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  La cospirazione dietro l'Unità d'Italia

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      Descartes
Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#181
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 21/6/2006
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fiammifero ha scritto:

L'allora Capitano Reggente Domenico Maria Belzoppi accolse e soccorse Garibaldi ed i suoi uomini, chiedendo in cambio che venisse adoperata ogni cautela onde evitare che San Marino fosse coinvolto in scontri armati.


SAN MARINO era un luogo in cui si nascondevano forti posteri massonici allora, e un luogo in cui sembra si nascondano forti poteri massonici ancora oggi....

Basta leggere le inquietanti notizie degli ultimi mesi per capire che quale sia il potere che si nasconda in San Marino, non sembra sia cambiato dopo un secolo e mezzo...


PRODI E MASSONERIA indagato
Il Presidente del consiglio Romano Prodi è stato iscritto sul registro degli indagati dalla procura di Catanzaro. Il reato ipotizzato è l’abuso d’ufficio. Per la procura si tratta di un atto dovuto, anche a tutela delle garanzie della difesa, che permetterà di chiarire i rapporti tra il premier e altri personaggi sotto inchiesta per la cosiddetta loggia di San Marino.
Da mesi il sostituto procuratore Luigi De Magistris sta indagando su un presunto comitato d’affari che, sull’asse San Marino-Bruxelles, si sarebbe arricchito incassando finanziamenti dell’Unione europea in modo illegale.

Al centro dell’inchiesta, oltre a numerose società sospette, ci sono alcuni uomini considerati dagli inquirenti molto vicini a Prodi e che sono già stati iscritti sul registro degli indagati per i reati di associazione per delinquere, truffa aggravata e violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete. Come l’onorevole Sandro Gozi, ex funzionario dell’Unione europea, già «assistente politico» di Prodi a Bruxelles e attualmente suo sostituto in Commissione Affari Costituzionali della Camera. Per De Magistris uno degli uomini chiave a San Marino sarebbe, invece, un’altra vecchia conoscenza del Professore: Piero Scarpellini, 57 anni, impiegato in una società con sede nella Repubblica del Monte Titano e definito dal pm nel decreto di perquisizione «consulente di Prodi» («consulente non pagato dell’ufficio del consigliere diplomatico della presidenza del consiglio per i paesi africani» ha precisato di recente palazzo Chigi). I personaggi in questione sarebbero tra i principali interlocutori dell’utenza telefonica 32074… intestata alla Delta spa e che De Magistris ipotizzerebbe essere riconducibile al «Presidente del consiglio dei ministri, o a qualche diretto collaboratore del suo staff».
Adesso la procura vuole capire se ci sia un nesso tra la perfetta conoscenza da parte dell’entourage del premier della macchina comunitaria e di tutti i suoi ingranaggi (Prodi è stato presidente della commissione dal 1999 al 2004) e le presunte truffe euromilionarie ai danni dell’Unione europea. Gli inquirenti non escludono che il Professore fosse all’oscuro delle operazioni sospette realizzate intorno a lui e sulla cui illegalità gli investigatori avrebbero già trovato nelle ultime settimane riscontri, documentali e testimoniali. Dall’inizio dell’inchiesta uno degli strumenti investigativi più utilizzati dall’accusa sono stati i tabulati telefonici. Ora, per poter valutare la posizione dell’onorevole Prodi, gli inquirenti potranno chiedere l’autorizzazione al parlamento per l’acquisizione del traffico telefonico del premier, in base alla legge numero 140 del 20 giugno 2003.

LEGGI ANCHE: Le relazioni pericolose del professor Prodi - Scarpellini: Mi manda Prodi ma non sono un massone - Quel generale della Finanza tra logge e dossier illegali

panorama.it


fonte: http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=358275


L’inchiesta del sostituto procuratore di Catanzaro Luigi De Magistris sulla cosiddetta loggia di San Marino sta prendendo la strada di Palazzo Chigi, sede della presidenza del Consiglio. L’ultimo atto è l’iscrizione sul registro degli indagati, con l’accusa di associazione per delinquere, truffa e violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete, del deputato dell’Ulivo Sandro Gozi, 39 anni, ex “assistente politico” (così si autodefinisce nel curriculum) di Romano Prodi all’Unione Europea e oggi membro (”in sostituzione del presidente del Consiglio Prodi” precisa il sito della Camera dei deputati) nella commissione Affari costituzionali.
Nei giorni scorsi il pm aveva ordinato una ventina di perquisizioni e aveva iscritto sul registro degli indagati altri due imprenditori considerati vicini al premier: il romagnolo Piero Scarpellini, 57 anni, e il calabrese Pietro Macrì, 43 anni. Nelle ultime ore De Magistris ha inviato un altro avviso di garanzia destinato a fare rumore: l’indagato è infatti Luigi Bisignani, 53 anni, ex giornalista, una condanna per Tangentopoli, consulente di molte aziende e, dal 2000, procuratore dell’Ilte (industria libraria tipografica). Ma soprattutto tessitore di relazioni in campo politico e finanziario.

La loggia di San Marino

Il magistrato calabrese ritiene che anche Gozi e Bisignani facciano parte di quel “comitato d’affari”, trasversale ai partiti e con base nel paradiso fiscale di San Marino, che grazie ad amicizie altolocate (anche all’interno della Guardia di finanza e della magistratura) e un reticolo di società costituite ad hoc sarebbe riuscito a drenare centinaia di milioni di euro di finanziamenti pubblici (in particolare dell’Unione Europea), indirizzandoli nelle casse dei partiti e nelle tasche dei politici e dei loro amici.
Il comitato sarebbe, con coloriture massoniche (la maggior parte degli indagati è anche accusata di aver violato la legge sulle associazioni segrete), una lobby nazionale che controllerebbe con la sua rete di contatti parte del sistema politico ed economico del Paese.
“Non andiamo a caccia di grembiulini, quello è solo folclore, anche se qualcuno lo abbiamo trovato” si lascia scappare uno degli investigatori. Che sanno di non agire in solitudine: infatti quella che è già stata soprannominata, in modo suggestivo, “nuova P3″ affiora in controluce in altre inchieste delle procure italiane, in particolare quelle milanesi sulle deviazioni dei servizi segreti e su fabbriche e botteghe di dossier illegali.
Per provare le sue ipotesi investigative, De Magistris, 40 anni, erede di una famiglia di magistrati (il bisnonno era regio procuratore a Napoli), sta utilizzando con zelo intercettazioni (poche), perquisizioni (abbastanza), tabulati (molti), ma soprattutto l’analisi dei flussi finanziari.
Gli ultimi accertamenti (sono ancora in corso) riguardano per esempio i movimenti di Bisignani e gli affari che ruotano intorno al suo ufficio di piazza Mignanelli 3 a Roma.

Il cellulare presidenziale

Tutto inizia con la scoperta nella memory card di uno degli indagati di un numero di telefono registrato come “Romano Prodi cellulare”. Gli inquirenti fanno una verifica e scoprono che quell’utenza era originariamente intestata all’azienda Delta impianti srl di Cornate d’Adda (Milano); nel 2005 diventa un numero dell’”Ulivo-i Democratici”; infine, nel 2007, passa sotto la presidenza del Consiglio. Oggi a quel telefono (32074…), come ha verificato Panorama, risponde una signora che assicura che quel numero è attualmente utilizzato da Prodi.
Ma che cosa c’entra la Delta impianti con il premier? È un rebus un po’ opaco. Per il magistrato la Delta srl è collegabile, attraverso alcuni passaggi societari, alla Delta spa di Bologna, holding finanziaria che ha tra i suoi azionisti una banca di San Marino. La stessa che ha una partecipazione nella Nomisma, il laboratorio di idee fondato dal Professore.
In ogni caso l’analisi dei tabulati del numero “Romano Prodi cellulare” ha permesso di ricostruire la rete di contatti (30 mila in due anni, dal 2005 al 2007). Un traffico diretto soprattutto verso Bruxelles e i telefoni portatili di molti degli indagati nell’inchiesta di Catanzaro: in particolare Gozi, Piero Scarpellini e il figlio Alessandro, gli imprenditori Francesco De Grano, Antonio Saladino e Franco Bonferroni. Praticamente la compagnia su cui sta lavorando De Magistris.
In attesa di essere interrogati gli indagati spiegano ai giornali i loro rapporti con Prodi. Saladino, 53 anni, imprenditore nel settore del lavoro interinale, legato all’imprenditoria cattolica della Compagnia delle opere, dichiara a Panorama: “Con Prodi c’era solo un’amicizia personale”. L’ex veterinario nega i rapporti di affari, non i consigli: “Per esempio, in un incontro milanese gli ho spiegato gli aspetti positivi della legge Biagi”. E la loggia di San Marino di cui ha scritto in un’email? “Uno scherzo, una battuta”.
Piero Scarpellini, dipendente della sammarinese Pragmata (costituita da molti ex uomini della Nomisma), si definisce consulente per le questioni africane del premier e ammette gli incontri con alcuni degli indagati. “Soprattutto attraverso l’attività del Laboratorio democratico europeo” dice. Un gruppo di giovani ulivisti presieduto da Gozi, molto attivo tra Roma e San Marino, dove il deputato è protagonista di incontri e iniziative.

Cavolini e peperoncino

Ma chi è Sandro Gozi? Originario di Sogliano sul Rubicone (Forlì-Cesena) è un ex funzionario dell’Unione Europea, un tecnocrate riservato, poco noto al pubblico. Campione di squash ed esperto di “sfoglia emiliano-romagnola” (ha cofirmato una proposta di legge per valorizzarla), è un predestinato della politica: dopo la laurea in giurisprudenza a Bologna, studi diplomatici e corsi di perfezionamento in giro per l’Europa, dalla London school of economics alla Scuola nazionale d’amministrazione di Parigi (Ena), al master di politica internazionale a Bruxelles. Dove, qualche anno dopo, diventa membro del gabinetto di Prodi all’Unione Europea e consigliere dell’attuale commissario José Maria Barroso, sino all’elezione alla Camera nel 2006.
In Parlamento, oltre a sostituire Prodi nella I commissione, fa parte di quella per le politiche dell’Unione Europea. Secondo De Magistris, sarebbe Gozi uno degli uomini chiave di questo “comitato di San Marino” pronto a fare affari tra Bruxelles e la Calabria.
Un altro protagonista dell’inchiesta (è indagato per associazione per delinquere, truffa e violazione della legge Anselmi) è Pietro Macrì, vibonese, 43 anni, dirigente di una società di informatica. Durante gli studi a Bologna entra in contatto con l’entourage di Prodi e nel suo ufficio campeggia una foto che lo ritrae insieme con il Professore. Secondo due testimoni dell’accusa, Macrì ai collaboratori “consigliava di mandare i soldi a San Marino”.
Ma i problemi per lui non sono finiti. A Lamezia Terme una decina di ex dipendenti della Met sviluppo, di cui Macrì è stato amministratore delegato, hanno presentato un esposto parlando di “operazioni finanziarie ed economiche poco chiare” del gruppo.
Alberto Burrone, ex dirigente della Met Sviluppo, è uno dei promotori dell’azione e a Panorama dice: “Prendevamo ricchi finanziamenti per lavori di poco conto che, spesso, venivano sovraffatturati”. I settori d’intervento erano diversissimi. “Faccio un esempio: noi che siamo specializzati in contabilità in ambito sanitario ci siamo occupati anche di immigrazione clandestina e sicurezza”.
Per un certo periodo la Met sviluppo ha ricevuto una mole di commesse che i dirigenti non riuscivano a spiegarsi: “Quando mi hanno chiesto di preparare un sistema per monitorare il rischio tsunami a Stromboli, mi sono messo a ridere”.
La Met sviluppo ha gestito pure il sito internet della Camera di commercio di Parigi: “Era un lavoro impegnativo, apparentemente senza ritorni per l’azienda, ma giustificava una serie di viaggi a San Marino, dove era stato progettato un sito fotocopia di quello parigino da attivare in caso di attacco hacker”.
A quali società e a quali personaggi legati alla repubblica del Monte Titano facevano riferimento gli uomini della Met sviluppo? “Ricordo la Pragmata (quella di Scarpellini, ndr) e a Bruxelles Macrì diceva che era “raggiungibile” Gozi” conclude Burrone. Di nuovo San Marino, di nuovo Bruxelles.

Calabria euromiliardaria

Gli affari tra l’Italia e il Belgio (con snodo sul Monte Titano) sono il leitmotiv dell’inchiesta calabrese. In cui è finito pure l’Osservatorio del Mediterraneo fondato nel 2004 dal vicepresidente della Commissione europea Franco Frattini. L’ex capo della sua segreteria al ministero degli Esteri, Fabio Schettini, è indagato da tempo, mentre a febbraio è stato ascoltato come testimone un membro del cda dell’osservatorio, l’ambasciatore a riposo Achille Vinci Giacchi. In procura ha parlato dei finanziatori della fondazione. Un argomento che interessa molto a De Magistris.
Cinquantamila euro li avrebbe versati personalmente Schettini. Altrettanti arrivarono dalla Finmeccanica, 30 mila dall’Enel. L’osservatorio partecipò con un proprio stand al meeting di Comunione e liberazione di Rimini, “per far conoscere i suoi scopi”. Una kermesse a cui hanno preso parte anche i vertici del Laboratorio democratico europeo di Gozi e gli uomini della Compagnia delle opere sotto inchiesta a Catanzaro. Per il pm quell’affollamento, a pochi chilometri da San Marino, sarebbe più che una coincidenza.
Perché uomini così influenti avrebbero dovuto scendere in Calabria per fare affari? Secondo la procura, la risposta è semplice: la regione è considerata dall’Unione Europea un “obiettivo 1″, ovvero una di quelle aree depresse a cui vengono destinati aiuti particolari. Questo significa che, per esempio, il Programma operativo regionale (Por) dovrà distribuire sul territorio oltre 8 miliardi di euro di fondi strutturali europei per il periodo 2007-2013.
Per gestire questo fiume di soldi l’estate scorsa Francesco De Grano, cognato di Macrì e fratello di Maria Angela (è indagata pure lei), è stato nominato responsabile dei finanziamenti Por. Per gli inquirenti di Catanzaro il suo nome avrebbe messo d’accordo Ds, Margherita e il presidente della regione Agazio Loiero, promotore del Partito democratico meridionale e socio fondatore del Pd di Prodi.

fonte: http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=358275


La loggia di San Marino

Andrea Santini, 19 giugno 2007
BelPaese

L'inchiesta della procura di Catanzaro: in opera un gruppo di potere trasversale agli schieramenti politici capace di influire sulle scelte di amministrazioni pubbliche sia per l'utilizzo di finanziamenti che per l'assegnazione di appalti. Affari eccellenti per nomi eccellenti, riuniti sotto una cupola chiamata Loggia di San Marino


Affari eccellenti, nomi eccellenti, inciuci trasversali dato che "pecunia non olet", il danaro non puzza, un made in Italy da galera nato all'ombra del Titano, cresciuto poi tra le Calabrie, Roma, Milano e Padova. Molto all'ombra, sotto le volte assai riservate di una superloggia nata nel 2003, dall'unione di altre tre logge massoniche, alla presenza benedicente del gota massonico statunitense, il gran maestro della Gran Loggia del distretto di Columbia e il suo predecessore, oltre ai gran maestri e i maestri venerabili della Gran Loggia Italia di Washington. Anfitrione il gran maestro Federico Micheloni, già capitano reggente della Repubblica di San Marino dal '57 al '61, e poi direttore sanitario del Civico Ospedale. Grande pompa, di fronte al gran maestro del Grande Oriente d'Italia e a Grandi Maestri e Venerabili in rappresentanza di 27 gran logge sparse per il mondo, dalla Croazia al Brasile, dall'Austria all'Africa, da un continente all'altro.

Una loggia sotto la quale aveva trovato rifugio e copertura, secondo la Procura di Catanzaro che ha fatto scattare perquisizioni a raffica e inviato una ventina di informazioni di garanzia, una confraternita di politici, affaristi, finanzieri, barbefinte del Sismi e del Cesis, legati, per la maggior parte, da una comune interpretazione della "calabresità": da destra a sinistra, in santa fratellanza, pur di arraffare, che in questo caso significava spartirsi torte pubbliche e appalti. Perché? I magistrati che hanno condotto l'inchiesta, Luigi de Magistris e Antonella de Angelis, si sono dati una risposta nel nome in codice dell'indagine: "Why not". Perché si truffa? Perché si può, quindi, perché no.

Una semplice operazione di ingordigia finanziaria illecita da parte di personaggi che, data la loro posizione sociale e professionale, erano in grado di organizzare la truffa? A vedere l'elenco dei nomi finora entrati nell'inchiesta - finora, perché l'inchiesta non è certo conclusa - qualcosa di più, e forse di diverso e maggiormente allarmante. L'ipotesi di reato che li riguarda è di truffa, violazione del finanziamento a partiti politici, associazione a delinquere, corruzione, violazione della legge Anselmi, vale a dire l'iscrizione ad associazioni segrete. Una ipotesi che farà discutere visto che, dopo la vicenda della P2, è la prima volta che si applica ad una loggia massonica.

Dunque, i protagonisti. Partiamo dall'alto, dalle stellette di generale. Ce ne sono due, a che titolo dovrà deciderlo il magistrato. Uno è :il generale Paolo Poletti, capo di Stato Maggiore della Guardia di Finanza dal 26 marzo di quest'anno, al posto di Emilio Spaziante, nominato dal governo vice segretario del Cesis, il comitato di coordinamento tra i servizi segreto che ha sede a Palazzo Chigi. L'altro è il generale Walter Cretella Lombardo, dal primo marzo capo della Scuola di Polizia Tributaria con sede a Ostia, ma molto più interessante nel suo ruolo precedente. Fedelissimo di Niccolò Pollari, ex capo del Sismi, Cretella è finito spesso sui giornali. Era capo del II reparto della GdF, lo stesso di cui facevano parte i due uomini scoperti a "collaborare" con gli investigatori privati nella vicenda di spionaggio ai danni di Marrazzo e della Mussolini nello scandalo del Lazio-gate. Il suo nome e quello del reparto da lui diretto erano poi tornati alla ribalta anche riguardo alla telefonata intercettata tra Consorte e Fassino pubblicata dal "Giornale" di Montanelli. E guardacaso il suo nome, in questa inchiesta calabrese, salta fuori durante la perquisizione a casa di Giovanbattista Papello, consigliare dell'Anas: il suo biglietto da visita, con il numero di cellulare segnato a mano, era in bella mostra accanto alla trascrizione di una intercettazione telefonica tra Fassino e il presidente dell'Anas Vincenzo Pozzi.

Il problema, però, non sembra quello noto del pelo e del vizio del lupo. Ma qualcosa di ben più finalizzato. E lo si capisce se si passa ad altri protagonisti. Uno è Massimo Stellato, il cui ruolo è quello di Capocentro del Sismi a Padova, il quale è coinvolto assieme al fratello Gian Mario. L'altra è una signora, Brunella Bruno, in servizio al Cesis e indicata, a quanto dicono nell'ambiente, ai generali Cretella e Poletti, comunque a stretto contatto, al Cesis, con un altro generale della GdF, Emilio Spaziante. Che cosa di facesse in questa distinta compagnia d'affari, o meglio, in questa vera e propria cupola, lo spiegheranno i magistrati. Ma la ragnatela che comincia a dipanarsi sembra andare molto d'accordo con le linee guida indicate dall'ex direttore del Sismi Pollari e portare avanti, con la sua collezione di dossier, da quel Pio Pompa, gestore del "dossierificio" di via Nazionale, di cui si sa solo che è stato trasferito in luogo meno scottante all'interno del Sismi.

La matassa che si dipana fa sempre parte della solita Collezione Primavera Estate del Made in Italia, della nota griffe Cloaca doc: l'organizzazione di un comitato d'affari che, con forti entrature a Bruxelles, ancora da rivelare, aveva messo in piedi una serie di società, i cui protagonisti erano spesso interscambiabili, che si spartivano affari e tangenti, tutte con danaro pubblico, comunitario, statale, regionale o locale. Bipartisan, trasversale, all'insegna del potere e con la copertura della loggia.

Certo, è ancora un'inchiesta, quindi è tutto da dimostrare, e sarà compito della magistratura farlo. Ma intanto, per cercare di capire, occorre far sfilare protagonisti e interpreti. Si comincia con il vice presidente della Giunta Regionale calabrese, e assessore al turismo, Nicola Adamo, diessino. Gli ultimi due anni è passato attraverso forche caudine e l'inferno: prima per la sua storia con Eva Catione, sindaco di Cosenza, e le sue scuse a moglie e figli, poi per inchieste in cui si è trovato coinvolto. E, per uno che è stato anche assessore ala Trasparenza, non è poco. Si prosegue con l'assessore all'Agricoltura Mario Pirillo, esponente del partito democratico meridionale, per continuare con un altro diessino, il consigliere regionale Antonio Acri. Poi c'è la parte ex democristiana, molto folta, che va da Forza Italia all'Udc alla Margherita, con un contorno di affaristi cattolici legati a Comunione e Liberazione. C'è Salvatore Domenico Galati, il cui nome direbbe poco se l'uomo non appartenesse allo staff del senatore, e coordinatore regionale di Forza Italia, Giancarlo Pittelli, che ha legato il suo nome ad uno sciagurato disegno di legge che, se approvato, avrebbe mantenuto moltissimi criminali fuori dalla meritata galera. Ci sono poi due personaggi legati alla Compagnia delle Opere, il braccio affaristico di Comunione e Liberazione: Giorgio Vittadini, già responsabile nazionale, solo perquisito, e Antonio Saladino, della C.d.O. regionale. Vittadini è noto per il grido accorato con cui chiuse nel 2003 il meeting di Cl: "Siamo tutti americani". Saladino, veterinario di Lamezia Terme, ha trovato la sua fortuna con il centro sinistra, il primo. Quando la fantasia di Treu si inventò il meccanismo del lavoro interinale,con le varie agenzie, Saladino, che vagava mettendo in piedi piccole aziende, si buttò nella consulenza del lavoro, creando una società diventata una miniera d'oro. Che, secondo il magistrato, ha messo al servizio (o viceversa) dell'organizzazione.

Altro personaggio di un certo rilievo è l'ex parlamentare parmigiano Franco Bonferroni, figlio di un ex dc forlaniano doc, buon amico di Pier Ferdinando Casini e di Romano Prodi, attualmente consigliere d'amministrazione di Finmeccanica. Bonferroni, nel 1993, si vide stroncata la carriera da una brutta storia di mazzette in cui era coinvolto assieme all'attuale segretario dell'Udc Lorenzo Cesa. Uscirono puliti, ma per lui la strada parlamentare era chiusa. Riciclato in Finmeccania, per il magistrato è una delle punte del comitato d'affari. Con amicizie importanti. Sull'aereo degli invitati a Beirut al suo matrimonio, oltre a Pier Ferdinando Casini, allora presidente della Camera, e al cardinale Camillo Ruini, c'erano Gustavo Selva, il sottosegretario Giuseppe Galati, e il vice presidente dell'Unicredit Palenzona. Della serie gli amici non si abbandonano.

Sempre del gruppone con origini ex democristiane fa parte Piero Scalpellini, consulente "non pagato" dell'Ufficio del Consigliere diplomatico per i paesi africani che dipende dalla Presidenza del Consiglio. Scalpellini, pur non essendo pagato, qualche vantaggio lo deve avere. Il figlio, che ha studiato in Libia, nel 2004 è diventato uno dei portaborse di Prodi. Lui stesso, che ha base operativa a San Marino, dove lavora per una società messa in piedi da ex uomini di Nomisma, veniva un paio di giorni la settimana, sempre nello stesso residence in cui Prodi scende da 10 anni. E recentemente, nella sua qualità di consulente "non pagato" di Palazzo Chigi, ha accompagnato il ministro Giulio Santagata in Libia, per risolvere il problema delle migrazioni clandestine. Un altro nome noto è quello di Cristina Fanesi, esponente della Margherita e responsabile dell'associazione "Margot".

Poi, naturalmente, c'è il mondo degli affari e delle banche. Da Pietro Macrì, presidente della società Mat Sviluppo e del settore terziario della Confindustria di Vibo Valentia, a Luigi Filippo Mamone, dirigente della Regione. Un altro dirigente regionale è Francesco De Grano, responsabile del settore finanziamenti Por dal 2007 fino al 2013, assieme alla sorella Maria Angela, conm cariche in diverse società. Gli uomini di Saladino nel gruppo sono Valerio Carducci, che tiene i contatti con gli ambienti parlamentari. Giancarlo Luzzo, ex assessore regionale alla Sanità, Mario Pirillo, attuale assessore all'Agicoltura, e Vicenzo Bifano. I nomi continuano con Gerrardo Carnevale, dello staff di Antonio Acri, l'imprenditore Armando Zuliani, il commercialista Francesco Indrieri.

Un bell'inizio, ma solo un inizio. Secondo i magistrati, il comitato d'affari potrebbe essere uno dei finanziatori occulti dell'Udc, e per questo le aziende del segreterio Cesa sono nel mirino da tempo. Ma nella mangiatoia, come si vede, sarebbero in moti a inzuppare il pane. In fraterna, illecita complicità. Senza badare alle bandiere personali.

fonte: http://www.aprileonline.info/3646/la-loggia-di-san-marino
Inviato il: 25/10/2007 21:46
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Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#182
Dubito ormai di tutto
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Napoli era tra le metropoli più popolose, veniva definita da
Herman Melville come "la città più allegra del mondo, scintillante di
carrozze, quasi non riesco a distinguerla da Broadway, la vera libertà
consiste nell'essere liberi dagli affanni ed il popolo pare veramente aver
concluso un armistizio con l'ansia e suoi derivati". [16] Senza parlare della
situazione economica del Regno delle Due Sicilie in confronto al resto della
futura Italia: Il capitale circolante delle Due Sicilie era più del doppio di
quello di tutti gli altri Stati della penisola messi insieme; il debito pubblico
era completamente garantito [...]; il rapporto tra debito, con interessi, e
prodotto interno lordo era il 16% [...] in Piemonte era del 75%. [17] E' forse
da mettere in dubbio l'Unità d'Italia o il modo e i fini per il quali essa fu
intrapresa? Una risposta la dà un certo Fortunato Giustino in una lettera al
Croce del 1923: Non disdico il mio 'unitarismo'. Ho modificato soltanto il
mio giudizio sugli industriali del Nord. Sono dei porci più porci dei maggiori
porci nostri.

La politica fiscale perseguita dallo Stato unitario fu un
caso di vero e proprio drenaggio di capitali che dal Sud andarono al Nord.
La pressione fiscale in agricoltura crebbe sotto i Piemontesi e crebbe in
maniera difforme, non equa. Così, mentre nelle Due Sicilie si pagano 40
milioni d'imposta fondiaria, nel 1866 se ne pagheranno 70, contro i 52 del
Nord. La sperequazione è anche più evidente se si considerano le aliquote
per ettaro: nelle province di Napoli e Caserta si pagano L. 9.6 per ettaro
contro la media nazionale di L. 3.33. Lo stesso avviene per le tasse sugli
affari che incidono per L. 7.04 pro capite in Campania, contro 6.70 in
Piemonte e 6.87 in Lombardia. [...] Il debito pubblico pro-capite degli Stati
sardi era il quadruplo di quello dell'Antico Regno ed il Sud fu costretto ad
accollarsi centinaia di milioni spesi dal Nord. [...] La media pro-capite [per le
spese pubbliche] fu di L. 0.39 nel Mezzogiorno continentale (L. 0.37 in
Sicilia) contro la media nazionale di L. 19.71.

L'Unità d'Italia non fu condotta da
un migliaio di persone, ma finanziata dalla massoneria e per soddisfare
nuovi equilibri nel Mediterraneo richiesti dall'onnipresente Inghilterra.
Un'unità che, al solito, passò attraverso esemplari massacri e
sproporzionate perdite tra le parti: Furono distrutti 51 paesi; ricordiamoli,
simboli di tanta tragedia, Casalduni e Pontegandolfo; il 14 agosto 1862 le
truppe piemontesi circondano ed attaccano questi due inermi paesi del
Sannio. Non c'erano Briganti, solo donne, vecchi e bambini: tutti
ugualmente massacrati con violenza e furono più di 900 i morti. [19] Tra il
1861 e il 1872 vennero uccisi 266'370 guerriglieri ed oppositori politici a
fronte di 23'013 perdite piemontesi. [20] Senza menzionare le
depredazione fatte, gli ingenti bottini dei vincitori che finirono a rimpinguare
le banche del Nord.

link
Inviato il: 19/12/2008 3:34
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Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#183
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 9/6/2004
Da u-oy-topos middle Oceania
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Segnalato dal gongoro:

Inviato il: 17/2/2009 15:28
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  •  francesco7
      francesco7
Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#184
Mi sento vacillare
Iscritto il: 25/5/2006
Da Tarentum
Messaggi: 886
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Grazie Vincenzo per la segnalazione di questo video. Segnalo questa notizia che forse gli utenti del nord non conoscono....Campagna Telenorba contro la Confindustria del Nord
Risultato: il presidente degli industriali di Bari, Alessandro Laterza, espelle il presidente del gruppo televisivo dall'associazione.
Inviato il: 17/2/2009 16:47
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  •  axen
      axen
Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia
#185
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 16/2/2009
Da To
Messaggi: 32
Offline
Citazione:
SENTI IO SONO ROMENO!!! HAI CAPITO??? RO-ME-NO!!! io ho sopportato per 20 anni il regime di CEAUSESCU...quindi se volete continuare a credere agli orchi cattivi del wto fatelo pure!! se sei così grullo da credere alla storia della terra cava (perchè sai fà figo fare il bastian-contratio)fai pure!!! se sei convinto che Bush ha buttato giù il Wtc rifai pure, non sarò certo io a farti cambiare idea.


FANTASTICO, NON CI POSSO CREDERE !!! questo soggetto si e spacciato per un romeno per dare lezioni di democrazia !!! ma si può scendere cosi in basso ?


e ve la siete pure bevuta: “Mi dispiace per quello che, posso solo immaginare tu abbia subito”

MA SUBITO COSA ????
Inviato il: 19/7/2009 11:54
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