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  La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana

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  •  ivan
      ivan
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#141
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 22/7/2004
Da Bronx
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Inviato il: 5/11/2013 4:34
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  •  Davide71
      Davide71
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#140
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 8/7/2006
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Ciao earlturner:

infatti anch'io trovo l'idea che il Duce sia riuscito a fuggire strana. Però sono abbastanza convinto che invece Hitler ci sia riuscito, e sicuramente aveva segreti più scottanti da rivelare di Mussolini! Oltre tutto non sarebbe una novità. Di recente ho letto un libro in cui si affermava che gli Zar di Russia non fossero affatto stati uccisi, ma fatti fuggire dai Comunisti, con la promessa di non rivelare mai il segreto (pena il finire uccisi sul serio...)
Il libro era scritto da uno che si dichiarava erede dello zar ed era decisamente convincente.
Inviato il: 3/11/2013 10:52
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  •  earlturner
      earlturner
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#139
Mi sento vacillare
Iscritto il: 4/7/2013
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Citazione:

Davide71 ha scritto:
Ciao a tutti:

ho letto su Comedonchisciotte uno che diceva che Mussolini sarebbe fuggito in Paraguay con la Petacci e che i due cadaveri sarebbero due sosia. Qualcuno sa dirmi se è una bufala o ha qualche base storica?
Io ho letto il libro di uno storico inglese che afferma che Mussolini sarebbe stato ucciso da un agente inglese perché Churchill era compromesso non poco con lui. I partigiani l'avrebbero "rifucilato" per rabbia di non avergli potuto sparare per primi.
L'idea che Mussolini sia pesantemente compromesso con gli Inglesi (secondo me poteva benissimo essere un agente inglese...) non mi giunge inaspettata. Tuttavia da lì a fuggire in Paraguay...


mah, un po' come Elvis..
comunque no. Ci sono le testimonianze di chi era li a pisciare sopra il testone del duce o per esempio questo da wiki -
"La mattina del 28 aprile del 1945 Starace, uscito di casa in tuta da ginnastica si apprestava ai quotidiani esercizi quando, credendo di riconoscerlo, alcuni partigiani gli rivolsero la parola mentre si allontanava. "Starace, dove vai?" gli chiesero, per sentirsi rispondere placidamente: "Vado a prendere il caffè". Bloccato, l'ex gerarca venne condotto in un'aula del Politecnico dove venne sommariamente processato e condannato a morte per fucilazione.

Venne trascinato fuori dall'aula e caricato su un autocarro scoperto con il quale girò tutta la città, subendo una gogna pubblica: venne coperto di insulti, sputi e lanci di sassi e materiale organico[12]. Per l'esecuzione fu portato in Piazzale Loreto dove nel frattempo erano stati appesi alla pensilina di una stazione di servizio, i cadaveri di Mussolini, di Petacci e di altri gerarchi. Non intimorito rivolse il saluto romano al Duce prima di cadere fulminato dal plotone di esecuzione.[14][15]

Prima di essere colpito gridò: "Fate presto, invece di picchiare e di insultare un uomo che state per fucilare!"[12]. Il cadavere fu in seguito appeso insieme agli altri corpi.

12^ http://www.liberolibro.it/achille-starace-il-caporale-del-duce/
14^ Pierluigi Baima Bollone. Le ultime ore di Mussolini, Mondadori, oscar storia, 2005, p.198: "Achille Starace, che è stato arrestato per strada, ha subito un processo sommario ed è stato trasportato a piazzale Loreto per l'esecuzione. Apparentemente senza paura, rivolge al cadavere appeso di Mussolini, il saluto romano, subito dopo viene fucilato.
15^ Antonio Spinosa, L'uomo che inventò lo stile fascista, Mondadori, Milano, 2002

dico personalmente che disinformazione vada presa con le molle.
Inviato il: 2/11/2013 15:33
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  •  ivan
      ivan
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#138
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 22/7/2004
Da Bronx
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Citazione:

Davide71 ha scritto:
Ciao a tutti:

ho letto su Comedonchisciotte uno che diceva che Mussolini sarebbe fuggito in Paraguay con la Petacci e che i due cadaveri sarebbero due sosia. Qualcuno sa dirmi se è una bufala o ha qualche base storica?
Io ho letto il libro di uno storico inglese che afferma che Mussolini sarebbe stato ucciso da un agente inglese perché Churchill era compromesso non poco con lui. I partigiani l'avrebbero "rifucilato" per rabbia di non avergli potuto sparare per primi.
L'idea che Mussolini sia pesantemente compromesso con gli Inglesi (secondo me poteva benissimo essere un agente inglese...) non mi giunge inaspettata. Tuttavia da lì a fuggire in Paraguay...


Su questa storia ci sono un sacco di punti oscuri che finora non sono mai stati chiariti a sufficienza.

Anche nella fine che hanno altre "personalità" di quel periodo ci sono molti punti oscuri.
Inviato il: 2/11/2013 14:08
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  •  Davide71
      Davide71
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#137
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 8/7/2006
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Sul Vajont io ho visto il film, che secondo me ci va pesante a sufficienza. In esso si affermava che svuotando l'invaso si rischiava la frana. Il fatto di voler provocare una piccola frana oppure di "correre il rischio" di provocarla non cambia molto. Dovevano evacuare la popolazione in ogni caso.
Inviato il: 2/11/2013 12:14
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  •  Davide71
      Davide71
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#136
Dubito ormai di tutto
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Ciao a tutti:

ho letto su Comedonchisciotte uno che diceva che Mussolini sarebbe fuggito in Paraguay con la Petacci e che i due cadaveri sarebbero due sosia. Qualcuno sa dirmi se è una bufala o ha qualche base storica?
Io ho letto il libro di uno storico inglese che afferma che Mussolini sarebbe stato ucciso da un agente inglese perché Churchill era compromesso non poco con lui. I partigiani l'avrebbero "rifucilato" per rabbia di non avergli potuto sparare per primi.
L'idea che Mussolini sia pesantemente compromesso con gli Inglesi (secondo me poteva benissimo essere un agente inglese...) non mi giunge inaspettata. Tuttavia da lì a fuggire in Paraguay...
Inviato il: 2/11/2013 12:09
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  •  black
      black
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#135
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la storia della frana pilotata del vajont era conosciuta da prima,chiedo scusa per il mio post precedente,non me lo ricordavo come fatto

quella di ivan è comunque un'altra testimonianza
Inviato il: 1/11/2013 18:01
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  •  ivan
      ivan
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#134
Sono certo di non sapere
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Inviato il: 1/11/2013 4:26
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  •  ivan
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#133
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Prosegue la storia di Elisa Claps, un altro mistero italiano:

link IElisa Claps, domani a giudizio il medico che eseguì la perizia sui vestiti.
Inviato il: 30/9/2013 21:13
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  •  black
      black
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#132
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non avevo mai sentito questa notizia(parlo di quella riferita al vajont),incredibile,sicuramente da approfondire(probabilmente ci vorrebbe un thread a parte).

grazie
Inviato il: 30/9/2013 12:19
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#131
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Inviato il: 30/9/2013 12:13
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  •  ivan
      ivan
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#130
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#129
Sono certo di non sapere
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Da Carmilla, letteratura, immaginario e cultura d'opposizione:


Quasi settant’anni di quasi democrazia. Anzi, per nulla.

di Nico Macce

Il 2 agosto 1980 è la data che viene segnata dalla peggior strage avvenuta in Italia dal secondo dopoguerra. Alla stazione di Bologna morirono 85 persone dilaniate da un ordigno collocato nella sala di seconda classe e furono oltre 200 i feriti. A tutt’oggi è rimasta inascoltata la domanda di verità che i parenti delle vittime e un’intera città chiedono con forza a uno Stato sordo e volutamente reticente. E ogni anno si rinnova questa richiesta, ritorna in piazza una protesta sacrosanta verso le autorità del momento, che tanto parlano ma nulla fanno. Il segreto di Stato rimane la pietra tombale su questa e altre vicende.
Molto è stato detto e scritto su quella maledetta mattina, e non è qui mia intenzione entrare nel merito di questo specifico evento.
Questo mio contributo intende piuttosto delineare un quadro generale e una traiettoria dalla “democrazia” e della politica italiana, condizionata da sempre dall’azione legale e criminale di poteri forti del tutto interni e ai posti di comando nella società italiana e in un contesto internazionale.



PRIMO ATTO: STRAGI FASCISTE?

La storpiatura della verità sta nella definizione stessa che i partiti istituzionali e sindacati concertativi danno da sempre di questo fatto: strage fascista, frutto di una strategia eversiva.

In realtà fu strage di Stato.

Così come lo furono le altre: da piazza Fontana a Brescia, all’Italicus, solo per menzionare le più note.
Pasolini ebbe e a dichiarare “Io so”. Cosa sapeva che non si potesse dire, dimostrare, sin da quando in Sicilia con le truppe alleate nel ’43 sbarcarono anche i servizi statunitensi? Sin da quando un corteo di lavoratori fu preso a bombe e mitragliate a portella della Ginestra, nel 1° maggio del 1947?
Viene da dire che la nostra Costituzione, che molti definiscono la migliore del mondo (salvo poi accettare i suoi stravolgimenti nel nome della governabilità), rappresenti soltanto ciò che il paese sarebbe dovuto essere, nella sovranità del popolo, nell’esercizio democratico dei suoi strumenti di sovranità: elezioni, Parlamento, nel diritto al lavoro, alla salute, all’istruzione.

In definitiva, si può dire che ai fascisti si sia data anche troppa importanza: non decidevano certo loro. Se parliamo di gruppi come Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale e così via, sulla scena delle stragi sono stati solo mera manovalanza. Ma sono serviti a una parte della sinistra di allora, quella “storica”, per agire nel contesto di un avvicinamento al regime di classe. Figli di un dio minore nella stretta del rumor di sciabole, e dell’impossibilità di un andare al governo per democratiche elezioni.
Le polemiche del PCI con Camilla Cederna, con Lotta Continua e con tutta la sinistra extra-parlamentare di quegli anni, vertono proprio sulla matrice delle stragi e, conseguentemente sui veri responsabili di quelle bombe.

Per cui, la verità politica (visto che quella giudiziaria sulle stragi è sepolta sotto un cumulo di depistaggi e di sentenze vergognose), è stata bene indicata dalla sinistra rivoluzionaria dell’epoca: si trattava di stragi di Stato, la cui funzione non era eversiva, ma di stabilizzazione di un potere di classe che impedisse ciò che sarebbe stato impedito con ogni mezzo illecito e criminale: l’avanzata delle sinistre e del movimento di classe al governo del paese.

Gladio – Stay Behind, gli apparati dello Stato come il SID, la massoneria della Loggia P2, i collegamenti di queste strutture occulte e reazionarie con i sevizi segreti statunitensi come la CIA, rappresentano nel complesso quel dispositivo del tutto interno allo Stato in funzione anticomunista.
Già da allora ambiti di concentrazione di soggetti di potere sovranazionale, lobbies, potentati finanziari e multinazionali come il Club Bilderberg, erano tra gli ideatori di questa strategia antidemocratica e stragista.
Per quanto riguarda il Club Bilderberg (che vede da sempre nel suo board e tra gli invitati personaggi come lo stesso premier Enrico Letta, Mario Mionti, Mario Draghi e altri) a rivelarlo è il Presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione, Ferdinando Imposimato, in occasione della presentazione napoletana del suo libro “La repubblica delle stragi impunite”. Il video è visionabile qui.
Notizie come queste dovrebbero essere raccolte come bombe dai media. Invece tutto finisce come sempre in cavalleria.

La verità che emerge dai fatti tragici della Prima Repubblica, è che il popolo italiano non avrebbe potuto scegliere il suo governo. Nel regime democristiano, dal dopoguerra in poi, c’erano tutti gli elementi del totalitarismo di un blocco reazionario pronto a tutto.
Sul finire degli anni ’60, primi ’70, il messaggio di inibizione criminale di qualsiasi possibilità di governo per elezione, che venne rivolto al PCI fu colto talmente tanto bene da quest’ultimo, che la scelta fu proprio quella di assogettarsi e partecipare a questo contesto di democrazia condizionata e a far nascere con Berlinguer la scelta di campo anche sul piano internazionale con l’Eurocomunismo.

Le bombe fecero il loro effetto nella politica italiana, mentre il più grande partito comunista dell’Occidente andava modificandosi anche per referenti sociali: il PCI si avviava a spostare il suo baricentro referenziale dalla classe operaia ai ceti medi, sino ad essere interno e agente dei nuovi processi capitalistici di ridefinizione della composizione (o meglio: scomposizione) del lavoro. Lo stragismo e la strategia della tensione furono di grande “aiuto” nel far emergere le tendenze neoborghesi che già agivano nelle strutture del partito e tra i quadri dirigenti.

Se guardiamo al piano di rinascita democratica della P2 di Gelli (concentrazione dei media, infiltrazione, stravolgimento di partiti e sindacati, trasformazione del sistema politico e istituzionale italiano in repubblica presidenziale, quindi trasferimento dei poteri legislativi a un esecutivo forte), vediamo che questo collima perfettamente con i desiderata dei principali gruppi multinazionali e finanziari che hanno dato vita alle summenzionate associazioni elitarie transnazionali.

Ecco perché nella Prima Repubblica della DC è del tutto fuorviante pensare allo stragismo come sovversione. Fu esattamente l’opposto!



SECONDO ATTO. IL PIANO PROSEGUE SU NUOVE BASI.

La scena internazionale e quella nazionale si intrecciano e descrivono i contorni della strategia di condizionamento della “democrazia” italiana e di stabilizzazione del potere capitalista. Tra gli anni ’60 e ’70, le élites capitalistiche del mondo Occidentale (anche se sarebbe una forzatura associarle in toto alla strategia della tensione) avevano il problema di contrastare il blocco socialista e le lotte di liberazione nel Terzo e Quarto Mondo, ma anche di contrastare la rigidità operaia in fabbrica i livelli di reddito indiretto, lo stato sociale e il reddito diretto dei salari e delle pensioni.
L’autonomia di classe, l’autunno caldo, erano state la bestia nera per l’accumulazione capitalistica nelle metropoli dell’Occidente. E dal ’73, con l’avvio della crisi di sovrapproduzione e il disequilibrio della crisi petrolifera, nei nuovi contesti di confronto tra le élites stesse, come la Trilateral e il Club Bilderberg, venne pensata la strategia di stabilizzazione del potere di classe mediante lo svuotamento dei sistemi democratici occidentali.

In Occidente, e in Italia in particolare, da un’azione di contenimento delle lotte autonome di classe e delle rivendicazioni che tendevano ad ampliare i diritti sociali, i servizi e l’accesso alla ricchezza sociale, con il neoliberismo si passa a un attacco selvaggio, frontale verso le cittadinanze, i lavoratori e le loro conquiste.

Gli anni ’80 con il reaganismo, segnano il punto di arrivo di un’epoca di welfare e diritti sociali e nel cntempo l’ondata di privatizzazioni, la precarizzazione del lavoro, l’esternalizzazione dei processi produttivi giungono anche in Italia. Il congelamento della scala mobile è un passaggio fondamentale per l’assoggettamento del lavoro alle nuove logiche dominanti dell’accumulazione capitalistica, il quale diviene una variabile totalmente dipendente dai mercati e dai loro must nella competizione globale.

Con il crollo del blocco socialista e il dilagare delle politiche neoliberiste per tutti gli anni ’90, la stabilizzazione del potere capitalista prosegue sulla base di una riorganizzazione sociale del lavoro in Europa, della sua divisione nell’ambito della nascita del soggetto europeo: un euro-imperialismo voluto principalmente dai ceti dominanti del capitalismo europeo. Le lotte tra soggetti del capitale sono forti e nelle tappe che arrivano a comporre l’Europa delle banche e delle tecnocrazie, da Maastricht alla moneta unica, al Trattato di Lisbona, si forma l’asse dominante tedesco-francese: chi ha assunto l’egemonia economica e chi ha le armi nucleari.

Non entrerò nei dettagli dell’economia del debito con l’ipertrofia monetaria che diviene bomba ad orologeria per il sistema finanziario nella competizione globale e al tempo stesso dispositivo di comando su governi e cittadini, o della trasformazione di intere economie del sud Europa come Grecia, Portogallo, Spagna e Italia da aree di consumo composte da ceti sociali dal buon potere d’acquisto a bacini di forza lavoro precarizzato e in concorrenza con quella dell’est europeo e asiatica, nella devastazione e falcidia selvaggia delle piccole e medie imprese per recessione, imposizione fiscale e monopolio.
Mi limito a osservare che la governamentalità neoliberista delle élites sovranazionali deterritorializzate, le dinamiche della turbofinanza, come sostenevo poc’anzi, hanno come denominatore comune il depotenziamento delle democrazie parlamentari. Occorre velocità di decisione e la tecnocrazia finanziaria spacciata per “neutra” assume i contorni di un dogma indiscutibile.

Crisi sistemica strutturale non significa crollo del capitalismo. I ceti dominanti del capitale hanno la capacità di trasformare la crisi in opportunità di attacco alle classi sociali subalterne, ai lavoratori. A usare la finanza come dispositivo di comando sulla forza-lavoro, e su ogni ambito della riproduzione sociale, di predazione con l’economia del debito (quella che David Harvey definisce: “accumulazione capitalistica per spoliazione”). E con la nuova fase neoliberale, gli strumenti volti ad aggredire il welfare, a sottrarre ricchezza sociale, beni comuni, a piegare le condizioni di lavoro fino a ledere i diritti più elementari e il reddito dei lavoratori e dei pensionati fino a salari da sussistenza, non potevano non avere come elemento fondamentale di governance la concentrazione dei poteri e una catena di comando che parte da organismi neppure eletti dal Parlamento europeo: la BCE e la Commissione Europea.

Gli anni della nascita dell’Eurozona e della Seconda Repubblica in Italia, si caratterizzano per un processo politico autoritario che è la copia carbone del piano gellista. La P2 finisce, Gelli va in galera (almeno per un po’), ma restano intatti, persino dalla furia giustizialista di Tangetopoli, i livelli di comando reali, si badi bene: non di un piano occulto di servizi deviati, bensì i centri di potere economico e politico che hanno saputo utilizzare mezzi legali e mezzi criminali per orientare l’intera politica italiana al grande processo di riconversione del sistema capitalista in chiave neoliberale anche in Italia.

Il berlusconismo è stato molto utile per questa involuzione autoritaria. Non solo per la concentrazione dei media nelle mani di poteri forti, per un loro uso che ha saputo imporre i modelli culturali e gli stili di vita propri del pensiero unico, per la morte del proporzionale e per il porcellum. Ma anche per la degenerazione politica e culturale, lobbistica, di partiti e dei sindacati, ormai in balia di comitati d’affari e di consorterie che entrano ed escono dai vari Club Bilderberg, organici al comando neoliberista.
Chi se non l’erede dei dettami della P2, con le forze borghesi paracriminali e della destra reazionaria che l’hanno sostenuto, meglio poteva condurre questo gioco?

Ma quando un soggetto di regime e la sua cricca diventano ingombranti, vince il banco che regge questo gioco. Con la crisi dei subprime e lo scoppio della grande bolla finanziaria, occorrevano risposte europee forti e veloci in grado di contrastare la guerra monetaria in atto tra blocchi ecomomici dell’area atlantica.
E alla luce di questo passaggio politico imposto dalle élites della finanza europea, ciò che sta accadendo in questa nuova fase diviene ben comprensibile. Dal colpo di mano della troika con la lettera a Napolitano di Draghi-Trichet nel 2011, che ha portato alla destituzione del governo Berlusconi, palesemente inadatto ad adottare il piano di “risanamento dei conti” delle tecnocrazie di Bruxelles, sino all’avvento del governo Monti: non eletto da nessuno.
Nel 2011, il colpo di grazia alla nostra democrazia condizionata ha il suo inizio.



TERZO ATTO. IL PRESIDENZIALISMO ALLE PORTE.

Sul finire di luglio, un’armata sgangherata di deputati, senza arte né parte, né di destra né di sinistra, o tutt’e due insieme, ha tenuto testa nell’aula della Camera al peggior attacco che la (pur sempre condizionata) democrazia italiana abbia mai subito.
Perché se cade il bastione dell’art. 138: un capolavoro di ingegneria legislativa dei nostri padri costituenti, quello che resta del castello della Costituzione crolla. E il sistema repubblica italiana diventerà per mano di una non maggioranza del paese (per altro molto occasionale e artefatta) una repubblica presidenziale.
L’armata è quella grillina e gli attaccanti sono quelle consorterie dentro partiti come PdL, PD, Scelta Civica, che hanno già passato il primo ponte levatoio con il Governo Letta, dopo la nomina del Napolitano bis, e che rispondono ai dettami della tecnocrazia europea e dei “mercati finanziari”, leggi: l’oligarchia finanziaria neoliberista che ha preso piede con le sue lobbies nell’Occidente, in tutte le cancellerie e sale ovali.
Grazie all’ostruzionismo del M5S, la partita è stata rinviata a settembre.

Non ho in simpatia il grillismo. E la sacrosanta opposizione che ha bloccato il colpo di mano agostano, palesemente anticostituzionale, portato avanti dal governo Letta con il DDL 813, non mi fa cambiare idea sul fatto che il M5S sia una sciagura per lo sviluppo di un’autentica opposizione politica e di classe. Ma il tour de force che le forze di Grillo hanno portato avanti alla Camera è stato oggettivamente un utile contrasto a questo tentativo di forzatura autoritaria dei dettami costituzionali.
Per il resto nessuna mobilitazione. Solo qualche articolo sui giornali d’opposizione e un appello di alcuni costituzionalisti ed esponenti della sinistra che non si è venduta (andare qui). E il ritardo della sinistra antagonista e di classe nel tenere la scena politica è ancora più inquietante, proprio nella gravità del momento storico e politico italiano e internazionale.

Ma cosa sta accadendo? Succede che il piano procede spedito nel suo terzo atto: le cricche di governo e dei partiti al servizio dell’eurocrazia neoliberista e dell’oligarchia finanziaria, con la complicità dei media e l’indifferenza da ombrellone della pubblica opinione, hanno cercato di ridurre i tempi da tre mesi a 45 giorni che l’art. 138 prevede per approvare modifiche strutturali alla Costituzione. Per evitare che non sia la maggioranza del momento a modificare la fisionomia del sistema costituzionale, ma l’intero Parlamento nella maggioranza di due terzi o, in assenza di questa, i cittadini mediante una consultazione referendaria. Lo scardinamento delle garanzie dell’art. 138 in materia di modifiche costituzionali, conduce dritto a una repubblica presidenziale, che verrà proposta dalla quintessenza del porcellum: i saggi pescati tra i partiti che stanno cercando di svuotare definitivamente quello che resta delle funzioni istutizionali e legislative del sistema costituzionale italiano.

E la debolezza del quadro politico italiano, aumentata ulteriormente con il risultato delle ultime lezioni, non fa che confermare la necessità dei gruppi dominanti di puntare ancora con più urgenza a una concentrazione dei poteri.

E’ di qualche settimana fa l’uscita della Morgan Stanley con un documento che è la perfetta sintesi di questa strategia neoliberista. In buona sostanza la Morgan Stanley ci dice che le democrazie nate dalle Resistenze nel secondo dopoguerra del Novecento sono lente, obsolete perché conferiscono troppo potere ai cittadini, perché non consentono le necessarie, agili e spregiudicate manovre di risposta ai mercati finanziari, le “inevitabili” (perché tecniche amministrative pure”) politiche di compressione salariale, di attacco alle pensioni, al welfare, di accumulazione capitalistica per predazione. Le Costituzioni democratiche pensate dagli antifascisti dell’epoca non consentono una governance libera dai lacci parlamentari, dalle consultazioni popolari, dalle vertenze sindacali sul lavoro e sociali sui diritti, considerati solo degli ostacoli.

A schiocco di dita, il servo risponde. E infatti, se guardiamo la foresta dall’alto, e non il singolo albero di volta in volta, vediamo come gli attori di questo processo autoritario: attori apparentemente “di sinistra”, palesemente collusi con la destra reazionaria berlusconiana, e unitamente a questa, ci stiano portando al totalitarismo delle banche e dei tecnocrati. E se associamo l’accordo sulla rappresentanza siglato dai sindacati concertativi CGIL, CISL e UIL al DDL 813, e se poi ci aggiungiamo l’inerzia soporifera e disinformante della maggioranza dei media, la quadratura del centro è piena: tutto collima con il piano di Licio Gelli.

Lo stesso ruolo di Napolitano, che va ben oltre le normali prerogative e compiti di un Presidente della Repubblica, è di fatto una prova generale verso un premierato forte. La fiducia popolare (ben disposta dai media) verso un presidente che suggerisce, ammonisce e bacchetta i partiti, definisce quali sono gli avversari della “democrazia” (guarda caso NoTav e movimenti antagonisti in genere), orienta il governo sulla linea politica da tenere: sempre rigidamente dentro il solco dei desiderata dell’oligarchia finanaziaria, è il collante necessario per tenere in piedi l’intero carrozzone. Soprattutto ora, in cui con la sentenza di condanna a Berlusconi di ieri, può aprirsi una crisi politica che condanna il governo Letta a finire a breve e il paese a un ulteriore momento di vuoto istituzionale, preludio di ulteriori e più spregiudicate forzature anticostituzionali.

Napolitano è una garanzia per i potentati: è la figura giusta per contenere il populismo delle destre reazionarie e metabolizzarlo in altre coalizioni e procedere col ruolino di marcia delle tecnocrazie europee.

A questo va aggiunta la più completa assenza di un’opposizione politica nel paese e la presenza (per citare Marco Revelli) di due destre gregarie tra loro, che rappresentano i precari equilibri di un sistema politico che è il prodotto delle contraddizioni tra settori di borghesia dominante. Sistema che ha lasciato ad altri poteri più forti le decisioni strategiche in materia di politica economica.
Fuori dalla vergogna del tradimento della maggiore forza politica, il PD, vissuto in questi ultimi mesi dal “popolo di sinistra e delle primarie”, c’è solo un antiberlusconismo giustizialista, che si alimenta di nostalgie berlingueriane per il grande partito, tra conti sugli stipendi dei parlamentari, auto blu, bunga bunga e alcove del cavaliere. Mentre il nemico principale è soprattutto altrove (magari ce l’hai pure in casa…). E la predazione si muove su altri numeri, quelli che incidono sulla nostra vita.

Ai lavoratori, ai cittadini, ai precari, vengono tolti ormai molto velocemente tutti i dispositivi costituzionali, legislativi, referendari, politici e sindacali per incidere sulle scelte strategiche e tattiche in materia economica, salariale, di diritti sul lavoro e sociali, cultura e istruzione, welfare e diritti alla persona. In altre parole per non dare sponde e legittimità a concreti e reali rapporti di rappresentanza parlamentare, istituzionale e sindacale.
L’autoritarismo neoliberista trasforma i cittadini in sudditi di un’oligarchia tecnocratica e finanziaria deterritorializzata, sovranazionale, gli utenti in debitori che comprano servizi, pensioni, i lavoratori e quella che era una larga parte dei ceti produttivi (PMI, piccolo commercio, sottoposti a un processo di proletarizzazione selvaggia) in forza-lavoro eternamente precaria e, per reddito, ai limiti della sopravvivenza.

Il presidenzialismo è alle porte e questi quasi settant’anni di poca o nulla democrazia fatta di morti nelle piazze, nelle stazioni, per squadrismo fascista e poliziesco, di bombe e repressione, non possono avere questo epilogo. Non possiamo lasciarglielo fare.

Così come l’esistenza di milioni di persone sempre più impoverita e degradata da politiche decise altrove e una protesta diffusa e frammentaria che non trova organicità e progetto, non possono non avere risposta alla domanda di uscita dal nuovo grande lager dello sfruttamento e dell’economia del debito.

Le premesse per dare una risposta organizzata e di progetto ci sono tutte. Da Taranto al Sulcis, da Niscemi a Fabriano, da Torino a Roma, la lotta di classe c’è. C’è materia di lavoro politico. C’è la possibilità di fare emergere dalle realtà sociali in lotta un’ipotesi di alternativa politico-sociale che sappia porsi su un piano anticapitalista e di ricostruzione di un tessuto di solidarietà sociale e di identità collettiva. Serve la volontà di ripartire dall’autonomia di classe, da un percorso di unità e di progetto della sinistra antagonista e anticapitalista, che tanto potrebbe fare se solo lo volesse. Se solo non fosse preda di settarismi e lotte intestine.

Ma questa è un’altra storia.




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Inviato il: 22/9/2013 9:16
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  •  horselover
      horselover
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#128
Dubito ormai di tutto
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il caso dei cinque anarchici calabresi
Inviato il: 2/7/2013 20:46
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      Daniele
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#127
Ho qualche dubbio
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Non so se questo è il posto giusto per la segnalazione, ma mi ha colpito
questo articolo

Vi riporto il titolo ed il sottotitolo:

Incidente di Ramstein, dossier dei familiari dei piloti: “Nessun errore in volo”

Il fratello del tenente colonnello Ivo Nutarelli, uno degli ufficiali delle Frecce Tricolori morti nel disastro del 1988: "Non avrebbe mai commesso un errore del genere. Il sospetto che quella strage sia legata a Ustica è maturato dopo che l'Aeronautica archiviò tutto in fretta". Ora le indagini difensive saranno trasmesse alla magistratura
Inviato il: 26/6/2013 10:02
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      ivan
Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#126
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#125
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
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Su youtube un video che ricostruisce i fatti di Brindisi di un anno fa :

http://youtu.be/w2JrnbCEnkg
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
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Su Sky stanno trasmettendo "Mafia bunker", un viaggio con le telecamere sin dentro le roccaforti della mafia in Campania e Calabria, sin dentro ai bunker - link -

Non so cosa sia cambiato o se e' mai cambiato qualcosa, pero' quel che emerge e' uno scenario di uomini si potenti ma con il fiato della gendarmeria sul collo, gendarmeria che alla fine l'ha spuntata; emerge uno scenario di ben diverso dall'immaginario di padrini onnipotenti a cui la fiction ci ha abituati.
Inviato il: 20/4/2013 0:19
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#118
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#117
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Sul caso Pasolini:




Inviato il: 9/12/2012 10:33
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#116
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Su CDC "IL CONTESTO O QUEL CHE POTREBBE ACCADERE NEL PAESE DEL GOLPE PERMANENTE"

link


Viviamo tempi sciagurati e miserabili sotto molteplici punti di vista, tempi in cui, non solo le normali aspirazioni di verità, trasparenza e giustizia vengono tradite e vilipese da chi si è assunto la presumibile responsabilità di traghettare il paese fuori dalle secche di questa interminabile e devastante crisi globale, continentale e nazionale, ma nei quali perfino il semplice sentimento della decenza è andato smarrito e forse perduto per sempre. Dopo anni di egemonia (sub)culturale berlusconiana ci si aspettava qualcosa di meglio e di più incoraggiante per le sorti della traballante Repubblica. E poi siamo veramente sicuri che i cosiddetti tempi bui della ribalta del Cavaliere sono veramente terminati ? Quel che non posso più tacere è la mia indignazione di cittadino e le ferite che quotidianamente mi vengono inferte nella mia dignità di semplice uomo civile. Disgraziatamente in questo 2012 ancora così lungo e dolente si susseguono i ventennali, trentennali, quarantennali delle celebrazioni dei “sacrifici” di solerti e coraggiosi servitori dello Stato assassinati per aver anche solo sfiorato quei famosi fili che non lasciano scampo. Non solo Falcone e Borsellino, ma anche il generale Dalla Chiesa e l’onorevole Pio La Torre, come il commissario Calabresi, per tacere di quella lista fin troppo lunga di politici, magistrati, carabinieri, poliziotti e giornalisti… Uomini che hanno creduto in uno Stato il quale per la sua metà ha quantomeno favorito incoraggiato e coperto gli assassini mentre l’altra è rimasta a guardare impassibile per non disturbare troppo. Sono indignato e offeso per la quantità di melassa e di sentimenti insinceri, esibiti ed artefatti che ci vengono riversati addosso con tutto il sapore della menzogna e del non detto. Le prime vittime di questo bombardamento di bassa retorica sono proprio i ragazzi e i più giovani che poco sanno e poco conoscono della nostra storia più recente. Ci sarà qualche motivo se fra gli studenti è diffusa la convinzione che a compiere le stragi degli anni passati sono stati i brigatisti ? Il nostro Presidente – il solito Prode Camomillo -, campione dei conformismi di ogni stagione, prima comunista filosovietico ortodosso e poi, stabiliti i rapporti di forza fra le Superpotenze, uomo assai apprezzato dall’establishment americano, tromboneggia e vaneggia fra gli scrosci di applausi del pubblico pagante. E’ tutto chiaro, no ? Da un lato ci siamo noi, gli onesti, i giusti, i “democratici” e dall’altro i “mostri”, i cattivi, i nemici delle istituzioni e del popolo italiano. Il nostro Prode Camomillo e la corte dei miracoli ministeriale ci parlano senza apparente cognizione di causa di pericoli per la democrazia – quale democrazia ? -, di marea dilagante dell’eversione e del terrorismo d’incerta matrice, dei rigurgiti criminali delle mafie, dei brigatismi e degli anarcoinsurrezionalismi vari… Non stiamo andando da nessuna parte e tutto questo gran parlare di pericoli e di attacchi alle istituzioni non solo confonde il cittadino medio, ma avvelena anime e coscienze, esaspera e rende rabbiosi ed inquieti impedendo il normale esercizio della pura razionalità. Indubbiamente a cavallo dei due turni delle recenti amministrative si sono verificati episodi terroristici e criminali di assoluta gravità che richiederebbero tutta la prudenza e il riserbo possibili da parte degli inquirenti incaricati delle indagini. Invece la consueta grancassa mediatica e le solite narcisistiche da strapazzo si sono trasformate in altrettante occasioni per fare del sensazionalismo inqualificabile. Verrebbe da dire che, per suscitare ed alimentare la tensione e l’insicurezza dei cittadini, tutto fa brodo…

Fra tutti i più recenti episodi criminali – ed è giusto e corretto definirli in tal modo – quello di Brindisi spicca per cinismo, crudeltà e barbarie. Chi ha colpito premeditando la strage ha voluto trasmettere un messaggio molto chiaro ai cittadini italiani: “Se noi siamo capaci di ideare e realizzare attentati contro le scuole ed inermi studenti significa che voi non potete essere sicuri in nessun posto…”. Purtroppo un’azione del genere prelude ad altri lutti e altro sangue… La situazione avrebbe dovuto richiedere la necessaria calma quantomeno da parte di chi ha la responsabilità di gestire gli eventi successivi… Invece si è assistito al solito spettacolo indecoroso, perché di spettacolo si è trattato… Brindisi diventa un’altra Cogne, un’altra Garlasco, un’altra Perugia, ecc… I media in toto – stampa, televisioni, Internet – si sono esercitate nel consueto “gioco di società” sulla “caccia all’assassino o agli assassini” senza molto costrutto. E’ la mano della mafia o del terrorismo mafioso… No, è il terrorismo “eversivo”… No, è quello “stragista”… No, si tratta di stragismo mafioso… No, è mafia “stragista”… E via discorrendo, fino a ripiegare sul folle o sul pazzo solitario che, magari, è spinto da motivazioni pseudopolitiche… E’ un gioco inutile e forse inevitabile, ma comprensibile nella società della comunicazione e dell’”informazione spettacolo”, mentre fa gridare vendetta quando ad esso partecipano gli organi inquirenti…

Si dice – e forse non senza ragione – che le prime ventiquattro ore sono importanti e decisive per l’individuazione dei colpevoli di un qualsiasi delitto, poi le indagini diventano sempre più difficili ed ostiche. Se così stanno le cose abbiamo ben pochi motivi per essere rassicurati. Quasi a corpo ancora caldo si è gridato ai quattro venti – soprattutto dalle parti della Procura di Lecce – che l’assassino o gli assassini avevano le ore contate, perché era stato reperito un filmato di videosorveglianza che avrebbe ritratto inequivocabilmente l’attentatore proprio al momento della deflagrazione delle bombole. Il filmato sarebbe stato consegnato alla “Stampa” che avrebbe provveduto a pubblicare un paio di “sequenze” del presunto attentatore che, veramente, non possono dire nulla allo spettatore o al lettore. Un povero disgraziato – colpevole di assomigliare all’uomo del filmato – ben conosciuto da quelle parti è stato interrogato ed esposto al serio pericolo di linciaggio. Inutile aggiungere che l’uomo è innocente e che il danno subito non potrà mai essere ripagato… Eppure, con tanto di filmato e di sequenza dell’attentato – gli inquirenti danno l’impressione di non riuscire a dare un volto al terrorista. Se l’uomo è schedato come membro di una qualche consorteria della criminalità organizzata o come eversore, non dovrebbe essere troppo difficile identificarlo… Invece si brancola nel buio e vorrei aggiungere che si brancola colpevolmente nel buio… Considerato che, ormai, il filmato esibito come “pistola fumante” è stato “bruciato” nel momento in cui è stato dato in pasto all’informazione, perché non si dà finalmente al cittadino italiano l’opportunità di visionarlo. In fondo, in proposito, sono solo state fornite descrizioni con ricchezza di colpevole enfasi senza che il pubblico potesse farsi un giudizio preciso su elementi fattuali. E poi, a questo punto, l’individuo ripreso – se veramente è coinvolto nel crimine – si sarà dileguato e, possibilmente, avrà trovato riparo all’estero tanto è stato il “rumore” che è stato fatto intorno a queste prove così “schiaccianti”. Se fossimo cittadini decenti e attivi dovremmo stringere d’assedio le istituzioni, il Presidente della Repubblica, i ministri e i magistrati per pretendere un comportamento consono alla situazione e smetterla di blaterare le consuete corbellerie sui pericoli che corre la democrazia.

Se ci sono elementi seri per fare determinate dichiarazioni, li si porti finalmente a conoscenza del cittadino, altrimenti nel migliore dei casi ci troviamo di fronte a colpevole incuria ed incompetenza. Nel peggiore si ripete il copione fatto di quegli occultamenti, depistaggi e manipolazioni a cui la “strategia della tensione” ci ha abituato…

Ahimé ! Temo – come al solito – che la complessa situazione attuale non sia suscettibile da essere incasellata in qualche comoda categoria, così come la recente ondata “terroristica” non si presti a comode e rassicuranti etichette che, quantomeno, ci permettano di individuare con assoluta chiarezza mandanti, esecutori e moventi. Quantomeno si potrebbe parlare di “concorso di colpe”…

Per sbarazzarsi delle etichette e delle categorie abusate in questi giorni proviamo ad effettuare un’analisi logica “esaminando” le tre fondamentali “piste” a cui si è accennato per tutti questi giorni, ovvero “il folle solitario”, “il terrorismo” e “la mafia”.


- “Il folle solitario”: è, in fondo, l’ipotesi più rassicurante e consolante per la cittadinanza. Da un lato il fatto che esistano individui che, smarrito senso del limite e ogni tabù, siano capaci di commettere stragi a colpi di esplosivi o armi automatiche, inquieta e spaventa l’uomo comune, ma, dall’altro, lo tranquillizza… I Breivik, i fanatici ossessionati dalle armi, i poveri studentelli sfigati ed esaltati e altra varia umanità non rappresentano che una percentuale insignificante della popolazione e, una volta arginati in maniera seria e decisa, non sono in grado di nuocere. Il “folle” è ,quasi per sua stessa natura, isolato, avulso da qualsiasi setta o congrega e, al limite, fa lega con un pugno di altri compagni di viaggio ugualmente “squilibrati” come nel caso del cosiddetto gruppo “Ludwig” che imperversò nel Veneto degli anni Ottanta. Dal punto di vista criminologico il fenomeno rientra nella categoria dei serial killer variamente motivati. Tuttavia, come è stato giustamente e ripetutamente rilevato, a Brindisi sussistono diversi elementi oggettivi che portano ad escludere l’azione di un pazzo isolato, primo fra tutti il trasbordo e la sistemazione delle bombole. Insomma la complicità è altamente probabile nell’esecuzione di un atto terroristico il cui carattere sofisticato non pare granchè compatibile con le modalità d’azione del serial killer. Ci si dovrebbe domandare invece perché gli inquirenti hanno insistito e ancora insistono, riecheggiati dai media, sull’ipotesi dell’assassino solitario…

- “Il terrorismo”: in questo caso bisognerebbe chiarire una buona volta la portata e l’ampiezza semantica del concetto. Il “terrorismo” puro, quello eversivo o sovversivo, non importa di che matrice si tratti – brigatista o “anarcoinsurrezionalista”, “rosso”, “nero”, “bianco”, ecc… - colpisce i simboli di quel che è percepito come Potere o Sistema. Si può trattare del Palazzo di Giustizia, della caserma dei carabinieri, dei luoghi deputati ai riti officiati dalle corporations e del consumismo… Negli anni Settanta – Ottanta i terroristi colpivano “simboli fisici” nella persona dei manager o dirigenti dei grandi gruppi industriali o dei funzionari dello Stato preposti alle funzioni repressive (magistrati, poliziotti, carabinieri, ecc…). Nel caso dell’Unabomber americano – a cavallo fra “terrorismo puro” e “gesto individualistico” – si volevano colpire i “simboli” del progresso tecnologico ed informatico e del consumismo per mettere sotto accusa una certa idea di sviluppo. Nonostante il terrorista “puro” e “sovversivo” si definisca come “rivoluzionario” in realtà non sovverte alcunché… La sua azione si esaurisce in un nichilismo autoreferenziale a prescindere dalla bandiera esibita, nutrita di slogan e analisi sommarie per quanto non totalmente campate in aria. Considerata la sostanziale impotenza e l’incapacità di incidere sulla realtà, il “terrorista puro” si presta ad essere inconsapevolmente sfruttato, utilizzato e manipolato proprio da coloro che pretende di voler combattere… A conti fatti, prima che politica, la scelta di coloro che decidono di intraprendere questa strada è esistenziale: io esisto perché mi oppongo anche se il Sistema non si può abbattere…

Ammettendo che il “sovversivo” sia interessato a colpire i simboli, nel caso di Brindisi l’obiettivo sarebbe curiosamente e sorprendentemente costituito dalla scuola e dall’istruzione. Quello che non torna è il tentativo di compiere una strage indiscriminata che suscita naturale riprovazione e allontana eventuali adepti dalla scelta di intraprendere la strada delle armi e della sovversione. Nessun brigatista o “anarcoinsurrezionalista” genuino potrebbe mai compiere simili gesti. Entra allora in gioco il “terrorismo stabilizzante”, quello concepito per istillare nell’opinione pubblica sentimenti di paura, rabbia e insicurezza per alimentare la domanda collettiva di ordine e sicurezza e, magari, distogliere da altri problemi ben più urgenti e tangibili. “Il terrorismo stabilizzante” è ben più sofisticato di quello “ingenuo” dei “sovversivi” e punta al cuore del potere. Destabilizza i governi percepiti come troppo fragili e deboli, rafforza quelli che puntano alla “tolleranza zero” nei confronti degli indesiderabili (oppositori, immigrati, marginali, delinquenti da strada, teppisti, giovani, ecc…) e sposta l’asse politico decisamente a “destra”. La necessità di affrontare presunti pericoli sovversivi o eversivi artatamente gonfiati, consente anche di prendere in tutta tranquillità le decisioni di politica – ad esempio economica, valutaria, tributaria e finanziaria – impopolari. Considerato il livello di sofisticazione di tali operazioni è chiaro che ci si debba affidare agli specialisti della “guerra psicologica”, gli esperti di manipolazione dell’opinione pubblica, alla complicità più o meno inconsapevole di parte dei mass media del mainstream e che le azioni “terroristiche” devono essere affiancate da movimenti di opinione “legali” che facciano pressione perché vengano adottate ineludibili misure per fronteggiare le questioni di pubblica sicurezza. Se certamente non siamo in possesso degli elementi per poter affermare che a Brindisi si è consumato un atto di “terrorismo stabilizzante” si può certo tranquillamente concludere che l’ipotesi è sicuramente molto più convincente di quella che punta sulla “pura sovversione”. A mio giudizio, al pari della tesi del “folle solitaria”, quest’ultima può essere ragionevolmente scartata…

- “La mafia”: quantomeno questa categoria si presta ad essere analizzata ed esaminata in maniera più concreta e diretta. Innanzitutto dobbiamo intenderci sulla vera portata e sull’influenza delle mafie: i traffici d’armi e droga, lo spaccio di stupefacenti, il business dei rifiuti, il racket delle estorsioni, il riciclaggio e l’investimento in attività lecite come l’edilizia generano un’ingente di capitali da riversare nei circuiti finanziari ed economici internazionali. L’iniezione di liquidità nel sistema economico “legale” porta inevitabilmente rispettabilità e potere. Si pone, in questo caso, una domanda ineludibile: chi gestisce, amministra e fa fruttare questi capitali ? E’ chiaro che, in qualche modo, tali soggetti hanno una notevole voce in capitolo nell’ambito dei poteri mafiosi e criminali. Se si riducono i fenomeni mafiosi e relativi alla criminalità organizzata alla dimensione puramente delinquenziale si rischia di rimanere confinati in una visione ristretta e limitata, sostanzialmente ingannevole. In quanto esse stesse potere, le più forti organizzazioni criminali internazionali sono in grado di contrattare con gli altri poteri, statali e sovranazionali, economici, finanziari e politici, più o meno occulti. In tale ambito non deve stupire se una buona parte della massoneria – fenomeno complesso sostanzialmente egemonizzato da gruppi di potere americani ed inglesi – si configura come “mafia dei colletti bianchi”, in rapporto con le mafie “delinquenziali”. Inoltre la Storia si è incaricata di smentire l’estraneità delle mafie alle pratiche terroristiche. Se occorre la criminalità organizzata non si fa scrupolo di versare sangue innocente. Si pensi alla strage di Portella della Ginestra ove sicari di Cosa Nostra mitragliarono inermi manifestanti comunisti e socialisti con il concorso della banda Giuliano e di ex marò della X Mas. La presenza dei mafiosi siciliani incombe in diversi episodi della “Strategia della Tensione” e degli “Anni di Piombo”… In paesi come il Messico o la Colombia le mafie dei narcotrafficanti hanno allestito strutture militari di tutto rispetto in grado di fronteggiare direttamente l’apparato statale. In genere il “terrorismo mafioso” ha un carattere mercenario, poiché ai boss vengono spesso appaltati quei lavori sporchi che la rispettabilità non consente di compiere direttamente. In tal senso le mafie offrono una vasta gamma di killer e assassini a contratto pronti per l’uso come ha dimostrato la storia della CIA americana che, in tempi di “Guerra Fredda”, ha intrecciato scabrosi rapporti con Cosa Nostra italoamericana coinvolta, innanzitutto, in ripetuti tentativi di assassinare il dittatore cubano Fidel Castro. Quando le mafie agiscono in proprio, spesso utilizzano strumenti terroristici per far passare messaggi che solo i destinatari sono in grado di interpretare. E’ stato il caso della strage del Rapido 904 o di Natale (1984) voluta da Cosa Nostra siciliana con il concorso di spezzoni della camorra napoletana e della Banda della Magliana. All’epoca per la prima volta lo Stato lanciava una vasta offensiva giudiziaria nei confronti dei mafiosi siciliani e dei camorristi ed, evidentemente, si intendeva lanciare messaggi ricattatori attraverso lo stragismo. E’ ancora il caso della strategia “stragista” del 1993 che ha colpito in varie riprese Roma, Milano e Firenze. Secondo qualche autorevole opinione i Corleonesi indirizzarono alcuni criptici “avvertimenti” ad antichi soci ben introdotti nelle logge massoniche o in ordini cavallereschi. In genere tali atti fanno ragionevolmente pensare al concorso di network che si associano a Cosa Nostra per perseguire propri obiettivi economici, politici e criminali.

Tale discorso non si può affatto escludere per quel che concerne l’attentato brindisino che può essere stato concepito anche per “comunicare” con soggetti più o meno istituzionali. Insomma una sorta di trattativa che, però, difficilmente può riguardare solamente gli aspetti meramente “criminali” come la richiesta di benefici giudiziari premiali e “amnistie” di sorta soprattutto in una fase in cui si parla insistentemente di transizione e di passaggio verso nuovi assetti ed equilibri di potere. In ogni caso la pista della Sacra Corona Unita – organizzazione mafiosa poco radicata e, in questo momento, apparentemente debole – o della criminalità pugliese non sembra molto promettente: perché mai si dovrebbe compiere un attentato stragista provocando la reazione dello Stato e delle forze dell’ordine ? Su questo punto l’apparente inerzia della polizia e dei carabinieri induce a ritenere che sul coinvolgimento della Sacra Corona Unita nessuno in realtà sembra seriamente scommettere. Se vogliamo parlare di responsabilità mafiose, è molto più probabile il coinvolgimento di organizzazioni non pugliesi. La candidata più accreditata è la Ndrangheta calabrese – una delle più potenti e spietate organizzazioni criminali del mondo – con il plausibile coinvolgimento di altri soggetti a causa soprattutto delle più recenti inchieste giudiziarie lombarde e calabresi.



Rimaniamo nel campo delle ipotesi e delle ricostruzioni sommarie e, tuttavia, i pochi dati disponibili ci suggeriscono l’assoluta insufficienza delle consuete categorie utilizzate per descrivere e spiegare gli atti di terrorismo compiuti sul suolo italico. Molto spesso i grandi delitti celano inconfessate e inconfessabili cointeressenze…

Certo… Può darsi… Può darsi che ogni singolo episodio di terrorismo o pseudoterrorismo, di devastazione o di violenza sia perfettamente autonomo e che la mafia più o meno siciliana abbia colpito una scuola brindisina con un attentato stragista o che la gambizzazione del manager di Ansaldo Nucleare sia stata compiuta da un gruppo neobrigatista o “anarcoinsurrezionalista”… Oppure che le diverse e reiterate azioni più o meno dimostrative contro Equitalia siano da ricondurre a centri sociali “oltranzisti”, a disoccupati organizzati o a “milizie” e gruppi di estremisti “antitasse” sul modello importato dall’America… Così come, ancora, sono presenti sul territorio numerosi gruppi ora criminali, ora estremisti o soggetti isolati, tutti pronti a condurre una guerra “privata” contro lo Stato, le istituzioni, oppure il neocapitalismo finanziario, le banche, i grandi poteri sovranazionali, ecc… Ma è fattibile ritrarre un quadro che presenti essenzialmente questi colori ? Si può concepire un mosaico le cui tessere sono tutte sparse ? Oppure esiste la reale possibilità di strumentalizzare spezzoni delle mafie di questo paese, gruppi e gruppetti “estremisti” o del “microterrorismo” nonché la delinquenza più spicciola ? O non è da escludere il ricorso alla “false flag operations” e alle tattiche di “guerra psicologica” ? In aggiunta non si può dimenticare che il malessere e il generale depauperamento di risorse nella vita quotidiana degli italiana costituisce un’ottima riserva a cui attingere per attuare operazioni all’apparenza “destabilizzanti”…

Come abbiamo visto, l’analisi storico – logica suggerisce scenari più complessi e più semplici al tempo stesso, al di là delle comode etichette e categorie. Quel che personalmente mi colpisce dell’ultima ondata di “terrorismo” è il suo carattere, per così dire, “evocativo”. L’azione di Brindisi si consuma contro una scuola intitolata al compianto giudice Falcone e a sua moglie proprio nei giorni in cui si dovrebbe commemorare la strage di Capaci. In maniera del tutto spontanea e naturale i primi sospetti ricadono su Cosa Nostra siciliana, apparentemente tornata in auge per richiamare le istituzioni e coloro che le rappresentano al rispetto di patti inconfessabili. Invece la gambizzazione di Adinolfi, il manager dell’Ansaldo Nucleare ci proietta negli anni di Piombo, degli attentati brigatisti contro manager, dirigenti, direttori della grande industria. Oltretutto il ferimento è stato compiuto a Genova, città che ha assunto un particolare significato nella storia del brigatismo rosso e si pensi solo al sequestro del giudice Sossi, all’omicidio del giudice Coco o quello del sindacalista dell’Italsider Guido Rossa. Insomma siamo ben lontani dal territorio di quel terrorismo e stragismo mafioso che cerca in genere di far passare messaggi criptici indirizzati a selezionati e ristretti ambienti in grado di interpretarli… I presunti richiami simbolici delle azioni criminali pocanzi citate pare destinato all’opinione pubblica intera e, in particolare, a quella che ancora conserva un buon ricordo di quanto accadde fra il 1969 e il biennio 1992 – 1993. Quasi si volesse insistere sul ritorno di fantasmi del passato, nemici della “democrazia” spietati e senza scrupoli come la Cosa Nostra dominata dai Corleonesi o come il brigatismo nel periodo della sua più marcata efficienza militare. Il tempo potrebbe rivestire il ruolo da protagonista in tutta la nostra attuale vicenda…

In particolare le analogie con quanto accadde circa venti anni fa sono veramente sorprendenti ed inquietanti… Allora la Prima Repubblica venne scossa dagli scandali politici e dalle inchieste sulla corruzione e il malaffare sotto la spinta della magistratura milanese impegnata in quella colossale ricostruzione del sistema delle tangenti passato alla storia sotto il nome di Tangentopoli. Il cosiddetto “pentapartito” – e, soprattutto, i due perni principali della coalizione, la DC e il PSI di Craxi – venne squassato via, lasciando un vuoto nell’elettorato moderato e conservatore pronto per essere accalappiato da nuovi soggetti, partito – azienda di Berlusconi in primis. Proprio come il PD, il partito erede del PCI – il PDS, sotto la direzione della segreteria di Occhetto – aveva “tenuto” risultando il partito più votato alle amministrative, ma era ben lontano dall’acquisire un ruolo preminente nella politica italiana. Il maggior beneficiario dell’ondata di indignazione e repulsione verso il sistema politico e partitico risultava la Lega di Bossi, un oggetto misterioso, sostanzialmente insediato nel Nord Italia il cui successo è certo paragonabile a quello del Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo. In attesa di tempi migliori per il ceto politico, poi, la supplenza di governo venne affidata a dicasteri tecnici intenti a imporre una linea di “lacrime e sangue” per la cittadinanza. In parecchi sensi l’attuale governo Monti può essere accostato a quello di Carlo Azeglio Ciampi, futuro Presidente di una Repubblica apparentemente rinnovata. Infine l’attuale clima di insicurezza, malessere e di “instabilità” condite dalla apparente recrudescenza della violenza mafiosa e dei “terrorismi” nuovi e meno nuovi ci riporta al fatidico biennio che ha preceduto l’instaurazione della cosiddetta “Seconda Repubblica”.

Stiamo forse assistendo al passaggio dalla Seconda alla Terza Repubblica ?

E ancora una volta l’instabilità e l’instaurazione dei nuovi equilibri di potere vengono consolidati sulle macerie e sul sangue di innocenti ?

E’ di nuovo “Strategia della Tensione” ?

Chi ha una certa età – anche giovane ma non giovanissimo come il sottoscritto – si rammenterà l’atmosfera plumbea di venti anni fa… Apparentemente messa alle strette dall’offensiva giudiziaria, la mafia siciliana metteva a segno gli attentati contro i giudici del vecchio pool antimafia di Palermo, Falcone e Borsellino e delle loro scorte. Nel corso dell’anno successivo – nel 1993 – una nuova ondata stragista e terrorista sconvolgeva il paese con una serie di attentati che, da Milano a Roma e passando per Firenze, fra l’altro prendevano di mira il patrimonio artistico, storico e monumentale del paese. Mi ricordo distintamente come l’allora Ministro degli Interni Nicola Mancino – democristiano “demitiano” di lungo corso e futuro Vicepresidente del CSM, l’organo di autogoverno della Magistratura – citò in una relazione un fantomatico pericolo terroristico senza far mai menzione della mafia. Non sarebbe trascorso troppo tempo e sarebbe emerso che Cosa Nostra stava tentando diversi approcci per avviare trattative sul “41 bis” e un “papello” di richieste difficilmente accettabili. Ancor oggi, tuttavia, la pista esclusivamente mafiosa dell’attacco “colombiano” concepito per ottenere benefici di legge dallo Stato non convince del tutto… L’ipotesi puramente criminale trascura diversi elementi e un contesto che ancora non sono stati completamente disvelati. Fu solo per occultare i veri o finti negoziati con i mafiosi che vennero gravemente depistare le indagini sulla strage di via D’Amelio… Che venne trafugata la famosa agenda rossa di Borsellino e che scomparve l’agenda “elettronica” di Falcone… Che non venne perquisita l’abitazione del boss corleonese Salvatore Riina… Che venne sostanzialmente protetta la latitanza del compare di Riina, Bernardo Provenzano, ecc… ecc…. ecc… Ma quelli non furono solo gli anni dell’”offensiva mafiosa”, degli attentati contro i vecchi notabili democristiani ed andreottiani, contro i magistrati simbolo della lotta alla criminalità organizzata e delle bombe contro Chiese e monumenti… In Emilia Romagna una banda di strani rapinatori, quasi tutti agenti di polizia, seminò il terrore e un gran numero di cadaveri mettendo a segno rapine per trascurabili cifre. L’efficienza militare della gang e le modalità operative richiamavano quelle della sanguinaria banda del Brabante Vallone che terrorizzò il Belgio fra il 1982 e il 1985. Sul versante della cosiddetta “guerra psicologica” alcuni misteriosi “telefonisti” rivendicarono diverse azioni e indirizzarono innumerevoli minacce e intimidazioni a nome della fantomatica sigla “Falange Armata”. Un caso di vero e proprio “terrorismo virtuale”… I sospetti si indirizzarono verso alcuni operatori della VII Sezione del SISMI, il servizio segreto militare che, fra l’altro, amministrava GLADIO, la sezione italiana della STAY BEHIND, la rete paramilitare atlantica allestita dagli americani e dagli inglesi a partire dal Dopoguerra. La base americana di Aviano divenne il bersaglio di modesti attentati dimostrativi rivendicati dall’ennesima sigla brigatista.

Nel convulso succedersi degli eventi e nell’accavallarsi delle situazioni di incerta lettura, giova ricordare che nel 1990 – un altro anno percorso da notevoli tensioni e conflitti – il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti rivelò per primo in Europa l’esistenza della GLADIO e della rete STAY BEHIND suscitando gli inevitabili mal di pancia a Washington e fra le cancellerie del continente. Qualche tempo prima un sedicente agente a contratto della CIA e del MOSSAD rivelò nel corso di un’intervista sulla RAI, il connubio fra l’Agenzia americana, Cosa Nostra italoamericana, la mafia siciliana e la loggia Propaganda Due. La scabrosa alleanza sarebbe servita a controllare ingenti traffici di armi e droga e a finanziare e manipolare il terrorismo di ogni colore sul continente europeo a partire dal 1969. L’uomo della CIA accusava piuttosto apertamente l’allora Presidente USA George Bush, già direttore dell’Agenzia e grande magnate texano del petrolio. Sulla presunta amicizia con Bush, il Gran Maestro della P2 Gelli non smentì chiaramente…

La tensione raggiunse il culmine nella notte fra il 27 e il 28 luglio del 1993 quando, quasi contemporaneamente, esplosero tre ordigni: il primo – in via Palestro a Milano, davanti al Padiglione di Arte Contemporanea – provocò la morte di quattro vigili del fuoco e di un clochard marocchino, mentre la seconda e la terza vennero collocate a Roma, davanti alla Basilica di San Giovanni in Laterano e alla Chiesa di San Giorgio al Velabro. Intimidazioni nei confronti del Vaticano ? Appare evidente che, nel corso dei quella giornata, agirono più “nuclei” non necessariamente di soli mafiosi. Contemporaneamente uno strano blackout isolò Palazzo Chigi facendo paventare un tentativo di colpo di stato… Tali modalità operative appartengono certo molto più a determinate sezioni dei servizi segreti che ai più “rozzi” mafiosi…

Prove generali per un golpe ? In realtà nel paese del “golpe permanente”, delle sistematiche operazioni di demolizione del dettato costituzionale e dei messaggi mafiosi, l’ipotesi del “colpo di stato” tradizionale fa semplicemente sorridere… Non è più probabile che gli autori ed ideatori dell’intera operazione, oltre che creare un’atmosfera di terrore, tensione ed insicurezza apparentemente “destabilizzanti”, volessero mandare degli avvertimenti nei confronti dei rappresentanti delle istituzioni. Ed, in effetti, il ricatto continua… Il servizio segreto civile, il SISDE, viene investito da un grave scandalo che coinvolge le più alte cariche istituzionali. I fondi del SISDE erano stati utilizzati per “esigenze personali” da diversi operatori e direttori del servizio… Il servizio segreto civile dipendeva dal Ministero degli Interni che allora era retto da Mancino, ma che nel corso degli anni Ottanta era stato a lungo diretto dall’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Lo scandalo avrebbe inferto il colpo decisivo alla morente Repubblica… Nel corso di un memorabile intervento televisivo il Presidente Scalfaro intervenne per denunciare il “gioco al massacro” come al solito senza fare nomi… Non trascorrerà ancora molto tempo che l’intero caso dei “fondi neri” del SISDE verrà lasciato decantare, mentre nel frattempo si sta preparando la normalizzazione…

Caro lettore, se vuoi davvero capirci qualcosa o, comunque, fare uno sforzo ragionevole e ragionato per interpretare anche quanto avviene oggi, occorre ricostruire con pazienza e perizia il Contesto, ovvero quel che accade alle tue e alle nostre spalle… Occorre rievocare il concetto pasoliniano di Palazzo, ripensare a quelle stanze del potere in cui le classi dirigenti nazionali ed internazionali, massoniche, economiche, finanziarie, industriali, politiche, diplomatiche, militari ed “intellettuali” contrattano e negoziano le vite di intere popolazioni. Potendo rintracciare moventi e azioni di chi, rispetto alla comune massa, si pone sempre qualche gradino al di sopra e a due passi da cielo, non ti sembrerà così inconcepibile che una vita venga spezzata con la facilità con cui si beve un bicchiere d’acqua. Cerchiamo allora di fare qualche passo in più per comprendere e aggiungere qualche tessera al mosaico…

Ogni attentato che colpisce, ferisce e uccide innocenti e meno innocenti possiede tutti i crismi del crimine e come tale deve essere analizzato. Forse aveva ragione il politologo Giorgio Galli quando, qualche tempo fa, scrisse che non si può comprendere, analizzare e interpretare il mondo del Potere senza ricorrere alla criminologia e alle sue categorie. In fondo, con altri mezzi e strumenti e con altre modalità, siamo sempre al cospetto di gang e bande – dai connotati spiccatamente mafiosi o meno – in guerra per l’accaparramento di risorse, patrimoni e ricchezze. Facciamo allora finta di leggere un particolare romanzo giallo scritto da un autore con l’intento di sfidare il lettore ad individuare l’”assassino” o gli “assassini”… Quel romanzo ha una trama e una struttura complessa che coincide con la descrizione del Contesto e con la rievocazione del Palazzo o dei Palazzi…

Vediamo allora di sintetizzare gli elementi principali della narrazione e lascio a voi – in caso di dimenticanza – aggiungere i “pezzi” che eventualmente mancano…

Naturalmente nessuno rivelerà o riuscirà a svelare l’identità dell’autore o gli autori del delitto, ma forse, prima di terminare la lettura, avrà a disposizione un quadro più completo…

FINE (?)

PS: per ragioni indipendenti dalla mia volontà ma intuibili, il racconto del romanzo dei disgraziati tempi odierni non potrà proseguire, complici alcune “intrusioni” al mio PC. Posso solo costatare che ci sono molti modi per tacitare le voci “altre”… Mi posso solo rimettere alla vostra buona volontà e desiderio di ricerca e di verità. Qua a Milano fra qualche giorno arriverà il Papa portandosi appresso tutta la buriana che sta scuotendo la Chiesa… Per chi si appresta a dare un colpo definitivo alla Seconda Repubblica per far germinare la Terza, un momento fra i più propizi…

Brindiamo a tempi migliori…

HS
Fonte: www.comedonchisciotte.org
1.06.2012

Inviato il: 2/6/2012 16:12
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#115
Sono certo di non sapere
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Una preoccupante analisi dell Senatore Giovanni Pellegrino sui fatti di Brindisi; il senatore ha dichiarato "apertis verbis" di credere poco, anzi per niente, alla matrice mafiosa dietro l' attentato di Brindisi e di ritenere che dietro quella bomba vi siano Servizi di intelligence ostili, che hanno mascherato dietro un finto carattere artigianale e dilettantesco dell' ordigno una sottile strategia di intimidazione

Link pdf intervista: qui
Inviato il: 2/6/2012 4:04
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#114
Sono certo di non sapere
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Seguendo un link lì nella pagina dei terremoti ed attività di estrazione, ho trovato la seguente pagina che parla di uno tenti misteri italiani, ossia dell'attività del Principe Borghese: link Il Principe Nero Italiano: Terrore e Guerra Contro lo Stato Nazione .
Inviato il: 30/5/2012 21:38
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#113
Sono certo di non sapere
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E' di questi giorni la notizia di novità nel caso che ha visto la triste fine di un calciatore => link il caso Bergamini

Questo è un articolo di qualche anno fa (2009) sullo stesso caso : link

Lo scenario è sempre lo stesso, è quello del romanzo giallo all'incontrario che contraddistingue i grandi e piccoli misteri del belpaese con indagini e ricostruzione dei fatti condotte in maniera così sciatta che si possono fare mille congetture.

Raccapricciante la perizia: link,

E le cronache dicono che la perizia restò in un cassetto e che ogni tentativo di approfondire le indagini sia finito nel classico porto delle nebbie.

C'è da rabbrividire al pensiero di che mani siamo stati .
Inviato il: 23/4/2012 0:36
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Re: La verità e le versioni ufficiali nella storia italiana
#112
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Il mistero delle pensioni negate: = > link <= .

Mandare i carabinieri a prendere i dati che un ente pubblico nega ....

C'è dell'incredibile in questa vicenda ...

Così come è incredibile quest'altra storia: link articolo "forse ripristinati alcuni treni per il meridione"

SI pensava di leggere nel 2012 le cronache da marte, non di leggere che per avere la pensione dopo aver pagato per una vita devi ripagare cifre astronomiche o che forse ti faranno la grazia di darti un treno ...


Siamo messi male, come abbiamo fatto a ridurci così poi è un mistero : link articolo B. Grillo

Ma la realtà su come abbiamo poi fatto a ridurci così alla fine è semplice: link articolo "Cittadini, vi rubiamo tutto. Non l’avete capito? Cazzi vostri"

Citazione:

"Le tasse sono bellissime". Lo disse Padoa Schioppa. Io però aggiungerei: "Dipende dall'uso che se ne fa!". Le tasse per comprare cacciabombardieri, per finanziare finte missioni di pace in Iraq e in Afghanistan, per i rimborsi elettorali di un miliardo di euro ai partiti, per le centinaia di milioni di contributi ai giornali? Per i vitalizi dei parlamentari ottenuti dopo una legislatura, per tenere in piedi le Province, per i costi da monarchia rinascimentale del Quirinale, per le Grandi Opere Inutili come la Tav, la Gronda o Expo 2015? Per i maxi emolumenti dei parlamentari, dei consiglieri regionali e provinciali, per le doppie triple pensioni, per centinaia di migliaia di auto blu? Potrei continuare per ore.
Fino ad oggi c'è stato un patto tacito con lo Stato. Io pago e tu in cambio mi eroghi dei servizi. Il contribuente non si è preoccupato di dove finissero i suoi soldi per due motivi, il primo è che il livello di tassazione era gestibile mentre adesso si lavora solo per lo Stato fino ad agosto inoltrato, il secondo è che i servizi erano accettabili o a costi contenuti. Ora questo non è più vero. I servizi fanno schifo e li paghiamo doppi con le scuole private, gli ospedali privati, la sicurezza a spese nostre con porte blindate, sistemi di allarme e grate alle finestre. Una delle prime voci di spesa sono gli interessi sul debito pubblico, pari a circa 100 miliardi all'anno. Li paghiamo con le nostre tasse. Ma perché siamo indebitati per duemila miliardi, per fare che cosa? Qualcuno ci ha il chiesto il permesso per ridurci in miseria? Mentre Rigor Montis fa il curatore fallimentare, chi ha causato la bancarotta del Paese è ancora a piede libero, a pontificare cazzate.
E' corretto pagare le tasse. E' corretto che tutti le paghino in proporzione al reddito. Non è corretto lavorare come gli schiavi ai tempi dei faraoni per vedere dilapidato il frutto del nostro lavoro da presuntuosi e incompetenti nel migliore dei casi, corrotti e ladri nel peggiore, che si spacciano per statisti e ci propongono le loro ricette per la crisi in prima serata televisiva. Il Patto con lo Stato va ridiscusso presto e con altri interlocutori. Se, per ipotesi, si raddoppiasse il gettito fiscale, io sono più che certo che, senza cambiare le regole e dare ai cittadini la possibilità di entrare nel merito dei meccanismi della spesa pubblica per decidere su base referendaria on line, ad esempio l'intervento in Afghanistan o l'abolizione delle Province, la situazione si aggraverebbe. La Grecia ci sembrerebbe un Paradiso. I conti dello Stato peggiorerebbero. E' come buttare i soldi in un pozzo senza fondo. E' necessario introdurre la destinazione d'uso per le nostre tasse. Io pago se so dove vanno a finire i miei soldi. Il tempo della fiducia sulla parola a questa gente è alle nostre spalle


E anche questo sermone di Grillo, apparentemente pieno di buone intenzioni, rivela scenari futuri non tranquillizzanti .

Non si sa piu' come salvarsi, non si sa piu' a cosa credere.


.
Inviato il: 11/4/2012 15:48
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