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  Io mi rendo conto...

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  •  florizel
      florizel
Re: Io mi rendo conto...
#121
Sono certo di non sapere
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redna
Citazione:
Stanno cercando (gli ebrei) il punto esatto dove fare la cerimonia per la costruzione del terzo tempio. Non oso pensare che cosa potrebbe succedere se toccassero qualcosa della moschea!

Scusa, la costruzione del terzo tempio è prevista dalla tradizione religiosa ebraica?
_________________
"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
Inviato il: 5/2/2009 12:12
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  •  redna
      redna
Re: Io mi rendo conto...
#122
Sono certo di non sapere
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Citazione:
Scusa, la costruzione del terzo tempio è prevista dalla tradizione religiosa ebraica?




qui c'è una sezione intera che parla di quello che avviene a gerusalemme

°°°°°
Moschea di al-Aqsa, proseguiranno gli scavi alla Porta dei Maghrebini.
SCRITTO IL 2007-12-22 IN GERUSALEMME
Gerusalemme - Infopal

L’Associazione Islamica per la Protezione di al-Aqsa, attiva nei Territori Palestinesi Occupati dal 1948 (Israele), ha lanciato l'allarme sulle conseguenze alle quali condurrà la recente decisione presa dal governo israeliano di proseguire gli scavi alla Porta dei Maghrebini, a ridosso della Moschea di al-Aqsa, a Gerusalemme: "Ciò equivale a voler demolire l’importante edificio musulmano".

L’associazione, in un comunicato stampa, ha chiarito che gli scavi metteranno la struttura della moschea in pericolo e ne influenzeranno la stabilità, poiché continuano ininterrotti da quarant’anni.

Il governo di occupazione israeliana ha deciso di proseguire i lavori alla Porta dei Magrebini, fuori dalle mura del santuario, in vista della costruzione di un nuovo ponte, che verrà utilizzato dai coloni e dalle forze di sicurezza, e con l’ulteriore obiettivo di far sparire i resti arabi e islamici nella zona.

Il giornale di lingua ebraica Haaretz ha riferito che questa decisione del governo di occupazione, che permette alle Autorità dell’Antichità israeliane di portare avanti la demolizione della porta nella maniera più rapida possibile, ordina di non lasciare nel luogo alcuna costruzione successiva all’anno 1700.

L’associazione al-Aqsa sostiene che tutto ciò ribadisce l’ostinazione israeliana a voler ottenere il controllo graduale della moschea di al-Aqsa da una parte, e la divisione della sacra moschea tra musulmani ed ebrei dall’altra, e ha aggiunto che tale decisione punta a realizzare il tempio ebraico da tempo in fase di progettazione, a scapito dell’edificio musulmano. Ha quindi invitato gli stati arabi ed islamici, sia a livello governativo sia a livello popolare, a muoversi immediatamente per salvare la moschea “prima che sia troppo tardi”.

Da parte sua, Shaikh Ikrima Sabri, capo della Commissione Islamica Superiore, ha condannato la decisione israeliana e ribadito che i piani contro la moschea di al-Aqsa, i luoghi sacri e i resti islamici rappresentano il forte desiderio, da parte delle autorità dell’occupazione, di aggredire i sentimenti e i diritti dei musulmani non solo in Palestina, ma in tutto il mondo.

Anche l’Associazione dei Giovani Musulmani, presente nel quartiere al-Barid nella Gerusalemme occupata, ha avvertito dei rischi legati all’eliminazione dei resti islamici nella zona della porta al-Amud, e, come Shaikh Sabri, ha affermato che questo rappresenta un’aggressione diretta e dichiarata contro la moschea di al-Aqsa da parte del governo di occupazione. L’associazione ha inoltre chiesto alla comunità musulmana, araba ed internazionale, d’intervenire immediatamente per fermare le politiche dell’occupazione che prendono di mira Gerusalemme e la moschea.


l'articolo è del 2007 e dice che sono 40anni che stanno facendo scavi in quella zona.

°°°°
Il Tempio di Gerusalemme, dopo duemila anni di riposo nel mondo della mitologia, diventa il fulcro simbolico del dramma palestinese, grazie a un dinamico movimento di cabalisti ebrei che ne propone la ricostruzione, per reintrodurre i sacrifici prescritti dall’Antico Testamento e accelerare l’avvento del Messia. Ma anche il vasto movimento fondamentalista protestante degli Stati Uniti – circa il 40% della popolazione dell’unica potenza rimasta sul pianeta - sogna nella ricostruzione del Tempio l’evento che innescherà le guerre apocalittiche, l’avvento dell’Anticristo e l’imposizione sulla terra del "Regno".


qui l'articolo intero

Il 28 settembre del 2000, in un periodo di relativa calma, Ariel Sharon è salito sulla Spianata. Sharon aveva vissuto abbastanza a lungo per sapere che dal 1928 tutti gli scontri più sanguinari del conflitto israelo-palestinese – eccette le vere e proprie guerre - erano sorti attorno al controllo di questo luogo simbolo. Questa volta la provocazione era assicurata: l’uomo che aveva devastato il Libano, che aveva coperto le stragi di Sabra e Shatilla, si recava sul terzo luogo santo dell’Islam accompagnato da un’enorme schiera di soldati. Infatti scoppiò subito dopo la viscerale, tragica reazione dei palestinesi, che permetterà, in una forma più o meno estrema, la soluzione finale del problema posto dall’esistenza dei nativi della Terra Santa.

Il gesto politico di Sharon si innesta su un diverso fenomeno: l’esistenza di un piccolo movimento ebraico che mira alla costruzione di un Terzo Tempio sulla Spianata. Le leggi giudaiche presuppongono in teoria un Tempio funzionante; ma per la maggior parte degli ebrei religiosi, la sua realizzazione è demandata al Messia. Il movimento che opera per la costruzione del Tempio è quindi una forma del tutto moderna di estremismo politico-religioso. A ogni principale festività ebraica, i Fedeli del Monte del Tempio compiono una marcia verso la Spianata, accompagnati da un camion che porta la pietra angolare del futuro edificio; e da cinque anni un gruppo di coloni a ogni Pasqua sacrifica un agnello nei pressi del Tempio. Due ex-hippy americani, intanto, hanno preparato le prime trombe che i 38.000 leviti del Tempio dovranno suonare a turno. Con tavolini piazzati per strada, il Centro per i Kohanim cerca di convincere i cittadini israeliani che ritengono di avere sangue sacerdotale a donare campioni di materiale genetico ricavato dalle guance, per determinare se abbiano o meno l'aplotipo YAP DYS19B del tipo previsto.

Di cruciale importanza è il paradosso della Giovenca Rossa

...è da tanto tempo che si danno da fare in tal senso.

edit


Citazione:
Siamo (noi italiani) figli di un'aggressione di uno Stato nei confronti di altri Stati (Stato della Chiesa, staterelli toscani, emiliani, ecc., Regno delle 2 Sicilie...).


se non si fanno paragoni non si sta bene.

Nessun italiano ha mai pensato che il territorio glielo avesse dato dio in persona. Se le prendeva e faceva delle guerre per questo.
Dopo se vinceva aveva il territorio.

Non si ruba un territorio come è stato fatto per la palestina.

Probabilmente non si vuole leggere la reale storia dell'invasione della palestina e ci si ostina a credere che sia giusto così.


Citazione:
Stessa identica questione (ma ben più vicina alla realtà di Israele) è stata quella della storia degli USA.

non è per nulla vero.
Gli USA per costituirsi hanno combattuto le popolazioni locali e dopo si sono costituiti. Israele si è costituito lo stesso giorno della fine del mandato britannico sulla palestina perchè i britannici NON volevano che gli ebrei si dichiarassero stato con il LORO CONSENSO.
I paragoni non reggono.


Citazione:
Non sono situazioni di avanzamenti e/o cessioni di terreno. E' proprio un'espansione, un'annessione. Anche brutale.


non sarà invece che fra criminali ci si trova bene? e pare che da diverso tempo USA e israele facciano le cose insieme e, vedi caso, si trovano d'accordo nell'insabbiare poi tutto....

Invece di guardare ai criminali perchè non si guarda realisticamente a chi non avvalla questa politica?
Il 3percento della popolazione degli USA e i sette milioni di israeliani possono determinare le sorti di tutti?
Credo che se lo potessero fare lo avrebbero già atto, quindi stiamo tranquilli che nemmeno stavolta possono.
Ci dicono solo quello che vogliono loro, ma la realtà è ben diversa.
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C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Inviato il: 5/2/2009 14:09
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  •  Notturno
      Notturno
Re: Io mi rendo conto...
#123
Dubito ormai di tutto
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Poco da dire su similitudini e differenze sottolineate da Redna.

E' ovvio che ci siano delle differenze.

Ma vorrei capire una cosa: se un popolo combatte e conquista territori è giusto?

Se non lo fosse, perché, allora, va sottolineata questa differenza tra chi combatte e chi non lo fa?
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Religiosi Orpelli. Mentire Provoca Eccidii.
(Stefano Bartezzaghi)
Inviato il: 5/2/2009 16:03
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      redna
Re: Io mi rendo conto...
#124
Sono certo di non sapere
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Citazione:
Ma vorrei capire una cosa: se un popolo combatte e conquista territori è giusto?

Se non lo fosse, perché, allora, va sottolineata questa differenza tra chi combatte e chi non lo fa?


La differenza in questo caso consiste nella religione.
Agli ebrei volevano dare una terra che non fosse la palestina, per evidenti motivi di convivenza con gli arabi ma soprattutto perchè gerusalemme era da otto secoli dei musulmani.Non credo sia cosa di poco conto.
I sionisti vollero solo, unicamente e incondizionatamente gerusalemme.
Questo è il guaio di tutto. E forse non lo si è ancora capito.

Non è il discorso di combattere o meno, c'è chi chiude gli occhi verso gli ebrei e chi non li chiude verso di arabi.
Non stanno combattendo (gli ebrei) per avere gerusalemme, stanno solo facendo i prepotenti con la popolazione e tutta la comunità internazionale guarda dall'altra parte; intanto stanno solo creando un gioco molto pericoloso.

Gaza,la cisgiordania e il golan sono solo diversivi per un altro fine.
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C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Inviato il: 5/2/2009 16:50
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Re: Io mi rendo conto...
#125
Mi sento vacillare
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L’olocausto tiene alto il nome della Germania, sminuirne l’importanza, o addirittura affermare che non è mai avvenuto, reca un danno gravissimo all’immagine collettiva della Germania anche quando tali affermazioni provengano da fuori Germania. Difendere la storicità dell'olocausto vuol dire difendere l’immagine internazionale della Germania. I tedeschi debbono essere orgogliosi del loro olocausto. E’ questa la curiosa tesi che proviene da personalità del mondo ebraico, così come si evince dal curioso articolo pubblicato ieri, 4 febbraio, dal Corriere della Sera. Io dissento da questo modo di argomentare,vi trovo un rovesciamento del buon senso; se io fossi tedesco e venissi a conoscenza del fatto che la Shoah è soltanto una leggenda mi sentirei decisamente sollevato, ma tant’è,…ad ogni modo ecco l’articolo, a beneficio di chi voglia dare una chiave di lettura sia pur diversa dalla mia.

Giulio Busi , storico dell’ebraismo

“La luterana dell’Est in difesa dei tedeschi “

Dal nostro corrispondente Danilo Taino

Berlino_
La critica rivolta ieri da Angela Merkel al Papa e al Vaticano è una presa di posizione “coraggiosa e lungimirante”, secondo Giulio Busi E “razionale”.Busi insegna alla Freie Universitat di Berlino, dove dirige l’istituto di Giudaistica: è un osservatore puntuale delle relazioni tra la società tedesca e il mondo ebraico in Germania.

Professore, come ha letto le affermazioni della cancelliera?

“Oggi ho guardato alcuni blog, qui in Germania, e credo siamo di fronte a un problema di identificazione. Molti tedeschi temono che le scelte del Vaticano portino un danno all’immagine collettiva della Germania. Pensano che possa funzionare l’equazione Papa tedesco uguale a tedesco negazionista”.

Quindi la signora Merkel avrebbe risposto a questo timore?

“Immagino che abbia sentito il dovere politico di difendere l’immagine internazionale della Germania. La quale ha un grande orgoglio per il fatto che il Papa sia tedesco. Ma ora è di fronte alla contraddizione che le sue scelte possano essere viste come la negazione dell’olocausto da parte dell’intero Paese. Negazione che, è bene ricordare, in Germania è reato”.

Tutti i tedeschi con la loro cancelliera, dunque?

“No, c’è anche chi la critica. Molti si chiedono cosa abbia da dire una protestante, per di più cresciuta nella ex Germania dell’Est sui fatti che riguardano i cattolici. L’elettorato non è tutto dalla sua parte. Nel paese questa vicenda del vescovo Williamson ha sollevato emozioni forti, nel bene e nel male. Sentire che la cancelliera entra nel merito con la sua voce istituzionale è un problema per alcuni. Soprattutto nella cattolica Baviera e nel sud della Germania. Anche per questo la scelta della signora Merkel è coraggiosa”.

Corre dei rischi frau Merkel?

“ C’è chi teme il rischio che ora si apra un Kulturkamps, una battaglia culturale fra le diverse pari del Paese, che tornino i fantasmi bismarkiani dell’Ottocento. Ma non credo che la Germania di oggi corra questo rischio”.

Perché la cancelliera ha criticato in pubblico il Papa, per di più tedesco, cosa del tutto non frequente?

“ Credo che abbia sentito la necessità di rivolgersi ad un auditorio internazionale, di difendere la reputazione della Germania. Soprattutto penso abbia in mente gli americani, che su questa vicenda tacciono ma guardano e sono così importanti per Berlino. Si è presa un rischio con una parte dell’elettorato tedesco, in un anno elettorale, anche se non credo enorme. Ma ha fatto prevalere le necessità del Paese”.

Coraggiosa?

“Coraggiosa e lungimirante, corre il rischio di sollevare fantasmi all’interno,- di dispiacere a molti che vedono in Benedetto XVI una sorta di riscatto della Germania per difendere l’immagine del Paese. Direi che segna un punto come leader che si muove con l’obiettivo della difesa preventiva contro le critiche che potrebbero arrivare alla Germania”.

Però si apre un problema con Papa Ratzinger e con il Vaticano

“ E’ l’apertura del Vaticano ai lefebvriani ad aprire problemi”.

Quali?

“ Al di là dei chiarimenti fatti dal Papa, la comunità ebraica, in Germania importante per ovvie ragioni, pensa che nella Chiesa di Roma ci sia ancora un anti-giudaismo preconciliare nelle forme più riprovevoli. E la Germania che, soprattutto negli ultimi dieci anni, ha fatto un grande lavoro sulla sua storia recente e sul nazismo, non può sopportare che nel mondo passi questa immagine”.

I protestanti, come la cancelliera, hanno un approccio diverso diverso all’olocausto?

“ Non hanno vissuto la svolta epocale del Concilio ma nei confronti degli ebrei non hanno nemmeno un corrispettivo tradizionalmente retrivo come quello cattolico”.

E ora?

“ Ora la signora Merkel ha messo la questione in termini politici. Non bastano più le dichiarazioni per risolverla“.
Inviato il: 5/2/2009 17:12
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  •  florizel
      florizel
Re: Io mi rendo conto...
#126
Sono certo di non sapere
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"Il Tempio di Gerusalemme, dopo duemila anni di riposo nel mondo della mitologia, diventa il fulcro simbolico del dramma palestinese, grazie a un dinamico movimento di cabalisti ebrei che ne propone la ricostruzione, per reintrodurre i sacrifici prescritti dall’Antico Testamento e accelerare l’avvento del Messia. Ma anche il vasto movimento fondamentalista protestante degli Stati Uniti – circa il 40% della popolazione dell’unica potenza rimasta sul pianeta - sogna nella ricostruzione del Tempio l’evento che innescherà le guerre apocalittiche, l’avvento dell’Anticristo e l’imposizione sulla terra del "Regno"."

Una "forzatura" anche nei confronti del "Messia", insomma.
Rompono i coglioni anche a lui...

"il Centro per i Kohanim cerca di convincere i cittadini israeliani che ritengono di avere sangue sacerdotale a donare campioni di materiale genetico ricavato dalle guance, per determinare se abbiano o meno l'aplotipo YAP DYS19B del tipo previsto."

Qui davvero il confine tra "tradizione religiosa" e "requisiti genetici" diventa labilissimo.

Grazie per le info, redna.

Notturno
Citazione:
Ma vorrei capire una cosa: se un popolo combatte e conquista territori è giusto?

La domanda da porsi è un'altra: sono i POPOLI a conquistare territori?

ad uno sguardo più attento, in seguito ad una analisi più approfondita delle vicende storiche, si può scoprire come nei secoli siano sempre stati gruppi di poche persone a determinare il corso degli eventi, gruppi di persone dotate di un particolare carisma o potere in grado di trascinare le folle e farle partecipi dei loro piani di dominio.

La grande domanda che chi studia i processi del passato e del presente dovrebbe porsi è infatti la seguente: perché sono sempre i peggiori esponenti del genere umano che detengono il potere?


"Gli psicopatici rappresentano un minoranza all’interno della società, ma hanno un grande vantaggio rispetto alla maggioranza."

E' la democrazia, caro Notturno.
Il sionismo incarna perfettamente questo "modello" sociale.
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Inviato il: 6/2/2009 11:28
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Re: Io mi rendo conto...
#127
Mi sento vacillare
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Da "Comedonchisciotte" traggo queste parole di Antonella Randazzo.

Le autorità contemporanee sono dotate della loro “inquisizione” anche in ambito legale, anche se essa non è più “santa” e non è più intesa come tale.
In tempi molto recenti diversi editori e storici sono stati perseguitati per le loro opinioni.
Esistono leggi che limitano la libertà di opinione e di pensiero almeno in quattordici paesi europei: Francia, Italia, Germania, Olanda, Spagna, Belgio, Lussemburgo, Svizzera, Romania, Austria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Lituania.
Per approvare queste leggi è stata presa a pretesto la necessità di "contrastare l’istigazione a crimini contro l’umanità, manifestazioni di discriminazione razziale, etnica, nazionale, religiosa o fondata su orientamento sessuale o identità di genere". (3) L'argomento "razzismo e discriminazioni" viene utilizzato al fine di far apparire che le autorità occidentali hanno a cuore i diritti umani. Ma ciò appare del tutto falso, anche se si considera soltanto la criminale discriminazione legale fra "cittadini" e "immigrati clandestini". Infatti, a questi ultimi non viene di fatto riconosciuto alcun diritto. Allora, per capire le motivazioni che hanno spinto le autorità europee a voler tenere sotto controllo la ricerca storica, anche imponendo sanzioni penali, occorre fare riferimento al sistema attuale creato dai vincitori dell'ultima guerra. Tale sistema è stato giustificato per anni attraverso lo spauracchio dei "feroci nazisti", facendo intendere che grazie alla sconfitta dei tedeschi era stata possibile la "libertà". Ma si trattava soltanto di una propaganda supportata dalla grave mistificazione di fatti storici, che proprio negli ultimi decenni si sta sgretolando grazie all'opera indipendente di numerosi storici. Per questo motivo, le autorità europee e statunitensi temono di vedere portati alla luce i loro crimini passati e attuali, e che i popoli non possano più vederli come "democratici" e "liberatori di popoli", essendo nei veri fatti storici tutto il contrario. Ciò spiega i tentativi di intimorire gli storici indipendenti, potendoli perseguitare legalmente e mediaticamente, distruggendo la loro credibilità e il loro prestigio.
In Francia, nel 1990, è stata approvata la legge 90-615 detta Fabius-Gayssot, che combatte "il delitto di revisionismo", a cui è subentrata nel 2003 la legge Lellouche, che pretende di affrontare la "provocazione alla discriminazione". Purtroppo, queste leggi sortirono gli effetti sperati, e come rivelò “Le Monde”, gli storici francesi iniziarono a temere di essere trascinati in tribunale, e terrorizzati iniziarono a limitare gli articoli sui giornali.
Ma se questi storici dicessero davvero cose assurde e false, che bisogno ci sarebbe di imporre per legge una determinata versione storica? Occorrono i tribunali per imporre un fatto storico? O piuttosto accade ciò perché la versione ufficiale potrebbe essere confutata in modo efficace e veritiero? E poi, perché associare "negazione dell'Olocausto" con "incitamento all'odio razziale", dato che gli storici detti "revisionisti" non incitano affatto all'odio razziale? Come mai gli storici "tradizionalisti" non sono in grado di affrontare un dibattito in sede adeguata e hanno bisogno dei tribunali? Se si ha necessità di imporre per legge un presunto fatto storico significa che non vi sono prove inoppugnabili a suo sostegno. E poi, se gli intenti sono quelli professati (ossia di impedire altri genocidi) perché sanzionare soltanto chi nega l'Olocausto ebraico e non anche chi nega lo sterminio dei nativi americani o degli armeni? I genocidi non dovrebbero essere tutti altrettanto gravi?
E' come se la verità storica dovesse diventare un dogma, imposto per legge, come fosse un fatto di autorità e non di ricerca e cultura. Con queste leggi si svilisce l'intera cultura e crolla l'ultima illusione che in Europa ci potesse essere davvero la fantomatica "democrazia".
E' evidente che gli scopi principali di queste leggi sono:
1 - Spaventare chi vuole fare ricerca storica indipendente;
2 - far capire una volta per tutte che è il sistema a decidere ciò che è vero e ciò che è falso;
3 - additare gli storici indipendenti come criminali, in modo tale che nessuno voglia seguire il loro esempio o prenderli sul serio;
4 - far intendere la cultura come un settore su cui le autorità possono imporre dogmi o schemi prefissati rigidi.

Alcuni storici francesi hanno reagito a tutto questo firmando un manifesto dal titolo “Liberté pour l'histoire!”, in cui chiedono l'abrogazione delle leggi che restringono la libertà di opinione.
La caratteristica comune delle “inquisizioni” è che la persona è condannata sin dall’inizio: non contano le prove che mostra a sostegno di ciò che dice, e nemmeno il fatto che essa non sta danneggiando nessuno né sta commettendo alcun reato, se non d’opinione.
Il fatto che oggi non vi siano più roghi non deve trarre in inganno: la vita di una persona può essere distrutta in vari modi, facendogli perdere il lavoro, mettendola alla gogna perpetua, oppure perseguitandola. Le persecuzioni possono acquisire molte forme come l’essere etichettato, l’essere additato come “mostro”, subire continue insinuazioni e calunnie, ecc.
Se tutti accettassero la libertà di tutti, non ci sarebbe alcun motivo di etichettare chi diverge dagli altri o di screditare qualcuno con calunnie, ecc.



Antonella Randazzo
Fonte: http://lanuovaenergia.blogspot.com/
Inviato il: 6/2/2009 15:07
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  •  Skabrego
      Skabrego
Re: Io mi rendo conto...
#128
Ho qualche dubbio
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Rieccomi qui, dopo giorni senza internet.
Vedo che la discussione ha preso pieghe nuove, m'interessa parecchio questa storia del terzo tempio.

Baciccio
Hai ragione ha dire che è una legge sbagliata, ha fatto solo più danni ad un'ipotetica causa "oscurantista", infatti molti si sono indignati e hanno iniziato ad interessarsi alle tesi revisioniste - negazioniste.

Vado a leggermi gli articoli nuovi!
Inviato il: 6/2/2009 17:21
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  •  edo
      edo
Re: Io mi rendo conto...
#129
Sono certo di non sapere
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Da casa
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non perdetevi Cardini Questo si che è scrivere!

Skabrego, ho preso il libro-dvd di Lanzmann. Estremamente interessante.

Ma che cosa hanno bisogno di trovare sotto il tempio? E poi per fare cosa, far risorgere voldemort?
Inviato il: 6/2/2009 21:17
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  •  ahmbar
      ahmbar
Re: Io mi rendo conto...
#130
Dubito ormai di tutto
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Da Milano
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Per chi desidera firmare questa lettera inviata al presidente Obama da parte dei cittadini ebrei jewishvoiceforpeace per far finire l'embargo sul cibo ancora in atto a Gaza, qui

"Dear President Obama,

Your presidency marks the beginning of a new era in America and in the world. Against all odds and maybe even our own better judgment, you taught us to hope again. Now, the crisis in Gaza demands that you match our hope with real progress. And, just to be clear, those who voted for you aren't the only ones doing the hoping.

We are Americans who voted for you and we are Palestinians and Israelis a world away. We are the women, men, and children who are suffering every single day in Gaza and Israel and we are the people who seek to heal their suffering. We are mothers of soldiers and children of refuseniks. We are Jews and Muslims, Christians and Atheists. We are united in our call to you today:

Please, support peace for the people of Gaza and Israel.

Press for an end to the blockade of Gaza, so that the people there can have food, medicine, fuel, and basic necessities. That is the only way that they can live, thrive, and rebuild their economy."
_________________
Per chi desidera informarsi sulla piu' grande menzogna dell'era moderna
FAQ 11 settembre 2001
Inviato il: 6/2/2009 22:15
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  •  redna
      redna
Re: Io mi rendo conto...
#131
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 4/4/2007
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le radici porofonde del terrore....

E [Oren Ben-Dor] pone la domanda di fondo:

"Considerando il fallimento sicuro dei tentativi tendenti ad imporre la stabilità per mezzo della violenza, l'intimidazione, la fame e l'umiliazione, quale è l'aspettativa, sul terreno, che anima lo Stato israeliano? Dove gli Israeliani si immaginano di arrivare con questo massacro? Ci deve essere qualcos'altro. Ci deve essere per gli Israeliani qualche cosa o qualche idea da preservare, anche da difendere, in questa patologia di voler provocare uno stato permanente di violenza contro se stessi. Che tipo di autosoddisfazione condiziona dunque questa volontà autodistruttrice di essere odiati?"

Alla fine, trova la risposta nella "incapacità degli Israeliani di interrogarsi sulle basi discriminatorie del proprio Stato"
....

Questa patologia israeliana sfocerà, furtivamente e fatalmente, in ciò che gli Israeliani temono di più. Non c'è effettivamente "altra scelta" per il progetto nazionalista delle eterne vittime, che il suicidio insieme a coloro che opprime. (...) L'autodifesa attraverso il suicidio sottolinea il carattere unico del'apartheid israeliano. La retorica sia della non scelta che dell'autodifesa racchiude una cronaca spaventosa di un suicidio annunciato. Malgrado la sua potenza militare, Israele è uno Stato debole e morente che desidera autodistruggersi. Le più potenti nazioni del mondo assistono a questo processo suicida e su questo bisogna meditare con urgenza."



primo congresso sionista di basilea 1897

Citazione:
Ma che cosa hanno bisogno di trovare sotto il tempio? E poi per fare cosa, far risorgere voldemort?

sotto il tempio devono trovare il punto esatto dove salomone aveva collocato il sancta-santorum. Il messia deve fare dei riti prescritti e in questa maniera il terzo tempio comincerà ....Ma occorre trovare il messia ( l'avranno già trovato?).
C'è da tener presente che i musulmani sono stati otto secoli a gerusalemme e non credo che la conoscono meno degli ebrei.
Pertanto alcuni punti non sono accessibili agli ebrei.Altri non sono accessibili a nessuno.
°°°°
a complicare maggiormente il tutto:
tratto da wikipedia:

La Moschea al-Aqsā (arabo: المسجد الاقصى, al-Masjid al-Aqsā [?], fa parte del complesso di edifici religiosi di Gerusalemme noto sia come Monte Majid o al-Ḥaram al-Šarīf (il Nobile Santuario) da parte dei musulmani e Har ha-Bayit (Monte del Tempio) dagli Ebrei. È situato nella parte orientale di Gerusalemme, un territorio disputato, governato da Israele da quando è stato occupato nel 1967, ma rivendicato dai palestinesi come parte del futuro Stato di Palestina. È la più grande moschea di Gerusalemme e può ospitare circa 5.000 fedeli all'interno e attorno ad essa.

quindi al aqsa è rivendicata dai palestinesi per il futuro stato di palestina. Quindi il disastro di gaza è duplice: non si fa lo stato di palestina e a gerusalemme intanto scavano.L'urgenza di fare il terzo tempio è evidente.
°°°

Significato moderno [modifica]

Visto che una parte dei muri che circondano la moschea fa parte del Muro occidentale venerato dagli ebrei, questa struttura relativamente piccola a Gerusalemme può diventare fonte di attrito. Un gruppo di Ebrei, noto come i "Fedeli del Monte del Tempio" ha espresso il desiderio di riedificare l'antico Tempio ebraico di Gerusalemme in quest'area, giungendo fno ad attaccare la moschea nel 1990, difesa però dai palestinesi musulmani, mentre non poco ambiguo fu un attentato condotto a termine da un australiano (cristiano protestante) che incendiò una parte della moschea. D'altra parte, sono numerosi gli episodi di lanci di pietre da parte dei frequentatori della moschea verso i fedeli ebrei che pregano accostati al Muro, posto più in basso.
La "Seconda Intifada" scoppiò allorché Ariel Sharon effettuò la sua controversa visita (o passeggiata) nell'area sacra nel settembre del 2000, al fine di riaffermare la volontà di Israele di non cedere mai Gerusalemme. Dal nome della moschea ha preso il nome l'organizzazione guerrigliera (ma per alcuni terroristica) delle Brigate dei Martiri di al-Aqsā.
Alcuni musulmani[senza fonte] hanno accusato Israele di aver indebolito i muri della moschea nel corso degli scavi archeologici che cominciarono nel 1967 e che continuano ancor oggi. In risposta a tali accuse di procurata instabilità, restauri sono stati avviati dalla Fondazione Islamica dei Waqf (fondazioni pie), mentre recentemente alcuni enti israeliani archeologici[senza fonte] hanno accusato il Wafq di gettare nell'immondizia reperti ebraici scoperti durante gli scavi sotto la moschea.
Il Waqf islamico si occupa della moschea di al-Aqsā, insieme alla maggioranza dei più importanti edifici islamici in Israele.

qui il resto dell'articolo

http://www.granma.cu/italiano/2008/mayo/vier2/palestina.html

Palestina occupata: la Moschea al-Aqsa rischia di crollare

Irib - A Gerusalemme occupata fonti palestinesi esprimono una forte preoccupazione per la moschea al-Aqsa, il terzo luogo sacro dell'Islam, a rischio di crollo per gli scavi condotti dal regime sionista al di sotto del tempio. Intervistato dalla rete al-Alam, lo sceicco Taisir Attamimi, giudice capo di Gerusalemme, ha spiegato che metà della superficie sottostante alla moschea al-Aqsa è stata svuotata dagli scavi sionisti.

Shaikh Raed Salah, presidente del movimento islamico nei territori del 1948, ha dichiarato che la galleria scavata da Hammam al-Ain e che va verso la moschea di al-Aqsa ha causato danni alle case adiacenti, e al muro della moschea.

La minaccia deriva dall'uso di acidi chimici che si infiltrano nelle profondità, sotto la moschea di al-Aqsa. Salah ha precisato le nazioni arabe e islamiche "possono fare molto per sostenere la moschea di al-Aqsa, ma le loro reazioni sono deludenti, inadeguate. Continuo ancora a sperare che la stampa islamica e araba tratti la questione di Gerusalemme in maniera speciale. Noi soffriamo quando vediamo che essa viene affrontata come fosse un problema altrui".
acidi chimici nelle profondità...
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Inviato il: 6/2/2009 22:33
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Re: Io mi rendo conto...
#132
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Ma il "sancta sanctorum" non è la stanza in cui è conservata la famosa "Arca dell'Allenza"?

" In effetti l’Arca per dei conquistatori avrebbe avuto un doppio grandissimo valore. Uno economico data la quantità do oro utilizzata per costruirla, l’altro religioso e di prestigio. Se infatti l’Arca elevava gli ebrei a popolo eletto, spogliarli di un tale oggetto voleva anche dire declassarli da questo ruolo."

Secondo questa interpretazione, sembra ASSURDO che si stia sterminando un popolo per questi motivi.

Eppure...

"Onde preparare spiritualmente i soldati al massacro di Gaza, i rabbini militari dell’esercito israeliano hanno distribuito un opuscolo sui doveri religiosi del pio ebreo combattente."

"Essenzialmente l’opuscolo contiene raccomandazioni fatte da rabbi Shlomo Aviner, capo di una yeshiva che s’è piazzata nel quartiere musulmano di Gerusalemme.Essenzialmente l’opuscolo contiene raccomandazioni fatte da rabbi Shlomo Aviner, capo di una yeshiva che s’è piazzata nel quartiere musulmano di Gerusalemme.

Il savio anziano di Sion istruisce i soldati: un divieto biblico vieta, dice, di «cedere un solo millimetro» del Grande Israele (la terra promessa che YHVH avrebbe promesso ai suoi eletti si estende dal Nilo all’Eufrate); l’opuscolo incita a non aver pietà, perchè «quando mostri pietà per un nemico crudele, sei crudele verso i puri soldati... Questa è una guerra contro assassini». L’opuscolo dichiara che i palestinesi non sono altro che i filistei, di cui la Bibbia ordina e approva lo sterminio."


Sempre Blondet, su un "altro" olocausto:

"Nel 1951 il dottor Chaim Sheba, direttore generale del ministero della Sanità, fece un viaggio in America. Ne tornò con sette macchine a raggi X fornite dall’esercito USA."

Il resto è raccapricciante.
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Inviato il: 7/2/2009 13:46
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Re: Io mi rendo conto...
#133
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l'arca è nascosta sotto il tempio?

Il saggio arabo Maimonide (1135-1204) afferma: "...quando Salomone fece costruire il Tempio pronosticò la sua distruzione e fece costruire una grotta segreta, molto profonda, ove Giosia diede istruzione di nascondere l'Arca dell'Alleanza".
Questo dato, che Maimonide attribuisce al giudeo Ilamado Arabaita, potrebbe aver ispirato una missione che nel 1908 cercò l'Arca sotto il Tempio di Salomone.
Montagu Brownlow Parker (21) iniziò le proprie ricerche dal museo turco del Topkapi, ad Istanbul, dove un esperto di studi biblici, lo svedese Walter H. Juvelius (22), lo indirizzò verso una meta sicura.
Juvelius affermava di aver trovato un codice all'interno di una copia manoscritta del Libro di Ezechiele, nel quale si affermava che l'esatta collocazione dei tesori perduti del Tempio era proprio sotto il Monte Moriah a Gerusalemme, in un punto cui si poteva accedere solo attraverso un complesso sistema di cunicoli sotterranei.
Intenzionati a riportare alla luce, dopo quasi due millenni di oscurità, la reliquia più sacra per la religione ebraica e cristiana, Parker e Juvelius si associarono e grazie agli ingenti finanziamenti della duchessa di Marlborough, e di altri finanziatori americani (stimati in circa 125.000 dollari), i due improvvisati archeologi iniziarono il loro viaggio verso la città santa. Arrivati a Gerusalemme i due avventurieri si resero subito conto dei problemi che le autorità mussulmane avrebbero potuto creare e quindi, in maniera poco furba, iniziarono fin da subito a corrompere le autorità sperando di ottenere i permessi tanto agognati. Fu proprio grazie a queste corruzioni che il gruppo venne a conoscenza, tra il 1909 ed il 1911, di diversi passaggi sotto il monte cui avrebbero potuto accedere per cercare il loro tesoro.
La spasmodica ricerca fu però interrotta bruscamente il 17 Aprile del 1911, quando Parker e i suoi collaboratori cercarono di compiere il gesto più sacrilego che l'autorità islamica potesse concepire. Parker, assieme ad un piccolo manipolo di uomini, tentarono di entrare nel Sakhra , una grotta di presunta origine naturale situata al di sotto della Roccia Sacra, nel Sancta Sanctorum della moschea mussulmana.
In questo luogo anticamente veniva disposta, durante il periodo del Primo Tempio, l'Arca dell'Alleanza. Lo spavaldo avventuriero inglese riuscì a calarsi nel silenzio della notte all'interno della grotta e a togliere alcune pietre che bloccavano l'ingresso ad una antica galleria. La fortuna non fu però vicina a Parker quando si fece scoprire da una guardia notturna posta a protezione del recinto sacro che avevano violato. Scoperti i sacrileghi profanatori della moschea, la guardia si diresse in città riuscendo a raccogliere, in meno di un'ora, una folla inferocita, indignata ed oltraggiata dal gesto compiuto. Sebbene pronti a linciarlo, i mussulmani non furono altrettanto veloci come Parker che ce la fece a fuggire dalla spianata del Tempio non riuscendo peraltro a rimettere più piede nella Città Santa.
Nel 1993 Randall Price pubblicò sulla rivista Messianic Times (23) un articolo in cui si confermava che antichi archivi rabbinici menzionavano il fatto che l'Arca era stata tolta dal Secondo Tempio per essere nascosta in un luogo segreto all'interno della sue grotte sotterranee.

Note:
21. Secondogenito del terzo conte di Morley.
22. Poeta, studioso e ricercatore che fu attratto fin da giovane età dall'archeologia biblica.
23. www.messianictimes.com.

http://www.edicolaweb.net/am_1737.htm

°°°°

Quando i rabbini-capo d’Israele incontreranno Papa Giovanni Paolo II oggi, chiederanno il permesso di ricercare nelle sale di conservazione del Vaticano i manufatti - come un’imponente menorah d’oro - che si trovavano nel Tempio di Gerusalemme circa 2.000 anni or sono.
Gli ufficiali del Vaticano hanno confermato alle agenzie di stampa che l’incontro avrà luogo, ma hanno declinato ogni commento circa la richiesta del rabbino.
Yehuda Metzeger e Shlomo Amar saranno ricevuti da Papa Giovanni Paolo per un’udienza, la prima di un rabbino capo in Vaticano.
Il papa ha incontrato il precedente rabbino capo nel corso della sua visita nel 2000.
Amar, capo spirituale degli ebrei israeliani d’origine Nord Africana, ha dichiarato che quando ha ricevuto l’invito, ha immediatamente proposto l’argomento dei manufatti.
Quando i Romani saccheggiarono Gerusalemme nel 70 d.C., portarono via tutti i tesori del Tempio. La leggenda vuole che gli articoli religiosi del Tempio, inclusa la menorah, fossero tra essi.
Amar ha dichiarato che il Vaticano ha già negato di custodire la menorah.
L’Arco di Tito a Roma ritrae le vittoriose legioni romane che marciano con la menorah a sette bracci.
È poco probabile che il Vaticano permetta una ricerca. Potrebbe invece consentire al rabbino di visionare rari manoscritti ebraici in suo possesso.
La rivista Maariv in Israele ha dichiarato che i due rabbini potrebbero anche cercare di riacquistare un candelabro che proveniva dal Tempio.
La menorah invece era il simbolo più importante del Tempio, dopo l’Arca dell’Alleanza. L’immagine della menorah biblica è il simbolo del moderno stato d’Israele. Alcuni ebrei ortodossi ritengono che il recupero della menorah e di altri contenitori sacri, potrebbe essere il primo passo nella ricostruzione del Tempio, il cui sito è attualmente occupato dalla Moschea di Al Aqsa, un tempio musulmano.
Secondo altre agenzie di stampa, il pontefice potrebbe proclamare un giorno dell’anno dedicato al Giudaismo, in un nuovo sforzo di ulteriore riconciliazione tra le Chiese.
Nel 1996, a dispetto delle critiche e dello scetticismo, il Ministro degli Affari Religiosi Shimon Shetreet, richiese al papa che fosse aperta un’inchiesta ufficiale per determinare se la leggendaria menorah d’oro dal Secondo Tempio fosse nascosta in Vaticano. Shetreet sosteneva di avere prove che la menorah si trovasse lì, malgrado si sia rifiutato di esibirle.
http://www.edicolaweb.net/nw14_05a.htm

Citazione:
Alcuni ebrei ortodossi ritengono che il recupero della menorah e di altri contenitori sacri, potrebbe essere il primo passo nella ricostruzione del Tempio, il cui sito è attualmente occupato dalla Moschea di Al Aqsa, un tempio musulmano.[/quote

...un contenzioso con il vaticano esiste....
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Inviato il: 7/2/2009 14:39
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Re: Io mi rendo conto...
#134
Mi sento vacillare
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Posto qui a seguito un recentissimo articolo di Carlo Mattogno, tratto dal sito "Civium Libertas"di Antonio Caracciolo, ( la Rete è anche questo... ) sono sicuro che, come ha interessato me, interesserà molti di coloro che seguono con passione questo appassionante trehead.

venerdì 6 febbraio 2009

LA REPUBBLICA DELLA DISINFORMAZIONE

LA REPUBBLICA, nel numero del 3 febbraio 2009, p. 32, ha offerto generosamemte il contributo della sua vasta nullità intellettuale e morale alla questione del “Negazionismo”. Sottotitolo melodrammatico vidal-naquetiano: “Gli assassini della memoria che cancellano l’Olocausto”. L’articolista, Bernardo Valli, vi profonde a piene mani la sua solida ignoranza storiografica. Non vale pertanto la pena di soffermarsi troppo sul suo testo; ne esaminerò solo alcuni aspetti di carattere generale, avendo cura di premettere che il riassunto delle tesi revisionistiche da lui presentato all’inizio è di una superficialità infantile. L’articolo in questione potrebbe in effetti ben figurare tra i temi redatti dagli alunni delle scuole medie per il “Giorno della Memoria”.

Sommario: 1. Bibliografia. – 2. “Negazionismo” e revisionismo. – 3. Il valore delle testimonianze. – 4. Le “prove”. – 5. Note.

1.
Bibliografia

L’articolo propone una bibliografia di 15 titoli, di cui solo 1 revisionistico: la Mémoire en defence contre ceux qui m’accusent de falsifier l’histoire, di Robert Faurisson. Un testo del 1980! Come se fossero affetti da qualche strana turba psichica, gli anti-“negazionisti” restano saldamente ancorati al passato e non si smuovono più. È del tutto inutile far loro presente che esistono libri revisionistici recenti e recentissimi. Essi rimangono immutabilmente inchiodati agli anni Ottanta.
Viene inoltre menzionato un libro di David Irving, La guerra di Hitler, che non è revisionistico.
Tra i restanti 13, ce ne sono 6 anti-“negazionisti” ai cui autori, a suo tempo, ho già fatto pelo e contropelo:

PIERRE VIDAL-NAQUET, Gli assassini della memoria.
Un povero sprovveduto, semplice golem di Georges Wellers, che ha cessato di “pensare” appena il suo ventriloquo è morto. L’inventore delle presunte metodologie capziose revisionistiche, che egli stesso ha sempre impiegato regolarmente contro gli avversari. La mia risposta: Olocausto: Dilettanti allo sbaraglio. Pierre Vidal-Naquet, Georges Wellers, Deborah Lipstadt, Till Bastian, Florent Brayard et alii contro il revisionismo storico. Edizioni di Ar, Padova, 1996 (1). Vidal-Naquet non ha mai replicato nulla.

FRANCESCO GERMINARIO, Estranei alla democrazia.
Nel suo caso si dovrebbe dire: estraneo all’onestà e all’intelligenza. Autore, in otto anni, di sette rimasticature di un insulso articoletto che poi ha ulteriormente rimuginato nel libro summenzionato. Critico men che mediocre e insulso che ho ridicolizzato in Olocausto: Dilettanti allo sbaraglio e in Olocausto: dilettanti a convegno. Effepi, Genova, 2002. Nessuna risposta.

VALENTINA PISANTY, L’irritante questione delle camere gas.
Signorina specializzata in vita e opere di Cappuccetto Rosso che avrebbe fatto meglio a occuparsi di Cenerentola invece di dedicarsi alle “camere a gas”, argomento di cui non sa nulla e non capisce nulla. Il suo libro vorrebbe essere un vademecum dei presunti sofismi metodologici revisionistici, ma, come ho documentato abbondantemente, l’unica vera sofista è lei stessa, oltre che sfrontata plagiaria di testi di Vidal-Naquet e...miei! La mia replica è apparsa nel 1998, col titolo L’ “irritante questione” delle camere a gas ovvero da Cappuccetto Rosso ad Auschwitz. Risposta a Valentina Pisanty. Dato che la signorina continuava a pontificare sulla presunta metodologia revisionistica senza rispondere, ho pubblicato lo scritto anche in rete: L’ “irritante questione” delle camere a gas ovvero da Cappuccetto Rosso ad... Auschwitz. Risposta a Valentina Pisanty, in questo stesso blog http://civiumlibertas.blogspot.com/2007/11/slomo-in-grande-emozione-con-veltroni-e.html#parteterza. Aspetto ancora la sua risposta. Forse l’ha affidata a Biancaneve e ai Sette Nani.

FRANCESCO ROTONDI, Luna di miele ad Auschwitz.
Schietto dilettante con pretese di storico. La mia risposta è disponibile in rete: Ritorno dalla luna di miele ad Auschwitz. Risposte ai veri dilettanti e ai finti specialisti dell'anti-“negazionismo”. Con la replica alla “Risposta a Carlo Mattogno” di Francesco Rotondi, 2007, 103 pagine, in http://www.aaargh.com.mx/fran/livres7/CMluna.pdf.

AUTORI VARI, Il nazismo oggi. Sterminio e negazionismo.
Un bel quadretto dell’insulsa storiografia olocaustica italiota (in Italia non esiste un solo storico olocaustico degno di questo nome) che ho bacchettato a dovere in Olocausto: dilettanti a convegno. I dilettanti a convegno sono: Enzo Collotti, Bruno Mantelli, Giorgio Nebbia, Marina Rossi, Liliana Picciotto Fargion, Francesco Germinario. Quale prodigioso consesso di luminari!

MICHAEL SHERMER e ALEX GROBMAN, Negare la storia.
Una risposta superficiale e confusa di una piccola parte delle argomentazioni di una piccola parte degli studiosi revisionisti, infarcita di forzature, omissioni e interpretazioni capziose che dimostrano la totale inconsistenza delle “prove” relative all’Olocausto. La mia confutazione di questo libro inconsistente è Negare la storia? Olocausto: la falsa “convergenza delle prove”. Effedieffe Edizioni, 2006. Su Le macchine dello sterminio di Jean-Claude Pressac ritornerò sotto.

Si può credere seriamente che un giornalista di LA REPUBBLICA non disponesse di queste informazioni alla portata di tutti? Bernardo Valli le ha taciute intenzionalmente per far credere che il revisionismo venga bastonato di santa ragione ogni giorno e non sappia fare altro che tacere. Per sua sfortuna accade proprio il contrario: sono gli anti-“negazionisti” ad essere bastonati di santa ragione da me, e nessuno fiata più, perché ormai hanno capito che la loro posizione è insostenibile, disperata. Perciò ora è il tempo dei polemisti usa e getta, i kamikaze dell’integralismo olocaustico che si fanno esplodere con le loro corbellerie. Poi qualche altro utile idiota da lanciare all’attacco si troverà sempre...

2.
“Negazionismo” e revisionismo

«Non c’è bisogno di sottolineare che, nonostante le pretese, il negazionismo non abbia nulla di scientifico e neppure scalfisca gli studi e le testimonianze dirette sulle tecniche di sterminio nei campi di concentramento nazisti. Il negazionismo è un’ideologia. Meglio ancora, si è di fronte a una setta religiosa...».

L’improntitudine dell’ultima affermazione è inaudita. Proprio ora, nel momento in cui persino la Chiesa erige l’olocausto a nuovo mistero della fede! E dopo che persino Vidal-Naquet si era opposto, come informa l’articolista stesso, alla «sacralizzazione della Shoah» e al suo «uso politico».

«I negazionisti vogliono essere considerati dei revisionisti. Una qualifica cui non credo abbiano diritto. Non è revisionista l’intellettuale impegnato a contrastare la realtà, concretamente provata, di un fatto storico, la cui veridicità non richiede supplementi di indagine. Il revisionismo ridefinisce il giudizio su un evento, ne dà un’interpretazione diversa, non ha come fine la sua cancellazione. La storiografia è una continua revisione. Il negazionismo è dettato da un’ideologia».

Questa magniloquente retorica non inficia minimamente l’unico fatto veramente inoppugnabile: le “camere a gas” omicide non sono né una “realtà”, né un “fatto storico”, ma una semplica affermazione ideologica di cui è facile ravvisare la genesi storica. Anzi, l’intera storiografia olocaustica, nel suo nucleo centrale, è essenzialmente il risultato di una ideologia. Essa nacque come propaganda nera in Polonia nel corso della seconda guerra mondiale da vari centri clandestini specializzati in storie di atrocità e fu diffusa dalla Delegatura, la rappresentanza del governo polacco in esilio. Finita la guerra, questa propaganda fu imposta con la forza delle armi dai Tribunali militari alleati. Quale fosse lo scopo reale di questi Tribunali, lo dichiarò candidamente il procuratore generale degli Stati Uniti J. R. H. Jackson, nel corso dell’udienza del 26 luglio 1946 del processo di Norimberga:

«Gli Alleati si trovano tecnicamente ancora in stato di guerra con la Germania, sebbene le istituzioni politiche e militari del nemico siano infrante. In quanto Corte di Giustizia Militare, questa Corte di Giustizia costituisce una continuazione degli sforzi bellici delle Nazioni Unite» (2).

Appunto per questo lo statuto di Norimberga conteneva le aberrazioni giuridiche dell’articolo 19 («Il Tribunale non è vincolato alle regole probatorie») e 21: «Il Tribunale non deve chiedere la prova di fatti generalmente noti, ma ne deve prendere atto d’ufficio» (3).

Questo era un invito esplicito a tutte le organizzazioni ufficiali, governative o no, a formulare qualunque accusa senza prove: l’accusa stessa sarebbe poi diventata “prova”! In tal modo furono infatti acquisite le “prove” riguardo alle “camere a gas” di Auschwitz (rapporto sovietico URSS-008) e di tutti gli altri presunti campi di sterminio (rapporto ufficiale del Governo polacco esibito dai Sovietici come documento URSS-93).

Questo rapporto, tanto per rendere l’idea della sua affidabilità, attribuiva al campo di Belzec un impianto di folgorazione, a Treblinka camere a gas a vapore (sic!) e folgorazione. Inoltre descriveva “Una fabbrica di sapone fatto con grasso umano” a Danzica (4) .

Dunque la credenza nelle “camere a gas” si basa su una propaganda nera di cui fu preso atto d’ufficio da parte delle Corti Marziali dei vincitori come «fatto generalmente noto»!
L’attuale storiografia olocaustica è la degna erede di queste aberrazioni propagandistico-giudiziarie e ne mostra tutte le tare originali.

A questa regola non sfugge neppure quella che viene ritenuta l’opera più importante della storiografia olocaustica, La distruzione degli Ebrei d'Europa di Raul Hilberg, nella quale la dimostrazione dell’assunto fondamentale, l’esistenza di “centri di sterminio” nazionalsocialisti, non è supportato da un solo documento, ma si basa esclusivamente sul travisamento sistematico di documenti e sull’estrapolazione di testimonianze assurde e contraddittorie, come ho dimostrato ampiamente nello studio Raul Hilberg e i «centri di sterminio» nazionalsocialisti. Fonti e metodologia. 2008, vedi in http://civiumlibertas.blogspot.com/2008/01/carlo-mattogno-raul-hilberg-e-i-centri.html. (A proposito: dove sono gli strenui difensori di Hilberg?).
Per completare il quadro, va detto che le farse giudiziarie dei vincitori della seconda guerra mondiale non ebbero nulla a che vedere con la giustizia, ma furono uno strumento per rifarsi artificiosamente una verginità perduta: per distogliere gli occhi del mondo dai propri crimini contro la pace (ad esempio l’aggressione sovietica alla Finlandia e la spartizione della Polonia) e contro l’umanità (i bombardamenti terroristici anglo-americani sulle città tedesche e italiane, i bombardamenti di Tokio, le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki, i massacri di Katyn e Winniza) gli Alleati lanciarono l’accusa terribile di genocidio scientifico mediante camere a gas, che li faceva apparire istantaneamente come timide educande. E ciò spiega perché la storiografia olocaustica è intrinsecamente ideologica.

3.
Il valore delle testimonianze


«Per evitare che la scomparsa di testimoni viventi favorisca le tesi negazioniste, Claude Lanzmann ha realizzato con anni di lavoro il suo documentario di nove ore sulla Shoah, basato non sulle immagini ma su una straordinaria e sconvolgente serie di testimonianze dirette, destinate a restare quando si passerà definitivamente dalla memoria alla storia».

Chi scrive così non ha capito che la storiografia è una disciplina diversa dalla giurisprudenza e si ostina ancora a sbandierare come “prove” sedicenti testimoni oculari, tutti miracolosamente scampati. Ecco per tutti il monito di uno storico olocaustico:

«Per lo storico scientifico, la testimonianza non è realmente la Storia, è un oggetto della Storia. E una testimonianza non ha molto peso, e pesa ancora meno se nessun solido documento la conferma. Il postulato della storia scientifica, si potrebbe dire forzando appena la mano, è: niente documento/i, niente fatto accertato.
Questo positivismo che conferisce una tale importanza al documento ha i suoi aspetti positivi e negativi. Quello positivo, è che la storia deve a questo metodo rigoroso di non essere una pura fiction, ma una scienza. In quanto tale, essa è revisionista per natura, ossia negazionista. La Terra è stata ritenuta a lungo piatta, ora lo si nega. Ne consegue che decretare l’arresto delle ricerche su un punto qualunque del campo scientifico è negare la natura stessa della scienza. Si vede dunque già apparire ciò che mette gli storici in una situazione insostenibile ponendo i negazionisti in buona posizione: dal momento in cui si è sul terreno scientifico, è vietato vietare di rivedere o negare. Farlo, significa uscire dal campo scientifico. Significa abbandonarlo» (5).

Si tenta di avvalorare la tesi che i revisionisti temerebbero i “testimoni oculari” e aspetterebbero ansiosamente la loro morte per poter proferire le loro menzogne indisturbatamente. Niente di più falso. Sono i “testimoni oculari” ad essere terrorizzati dai revisionisti, perché sanno che sono gli unici in grado di verificare l’attendibilità di ogni loro dichiarazione.

«Quella retorica tuttavia non si limita a negare un fatto provato. Infatti essa contesta non solo le prove, ma le testimonianze di chi sostiene l’esistenza nelle forme e nei modi dello sterminio [?]. Anzi il vero obiettivo del rifiuto delle prove è la convinzione che i sopravvissuti non abbiano diritto di parola. Quel diritto non viene riconosciuto ai sopravvissuti perché la loro natura – e non la loro esperienza – li rende incredibili. Secondo i negazionisti, infatti, essi non sono credibili e non devono essere creduti non perché ciò che dicono si sarebbe dimostrato fondatamente falso, ma perché la loro identità ebraica li qualifica come pericolosi sovvertitori dell’ordine e perché la loro natura li rende “perfidi”. Credereste mai ai nemici irriducibili? Alla fine, dunque, per i negazionisti quei testimoni sono non credibili perché sono ebrei e dunque per natura, raccontano il falso e lo raccontano perché il loro obiettivo sarebbe la conquista fraudolenta del potere. Lungi da non essere mai avvenuto, lo sterminio per i negazionisti non è mai finito. È ideologicamente giustificato perché si basa sull’adesione all’ideologia che l’ha predicato e poi praticato. Alla fine lo si nega, per poter avere l’opportunità di completarlo».

Simili idiozie pisantyane qualificano bene chi le espone ed esimono da qualunque commento. La testimonianza “oculare” di Shlomo Venezia è assurta di recente ai fasti della memorialistica (la storiografia olocaustica, per la sua inconistenza, non l’ha neppure presa in considerazione). La mia relativa critica - «La verità sulle camere a gas»? Considerazioni storiche sulla «testimonianza unica» di Shlomo Venezia (6) - ne demolisce la credibilità sul piano storico, documentario e materiale e rappresenta il modello della confutazione categorica delle scempiaggini proferite dall’articolista.

4.
Le “prove”

Per quanto riguarda la cifra dei morti di Auschwitz, Bernardo Valli si appella a Jean-Claude Pressac, ignorando che la revisione numerica da lui proposta fu subito considerata eretica dal Museo di Auschwitz, che si affrettò a lanciargli una solenne scomunica, le cui conseguenze egli patì fino alla morte.
Secondo Pressac, dunque, ad Auschwitz vi furono da 470.000 a 550.000 ebrei gasati «non iscritti» (= non immatricolati), più 126.000 detenuti «iscritti», cioè «gasati per malattia, debilitamento», ma Pressac dice semplicemente «deceduti», più altri 35.000 tra prigionieri di guerra e zingari, e conclude:

«Complessivamente dunque stiamo parlando di una quantità di persone gasate tra i 631 mila e i 711 mila. Nessuno di questi numeri è stato contestato dai negazionisti. Nessuno di loro ha mai risposto a Pressac. Questa cosa non fa pensare? ».

Preciso subito che, in tale elenco, i decessi documentati sono soltanto quelli riguardanti i detenuti immatricolati. Anzi, a rigor di termini, non è esatto neppure questo, perché il numero dei decessi documentato è di 68.864 (7), anche se la cifra di 126.000 proposta da Pressac si avvicina molto alla realtà.
Quanto al resto, sta di fatto che né Pressac, né alcun altro storico ha mai dimostrato documentariamente che ad Auschwitz sia stata gasata una sola persona.
La reboante affermazione successiva è sorprendente: nessun revisionista ha mai contestato Pressac! Perbacco: la cosa non fa pensare?
Se si fosse degnato di informarsi un pochino di prima mano, invece di affidarsi ciecamente ai soliti mentecatti, l’articolista saprebbe che risposi al libro in questione di Pressac fin dal 1994, prima ancora che ne uscisse la traduzione italiana (8). I migliori scritti revisionistici sull’argomento, redatti da R. Faurisson, G. Rudolf, S. Thion e da me, furono pubblicati in un unico volume lo stesso anno (9).
Pressac non ha mai risposto nulla né a me, né a nessuno degli altri critici, sicché è vero esattamente il contrario di ciò che scrive Bernardo Valli.
Per quanto mi riguarda, ho contestato anche la cifra dei presunti gasati, dimostrando la sua totale inconsistenza (10).
Visto che ha tirato in ballo Pressac, il nostro articolista sarà senza dubbio lieto di apprendere che in una lunga intervista da lui concessa a Valérie Igounet 15 giugno 1995, lo storico francese sconvolse i cardini della storiografia olocaustica dichiarando:

«Quanto al massacro degli ebrei, molte nozioni fondamentali devono essere completamente corrette. Le cifre proposte [dalla storiografia ufficiale] sono da rivedere da cima a fondo. Il termine di “genocidio” non va più bene» («le terme “génocide” ne convient plus») (11).

Il quadro storiografico olocaustico relativo ai “campi di sterminio” è in effetti inconsistente, come risulta dalla seguente tavola:

campo camere a gas secondo la storiografia olocaustica numero delle vittime secondo l’Enzyklopädie des Holocaust prove documentarie e/o materiali
Chelmno 2 o 3 “Gaswagen” 152.000-320.000 nessuna
Belzec 3, poi 6 600.000 nessuna
Sobibor 3 250.000 nessuna
Treblinka 3, poi 6 o 10 738.000 nessuna
totale 23 o 28 1.740.000-1.908.000 nessuna


In pratica si pretende che nei suddetti “campi di sterminio” siano esistite da 23 a 28 “camere a gas” (fisse o mobili), in cui sarebbero stati gasati da 1.740.000 a 1.908.000 ebrei senza che sussista la minima prova documentaria o materiale.

Passiamo al campo di Auschwitz. Ecco il quadro delle “camere a gas” provvisorie:
impianto numero delle
“camere a gas” prove documentarie e/o
materiali «indizi criminali»(criminal traces)
crematorio I 1 nessuna nessuno
“Bunker 1” 2 nessuna nessuno
“Bunker 2” 4 nessuna nessuno


Con queste, le “camere a gas” per le quali non esiste nessuna prova documentaria o materiale salgono a 30-35.
Per i crematori di Birkenau, Pressac nel 1989 (12) annunciò la scoperta di 39 «indizi criminali» (criminal traces), così ripartiti:

crematorio II: 11
crematorio III: 7
crematori IV e V: 15.

A 39 Pressac arrivava aggiungendo le varie menzioni del medesimo indizio. In realtà, raggruppando nelle singole voci le numerose ripetizioni, gli indizi criminali si riducevano a 9.
Nel 1993 egli aggiunse altri 6 indizi (13) e uno fu trovato successivamente da Robert Jan van Pelt (14).

Approfitto di questa occasione per annunciare la prossima pubblicazione del mio studio Le camere a gas di Auschwitz. Studio storico-tecnico sugli «indizi criminali» di Jean-Claude Pressac e sulla «convergenza di prove» di Robert Jan van Pelt, che costituisce la demolizione scientifica, totale e radicale di tutte le presunte prove a favore delle “camere a gas” di Auschwitz. Il documento in pdf è già pronto e conta circa 720 pagine, di cui circa 660 di testo, con 51 documenti.
Presento l’indice della Parte Prima (circa 200 pagine), dal quale risulterà già visivamente quanto «il negazionismo non abbia nulla di scientifico e neppure scalfisca gli studi e le testimonianze dirette sulle tecniche di sterminio nei campi di concentramento nazisti».
Infatti!

PARTE PRIMA
Introduzione
Capitolo 1 - Gli «indizi criminali»

1.1. Gli antecedenti storici
1.2. L’archivio della Zentralbauleitung di Auschwitz
1.3. Premessa metodologica
1.4. I 39 «indizi criminali»
1.4.1. Indizi per il crematorio II
1.4.2. Indizi per il crematorio III
1.4.3. Indizi per i crematori IV e V
1.4.4. Indizi supplementari (crematori II e III)
1.4.5. Altri indizi
1.5. Considerazioni preliminari
1.6. Determinazione cronologica degli indizi e suo significato
1.6.1. Indizi relativi al crematorio II
1.6.2. Indizi relativi al crematorio III
1.6.3. Indizi relativi ai crematori IV e V
1.7. Contraddizioni di fondo
1.8. Il sistema di ventilazione dei Leichenkeller 1 e 2 dei crematori II e III
1.9. I montacarichi dei crematori II e III
1.9.1. Storia dei montacarichi dei crematori II e III
1.9.2. I montacarichi al processo Irving-Lipstadt

Capitolo 2 - Gli «indizi criminali» per il Crematorio II

2.1. - «Vergasungskeller»
2.1.1. Il valore dell’indizio
2.1.2. Il contesto storico
2.1.3. Il significato del documento
2.1.4. La funzione del «Vergasungskeller»
2.1.5. Obiezioni e risposte
2.1.6. I commenti e le obiezioni di van Pelt
2.1.7. «Gaskeller»
2.2. - «Gasdichtetür», «Gastür»
2.3. - «Auskleideraum», «Auskleidekeller» e baracca davanti al crematorio II
2.3.1. «Auskleideraum» e «Auskleidekeller»
2.3.2. Origine e funzione dell’ «Auskleideraum» del crematorio II di Birkenau
2.3.3. La baracca davanti al crematorio II
2.3.4. Van Pelt e l’ «Auskleidekeller»
2.4. «Sonderkeller»
2.5. - «Drahtnetzeinschiebevorrichtung» e «Holzblenden»
2.5.1. La scoperta degli indizi
2.5.2. Significato dei termini e localizzazione dei congegni
2.5.3. La testimonianza di Michał Kula
2.5.4. Che cosa non erano i «Drahtnetzeinschiebevorrichtungen»
2.5.5. I commenti di van Pelt
2.6. «Gasprüfer» e «Anzeigegeräte für Blausäure-Reste»
2.6.1. L’interpretazione di Pressac
2.6.2. La destinazione d’uso dei «Gasprüfer»
2.6.3. Il contesto storico
2.6.4. Il contesto burocratico
2.6.5. I problemi lasciati insoluti da Pressac
2.6.6. Che cos’erano i «Gasprüfer»?
2.6.7. Prüfer e i «Gasprüfer»
2.7. «Warmluftzuführungsanlage»
2.7.1. Posizione del problema
2.7.2. La spiegazione di Pressac
2.7.3. La spiegazione di van Pelt
2.8. «Holzgebläse»
2.9. Eliminazione dello scivolo per i cadaveri
2.9.1. La pianta 2003 del 19 dicembre 1942 e il suo significato
2.9.2. Il mascheramento dello scivolo

Capitolo 3 - Gli «indizi criminali» secondari relativi al Crematorio II

3.1. Origine e definizione degli «indizi criminali» secondari
3.2. Considerazioni generali
3.3. Il sistema di drenaggio del crematorio II
3.4. L’apertura di un ingresso nel Leichenkeller 2
3.5. La direzione di apertura della porta del Leichenkeller 1
3.6. Sostituzione di una porta a due ante con una ad una sola anta (a tenuta di
gas) nel Leichenkeller 1
3.7. Eliminazione dei rubinetti nel Leichenkeller 1
3.8. Eliminazione del Leichenkeller 3

Capitolo 4 - Gli «indizi criminali» per il Crematorio III

4.1. L’interpretazione di Pressac
4.2. Il contesto storico
4.3. Le basi di legno delle presunte «docce finte»
4.4. La «Gasdichtetür»

Capitolo 5 - Gli «indizi criminali» per i Crematori IV e V

5.1. Esposizione degli indizi
5.2. Progettazione dei crematori IV e V: il progetto iniziale
5.3. Progettazione dei crematori IV e V: il primo progetto operativo
5.4. Progettazione dei crematori IV e V: il secondo progetto operativo
5.5. Progettazione dei crematori IV e V: il terzo progetto operativo
5.6. Tecnica di gasazione
5.7. Sistema di introduzione dello Zyklon B
5.8. Van Pelt e le «12 St. gasdichten Türen»
5.9. La ventilazione naturale
5.10. La ventilazione meccanica
5.11. Analisi della pianta 2006 dell’11 gennaio 1943

Capitolo 6 - Gli «indizi criminali» di carattere generale

6.1. «Normalgaskammer»
6.2. Perché le SS non usarono a scopo omicida le camere a gas Degesch-Kreislauf?
6.3. «Verbrennung» e «Sonderbehandlung»
6.3.1. Il documento
6.3.2. Il «contesto storico» secondo van Pelt
6.3.3. Gli errori di van Pelt
6.3.4. Il vero contesto storico
6.3.5. Il significato del documento

Capitolo 7 - I presunti «indizi criminali» per i Bunker di Birkenau

7.1. Precisazione sul titolo
7.2. - «Sonderbehandlung»
7.2.1. La tesi di Pressac
7.2.2. I rapporti esplicativi di Bischoff
7.2.3. Le quattro baracche «für Sonderbehandlung» e i Bunker di Birkenau
7.2.4. «Sonderbehandlung» e «Entwesungsanlage»
7.3. Le «Badeanstalten für Sonderaktionen»
7.3.1. Le spiegazioni di Pressac
7.3.2. Un progetto non realizzato
7.3.3. «Badeanstalten» e forni crematori
7.3.4. La spiegazione di van Pelt
7.4. «Sperrgebiet»
7.5. «Material für Sonderbehandlung»
7.6. I «Materialien für Judenumsiedlung» e il «rapporto» Franke-Griksch
7.6.1. I «Materialien für Judenumsiedlung»
7.6.2. Il «rapporto» Franke-Griksch e i commenti di Pressac
7.6.3. Analisi critica dei commenti di Pressac


NOTE

(1) In rete: http://www.aaargh.com.mx/fran/livres4/sbara1.pdf.
(2) Atti del processo di Norimberga. Ed. Tedesca, vol. XIX, p. 440.

(3) Idem, vol. I, p. 16.

(4) URSS-93. trad. ted., pp. 41-42, 44 e 45-46.

(5) http://civiumlibertas.blogspot.com/2007/11/slomo-in-grande-emozione-con-veltroni-e.html#baynac.
(6) Idem. T
(7) T. Grotum, J. Parcer, «EDV-gestützte Auswertung der Sterbeeinträge», in: Sterbebücher von Auschwitz. A cura del Museo di Stato di Auschwitz-Birkenau. K.G. Saur. Monaco, New Providence, Londra, Parigi, 1995, vol. I, p. 237.

(8) Auschwitz: fine di una leggenda. Considerazioni storico-tecniche sul libro di Jean-Claude Pressac Les crématoires d’Auschwitz. La machinerie du meurtre de masse. Edizioni di Ar, 1994.
(9) Auschwitz: Nackte Fakten. Eine Erwiderung an Jean-Claude Pressac. Stiftung Vrij Historisch Onderzoek v.z.w., Berchem, 1995. Riedizione americana: Auschwitz: Plain Facts. A Response to Jean-Claude Pressac. Theses & Dissertations Press.Chicago, Illinois, 2005.

(10) Il numero dei morti di Auschwitz. Vecchie e nuove imposture. I Quaderni di Auschwitz, 1. Effepi, Genova, 2004.
(11) V. Igounet, Histoire du négationnisme en France. Éditions du Seuil, Parigi, 2000, p. 641.
(12) J.-C. Pressac, Auschwitz: Technique and operation of the gas chambers. The Beate Klarsfeld Foundation, New York, 1989.
(13) J.-C. Pressac, Le macchine dello sterminio. Auschwitz 1941-1945. Feltrinelli, Milano, 1994.
(14) R. J. van Pelt, The Case for Auschwitz. Evidence from the Irving Trial. Indiana University Press, Bloomington and Indianapolis, 2002.

Carlo Mattogno

6 febbraio 2009
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Re: Io mi rendo conto...
#135
Ho qualche dubbio
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Minchia, ma quanto ce l'avrà duro questo Mattogno?
A meno che non sia proprio il contrario...
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Re: Io mi rendo conto...
#136
Sono certo di non sapere
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Williamson: sulle camere a gas non ritratto, non ci sono le prove

Nelle sue dichiarazioni al giornale tedesco - le prime da quando è esploso lo scandalo - Williamson ha inoltre ribadito le sue critiche nei confronti del Concilio Vaticano II: le sue tesi, ha detto, "hanno portato al caos teologico che soffriamo attualmente..laddove i diritti umani sono intesi come ordine oggettivo che lo Stato deve imporre, si sviluppano sempre politiche anticristiane".
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Re: Io mi rendo conto...
#137
Mi sento vacillare
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Credo sia utile, -per inquadrare al meglio il dibattito sull'olocausto - postare l'articolo d Bernardo Valli pubblicato su la " Repubblica "del 3 febbraio scorso; articolo a cui C. Mattogno ha dedicato l'articolata e circostanziata risposta che si può leggere due post più addietro.

Gli assassini della memoria che cancellano l' Olocausto

Repubblica — 03 febbraio 2009

I sostenitori del negazionismo cercano di dare basi scientifiche alle loro tesi. Perlomeno lo sostengono. Il loro principale obiettivo è di dimostrare che il genocidio degli ebrei non è mai avvenuto. L' Olocausto sarebbe un mito, creato al fine di favorire gli interessi degli ebrei nel mondo, e giustificare la nascita e la difesa di Israele; sarebbe una colossale invenzione tesa a screditare, a demonizzare, la Germania di Hitler. Oggi le tesi dei negazionisti, dei quali la maggiore espressione è l' Institute for Historical Review, fondato da Dave McCalden (ex membro del National Front) alla fine degli anni Settanta negli Stati Uniti, affermano con argomentazioni variabili secondo i "ricercatori": 1) che non sono mai esistite camere a gas per uccidere gli ebrei e che se sono esistite servivano, stando ad alcuni, per sterminare i pidocchi di cui Auschwitz era infestato; 2) che i nazisti non si proponevano di uccidere gli ebrei, ma semplicemente di rinchiuderli nei campi; 3) che il numero degli ebrei morti durante la Seconda guerra mondiale è di gran lunga inferiore a quanto si denuncia. Questi, in sintesi, i principi su cui si basa il negazionismo. Ai quali si devono aggiungere molte altre affermazioni più specifiche, o "scientifiche", contenute in una vasta pubblicistica o espresse durante il congresso (o nel periodico) dell' Institute for Historical Review. Cito, a titolo di esempio, soltanto alcuni degli argomenti usati dai negazionisti in testi presentati come saggi di revisionismo storico. Secondo il Leuchter Report l' inesistenza delle camere a gas sarebbe provata dall' assenza di residui di cianuri negli ambienti di Auschwitz- Birkenau destinati allo sterminio. È inoltre impossibile credere, secondo i negazionisti, che gli inservienti, anche se dotati di maschere, potessero entrare subito, come si racconta, nelle camere a gas dove giacevano fino a millecinquecento cadaveri, senza che essi stessi venissero uccisi a loro volta dai miasmi letali. In quanto al cielo di Auschwitz, dalle fotografie aeree fatte dagli americani, non risulterebbe nascosto da una costante nuvola di fumo nero uscito dai forni crematori, come viene descritto. E le immagini dei prigionieri scarnificati, riprese sempre dagli americani? Lo stato di quei prigionieri sarebbe dovuto all' abbandono, senza cibo e medicine, per giorni e giorni, in seguito allo sfaldamento del fronte tedesco. Insomma Auschwitz sarebbe «una truffa». Non c' è bisogno di sottolineare che, nonostante le pretese, il negazionismo non abbia nulla di scientifico e neppure scalfisca gli studi e le testimonianze dirette sulle tecniche di sterminio nei campi di concentramento nazisti. Il negazionismo è un' ideologia. Meglio ancora, si è di fronte a una setta religiosa, come diceva lo storico francese Pierre Vidal-Naquet, precisando che si trattava di una setta simile a quella che «Weber opponeva con ragione alla Chiesa». È un' opposizione settaria al culto dominante. Vidal-Naquet ricorse a quella definizione quando si presentò il caso di Roger Garaudy: un professore di filosofia via via convertito al protestantesimo, poi al comunismo (diventando un dirigente del Pcf), poi al cattolicesimo e infine all' islam. Approdato a quest' ultima religione, Garaudy abbracciò e difese pubblicamente le tesi negazioniste, compiendo un' altra tappa nella sua agitata vita spirituale o ideologica. Fu singolare il sostegno, altrettanto pubblico, che gli dette l' Abbé Pierre, considerato da molti francesi un santo vivente. In seguito l' Abbé Pierre si corresse e si capì che il suo era stato un eccessivo e irresponsabile slancio d' amicizia. Pierre Vidal-Naquet fu uno dei primi ad affrontare i negazionisti (emersi negli anni Settanta) con una serie di articoli raccolti in un libro: Gli assassini della memoria (Viella 2008). Egli rifiutò tuttavia di dibattere faccia a faccia con loro. Non erano interlocutori accettabili. Specialista dell' antica Grecia e impegnato con passione nel denunciare la tortura durante la guerra d' Algeria, Vidal-Naquet non aggirava i problemi. Come storico e come ebreo scandiva l' atteggiamento verso la Shoah in tre distinti momenti. Alla Liberazione nessuno si era interessato ai deportati ebrei. Si era poi passati a un interesse esclusivo, specifico, per il genocidio di cui erano state le vittime. E c' è stata a questo punto - ed è il terzo momento - una sacralizzazione della Shoah, a suo parere rischiosa: perché la Shoah non deve essere considerata un culto, suscettibile di creare un anti-culto, ossia un' eresia. Né deve essere uno strumento politico. È un genocidio che, insieme agli altri (quello simultaneo degli zingari, quello precedente degli armeni a opera dei turchi, o quello successivo nel Ruanda), deve impegnare gli storici, cui spetta di tener viva la memoria. Vidal-Naquet era contrario alla legge che condanna chi nega i crimini contro l' umanità, perché può far apparire i negazionisti come dei perseguitati. Si può capire, e condividere, il rigore di Vidal-Naquet, quando sottolinea il rischio implicito nella sacralizzazione o nell' uso politico della Shoah, ma è comprensibile, o addirittura inevitabile, che questo avvenga poco più di mezzo secolo dopo, quando i ricordi sono ancora vivi e sono mantenuti tali, anzi sono arroventati, dalla tragedia mediorientale. I negazionisti vogliono essere considerati dei revisionisti. Una qualifica cui non credo abbiano diritto. Non è revisionista l' intellettuale impegnato a contrastare la realtà, concretamente provata, di un fatto storico, la cui veridicità non richiede supplementi di indagine. Il revisionismo ridefinisce il giudizio su un evento, ne dà un' interpretazione diversa, non ha come fine la sua cancellazione. La storiografia è una continua revisione. Il negazionismo è dettato da un' ideologia. Per evitare che la scomparsa di testimoni viventi favorisca le tesi negazioniste, Claude Lanzmann ha realizzato con anni di lavoro il suo documentario di nove ore sulla Shoah, basato non sulle immagini ma su una straordinaria e sconvolgente serie di testimonianze dirette, destinate a restare quando si passerà definitivamente dalla memoria alla storia. Se si scorrono le liste dei partecipanti al congresso dell' Institute for Historical Review si trovano i nomi di Carlo Mattogno, il negazionista italiano più noto, di Bradley Smith, fondatore del CODOH (Comitato per un aperto dibattito sull' Olocausto), di David Irving, autore di Hitler' s War, libro che ha mobilitato tanti tribunali, e di Robert Faurisson, il professore dell' Università di Lione, diventato un autore di riferimento per molti negazionisti. Nel 1992, durante un raduno negazionista in Germania, Irving dichiarò che la camera a gas ricostruita ad Auschwitz era un falso fabbricato dopo la guerra. Nel 2000 il tribunale britannico che trattò la causa per diffamazione intentata da Irving alla storica Deborah Lipstadt, sentenziò che il querelante, ossia Irving, aveva distorto e falsificato l' evidenza storica ed era un antisemita. Il francese Robert Faurisson usufruì del singolare sostegno di Noam Chomsky, illustre linguista, figlio di un professore di ebraico, intellettuale libertario e nemico di tutti gli imperialisti. Chomsky fece infatti la prefazione al libro di Faurisson (Mémoire en defense contre ceux qui m' accussent del falsifier l' histoire) in cui si immagina, tra l' altro, una dichiarazione di guerra a Hitler da parte della comunità ebraica mondiale, e dove si dice che Hitler, il quale aveva imposto agli ebrei di portare la stella gialla a partire da sei anni, si preoccupava molto di più della sicurezza dei soldati tedeschi che degli ebrei. Chomsky precisava nella prefazione di non avere letto il libro, e, in sostanza, di volere soprattutto difendere la libertà d' opinione, quale che sia. Vidal-Naquet scrisse pubblicamente a Noam Chomsky. Gli disse che poteva sostenere il diritto del peggior nemico alla libertà d' opinione, se non domandava la sua morte e quella dei suoi fratelli. Ma che lui, Chomsky, non aveva il diritto di prendere un falsario e di ridipingerlo con i colori della verità. A questo equivaleva infatti la sua prefazione. Più tardi Chomsky non sconfessò quanto aveva scritto, ma l' uso che ne era stato fatto. E chiese che la prefazione non fosse pubblicata. Ma era troppo tardi. Era già in libreria. Pochi mesi dopo Robert Faurisson veniva condannato, per la prima volta, per «contestazione di crimine contro l' umanità».

- BERNARDO VALLI
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Re: Io mi rendo conto...
#138
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1. «Williamson denunciato per apologia del negazionismo».


Il lato grottesco dell’«operazione piombo fuso» sul Vaticano: le denuncie e le punizioni contro il vescovo Willianson!


Non dubito che possa esservi chi gioisce alla notizia che un vescovo, un uomo di chiesa, venga incriminato e rischi fino a tre anni di carcere per avere espresso una mera opinione su un fatto storico di oltre 60 anni fa. Io inorridisco. Poco mi interessa l’accertamento di una verità fattuale controversa rispetto alla sola ipotesi che per una mera opinione chiunque possa venire incriminato. Lo slogan dei forcaioli è “la negazione della Shoah non è un’opinione, ma un crimine”. Ma cosa è propriamente un’opinione? E come può essere conosciuta la Shoah se non facendosene una libera opinione? Ma cosa è ancora una “negazione” se non un’opinione negativa? E come si fa ad accertare la verità della Shoah? È data come presupposta? E chi ha il potere di fissare le verità? Perfino le verità di fede non possono essere assunte che... per fede! Hobbes diceva a proposito della fede che la sua natura è tale che se uno la possiede per davvero non gli può essere tolta da nessuna tortura, ma vale anche l’opposto: non si possono imporre con la forza le verità di fede. Se ne può imporre un mero rispetto formale. Si può costringere con la tortura e il carcere ad affermare verità nelle quali non si crede. Alle origini del cristianesimo la testimonianza della verità era detto “martirio” e i santi cristiani sono detti “martiri” per aver testimoniato la verità del Cristo.

È grottesco e quanto mai barbarico e antigiuridico il voler costringere con il carcere un prelato ad ammettere non già la resurrezione di Cristo, ma la verità della Shoah. Che a questa operazione si sia unito anche il Vaticano pone inquietanti interrogativi sulla dottrina delle fede uscita dal Vaticano II. Essendo stato avviato un procedimento penale, la faccenda avrà i suoi tempi processuali. Sarà cosa lunga, ma proprio per questo materia di riflessione e discussione. Il mio augurio è che vi saranno un sempre maggior numero di persone che prenderanno coscienza della barbarie giuridica dei nostri tempi, che pretendono di essere un superamento di fascismo e nazismo, ma lo sono solo nel senso che hanno superato in gravità ed intensità la barbarie alla quale dicono di volersi opporre. Seguiremo in questo post in forma enciclopedica tutte le notizie che via via attingeremo dalla rete.

Sommario: 1. «Williamson denunciato per apologia del negazionismo». – 2. La notizia nel lancio dell’agenzia argentina Telam. – 3. “Messo a tacere”. – 4. Amen. –

1. «Williamson denunciato per apologia del negazionismo». – Così recita il titolo da cui traiamo la prima notizia dell’incriminazione del vescovo Williamson. Finora conoscevano l’espressione “apologia del fascismo” o anche “apologia di reato”, ma non ci eravamo mai imbattuti nell’espressione “apologia del negazionismo”. Vi è di che restare allibiti. La denuncia sarebbe stata fatto “presso la procura federale argentina dal responsabile per l’argentina del settimanale americano Newsweek”, tal Sergio Szpolski. Bravo! Merita una medaglia! E meno male che si tratti di un giornalista! O presunto tale. Il fatto ci dice quanto possiamo fare affidamento sui canali di informazione. In effetti mi è trovato di leggere anche l’espressione “guerra informativa”, intendendo evidentemente una forma di guerra che si svolge attraverso l’uso dei media. Nel link si apprende anche dell’esistenza di un «Istituto argentino contro la discriminazione” (Inadi), che non è un istituto di ricerca storica, ma avrebbe chiesto al vescovo «di confermare o smentire le sue tesi». Direttrice di un simile istituto sarebbe una tal Maria Josè Lubertino la quale fa sapere che potrebbe venir presentata una “seconda denuncia” che potrebbe costare al povero vescovo, non sospetto di pedofilia, ma solo per opinioni di carattere storico «una condanna a tre anni di carcere». La voglia di forca non sembra che sia per nulla diminuita in 2000 anni di giudeo-cristianismo. Vedremo gli sviluppi di questa non edificante storia di questo inzio di terzo millennio.

Maggiori articolazioni presenta la notizia data da tgcom. È da osservare anche il modo in cui le notizie vengono date dai media, che non sono per nulla neutri, come abbiamo già spiegato a proposito dell’espressione “territori occupati”, originaria del lessico Onu per condannare Israele per ripetute violazioni e aggressioni. Nella stampa fiancheggiatrice i “territori occupati” diventano semplicemente “territori”, espressione che non significa più nulla. Questa è l’informazione, la stessa informazione che ora si occupa del vescovo Williamson. Il tgcom presenta quella che potrebbe essere una vera e propria calunnia con la seguente formulazione: «Maria José Lubertino, direttrice dell’Istituto, ha detto che in caso affermativo nei suoi confronti sarà presentata una seconda denuncia che potrebbe costargli “una condanna a tre anni di carcere'’». E se il caso fosse “negativo”, Maria Josè la passa franca? Non ci soffermiamo oltre, ma inviamo i nostri lettori a prestare attenzione non solo alla notizia in sé, ma anche e soprattutto alla sua redazione, al suo confezionamento.

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2. La notizia nel lancio dell’agenzia argentina Telam. – Con le agenzie non è diverso da quello che si fa in internet, raccogliendo notizie su un tema. Vi è una fonte della notizia e poi gli altri che vi attingono, redigendo a seconda dei dati che si vogliono maggiormente evidenziare. Il titolo argentino è: «Sergio Szpolski denunció al obispo negador del Holocausto por apologia del delito». Intanto i termini sono maggiormente dubitativi: “podria”. Il nome del magistrato presso cui è stata presentata la denuncia è Julián Ercolini. Quindi si leggono le alte, elevatissime opinioni dello stesso Szpolski, probabilmente invidioso della pubblicità ottenuta suo malgrado dal vescovo Williamson: «Según Szpolski “no se trata de la adopción de una perspectiva de revisionismo histórico” sino “de la negación del mayor genocidio del siglo XX, que ha sido probado incluso ante la justicia penal internacional en el proceso llevado adelante por el Tribunal Penal Internacional de Nuremberg”». Per giustificare una denuncia fatta in Argentina il giornalista così spiega la sua sensazionale trovata: «Subraya el editor en su presentación a la Justicia que “el propio Williamson advierte, en sus palabras finales, que sus manifestaciones negacionistas son consideradas delito en el Estado alemán”, y añade que en la Argentina “existen leyes que sancionan la apología del delito y los actos discriminatorios o de incitación a la discriminación” ». Riesce difficile capire come c’entri la “discriminazione” nelle cose dette dal vescovo. Purate tirata per i capelli è la contestazione di apologia di un reato che fortunatamente non è tale in Argentina. Considerando tutti i sistemi penali di tutti gli stati attualmente esistenti e presenti all’Onu, ognuno di noi è potenzialmente passibile, magari inconsapevolmente, di apologia di reato in qualche angolo del pianeta. Al momento sembra più probabile considerare la cosa come una calcolata forma di propaganda da parte di Sergio e di Maria José, che avrannao certamente la nostra attenzione se era ciò che desideravano.

3. “Messo a tacere”. – È istruttiva l’analisi delle espressioni con cui i media riportano le vicende legate e seguite al caso del vescovo Williamson, che si badi bene non è un prete pedofilo, ma un vescovo che intervistato su argomenti storici, non riguardanti il corpo dottrinale della fede cattolica, ha detto la sua opinione. Che dietro l’intervista vi sia stata una macchinazione del “fratelli maggiori” non pare ormai dubbio. Più difficile immaginare quale fosse lo scopo ultimo dell’operazione “piombo fuso” cattolicesimo. Il link rivela gli aggiustamenti avutisi in inconti con esponenti delle organizzazione ebraiche dopo le misure punitive sul vescovo, che però resta riammesso alla Chiesa. È un mistero della fede postconciliare riuscire a capire l’utilità di questi rapporti con il mondo ebraico, che non ha mai fatto nessun “concilio” per rivedere i rapporti con il “fratello minore”, che resta il discolo di sempre. Non potremo però tener conto di tutto ciò che esce nella stampa online. Possiamo solo darne il senso generale ovvero notare alcune specificità. Una di queste specificità sarebbe ad esempio la notizia che le guardie svizzere facessero rotolare per le scale quanti vanno a mettere in croce proprio sul colle vaticano il vescovo Williamson.

4. Amen. – Se il Santo Padre si degnasse di volgere il suo augusto sguardo verso Gaza, si accorgerebbe che l’orrore di questo genocidio è non solo maggiore di quello della Shoah, ma lo precede persino nel tempo, potendosene collocare esattamente l’inizio nell’anno 1882, nel quale in Palestina si insediavano i primi 25.000 coloni sionisti il cui scopo era la pulizia etnica della Palestina. L’autorevole ammissione, estorta dagli ebrei venuti dall’America in Vaticano, è foriera di un prossimo aumento della popolazione carceraria d’Italia. Non è difficile immaginare le prossime mosse. Verrà introdotta in Italia una legislazione analoga a quella della Germania. I vari docenti che nelle scuole italiane durante il “Giorno della Memoria” tradiranno le loro riserve mentali sull’evento di regime, verrano subito trasferiti nelle patrie galere, dove magari potranno continuare a fare lezione fra i carcerati. Tutto ciò è una vergogna assoluta.

Articoli correlati:
1. Operazione “piombo fuso” sul vescovo Williamson.
Pubblicato da Antonio Caracciolo
Inviato il: 13/2/2009 7:00
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  •  edo
      edo
Re: Io mi rendo conto...
#139
Sono certo di non sapere
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Al di la di quelle che sono le opinioni, deve rimanere la possibilità d'esprimerle. Il resto è fascismo.
Inviato il: 13/2/2009 8:49
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Re: Io mi rendo conto...
#140
Mi sento vacillare
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Citazione:

edo ha scritto:
Al di la di quelle che sono le opinioni, deve rimanere la possibilità d'esprimerle. Il resto è fascismo.


Queste due frasi le ho lette e rilette, la prima mi è chiara, la seconda, che alla prima si riferisce, non riesco ad afferrarla, o , forse sì ?! Vuoi dire che il vescovo Williamson è un fascista redivivo? e, fascista è anche chi ha redatto il commento che ho postato più sopra, nonchè ovviamente, anche il sottoscritto, che tale commento apprezza?
Inviato il: 13/2/2009 15:17
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  •  edo
      edo
Re: Io mi rendo conto...
#141
Sono certo di non sapere
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Per fascismo intendo il più comodo tramite attraverso il quale bloccare ogni possibilità di confronto svincolato da conseguenze negative.
Ho postato un link all'ottimo articolo di Franco Cardini.
Se ci fossero più liberi pensatori (come lui) ci sarebbero molti meno schiavi. Stamattina ho letto di un insegnante di religione austriaco che è stato denunciato per "sospetto antisemitismo". Il fascismo c'è anche se lo chiamiamo ipocritamente, democrazia. Ergo, il fascismo c'è ma non lo vogliamo nemmeno riconoscere. Siamo molto peggio delle generazioni che biasimiamo per aver sostenuto Hitler e Mussolini.
Inviato il: 13/2/2009 17:03
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Re: Io mi rendo conto...
#142
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Citazione:

edo ha scritto:
Per fascismo intendo il più comodo tramite attraverso il quale bloccare ogni possibilità di confronto svincolato da conseguenze negative.
Ho postato un link all'ottimo articolo di Franco Cardini.
Se ci fossero più liberi pensatori (come lui) ci sarebbero molti meno schiavi. Stamattina ho letto di un insegnante di religione austriaco che è stato denunciato per "sospetto antisemitismo". Il fascismo c'è anche se lo chiamiamo ipocritamente, democrazia. Ergo, il fascismo c'è ma non lo vogliamo nemmeno riconoscere. Siamo molto peggio delle generazioni che biasimiamo per aver sostenuto Hitler e Mussolini.


Grazie per il chiarimento, devo ammettere che avevo completamente frainteso le tue parole.
Inviato il: 13/2/2009 20:49
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Re: Io mi rendo conto...
#143
Mi sento vacillare
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Nel suo breve libro” Contesto storico e prospettiva d’insieme nella controversia dell’olocausto” Arthur .Butz riporta una lettera che inviò nel 1979, al “ New Statesman”, lettera (che non venne pubblicata) in risposta a Gitta Sereny che aveva scritto un articolo per confutare le tesi dell'autore. La Sereny si era recata in una prigione tedesca per intervistarvi Franz Stangl, ex comandante di Treblinka. Scrive dunque Butz: in merito a quella che ritiene essere la leggenda dello sterminio di Auschwitz: “ Non abbiamo bisogno di “ confessioni” o di “processi”per stabilire che hanno veramente avuto luogo i bombardamenti di Dresda o Hiroshima, o le rappresaglie di Lidice che seguirono l’uccisione di Heydrich. Ora, la leggenda dello sterminio non menziona solo pochi casi di omicidi; afferma l’esistenza di avvenimenti della dimensione di un continente dal punto di vista della geografia. Di una durata di tre anni dal punto di vista del tempo e di parecchi milioni dal punto di vista delle vittime. Che assurdità, di conseguenza, da parte dei sostenitori della leggenda, voler “provare” avvenimenti di tale ampiezza appoggiandosi su “confessioni” ottenute nel clima dell’isteria, della censura, dell’intimidazione, della persecuzione e della flagrante illegalità che circondano l’argomento da trentacinque anni!”.[…] “L’accusa di “sterminio”non è mai stata messa in questione praticamente in nessuno dei processi che vi si riferivano e, in certi casi, non è mai stata questionata nel senso giuridico del termine. La questione non ha mai riguardato altro che la responsabilità personale nel quadro di una accusa di sterminio che non veniva mai essa, posta in questione. E’ così che le “confessioni” di certi tedeschi, che in tutti i processi hanno tentato di negare la loro responsabilità personale o di minimizzarla, rimanevano semplicemente il loro solo mezzo di difesa nelle circostanze in cui si trovavano”.
Inviato il: 16/2/2009 19:00
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  •  Ribelle
      Ribelle
Re: Io mi rendo conto...
#144
Ho qualche dubbio
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baciccio
Citazione:
“Non abbiamo bisogno di “ confessioni” o di “processi”per stabilire che hanno veramente avuto luogo i bombardamenti di Dresda o Hiroshima, o le rappresaglie di Lidice che seguirono l’uccisione di Heydrich. Ora, la leggenda dello sterminio non menziona solo pochi casi di omicidi; afferma l’esistenza di avvenimenti della dimensione di un continente dal punto di vista della geografia. Di una durata di tre anni dal punto di vista del tempo e di parecchi milioni dal punto di vista delle vittime. Che assurdità, di conseguenza, da parte dei sostenitori della leggenda, voler “provare” avvenimenti di tale ampiezza appoggiandosi su “confessioni” ottenute nel clima dell’isteria, della censura, dell’intimidazione, della persecuzione e della flagrante illegalità che circondano l’argomento da trentacinque anni!”

Non ti sembra una domanda, benché apparentemente logica, in realtà neonazista?

O forse, benché apparentemente neonazista, in realtà logica?
Inviato il: 17/2/2009 8:49
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  •  Notturno
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Re: Io mi rendo conto...
#145
Dubito ormai di tutto
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Qual è il limite per la manifestazione di un'opinione?

Mi spiego meglio (spero).

E' sempre lecito manifestare la propria idea e divulgarla e fare proselitismo?

Non c'è alcun limite alla libertà di opinione?

Sarebbe facile, per molti, rispondere d'acchito che non deve esistere alcun limite.

E forse è così.

Ma riflettiamo un attimo e facciamo qualche esempio "estremo".

Un depravato che esponga le motivazioni del proprio "vizio" e ne propugni la diffusione è da reprimere?

Uno novello Jack lo Squartatore vedrebbe tutelato il suo diritto di dire che cosa c'è di bello nelle sue gesta e ne neghi l'ingiustizia?

Uno stupratore troverebbe ospitalità nella sua richiesta di descrivere quegli splendidi momenti di esaltazione del proprio ego, magari sostenendo l'antica tesi della "vis grata puellae"?

Un pedofilo che descriva quant'è bello abusare dei bambini e quanto sia, in fondo, una cosa normale e bella e giusta, dev'essere difeso nel suo diritto di espressione?

Vanno perseguiti i siti che esaltano la pedofilìa? O vanno tutelati nel loro diritto d'opinione?

Un pedofilo che neghi la violenza dei suoi gesti, sottolineando che si tratti solo di un "gesto d'amore", può liberamente aprire un sito e parlarne e fare pubblicità al suo "passatempo"?

Per continuare con gli esempi (facendone uno non a caso qui affiancato al precedente): un nazista che neghi l'olocausto, il genocidio, la Shoah, che ne sminuisca la intima e infima disumanità, che ometta di evidenziare l'animalesca brutalità di un evento simile e che, invece, parli dell'uso del gas per "spidocchiare quei poveri prigionieri", che azzeri le migliaia di testimonianze per dare la precedenza ai documenti (che non esistono mai), che sposti l'attenzione dall'orrore di una persecuzione fondata su tesi razziali e che, invece, ne sottolinei la fondatezza ideologica, è da tutelare nella sua manifestazione del pensiero?

Se ci sono diversità di tutela tra i primi esempi e l'ultimo, potreste spiegarne le basi?

Perché (eventualmente) il pedofilo va punito, mentre il nazista va tutelato?

E se ci sono, comunque, dei limiti, come facciamo a stabilire in maniera "equa" a quali casi questi limiti vanno applicati ed a quali altri casi, invece, questi limiti non vanno adottati e va, invece, tutelata appieno la libertà d'opinione?

E, infine, perché, invece di soffermarsi sulla tutela dei diritti del vescovo coglione, non lo consideriamo identico al vescovo pedofilo?
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Inviato il: 17/2/2009 9:43
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Re: Io mi rendo conto...
#146
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ma perchè chiunque non crede alla versione ufficiale dell'olocausto deve essere per forza un nazista? quindi chi non ama farsi prendere per il culo e vuoe sapere la verità magari creando siti e forum di discussione sull'olocausto è un nazista?
Inviato il: 17/2/2009 11:47
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Re: Io mi rendo conto...
#147
Dubito ormai di tutto
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Citazione:


da NiHiLaNtH il 17/2/2009 11:47:21

ma perchè chiunque non crede alla versione ufficiale dell'olocausto deve essere per forza un nazista? quindi chi non ama farsi prendere per il culo e vuoe sapere la verità magari creando siti e forum di discussione sull'olocausto è un nazista?


Per lo stesso motivo per cui un avversatore delle teorie dell'evoluzionismo è, quasi sempre, un creazionista.

Vige la regola del "cui prodest?".

Ossia, chi ha interesse a negare l'evidenza?

Non bastano i campi? Non bastano i morti? Non bastano camere a gas, cadaveri, migliaia e migliaia di persone che hanno visto e parlato e che hanno lasciato testimonianze di tutti i tipi?

No.

Manca sempre qualcosa..... manca la "prova regina".

Manca il documento a firma di Hitler, (autenticata da un notaio, con allegato documento di identità con foto e analisi del dna che confermi che si trattasse proprio di lui e non di un altro "baffetto"), manca la contabilità precisa dei morti, con analisi inoppugnabile di ogni singolo cadavere, manca l'analisi del rischio d'uso dello ZyclonB, manca questo e quello e quell'altro.

Ma c'è la prova che siano stati internati (si, ma per curarli dai pidocchi).

Ma c'è la prova delle violenze che hanno subito (si, ma mica volevano distuggerli! Volevano solo allenarli per migliorarne le prestazioni atletiche).

Ma ci sono i video, i filmati dell'epoca, che mostravano uomini trasformati in larve (si, ma in quel periodo la dieta ipocalorica era la regola in Germania).

Ma ci sono le tonnellate di cadaveri buttati giu' con le ruspe (Si, ma era il rituale di sepoltura).

Vuoi studiare la Shoah? Vuoi scoprire che è una bufala?

Accomodati...... e buon viaggio nell'inferno......

Poi torna qui e di' che sei stato "preso per il culo"..... se ti riesce.....
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Re: Io mi rendo conto...
#148
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Citazione:
ma perchè chiunque non crede alla versione ufficiale dell'olocausto deve essere per forza un nazista? quindi chi non ama farsi prendere per il culo e vuoe sapere la verità magari creando siti e forum di discussione sull'olocausto è un nazista?


e chi dice che è nazista chi non crede alla versione ufficiale della shoah?
forse chi studia questo o quelli che dicono che tutto è già scritto e che cìè qualcuno che vuole 'rompere' per sapere delle cose che tanto si sanno già....?!
Ma i documenti ufficiali della shoah non ci sono....ci sono i monumenti e c'è una data in cui si commemora. Questo è la prova ufficiale che la shoah c'è stata?

L'importante è non farsi intimidie.Chi costruisce monumenti e si rifuta di dare documenti ufficiali ma, nel contempo, asserisce che ci sono dei 'nazisti' che vogliono andargli contro è forse in buona fede?
Certo per loro sono buontemponi in un primo caso, se insistono diventano anche 'nazisti'....evviva la ricerca storica della II GM!!!
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Re: Io mi rendo conto...
#149
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Citazione:
(si, ma per curarli dai pidocchi).
(si, ma mica volevano distuggerli! Volevano solo allenarli per migliorarne le prestazioni atletiche).(si, ma in quel periodo la dieta ipocalorica era la regola in Germania).
(Si, ma era il rituale di sepoltura).


bene non sai che dire e allora prendi per il culo
bravo

quindi io che non credo alla versione ufficiale, che voglio sapere perchè sono stati realmente mandati nei campi di concentramento, che voglio sapere quanti ne sono morti, come e a quali esperimenti sono stati sottoposti sono un nazista? no sono solo uno che ama la verità più di ogni altra cosa

tu invece sei solo un fanatico
Inviato il: 17/2/2009 12:47
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Re: Io mi rendo conto...
#150
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Vabbeh...... se basta replicare a qualcuno per beccarsi l'epiteto di "fanatico", allora e' tutto tempo perso....

Hai fatto una domanda?

Hai chiesto perché sarebbero tutti nazisti?

Ti ho risposto esprimendo la mia idea.

Secondo me possono anche non essere tutti nazisti, e' abbastanza ovvio, cazzo, non c'è manco da chiedere, ma che, però, e' altrettanto ovvio, il più delle volte lo sono perché sono quelli a cui interessa maggiormente una "verità diversa" da quella attuale. A cui farebbe più comodo.

E che cazzo..... non si puo' andare avanti cosi'!

Ammantarsi di libertà di ricerca e poi incazzarsi col primo che si azzarda a discutere e' da incivili!

Che tipo di libertà vuoi?

Quella di fare quel che piu' ti piace?

Vuoi negare, insultare? Che altro?
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(Stefano Bartezzaghi)
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