

Il problema si è andato acuendo negli ultimi anni: il punto di crisi può essere individuato nella cruenta repressione delle manifestazioni dell’ottobre 2000, con l’esplodere della seconda intifada, quando 13 arabi israeliani vennero uccisi dal fuoco della polizia, facendo esplodere il crescente sentimento di angoscia, frustrazione e collettiva alienazione di quei cittadini rispetto allo Stato e alla maggioranza ebraica. Ma ancora in tempi recenti si sono verificati gravi incidenti, come i gravi scontri tra arabi e ebrei, verificatisi ad Acco durante la festa del Kippur dell’anno passato, o anche le tensioni registratesi in occasione delle ultime elezioni.

Come conseguenza, le posizioni delle organizzazioni più rappresentative di questa minoranza hanno avuto una forte radicalizzazione, arrivando a chiedere il superamento della stessa concezione fondativa di Israele in quanto Stato ebraico ed auspicando la creazione di uno Stato di tutti i cittadini, su basi di piena uguaglianza, senza distinzioni religiose o etniche. Ma ciò porterebbe alla fine dell’unico Stato ebraico esistente, e questo può essere difficilmente accettato dalla maggioranza ebraica del paese. Parallelamente, quegli avvenimenti hanno provocato una crescente sfiducia e diffidenza da parte di quella maggioranza, dando forza alle proposte e ai pronunciamenti antiarabi di Lieberman.

Il forte scontento dei palestinesi israeliani deriva in realtà da un coacervo di fattori: essi rappresentano il 20% della popolazione israeliana, e sono a tutti gli effetti una minoranza etnica, parte di una popolazione originaria preesistente alla stessa nascita dello Stato. Ad essi, in quanto individui, è riconosciuta una uguaglianza teorica, lungi peraltro dall’essere assicurata. Ma non è riconosciuta una identità complessiva. Ciò è sicuramente una causa non secondaria nel rafforzamento, al loro interno, delle componenti più dure. La situazione ricorda, paradossalmente, quella degli ebrei all’epoca della Rivoluzione Francese: “tutti i diritti agli ebrei in quanto individui, nulla in quanto popolo”. Gli arabi israeliani - o per meglio dire i palestinesi israeliani come oramai scelgono di chiamarsi - sono, e si sentono, parte del popolo palestinese, e della sua storia tormentata.

Se il problema della loro esistenza, in uno Stato che si definisce ebraico, passa per il loro riconoscimento come minoranza etnica, tutelata da diritti collettivi, la loro aspirazione nazionale in quanto popolo può essere soddisfatta attraverso la creazione di uno Stato palestinese, fuori di Israele, a cui tuttavia essi possano guardare: così come gli ebrei della diaspora possono essere cittadini leali dei loro Paesi, e guardare a Israele come riferimento per le loro aspirazioni nazionali in quanto popolo. E’ questa l’unica soluzione intermedia percorribile, se si vogliono evitare improbabili tentativi di assimilazione forzosa, ancor più pericolose derive fondamentalistiche o l’affermarsi della proposta di uno Stato israeliano di tutti i cittadini, privo di caratteristiche ebraiche, se non di uno Stato unico binazionale su tutta la Palestina storica. La maggioranza ebraica e la sua leadership, tuttavia, sono ancora ostili a tale riconoscimento, perché temono che ciò possa costituire un indebolimento dello Stato e della sua unità.

Vi sono tuttavia esperienze nel mondo che dimostrano che questa è una via percorribile e funzionale. Mi riferisco al caso della minoranza tedesca in Alto Adige, che è riconosciuta collettivamente dallo Stato italiano come minoranza linguistica, non solo con uguali diritti rispetto agli altri italiani, ma con specifici diritti a loro tutela in quanto minoranza: un’ampia autonomia finanziaria, la proporzione nel pubblico impiego, l’uso della lingua, la gestione delle scuole. Un riconoscimento concordato con l’Austria, che di quella minoranza costituisce storicamente nazione di riferimento. Negli anni ’60 in Sud Tirolo ci furono bombe e attentati per chiedere la secessione, mentre oggi la situazione è calma. Italiani e tedeschi non si amano, ma convivono in pace. Nel maggio scorso una qualificata delegazione di esperti israeliani, arabi e ebrei, è venuta in Alto Adige, su iniziativa del Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente (CIPMO) e su invito della Provincia di Bolzano, e ha concluso che lo studio di tale esperienza può essere di grande utilità anche per Israele.

Concludendo, se la maggioranza di quel paese vuole conservare il carattere di Stato ebraico dello Stato, l’unica via realistica pare quella di riconoscere e tutelare la sua minoranza araba in quanto tale e, insieme, di procedere speditamente sulla via della pace, accettando la creazione di uno Stato palestinese al suo fianco.

http://www.cipmo.org/1501-indice-editoriale/arabi-israeliani-identita-lealta.html

nell'edilizia...

estratti:

Lavoratori arabi in Israele – Discriminazione istituzionale

Il fatto che il Cancelliere desideri ostacolare o addirittura fermare completamente l’attività di Wac non è un caso eccezionale nei rapporti governativi con la minoranza araba e le organizzazioni che la rappresentano. Wac è minacciato di chiusura non perché abbia infranto una qualunque legge e non perché non stia riuscendo a raggiungere gli obiettivi per cui è stato creato, piuttosto è vero il contrario: funziona sistematicamente contro la discriminazione dei lavoratori arabi ed è riuscito a mettere la questione dei lavoratori arabi in Israele all'ordine del giorno. Israele non dà ai suoi cittadini arabi uguali diritti (si noti che usiamo la frase “cittadino arabo” per distinguerli dai “palestinesi nei territori occupati” benché entrambi facciano parte dello stesso popolo) e anche se - per la legge - ogni cittadino arabo ha diritto allo stesso budget per sviluppo, occupazione e formazione, gli arabi in Israele soffrono di una discriminazione per motivi etnici.

L'economia israeliana è quindi sviluppata in modo tale da escludere gli arabi dai settori centrali nell'economia: nel suo saggio sull'economia araba in Israele, il dottor Aziz Haidar ha concluso che – dalla costituzione dello Stato d’Israele nel 1948 – la comunità araba ha perso la maggior parte delle sue risorse territoriali a causa di una sistematica espropriazione, mentre non può ottenere i permessi per lo sviluppo industriale. In tre decenni, questi due fattori hanno trasformato una società agricola in una di lavoratori nelle zone industriali ebraiche. (Aziz Haidar, Gli arabi nell’economia israeliana.) Secondo la legge israeliana per le pari opportunità, i cittadini arabi dovrebbero avere un trattamento di parità nel mercato del lavoro, ma in realtà le “ragioni di sicurezza” sono usate spesso senza validi motivi per escluderli dai lavori migliori. Secondo il dottor Haidar i lavoratori arabi “presentano forti somiglianze con i lavoratori migranti”: occupano le posizioni più basse in tutti i settori del mercato del lavoro, le loro condizioni di lavoro sono peggiori di quelle degli ebrei e sono molto più vulnerabili alle fluttuazioni economiche.

Il risultato di tutto questo è una bassa percentuale di partecipazione al mercato di lavoro e alti livelli di povertà. Fra i cittadini arabi in età di lavoro, soltanto il 39% ha un’occupazione (Statistiche anno 2003), rispetto al 57% di tutto Israele. Per quanto riguarda le donne, lavora soltanto il 17,1% delle arabe, contro il 53,8% delle ebree (Statistiche anno 2003). Negli ultimi dieci anni la disoccupazione si è trasformata nel problema maggiore per i lavoratori arabi in Israele. In molte città, il tasso di disoccupazione raggiunge il 20% o più. L’Adva center, un istituto di ricerca israeliano, ha indicato che in Israele lo stipendio lordo medio nelle città ebraiche è quasi due volte quello delle comunità arabe. Il reddito mensile medio nel settore ebraico è di 9,363 nis (circa 1.700 euro), mentre quello nel settore arabo è 5,252 nis. (Dal sito Adva.)


Contro disoccupazione e discriminazione

Wac è stata fondata nella metà degli anni Novanta per iniziativa di Oda, partito di sinistra, socialista, i cui iscritti includono cittadini israeliani sia arabi che ebrei, per due fattori concomitanti, il primo politico (gli Accordi di Oslo) e il secondo economico (la globalizzazione), che hanno annunciato una nuova era per Israele, ma per i palestinesi dei territori occupati e per la popolazione araba in Israele hanno significato chiusura e disoccupazione.

È stato presto evidente che usando come leva l'accordo artificiale di pace con i palestinesi, l'istituzione economica in Israele stava cercando di rivoluzionare lo status di Israele nel mondo: i lavoratori palestinesi sono stati confinati nei territori, apparentemente per motivi di sicurezza, e industrie come quella tessile e alimentare sono state smantellate e spostate verso gli Stati arabi e l'Asia orientale. Israele ha aperto i propri mercati alle importazioni e per alzare i profitti ha esportato molto capitale negli Stati vicini.

Questo processo ha dato un colpo mortale ai lavoratori arabi di Israele. L’industria tessile, che impiegava principalmente donne arabe, è stata liquidata creando molta disoccupazione femminile. Per quanto riguarda l'agricoltura e l'industria edilizia, un’altra fonte vitale di occupazione per gli arabi, il governo ha deciso di utilizzare lavoratori stranieri per sostituire la forza lavoro palestinese. Inizialmente sono stati più colpiti i palestinesi dei territori occupati, ma successivamente 35.000 lavoratori arabi, cittadini di Israele, si sono trovati senza lavoro non perché non ce ne fosse, ma perché i costruttori hanno preferito mano d’opera debole e schiava. In pochi anni il numero di lavoratori stranieri è aumentato drasticamente: nel 2000 erano 75.000 solo nell'industria edilizia (fra loro circa 45.000 con il permesso e gli altri 30.000 che lavorano illegalmente).

C’era un altro fattore importante in questo processo. Nel 1994, l’Histadrut ha subìto un cambiamento strutturale significativo. Al centro di questo cambiamento c’era la spaccatura fra il Fondo per la sanità e la sezione sindacale dell’Histadrut, per cui dal 1995 in poi soltanto quelli che lavoravano dove c’era un accordo con l’Histadrut erano suoi membri e dal momento che la maggior parte dei lavoratori arabi non lavoravano nei posti dove c’era un accordo, il numero di iscritti di Histadrut dal settore arabo è sceso in quegli anni da 280.000 a 50.000.

Oda guardava con preoccupazione a questi processi politici ed economici e nel 1998 ha deciso di dare un indirizzo alle decine di migliaia di lavoratori arabi recentemente disoccupati che erano stati espulsi dal paradiso illusorio del “nuovo Medio Oriente”: questo indirizzo era Wac. Vale la pena ricordare che l’allora Cancelliere delle associazioni senza scopo di lucro, noto per le sue simpatie di destra, rifiutò di registrarlo e i fondatori di Wac sono così ricorsi al tribunale, che nel 2000 ha costretto il Cancelliere a registrarlo. Tuttavia, da quel momento, il Cancelliere ha cercato i modi per tramare contro Wac e interferire nel suo lavoro.

La maggior parte delle attività di Wac durante quegli anni hanno riguardato i disoccupati: a Nazareth si sono trasformati in una presenza permanente nell'ufficio di collocamento cittadino, fornendo consulenza, e il fatto di occuparsi di centinaia di disoccupati lottando collettivamente contro l'arbitrarietà del sistema hanno fatto guadagnare a Wac la reputazione di un’organizzazione che difende seriamente i diritti dei lavoratori. Nell’estate del 2000, Wac ha anche aperto una sezione a Gerusalemme est per aiutare migliaia di disoccupati a ottenere i loro legittimi diritti.

http://www.workersadvicecenter.org/Notizie-Int1.htm
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Inviato il: 30/4/2010 11:42
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      florizel
Re: i vicini di casa
#286
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Pispax
Citazione:
Ti auguro un Percorso Spirituale luminoso e senza deflessione alcuna.


Tutto qui, quello che hai da dire in merito alle argomentazioni che ponevo?
La solita performance? Mah...

A Notturno rispondo con calma, ma trovo che i commenti di shm abbiano esplicitato molto di quello che anche io potrei aggiungere, compresi i link riportati circa le discriminazioni verso gli arabi israeliani.

A presto.
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Inviato il: 1/5/2010 0:26
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Re: i vicini di casa
#287
Dubito ormai di tutto
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Citazione:


SHM ha scritto:
N.B.

Per il fatto della lingua anziché Dante potrei benissimo elencarti alcuni esponenti della scuola siciliana, presenti con un volgare dal quale riprenderà successivamente lo stesso Dante, quasi un secolo prima di lui, che il senso non cambierebbe, senza poi star troppo a voler ricordare che il Regno delle Due Sicilie rientrerà esso stesso nelle mire dell’unificazione…

Per curiosità che intendi scrivendo:

“per quanto concerne la lingua, poi, il Dante che citi non era "patrimonio comune" del popolo italiano.”

Di chi era patrimonio esclusivo Dante?!


Di chi lo capiva.

E lo capiva chi poteva leggerlo (escludendosi, così, la grandissima massa degli analfabeti) o chi si affidava alla tradizione orale mnemonica (come accade ancor oggi in toscana, in cui vaste schiere di gente del popolo imparano a memoria enormi parti della Commedia, come Benigni racconta spesso).

Ma il popolo italiano, come “unicum” e come utilizzatore e creatore di una lingua comune non solo non esisteva a tempo di Dante, ma non è esistito per molti secoli a venire e di sicuro non era esistente (come POPOLO) al momento dell'unificazione dell'Italia.

In quel periodo l'analfabetismo riguardava la quasi totalità dei ceti bassi e grandissima parte di quelli medi.

Solo le élites sapevano leggere e scrivere, ma quelle, lo sappiamo, non costituiscono il “popolo”.

Il fatto, che tu giustamente ricordi, che Dante abbia fatto riferimento alla Scuola Siciliana e al volgare lì usato, non risolve il problema della titolarità di Dante rispetto a un Popolo, perché anche la Scuola Siciliana era un'élite.

Come dicevo prima, fino alla prima guerra mondiale (ma anche successivamente, in misura sempre inferiore) l'italiano era talmente poco comune che i comandanti dei reparti in uso nella I GM rappresentavano le disastrose conseguenze dell'impossibilità, per un milanese, di farsi capire dal commilitone lucano o calabrese o siciliano.

Ecco perché Dante non può essere considerato un “patrimonio comune” di QUEL “popolo italiano” dell'800.

Lo è divenuto successivamente (e anche io godo della sua arte), con la scolarizzazione di massa.

L'italiano, come lingua comune, invece, lo dobbiamo in massima parte alla TV.

Ma stiamo parlando di molti anni dopo l'unificazione dell'Italia.
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(Stefano Bartezzaghi)
Inviato il: 1/5/2010 9:26
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Re: i vicini di casa
#288
Dubito ormai di tutto
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Citazione:

SHM ha scritto:
Io penso che non siano soltanto due cose diverse, credo anche che siano diametralmente opposte e da considerare realtà non equiparabili una all’altra poiché in una delle due sussiste un’illegittimità parziale o relativa ma coerente mentre nell’altra c’è una illegittimità totale, assoluta, evidente ma oltretutto incoerente...

Nel regno che è stato annesso a quello d’Italia c’erano provincie che volevano l’unificazione, se non ricordo male Basilicata e Puglia erano due tra queste, ma qui rientreremmo nei connotati di una guerra civile con fazioni interne che tradirono il regno in difesa o si lasciarono corrompere o disertarono come in Sicilia, all’improvviso, o in Calabria al proseguo dell’avanzata dei 1000.


Queste considerazioni valgono non per attestare la “volontà di unificazione”, ma una semplice scelta di campo nel corso di una battaglia o di una guerra.

Mi spiego meglio: le popolazioni, i ceti dirigenti, la classe intermedia non avevano mostrato alcuna volontà di unificazione PRIMA dell'impresa dei Mille.

Alcuni reparti militari, solo al momento della scesa in campo cambiarono fronte.

Ma non mi sembra che questa si possa intendere come “provincie che volevano l'unificazione”.

D'altro canto, mancavano proprio i presupposti per questo desiderio.

Non esistevano motivi validi per farsi annettere dal Regno di Sardegna.

Le Due Sicilie erano più ricche, più progredite, più colte, più avanzate (sia tecnologicamente che culturalmente) e persino più attente ai diritti civili (sia pure semplicemente in raffronto ai contendenti e non in senso assoluto) e i suoi cittadini pagavano la metà delle imposte pagate dai cittadini del nord.

C'era, tutto sommato, benessere e pace sociale (sempre in senso relativo e non in assoluto).

Mancavano le spinte culturali. Non trovo traccia di “fermenti intellettuali”, nel sud, che manifestassero quell'intento di unificazione.

Mancava, in fin dei conti, la CAUSA per volere l'unificazione e, dunque, mancava la VOLONTA' di unificarsi al nord.

Permettimi una domanda: perché dovrebbe essere lecita una conquista del Regno delle Due Sicilie, su queste premesse?

E perché tu la consideri una “illiceità parziale, relativa” e addirittura “coerente”?

Citazione:

Le conseguenze della resistenza furono atroci e rimangono controverse e a mio avviso condannabili ancora oggi.


Scusami, ma “controverse” in che senso?
Citazione:

Tuttavia il processo di unificazione è un fenomeno che non ha vissuto soltanto l’Italia, non per questo intendo dire che quello dell’Italia è meno grave, ed è stato per così dire fisiologico anche per altri Stati a spese più o meno gravi della popolazione civile che ne ha subito un cambiamento senza sentirne, nella sua interezza, il bisogno.


Beh, ma se la popolazione non sentiva il bisogno dell'unificazione, su quali basi tu la consideri “lecita”?

Citazione:

Ma paragonare l’unificazione di un Paese alla colonizzazione di un territorio sulla pelle dei nativi residenti con successivo insediamento del proprio Stato e poi costringerli, a decenni di distanza, a vivere in prigioni a cielo aperto sotto continua minaccia armata mi sembra un’altrettanta boiata.


Spiace che tu usi quell'espressione: “boiata”. Non ti si addice. Meglio lasciarla ad altri.

Nel merito, invece, credo (ma forse sbaglio) che tu sia in errore nell'identificare i termini del paragone tra le due realtà.

Quel che hanno vissuto i palestinesi e che stanno tutt'ora vivendo è orribile, disumano e osceno.

Ma è del tutto identico, sia nei fatti, che nei numeri di persone coinvolte, che nell'orrore che quei fatti suscitano, a quello che hanno subito i sudditi del Regno delle Due Sicilie.

E' identico, SHM. Tristemente e desolatamente identico....

Sai, quando ho cominciato a leggere qualche libro su questo argomento, non ci credevo.

Credevo che fosse il tentativo (penoso e umiliante) di reagire all'evidente maggiore evoluzione sociale ed economica del nord, trovando delle stupide e infantili giustificazioni.

Beh, non era così.

Mi sbagliavo profondamente. Era tutto vero.

E allora provai indignazione! Sono persino andato a trovare la mia ex-prof del liceo (storia), per farle un sonoro e profondo cazziatone e per dirle che mi aveva riempito la testa di cazzate per anni.

Sai che mi rispose? Che lo sapeva anche lei. Ma che il Ministero era estremamente rigoroso nel premere per evitare che a scuola si proponessero tesi diverse. Il Preside era stato molto chiaro con lei.

Non so se fosse vero, ma ci sono motivi per sospettare che lo fosse.

Citazione:

Almeno nel Regno d’Italia i “conquistati” continuavano a vivere nelle case dove vivevano prima, gli arabi nel migliore dei casi venivano deportati in campi profughi fatti di tende in attesa di risolvere il dilemma del cosa farsene.


Questo non corrisponde con quello che risulta a me.

Nel Regno d'Italia i sudditi del nuovo Re (il Re Galantuomo) vennero trucidati, fatti oggetto di stragi IDENTICHE nel numero e nelle situazioni a quelle di Sabra e Chatila.

E, se non bastasse, furono affamati mediante depredazioni sistematiche e affossamento tributario e impoveriti dalle continue politiche che hanno prelevato risorse (esistenti!) al sud per riversarle alle imprese e alle aziende del nord.

Questo processo fu così efficace che il sud si spopolò. Letteralmente il popolo scappò via da quella persecuzione, in tutto e per tutto identica a quella che sta ignobilmente portando avanti Israele contro i Palestinesi.

Nacque il fenomeno dell'emigrazione di massa.

MILIONI di gente del sud scappò via all'estero e vi si rifugiò.

Non mi pare proprio che si possa dire che Citazione:
“ i “conquistati” continuavano a vivere nelle case dove vivevano prima”


e non lo dico per “scelta di campo”, ma per serena e triste convinzione.

Citazione:

Non so se hai letto “La pulizia etnica”, lì viene descritta perfettamente l’indole dell’arabo e della sua mentalità predisposta all’adattamento… purché in armonia! L’arabo, pur visto privarsi del proprio villaggio si spostava in un altro e cercava di rifarsi una vita… Parlo dei civili: erano disposti a condividere il territorio, il sionismo no.


Stessa identica situazione di quella successiva all'unificazione nord-sud.

Citazione:

Se il sionismo non avesse discriminato l’arabo, se avesse instaurato un rapporto di convivenza rispettando la popolazione nativa e se (utopia) avesse acconsentito alla totale presenza araba, invece che deportarne la maggioranza per ottenere viceversa l’agognata maggioranza ebraica, all’interno dello Stato d’Israele a quest’ora probabilmente non ci sarebbe Gaza o i territori.


QUI TI CONDIVIDO!

In toto, senza riserve, senza se e senza ma!

E' questo il muoversi civile che sia io che te vorremmo.

E' questa la lesione, lo strappo, l'abominio commesso da Israele!

Discriminazione e mancanza di riconoscimento dell'altro. Di rispetto per l'altro.

Concordo assolutamente.

Sei sicuro che quest'atteggiamento debba riguardare solo Israele e non anche i Palestinesi?
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(Stefano Bartezzaghi)
Inviato il: 1/5/2010 10:23
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  •  Pispax
      Pispax
Re: i vicini di casa
#289
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Prendo spunto da alcune frasi di redna per provare a introdurre ulteriori elementi di riflessione.

E' possibile che qualcuno leggendoli possa avere parecchio da protestare, ma la cosa mi interessa abbastanza poco: quello che mi interessa davvero sono le cose che vengono poste per obiettare.

Mi sono un po' scocciato della retorica continua.







Citazione:
non ci sarebbero nemmeno state guerre per ulteriore conquista di territorio se israele avesse accettato quello che l'ONU gli aveva assegnato come territorio legittimo.


Vero.

Però consideriamo anche il resto della storia.

Dopo tanto tempo perso a esaminare le chiacchiere, proviamo per una volta a basarci solo sui FATTI.



1) Israele quando è nato ha accettato i confini assegnati dall'ONU. Al contrario, nessuno degli Stati arabi che ha mosso guerra a Israele ha riconosciuto la 181. Anzi, quando questa è stata proclamata dall'ONU la cosa ha suscitato enormi proteste.
Si parla tantissimo delle Risoluzioni "non ottemperate" da Israele, ma di questo episodio fondante chissà perché si tende a dimenticarcene: l'ONU ha approvato una risoluzione sulla spartizione della Palestina con una maggioranza qualificata dei 2/3, le nazioni arabe sono andate bellamente in culo all'ONU e hanno mosso guerra.

2) Bene o male Israele non ha mai fatto guerre di conquista, fatta eccezione per l'occupazione del Canale di Suez del 1956 - e i territori occupati in quella guerra sono stati restituiti dopo pochissimo tempo su pressione degli USA.
Le altre tre guerre sono state difensive, compresa quella del 1967.

3) La strategia israeliana per la propria espansione territoriale è stata abbastanza semplice: ogni volta che gli arabi muovevano guerra Israele guadagnava deliberatamente territori nella sua controffensiva.
L'ultimo mi pare sia stato il Golan.
Non avendo le Nazioni arabe riconosciuto la 181, e quindi non accettando i confini stabiliti dalla Spartizione, non potevano neppure appellarsi all'ONU per la restituzione delle terre senza a loro volta riconoscere lo Stato di Israele, cosa che non avevano nessunissima intenzione di fare. E quindi lasciavano le terre.

4) Questa strategia NON E' stata mossa da Tel Aviv.
L'iniziativa è sempre partita dai Paesi arabi confinanti. Che visto in prospettiva storica ci hanno sempre rimesso.
La posizione israeliana dopo ogni conquista territoriale è sempre stata "territori in cambio di pace". Gli arabi hanno sempre sdegnosamente rifiutato questa proposta perché la loro posizione non è mai stata - almeno ufficialmente - il ritorno ai confini del 1948, ma il ritorno ai confini di quando Israele non c'era.

In genere quando per gli sconfitti la condizione necessaria per la pace è il suicidio del vincitore, è abbastanza scontato per il vincitore non sentire la necessità di prendere in considerazione le loro opinioni.
Questo vale in qualunque situazione.


5) last but not least, il discorso "pace in cambio di territori" non era un bluff.
Bene o male dopo che l'Egitto ha riconosciuto ufficialmente lo stato di Israele (1979) ha riavuto indietro tutti i territori persi nella guerra dei Sei Giorni (1967).
Roba non da poco, visto che il Sinai restituito all'Egitto è il triplo della Palestina e ha pure il petrolio.











Citazione:
infatti è singolare che la granbretagna abbia una storia millenaria scritta e israele no. La storia inglese non è scritta sulla bibbia e nessun dio gli ha mai promesso (secondo loro) un territorio.


Distinguiamo fra sionismo e ortodossia religiosa.
A volte queste carte vengono mischiate fin troppo maliziosamente.

Chiedo: se le pretese "sioniste" sono fondate sulla Bibbia, perché cazzo c'è stata la necessità di aspettare Hertzl nel 1897?
Dall'inizio della diaspora son 18 secoli. Tanta roba.

E come mai fino al 1941, cioè per QUARANTACINQUE ANNI, infischiandosene della Bibbia i sionisti per la fondazione delle Stato ebraico hanno preso in considerazione anche territori che con Dio e con la Palestina non c'entravano niente?








Citazione:
Il fatto che israele pretende di aver dato al mondo la bibba (Ben Gurion nella proclamazione di indipendenza disse questo) è tutto da verificare.


Credo che sia indiscutibile che Israele abbia dato al mondo la Bibbia.
E se è per questo anche i Vangeli.
(Cosa questa su cui gli israeliani ortodossi tendono a soprassedere).

Allo stesso modo l'Italia ha dato al mondo Dante e l'Inghilterra ha dato al mondo Shakespeare.

Se però ci sforziamo di eliminare la retorica pura da questi discorsi, direi che l'argomento non ha troppa importanza.
Persino se viene fuori che Abramo era inglese, Dante ebreo e Shakesperare veneto i termini della questione pratica non cambiano.
No?







Citazione:
mio dddddio Pispax....Dopo che gli ebrei si ritengono il popolo eletto e tutti gli altri sono goym.....che costituzione vuoi che ne esca?
E'chiaro che i partiti non sionisti non ci stanno. Avrebbero solo da perderci....


Ho apprezzato questa distinzione fra sionisti e ultraortodossi religiosi.

Solo due considerazioni generali:

1) A leggerla così com'è scritta, pare che i sionisti stiano emancipandosi dal loro "ruolo" di portatori di tutti i mali.
No?

2) Cerchiamo di capire se la "costituzione" - intesa come nuovo testo organico - è un problema serio o se è solo un feticcio.

Se facciamo che è un problema serio, credo che nessuno possa togliere agli israeliani il diritto di scriversene una come più gli piace.
E se le idee che si leggono sulla costituzione israeliana, intesa come NUOVO testo organico, sono quelle che riportavo prima.. a mio avviso è molto meglio per tutti, arabi israeliani in primis, se si sviluppano le leggi di rango costituzionale già esistenti, magari riordinandole e tappando i numerosi buchi.








Citazione:
la costituzione incompleta equivale ad una NON costituzione.


Secondo me invece una costituzione incompleta equivale a una costituzione incompleta; e basta.

Anche senza voler fare dell'ironia su Libia e Arabia Saudita che come "costituzione" applicano il Corano (!), basta ricordare come TUTTO il diritto costituzionale stia da decenni ricercando la Costituzione Perfetta.
Un po' come la ricerca del Graal, è una cosa chimerica.

L'Italia, che al contrario ha una costituzione "completa", direi che non sta meglio di Israele e della sua costituzione incompleta.


> L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro.

Chiedilo a uno dei tanti milioni di disoccupati.



> La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo

Chiedilo a Stefano Cucchi



> È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Chiedilo a qualunque figlio di cassintegrato che voglia andare a studiare alla Luiss o alla Bocconi.


Di nuovo, cerchiamo di capire se quando si parla di costituzione quello che si ha in mente è un banale feticcio o una cosa sostanziale.










Citazione:

L'identità ebraica di israele e il carattere democratico dello stato NON coincidono.

E' proprio quello che sostengo io. E' una contraddizione di termini.
Inviato il: 2/5/2010 0:57
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  •  Pispax
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Re: i vicini di casa
#290
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shm

Ok, è l'ora di finiamola.

Ho ricominciato a leggere il tuo intervento sulla parte costituzionale, e con questo ricomincio a rispondere.
(Minchia che sfiga che hai..)


Non mi fa voglia di fare polemiche: mi limito a considerazioni il più possibile obiettive.




Citazione:
Contro la discriminazione degli arabi israeliani, la battaglia di Sawt el-Amel

“In Israele un cittadino su cinque è un arabo palestinese, tra questi sono quasi 1,4 milioni i cittadini esclusi dai benefici della cittadinanza e dell'economia nazionale”.
Wehbi Badarni, è il leader di Sawt el-Amel (“La voce dei lavoratori”), un giovane sindacato che opera all’interno dei territori occupati dallo stato di Israele, fondato nel 2000 dai lavoratori arabi di Nazareth per difendere e promuovere il diritto al lavoro e alla sicurezza sociale.
E il lavoro non manca, vista “l’estrema povertà e le innumerevoli difficoltà che incontriamo a causa della forte discriminazione operata dallo Stato d’Israele”, afferma Badarni.
“Tra i lavoratori palestinesi il tasso di disoccupazione è elevatissimo, senza contare che i cittadini arabi vanno incontro a enormi difficoltà e restrizioni per accedere agli aiuti previdenziali pubblici”.
Per esempio “nell’eventualità in cui un disoccupato venga sorpreso a guidare un’automobile, i sussidi vengono immediatamente annullati e c’è l’obbligo di restituire per intero tutte le somme già ricevute, oltre al pagamento di una multa”.
Il governo ha istituito perfino un’unità di polizia con l’obiettivo dichiarato di controllare i disoccupati e le loro infrazioni.
Secondo Badarni il movimento sindacale ha bisogno di un maggior sostegno e solidarietà perché “c’è troppa poca attenzione rispetto alle condizioni dei lavoratori palestinesi in Israele”, ma la questione tuttavia non è legata solo ed esclusivamente al movimento sindacale. “Abbiamo bisogno di una nuova leadership che si faccia carico delle speranze e del futuro del Paese e solo la classe media può farlo”.
Nel frattempo le voci di una terza intifada si rincorrono nei media internazionali, ma - secondo il sindacalista palestinese - “non c’è ancora unità d’intenti tra sindacati e partiti palestinesi sugli obiettivi e le forme di protesta da mettere in campo”.



Questo articolo, ahimè, non dimostra nessun tipo di discriminazione razziale.
(Fermo restando che fra "discriminazione razziale" e "razzismo nazista" la differenza è enorme. Dopo porto un esempio)

Tanto per capirsi, se Sawt el-Amel avesse detto che i controlli sui disoccupati che guidano le auto valgono solo per gli arabi e non valgono per i disoccupati ebrei, allora sarebbe stato un fantastico (o orribile) punto di partenza per un approfondimento sulle discriminazioni razziali.
E' solo un'impressione, sia chiaro, ma se così fosse credo che Sawt el-Amel non avrebbe mancato di sottolinearlo.
Così com'è messo invece parla solo di un regime di welfare applicato con estremo rigore.




N.B. Sia anche chiaro che io credo che in Israele le discriminazioni esistono, che sono generalizzate e trasversali, che sono reciproche e che non riguardano solo arabi e ebrei.

Fra le tante farneticazioni che ho letto in giro per esempio mi ha molto colpito quella che riguarda il possesso delle terre.
C'è una stupida posizione antiebrea che dice che gli arabi sono discriminati perché possiedono solo il 3% delle terre.
Scatta in risposta la stupida posizione filoebrea che dice che siccome quasi il 94% delle terre è di proprietà dello stato, gli ebrei posseggono solo il 3.5% delle terre; e siccome in Israele gli ebrei sono il quadruplo degli arabi questo in realtà significa che gli arabi sono privilegiati.
Gli uni e gli altri sono talmente tanto affezionati alla loro stupidità da dimenticare che al giorno d'oggi la ricchezza VERA non si misura sul possesso delle terre, men che meno su quote di possesso così marginali, ma semmai sull'industria e sui servizi professionali e finanziari.
Probabilmente i tre maggiori notai israeliani guadagnano da soli più di quanto guadagnino complessivamente tutti quei possessori del 6.5% di terre, arabi o ebrei che siano.

Per inciso credo anche che le discriminazioni "razziali" siano il problema minore.
Non riesco a percepire nessun segnale che mi parli di un KKK sionista, mentre al contrario esistono espliciti segnali di antisemitismo (NON antisionismo) nei paesi arabi circostanti e non.

Personalmente penso che in Israele il pasticcio più grosso sia quello generato dalle discriminazioni religiose.
Le discriminazioni etniche mi sembrano più la ciliegina sulla torta.


Un interessante link (in inglese) del Dipartimento di Stato USA su questo argomento.
E' abbastanza scabroso.

http://www.state.gov/g/drl/rls/irf/2007/90212.htm







Citazione:
EDIT

ma anche:

Arabi israeliani tra lealtà e identità


Ecco, QUESTO articolo invece mi ha fatto incazzare parecchio.
Finge di portare avanti un discorso di ragionevolezza, lo fa in modo assolutamente contraddittorio e in realtà difende in modo neppure troppo velato le posizioni della destra estremista israeliana, ovvero quella che ha fatto maggiori danni nell'affrontare il problema palestinese.
E poi da ultimo propone una soluzione particolarmente imbecille.

Non so se te ne eri accorto.







Citazione:
Vi è qualcosa di non detto, in tutta la discussione in corso in Israele sul problema degli arabi israeliani. Lieberman, il leader di Yisrael Beiteinu che ha ottenuto il più forte successo alle ultime elezioni arrivando ad essere il terzo partito del paese con 15 seggi, ne ha fatto uno dei temi centrali della sua campagna elettorale, con lo slogan ”No citizenship without loyalty”, niente cittadinanza senza lealtà. Egli reclama una sorta di giuramento di fedeltà allo Stato ebraico da parte di questi cittadini che ebrei non sono; sostiene che tutti debbano fare il servizio militare, arabi e religiosi ortodossi compresi, che oggi ne sono esentati;


Difficile trovare elementi di razzismo in qualcosa che accomuna arabi e ortodossi ebrei.
No?






Citazione:
propone lo scambio tra i territori israeliani più densamente popolati dagli arabi, come la Galilea e il cosiddetto Triangolo, con le aree della Cisgiordania ove sono stati costruiti i maggiori insediamenti ebraici. Questo anche per garantire il carattere ebraico di Israele, risolvendo così la sfida demografica che il più alto tasso di natalità della popolazione araba pone.


Questa roba ricalca quasi appieno quelle posizioni di destra estrema che dicono che si, cazzo, bisogna fare in fretta a costituire uno stato palesinese e poi espellere subito dopo tutti gli arabi israeliani ficcandoli là dentro, che così al primo attentato mica c'è da andare troppo per il sottile.







Citazione:
Ma le risposte finora date al leader della destra laica si sono rivelate insufficienti. Ci si limita ad affermare la necessità di assicurare pari diritti a tutti i cittadini, in nome della democrazia, superando le discriminazioni e le disuguaglianze di cui soffrono gli arabi, come unica strada possibile per assicurarne la lealtà allo stato. Ma come si può chiedere agli arabi israeliani di essere leali ad uno Stato ebraico che sostanzialmente misconosce la loro esistenza come minoranza?


Giusto.
Cacciamoli.







Citazione:
La cosa più contraddittoria è che molti esponenti arabo-israeliani esitano a chiedere questo riconoscimento, perché temono così di aumentare la diffidenza della maggioranza ebraica e di danneggiare quindi la lotta per l’uguaglianza. Certo, la questione esiste. I comuni arabi hanno meno finanziamenti di quelli ebraici a parità di popolazione, e il mancato assolvimento del servizio militare crea una serie di svantaggi, nell’accesso ad esempio all’edilizia popolare, all’università, al pubblico impiego...


La cosa più contraddittoria è prima di sostenere che "non si può chiedere" agli arabi israeliani di prestare servizio militare, e poi lamentarsi che questo fatto crei svantaggi.

In realtà comunque il problema non è "chiedere agli arabi israeliani di essere leali ad uno Stato ebraico che sostanzialmente misconosce la loro esistenza come minoranza".
Questo dà una visione distorta della questione, come se un riconoscimento ufficiale come "minoranza" garantisse poi una lealtà indiscutibile.
E che succede quando i soldati arabo-israeliani si troveranno a combattere contro i soldati arabo-arabi, come è previsto che succeda nel 100% degli scenari di guerra di quell'area?







Citazione:
Il problema si è andato acuendo negli ultimi anni: il punto di crisi può essere individuato nella cruenta repressione delle manifestazioni dell’ottobre 2000, con l’esplodere della seconda intifada, quando 13 arabi israeliani vennero uccisi dal fuoco della polizia, facendo esplodere il crescente sentimento di angoscia, frustrazione e collettiva alienazione di quei cittadini rispetto allo Stato e alla maggioranza ebraica. Ma ancora in tempi recenti si sono verificati gravi incidenti, come i gravi scontri tra arabi e ebrei, verificatisi ad Acco durante la festa del Kippur dell’anno passato, o anche le tensioni registratesi in occasione delle ultime elezioni.

Come conseguenza, le posizioni delle organizzazioni più rappresentative di questa minoranza hanno avuto una forte radicalizzazione, arrivando a chiedere il superamento della stessa concezione fondativa di Israele in quanto Stato ebraico ed auspicando la creazione di uno Stato di tutti i cittadini, su basi di piena uguaglianza, senza distinzioni religiose o etniche. Ma ciò porterebbe alla fine dell’unico Stato ebraico esistente, e questo può essere difficilmente accettato dalla maggioranza ebraica del paese. Parallelamente, quegli avvenimenti hanno provocato una crescente sfiducia e diffidenza da parte di quella maggioranza, dando forza alle proposte e ai pronunciamenti antiarabi di Lieberman.


Tutto vero.

E mi dicono che Lieberman non è nemmeno dei peggiori.








Citazione:
Il forte scontento dei palestinesi israeliani deriva in realtà da un coacervo di fattori: essi rappresentano il 20% della popolazione israeliana, e sono a tutti gli effetti una minoranza etnica, parte di una popolazione originaria preesistente alla stessa nascita dello Stato. Ad essi, in quanto individui, è riconosciuta una uguaglianza teorica, lungi peraltro dall’essere assicurata. Ma non è riconosciuta una identità complessiva. Ciò è sicuramente una causa non secondaria nel rafforzamento, al loro interno, delle componenti più dure. La situazione ricorda, paradossalmente, quella degli ebrei all’epoca della Rivoluzione Francese: “tutti i diritti agli ebrei in quanto individui, nulla in quanto popolo”. Gli arabi israeliani - o per meglio dire i palestinesi israeliani come oramai scelgono di chiamarsi - sono, e si sentono, parte del popolo palestinese, e della sua storia tormentata.


Dopo nemmeno 30 righe abbiamo già una risposta al quesito su cosa succederebbe se e quando gli arabi-israeliani si trovassero a combattere contro gli arabo-arabi.
Se "sono e si sentono parte del popolo palestinese e della sua storia tormentata" non capisco come si possa pensare di guadagnarsene la lealtà MILITARE riconoscendone il carattere collettivo di minoranza.
Ma l'autore ci sorprenderà in seguito con una soluzione geniale.


Comunque, casomai non si fosse capito e ghigliottine e terrore a parte, io sono per la soluzione della rivoluzione francese: tutti i diritti agli arabi in quanto individui, nulla in quanto popolo.
Soprattutto nel contesto di questa discussione.
Visto che si stanno denunciando le discriminazioni, trovo stupido avanzare soluzioni che ne introducano di ulteriori.

Questa convinzione la pratico anche sulla mia pelle. Mi bastano alcuni diritti individuali, quali per esempio la libertà di culto, la libertà di parola, la libertà di associazione. Non ho il minimo interesse a essere tutelato collettivamente come appartenente al grande e illuminato popolo del Granducato di Toscana, che pure è stato il primo Stato al mondo ad abolire la pena di morte.








Citazione:
Se il problema della loro esistenza, in uno Stato che si definisce ebraico, passa per il loro riconoscimento come minoranza etnica, tutelata da diritti collettivi, la loro aspirazione nazionale in quanto popolo può essere soddisfatta attraverso la creazione di uno Stato palestinese, fuori di Israele, a cui tuttavia essi possano guardare: così come gli ebrei della diaspora possono essere cittadini leali dei loro Paesi, e guardare a Israele come riferimento per le loro aspirazioni nazionali in quanto popolo.


Non credo che vi sia sfuggito, ma comunque lo sottolineo.

Chiunque fra i lettori riconosca la legittimità di queste righe per quanto riguarda l'aspirazione nazionale dei palestinesi in quanto popolo, sappia che sta ESPRESSAMENTE riconoscendo la piena legittimità dello stato d'Israele.
Non solo: appoggiando la creazione di uno stato esclusivamente e completamente arabo, riconosce di fatto anche ad Israele il diritto a tutelare la propria natura di stato completamente ed esclusivamente ebraico.

Mentre a me la prima cosa sta anche bene (Israele come stato non mi dà il minimo fastidio, se non nei suoi rapporti con i palestinesi) la seconda cosa per esempio mi lascia PARECCHIO perplesso.
Comunque non perderò il sonno per questo: non è casa mia, e al mondo c'è di peggio.
Se proprio qualcuno vuol farsi venire degli incubi costituzionali basta che pensi agli Emirati Arabi Uniti, che sono una monarchia assoluta elettiva a capo di una federazione di monarchie assolute.








Citazione:
E’ questa l’unica soluzione intermedia percorribile, se si vogliono evitare improbabili tentativi di assimilazione forzosa, ancor più pericolose derive fondamentalistiche o l’affermarsi della proposta di uno Stato israeliano di tutti i cittadini, privo di caratteristiche ebraiche, se non di uno Stato unico binazionale su tutta la Palestina storica. La maggioranza ebraica e la sua leadership, tuttavia, sono ancora ostili a tale riconoscimento, perché temono che ciò possa costituire un indebolimento dello Stato e della sua unità.


Questa è l'"unica soluzione percorribile" per LUI.
Il dibattito fra lo stato unico binazionale, lo stato unico mononazionale e la proposta "due terre, due stati" è ancora parecchio infuocato, con molte ragioni a favore e contro ciascuna delle soluzioni.
Ok, l'autore dell'articolo ha voluto rendere note le sue personalissime e sagacissime opinioni, e il suo stupore per il fatto che nessuno le segua.








Citazione:
Vi sono tuttavia esperienze nel mondo che dimostrano che questa è una via percorribile e funzionale. Mi riferisco al caso della minoranza tedesca in Alto Adige, che è riconosciuta collettivamente dallo Stato italiano come minoranza linguistica, non solo con uguali diritti rispetto agli altri italiani, ma con specifici diritti a loro tutela in quanto minoranza: un’ampia autonomia finanziaria, la proporzione nel pubblico impiego, l’uso della lingua, la gestione delle scuole. Un riconoscimento concordato con l’Austria, che di quella minoranza costituisce storicamente nazione di riferimento. Negli anni ’60 in Sud Tirolo ci furono bombe e attentati per chiedere la secessione, mentre oggi la situazione è calma. Italiani e tedeschi non si amano, ma convivono in pace. Nel maggio scorso una qualificata delegazione di esperti israeliani, arabi e ebrei, è venuta in Alto Adige, su iniziativa del Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente (CIPMO) e su invito della Provincia di Bolzano, e ha concluso che lo studio di tale esperienza può essere di grande utilità anche per Israele.

Concludendo, se la maggioranza di quel paese vuole conservare il carattere di Stato ebraico dello Stato, l’unica via realistica pare quella di riconoscere e tutelare la sua minoranza araba in quanto tale e, insieme, di procedere speditamente sulla via della pace, accettando la creazione di uno Stato palestinese al suo fianco.


Finalmente la ricetta finale scacciacrisi.

L'autore si "scorda" di dire (è terribile quanto l'affrontare l'argomento Palestina induca diffusamente improvvise e fulminanti amnesie) che le spinte secessioniste e le bombe non sono finite per "la proporzione nel pubblico impiego, l’uso della lingua, la gestione delle scuole."
Tutto questo ha avuto termine quando è stata accordata l'"ampia autonomia finanziaria". Ogni cittadino dell'Alto Adige riceve tramite le istituzioni fondi pubblici per un ammontare CINQUE VOLTE SUPERIORE a quello che ricevono i restanti cittadini italiani.

Ecco la soluzione: riconosciamoli come minoranza e COMPRIAMOCELI.
E facciamoli pure guardare al loro "paese di riferimento". Che so, magari alla Siria, che ancora oggi non riconosce Israele come stato.

Almeno dopo potremo avere una situazione simile a quella dell'Alto Adige: comunque arabi israeliani e ebrei israeliani non si ameranno (più o meno come adesso) ma almeno gli arabi israeliani la smetteranno di mettere le bombe (che in ogni caso non mettono neppure adesso).

Un genio.









L'ultimo articolo è raccapricciante.

Soprattutto per questa roba:

Citazione:
Il fatto che il Cancelliere desideri ostacolare o addirittura fermare completamente l’attività di Wac non è un caso eccezionale nei rapporti governativi con la minoranza araba e le organizzazioni che la rappresentano. Wac è minacciato di chiusura non perché abbia infranto una qualunque legge e non perché non stia riuscendo a raggiungere gli obiettivi per cui è stato creato, piuttosto è vero il contrario: funziona sistematicamente contro la discriminazione dei lavoratori arabi ed è riuscito a mettere la questione dei lavoratori arabi in Israele all'ordine del giorno.


Ora è tardi, ma su questa roba del WAC (su cui vorrei saperne di più di quanto riportato da questa semplice agiografia) e soprattutto su quanto possano essere realistiche quelle "minaccie di chiusura" credo siano necessari maggiori approfondimenti, imparziali per quanto possibile.

Fra domani e lunedi mi metto a cercare anch'io.

Per il momento assumo queste affermazioni come vere, e trovo preoccupante quando un'organizzazione sindacale viene minacciata così pesantemente.

Il fatto che il WAC includa sia arabi che ebrei comunque per adesso non parla di una pressione fatta su basi etniche, ma su basi economiche e politiche.
Però su questo l'articolo è discordante: prima lascia intendere che è una forza esclusivamente rappresentativa del mondo arabo, poi che è una forza a composizione mista arabo-ebrea a matrice socialista. Quindi mi riservo un'opinione più precisa quando avrò dati maggiori.

Mi piacerebbe anche sapere chi cazzo fosse quel Cancelliere (e anche che cosa SIA un "cancelliere delle associazioni senza scopo di lucro", per esempio, e quali siano i suoi reali poteri) e se dopo 10 anni è sempre in carica lui, se è stato sostituito da uno dei suoi o se è stato sostituito da uno con un indirizzo politico diverso.

Quante simpatiche domande.
Piano piano lo scoprirò.






Putroppo il resto non descrive una peculiarità solo israeliana.
Mentre lo leggevo ho avuto un bruttissimo dejà-vu.

Ve lo ripropongo nei suoi passi salienti.
Le cose brutte vanno condivise.




Lavoratori meridionali in Italia – Discriminazione istituzionale

L'Italia non dà ai suoi cittadini meridionali uguali diritti e anche se - per la legge - ogni cittadino italiano ha diritto allo stesso budget per sviluppo, occupazione e formazione, i meridionali in Italia soffrono di una discriminazione per motivi etnici.

L'economia italiana è quindi sviluppata in modo tale da escludere i meridionali dai settori centrali nell'economia: nel suo saggio sull'economia meridionale in Italia, il dottor Aziz Haidar ha concluso che – dalla costituzione dello Stato italiano nel 1861 – la comunità meridionale ha perso la maggior parte delle sue risorse territoriali a causa di una sistematica espropriazione, mentre non può ottenere i permessi [e le infrastrutture] per lo sviluppo industriale. In tre decenni, questi due fattori hanno trasformato una società agricola in una di lavoratori nelle zone industriali del Nord. Secondo la legge italiana per le pari opportunità, i cittadini meridionali dovrebbero avere un trattamento di parità nel mercato del lavoro, ma in realtà ... occupano le posizioni più basse in tutti i settori del mercato del lavoro, le loro condizioni di lavoro sono peggiori di quelle dei lavoratori del Nord e sono molto più vulnerabili alle fluttuazioni economiche.

Il risultato di tutto questo è una bassa percentuale di partecipazione al mercato di lavoro e alti livelli di povertà. Fra i meridionali in età di lavoro, soltanto il 39% ha un’occupazione (Statistiche anno 2003), rispetto al 57% di tutto lo stato. Per quanto riguarda le donne, lavora soltanto il 17,1% delle meridionali, contro il 53,8% delle altre (Statistiche anno 2003). Negli ultimi dieci anni la disoccupazione si è trasformata nel problema maggiore per i lavoratori meridionali. In molte città, il tasso di disoccupazione raggiunge il 20% o più. L’ISTAT, un istituto di ricerca italiano, ha indicato che in Italia lo stipendio lordo medio nelle città del Nord è quasi due volte quello delle comunità del Mezzogiorno. Il reddito mensile medio in Lombardia è circa 1.700 euro, mentre quello in Campania e Irpinia è circa 900 euro.


Contro disoccupazione e discriminazione

... industrie come quella tessile e alimentare sono state smantellate e spostate verso gli Stati arabi e l'Asia orientale. L'Italia ha aperto i propri mercati alle importazioni e per alzare i profitti ha esportato molto capitale negli Stati vicini.

Questo processo ha dato un colpo mortale ai lavoratori del Mezzogiorno. L’industria tessile, che impiegava principalmente donne meridionali, è stata liquidata creando molta disoccupazione femminile. Per quanto riguarda l'agricoltura e l'industria edilizia, un’altra fonte vitale di occupazione per gli emigranti dal Sud d'Italia, si è deciso di utilizzare lavoratori stranieri per sostituire la forza lavoro italiana. 35.000 lavoratori meridionali, cittadini italiani, si sono trovati senza lavoro non perché non ce ne fosse, ma perché i costruttori hanno preferito mano d’opera debole e schiava. In pochi anni il numero di lavoratori stranieri è aumentato drasticamente: nel 2000 erano 75.000 solo nell'industria edilizia (fra loro circa 45.000 con il permesso e gli altri 30.000 che lavorano illegalmente).



Mi sono limitato a eliminare i riferimenti locali (tipo quelli ai Territori Occupati) e a sostituire "arabi" con "meridionali" e "cittadini ebrei" con "cittadini del Nord". E ovviamente a scrivere Italia invece di Israele.

E' impressionante come tutto fila.


Eppure noi la costituzione "completa" ce l'abbiamo, e oltretutto dice al primo articolo che la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro.


I numeri mi hanno colpito. (Chiaramente non li ho cambiati.)
In particolare mi ha colpito di come sia grande la differenza numerica nel lavoro femminile, e di come sia invece bassa in quello maschile.
Si parla del 39% di occupati fra gli arabi; ma il dato riferito agli ebrei non è abissalmente più alto come invece ci si potrebbe aspettare (solo il 57% di occupati).

Anche se l'articolo pone l'accento solo sulle condizioni degli arabi, a quanto pare la sostituzione del lavoro interno con lavoro immigrato è molto più trasversale di quanto non venga detto.
Dove Atene piange anche Sparta non ride.


Altre considerazioni minori.

1) il "razzismo" è tale che i lavoratori arabi non vengono considerati per niente "deboli e schiavi". Fanno valere giustamente le proprie ragioni come tutti gli altri.

2) se un articolo del genere venisse pubblicato in Europa, modificato come l'ho modificato io (ma la sostanza non cambia) con ogni probabilità verrebbe considerato un articolo "razzista", perché denigra gli extracomunitari.
Paese che vai, riferimenti che trovi.

3) Questi articoli sono entrambi veri. E' vero (purtroppo) quello sulla situazione araba ed è vero (purtroppo) quello sulla situazione meridionale.
Però sulla base della situazione meridionale ancora non ho trovato nessuno che affermi che l'Italia è un paese che fa "discriminazioni razziste", magari "di tipo nazista".
Inviato il: 2/5/2010 5:14
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Re: i vicini di casa
#291
Sono certo di non sapere
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Citazione:
non ci sarebbero nemmeno state guerre per ulteriore conquista di territorio se israele avesse accettato quello che l'ONU gli aveva assegnato come territorio legittimo.


Vero.

Però consideriamo anche il resto della storia.

Dopo tanto tempo perso a esaminare le chiacchiere, proviamo per una volta a basarci solo sui FATTI.



1) Israele quando è nato ha accettato i confini assegnati dall'ONU. Al contrario, nessuno degli Stati arabi che ha mosso guerra a Israele ha riconosciuto la 181. Anzi, quando questa è stata proclamata dall'ONU la cosa ha suscitato enormi proteste.
Si parla tantissimo delle Risoluzioni "non ottemperate" da Israele, ma di questo episodio fondante chissà perché si tende a dimenticarcene: l'ONU ha approvato una risoluzione sulla spartizione della Palestina con una maggioranza qualificata dei 2/3, le nazioni arabe sono andate bellamente in culo all'ONU e hanno mosso guerra.


Stai dicendo che israele ha accettato i confini assegnati dall'ONU ma ti dimentichi che in quei confini c'era una popolazione alla quale nessuno aveva chiesto nulla e tale popolazione non era assolutamente felice di quello che macchinavano gli altri...

Nel 1947 l'Assemblea delle Nazioni Unite stabilì la creazione di uno Stato ebraico e di uno Stato arabo in Palestina, con la città di Gerusalemme sotto l'amministrazione diretta dell'ONU. La dichiarazione venne accolta con favore dagli ebrei, mentre gli Stati arabi proposero a quel punto la creazione di uno Stato unico federato, con due governi. Tra il dicembre del '47 e la prima metà di maggio del '48 vi saranno cruente azioni di guerra civile da ambo le parti.
quindi le nazioni unite stabilirono nel 1947 la creazione di uno STATO EBRAICO e di uno STATO ARABO IN PALESTINA con gerrusalemme SOTTO AMMINISTRAZIONE ONU.

Questa è la storia e non quella che si presume sia di volta in volta.

Certamente gli ebrei videro in quello che proponeva l'ONU qualcosa a LORO favore mentre gli stati arabi proposero UNO STATO UNICO FEDERATO con DUE GOVERNI.

Questa fu la proposta INIZIALE nel 1947 alle nazioni unite.

Sarebbe il caso di chiederci come mai ci furono violente azioni di guerra civile e anche chi le fomentò?

Citazione:
2) Bene o male Israele non ha mai fatto guerre di conquista, fatta eccezione per l'occupazione del Canale di Suez del 1956 - e i territori occupati in quella guerra sono stati restituiti dopo pochissimo tempo su pressione degli USA.
Le altre tre guerre sono state difensive, compresa quella del 1967.

la guerra di conquista, come vedi sopra, l'ha fatta fin dall'inizio perchè non era d'accordo su quanto gli veniva assegnato e soprattutto delle modalità con le quali veniva assegnato il territorio.
Le guerre difensive le fece fin dall'inizio. Io le chiamo offensive.

Citazione:
3) La strategia israeliana per la propria espansione territoriale è stata abbastanza semplice: ogni volta che gli arabi muovevano guerra Israele guadagnava deliberatamente territori nella sua controffensiva.
L'ultimo mi pare sia stato il Golan.
Non avendo le Nazioni arabe riconosciuto la 181, e quindi non accettando i confini stabiliti dalla Spartizione, non potevano neppure appellarsi all'ONU per la restituzione delle terre senza a loro volta riconoscere lo Stato di Israele, cosa che non avevano nessunissima intenzione di fare. E quindi lasciavano le terre.

questa è una storia davvero singolare e aggiungo anche personale.
Ma non ci sono risconti storici.
La strategia israeliana non doveva contemplare l'espansione. Visto che gerusalemme era sotto amministrazione ONU nel 1967 israele fece la prima guerra di conquista per strapparla agli arabi.
Questo è quello che è successo e non quello che raccontano.
Gerusalemme se fosse stata sotto l'amministrazione ONU e questa avesse fatto valere il suo status nessun ebreo poteva conquistare la città e ora non ci sarebbero delle ripercussioni internazionali per questo.
L'espansione nessuno gli ha detto che doveva esserci. Doveva solo stare nei suoi confini considerato che l'ONU alla fine, assegnò UN SOLO STATO ad israele e non UNO STATO ai palestinesi.

Citazione:
4) Questa strategia NON E' stata mossa da Tel Aviv.
L'iniziativa è sempre partita dai Paesi arabi confinanti. Che visto in prospettiva storica ci hanno sempre rimesso.
La posizione israeliana dopo ogni conquista territoriale è sempre stata "territori in cambio di pace". Gli arabi hanno sempre sdegnosamente rifiutato questa proposta perché la loro posizione non è mai stata - almeno ufficialmente - il ritorno ai confini del 1948, ma il ritorno ai confini di quando Israele non c'era.

In genere quando per gli sconfitti la condizione necessaria per la pace è il suicidio del vincitore, è abbastanza scontato per il vincitore non sentire la necessità di prendere in considerazione le loro opinioni.
Questo vale in qualunque situazione.


5) last but not least, il discorso "pace in cambio di territori" non era un bluff.
Bene o male dopo che l'Egitto ha riconosciuto ufficialmente lo stato di Israele (1979) ha riavuto indietro tutti i territori persi nella guerra dei Sei Giorni (1967).
Roba non da poco, visto che il Sinai restituito all'Egitto è il triplo della Palestina e ha pure il petrolio.


La posizione israeliana dopo ogni conquista territoriale è sempre stata "territori in cambio di pace"
questa è bellissima!
i territorio NON di israele in cambio di pace?
è assolutamente ridicolo se non fosse terribilmente tragico!!!

Citazione:
Gli arabi hanno sempre sdegnosamente rifiutato questa proposta perché la loro posizione non è mai stata - almeno ufficialmente - il ritorno ai confini del 1948, ma il ritorno ai confini di quando Israele non c'era.

ed è questa TUTT'ORA la posizione degli arabi.
Non illuderti che cambino.
La posizione è stata e sarà questa e non c'è verso che cambi perchè all'inizio (come ho riportato) nessuno ha tenuto conto di quello che volevano gli arabi e di conseguenza hanno calpestato la loro volontà.


Citazione:
In genere quando per gli sconfitti la condizione necessaria per la pace è il suicidio del vincitore, è abbastanza scontato per il vincitore non sentire la necessità di prendere in considerazione le loro opinioni.
Questo vale in qualunque situazione.

la situazione di cui stiamo parlando forse non la vedi nelle giuste dimensioni.
Un territorio piccolo come israele non credo sia in grado di competere con nessun paese che ha intorno e se non fosse perchè è un arsenale USA ormai non ci sarebbe più.
E'quello che dice il presidente dell'iran e viene deriso. Ma nessuno può dimostrare che non è vero.
Ne saresti capace tu Pispax?

Citazione:

5) last but not least, il discorso "pace in cambio di territori" non era un bluff.
Bene o male dopo che l'Egitto ha riconosciuto ufficialmente lo stato di Israele (1979) ha riavuto indietro tutti i territori persi nella guerra dei Sei Giorni (1967).
Roba non da poco, visto che il Sinai restituito all'Egitto è il triplo della Palestina e ha pure il petrolio

L'esempio dell'Egitto ti sembra calzante?
Mubarak ti pare neutrale o prono agli USA?
Nel contempo è meglio se prendi in mano la cartina del sinai e vedere come è sistemato ora il territorio restituito. Senza contare che sul Mar Rosso ogni tanto ci sono attentati....
Giusto per capire che razza di pace intende israele.

fonte: http://www.instoria.it/home/Israele.htm


Il 14 maggio del 1948, come detto, venne dichiarata la nascita dello Stato di Israele. Il 15 maggio, le truppe britanniche si ritirarono definitivamente dai territori del Mandato. Lo stesso giorno gli eserciti di Egitto, Siria, Libano, Iraq e Transgiordania, attaccarono il neonato Stato di Israele. L'offensiva venne bloccata dal neonato esercito israeliano e le forze arabe vennero costrette ad arretrare. La guerra, che terminò con la sconfitta araba nel maggio del 1949, diede origine a quella che resterà la causa degli scontri successivi: più di 700.000 profughi arabi.

il neonato stato di israele da chi era stato armato?
lo stato di israele nacque per dare un territorio agli ebrei dell'olocuasto nazista.
Certamente non furono loro che si armarono e che fecero guerra agli arabi e nel contempo non vollero mai trattare con loro. Le nazioni unite si sono dimostrate e si dimostrano solo di parte finchè non daranno ai palestinesi quello che all'inizio gli hanno negato.


EDIT

Citazione:
infatti è singolare che la granbretagna abbia una storia millenaria scritta e israele no. La storia inglese non è scritta sulla bibbia e nessun dio gli ha mai promesso (secondo loro) un territorio.


Distinguiamo fra sionismo e ortodossia religiosa.
A volte queste carte vengono mischiate fin troppo maliziosamente.

Chiedo: se le pretese "sioniste" sono fondate sulla Bibbia, perché cazzo c'è stata la necessità di aspettare Hertzl nel 1897?
Dall'inizio della diaspora son 18 secoli. Tanta roba.

E come mai fino al 1941, cioè per QUARANTACINQUE ANNI, infischiandosene della Bibbia i sionisti per la fondazione delle Stato ebraico hanno preso in considerazione anche territori che con Dio e con la Palestina non c'entravano niente?

su questo ti sbagli. I territori c'entrano con la bibbia e con il loro dio, non consideri che però l'unica cosa che volevano era gerusalemme che si trova proprio in quei territori.
Quello che tu chiami mischiare le cose è avvenuto.
I sionisti hanno fatto leva sulla ricostruzione del terzo tempio ebraico per fare in modo che gli ebrei andassero ad abitare proprio li; proprio per questo gerusalemme doveva essere presa (anche se le nazioni unite avevano sancito che la città rimaneva sotto la sua amministrazione) allo scopo di erigere il terzo tempio e quindi sancire definitivamente la loro superiorità.

Citazione:
Il fatto che israele pretende di aver dato al mondo la bibba (Ben Gurion nella proclamazione di indipendenza disse questo) è tutto da verificare.


Credo che sia indiscutibile che Israele abbia dato al mondo la Bibbia.
E se è per questo anche i Vangeli.
(Cosa questa su cui gli israeliani ortodossi tendono a soprassedere).

Allo stesso modo l'Italia ha dato al mondo Dante e l'Inghilterra ha dato al mondo Shakespeare.

Se però ci sforziamo di eliminare la retorica pura da questi discorsi, direi che l'argomento non ha troppa importanza.
Persino se viene fuori che Abramo era inglese, Dante ebreo e Shakesperare veneto i termini della questione pratica non cambiano.
No?


Se mi trovi l'originale della bibbia se ne può discutere. Altrimenti, credi, la cosa non ha alcun senso.
Qualsiasi documenti perchè sia valido deve avere un originale altrimenti legalemente il valore è nullo.
La bibbia sono una serie di libri di cui non si sa nulla di certo e genesi, vedi caso che consiste nel libro principale in cui viene descritta la creazione dell'uomo, è stata trovata in mesopotamia scritta nelle tavolette di argilla.
Quello che hanno appreso gli ebrei è stato durante la cattività babilonese. Cerca di trarne le conclusioni.

Se poi mischi le persone ai documenti non solo fai retorica ma continui a parlare del nulla.

Abramo era sumero e adorava gli dei perchè il padre era gran sacerdote e ha avuto due figli che hanno dato origine agli arabi e agli ebrei.

Citazione:
la costituzione incompleta equivale ad una NON costituzione.


Secondo me invece una costituzione incompleta equivale a una costituzione incompleta; e basta.

Anche senza voler fare dell'ironia su Libia e Arabia Saudita che come "costituzione" applicano il Corano (!), basta ricordare come TUTTO il diritto costituzionale stia da decenni ricercando la Costituzione Perfetta.
Un po' come la ricerca del Graal, è una cosa chimerica.


solo che gli stati non sono cose chimeriche.
La costituzione israele non può averla, come ho già detto, perchè allora sarebbe palese che NON SONO UNA DEMOCRAZIA e non vorrei scriverlo un migliaio di volte.
Non lo possono essere nella STESSA MANIERA che NON lo sono i paesi islamici.

Citazione:
L'identità ebraica di israele e il carattere democratico dello stato NON coincidono.

E' proprio quello che sostengo io. E' una contraddizione di termini.


non sono i termini in discussione è la sostanza.
E la sostanza è che che chi si crede il popolo eletto tenta in tutte le maniere di dimostrarlo ma si trova a fare i conti con una triste realtà che a lungo non può sostenere.
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Re: i vicini di casa
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redna:

quindi le nazioni unite stabilirono nel 1947 la creazione di uno STATO EBRAICO e di uno STATO ARABO IN PALESTINA con gerrusalemme SOTTO AMMINISTRAZIONE ONU.

Questa è la storia e non quella che si presume sia di volta in volta.

Certamente gli ebrei videro in quello che proponeva l'ONU qualcosa a LORO favore mentre gli stati arabi proposero UNO STATO UNICO FEDERATO con DUE GOVERNI.

shm:

qui redna tocchi una grave lacuna di pispax. Secondo lui l'esercito arabo nel 1948 sarebbe stato ben armato mentre Israele... no...

In realtà se Israele, a malincuore nel '47, accettò i confini dettati dalla risoluzione ONU, fu esclusivamente per motivi di tornaconto...

Stava aspettando infatti i rifornimenti di armi dalla Russia, per tramite la Cecoslovacchia, che arrivarono poi agli inizi del '48.

Nel '47 Israele ottenne, grazie alla risoluzione, una sorta di tregua provvisoria che diplomaticamente lo pose anche, di fronte alla comunità internazionale, sostanzialmente in buona luce.

Quando le armi arrivarono, il piano "Dalet" ebbe inizio...
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Re: i vicini di casa
#293
Sono certo di non sapere
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Citazione:

In realtà se Israele, a malincuore nel '47, accettò i confini dettati dalla risoluzione ONU, fu esclusivamente per motivi di tornaconto...


non preoccupa se israele accettò i confini a malincuore... piuttosto la preoccupazione maggiore deriva da quello che stabilirono le nazioni unite. Gli arabi fin da allora manifestarono in tutte le maniere il loro dissenso per questo e stabilirono che non volevano la popolazione ebraica in palestina.
Se israele accettò a malincuore quel territorio li accettò sapendo benissimo che gli arabi sarebbero stati sempre in disaccordo. Non le rimaneva altro che cercar armi e soprattutto chi poteva armarli contro i popoli che aveva vicini.
Il tornaconto non fu solo di israele. Il tornaconto fu degli USA che si trovarono una arsenale in medioriente su cui posizionare armi di tutti i generi e nel contempo teneva a bada il commercio del petrolio mediorientale.
Tutto questo alla faccia delle sofferenze che il popolo ebraico dovette subire nei campi nazisti.





Citazione:

Quando le armi arrivarono, il piano "Dalet" ebbe inizio...


il piano Dalet consisteva nello steminare i palestinesi. Non cerchiamo di cambiar nome a quello che è stato fatto.... e non servirono nemmeno tante armi a sterminari inermi villaggi palestinesi:


Terra Santa - 9 aprile 1948: la strage di Deir Yassin

I fantasmi di Deir Yassin. Alle radici della "legittimità" di Israele, di
Sonja Karkar (Women for Palestine , 9 aprile 2007)

Israele ha giocato a lungo sulle sue eroiche origini per sollecitare il
supporto alle sue meno eroiche imprese odierne. Il problema è che quelle
eroiche origini sono sempre state una storia inventata. La nascita di
Israele nel sangue e le sue azioni successive furono crimini contro
l¹umanità che continuano ancora oggi. La vernice di ³legittimitಠche si è
data Israele non può nascondere il marciume che danneggia il nucleo della
sua esistenza - il suo peccato originale di spoliazione violenta e la sua
attuale politica colonialistica di apartheid. E senza il riconoscimento di,
e il risarcimento per, le atrocità commesse contro i palestinesi, i fantasmi
di Deir Yassin e di altri posti in Palestina continueranno a profilarsi
minacciosamente in ogni discorso di pace.
Era il 9 aprile 1948 quando una banda di terroristi ebrei entrò nel quieto
villaggio rurale di Deir Yassin alla periferia di Gerusalemme con il chiaro
scopo di distruggerlo. Vivevano 750 persone in quel villaggio, per la
maggior parte spaccapietre. Le loro case erano state costruite con materiale
calcareo, con porte e finestre ad arco e quelle case stavano là da secoli.
Gli abitanti sapevano che erano già state compiute altri stragi all¹inizio
di quell¹anno in altri villaggi e quindi avevano aderito ad un patto di non
aggressione con l¹Hagana, un altro gruppo di terroristi.
Ma questo patto era privo di valore: Deir Yassin era già destinata ad essere
distrutta e per evitare questa responsabilità l¹Hagana chiamò in aiuto due
gruppi terroristici, l¹Irgun e la Stern Gang per eseguire il piano. I capi
sionisti nel marzo di quell¹anno avevano concepito una strategia militare
che chiamarono Piano Dalet o Piano D, il cui esplicito scopo era di
sgomberare dai palestinesi tutte le città e i villaggi per consentire la
nascita di uno stato ebraico. La prima operazione nota come Nachshon era
destinata ad evacuare i paesi rurali lungo la strada fra Gerusalemme e Tel
Aviv, occupando, espellendo e/o uccidendone gli abitanti e Deir Yassin si
trovava all¹interno di quel piano. Benché non sia stata la strage più grande
compiuta in quell¹anno, Dein Yassin rappresentò un punto di svolta per la
pubblicità che gli fu data, intesa a diffondere un¹atmosfera di terrore in
tutto il paese, sollecitando la pulizia etnica che seguì. Prima di questo
piano erano già stati distrutti circa 30 villaggi ma, una volta conclusa,
l¹Operazione Nachshon costituì la traccia per le successive campagne
sioniste che finirono col distruggere 531 villaggi e 11 centri urbani
circostanti. In quel solo anno il gruppo sionista (che fu poi comunemente
noto come Esercito della Difesa Israeliana) commise 33 stragi documentate,
con qualche storico che fa arrivare questa cifra a un centinaio. I
palestinesi che non furono uccisi, fuggirono o furono espulsi con la forza.
E chi avendone la possibilità non sarebbe fuggito, vedendo o sentendo le
atrocità che erano state commesse? Donne violentate, uomini torturati,
bambini costretti a guardare, senza rispetto per l¹età o per il sesso, a
nessuno fu risparmiata la morte, e i loro corpi mutilati riempirono i pozzi
o restarono abbandonati in mucchi informi di corpi straziati.
Almeno un centinaio di abitanti di Deir Yassin subirono questa sorte, anche
se il numero dato in un primo tempo era più alto 254 morti probabilmente
gonfiato dai sionisti stessi per terrorizzare i palestinesi di ogni parte.
Senza considerare quanti morirono, l¹uccisione di uomini inermi, di donne e
bambini erano ricorrenti, così non c¹è da stupirsi che i palestinesi
scappassero quando sentivano che bande di terroristi sionisti erano nelle
vicinanze dei lori paesi e villaggi. Il cibo rimaneva ancora caldo sulle
tavole, i vestiti appesi negli armadi, e i giocattoli, le fotografie e i
documenti venivano abbandonati nella fretta della fuga. Ma i 750.000
profughi palestinesi che neanche chiusero la porta della loro casa dietro di
sé, pensavano tutti di ritornare.
Oggi nell¹ironia più amara e deplorevole, il museo israeliano che commemora
l¹olocausto ebraico, lo Yad Vashem si trova sulla cima di una collina che
sovrasta il cimitero di Deir Yassin, mentre le costruzioni di pietra di
quello che era il villaggio palestinese sono utilizzate da un istituto
israeliano per le malattie mentali. C¹è da stupirsi che i fantasmi di Deir
Yassin perseguitino ancora la memoria collettiva dei palestinesi e di coloro
che sanno che Deir Yassin è stato il catalizzatore del piano per la
creazione di uno stato di Israele solo per gli ebrei?
Nel frattempo i milioni di espropriati nei campi di Gaza, nella West Bank,
nella Giordania e nel Libano aspettano di ritornare e/o di ricevere un
risarcimento per le loro incalcolabili perdite e nessuno ha l¹autorità di
barattare i loro diritti umani per accondiscendenza ad uno stato razzista
nato dall¹espropriazione e dalla disgrazia palestinese. Accettare qualcosa
di meno senza il loro consenso significherebbe tradire i 60 anni di lotta
palestinese per il riconoscimento e l¹auto-determinazione in opposizione
all¹apartheid israeliana.

(Fonte: http://www.zmag.org/Italy/karkar-fantasmiyassin.htm - Segalazione del C.S. Federici)

link.....
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Inviato il: 3/5/2010 14:27
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Re: i vicini di casa
#294
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- a chi non interessano le premesse (e sarebbe un peccato non ascoltarle ) - dal minuto 5

.......


dall'inizio .. e dal min 6:15 in particolare

<< ..il progetto di espoliazione ..>> comincia 40 anni prima dell'Olocausto
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Inviato il: 3/5/2010 14:31
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Re: i vicini di casa
#295
Dubito ormai di tutto
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redna:

Gli arabi fin da allora manifestarono in tutte le maniere il loro dissenso per questo e stabilirono che non volevano la popolazione ebraica in palestina.

shm:

Fin dall'esistenza dei Kibbutz, vera chimera del socialismo sionista dove già si attuava la discriminazione ai danni degli arabi, gli arabi stessi comincarono a rivoltarsi...

redna:

Non cerchiamo di cambiar nome a quello che è stato fatto.... e non servirono nemmeno tante armi a sterminari inermi villaggi palestinesi:

shm:

non si sta cercando di cambiare nome a ciò che è stato fatto, ma se preferisci puoi chiamarla anche "Nakba", l'effetto è identico...

Dipende dai punti di vista!

Per Israele è il "Piano Dalet", sapientemente descritto da Ilan Pappe ne "La Pulizia etnica della Palestina", per i palestinesi è la "Nakba" di cui su internet sono presenti svariate testimonianze dirette...
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Re: i vicini di casa
#296
Sono certo di non sapere
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Citazione:

redna:

Non cerchiamo di cambiar nome a quello che è stato fatto.... e non servirono nemmeno tante armi a sterminari inermi villaggi palestinesi:

shm:

non si sta cercando di cambiare nome a ciò che è stato fatto, ma se preferisci puoi chiamarla anche "Nakba", l'effetto è identico...

Dipende dai punti di vista!

Per Israele è il "Piano Dalet", sapientemente descritto da Ilan Pappe ne "La Pulizia etnica della Palestina", per i palestinesi è la "Nakba" di cui su internet sono presenti svariate testimonianze dirette...


non preferisco nulla.
Forse non hai capito che si tratta solo ed eslusivamente di genocidio.
Pensavo lo avessi capito.
D'accordo che cu internet c'è scritto molto al riguardo ma, da quello che capisco, pochissimi hanno capito di che cosa si tratta e quando si fa presente la realtà delle cose, malgrado anche internet, non si sa mai dove si va a parare e si scambia, nella maggior parte dei casi, la vittima con il carnefice.
E a volte si arriva perfino all'assurdo di dire che se la vittima si ribella e molla un ceffone al carnefice è giusto che il carnefice lo uccida.
Il medioevo non è nemmeno prossimo e tantomeno venturo: è ora (anche se c'è internet)
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Inviato il: 3/5/2010 16:00
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Re: i vicini di casa
#297
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Finalmente durante questa breve vacanza ho avuto la possibilità di leggere con calma l'ottimo libro segnalato da shm: "relazioni pericolose il movimento sionista e la germania nazista" autore Faris Yahia editore "la città del sole" Napoli.

Davvero molto interessante.
Inviato il: 3/5/2010 20:36
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Re: i vicini di casa
#298
Dubito ormai di tutto
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redna:

Forse non hai capito che si tratta solo ed eslusivamente di genocidio.
Pensavo lo avessi capito.
D'accordo che cu internet c'è scritto molto al riguardo ma, da quello che capisco, pochissimi hanno capito di che cosa si tratta e quando si fa presente la realtà delle cose, malgrado anche internet, non si sa mai dove si va a parare e si scambia, nella maggior parte dei casi, la vittima con il carnefice.

shm:

ho capito, ho capito...
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Inviato il: 3/5/2010 23:13
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  •  Pispax
      Pispax
Re: !Q
#299
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shm

Citazione:
qui redna tocchi una grave lacuna di pispax. Secondo lui l'esercito arabo nel 1948 sarebbe stato ben armato mentre Israele... no...



???

Nelle prime tre fasi del conflitto l'esercito israeliano era ESTREMAMENTE meno armato degli esrciti arabi.
Era persino meno armato delle "truppe" palestinesi, che potevano permettersi un "contrabbando" di armi praticamente alla luce del sole.
La politica finale del Mandato degli inglesi era quella di far rispettare al massimo grado l'embargo delle armi e delle nuove immigrazioni... esclusivamente per gli ebrei. Lo stesso per gli USA, anche se questa loro posizione aveva meno importanza.

Inoltre Israele dal punto di vista strategico doveva difendere dei "confini" indifendibili, caratterizzati da una diffusione degli insediamenti a macchia di leopardo - ognuno dei quali, soprattutto nel Negev, richiedeva un armamento maggiore di quanto avesse a disposizione. Lo scarso arsenale era anche molto frammentato.

Quando gli eserciti della Lega araba sono entrati in Palestina la situazione era questa.
Infatti si aspettavano una vittoria rapida e senza complicazioni.
Una marcia trionfale.

La situazione ha iniziato a invertirsi in modo significativo durante (e dopo) la prima tregua stabilita dall'ONU, un paio di mesi dopo l'inizio dell'invasione.

Per dirne un'altra, ci vollero sei mesi all'aviazione israeliana per ottenere la supremazia aerea. Pochi mesi dopo la guerrà finì.






Citazione:
In realtà se Israele, a malincuore nel '47, accettò i confini dettati dalla risoluzione ONU, fu esclusivamente per motivi di tornaconto...


1) Israele nel 1947 non esisteva. Non poteva accettare alcunché, né a malincuore né di buon grado.

2) Per la creazione dell Stato era richiesta una maggioranza qualificata dei 2/3 di voti positivi.
A me risulta che i sionisti sul piano diplomatico lottarono anche duramente per ottenerla: l'esito è stato incerto fino all'ultimo - soprattutto dopo che l'Inghilterra (che all'epoca era ancora la vera superpotenza) aveva reso noto che si sarebbe astenuta.

L'interesse era sulla Spartizione, non sui confini. Infatti in quel rinvio di 48 ore prima della votazione decisiva (rinvio ottenuto con una certa fatica dalla diplomazia pro-sionista, visto che i voti necessari per ottenere la risoluzione sulla Spartizione al momento non c'erano) i confini furono rimaneggiati parecchie volte.

Ora però spiegami quei "motivi di tornaconto", visto che come lo dici tu sembra che grazie a questa "accettazione a malincuore" lo stato di Israele - che all'epoca non esisteva neppure - abbia ottenuto chissà quali vantaggi.







Citazione:
Stava aspettando infatti i rifornimenti di armi dalla Russia, per tramite la Cecoslovacchia, che arrivarono poi agli inizi del '48.


Non che abbia importanza, ma le armi dalla Russia a me non risultano.

Invece mi risultano armi dalla Cecoslovacchia. Che comunque Israele pagò in soldoni sonanti.
Stalin al più garantì la propria benevolenza - che comunque non era poca roba, visto che questo permise che l'affare si facesse. Arrivarono persino a ospitare ebrei americani in transito concedenfogli un'intera base aerea.

Tutti quelli che millantano una roba tipo "Israele è stato creato per un piano segreto delle potenze occidentali, America in testa, per conquistare il mondo" magari potrebbero riflettere sul fatto che NESSUNA fabbrica di armi occidentale gli vendette le armi, e che TUTTI i paesi occidentali, Inghilterra e USA in primis, mantennero un'atteggiamento rigoroso rispetto all'embargo sulle armi
Anche i numerosissimi residuati bellici era difficile per gli israeliani acquistarli, e comunque era estremamente difficile eludere la sorveglianza inglese e importarle in Palestina.
Sorveglianza che durò fino all'ultimo secondo.

E il secondo successivo alla partenza degli inglesi, questi furono sostituiti degli eserciti arabi invasori.






Citazione:
Nel '47 Israele ottenne, grazie alla risoluzione, una sorta di tregua provvisoria che diplomaticamente lo pose anche, di fronte alla comunità internazionale, sostanzialmente in buona luce.


A me non risulta proprio nessuna tregua nel 1947.
A te si?

Al più mi risulta un embargo per le armi, che riguardò la Palestina ma non Egitto, Siria, Transgiordania e gli altri paesi arabi.

Mi piacerebbe avere maggiori dettagli su come questa tregua (mai esistita) pose Israele "sostanzialmente in buona luce".


N.B. Vorrei che fosse chiaro che le tregue le ottengono quelli che stanno perdendo. O che comunque sono in netta inferiorità.
Quelli che stanno vincendo, le tregue non hanno interesse a ottenerle.
Infatti non le chiedono neppure.







Citazione:
Quando le armi arrivarono, il piano "Dalet" ebbe inizio...


Il piano Dalet prevedeva esplicitamente la distruzione degli insidiamenti civili arabi all'interno o nelle immediate vicinanze dei territori israeliani, ma solo a condizione che questi insediamenti costituissero sacche di resistenza.

In molti sostengono che il piano Dalet sia stato utilizzato anche per operare una pulizia etnica generalizzata.
Questa interpretazione è oggetto di pesanti controversie; in ogni caso, Dalet o non Dalet, di episodi di questo genere se ne ha abbondante testimonianza.


Episodi criminali sono stati commessi sia degli ebrei contro gli insediamenti arabi sia dagli arabi contri gli insediamenti ebrei.
Bene ricordarselo.
Se si denunciano i primi non si può onestamente sostenere che i secondi fossero giustificati.

Gli attacchi paramilitari contro gli insediamenti civili (che non sono solo Deir Yassim) sono stati il triste protagonista della guerra fra ebrei e palestinesi durante tutto il Mandato, anche ben prima dello scoppio "ufficiale" della guerra del '48.
A volte le vittime erano arabe, a volte erano ebree.

La maggior parte degli attacchi era di iniziativa araba.


Quando è scoppiata la guarra, con l'invasione araba, agli attacchi paramilitari si sono direttamentie sostituiti gli attacchi militari.
Ma comunque le vittime erano civili, e comunque le vittime erano a volte arabe e a volte ebree.



Non mi fa voglia di degradare ulteriormente la discussione a una sorta di scontro fra tifosi al bar dello sport, quindi evito di elencare i maggiori massacri compiuti dalle truppe della Lega araba.


ATTENZIONE: il fatto che questa roba fosse commessa anche dagli arabi non assolve certo le truppe israeliane.
Allo stesso modo il fatto che fosse commessa anche dagli ebrei non assolve certo le truppe arabe.

Per quanto mi riguarda TUTTI questi episodi sono egualmente condannabili, e trovo moralmente disonesto condannare esclusivamente quelli di una parte sola.






Di nuovo, trovo strano che un'utenza normalmente così puntuale e attenta nello scoprire gli elementi di propaganda, com'è quella di LC, quando si parla di Palestina si rifugi dietro a elementi così discutibili.
Inviato il: 4/5/2010 1:58
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      edo
Re: !Q
#300
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