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   Politica Interna & Estera
  La conferenza dell'Aipac, ovvero che fine farà l'Iran

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  •  Pausania
      Pausania
La conferenza dell'Aipac, ovvero che fine farà l'Iran
#1
Sono certo di non sapere
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Lunedì 12 marzo inizierà a Washington l'annuale conferenza del Comitato per gli Affari Pubblici Israelo-Americani, meglio noto come Aipac. Ma che cos'è davvero l'Aipac? Per noi italiani non è così immediato capirlo perché, a causa della diversa mentalità e attitudine verso la cosa pubblica e i metodi di funzionamento della rappresentanza, non siamo molto avvezzi a parole come lobby e pressione sui candidati e sui parlamentari. In Italia, parlare di lobby, ed ancor peggio di “lobby filoisraeliana”, fa pensare automaticamente ad oscure trame che portano a chissà quali macchinazioni.

In realtà così non è: le lobby, negli Usa, sono una istituzione legale che opera alla luce del sole. Vi sono lobby di tutti i generi, tra cui anche la lobby filoisraeliana.

Per rendere chiaro il concetto, sarà il caso di fare un visita al sito ufficiale dell'Aipac.

In alto vediamo subito la scritta “Aipac. Il comitato per gli Affari Pubblici Israelo-Americani – La lobby filoisraeliana d'America”.

Niente di misterioso od occulto, quindi. Lo dice l'Aipac stessa di essere la lobby filoisraeliana.

Interessante leggere la descrizione, il classico Cosa è l'Aipac:

Per più di mezzo secolo, lo American Israel Public Affairs Committee ha lavorato per rendere Israele più sicura, ottenendo che il supporto dell'America rimanesse forte. Da piccola boutique negli anni '50, l'Aipac è cresciuta ed è divenuta un movimento radicato in tutta la Nazione, forte di 100.000 membri e descritto dal New York Times come “la più importante organizzazione che influisce nelle relazioni dell'America con Israele”. [...]

L'Aipac sta lavorando per promuovere una cooperazione strategica tra le due nazioni, per sviluppare solide politiche antiterrorismo negli Usa, per condividere tecniche e tecnologie per la sicurezza interna, e per impedire a Stati canaglia come l'Iran di ottenere armi di distruzione di massa. [...]

Oltre a lavorare a stretto contatto con il Congresso, l'Aipac educa attivamente e lavora insiema ai candidati agli uffici federali, con le autorità della Casa Bianca, del Pentagono e del Ministero degli Esteri, e con altre personalità che decidono della politica americana che le cui scelte influenzano le politiche dell'America in Medio Oriente e quelle future di Israele. [...]

L'Aipac opera anche in centinaia di campus universitari, insegnando agli studenti come rispondere ai detrattori di Israele e come usare l'impegno politico per costruire consenso verso Israele. [...]


Cosa ha ottenuto nel tempo l'Aipac. Parecchie cose. Come possiamo apprendere sempre dal sito ufficiale è riuscita a:

assicurare fondamentali aiuti esteri a Israele, consistendi in un totale di 2,52 miliardi di dollari nel 2006 e che offriranno supporto militare ed economico.

proibire aiuti e contatti degli Stati Uniti con l'Autorità Palestinese guidata da Hamas, finché i suoi leader non riconoscano il diritto di Israele ad esistere, rinuncino alla violenza e ratifichino il precedente accordo di pace tra Israele e la Palestina.

Estendere le garanzie di prestito sostenute dagli Usa fino al 2011 e rinnovare l'autorità di traferire e conservare materiale bellico americano in Israele per usarlo in una potenziale crisi.

[...]

Condannare l'Iran per aver ospitato una conferenza che metteva in dubbio se l'Olocausto sia accaduto. La risoluzione condanna le affermazioni antisemite fatte dai leader iraniani [...].

Far passare lo
Iran Freedom Support Act, che rinnova e rafforza le sanzione volte a tagliare i fondi e la cooperazione internazionale necessari all'Iran per avere armi nucleari.

Far passare lo
Iran Libya Sanctions Act, che intende ridurre i fondi per il programma di armamenti nucleari dell'Iran permettendo sanzioni verso compagnie straniere che investono nel settore energetico iraniano.

Autorizzare ancora lo
Iran Nonproliferation Act per includervi sanzioni contro entità che offrono tecnologia ai programmi per missili ed armi di distruzione di massa di Iran e Siria.

[...]

Far passare le risoluzioni del Congresso che dimostrano incontrastato supporto al diritto di Israele di autodifendersi di fronte agli attacchi di Hezbollah ed Hamas.

Far definire il canale televisivo di Hezbollah una “Entità Terrorista”, secondo il gergo legale [...]

Far aumentare l'aiuto militare ad Israele con un finanziamento governativo di un milione di dollari che aiuterà a coprire i costi in costante aumento della guerra al terrorismo.

Far tenere alte le pressioni mondiali su Hamas, riuscendo a far passare una risoluzione precedente alle elezioni per l'Autorità Palestinese che metteva in guardia su serie ripercussioni politiche nelle relazioni Palestinesi-Usa nel caso di una partecipazioni di Hamas al governo palestinese.



Come si vede, l'Aipac è davvero potente, ed in pratica è riuscita non solo ad influenzare, ma a definire puntualmente, l'intera politica estera americana degli ultimi anni.

La conferenza che si terrà in questi giorni sarà dunque un banco di prova importantissimo per capire cosa accadrà in medio oriente nel futuro prossimo e remoto.

Ecco che mi sembrava utile aprire un forum per poter mantenere monitorato questo importante avvenimento e per fornire uno strumento utile a eventuali ulteriori ricerche. Quindi, quanto più materiale si riesce a trovare, tanto meglio sarebbe. Sono sicuro che in molti avranno articoli in tutte le lingue da postare.

Sarebbe anche bello evitare di scadere nella solita retorica ed evitare discussioni improduttive su presunte ideologie o paranoie. Solo fonti e copertura informativa, se possibile.
Inviato il: 11/3/2007 14:44
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  •  Pausania
      Pausania
Re: La conferenza dell'Aipac, ovvero che fine farà l'Iran
#2
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 6/4/2006
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AIPAC MEETING A CHANCE TO STAKE GROUND ON IRAN



Dieci mesi prima che gli elettori del New Hampshire emettano il loro verdetto nella corsa per le presidenziali negli Stati Uniti, la prossima settimana i candidati di entrambi i partiti e i loro delegati vagheranno per le sale della conferenza del Comitato per gli Affari Pubblici Israelo-Americani (Aipac), stabilendo il loro QFI, il quoziente di filo-israelianità [PIQ pro-Israel quotient, nel testo, NdT].

La conferenza della potente lobby filoisraeliana tratterà di una serie di sfide che Israele deve affrontare, ma rivolgendosi con particolare urgenza all'Iran, poiché il suo programma nucleare prosegue rapidamente.

Il comitato esecutivo dell'Aipac dovrebbe manifestare in una risoluzione la sua dura linea politica a favore delle sanzioni, e i delegati sosterranno delle proposte di legge che definiscono ulteriori sanzioni – comprese quelle contro terze parti che commerciano con l'Iran – quando andranno in visita al Campidoglio a fare azione di lobby martedì [13 marzo], l'ultimo giorno della conferenza.

L'Iran è anche l'istanza a favore di Israele dove Democratici e Repubblicani si distinguono – sul grado di impegno contro la Repubblica Islamica – e i partecipanti alla conferenza terranno d'occhio da vicino il modo in cui gli alti rappresentanti di entrambi i partiti inquadreranno la situazione.

L'annuale conferenza politica è l'evento di riferimento dell'Aipac e l'unica opportunità di raggiungere i più importanti finanziatori della comunità filoisraeliana riuniti sotto lo stesso tetto, anche se è l'enorme soffitto a travi del centro conferenze di Washington.

L'Aipac tradizionalmente raccoglie circa seimila attivisti al forum politico. Questa sarà l'ultima occasione per poterli raggiungere prima che a gennaio inizi il periodo delle primarie. Questa campagna presidenziale ci si aspetta sia la più costosa di sempre.

Nessuno dei candidati alla Presidenza parleranno alla conferenza, ma la maggior parte sono attesi alla cena di gala di lunedì [12 marzo], il momento saliente della conferenza. L'elenco di autorità più in vista che parleranno include il vice Presidente Dick Cheney e la deputata Nancy Pelosi, democratica della California, nella sua prima presenza di fronte all'Aipac da quando è divenuta Presidente della Camera dei Deputati degli Stati Uniti.

Il Ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni parlerà nella stessa sessione di Cheney, e il Primo Ministro Ehud Olmert si rivolgerà ai presenti via satellite.

L'ordine del giorno della conferenza è una sorta di elenco di richieste di quello che la più forte compagine filoisraeliana si aspetta dai candidati – e dai membri del Congresso americano.

Una delle sessioni si intitola “Pericolo a Damasco”, lasciando pochi dubbi sulla posizione dell'Aipac riguardo agli accordi con la Siria. “Rivoluzione Radioattiva: cosa significherebbe un Iran nucleare
[cioè dotato di armamenti atomici, NdT] per il mondo” è ugualmente diretta.

Altre tematiche coinvolgono l'Autorità Palestinese finchè sarà capeggiata da Hamas e la promozione della cooperazione tra Israele e gli Stati Uniti in materia di sicurezza nazionale.

Un altro elemento della conferenza dell'Aipac sono i rinnovati sforzi di apertura verso i non Ebrei. Una sessione è dedicata agli Afro-americani filoisraeliani, e molti coinvolgono i Cristiani evangelici, un gruppo religioso che gli Ebrei organizzativi hanno iniziato ad apprezzare solo di recente. Il pastore John Hagee, che ha fondato il gruppo “Cristiani Uniti per Israele”, è uno dei conferenzieri.

I candidati alle presidenziali si sono tenuti a stretto contatto con la comunità filoisraeliana in incontri grandi e piccoli, negli ultimi mesi, dalle conferenze regionali dell'Aipac alla conferenza politica tenutasi a gennaio nella città israeliana di Herzliya. Più di recente, i senatori Hillary Clinton (democratica dello Stato di New York) e Barack Obama (democratico dell'Illinois) hanno partecipato agli eventi organizzati dall'Aipac a New York e Chicago.

L'Aipac si è precipitata alla comparsa di Obama a Chicago lo scorso venerdì [9 marzo], in parte perché in questo modo il candidato alla Casa Bianca ha potuto esporre il suo progetto politico per il Medio Oriente prima della conferenza dell'Aipac.

C'è un consenso trasversale su gran parte di quello che l'agenda dell'Aipac sostiene, sebbene una piccola frattura stia emergendo sulla politica verso l'Iran.

Virtualmente tutti i candidati parlano di mantenere aperta un'opzione militare come mezzo per impedire all'Iran di ottenere un arsenale di armi nucleari, ma i Democratici sono favorevoli ad un impegno a più ampio raggio, mentre i Repubblicani sono per bloccare completamente la Repubblica Islamica.

L'Aipac non esclude l'impegno, ma ha reso esplicito che dovrebbe essere sotto le più restrittive circostanze, fintanto che l'Iran rifiuta di essere trasparente nei suoi progetti nucleari.

“L'Aipac crede fermamente che le sanzioni diplomatiche, economiche e politiche siano strumenti fondamentali nello sforzo di persuadere l'Iran ad abbandonare la sua corsa agli armamenti nucleari” ha riferito Josh Block, portavoce dell'Aipac, alla
Jewish Telegraphic Agency.

“L'Aipac non è contraria per principio alle trattative con l'Iran, ma dato il continuo uso del ritardo e della menzogna da parte dell'Iran, l'Aipac crede che gli sforzi diplomatici non dovrebbero rallentare la necessaria e continua imposizione di forti sanzioni politiche ed economiche – ha detto Block – Aumentando le pressioni sul regime iraniano, la comunità internazionale può continuare a creare le circostanze che più verosimilmente porteranno l'Iran ad abbandonare la sua illecita corsa verso un arsenale atomico”.

Rendere le sanzioni, più che i negoziati, lo “strumento fondamentale” per l'impegno con l'Iran è il tratto distintivo della politica della amministrazione Bush. E' significativo che Cheney, il più duro stratega per l'Iran dell'amministrazione, parli alla conferenza dell'Aipac per il secondo anno di seguito.

E' una differenza che si riflette sui candidati.

I Repubblicani parlano quasi esclusivamente di sanzioni. Nello scenario che loro delineano, i negoziati appaiono quasi assurdi.

“Quando il presidente dell'Iran chiede che Israele sia cancellata dalle mappe, o prega per un mondo senza Sionismo, o suggerisce alla popolazione Ebraica di Israele di tornare in Europa, o definisce l'Olocausto un mito, è chiaro che abbiamo a che fare con un uomo malvagio e con un regime molto pericoloso”, ha detto il senatore John McCain (Repubblicano dell'Arizona) rivolgendosi via satellite alla conferenza di Herzliya.

Presente di persona a quello stesso evento, Mitt Romney, l'ex governatore del Massachusetts e candidato repubblicano alle presidenziali, ha sminuito i paralleli con i negoziati con l'Unione Sovietica durante la Guerra Fredda, definendoli un “pio desiderio”.

“I Russi non sono mai stati suicidi – ha detto – Non possiamo dire lo stesso di un regime che celebra il martirio.”


Al contario, i Democratici pongono l'accento sui negoziati tanto quanto si sforzano di mantenere l'opzione militare quale ultima risorsa.

“Se da un lato non dobbiamo tralasciare nessuna opzione, inclusa l'azione militare, dall'altro una diplomatizia continua ed aggressiva combinata con forti sanzioni dovrebbe essere il nostro principale mezzo di prevenzione di un arsenale nucleare iraniano” ha detto Obama la scorsa settimana.

Anche Hillary Clinton ha appoggiato il negoziato nella sua apparizione all'Aipac il mese scorso, il suo primo incontro di politica estera dal suo annuncio della candidatura alle presidenziali.

“Non sono sicura che ne esca qualcosa di positivo”, ma vale la pena di provare, ha detto.

I Democratici devono prendere in considerazione un piattaforma di base che tenga conto di un coinvolgimento militare nel risveglio del pantano iracheno.

John Edwards, ex senatore della Carolina del Nord, nella sua conferenza via satellite con Herzliya, ha delineato di linea dura, ed è poi ritornato sui suoi passi, appoggiando il negoziato.
Inviato il: 11/3/2007 14:50
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  •  LaMaga
      LaMaga
Re: La conferenza dell'Aipac, ovvero che fine farà l'Iran
#3
So tutto
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Da Berlino
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IL DISCORSO DEL SENATORE OBAMA AL FORUM POLITICO DELL’AIPAC
Chicago, 2 marzo 2007.

Grazie infinite per la calorosa presentazione e per avermi invitato ad essere qui con voi stamattina.

La settimana scorsa questo avvenimento mi era stato descritto come una piccola riunione fra amici. Guardandovi tutti qui oggi, vedendo quanti di voi hanno a cuore la pace in questo mondo, chi ha a cuore una forte e duratura amicizia tra Israele e gli Stati Uniti e chi ha a cuore ciò che verrà scritto sulla prossima pagina del nostro futuro condiviso, penso che “una piccola riunione di amici” sia la definizione perfetta per questo gruppo.

Oggi voglio iniziare raccontandovi una storia.

Nel Gennaio del 2006 ho fatto il mio primo viaggio in Terra Santa. È un posto diverso da qualsiasi altro posto sulla terra - un luogo pieno di promesse di ciò che realmente noi come persone potremmo essere; un luogo dove abbiamo imparato come la violenza, l’odio e l’intolleranza possano in un lampo trasformare queste promesse in macerie e far morire così tante persone di morte prematura.

In molti visitano luoghi sacri: la Chiesa del Sacro Sepolcro, il Duomo della Roccia e il Muro d’Israele. Compiono un viaggio di umiliazione davanti a Dio. Anche io ho avuto la benedizione di vedere Israele in questo modo, direttamente e da vicino.

Tuttavia ho avuto anche la fortuna di vedere Israele dall’alto.

Durante il mio viaggio, quel giorno di gennaio, volai su un elicottero dell’IDF (Israel Defence Force) sulla zona di confine. L’elicottero ci condusse sopra le aree più turbate e pericolose e sopra quello stretto lembo di terra tra la West Bank (ovvero la Cisgiordania) e il Mar Mediterraneo. Da quella altezza potevo vedere le colline e i territori attraversati da generazioni e generazioni. Ho potuto anche vedere quanto è tutto vicino e perché la pace mediante la sicurezza sia l’unica via per Israele.

Il nostro elicottero atterrò nella città di Kiryat Shmona sul confine. Quello che all’inizio mi colpì del paese, fu il suo aspetto familiare. Le case e le strade sembravano quelle che puoi trovare in un sobborgo americano. Immaginavo ragazzini con la bicicletta passare sulle strade. Potevo immaginare il suono dei loro allegri giochi proprio come quelli delle mie figlie. C’erano macchine nei vialetti delle case. Le siepi erano tagliate. Le famiglie vivevano la loro vita.

Poi vidi una casa che era stata colpita con i missili Katyusha di Hezbollah.

La famiglia che viveva in quella casa era fortunata ad essere ancora viva. Stavano dormendo in un'altra parte della casa quando il missile entrò. Descrissero l’esplosione. Parlavano di fuoco e frammenti di metallo. Parlavano di cosa sarebbe successo se il missile fosse entrato nella loro casa in un altro momento, non mentre dormivano ma mentre stavano pacificamente seduti nella parte, ora distrutta, della casa.

È un’esperienza che mi porto nel cuore. Non perché sia unica, ma perché sappiamo che troppe persone hanno visto lo stesso tipo di distruzione, hanno perso i loro cari a causa di kamikaze suicidi e vivono nella paura chiedendosi quando sarà il prossimo attacco. Solo sei mesi dopo il mio viaggio, Hezbollah ha lanciato un attacco con quattromila missili proprio come quello che aveva distrutto la casa a Kiryat Shmona e ha rapito membri dei servizi militari israeliani. E noi preghiamo per tutti i membri rapiti: Gilad Shalit, Eldad Regev, e Ehud Goldwasser, di cui ho incontrato la famiglia questa settimana. Mi sono offerto di aiutare in qualunque modo possibile.

È importante ricordare questa storia – che Israele si è ritirato unilateralmente dal Libano solo per fare in modo che l’Iran rifornisse l’Hezbollah con migliaia di missili.

Il nostro lavoro è quello di non dimenticare mai che la minaccia di violenza è reale. Il nostro lavoro è quello di rinnovare gli sforzi degli Stati Uniti per aiutare Israele a mantenere la pace con i suoi vicini e nel frattempo stare attenti a coloro che non condividono questa visione. Il nostro lavoro è qualcosa in più che disegnare un’altra
Road Map; il nostro lavoro è quello di ricostruire la strada verso la pace reale e la sicurezza duratura in tutta la regione.

Lo sforzo inizia con un chiaro e forte impegno alla sicurezza di Israele: il nostro maggiore alleato nella regione e l’unica democrazia presente. Questo sarà sempre il mio punto di partenza. Proprio quando vediamo tutte le crescenti minacce in questa regione: dall’Iran all’Iraq al risveglio di Al-Qaeda al rafforzamento di Hamas e Hezbollah, saranno quella fiducia e quell’amicizia che mi guideranno non appena inizieremo a porre le pietre per costruire la strada che ci porterà dall’attuale instabilità alla sicurezza e alla pace duratura.

Non sarà facile. Alcune di quelle pietre saranno pesanti e robuste da portare per gli Stati Uniti. Altre saranno pesanti e robuste per Israele. E sarà ancora più difficile per il mondo. Tuttavia insieme ricominceremo.

Una delle difficoltà maggiori che intralciano attualmente gli Stati Uniti è l’Iraq. Fino a che non solleveremo questo peso dalla nostra politica estera non potremo riportare il mondo alla nostra visione e ai nostri principi.

Come molti di voi sanno, mi sono opposto a questa guerra fin dall’inizio – in parte perché credevo che dare a questo Presidente l’autorità illimitata per invadere l’Iraq avrebbe portato all’occupazione a tempo indeterminato di fronte a cui ci troviamo oggi.

Ora i nostri soldati si trovano sotto il fuoco incrociato di una guerra civile di qualcun altro. Più di 3.100 di loro hanno offerto l’estremo sacrificio alla nazione. Questa guerra ha alimentato il terrorismo ed aiutato le organizzazioni terroristiche ad alzare la testa. E ha reso il mondo meno sicuro.

È per questo che sostengo un ridispiegamento graduale delle truppe statunitensi al di fuori dell’Iraq, a partire al massimo da maggio, con l’obbiettivo di ritirare tutte le truppe dall’Iraq entro marzo del 2008. In una guerra civile nella quale non esiste una soluzione militare, questo ridispiegamento resta il nostro miglior investimento per spingere il governo iracheno a ottenere la riconciliazione politica tra le fazioni in guerra, riconciliazione che potrà rallentare lo spargimento di sangue e promuovere la stabilità.

Il mio piano permette anche ad un limitato numero di truppe statunitensi di rimanere e di impedire che l’Iraq diventi il rifugio del terrorismo internazionale riducendo il rischio di caos totale. Inoltre le truppe verranno dispiegate in altre parti della regione per rassicurare i nostri alleati sul fatto che saremo impegnati in Medio Oriente. Il mio progetto include una robusta strategia diplomatica regionale che comprende la comunicazione con Siria e Iran – causa finalmente abbracciata dall’Amministrazione.

L’esercito americano si è comportato valorosamente e brillantemente in Iraq. Le nostre truppe hanno fatto tutto quello che gli è stato chiesto e anche di più. Tuttavia, una conseguenza della fallimentare strategia dell’Amministrazione in Iraq è stata rinforzare la posizione strategica dell’Iran, ridurre la credibilità e l’influenza degli Stati Uniti nella regione e mettere Israele e altre nazioni ben disposte agli Stati Uniti in una situazione di grave pericolo. Questi non sono i segni di una strada ben lastricata.
È tempo di profondi cambiamenti.

Non appena gli Stati Uniti si ridispiegheranno, potremo riprenderci l’influenza che abbiamo perso in Medio Oriente. Potremo di nuovo focalizzare i nostri sforzi su priorità fondamentali e tuttavia trascurate, come combattere il terrorismo e vincere la guerra in Afghanistan. Potremo, inoltre, occuparci più efficacemente di una delle più grandi minacce agli Stati Uniti, a Israele e alla pace mondiale: l’Iran.

Il regime del presidente dell’Iran Ahmadinejad è una minaccia per tutti noi. Le sue parole contengono un’agghiacciante eco di alcune delle storie più tragiche del mondo.

Sfortunatamente, la storia ha un modo terribile di ripetersi. Il presidente Ahmadinejad ha negato l’Olocausto. Ha tenuto una conferenza nel suo Paese affermando che fosse un mito. Tuttavia noi sappiamo che l’Olocausto è reale come sono reali i 6 milioni di persone che morirono in fosse comuni a Buchenwald, i vagoni-bestiame fino a Dachau o coloro che in cenere oscurano il cielo di Auschwitz. Abbiamo visto le fotografie. Abbiamo camminato per le sale del museo dell’Olocausto a Washington e Yad Vashem. Abbiamo toccato i tatuaggi sulle braccia dei nostri cari. Dopo 60 anni, è ora di smentire coloro che negano.

Nel ventunesimo secolo, è inaccettabile che uno stato membro delle Nazioni Unite chieda esplicitamente l’eliminazione di un altro stato membro. Tuttavia questo è esattamente quello che ha fatto. Né Israele né gli Stati Uniti si concedono il lusso di ignorare questo scandalo considerandolo mera retorica.

Il mondo deve lavorare per fermare il programma di arricchimento di uranio dell’Iran e per evitare che l’Iran acquisisca armi nucleari. È troppo pericoloso lasciare armi nucleari nelle mani di una teocrazia radicale. Mentre noi non dovremmo prendere decisioni senza un’assemblea, nemmeno nelle azioni militari, la diplomazia ininterrotta e aggressiva combinata con pesanti sanzioni dovrebbe essere il nostro primo mezzo per evitare che l’Iran costruisca armi nucleari.

Le armi nucleari iraniane arriverebbero a destabilizzare la regione e potrebbero far esplodere una nuova corsa alle armi. Alcune nazioni della regione, come l’Egitto, l’Arabia Saudita e la Turchia, potrebbero perdere i freni e lasciarsi andare ad una gara al nucleare che fomenterebbe una più grande instabilità della regione – il che non sarebbe un male solo per il Medio Oriente, ma anche per il mondo, trasformandolo in un posto molto più pericoloso e imprevedibile. Altre nazioni sentirebbero una grossa pressione per assecondare le richieste iraniane. I gruppi terroristici appoggiati dall’Iran si sentirebbero autorizzati ad agire ancora più impunemente protetti dall’ombrello nucleare dell’Iran. Come ha dimostrato la rete di A.Q.Kahn in Pakistan, l’Iran può diffondere questa tecnologia in tutto il mondo.

Per evitare questo, che potrebbe essere il peggiore dei casi, gli Stati Uniti devono portare avanti una diplomazia determinata e razionale.

Questo include un impegno diretto con l’Iran simile agli incontri che abbiamo portato avanti con i sovietici durante la Guerra Fredda, mettendo in chiaro i nostri principi ed interessi. Una diplomazia razionale include un reale investimento attraverso pesanti sanzioni. Questo significherebbe una diplomazia statunitense più determinata alle Nazioni Unite. Significherebbe imbrigliare il potere collettivo dei nostri amici in Europa, che sono i maggiori partner commerciali dell’Iran. Significherebbe una strategia di cooperazione con i paesi del Golfo che riforniscono l’Iran con più risorse energetiche di quelle di cui ha bisogno. Significherebbe unificare questi Stati per riconoscere la minaccia dell’Iran ed aumentare la pressione sull’Iran per sospendere l’arricchimento di uranio. Significherebbe la piena attuazione delle leggi statunitensi sulle sanzioni. E a lungo termine, significherebbe uno specifico approccio da parte nostra per mettere fine alla tirannia del petrolio e sviluppare le nostre fonti energetiche alternative per far cadere il prezzo del petrolio.

Dobbiamo inoltre convincere altri Paesi come l’Arabia Saudita a riconoscere interessi comuni con Israele nelle transazioni con l’Iran. Dobbiamo enfatizzare davanti agli egiziani il fatto che stanno aiutando gli iraniani e che non hanno nessun beneficio nel non riuscire ad impedire adeguatamente il contrabbando di armi e di denaro da parte dell’Iran a Gaza.

L’investimento degli Stati Uniti è rafforzato dalla presenza di altre nazioni dalla nostra parte. Questo ci mette in una situazione in cui le sanzioni possono avere un effettivo e profondo impatto sull’economia iraniana. L’Iran dipende strettamente dalle importazioni e da investimenti, crediti e tecnologie stranieri. E un clima in cui i nostri alleati comprendono che questo genere di investimenti in Iran non fanno gli interessi del mondo potrebbe essere un aiuto per condurre l'Iran al tavolo delle trattative.
Non è astio contro gli iraniani. Loro sanno che il presidente Ahamadinejad è temerario, irresponsabile e disinteressato ai loro bisogni quotidiani, ed è per questo che è stato criticato alle elezioni dello scorso autunno. E speriamo che anche altri iraniani si facciano sentire. C’è una grande speranza nella loro capacità di riconoscere il suo odio per quello che è: odio e minaccia alla pace della regione.

Allo stesso tempo dobbiamo conservare il nostro totale impegno nella nostra speciale relazione di difesa con Israele sovvenzionando pienamente l’assistenza militare e continuando il lavoro sugli Arrow e i relativi programmi di missili di difesa. Questo aiuterebbe Israele a mantenere il suo confine militare e a distogliere e respingere attacchi da posti lontani come Teheran o vicini come Gaza.

E quando Israele viene attaccato, dobbiamo sostenere il legittimo diritto di Israele di difendersi. L’estate scorsa Hezbollah ha attaccato Israele. Usando il Libano come base terroristica e persone innocenti come scudi, Hezbollah ha inoltre riempito l’intera nazione di violenze e conflitti e minacciato i primi movimenti verso la democrazia. Questa è la ragione per cui dobbiamo premere per il rafforzamento della Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che chiede la cessazione delle spedizioni di armi a Hezbollah, una risoluzione sulla quale Siria e Iran continuano a non essere d’accordo. Il supporto e i rifornimenti di armi a Hezbollah e Hamas, che minacciano la pace e la sicurezza della regione, devono finire.

Queste sono le grandi sfide che affrontiamo. E in momenti come questi, i veri alleati non se ne vanno. In sei anni l’amministrazione ha perso diverse opportunità di incrementare l’influenza degli Stati Uniti nella regione e di aiutare Israele a raggiungere la pace che vorrebbe e la sicurezza di cui avrebbe bisogno. È arrivato per noi il momento di cogliere queste opportunità.

Il popolo israeliano, e il Primo Ministro Olmert, hanno dichiarato di essere più che decisi a voler negoziare la fine del conflitto tra Israele e la Palestina che porterebbe pace e sicurezza in due Stati che vivono uno accanto all’altro. Tuttavia gli israeliani devono essere convinti di avere come controparte un vero Palestinese. Questo è il motivo per cui dobbiamo rafforzare i palestinesi moderati che ricercano la pace ed è anche il motivo per cui dobbiamo mantenere l’isolamento di Hamas e di altri estremisti che sono incaricati della distruzione di Israele.

Gli Stati Uniti e i nostri partner hanno posto ad Hamas tre semplici condizioni per la fine del suo isolamento: riconoscere ad Israele il diritto di esistere; rinunciare all’uso della violenza; e attenersi a precedenti accordi presi tra Israele e le autorità palestinesi.

Tutti noi dovremmo essere allarmati dagli accordi negoziati tra i palestinesi alla Mecca il mese scorso. Il resoconto di questi accordi indica che Hamas, Fatah e dei ministri indipendenti siederanno insieme al governo, sotto il controllo di un Primo Ministro di Hamas, senza nessun riconoscimento da parte di Israele, senza una rinuncia alla violenza e con una sola ambigua promessa di “rispettare” i precedenti accordi.

Questo dovrebbe preoccupare tutti poiché indica che Mahmoud Abbas, un leader palestinese che credo sia impegnato per la pace, si è sentito forzato a compromettersi con Hamas. Tuttavia, se parliamo seriamente delle condizioni del Quartetto, dobbiamo avvisare i palestinesi che questo non è sufficiente.

Tuttavia, come ho detto all’inizio, anche Israele avrà delle pietre pesanti da portare. La sua storia è piena di dure scelte in cerca della pace e della sicurezza.

Yitzhak Rabin ha avuto l'accorteza di aprirsi a nemici di lunga data. Ariel Sharon ha avuto la determinazione di condurre Israele fuori da Gaza. Queste sono state decisioni difficili e dolorose che hanno toccato il cuore dell’identità nazionale israeliana.

Molti israeliani con i quali ho parlato l’anno scorso durante la mia visita mi hanno detto che sono pronti a fare dei sacrifici per dare la possibilità ai loro figli di conoscere la pace. Sono persone coraggiose che vogliono una vita migliore. So che questi sono tempi difficili ed è facile perdere la speranza. Tuttavia lo dobbiamo ai nostri figli e alle nostre figlie, alle nostre madri e ai nostri padri, e a tutti quelli che sono caduti, per continuare a cercare la pace e la sicurezza – anche se sembrano ancora lontane. Questa ricerca è il maggiore interesse di Israele. Ed è tra i principali interessi degli Stati Uniti. È tra i principali interessi di tutti noi.

Possiamo e dobbiamo aiutare Israele e la Palestina a raggiungere i loro obbiettivi: due Stati che vivono uno accanto all’altro in pace e sicurezza. Sia gli israeliani che i palestinesi hanno sofferto per il mancato conseguimento del loro fine. Gli Stati Uniti non dovrebbero lasciare nulla di intentato nel lavorare per rendere reale questa meta.

Tuttavia sappiamo anche che non dovremmo cercare di dettare cosa è meglio per gli israeliani e per i loro interessi di sicurezza. Nessun Primo Ministro di Israele dovrebbe sentirsi trascinato o bloccato al tavolo delle negoziazioni dagli Stati Uniti.

Dobbiamo essere compagni, e dobbiamo essere compagni attivi. In Medio Oriente non si può fare diplomazia senza sforzi. La diplomazia si misura sugli sforzi e sulla pazienza. Non possiamo continuare a fare viaggi che si riducono a poco più di qualche operazione di facciata e facendo qualcosa tra una foto di gruppo e l'altra. Né Israele né gli Stati Uniti si accontentano di questo approccio.

Pace con sicurezza. Questo è il desiderio principale del popolo israeliano.

È quello che ho visto nella città di Fassouta sul confine con il Libano.

Ci sono 3.000 residenti con religioni e storie diverse. C’è un centro ricreativo sostenuto dalla stessa Diocesi Cattolica Romana di Chicago e dalla Federazione Ebrea di Metro Chicago. Si tratta del posto dove è iniziata l’istruzione delle prossime generazioni: in un piccolo paese, diverse religioni e nazionalità, che vivono insieme nel rispetto reciproco.

Ho incontrato la gente del paese e mi hanno guidato attraverso questo meraviglioso posto. C’è stato un momento in cui delle giovani ragazze sono entrate e hanno cominciato a suonare e ballare.

Dopo qualche istante ho iniziato a pensare alle mie due figlie, Sasha e Malia e a come anche loro potrebbero sognare e ballare in un posto come quello: un posto di rinnovamento e restaurazione. La prova, che nel cuore di un così grande pericolo, ci sono segni di vita e speranza e promessa – e che la musica universale della pace continua a suonare.

Grazie
Inviato il: 12/3/2007 11:49
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  •  goldstein
      goldstein
Re: La conferenza dell'Aipac, ovvero che fine farà l'Iran
#4
Dubito ormai di tutto
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Grazie lamaga della traduzione, un primo post davvero eccellente, benvenuta
Inviato il: 12/3/2007 12:55
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  •  mpi
      mpi
Re: La conferenza dell'Aipac, ovvero che fine farà l'Iran
#5
Mi sento vacillare
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può servire questo ?
Inviato il: 12/3/2007 16:02
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  •  Jimbo72
      Jimbo72
Re: La conferenza dell'Aipac, ovvero che fine farà l'Iran
#6
Mi sento vacillare
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Ciao

scusate ma non sapevo dove metterla 'sta notizia ed era troppo divertente.
se OT spostate pure :


Ambasciatore d'Israele nudo in strada Il diplomatico israeliano Tsuriel Raphael trovato nella notte ubriaco e legato con indosso accessori sado-maso a El Salvador

ROMA - Alcuni giornalisti dicono che è stato capace di dire il suo nome e cognome solo dopo che la polizia gli aveva tolto dalla bocca una pallina di gomma e un funzionario del ministero degli esteri israeliano ha descritto il comportamento dell'ambasciatore Tzuriel Rapahel come un «imbarazzo senza precedenti». L'incidente, avvenuto due settimane fa, ha comunque riacceso la polemica sul metodo utilizzato da Israele per assumere i suoi diplomatici.

Il governo ha comunque deciso di richiamare in patria il suo ambasciatore a El Salvador, Tzuriel Raphael, dopo che il diplomatico, due settimane fa, è stato ritrovato ubriaco, nudo e legato in una strada non lontana dalla sede dell’ambasciata israeliana. Lo riferisce il Jerusalem Post. Richiamato nonostante non avesse fatto niente di fuorilegge, come ha detto il portavoce del ministero degli esteri Zehavit Ben-Hillel.

Secondo quanto riporta il quotidiano Maariv, la polizia salvadoregna ha ritrovato il diplomatico con indosso anche accessori per atti sado-masochistici. Nonostante fosse ubriaco, il diplomatico si sarebbe presentato agli agenti come ambasciatore d’Israele. Il sito web di Haaretz riporta anche che la polizia ha trovato nei locali dell'ambasciata di Israele di Mr. Rafael accessori sexy e per giochi sado-maso.

Nella versione dei fatti fornita dal ministero degli Esteri, a ritrovare l’ambasciatore in quelle condizioni sarebbero stati invece gli uomini della sicurezza dell’ambasciata. Raphael era stato nominato ambasciatore a El Salvador lo scorso ottobre.

Corsera 12/3
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"La strada dell'eccesso conduce al palazzo della saggezza" W. Blake "Non litigare mai con un idiota, la gente che guarda potrebbe non capire la differenza"
Inviato il: 12/3/2007 16:39
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  •  Pausania
      Pausania
Re: La conferenza dell'Aipac, ovvero che fine farà l'Iran
#7
Sono certo di non sapere
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Benvenuta LaMaga tra noi. Ma chi te l'ha fatto fare?

Grazie anche per la traduzione. E' interessante notare che la versione del medesimo discorso che si trova nel sito dell'Aipac, qui è leggermente diversa da quelle che si trovano in giro per il web. Ringrazio sempre LaMaga per la segnalazione.

Per semplicità, citerò in verde il discorso che hai tradotto tu ed in corsivo quello proposto dall'Aipac.

Cominciamo dall'inizio.

Citazione:
Grazie infinite per la calorosa presentazione e per avermi invitato ad essere qui con voi stamattina.

Grazie. Grazie davvero. Grazie. Molte grazie. Grazie. Grazie. Grazie.

Citazione:
E noi preghiamo per tutti i membri rapiti: Gilad Shalit, Eldad Regev, e Ehud Goldwasser, di cui ho incontrato la famiglia questa settimana. Mi sono offerto di aiutare in qualunque modo possibile.

Mi sono offerto di aiutare in qualunque modo possibile. E sono rimasto colpito dal coraggio e dalla determinazione ma anche dalla comprensibile tristezza di una famiglia che non ha più avuto notizie del proprio amato figlio.

Citazione:
E a lungo termine, significherebbe uno specifico approccio da parte nostra per mettere fine alla tirannia del petrolio e sviluppare le nostre fonti energetiche alternative per far cadere il prezzo del petrolio.

...e sviluppare le nostre fonti energetiche alternative per far cadere il prezzo del petrolio e per mettere in condizione di non nuocere quelli che potrebbero usare il petrolio come arma contro di noi

Dopo la parte che riguarda la guerra in Libano della scorsa estate, e parla della Risoluzione 1701 dell'Onu, la versione del discorso riportata dall'Aipac aggiunge una cosa non presente nelle altre versioni:

E abbiamo dovuto chiedere alla comunità internazionale, a quelli che potevano essere stati scettici l'estate scorsa, quale nazione al mondo non reagirebbe quando un'altra nazione attreversasse i suoi confini, rapisse i suoi soldati, e continuasse a far piovere missili sulla loro testa. Non conosco nazione che non lo farebbe. Non dovremmo aspettarci che Israele faccia niente di meno.

Citazione:
Tuttavia sappiamo anche che non dovremmo cercare di dettare cosa è meglio per gli israeliani e per i loro interessi di sicurezza. Nessun Primo Ministro di Israele dovrebbe sentirsi trascinato o bloccato al tavolo dei negoziati dagli Stati Uniti.

...al tavolo dei negoziati dagli Stati Uniti.Questo non è quello che gli amici fanno.

Citazione:
Pace con sicurezza. Questo è il desiderio principale del popolo israeliano.

Pace con sicurezza. Questo è il desiderio principale del popolo israeliano. Questo è il principale desiderio dell'Aipac

Citazione:
C’è stato un momento in cui delle giovani ragazze sono entrate e hanno cominciato a suonare e ballare.

C’è stato un momento in cui delle giovani ragazze sono entrate e hanno cominciato a suonare e ballare.E gli spettatori erano Ebrei, Cristiani e Musulmani

Alla fine il discorso continua per un po', nella versione dell'Aipac.

Non basta, come ha detto Rosy, sperare che quel giorno arrivi. Questo non avverrà perché noi lo desideriamo. Questo avverrà perché ci avremo messo tutti gli sforzi e tutta la fatica.

E posso dirvi che quale candidato alla presidenza degli Stati Uniti e quale presidente degli Stati Uniti, mi impegno quanto più seriamente e intensamente e seriamente con l'Aipac e con il grande stato di Israele di rendere quella visione reale.

Grazie mille.
Inviato il: 13/3/2007 0:51
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Re: La conferenza dell'Aipac, ovvero che fine farà l'Iran
#8
Dubito ormai di tutto
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Su segnalazione di Pausania, traduco e pubblico un articolo del Jerusalem Post sulla conferenza AIPAC:


Studenti e funzionari pubblici affollano la conferenza AIPAC

Le 6.000 persone convenute a Washington per partecipare alla conferenza annuale per l'indirizzo politico dell'AIPAC, hanno visto il loro numero incrementato da un crescente pubblico di studenti e funzionari pubblici non-ebrei.

Il numero di Università tradizionalmente cristiane e "nere" che hanno inviato delegazioni di studenti alla tre-giorni è cresciuto del 25% quest'anno, con ben 55 campus rappresentati. Il numero di presidenti degli organi studenteschi (1) ha registrato un grosso balzo in avanti, con un incremento di 1/3, fino a contare 160 rappresentanti, la maggior parte dei quali non-ebrei.

Il programma stesso continua nel solco della tradizione, tenendo seminari per il sostegno ad Israele nelle comunità afro-americane, latino-americane e cristiane.
Al reverendo John Hagee, guida dell'organizzazione politica "Cristiani Uniti per Israele", è stato richiesto di pronunciare un discorso all'assemblea durante la cena "plenaria" di apertura di domenica.

L'AIPAC, che sovvenziona gli studenti partecipanti alla Conferenza, ha evidenziato l'eterogeneità degli studenti coinvolti nel suo programma [politico], che si è aperto con tutti e 1200 gli studenti in piedi di fronte all'assemblea. I campus universitari sono spesso stati luoghi di aspro dibattito su Israele, non sempre lusinghiero, e l'AIPAC ha operato per decenni per fondare organizzazioni universitarie.

Ma Niiobli Armahm, presidente dell'organo studentesco (1) dell'Università di Baton Rouge, tradizionalmente "nera", ha detto che il suo campus soffre più di apatia che di iper-attivismo. Ha affermato di voler utilizzare gli strumenti di "sostegno" (2) che acquisirà alla conferenza per rianimare il suo campus.
Il suo sostegno ad Israele deriva dall'empatia per le sofferenze comuni che le popolazioni afro-americana ed ebraica hanno dovuto affrontare.
"Si tratta di costruire una coalizione", ha detto. "Quando le minoranze fanno squadra, possono ottenere molto di più, diventano una maggioranza".

Il portavoce dell'AIPAC, Josh Block, ha mostrato come questo sostegno così eterogeneo possa servire a migliorare i rapporti USA-Israele.
"Se loro (gli studenti afro-americani) e la gente di origini ispano-americane e le comunità evangeliche continueranno nel loro coivolgimento politico, il movimento pro-Israele potrà solo uscirne rafforzato", ha affermato. "E' ovvio che, con quasi il 70% degli americani che si autodefinisce pro-Israele, ci siano molti americani non ebrei tra di essi. La comunità pro-Israele è molto eterogenea, ed il [nostro] programma [politico] riflette gli sforzi compiuti per raggiungere tutte le componenti filo-israeliane della società americana."

(1) nell'originale, "Student government", organismo studentesco tipico dei college americani che non ha un equivalente nel sistema universitario italiano.
(2) advocacy, nel testo dell'articolo
_________________
"Non siamo noi a trovare la Verità. È la Verità a trovare noi. Dobbiamo solo prepararci. Si può invitare un ospite che non si conosce? No. Ma si può mettere la casa in ordine, così che, quando l'ospite arriva, si è pronti a riceverlo e a conoscerlo".
Inviato il: 19/3/2007 7:18
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  •  Pausania
      Pausania
Re: La conferenza dell'Aipac, ovvero che fine farà l'Iran
#9
Sono certo di non sapere
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Soros di aggiunge al dibattito sulla lobby israeliana

15 aprile 2007
di Bernd Debusmann, corrispondente speciale


WASHINGTON (Reuters) – Il finanziere miliardario George Soros ha aggiunto la sua voce al dibattito caldo ma poco notato sul ruolo della potente lobby di Israele nel definire la politica di Washington a tal punto da intaccare gli interessi nazionali Usa e da soffocare il dibattito a riguardo.

Nell'ultima edizione del
New York Review of Books, Soros affronta la questione della “pervasiva influenza dell'American Israel Public Affairs Committee (Aipac)” a Washington e afferma che gli stretti legami dell'amministrazione Bush con Israele sono un ostacolo al raggiungimento della pace tra Israele e i Palestinesi.

[...]

“La lobby filo-israeliana è stata davvero efficace nel sopprimere le critiche – ha scritto Soros – I politici sfidano questa lobby a loro rischio e pericolo e chi dissente rischia la diffamazione personale.”

L'Aipac ha costantemente rifiutato di commentare queste accuse, ma molti sostenitori sono stati molto franchi nel respingerle. Lo storico Michael Oren, parlando alla conferenza 2007 dell'Aipac del marzo scorso, ha detto che il gruppo non era semplicemente una lobby per Israele. “E' la rappresentazione di una convinzione vecchia come questa stessa nazione (l'America), cioè la convinzione che credere nello stato di Israele equivalga a credere negli Stati Uniti” ha affermato nel discorso principale.

Il dibattito, a lungo sopito, è venuto alla luce un anno fa, quando due importanti accademici, Stephen Walt di Harvard e John Mearsheimer della
University of Chicago, hanno pubblicato un saggio di 12.500 parole intitolato “La lobby israeliana” e distinguendosi come i più aspri critici dell'Aipac da quando venne fondata nel 1953.

[...]

Un supporto risoluto

Secondo Walt e Mearsheimer la lobby ha persuaso le varie amministrazioni a posizionarsi troppo vicino ad Israele.

“La combinazione di supporto risoluto ad Israele e i relativi sforzi di diffondere la 'democrazia' ha infiammato l'opinione pubblica araba e islamica e ha messo a rischio non solo la sicurezza degli Usa ma di gran parte del resto del mondo”, hanno scritto.

Nessun altro gruppo di pressione è riuscito a deviare la politica Usa così lontano dagli interessi Usa, contemporaneamente convincendo gli americani che gli interessi Usa e quelli di Israele siano sostanzialmente identici, hanno scritto.

Considerati un tempo un onesto mediatore in Medio Oriente, gli Stati Uniti sono ora visti dalla maggioranza del mondo arabo senza alcun dubbio come un sostenitore di Israele, secondo i sondaggi di opinione internazionali.

[...]

I due accademici affermano che la pressione da parte di Israele e della sua lobby a Washington ha giocato un ruolo fondamentale nella decisione del 2003 [...] di attaccare l'Iraq, acerrimo nemico di Israele.

Mearsheimer e Walt non sono riusciti a trovare nessuna casa editrice che pubblicasse il loro saggio negli Stati Uniti. Quando alla fine è stato pubblicato nel
London Review of Books, hanno fatto notare come sarebbe stato difficile immaginare che alcun media ufficiale degli Stati Uniti avrebbe pubblicato un pezzo del genere.

[...]

Intervendo nel dibattito, Soros ha detto: “Una autocritica, da tempo necessaria, della politica americana in Medio Oriente è iniziata in questo Paese; ma non può arrivare lontano, finché l'Aipac mantiene la sua potente influenza sia sul partito Democratico che su quello Repubblicano.”

Questa influenza si evidenzia nel fatto che Israele è il maggiore destinatario degli aiuti internazionali Usa.


I media ufficiali

Mearsheimer e Walt stanno lavorando per far divenire il loro articolo un libro – che verrà pubblicato in settembre da
Farrar, Straus and Giroux. [...]

Un altro editore importante, Simon and Schuster, ha già scoperto non solo che è possibile pubblicare critiche ad Israele ma che può anche rendere dei profitti.

Il libro dell'ex presidente Carter,
Palestine Peace Not Apartheid, ha scalato la classifica di vendita dopo la sua pubblicazione lo scorso novembre, vi è rimasto per tre mesi e vende ancora molto.

[...]

In risposta alle accuse di antisemitismo, Carter ha detto di voler suscitare una discussione sulle questioni dibattute normalmente e liberamente in Israele ma di rado negli Stati Uniti.

“Questa riluttanza a criticare qualsiasi politica del governo israeliano è dovuta agli sforzi straodinari della lobby dell'Aipac e all'assenza di qualsiasi voce contaria” ha scritto nel
Los Angeles Times durante la promozione del suo libro.

“Sarebbe quasi un suicidio politico per i membri del Congresso avere una posizione equilibrata tra Israele e la Palestina”.

[...]


=======================

L'articolo orginale di Mearsheimer e Walt è disponibile in inglese: The Israel Lobby

E' disponibile anche in traduzione a cura del sempre ottimo Come don Chisiotte: La lobby israeliana e la politica estera degli Stati Uniti
Inviato il: 18/4/2007 20:31
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  •  goldstein
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Re: La conferenza dell'Aipac, ovvero che fine farà l'Iran
#10
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Ci hanno segnalato che è uscito in libreria il libro dei Professori Mearsheimer e Walt.

È possibile avere una discussione civile sul ruolo di Israele nella politica estera americana?

Abbiamo scritto “La lobby israeliana” al fine di iniziare una discussione su un soggetto che è diventato difficile da trattare apertamente negli Stati Uniti. Sapevamo di provocare una forte reazione e non siamo sorpresi che alcuni dei nostri critici abbiano scelto di attaccare apertamente i nostri scritti e di travisare di proposito le nostre argomentazioni. Siamo però anche gratificati dalle tante attestazioni di stima che abbiamo ricevuto e dai commenti positivi che sono emersi sui media e nella blogsfera. È evidente che molte persone, inclusi ebrei e israeliani, sanno che è venuto il momento di aprire una discussione seria sul ruolo di Israele nella politica estera americana e sulle relazioni tra questi due paesi.
Uno degli argomenti addotti contro di noi è che noi vedremmo la lobby israeliana come una bene organizzata cospirazione da parte degli ebrei. Alcuni sostengono che le “accuse al potere degli ebrei rappresentano una delle più pericolose forme moderne di anti-semitismo”. È una posizione che noi condanniamo e respingiamo nei nostri scritti. Infatti, descriviamo la lobby come una coalizione di elementi individuali e di organizzazioni indipendenti senza un quartier generale. Essa include persone perbene come gli Ebrei e gli ebrei-americani che non rigirano la legge a seconda delle proprie posizioni.
La cosa più importante è che la lobby israeliana non è segreta, clandestina; al contrario è apertamente diffusa e sostenuta nei più vari gruppi di interesse politico, dietro a essa non vi è alcun atto illegale o cospiratorio.


Se lo avvistate in qualche libreria online ditemelo che mi interessa.
Inviato il: 13/7/2007 12:35
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Re: La conferenza dell'Aipac, ovvero che fine farà l'Iran
#11
Mi sento vacillare
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Citazione:
Se lo avvistate in qualche libreria online ditemelo che mi interessa.


http://www.webster.it/libri-israel_lobby_politica_estera_americana-9788804572596.htm

link dvd.it
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Inviato il: 13/7/2007 13:16
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Re: La conferenza dell'Aipac, ovvero che fine farà l'Iran
#12
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Pro-Israel Lobby Throws Support Behind Fatah-Led Palestinian Cabinet


Pro-Israel lobbyists and legislators have become unexpected cheerleaders for the Palestinian leadership after the new Fatah-led Cabinet took action against Hamas. [...]

the American Israel Public Affairs Committee commended the new Palestinian government for “taking important steps needed for peace” and for breaking ties with Hamas, which now rules Gaza. [...]

Rep. Steve Israel, a New York Democrat, traveled to Ramallah to visit with the new Palestinian prime minister, Salam Fayyad. [...] “while in the past I did not want to see money go to a government headed by Hamas, I am now more willing to hear of aid for a government which excludes the Hamas.” [...]

The new attitude in Washington toward the Fatah-led Palestinian government comes against a backdrop of recent successes by Hamas in Gaza. Since Hamas took over Gaza, rocket firing toward Israel has decreased, internal fighting has stopped and a kidnapped BBC reporter was released with the help of Hamas.

For Fatah, in contrast, changes on the ground in the West Bank are, so far, few and less visible. [...]

Aipac stressed the need for the new Palestinian government to keep up the policy of rejecting Hamas and called on Arab countries to help Abbas by isolating Hamas both diplomatically and financially. [...]




Domanda della settimana: per quale motivo l'Aipac e un senatore che di cognome fa Israel sono contenti di dare soldi ad una fazione politica che ha messo fuori legge un'altra formazione politica che sta portando la pace all'interno e che da quando è la sola autorità a Gaza è riuscita a far diminuire i lanci di missili contro Israele?
Inviato il: 13/7/2007 16:51
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  •  andal
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Re: La conferenza dell'Aipac, ovvero che fine farà l'Iran
#13
Ho qualche dubbio
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ciao pausania,


cito-

Domanda della settimana: per quale motivo l'Aipac e un senatore che di cognome fa Israel sono contenti di dare soldi ad una fazione politica che ha messo fuori legge un'altra formazione politica che sta portando la pace all'interno e che da quando è la sola autorità a Gaza è riuscita a far diminuire i lanci di missili contro Israele?


aggiungo che fra gli emendamenti che Abu mazen ha fatto c'è lo scioglimento di tutti i gruppi aramti(raccolta di armi, che non so chi sarà capace di effettuare)
Abo mazen ha dichiarato ieri che Hamas aiuta i terroristi di Al-Qaeda a trovare covo a Gaza.

incaricha e scioglie governi senza nemmeno consultare il parlamneto

quindi gli hanno chiesto alcune cose e lui da bravo servo sta cercando di esaudire.

dal mio punto di vista lui sta facendo una scommessa molto pericolosa e non riesce a vedere che fine a fatto Arafat o Sadam ? o che faranno i servi a Beirut, Amman, o al Cairo una volta andati via gli amiricani dall'Iraq




invece Hamas cerca di tenere un basso profilo, anche se i missili continuano a spararli, e cerca di rispondere alle incursioni che israele continua a fare ogni giorno, ieri hanno ucciso un soldato tenendoli una trappola

la domanda sarebbe: come mai da quando hamas ha preso potere a Gaza ci sono pochi uccisioni mirati ? meno caos fra i gruppi palestinesi ovvero non c'è più una situazione dove tutti sparano su tutti ?

secondo me, ora c'è una spece di riorganizzazione della resistenza a Gaza da parte di tutti i gruppi che operano contro Israele, quindi non sarà facile per Israele un attaco terrestre questa volta...

intanto
alcuni osservatori parlano di un nuovo vecchio piano di pace proposto dagli USA-Israele , che abu mazen si è offerto ad accettare, questo fantomatico piano prevede la creazione di un stato palestinese sui territori palestinesi rimasti e lasciare Gerusalemme come città della pace quartieri arabi amministrati dai palestinesi e quelli ebraici da Israele, il muro di separazione resta come è, e il diritto al ritorno per milioni di palestinesi verrà cancellato semplicemente. ed altre cose che non mi ricordo ancora.


vedremo
Inviato il: 14/7/2007 0:03
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Re: La conferenza dell'Aipac, ovvero che fine farà l'Iran
#14
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Israele, 30 miliardi di dollari dagli USA in 10 anni

Il premier israeliano, Ehud Olmert, ha confermato oggi, aprendo la seduta settimanale del consiglio dei ministri, che Israele ricevera' dagli Stati Uniti aiuti per 30 miliardi di dollari nel prossimo decennio. ''Gli Stati Uniti - ha aggiunto Olmert - si impegnano a mantenere il divario di qualita' fra Israele e i suoi vicini. Non c'e' dubbio che per il nostro bilancio di difesa cio' rappresenta un miglioramento cospicuo''. Il premier ha detto anche ai ministri di aver raggiunto intese a ''quattr'occhi'' con il presidente degli Stati Uniti George W. Bush.
_________________
Inviato il: 4/8/2007 12:36
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Re: La conferenza dell'Aipac, ovvero che fine farà l'Iran
#15
Dubito ormai di tutto
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Goldstein, vedo solo ora la tua richiesta sul libro di Mearsheimer e Walt.
L'ho "avvistato" su questo sito:
www.ilconsapevole.it/vetrina_libro.php?id=14059
Che rimanda a Macrolibrarsi.

Spero possa essere utile.
ciao
Inviato il: 4/8/2007 13:18
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