Gentilissimo Sig. Luogocomune.net
Le scrivo la presente per domandare aiuto per la mia terra, la Sardegna.
C'è bisogno di un sito web come lei visto che giornalisti, intellettuali e uomini di cultura e di buon senso si sono estinti e noi giovani siamo ormai diventati adolescenti cronici e senza potere sul nostro futuro.
Sono rimasti solo i politici sopravalutati (Cossiga su tutti) e gli squali. Un tempo forse siamo stati una popolazione fiera e dignitosa, un tempo forse.
Oggi siamo schiavi dell’incompetenza e dell’affarismo.
Le chiedo in un modo molto semplice una sola cosa: parli del PPR (Piano Paesaggistico Regionale), di quel miracolo legislativo che impedirà da oggi in poi ad ogni “homo sapiens” di mettere un solo mattone entro due chilometri nella fascia costiera della Sardegna.
“Lesa maestà”. Questo è il delitto che ha compiuto la giunta regionale sarda ed il suo presidente Renato Soru emanando il provvedimento.
Il testo dice sostanzialmente una cosa fondamentale e sacrosanta: fatto salvo ciò che è già stato costruito (che, mi creda, è tantissimo), non si potrà più inquinare il paesaggio delle coste sarde con opere umane, perché il territorio appartiene ai sardi di oggi come a quelli di domani, senza eccezioni. Ma stabilisce anche un’altra cosa altrettanto importante: vista la ricattabilità dei sindaci delle piccole realtà costiere sarde di fronte a certi interessi e vista la loro poca lungimiranza, avoca alla Regione molte competenze sul paesaggio, prima fra tutte la possibilità (esclusa o quasi, se non in particolarissime circostanze) di costruire nella fascia costiera. Laddove la natura è integra non si può far nulla, dove è stato fatto qualcosa (si legga abusivismo edilizio) è possibile completare con un piano che preveda servizi, visto che l’abusivismo edilizio è quasi totalmente residenziale.
Questa legge inoltre sancisce un principio fondamentale: le generazioni presenti non possono utilizzare un bene che non gli appartiene, l'ambiente ed il paesaggio sono parte inalienabile dell’essere sardi.
Eppure c'era e c'è ancora chi sogna un futuro ed un presente prossimo molto diversi per le coste (e per la società) sarde. Vorrebbero far passare l'idea che è incivile non mettere mattoni, che mio nonno con il suo non costruire sulle spiagge e sulle coste e sulle bellezze naturali in genere era solo un rozzo ed un incolto troglodita che non si rendeva conto di che razza di bene si trovasse per le mani: lui era civile, perché ha permesso a suo nipote di poter godere delle stesse sue gioie.
Nel mentre i sindaci di Olbia, Arzachena, Alghero, Castelsardo e di tantissimi altri comuni costieri strepitano perché è stata loro sottratta la gallina dalle uova d’oro. Ci terrei a farle presente che alcuni di questi signori sono intimi amici di uomini eminenti della società civile italiana del calibro di Briatore, Lele Mora e del Sig. Berlusconi.
Il mondo è capovolto Sig. Luogocomune.net, mi sembra tutto un enorme e grottesca pantomima.
Ma bando alle ciance. Parliamo di fatti.
Il Sig.Berlusconi (e basta con questo bavoso appellativo di Presidente!) e tanti suoi epigoni continentali si preparavano a fare delle coste sarde la nuova frontiera del mattone italico.
Il Progetto del Master Plan di Costa Turchese (un esempio tra i tanti) prevedeva 525.000 metri cubi di cemento su 450 ettari, 385 ville, due alberghi da 400 posti letto, 995 appartamenti in residence, 120 in multiproprietà, 30 negozi, 1 centro commerciale, 1 campo da golf e 400 posti barca in un porticciolo ricavato da una zona costiera umida “bonificata” apposta per l’occasione (perché l’uomo “bonifica” la natura, mica la violenta).
Questi sono i numeri di un vero e proprio scempio ambientale che si sarebbe dovuto realizzare nel prossimo futuro lungo uno dei tratti più belli della costa orientale della Sardegna, il tratto meridionale del Golfo di Olbia.
Il progetto "Costa Turchese" fu presentato dalla Finedim appartenente al gruppo Fininvest e gestita da Marina Berlusconi.
Ma questo è solo un esempio dei tanti interessi che si è andati a colpire. Immagini le coste della Sardegna (centinaia e centinaia di Km vergini pronti alla speculazione) e si renderà conto di cosa si stava preparando.
La posta in gioco è immensa, mi creda.
Qui siamo al livello di TAV e di Fiera di Milano!! Sono in ballo beni ed investimenti per miliardi di euro: prima hanno fatto incetta di terreni liberi sulla costa per quattro soldi e adesso sono pronti a costruire milioni di metri cubi di cemento per regalare il sogno ad ogni uomo moderno e civile che si rispetti: la multiproprietà in Sardegna con in omaggio un biglietto per il Billionare!
Le citerò solo altri tre casi emblematici.
La mancata speculazione di Is Arenas sulla quale può consultare tutti i dettagli sul sito
www.verdinrete.it/oristano/dossier.htmUn progetto recentissimo di Giorgio Mazzella (presidente del CIS –Credito Industriale Sardo, uomo vicino alla sinistra) per un immensa colata di cemento in Ogliastra. Di fronte alle numerose proteste si accampa solamente la solita scusa dei posti di lavoro; 200 posti di lavoro per qualche anno (il solito piatto di lenticchie) e tutti i sardi si giocano ettari di paradiso per sempre, in secula seculorum, amen.
Naturalmente i sindaci della zona sono dalla parte di Mazzella e per loro il progetto è fattibile anzi, auspicabile.
Questa di Mazzella è una notizia fresca, su cui può trovare maggiori particolari nella cronaca locale dell’ultimo mese: la Regione è riuscita a bloccarlo temporaneamente, malgrado l’incessante attacco mediatico da parte, soprattutto, dell’Unione Sarda il più importante quotidiano dell’isola (una delle più radicate abitudini di ogni sardo è aprire l’Unione Sarda la mattina e vedere cosa è successo nella propria terra).
Gradirei ricordarle che il quotidiano è di proprietà dell’immobiliarista Sergio Zuncheddu, socio de “Il Foglio” (il giornale di Giuliano Ferrara) e a quanto pare (vox populi), ma di questo non si può essere sicuri, prestanome di Berlusconi in importanti operazioni immobiliari.
Il Sig. Zuncheddu, inoltre, è protagonista della speculazione mancata di Porto Giunco a Villasimius, una vicenda emblematica della concezione liberale e progressista del territorio e del paesaggio tipica di una certa borghesia produttiva italiana.
Le sta tentando tutte attraverso il suo giornale per mettere i bastoni fra le ruote a questa giunta e per farsi dare il via libera alla costruzione di ciò che gli è già stato approvato (abusivismo a norma legge delle passate amministrazioni) ma che l’istituzione del Parco geo-marino di Villasimius prima ed il Piano Paesaggistico Regionale poi hanno cassato inesorabilmente. Dalle pagine del suo giornale si accampano pretestuosi principi (lavoro, sviluppo, modernità: lenticchie, lenticchie ed ancora lenticchie!) per portare avanti una campagna stampa piena di livore e grettezza con il solo obiettivo di modificare il PPR. Quello di cui le parlo è storia, cronaca, realtà dei fatti e non fantascienza televisiva in diretta dall’Honduras.
Per la farla breve Sig. Luogocomune.net, milioni di metri cubi di cemento si sarebbero dovuti abbattere (e si potrebbero ancora abbattere, se certe cose non vengono gridate ai quattro venti) sulle nostre coste per costruire seconde case per gli affezionati di Milano 2, terze case per gli imprenditori del Triveneto con la licenza media e tanti piccoli Billionare per lo stuolo degli ectoplasmi televisivi che affollano le telecamere di Cologno Monzese, e casomai tanti porticcioli per le imbarcazioni dei nuovi ricchi del miracolo italiano per cui è d’obbligo, appena fatti quattro soldi, farsi la barca e venire in Sardegna, con il risultato che le spiagge sarde anno dopo anno sono sempre più assediate da migliaia di imbarcazioni; più se ne vendono al salone nautico di Genova, più vengono d’estate a rompere i maroni in Sardegna.
Che dobbiamo fare noi Sardi? Ci dobbiamo comprare tutti un camion con il rimorchio e andare a farci quattro vasche in centro a Milano?
Le cito un ultimo esempio del grottesco a cui siamo arrivati. Nel 2005 destò enorme scalpore la morte in mare di una donna americana nelle coste nordorientali dell’isola, travolta da un motoscafo.
Un giorno questa poveretta, attraccata col proprio Yacht in rada, vede la barca di altri suoi amici, pensa di raggiungerli a nuoto e si tuffa. Nel tratto di mare sottocosta affollato da tantissime altre imbarcazioni viene travolta dal motoscafo di servizio di un altro yacht che, come il suo, ormeggiava in rada: a quanto pare quella che sembrava un’anonima cittadina americana era figlia di e moglie di, insomma apriti cielo! un casino che non finisce più, polemiche a non finire.
Intervistato sull’accaduto l’americano Tom Barrack (il nuovo patron della Costa Smeralda) dichiara che fatti del genere non si sarebbero più dovuti ripetere e che per risolvere definitivamente il problema si sarebbe dovuta impedire la balneazione in quel tratto di mare per impedire altri incidenti.
Impedire la balneazione!?!?!?! Non sono le barche che devono andare fuori dai maroni, ma i bagnanti. Il mondo alla rovescia.
Sig. Luogocomune.net le chiedo solo di dare risalto all’argomento coste in Sardegna: i ricchi (e gli aspiranti tali) che hanno il potere ed i media non vogliono rassegnarsi, faranno di tutto per modificare il PPR. Pensi che nessuno ha detto che questa estate, l’agenzia Onu per le coste del Mediterraneo ha invitato ufficialmente tutti gli stati rivieraschi a seguire l’esempio della nostra piccola isola: secondo studi di settore citati dalla stessa agenzia se così non si facesse entro 40 anni il mare di Ulisse sparirà.
E che gli insegneremo ai nostri ragazzi?
Economia aziendale e tecniche di comunicazione al posto di Omero?
Un caro saluto, Yuza delle nuvole.