L'altra sera guardavo GLOB, il programma "comico" di Enrico Bertolino che parla di comunicazione.
Ospite per una breve intervista c'era Marco Travaglio. L'intervista si muoveva su un doppio binario abbastanza surreale: Bertolino faceva le domande buffe, Travaglio dava le risposte serie.
Una di queste risposte mi ha colpito particolarmente. La cito a memoria:
"La vera disinformazione non è distorcere le notizie che vengono date. La disinformazione vera è far scomparire le notizie scomode".
Cazzo, ho pensato, quanto è vero.
Oggi avevo un po' di tempo libero e mi sono messo a pensare a quali notizie sono
scomparse.
Roba che ha tenuto banco per un po' e che poi, magicamente....
E mi è tornato in mente Gioacchino Genchi.
Vi ricordate
l'episodio?
E' interessante, in questo periodo pre-elettorale, riascoltare quei 14 minuti di registrazione.
Gioacchino Genchi era un consulente tecnico di molte procure e si occupava di intercettazioni telefoniche.
De Magistris, l'inchiesta Why Not, la guerra fra procure, il sequestro dei materiali di una procura da parte di altre, Mastella, De Magistris che indaga su Mastella, Mastella che da Ministro della "giustizia" chiede e ottiene il trasferimento di De Magistris, il ROS di Roma coinvolto dalle intercettazioni di Genchi, il ROS di Roma che sequestra gli archivi di Genchi..
Persino
Berlusconi intervenne, che gli interessava porre il limite alle intercettazioni:
Citazione:
«Sta per uscire uno scandalo che sarà il più grande della storia della Repubblica. Un signore ha messo sotto controllo 350mila persone, dobbiamo essere decisi a non consentire questo sistema di indagine che non deve continuare. Dobbiamo porre dei limiti certi per la sicurezza dei cittadini». Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi durante un comizio a Olbia, parlando delle intercettazioni e riferendosi al cosiddetto archivio Genchi, che prende il nome dal consulente dell’ex pm calabrese Luigi De Magistris..."
http://www.corriere.it/politica/09_gennaio_24/berlusconi_intercettazioni_scandalo_e47d5e70-ea46-11dd-a42c-00144f02aabc.shtml(Sul perché gli interessasse così tanto limitare le intercettazioni in seguito abbiamo avuto tutti interessanti e ulteriori spunti di riflessione)
Gli archivi di Genchi furono sequestrati e fu detto ai telegiornali che "aveva i dati telefonici di oltre 13 milioni di utenti".
Cosa tecnicamente vera: oltre agli archivi furono sequestrati anche molti
elenchi telefonici. Quelli che Telecom vende a chiunque per 8 euro..
Il sequestro del suo materiale è stato dichiarato illegittimo dal Tribunale del Riesame.
(Per inciso sono state dichiarate illegittime anche le perquisizioni nei suoi uffici e nella sua abitazione)
La Procura di Roma è stata
diffidata dal trattenere ulteriormente il materiale e le è stato imposto di restituirlo. Genchi si è persino appellato a Napolitano.
Niente da fare: ce l'hanno ancora loro. Si sono
affezionati.
Forse il problema è che Genchi aveva detto, nella sua intervista al blog di Grillo, che voleva rendere
pubbliche le informazioni?
Quindi si tranquillizzi il buon Gioacchino: dopo i ballottaggi le sue probabilità di riavere quello che è suo aumenteranno di sicuro.
Ma torniamo alla notizia scomparsa.
(Tanto per cominciare è strano che scompaia del tutto dalle cronache "uno scandalo che sarà il più grande della storia della Repubblica". Ma lasciamo perdere.)
Riporto uno stralcio dell'intervista che Genchi rilasciò al settimanale OGGI il 16 dicembre 2008:
(tutta
l'intervista è comunque molto interessante da rileggere)
Genchi, lei è indagato?
«A oggi mi risulta di no. Peraltro nemmeno riesco a immaginare da chi e per quale reato. Questi polveroni si alzano ogni volta che mi occupo di indagini che riguardano i politici. Tutti i dati che raccolgo su incarico di pubblici ministeri o giudici fanno parte dei fascicoli processuali. E ne viene data copia integrale ai difensori. Di segreto, quindi, non c’è nulla. Quanto ai numeri, sono state agitate cifre senza senso, con l’evidente scopo di denigrare me, il dottor De Magistris e in ultimo i magistrati di Salerno, che hanno riconosciuto come perfettamente regolare il mio operato. Se poi contiamo i dati che posso trattare io in un anno, sono pari a circa l’uno per cento del più modesto degli studi legali.
E le utenze di servizi segreti e parlamentari? E i numeri coperti da segreto di Stato?
«Questa poi... Quando trovo un numero di telefono durante un’indagine, lo accerto. E se trovo un numero dei servizi, che posso farci? Non mi pare che siano al di sopra della legge. E nella Why Not? sono state rilevate le utenze di autorevoli soggetti dei servizi e del Ros dei Carabinieri. La fandonia delle utenze “coperte da segreto di Stato” ancora non l’avevo sentita. E mi spiace che a parlarne siano stati dei magistrati. Come si può stabilire da un tabulato che un numero di telefono è “coperto da segreto di Stato”? Dove è scritto? Questo è ridicolo».
Ma lei ha trattato utenze di parlamentari, cosa proibita?
«Ogni volta che ho trovato utenze di parlamentari l’ho immediatamente segnalato al pubblico ministero. Altra cosa accade però quando i parlamentari risultano in contatto con gli indagati di cui ho acquisito i tabulati. Ebbene questo sì. Di contatti telefonici cosiddetti indiretti ce ne sono tantissimi. Inoltre, se un deputato usa un cellulare intestato ad altri, non c’è nessun modo per stabilire a priori che si tratti di lui. Però c’è un aspetto più grave. Alcuni parlamentari, ed è accaduto per uno in particolare, hanno attivato decine di schede e le hanno messe in mano anche a soggetti vicini a killer mafiosi: su quelle utenze non si è potuta compiere alcuna attività di controllo. Nel caso specifico, fu accertato che mentre il parlamentare si trovava a Roma, gli altri suoi cellulari operavano in Calabria. Possiamo pure gridare allo scandalo, ma a vergognarsi dovrebbe essere chi consente queste cose e non io, che ho interrotto ogni attività relativa a quell’indagine».
Non può rivelare un fatto tanto grave senza precisarlo: di che parlamentare si tratta?
«Se la Commissione Antimafia m’interrogasse in proposito, non avrei alcuna difficoltà a fornirne il nome».Qualcuno ne ha saputo più niente?